PD
Milano, Expo: lo schiaffo di Renzi a Prodi. Per lui niente ringraziamenti
I ringraziamenti speciali del premier a Letizia Moratti e Giorgio Napolitano.
Ma non una parola per Romano Prodi, il premier che aveva candidato Milano all’Expo
Di Rossella Verga
Lo schiaffo del premier a Prodi. Nel centrosinistra milanese oggi non si parla d’altro. Il presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha riservato dal palco della cerimonia d’apertura di Expo 2015 due ringraziamenti speciali: all’ex sindaco, Letizia Moratti, che si è commossa e ha versato persino qualche lacrima, descritta da Renzi davanti al mondo come «la prima che ha avuto l’intuizione», e all’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Non una parola per Romano Prodi, che all’epoca della vittoria di Milano su Smirne per l’aggiudicazione di Expo era alla guida del governo. Prodi, che pur di scegliere Milano si era inimicato i sindaci di centrosinistra che avrebbero ambito a diventare sede di Expo e che fino all’ultimo ha fatto il tifo per l’esposizione, ovviamente ci è rimasto male.
E non è stato il solo. Per diversi esponenti del Pd, questo mancato ringraziamento è una trasposizione sul terreno dell’Esposizione universale delle questioni e dei dissidi nazionali. Ma il premier non fa mistero delle sue posizioni. Entrando nell’Open Air Theatre, dove si è svolta la cerimonia, si sarebbe lasciato andare a una battuta perfida che ha fatto sorridere molti: «Ah, i gufi li avete messi lì», avrebbe esclamato davanti allo staff vedendo Romano Prodi e Rosy Bindi seduti tra ministri e ospiti di riguardo, con l’intenzione di farsi sentire.
«Renzi ha fatto un gran bel discorso - ha commentato l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino (Pd) - Ci sarebbe stato proprio bene il ringraziamento a Prodi, cui la Milano di centrosinistra è grata. Ha fatto benissimo a ringraziare Letizia Moratti, ma mi sarei aspettato che ringraziasse anche l’ex presidente del consiglio». Più diretta Carmela Rozza, assessore ai Lavori pubblici, anche lei del Pd: «Per me è mancanza di stile - ha tagliato corto - Andava dato a Cesare quel che era di Cesare, quindi a Prodi quel che era di Prodi».
1 maggio 2015 | 17:55
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