Inchiesta Expo, Maltauro terrà gli appalti: "Ci hanno detto che possiamo continuare"
Sequestrato un foglietto all'ex senatore pdl Luigi Grillo prima di un colloquio in carcere con i familiari: conteneva nomi di giornalisti che probabilmente voleva fossero sensibilizzati sulla sua vicenda06 giugno 2014
Non ci sarà alcuna risoluzione dei contratti su Expo affidati all'impresa di costruzioni Giuseppe Maltauro, coinvolta nell'inchiesta della Procura milanese sugli appalti: lo annuncia l'impresa con una nota dopo una comunicazione ricevuta dalla società Expo 2015 spa. Nei giorni scorsi era stato il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, a chiedere invece di revocare gli appalti all'impresa veneta (per il cui titolare gli avvocati hanno chiesto la scarcerazione).
Expo 2015 ha informato la Maltauro che "in seguito a compiuta istruttoria e alla riunione tenutasi lo scorso 3 giugno presso la prefettura di Milano - si legge nella nota dell'impresa di costruzioni - non sono stati rilevati elementi sufficienti a motivare la soluzione dei contratti". E di conseguenza la società veneta "porterà avanti l'esecuzione dei contratti aggiudicati, a stesso dire della medesima stazione appaltante, in assenza di vizi estrinseci nella procedura di scelta del contraente".
Gelida la reazione di Pisapia: "Non so su che basi possa essere permesso alla Maltauro di continuare i lavori, a meno che non venga commissariata". E il governatore lombardo Roberto Maroni: "Prendo atto, d'altronde la responsabilità del sito è nelle mani del governo attraverso il commissario Giuseppe Sala". Poco più tardi arriva la nota ufficiale di Expo 2015 spa: "La comunicazione inviata alla Maltauro è volta unicamente a garantire il prosieguo dei lavori, per la cui realizzazione ogni giorno è prezioso. Come ricordato più volte dal commissario Sala, è in corso la verifica delle condizioni tecnico-giuridiche per la prosecuzione dei contratti in essere alle imprese appaltatrici che stanno lavorando al sito".
La nota della Maltauro arriva in concomitanza con la notizia su Luigi Grillo, l'ex senatore del Pdl arrestato nell'ambito della stessa inchiesta, che si stava presentando al colloquio in carcere con i familiari con un biglietto contenente un elenco di nomi di giornalisti. Grillo voleva probabilmente che i suoi familiari prendessero contatti con loro per sensibilizzarli sulla sua vicenda giudiziaria e ha scritto su un foglio di quaderno i nomi del conduttore di Porta a porta Bruno Vespa, del direttore di Panorama Giorgio Mulè, di Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, ma anche del suo amico di vecchia data Vito Bonsignore, ex eurodeputato, e di altre due persone: la polizia penitenziaria lo ha trovato e lo ha sequestrato.
Il biglietto, che conteneva vicino ai nomi dei cronisti e dell'ex europarlamentare anche le indicazioni di alcune città come Roma e Torino, è stato trasmesso, assieme a una relazione, ai pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, titolari dell'inchiesta che lo scorso 8 maggio ha portato in carcere anche l'ex funzionario pci Primo Greganti, l'ex parlamentare dc Gianstefano Frigerio, l'ex esponente dell'udc ligure Sergio Cattozzo l'imprenditore vicentino Enrico Maltauro e Angelo Paris, ex manager di Expo. Gli inquirenti ipotizzano che Grillo, 71 anni (è probabile che il Riesame lunedì prossimo confermi per lui la misura cautelare), con quel gesto, quasi disperato e di frustrazione, volesse attivare i suoi familiari affinché trovassero un cronista disponibile a interessarsi al suo caso.
Nel frattempo Paris e Maltauro, dopo aver riempito verbali nei giorni scorsi, hanno presentato istanze di scarcerazione al gip Fabio Antezza. Nella richiesta depositata dai legali di Maltauro, gli avvocati Giovanni Maria Dedola e Paolo Grasso, viene rimarcato l'atteggiamento collaborativo dell'imprenditore che prima davanti al gip e per due volte davanti ai pm ha ricostruito, fornendo "ampi chiarimenti", il sistema delle presunte tangenti per assegnare gli appalti. In sostanza, Maltauro aveva raccontato che lui per lavorare aveva dovuto pagare e aveva spiegato che dalla presunta "cupola" arrivavano "continue richieste di soldi". In virtù proprio di questa collaborazione, e del fatto che subito dopo l'arresto gli è stata revocata la carica di amministratore delegato del gruppo, sono ormai insussistenti, secondo la difesa, o si sono di molto attenuate le esigenze cautelari: nessun pericolo di reiterazione né di inquinamento probatorio né di fuga. Gli avvocati hanno quindi chiesto la revoca della misura cautelare e in subordine gli arresti domiciliari.
Anche Paris ha reso dichiarazioni utili alle indagini, ha ammesso di aver turbato le gare d'appalto e di essersi lasciato coinvolgere, sbagliando, nel "sistema", ma senza prendere un soldo e solo per promesse di avanzamenti di carriera. I pm non hanno ancora formulato il loro parere sulle istanze e la decisione del gip è attesa per l'inizio della prossima settimana. Sempre la prossima settimana Cattozzo tornerà davanti ai pm, per la terza volta, per chiarire altri aspetti della presunta distribuzione delle mazzette. Alcune risposte non hanno convinto gli inquirenti. In un appunto che gli è stato sequestrato, per esempio, aveva indicato una cifra e a fianco la parola "ragazzi": quando gli inquirenti gli hanno chiesto cosa significasse quel termine, lui ha risposto che erano soldi che doveva dare a se stesso.
E nell'altra inchiesta con al centro anche appalti Expo, quella coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e che lo scorso marzo ha portato in carcere Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, un'impresa, la Pizzarotti spa, ha depositata una memoria per costituirsi parte offesa: sarebbe stata esclusa da un presunto appalto truccato dell'ospedale San Gerardo di Monza e vinto da Manutencoop.
© Riproduzione riservata 06 giugno 2014
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