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Autore Discussione: I valori di Telemaco non bastano alla pragmatica Europa  (Letto 2239 volte)
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« inserito:: Luglio 03, 2014, 06:29:08 pm »

I valori di Telemaco non bastano alla pragmatica Europa

Pubblicato: 02/07/2014 19:45 CEST Aggiornato: 02/07/2014 20:08 CEST

Due crediti, e una critica a Renzi per il discorso in Europa. È sicuramente un bel vedere l'Italia rappresentata sugli scranni anonimi del Parlamento Europeo da un giovane, pieno di ambizioni e voglia di mettersi in tasca tutti. Il discorso dell'Italiano non è stato affatto deferente nei confronti dell'Europa attuale. Semmai ne ha sottolineato indirettamente tutti i limiti.

Non amo molto lo stile sempre un po' sopra le righe, ma in questo caso fra le solite super cariatidi di Strasburgo e lui, la rottura è forte e con chi stare è indubbio. Il secondo credito lo diamo sulla parola: Renzi ha detto di aver depositato il discorso tecnico programmatico sulle proposte italiane per il semestre. In attesa di vederlo, ci sottraiamo alle molte critiche sulla mancanza di concretezza.

Il Premier italiano ha scelto di fare invece un discorso di "valori" nel tentativo di collocare il renzismo in Europa, trasportandone le tematiche e lo stile. Ma - e questa è la critica - la divisione fra le due parti dell’intervento, quella tecnica e quella valoriale, ha in realtà spezzato un po' le ali a questa partenza.
Come sia nata questa scelta comunicativa è abbastanza comprensibile. Da quando è a Palazzo Chigi, cioè da quando il suo ruolo si è fatto più complesso in quanto mirato alla gestione dell'intero paese, Matteo Renzi ha marcatamente cambiato modello di comunicazione.

Da quello istintivo, minuto, quasi quotidiano, nato dalla sua esperienza di sindaco e facilmente riusato nel dialogo con il partito durante le primarie, l'arrivo a Palazzo Chigi ha richiesto una definizione più alta del ruolo, una "racconto" del Premier più affidabile oltre che rottamatore, decisionista ma anche semplificatore, insomma uomo di popolo e di sentimento oltre che politico di professione. Il discorso europeo lo ha proiettato su un ulteriore livello, con il passaggio da leader politico a statista.

Il discorso fatto a Strasburgo doveva accompagnare e aiutare a lanciare questa nuova immagine. Per questo è stato scelto di mettere da parte gli elementi burocratici (le proposte) e dare invece voce alla "visione" della nuova Europa di Renzi. Una scelta non inusuale per un nuovo leader che si presenta sulla scena pubblica più ampia. In realtà una scelta molto "americana", fatta da uno staff che valuta molto il modello Usa (ricordiamo ancora House of cards inserito tra i materiali di una futura scuola di politica del Pd).

I Presidenti degli Stati Uniti negli interventi inaugurali non scendono nella minutaglia delle proposte, ma fanno discorsi "inspirational", per mobilitare il paese, fornirgli un orizzonte etico, ancorarne la identità e il futuro. Il mondo Anglosassone è in effetti, sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, l'ultimo luogo dove la Retorica è ancora studiata e estremamente valutata nelle Università di più alto livello. E la mira di ogni importante politico è trovare la frase che passerà alla storia insieme al suo nome, come il kennediano "Non chiederti cosa può fare il paese per te ma cosa puoi fare tu per il paese" o "I have e dream " di ML King, o il "We hold these truths to be self-evident" del Thomas Jefferson della dichiarazione di Indipendenza, o il più recente "Yes we can".

Il discorso di Renzi ha mostrato questo sforzo "inspirational" forse fin troppo. La commistione storico culturale fra classicità e il fortunato libro dello psicanalista Massimo Recacalcati "il complesso di Telemaco" è risultata non credibile, il meritorio sforzo di tirare dentro l'Europa un impegno serio su un più vasto fronte di guerra e diritti, fra Africa e Medioriente, è risultato generico.

Ma il punto non è la struttura del discorso. Il punto è se è effettivamente servito al suo scopo. L'Europa seduta in quell'emiciclo aspettava piuttosto, con tutta la simpatia e il rispetto per Renzi (che c'è), di capire se l'Italia è uscita dal suo destino di sperperone meridionale. Voleva sapere insomma da Renzi una sola cosa: chiederete altri soldi, altre condizioni di favore, o no? Domande non da poco.

In questo senso, la scelta di separare "valori" e "proposte" non ha servito bene il suo scopo. La separazione ha avuto come effetto finale la cancellazione della forza di obiettivi e proposte fatte davanti alla enorme platea degli eurovotanti.

Da - http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/renzi-discorso-semestre-europeo_b_5552226.html?1404323163&utm_hp_ref=italy
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