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Autore Discussione: GUIDO GENTILI. Analisi di Alberto Quadrio Curzio e Luigi Zingales  (Letto 2783 volte)
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« inserito:: Ottobre 07, 2014, 05:45:33 pm »

La svolta di Visco: l'Europa ha sbagliato nel 2010, e ora i banchieri centrali pensino al benessere della gente e non ai parametri

Di Guido Gentili.

Analisi di Alberto Quadrio Curzio e Luigi Zingales

5 ottobre 2014

Non capita tutti i giorni che un banchiere centrale europeo spenda parole severe su come è stata gestita la Grande Crisi a partire dal 2008. E capita ancora meno che sottolinei come la trasmissione di un imput monetario della banca centrale, di frequente dipinta come onnipotente, debba fare i conti con il tempo e con l'effettiva reazione del mercato, che resta sovrano.

Infine, è pressoché escluso che si rivolga direttamente ai suoi colleghi ricordando che nel loro lavoro devono impegnarsi per il “benessere delle persone” e non per i “parametri” economici e le “formule astratte”. Affermazione con una notevole carica rivoluzionaria.

A Napoli, che ha ospitato nei giorni scorsi il Consiglio della BCE, il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (napoletano, classe 1949, nel 2011 ha sostituito Mario Draghi al vertice di Bankitalia), è apparso come il cigno nero, evento rarissimo in natura. E il suo dinner speech del 1°ottobre – tre cartelle leggibili - tutto è stato meno che formale.

Citando l'economista del ‘700 Ferdinando Galiani, nato a Chieti ma napoletano d'adozione e precursore della moderna economia con la sua teoria sul valore basata sul rapporto concreto tra domanda e offerta di beni, Visco ha ricordato ai colleghi quanto la realtà possa rivelarsi differente da quella prevista dalla teoria e quanto sia difficile, per i banchieri centrali, prevedere la velocità con la quale l'economia reagirà pre esempio alla variazione dei tassi d'interesse. Insomma, si deve andare avanti con spirito critico, quello dell'”investigatore senza pregiudizi”, “con i mezzi a nostra disposizione o con quelli che dobbiamo inventare ogni volta per trovare una via d'uscita da questa crisi terribile”.

Già, la crisi. E lo spirito critico. L'Europa incompiuta (quella della moneta senza stato) e la sua governance sono di nuovo sotto tiro. La recessione incombe e minaccia la costruzione europea. Il Governatore della Banca d'Italia a Napoli è stato molto duro. Al “Mattino” ha detto che “abbiamo avuto una grave crisi per molti errori e ritardi”. Quando è scoppiata, la crisi, “si è cominciato, anziché da una condivisione di obiettivi di bilancio, dai test sulle banche; poi siamo intervenuti in Grecia con un'azione sulla ristrutturaziuone del debito, invece di risolvere i problemi dell'economia reale; il punto è che sono usciti i capitali dall'Europa e questo ha creato i debiti sovrani”.

Insomma, approccio sbagliato. I banchieri centrali che devono fare, ora? Draghi potrà andare avanti sulla strada delle politiche “non convenzionali”? Le ultime righe dello speech di Visco sono rivolte ai colleghi, primo fra tutti il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, “vicino” di tavolo a Napoli.

“Abbiamo dimostrato di essere pronti, se necessario, a percorrere nuove strade, inespolorate sulle mappe teoriche; il nostro pensiero ed il nostro impegno, a Francorforte e a Roma, devono essere sempre rivolti al benessere delle persone, non ai parametri o alle formule astratte”. Una svolta di metodo che nell'Europa degli zerovirgola e in crisi violenta farebbe molto comodo, anche a Bruxelles.

PS. Il richiamo di Visco all'abate Galiani e alla verifica del mercato ricorda un altro Governatore: Luigi Einaudi, al timone di Via Nazionale da gennaio 1945 al marzo 1948. Valentissimo agricoltore e produttore di vino, il grande liberale piemontese non perdeva mai occasione di un confronto di mercato e sul mercato, visitando aziende e facendo subito qualche conto. Le pagine del suo Diario 1945-1947 sono ricche di notazioni pratiche, comprese quelle che mettono a confronto la produzione di uova delle galline del Banco di Roma con quella delle galline della Banca d'Italia, pare meno produttive. “Interessante” viene definita da Einaudi anche una speculazione che si svolge in pieno centro di Roma, al Tritone. “Una ragazza vende fiori ai soldati americani che passano: centro metri più giù un'altra ragazza chiede i fiori in regalo ai soldati medesimi, che cortesemente ne fanno omaggio. La seconda ragazza, quando ne ha raccolto un mazzo, li riporta alla prima e così si ripete l'operazione parecchie volte. Alla fine della giornata, con i fiori pagati a 20 lire l'uno, il risultato non è spiacevole”. La forza della realtà come bussola, anche per i banchieri centrali.

twitter@guidogentili1
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Da -http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-05/la-svolta-visco-europa-ha-sbagliato-2010-e-ora-banchieri-centrali-pensino-benessere-gente-e-non-parametri-152936.shtml?uuid=ABH0pD0B&cmpid=nl_7%2Boggi_sole24ore_com
« Ultima modifica: Gennaio 09, 2017, 06:22:48 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 26, 2014, 08:33:42 am »

Perché serve la manovra espansiva

di Guido Gentili24 ottobre 2014

Nel lessico della minuziosa governance europea, dove le virgole possono prevalere sulle buone idee, nulla è casuale. Dunque, c'è poco da interrogarsi sul significato delle due parole ("deviazione significativa") che sintetizzano l'analisi con cui la Commissione chiede spiegazioni al Governo italiano sulla sua strategia di bilancio.

Nelle "Raccomandazioni" del Consiglio europeo del luglio scorso, quelle che richiedevano "sforzi aggiuntivi" per il rispetto del Patto di stabilità, c'era scritto che "nel 2014 è prevista una deviazione dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine che, se si ripetesse l'anno successivo, potrebbe essere valutata come significativa, anche in base al parametro di riferimento per la spesa".

Ecco, il piano del Governo Renzi per il 2015 è arrivato e la "deviazione" è diventata "significativa". Il che, tradotto in chiaro, vuol dire che la partita tra Bruxelles (dove siamo al passaggio di consegne tra Manuel Barroso e Jean Claude Juncker alla guida della Commissione) e Roma si è appena aperta e che Matteo Renzi ha deciso di giocarla in attacco. Puntando, in Italia e in Europa, su una politica economica di rottura in chiave pro-crescita, impostazione oggi sostenuta con forza anche dalla Banca d'Italia.

La posta in gioco è questa e la mossa del premier italiano, fino al 31 dicembre alla guida anche del semestre di presidenza europea, è politicamente significativa al pari della deviazione di bilancio che prospetta.

Naturalmente, a patto di trarne tutte le conseguenze e mettendo in conto che non sarà una schermaglia verbale a far "cambiare verso" all'Europa, atteso che anche il nuovo presidente della Commissione Juncker (che promette a sua volta il piano europeo da 300 miliardi di investimenti entro Natale ma non ha specificato con quali risorse) sostiene che le regole non si cambiano e che flessibilità è quella prevista dai trattati. In questo, allineato con la posizione della Cancelliera tedesca Angela Merkel, che l'ha voluto al vertice del governo europeo.

L'Italia, terza economia dell'eurozona ma col nervo scoperto di un debito pubblico fin qui dimostratosi incomprimibile anche per la cronica assenza della crescita (ieri Eurostat ha segnalato che è appannaggio dell'Italia il più alto incremento del secondo trimestre 2014, +3,1% al 133,8%) ha assoluta necessità di una scossa. La stessa Commissione europea, nelle sue raccomandazioni del luglio scorso, metteva l'accento sulla necessità di ridurre il carico fiscale sul lavoro, "creare un ambiente più favorevole per le imprese", riformare il mercato del lavoro. Oggi, la Banca d'Italia scrive nero su bianco che la scelte del Governo di far salire l'indebitamento netto del 2015 dello 0,7% del prodotto, facendo arrivare il rapporto deficit/Pil al 2,9%, appena sotto la fatidica soglia del 3%, "appaiono motivate".



"Un più graduale processo di riequilibrio può aiutare ad evitare – osserva la Banca centrale – una spirale recessiva della domanda e si giustifica se i margini di manovra che ne derivano saranno utilizzati efficacemente per rilanciare la crescita dell'economia e innalzare il potenziale di sviluppo nel medio e lungo termine". Come dire che la legge di stabilità, ieri controfirmata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano schierato contro la "paralisi" e che non si stanca di chiedere "cambiamenti veri", va nella direzione auspicata.

Ma se da un lato Renzi può mettere oggi all'attivo la spinta in positivo di Bankitalia e Quirinale, dall'altro non può che essere consapevole fino in fondo della partita che ha aperto e che non potrà essere affrontata, a meno che non si punti ad un compromesso di piccolo cabotaggio dopo aver alzato la voce, a colpi di "uno o due miliardi li troviamo subito, anche domattina". Né è immaginabile che l'atteso cambio di rotta della politica economica possa camminare sulle sabbie mobili di testi legislativi improvvisati e che si compongono nel tempo, riempiendo di volta in volta i buchi che emergono qua e là e che ri-attualizzano la retroattività come metodo di governo fiscale. Piuttosto, a partire dal Jobs Act e dall'attuazione puntuale delle riforme, sono le scelte chiare e lineari quelle che devono imporsi come fatti.

Quanto pesa sui mercati, proprio perché l'Italia si misura qui ogni giorno sulla sostenibilità del suo debito, il fattore credibilità? È questa la domanda cui il Governo deve dare una risposta adeguata.

@guidogentili1
Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-24/perche-serve-manovra-espansiva-063710.shtml?uuid=AB6LzI6B
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