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Autore Discussione: Gabriella Cerami. Martin Schulz arriva a Roma: Pd e Sel tornano a parlarsi  (Letto 3693 volte)
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« inserito:: Febbraio 28, 2014, 06:26:30 pm »

Martin Schulz arriva a Roma: Pd e Sel tornano a parlarsi

Gabriella Cerami, l'Huffingtonpost | Pubblicato: 27/02/2014 21:03 CET | Aggiornato: 27/02/2014 21:24

Nel giorno in cui Martin Schulz arriva in Italia, Pd e Sel tornano a parlarsi. La premessa, almeno per il partito di Nichi Vendola, è che il candidato del Partito socialista europeo alla presidenza della Commissione sia un equilibrista: da una parte vanno bene i tagli ma dall'altra dice basta all'austerità. Comunque sia è con il presidente del Parlamento europeo che bisogna dialogare in vista delle elezioni. Questo è il concetto più volte espresso dal deputato di Sel, Giulio Marcon, presentando un'intervista a Schulz che apparirà domani su ‘Sbilanciamo l'Europa’, il supplemento al quotidiano ‘Il Manifesto’. In conferenza stampa era presente anche Stefano Fassina del Pd, come a voler marcare che, nonostante Sel sostenga Alexis Tsipras mentre il Pd corre con Schulz, restano forti i punti di contatto in una prospettiva non molto lontana.

"Schulz e' l'uomo politico giusto per imporre una correzione alla rotta economica europea ormai insostenibile e per aiutare l’Europa a uscire dalla crisi", sostiene l’ex viceministro dell’Economia. E così, Giorgio Airaudo, sempre di Sel, ricorda che se Tsipras (candidato della sinistra radicale alla Commissione Ue, appoggiato in Italia da Sel, Prc, Pdci e Verdi) non dovesse vincere sosterrà Schulz e questo - dice - "mi sembra un tema rilevante". Per Airaudo "il contributo che dall'Italia si può dare in queste ore, sperando che si definiscano presto i contorni della lista Tsipras, è che anche qui si apra un dibattito sulla sinistra". Dello stesso avviso è Marcon che torna a parlare di un confronto necessario. Dunque, non bisogna cadere nell’isolamento, "la lista Tsipras può dare un contributo al Pse. Bisogna però aprire un terreno di dialogo che abbia l’obiettivo anche di cambiare strategia, per un’inversione di rotta". Torna a parlare Fassina, per il quale la rotta è "trovare una convergenza sulle politiche europee nonostante Pd e Sel siano" in apparenza "in contrapposizione. Ciò consentirebbe di fare un bel tratto di strada insieme" in Europa.

Sabato, ricorda l’esponente del Pd, "c'è il congresso del Pse a Roma. Oggi il Pd ha sancito l'ingresso formale nella famiglia dei socialdemocratici europei e questo può aiutare a spostare l'asse politico e culturale della famiglia europea". Non a caso Sel, sabato, sarà presente al Congresso con una sua delegazione. Intanto è lo stesso Schulz nel suo libro a parlare “dell’ottimismo”: "Nonostante gli errori fatti, proprio grazie alla crisi si manifesta la prima reale opportunità di fare piazza pulita del neoliberismo".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2014/02/27/schulz-pd-sel_n_4868696.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 15, 2014, 06:11:38 pm »

Matteo Renzi Gianni Cuperlo, da Torino a Roma rimbalza una domanda: chi è di destra?

Gabriella Cerami,

L'Huffington Post  |  Pubblicato: 12/04/2014 16:37 CEST  |  Aggiornato: 12/04/2014 17:22 CEST

Distanze chilometriche. E stavolta non solo in senso figurativo. Una lontananza anche fisica, in casa dem, visibile dalle immagini che ritraggono il segretario Matteo Renzi impegnato a Torino per il lancio della campagna elettorale e la minoranza del Pd riunita a Roma. Il tutto va in scena negli stessi minuti, in parallelo. Una specie di botta e risposta a distanza per interrogarsi su cosa sia di destra e cosa sia di sinistra, facendo a gara tra chi è più di sinistra e meno di destra. A dare il via è Gianni Cuperlo, leader della corrente minoritaria democratica, che, da Roma, parla della riforma del mercato del lavoro voluta dal premier: “Le norme della destra non diventano giuste se a proporle è la sinistra”, dice.

Renzi recepisce immediatamente il messaggio e, dal palco di Torino, risponde: "La sinistra che non cambia non è sinistra, diventa destra". Poi chiede: “È di sinistra o di destra dire che dare tutele a chi non le ha mai avute, come la maternità, è un'assoluta priorità? O dire che gli under 35 a tempo indeterminato sono una percentuale ridicola?”. Dunque “il sistema di garanzie lo deve realizzare lo Stato e lo dobbiamo fare facendo assumere persone, non continuando a mettere barriere all'entrata, discutiamo tra noi senza paura del futuro. E' inutile essere il partito del lavoro se non diamo occupazione”.

Eppure i propositi, a inizio giornata, sembravano essere dei migliori. “Alcuni di noi oggi sono qui, altri hanno scelto di andare a Torino – aveva detto Cuperlo aprendo la convention romana al teatro Ghione - ma non è un problema perché le polemiche non fanno parte di questa giornata”. Ciò, a stretto giro, viene smentito dai fatti. I toni si fanno pesanti nel giro di pochi minuti, fino a quando Torino ‘chiama’ Roma: “Il Pd – invita il premier - non perda tempo a litigare al proprio interno”.

A fare capolino, insomma, sia a Roma sia a Torino, è il tema della riforme. Nella platea capitolina, lontana da Renzi, c’è una vasta rappresentanza del partito, da Massimo D'Alema a Pier Luigi Bersani. Presente tra gli altri anche Francesco Boccia. Una rappresentanza, insomma, che nei giorni scorsi non ha gradito di essere stata bollata dal premier come quella componente che, in cerca di “visibilità”, vuole bloccare il percorso di riforme, tra cui quella del Senato. " Per favore, Matteo, quando vai in tv, ti invito a non dire a certi amici che loro obiettano perché vogliono tenersi emolumenti", chiede Bersani. Ma questa è solo una di una lunga serie di stoccate. L’altra arriva da D’Alema e riguarda l’Italicum: "Il Parlamento potrà correggere la legge elettorale, partita dal compromesso con forze che non sono un circolo di riformisti illuminati". Risate dalla platea. Una legge, aggiunge D’Alema, "che non manca di passaggi a rischio incostituzionalità, dalla forte impronta di Berlusconi. L'ha scritta Verdini... La situazione e' cambiata e i contraenti di quel patto continuano a perdere forza". E infine “bisogna fare capire al presidente del Consiglio che il Parlamento ha il diritto di discutere e di correggere”. Ma Renzi non indietreggia, anzi: “Nei prossimi 45 giorni a lavoro sulle cose che già abbiamo deciso”.

Intanto però la minoranza del Pd stabilisce di dar vita a “Comitati promotori di una sinistra democratica, comitati aperti, inclusivi, in ogni città o in ogni circolo, ma anche comitati per temi, per progetti”, strumenti per “uscire dai palazzo romani e tornare a costruire politica e democrazia sul territorio. O facciamo questa scelta – afferma Cuperlo - o saremo risucchiati in una logica di potere fine a se stesso. Se abbiamo perso le primarie non dobbiamo perdere il senso di una sinistra da reinventare, per la quale servono fantasia, coraggio e passione, poi saranno le nostre scelte a dire chi siamo e quanti siamo”.

A questo proposito D’Alema chiede alla minoranza “di aspirare ad essere maggioranza” nel partito che “non va lasciato morire” perché “non possiamo accettare che diventi altra cosa. Bisogna organizzarsi e lanciare una sfida alla maggioranza: noi ci siamo, speriamo ci siano anche loro”. Ma tra il “noi” e il “loro” oggi c’è una distanza che si può misurare nei chilometri che separano Roma da Torino.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2014/04/12/matteo-renzi-gianni-cuperlo-destra_n_5138580.html?1397313469&utm_hp_ref=italy
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« Risposta #2 inserito:: Maggio 28, 2014, 11:01:50 pm »

Presidenza Pd affidata a una donna, Paola De Micheli in pole.
Nella segreteria entra la minoranza

Gabriella Cerami, L'Huffington Post
Pubblicato: 27/05/2014 20:51 CEST Aggiornato: 1 ora fa

La presidenza dell’Assemblea sarà affidata a una donna e nella segreteria del partito entrerà la minoranza. Al momento, da questi due punti fermi, il Pd non può sfuggire. Così la Direzione del partito, versione 40%, che si riunirà giovedì, non solo analizzerà il successo delle elezioni Europee e amministrative, ma avrà anche il compito di ragionare sul nuovo assetto da dare alla segreteria e sul nome del nuovo presidente dell’Assemblea, casella vacante dalle dimissioni di Gianni Cuperlo.

I contatti sono in corso e i nomi da sostituire sono quattro, cioè i quattro che da componenti della segreteria sono stati promossi ministri poco dopo. Si tratta di Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Federica Mogherini e forse potrebbe lasciare anche Luca Lotti, quest’ultimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A rinforzare le fila dovrebbero arrivare alcuni esponenti della neonata Area riformista. C’è chi parla di Nico Stumpo, in fondo è stato immortalato accanto al premier nella foto della lunga notte dello spoglio elettorale. Circolano anche i nomi di Andrea Manciulli e quello di Alfredo D'Attorre. Sarebbero della partita pure i ‘giovani turchi’, con Matteo Orfini, oppure con Valentina Paris e Chiara Gribaudo, queste ultime sono due giovani deputate, la seconda in particolare esperta in temi del lavoro. Infine nel toto nomi è entrato Antonino Moscatt, anche lui deputato. Al momento sono solo rumors, al netto del fatto che oltre alle caselle da sostituire ci potrebbero essere anche nuovi incarichi da distribuire.

Dopo il capitolo segreteria si apre quello della presidenza dell’Assemblea nazionale. L'idea è quella di dare l'incarico a una donna e le voci, sempre più insistenti, indicano il nome della lettiana Paola De Micheli, che potrebbe lasciare il posto di vicepresidente dei deputati democratici. Tuttavia si parla anche di Roberta Pinotti ma il doppio incarico, poiché è già ministro della Difesa, potrebbe essere un ostacolo. A meno che non decida di lasciare il dicastero e in questo caso si aprirebbe una nuova partita per sostituirla. Sembrerebbe invece esclusa l’idea di affidare la presidenza dell’Assemblea a qualcuno della 'vecchia guardia', qualcuno come Pier Luigi Bersani. I suoi fanno sapere che nessuna offerta è stata avanzata ne' ora e ne' in passato.

Ultimo dossier è quello del gruppo parlamentare alla Camera. Dopo le fibrillazioni degli ultimi giorni, Roberto Speranza resta al suo posto, non a caso era presente in prima fila accanto al ministro Boschi nella foto di gruppo al Nazareno la notte delle Europee. Il renziano Matteo Richetti potrebbe diventare vicepresidente vicario al posto di De Micheli, se quest'ultima dovesse diventare presidente dell’Assemblea, o più semplicemente potrebbe prendere il posto che ha lasciato Antonello Giacomelli quando è diventato sottosegretario.

Comunque sia i ‘big’ e i vecchi nomi dovrebbero restare fuori anche stavolta e il 14 giugno, giorno in cui dovrebbe riunirsi l’Assemblea nazionale del partito, si vedrà quale sarà il nuovo corso del Pd post elezioni Europee.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2014/05/27/pd-presidenza-segreteria_n_5399097.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #3 inserito:: Agosto 06, 2014, 04:58:20 pm »

Riforme, Nichi Vendola tratta sull'Italicum e aspetta l'incontro Renzi-Berlusconi

Gabriella Cerami, L'Huffington Post
Pubblicato: 03/08/2014 20:22 CEST Aggiornato: 2 ore fa

Stanno chiudendo la festa del partito a Roma. Hanno rinunciato in un momento così delicato, con la riforma Boschi ancora da approvare e i rapporti con il Pd ancora da stabilizzare, a tenere domani - ufficialmente per impegni improvvisi di Nichi Vendola - la Direzione del partito. Adesso quelli di Sel trattano e aspettano. Aspettano di conoscere l'esito dell'incontro di martedì tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale.

Celebrare la Direzione del partito, in una fase così liquida e così ballerina per quanto riguarda l'Italicum, sarebbe stato poco opportuno. Si sarebbe corso il rischio di accentuare toni anti governativi e questo, al momento, non è nell'interesse della compagine vendoliana che vuole portare a casa l'abbassamento della soglia necessaria per entrare in Parlamento e che si sta concentrando sulle alleanze regionali. Tanto è vero che, in ambienti di Sel, ragionano sul fatto che lo slittamento dell'assise a data da destinarsi può tornare utile a capire cosa si diranno Renzi e Berlusconi nel tanto atteso incontro di martedì e soprattutto se davvero la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento sarà messa in discussione, come dice il Pd, e dunque abbassata. "Anche se, da Berlusconi possiamo aspettarci ben poco", ammette un vendoliano doc.

Tra bisogno del Pd ma nello stesso tempo necessità di marcare la propria identità di sinistra, Sel vive il suo strano momento. Il momento di un partito che contesta la riforma del Senato ma non sta più sulle barricate. Voterà 'no' fino alla fine, ribadirà il suo 'no' nel referendum confermativo, ma in Aula non farà più l'ostruzionismo dei giorni scorsi. La sua attenzione si è spostata sull'Italicum, dove si è aperto qualche spiraglio, ed è su questa riforma che prova a rientrare in partita. Che poi è la partita della sopravvivenza. I timori di Sel, però, riguardano anche le elezioni regionali che si avvicinano.

La doccia fredda azionata da Renzi ("non mi alleo con chi mi dà del pre-fascista") e l'incontro tra il ministro delle Riforme e la senatrice Loredana De Petris sono serviti a stemperare i toni e a riaprire il dialogo. "Tuttavia - spiega il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni - non ci sono altri incontri in programma. Aspettiamo di vedere cosa succederà". Non è detto che, dopo il faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi, il premier non faccia un altro giro di orizzonte.

Al termine, almeno per il momento, del muro contro muro, il cuore del rapporto tra Pd e Sel si basa - secondo quanto viene raccontato da alcuni maggiorenti di Sel - sulla disponibilità da parte del partito del premier a modificare l'Italicum e sulla disponibilità da parte dei vendoliani, come dimostrato venerdì dopo il rientro in Aula al Senato, a fare un'opposizione costruttiva. Bisogna vedere, però, se la disponibilità dem di modificare la legge elettorale si tradurrà in atti concreti.

Per quanto riguarda il capitolo regionali, gli emissari vendoliani, hanno dimostrato, agli uomini del Nazareno, dati alla mano, che in Regioni chiave come la Calabria e la Puglia il centrosinistra senza l'apporto di Sel va incontro a una sconfitta sicura. Invece, ignorando ciò che sta avvenendo sul piano nazionale e anche l'indicazione di Renzi, in Emilia Romagna il Pd ha già lanciato le primarie di coalizione con il segretario dem dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che tiene a precisare: “Qui con Sel abbiamo governato bene, in quasi tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna siamo andati al voto insieme, pochi mesi fa, e mi auguro che ci possa essere una convergenza programmatica”.

A questo punto, la futura strategia di Sel, se di lotta o di collaborazione, dipenderà dalle prossime mosse di Renzi sulla legge elettorale al netto del fatto che il premier ha sempre detto che per qualsiasi modifica all'Italicum deve essere d'accordo il suo partner del patto del Nazareno. E quindi Berlusconi.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2014/08/03/riforme-nichi-vendola-tratta-su-italicum-_n_5645776.html?utm_hp_ref=italy
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