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Autore Discussione: Beppe Grillo: non è mai stato un politico.  (Letto 1978 volte)
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« inserito:: Luglio 16, 2014, 05:37:17 pm »

Beppe Grillo: il progressivo allontanamento dal M5s del leader.
Che da mesi ripete: "Voglio mollare la politica"


Pubblicato: 16/07/2014 16:50 CEST Aggiornato: 16 minuti fa

Il primo segnale arrivò lo scorso 4 aprile. Beppe Grillo fu intercettato in aeroporto a Catania, tappa di quel poco profetico “Te la do io l’Europa tour”. Un caffè al duty free, una chiacchiera con il barista, e quelle secche parole all’inviato di Repubblica: “O vinciamo le europee, oppure mi ritiro”.

Il finale di quel film è noto. Una sala conferenze nella periferia sud di Roma, qualche bandiera, i primi dati dello spoglio compulsati con nervosismo. Poi le lapidarie parole di Roberta Lombardi: “Parleremo domani quando avremo i risultati completi. Beppe? Sta già dormendo”. L’ex comico era lontano dalle coperte, e continuava a guardare attonito lo schermo della tv a Milano, insieme a Gianroberto Casaleggio. Era la notte tra il 25 e il 26 maggio.

    Sono ore di sofferenza. Raccontano che alterni momenti di rabbia con la profonda delusione: "Se vogliono Renzi se lo tengano - sarebbe sbottato - si vede che è questo che desiderano. Io con la politica chiudo". Forse solo una reazione a caldo, forse l'embrione di qualcosa di enorme che potrebbe maturare nelle prossime ore.

Da quel giorno, il megafono, il capo politico, il leader carismatico del Movimento 5 stelle non ha più assolto a nessuna delle tre funzioni. Mollò tutto e se ne andò nella sua amata Sardegna. Guai a chiedere a Filippo Nogarin se la sua ascesa al comune di Livorno sia dovuta anche all’eclissarsi dell’ex comico dalla scena pubblica, allo smantellamento delle barricate erette in vista di quel sorpasso finito un po’ come nell’omonimo film. Ma molti lessero nell’improvviso low profile dei grillini la chiave di un successo che ha del clamoroso.

“Grillo si è fermato al “vaffanculo” – spiega un suo parlamentare – se quello non funziona più non sa che fare, gira a vuoto”. Perché le motivazioni che hanno spinto l’ex artista della Rai a continuare a veder stravolta la propria vita, fino a qualche anno prima schiva e riservata, sembravano appese tutte a quel all-in sulle elezioni europee: vinciamo per chiedere che cadano le teste dei nostri avversari.

Nella war room della Casaleggio Associati non ci si è mai posti l’esigenza di elaborare un piano B, non si è mai data la risposta fondamentale alla domanda: e se perdiamo che si fa? Il filo rosso di una strategia senza sbocchi si riannoda fino allo scorso gennaio. Grillo arrivò al Senato, per una delle sue stanche e poco risolutive apparizioni a Palazzo. Anche allora, a più di 120 giorni dalle urne e con una campagna elettorale di là da venire, ribadì: “Vinciamo e cambiamo l’Europa e l’Italia, se perdiamo lascio”. Il tema del grande abbandono è sempre stato agitato come una clava nella storia del M5s: “Se votate Pier Luigi Bersani mi ritiro”, disse appena iniziata l’avventura in Parlamento. Quasi che l’unico confine tra la ribalta e il ritiro dalle scene fosse la sopravvivenza della creatura che lui, e solo lui, ha portato ad uno straordinario 25%.

Formalmente è ancora lì, ma mentalmente sembra aver già mollato. "Io sono stanco - ha ripetuto ieri a un gruppetto di senatori - non ce la faccio a venire troppo spesso da voi". A Montecitorio un capannello di giornalisti e addetti ai lavori fotografa la faccenda con una battuta: “C’è solo una persona che sopporta meno di noi di seguire questo magma inconcludente. È Beppe Grillo”.

La linea trattativista portata avanti da Luigi Di Maio e dallo staff milanese lo ha lasciato spiazzato ("Fosse per me non farei mai accordi con questi qua", diceva non più tardi di 24 ore fa ai suoi). Sembrano lontani anni luce i tempi in cui un suo coup de theatre davanti all’Ariston di Sanremo in tre minuti spazzava via mediaticamente le polemiche sulle espulsioni. Lontani i momenti in cui una sua telefonata trasformava la notte in giorno, tramutava le nubi in stelle. Lunedì è arrivato a Roma, si è chiuso dentro il solito hotel. Una giornata solitaria, con la sola incursione degli eletti a Roma e nel Lazio, dal quale è emerso solo la mattina successiva.

“È voluto venire, ma non sa bene nemmeno lui a fare cosa, non c’è un timing di questa due giorni”, spiegava un uomo del cerchio magico non più tardi di ieri. È come se Grillo non sapesse più che fare della sua creatura, si disinteressi della direzione in cui andare. È oltre un anno che ripete come un mantra che il Movimento lo ha distolto dal suo lavoro, che prima o poi vorrebbe tornare a farlo. Ed è oltre un anno che si rincorrono voci su una sua possibile tournée internazionale.

Perché Grillo conosce solo il registro della vis polemica, si eccita quando “vede il sangue”, dà il meglio di sé nell’io contro tutti. Da sempre, da quando batteva i palchi della Rai, non mastica la forma – artistica e politica – del dialogo, è un campione in quella del monologo. Non voleva andare a parlare con Matteo Renzi, l’ha fatto controvoglia e solo a patto di dare sfogo ad un soliloquio. Anche lontano dallo streaming è riottoso. Quando il Quirinale fissò un incontro - da lui richiesto - prima del previsto provò a spostarlo: era al mare, con la famiglia, prima delle sue priorità, altro che Giorgio Napolitano, annessi e connessi.

Quando si dialoga scatta il cortocircuito. Di Maio lascia aperta la porta al Pd? Lui verga un post di fuoco contro l’ebetino di Firenze. Di Maio annuncia la volontà di sedersi al tavolo con Renzi? Lui lascia filtrare che sarà in piazza a spernacchiare le riforme del governo.

Smentito in entrambi i casi, non ha fatto una piega. Un post scriptum per ritrattare nel primo caso, una secca smentita nel secondo. A contraddirlo, qualche mese fa si guadagnava un’espulsione. A pensar male, verrebbe quasi da dire che i suoi l’hanno scortato per i luoghi simbolo dei Palazzi della politica per fargli uno sgarbo. Mesi fa, avrebbe rifiutato sdegnato e mangiato una bistecca in trattoria. Ieri non ha fatto una piega a farsi immortalare prima in una blindatissima buvette, poi nel ristorante del Senato, simbolo mediatico per eccellenza dei privilegi della casta.

Quasi non gliene importasse più nulla, quasi avesse smarrito la bussola del “tutti a casa”. Pur smentita, la notizia di Casaleggio in cerca di casa a Roma dice che mai come oggi le chiavi del Movimento sono nelle mani sue e del suo staff (Davide in testa). Perché Grillo forse non scherzava quando in una splendida giornata dell'ottobre romano si prese il cuore in mano e disse ad alcuni amici: “Lo spettacolo è il mio ambiente la politica è una parentesi, una lunga parentesi. Ma io da lì arrivo e lì voglio tornare”. Il dilemma è come farlo senza far crollare tutto.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2014/07/16/beppe-grillo-allontanamento-m5s_n_5591182.html?1405522266&utm_hp_ref=italy
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