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Autore Discussione: Margherita Fronte. - Radon, come difendere la nostra casa  (Letto 5290 volte)
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« inserito:: Febbraio 05, 2014, 06:31:39 pm »

Prevenzione

Radon, come difendere la nostra casa
Utilissimo aprire le finestre 2-3 volte al giorno e chiudere le canne fumarie dei camini quando non sono utilizzati


Per rispettare il limite di 300 Bq/m3 di radon, imposto dalla nuova direttiva europea, secondo stime dell’Istituto superiore di sanità bisognerà bonificare il 2% delle abitazioni italiane. Ma poiché le mappe non permettono di individuare i singoli edifici a rischio, «la valutazione della concentrazione del gas negli ambienti in cui si vive andrebbe fatta da tutti» afferma Roberto Bochicchio, direttore del Piano nazionale radon. Per farlo basta una scatolina con un rettangolino di un materiale plastico (il CR-39), sensibile alle tracce lasciate dalle radiazioni. L’Enea di Bologna le invia in tutta Italia a chi ne fa richiesta, e l’operazione costa poche decine di euro. «Il rilevatore va tenuto in casa per 12 mesi, così da tenere conto delle variazioni stagionali. Al termine di questo periodo va rimandato al mittente, che fornirà l’esito della misura» spiega l’esperto.

Ma una volta saputo quanto radon c’è in casa, come si decide se procedere alla bonifica? «Quando la direttiva sarà recepita, gli interventi saranno obbligatori a partire dai 300 Bq/m3 - risponde Bochicchio -. Tuttavia, i fumatori dovrebbero procedere anche al di sotto di quella soglia, perché fumo e radon agiscono in sinergia, e chi consuma un pacchetto di sigarette al giorno vede moltiplicare per 20 il rischio di contrarre il tumore del polmone. Per queste persone, il valore da tenere in conto potrebbe quindi essere di 200 Bq/m3». I costi delle bonifiche sono meno alti di quanto si pensi: «Si va da qualche centinaio di euro a poche migliaia; richieste più alte non sono giustificate - puntualizza l’esperto -. Purtroppo per ora la spesa ricade sui privati, anche se la direttiva invita gli Stati a ideare a strumenti che vadano incontro alle esigenze dei cittadini».

Di solito, almeno l’80% di radon presente negli ambienti chiusi deriva dal sottosuolo e con le tecniche adeguate, da un livello superiore ai 400 Bq/m3 si può scendere abbastanza agevolmente sotto i 100, e da alcune migliaia di Becquerel si può calare a 2-300. Un primo intervento consiste nel bloccare le vie di ingresso del gas, sigillando - con materiali al silicone, malte di cemento, membrane impermeabili o anche carte da parati - le crepe eventuali presenti su pavimento e pareti verticali, e i fori e le fessure per il passaggio degli impianti (per esempio, quelle da cui passano i fili elettrici, le tubature di gas e acqua e così via). Tuttavia, questa misura va accompagnata da altri provvedimenti. Fra quelli consigliati c’è la ventilazione del vespaio, lo spazio che isola il pavimento dal terreno, che però non è presente in tutti gli edifici.

I sistemi più efficaci sono quelli che convogliano i gas radioattivi fuori dall’edificio. Sono costituiti da pozzetti, profondi anche un paio di metri e scavati sotto le fondamenta, collegati a tubi che percorrono la casa dal basso verso l’alto. I tubi possono correre fuori o dentro le mura e l’intero sistema può essere reso più efficiente con ventilatori posizionati in punti strategici. Si può infine procedere alla sostituzione di materiali che emettono radon (per esempio il tufo, le lave e le pozzolane, il granito e il gesso), ma le caratteristiche costruttive degli edifici fanno sì che questa operazione non sia sempre possibile.

03 febbraio 2014
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Margherita Fronte

Da - http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/14_gennaio_31/radon-come-difendere-nostra-casa-9a03feb6-8a79-11e3-aecc-b2fa07970b97.shtml
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