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Autore Discussione: Barbara Stefanelli - Partecipare senza ideologie né separazioni  (Letto 1886 volte)
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« inserito:: Settembre 17, 2014, 05:02:57 pm »

Orizzonti
Partecipare senza ideologie né separazioni

Di Barbara Stefanelli

(Le foto: 1) Ilaria D’Amico, 2) Giusi Nicolini, 3) Massimo Coppola, 4) Caroline Drucker , 5) Paola Cortellesi, 6) Roberto Vecchioni , 7 ) Roberta Pinotti, Fico Ivan Cotroneo, 9) Cini Boeri, 10) Patrizia Grieco, 11) Valeria Simili, 12) Ilaria Capua, 13) Laura Gorna, 14) Lynsey Addario, 15) Geppi Cucciari, 16) Cristiana Capotondi, 17) Irene Cao, 18) Andrea Mirò, 19) Carlotta de Bevilacqua, 20) Stella Jean) (Le foto: 1) Ilaria D’Amico, 2) Giusi Nicolini, 3) Massimo Coppola, 4) Caroline Drucker , 5) Paola Cortellesi, 6) Roberto Vecchioni , 7 ) Roberta Pinotti, Fico Ivan Cotroneo, 9) Cini Boeri, 10) Patrizia Grieco, 11) Valeria Simili, 12) Ilaria Capua, 13) Laura Gorna, 14) Lynsey Addario, 15) Geppi Cucciari, 16) Cristiana Capotondi, 17) Irene Cao, 18) Andrea Mirò, 19) Carlotta de Bevilacqua, 20) Stella Jean)

Che cosa significa stare bene con se stesse? Sentirsi a casa nel proprio corpo, nella propria testa? Al di là — o al di qua — dell’approvazione, del prestigio, di tutte le convenzioni che definiscono il successo di una persona? Di una donna, soprattutto, che più degli uomini sembra temere il giudizio esterno? Dice Lena Dunham — 28 anni, scrittrice, regista e attrice americana — nel suo nuovissimo libro Not that Kind of Girl: non voglio più esser limitata da quello che gli altri pensano di me, vorrei spegnere le voci nella mia mente. Osserva da mezzo secolo un’altra autrice americana, Joan Didion, che di anni ne ha quasi 80 e come poche altre ha riflettuto sulla fatica dell’autostima al femminile: tendiamo ancora a preoccuparci dell’effetto che facciamo, o non facciamo, a definirci in tutta fretta in base a modelli separati che ci diano tregua. Madre di famiglia o donna in carriera, femminista o anti femminista, seria o facile, all’avanguardia o all’antica. Come se non fosse possibile mischiare i pezzi, integrarli, anche confonderci — e tuttavia approvare la nostra identità inedita davanti allo specchio. E allora: che cosa significa stare bene a se stesse?

Probabilmente sentirsi libere, sempre. Non giuste, perfette, moderne. Ma libere di trovare in noi il valore e la forza a cui ancorare il rispetto per quello che siamo. Come dice Rhett Butler a Scarlett O’Hara: la reputazione è qualcosa di cui i coraggiosi possono fare a meno. Irrinunciabili sono la libertà e l’autostima che, con un buon allenamento, può diventare un’abitudine: fino a non farci temere, ogni tanto, di cadere e anche di deludere gli altri. Quando giovanissima ascoltavo Là Libertà di Giorgio Gaber mi sembrava che qualcosa non funzionasse: possibile, mi chiedevo, che non ci fossero parole più profonde da associare alla libertà prima di dire che «è partecipazione»? Solo con il tempo ho capito che l’autore aveva ragione: partecipare — conoscere e conoscersi di più, scambiarsi idee ed emozioni — è l’unica strada per conquistarsi una libertà stabile, personale e pubblica. Che non sia il volo rumoroso di un moscone o starsene silenziosi sopra un albero. È per questo che La libertà diventata la colonna sonora del #tempodelledonne. Non ci sono ideologie, né codici di genere, né separazioni delle carriere esistenziali. Solo una mappa di incontri: occasioni per partecipare al cambiamento di una società affaticata, conservatrice, sempre in difesa di equilibri che comunque non funzionano più. È tempo per le donne di assumersi piena responsabilità della propria voce.

17 settembre 2014 | 08:41
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Da - http://www.corriere.it/editoriali/14_settembre_17/partecipare-senza-ideologie-ne-separazioni-e96fc060-3e34-11e4-af68-1b0c172fb9a5.shtml
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