Dell'Utri, Riesame conferma l'ordine di cattura.
"Deliberata volontà di fuga in Libano"
Il Tribunale del Riesame di Palermo esclude che l'ex senatore si trovasse in Libano per motivi professionali o politici e sottolinea che le modalità del viaggio confermano il tentativo di sottrarsi ai controlli in vista del verdetto della Cassazione.
di ALESSANDRA ZINITI
28 aprile 2014
Marcello Dell'Utri non era certamente in Libano per motivi di ordine professionale o per supporto politico all'attività di Silvio Berlusconi. La sua è stata una "deliberata volontà di fuga". Per questo i giudici del tribunale del Riesame di Palermo hanno deciso di rigettare la richiesta di annullamento di arresto avanza dagli avvocati dell'ex senatore dopo il fermo avvenuto in Libano lo scorso 12 aprile per pericolo di fuga.
"Emerge amplissima la sussistenza della eccezionale portata delle ravvisate esigenze cautelari -scrivono i giudici- che a fronte di una programmata e dunque deliberata volontà di fuga consentono di ritenere le esigenze cautelari 'di un non comune, spiccatissimo e allarmante rilievo' tale da superare il divieto di custodia cautelare per gli ultrasettantenni".
Secondo i giudici presieduti da Giacomo Montalbano il fatto che Dell'Utri abbia deciso di volare a Beirut da Parigi il 24 marzo e non da Milano, città dove risiede, dimostra la volontà di sottrarsi ai probabili controlli in vista della sentenza di Cassazione sulla sua condanna per mafia originariamente prevista per il 15 aprile
"Essendo operativi voli diretti per Beirut da Milano Malpensa -scrivono i giudici- il transito di Dell'Utri allo scalo parigino indubitabilmente non poteva che essere finalizzato ad eludere, in territorio nazionale, le procedure di controllo passaporti, cui sarebbe stato sottoposto se avesse utilizzato il volo diretto Milano-Beirut trattandosi di rotta esterna all'area Schengen e tanto appare logicamente e praticamente incompatibile con un 'normale' e transitorio allontanamento dal territorio nazionale a meno che non si volessero ipotizzare, ma questo è un paradosso a dir poco offensivo di una normale intelligenza, necessità economiche connesse a risparmiare sul costo dei biglietti, circostanza per altro smentita dal prezzo, certamente non lieve, realmente pagato, di 1.728,89 euro".
Secondo i giudici, il fatto - sottolineato dai suoi difensori - che Dell'Utri abbia utilizzato il suo cellulare e la sua carta di credito a Beirut, consentendo la sua facile localizzazione, è "irrilevante". Il tribunale sottolinea invece la consistenza del bagaglio portato dall'ex senatore, due grosse valige per più di 50 chili di peso e la grossa somma sequestrata, 30.000 euro in contanti.
Dopo la decisione del Riesame, Dell'Utri resterà agli arresti ospedalieri a Beirut in attesa del verdetto della Cassazione che dovrà pronunciarsi sulla condanna a sette anni il 9 maggio. Appena due giorni dopo, l'11 maggio, per la legislazione libanese, scadrà la validità dell'ordine di custodia internazionale.
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