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Autore Discussione: Maria Zegarelli. - Sta diventando un derby tra rabbia e speranza...  (Letto 1955 volte)
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« inserito:: Maggio 08, 2014, 05:01:53 pm »

Di Maria Zegarelli

6 maggio 2014

Usa la sua metafora preferita, quella calcistica, per dare il senso di questa campagna elettorale che vede in campo soprattutto due squadre, il Pd e il M5S a contendersi la scena.

«Sta diventando un derby tra rabbia e speranza, tra chi scommette sul fallimento dell’Italia e chi pensa che l’Italia ce la possa fare». Matteo Renzi alla direzione nazionale del Pd convocata ad hoc per l’appuntamento con le urne del 25 maggio sprona il suo partito a scendere in piazza, in mezzo alla gente, «senza aver paura», perché stavolta la battaglia sull’Europa riguarda il futuro degli italiani, e se «prima c’erano i falchi e le colombe, ora ci sono i gufi e gli sciacalli che buttano su qualsiasi evento in Italia per sottolineare che non ce la faremo mai». Beppe Grillo alza i toni e insulta pesantemente? «Noi siamo quelli del dialogo», dice il segretario Pd, «loro la rabbia, noi la speranza». E saranno i prossimi venti giorni a decidere chi vincerà la partita, doppia, delle europee e delle amministrative, per questo la campagna elettorale dovrà riguardare tutti, candidati, parlamentari e dirigenti. «Non bisogna commettere due errori: il primo è pensare agli altri, lasciamoli stare; il secondo è guardare i sondaggi», che tra l’altro, storia insegna, «porta sfiga». E se i sondaggi danno il Pd in forte vantaggio raccontano anche che nelle isole è il M5s ad andare bene, per questo bisognerà spingere più in quelle piazze, da Palermo a Cagliari, dove il risultato è ancora aperto.

«Dobbiamo indicare un orizzonte», insiste Renzi, convinto che i 4106 Comuni al voto siano altrettante occasioni per stare in piazza, per cercare di fare il pieno nelle città capoluogo, 27 (l’altra volta il CentroSinistra se ne è aggiudicate 14), di riconquistare l’Abruzzo e il Piemonte, di riprendersi Prato in mano al centrodestra e di portare nel Pse la delegazione italiana come la più numerosa in Europa. «Vorrei chiedere uno sforzo straordinario, si deve puntare ad un risultato significativo per il Pd», esorta. Renzi chiuderà a Firenze il 23 maggio, nel pomeriggio sarà a Prato, qualche giorno prima a Bari, ma farà anche «un giro del Sud Italia per parlare di fondi europei», quindi toccherà Napoli, Reggio Calabria e Palermo e quello che farà sarà cambiare il «tono della discussione» che finora è stato «minimalista», poco centrato nel merito dei temi dell’Europa. Al suo partito chiede anche altro: di mettere da parte «i rigurgiti interni» perché il confronto e la discussione si riapriranno dopo il voto, compreso il delicato capitolo dell’allargamento della segreteria. Lorenzo Guerini ci sta lavorando, per Area Riformista l’interlocutore è soprattutto Davide Zoggia, i Giovani Turchi vogliono prima sapere a quale partito pensa il segretario, Gianni Cuperlo idem, ma molto probabilmente alla fine la gestione sarà condivisa, almeno a questo punta Renzi soprattutto in vista dei passaggi parlamentari che da qui ai prossimi mesi saranno cruciali per le riforme costituzionali e non solo.

Stefano Bonaccini, responsabile dei Territori, avverte: «Oggi come mai in nessun comune d’Italia possiamo essere sicuri di vincere. Ma ci sono le condizioni per farcela, per questo vorrei che questi venti giorni fossero vissuti fra le persone, non chiusi nei circoli». capolista ue, risposte via web E Francesco Nicodemo, che nella rete ci è nato e si sguazza, ha subito lanciato l’hastag #inpiazza, che annuncia l’iniziativa del 17 e 18 maggio, diecimila banchetti in altrettante piazza italiane, anche in quelle dove si vota solo per le europee, e la mobilitazione «porta a porta, casa per casa». Partono oggi, invece, l’appuntamento facebook tra le capolista e gli elettori (un domanda e risposta di 45 minuti, a partire dalle ore 14, primo appuntamento con Pina Picierno) e la campagna video televisiva e in rete, con lo spot sulle Europee: un uomo che inizia un comizio, ma quando l’obiettivo allarga il campo si scopre che è un cassiere che sta parlando proprio dell’Ue. «È il senso di questa nostra campagna elettorale: noi facciamo i compiti a casa non perché ce lo chiede l’Europa, perché ce lo chiedono gli italiani», spiega Nicodemo.

Renzi la spiega così: «In un clima in cui c’è questa sensazione di lontananza se recuperiamo il gusto del rapporto umano prendiamo qualche voto in più e torniamo più contenti a casa». Che poi è il motivo per cui sulla scheda elettorale non ci sarà il suo nome, come sui manifesti non c’è la sua faccia. Se c’è chi lo critica di voler fare un partito «dell’uomo solo al comando», in questa campagna elettorale la scelta è diametralmente opposta: il partito, la comunità, i candidati ma non solo loro. Una strategia comunicativa che punta a raggiungere una platea più ampia di quella di Pd e centrosinistra: la platea di chi non si riconosce nel messaggio distruttivo del M5s ma vuole una netta cesura con il passato e le vecchie liturgie della politica che poco hanno prodotto.

Quando lascia la Direzione, Renzi parla anche della Festa Dem: a Matteo Orfini butta lì l’idea di agganciare quella dell’anno prossimo all’Expo di Milano. Per l’edizione 2014, invece, Lino Paganelli è al lavoro, forse si farà in una città del Sud. Tutto si deciderà dopo il voto.

Da - http://www.unita.it/politica/renzi-europee-campagna-elettorale-pd-piazze-grillo-sciacallo-derby-rabbia-speranza-banchi-capolista-1.567293
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