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Autore Discussione: Barbara Collevecchio. La rivoluzione sessuale berlusconiana e la perdita del...  (Letto 2080 volte)
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« inserito:: Agosto 07, 2013, 05:31:34 pm »

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La rivoluzione sessuale berlusconiana e la perdita del desiderio

di Barbara Collevecchio | 29 giugno 2013


Nell’antica Mesopotamia veniva praticata la prostituzione sacra. Come ci racconta Erodoto, giovani donne andavano nel tempio per consacrarsi alla dea madre e per un giorno intero si concedevano a sconosciuti che poi lasciavano una somma di danaro. Il denaro però non era il perno dell’atto sessuale: fare sesso con chiunque fosse capitato in quella giornata voleva dire comportarsi come la dea madre della fertilità, che è per sua natura “umida” e ricettiva come la madre terra.

Anticamente esistevano anche riti sessuali che richiamavano le nozze sacre e l’unione fisica tra uomo e donna simboleggiava la sacra Unione tra cielo e terra, tra maschile e femminile. Più avanti nei secoli apparvero nelle corti europee le cortigiane, alcune divennero talmente famose e influenti da cambiare il corso della storia. Le cortigiane preferite dai sovrani non erano solo belle ma intelligenti e abili culturalmente. Durante il periodo in cui pullulò l’eresia al livello religioso, sette come quella degli anabattisti, predicavano l’amore libero e libertario in contrapposizione ai dogmi restrittivi e castranti di Santa romana chiesa. Nel ‘68 poi scoppiò l’amore libero, si teorizzò la coppia aperta e filosofi e sociologi  si riferirono anche alle teorie freudiane per criticare la rigidità sessuale madre di tutte le nevrosi.

La storia della sessualità ha radici profonde ma non è mai stata disgiunta dal concetto di seduzione e desiderio. Il porno è sesso senza erotismo perché non coinvolge la mente e la seduzione che vuol dire ” portare a sé”.

Cosa accade quando culturalmente prevale un modello di prostituzione intellettuale e fisica? Che si perde completamente persino la scissione tra sesso mercenario e sesso con desiderio. La mistificazione diventa così pervasiva che si perde il senso di realtà. Ogni regime mistifica la realtà piombando nel regno dello “pseudo”, del relativo, dell’ambigua menzogna.

È quello che sta accadendo nella narrazione berlusconiana dove persino l’atto prostituivo diventa ciò che non è e si confonde con stile di vita. L’amore libero, il sesso libero, nulla hanno a che fare con l’insaziabile e maniacale appetito di un priapo senescente. Quella non è libertà.

Una donna può scegliere di usare mezzi fisici per ottenere aiuti materiali ma non è culturalmente sano far credere ad una nazione che quella scelta sia altro. La menzogna non ha solo a che fare con l’immoralità che qui poco ci interessa (gli istinti primari sono sempre immorali), ma con la perniciosa narrazione culturale che il berlusconismo diffonde.

Nel regno della menzogna e della mistificazione non può convivere il concetto di libertà, perché la libertà vera è quella che rivendica un diritto: il diritto di desiderare. Allora invece di mentire, le olgettine e affini farebbero meglio ad ammettere quel che volevano ottenere durante ” le cene eleganti”. Il cavaliere da parte sua cerca di non finire in galera ma la sua galera mentale la sta scontando vivendo. Libertà è desiderare, amare emozionandosi.

DA - http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/29/rivoluzione-sessuale-berlusconiana-e-perdita-del-desiderio/641266/
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