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Autore Discussione: Marco Zatterin. In Ucraina l’ultimo fallimento della politica estera dell’Europa  (Letto 1849 volte)
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« inserito:: Agosto 21, 2014, 07:27:09 pm »

In Ucraina l’ultimo fallimento della politica estera dell’Europa

21/11/2013
Marco Zatterin corrispondente da Bruxelles

Sarebbe facile prendersela con Cathy Ashton, l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, la donna che tutti amano odiare. Si potrebbe darle la colpa e chiudere lì, tanto nessuno si pone mai il dubbio se non sia il caso di difenderla. L’hanno messa lì apposta, il capro espiatorio perfetto, priva di esperienza diplomatica provata, terrorizzata dai giornalisti, non energica e caparbia abbastanza da potersi staccare di dosso l’immagine di San Sebastiano in versione baronessa laburista. Sarebbe facile tirarle un’altra freccia e farla secca. Ma sarebbe un esercizio fine a se stesso.

Le responsabilità dei fallimenti della Politica estera comune dell’Europa sono altrove, nella testa del progetto, nelle ambizioni spuntate dei ventotto governi dell’Unione europea. Vale la battuta di un ministro belga: «Se mandiamo la Ashton a negoziare invece l’intero consiglio Esteri coi rappresentanti nazionali, il risultato è lo stesso, però spendiamo meno soldi». Era un modo per dire che non ci credeva, lui come gli altri. Quando si parla di diplomazia comune, nessuna capitale è realmente disposta a fare la forza con l’Unione. Vogliono mantenere la palla nel loro campo, divergono sulla necessità di essere europei nel negoziare con nemici e amici. Il servizio della Ashton, coi suoi tanti uomini e donne che sanno essere appassionati e dediti alla missione che li attende, è solo una foglia di fico.

In Libia l’Europa ha avuto poco ruolo e poco rilevante, dalla Siria siamo spariti. Per un po’ abbiamo guidato in Egitto, ma anche lì ora c’è solo fumo. La pletora di interessi divergenti rende impossibile gli accordi economici che, come nel caos ucraino, sono peraltro parecchio politici. L’Armenia si è stufata e s’è tuffata nelle braccia dell’orso Putin. Kiev rischia di fare lo stesso. Noi abbiamo grandi e giusti principi, gli altri sono spietati nel giocare le partite perché hanno un mandato preciso.

Se veramente l’Ucraina non entrerà nell’orbita europea - e qualche margine c’è ancora - potremmo tranquillamente decidere di smetterla con questa storia delle relazioni esterne e usare il ricco budget per dare lavoro ai giovani. La diplomazia la lasceremmo agli stati, semmai coordinati da un piccolo ufficio telematico di raccordo. Sarebbe bello e proficuo il contrario, ma se non lo vuole nessuno, perché andare di débâcle in débâcle?

Nessuno può negoziare senza la forza del potere politico alle spalle. Così potrebbe essere un giochetto dare la colpa alla Commissione, alla Ashton e al suo servizio, al commissario per l’allargamento Fule. Ma sarebbe anche ingiusto e ipocrita. L’Europa funziona quando l’Europa lo vuole. Se non va, qui come in altri terreni, la colpa è soprattutto degli stati poco ambiziosi, privi di visione, egoisti e mai abbastanza lungimiranti. A comportarsi così, il conto arriva sempre. Oggi ce lo ha presentato Kiev. Per il prossimo c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Da - http://www.lastampa.it/2013/11/21/esteri/in-ucraina-lultimo-fallimento-della-politica-estera-delleuropa-CHVTRJduz3NDKKStj6exAL/pagina.html
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