LA-U dell'OLIVO
Novembre 28, 2024, 02:19:19 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Maurizio Chierici - Mostri e mariuoli (tutto da leggere e riflettere)  (Letto 3005 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Settembre 17, 2007, 06:44:28 pm »

Mostri e mariuoli

Maurizio Chierici


Le piazze che si agitano attorno al palcoscenico di Grillo hanno ragione d´indignarsi, ma il passo dopo qual è?

I cronisti sanno quanto sia difficile contrastare confraternite scivolose come anguille. Resistono blindate e rispuntano in angoli impensati. Tergiversano fino a quando la piazza torna a brontolare nell´ombra lasciando «un panorama devastato», come ha scritto ieri Eugenio Scalfari. A meno che la rabbia passi dalle parole ai fatti costringendo l´autorità ad intervenire. Il gioco tra black bloc e polizia di Genova fa capire in quale modo si possa usare il disordine per stabilizzare il potere. Succede nelle regioni vicine e lontane del mondo. Quando si ruba e quando si uccide.

Piazze sconfitte nel dramma, ecco perché i partiti del centrosinistra devono misurare i programmi con l´indignazione che assedia i palazzi. Con urgenza per smentire il pessimismo che accompagna i testimoni di tanti drammi sepolti nel silenzio. Non cambia niente anche quando le piazze si rivoltano non solo per il malcostume, ma per i delitti e la mancanza di libertà che li proteggono. Quando i naviganti della furbizia coltivano amicizie e ricatti non c´è Grillo che tenga. Non vale solo per i furbi del Bel Paese. In ogni paese riescono a stare a galla anche quando le colpe sono orribili.

Dalla Serbia all´Argentina la procedura non cambia. Tanto per far capire come vanno le cose dopo anni di piazze e rivolte, giudici che cercano e politici che nascondono, ecco il brevissimo elenco di cosa è successo l´ultima settimana fuori dai nostri confini.

Sabato, 8 settembre, esce a Parigi il libro di Florence Hartman, portavoce di Carla Del Ponte, procuratore ancora per tre mesi del Tribunale Internazionale dell´Aja impegnato ad indagare sulle violazioni dei diritti umani nella guerra che ha sconvolto la Bosnia tra il 1992 e il 1995. In Paix e Chàtiment, editore Flamarion, racconta ciò che ha ascoltato nelle riunioni giudiziarie e strategiche alle quali ha partecipato al fianco della Del Ponte. Con l´ex presidente serbo Milosevic in carcere, il Jacques Chirac ancora capo di stato, faceva sapere che la «Francia continuerà a sostenere politicamente le indagini del giudice ticinese». Dichiarazione che consola, ma, scrive Hartman «Radovan Karazdic (lo psichiatra che guidava il governo scissionista bosniaco con le armi di Milosevic) e il suo generale Ratko Mladic, non sono stati arrestati e portati in tribunale per non ravvivare la vergogna incancellabile delle grandi democrazie occidentali: hanno sacrificato la popolazione di Srebrenica abbandonandola volontariamente ai massacratori». Realpolitik che trascura chi sopravvive, profughi della non speranza costretti a lasciare case e terra «senza riuscire a trascinare i responsabili in tribunale».

Dopo gli accordi di Dayton, 1995, le potenze, civili e democratiche, hanno sempre saputo dove si nascondevano Karadzic e Mladic, accusati dell´Aja di aver premeditato il massacro di 8 mila bosniaci, luglio ´95. Karadzic viveva nel lusso sotto gli occhi delle forze Nato e a spese del governo di Belgrado. Hervé Gourmelon, ufficiale francese, ha testimoniato di averlo incontrato varie volte a spasso nelle strade di Pale, capitale che la scissione ha contrapposto a Sarajevo. Si è seduto attorno ad un tavolo per convincerlo a costituirsi informando le autorità Nato dei risultati del colloquio. Karadzic sorrideva tranquillo: nessuna intenzione di arrendersi anche perché - sue parole - nessuno aveva voglia di ascoltare in tribunale le verità delle quali è portatore. Insomma, ricatti. E quando le truppe Nato, infastidite dalla iattanza dell´ex presidente serbo bosniaco si sono decise ad arrestarlo, Karadzic era sparito. Avvertito da chi? Solo l´altro ieri i suoi figli sono stati scoperti ed arrestati a Belgrado. Il padre resta invisibile.

Altre testimonianze raccolte da Carla del Ponte fanno sapere che il generale Mladic (autore massacro) se la passava in uno chalet attorno a Pale, Cortina della Bosnia. Va in Serbia nel 1997 godendosi la bella vita alla luce del sole: ristoranti alla moda dove i fotografi vengono maltrattati da polizia e guardaspalle appena provano ad immortalarne un brindisi, o quando si agita nella tribuna d´onore degli incontri di calcio. Durante il processo contro Milosevic (morto in carcere) il magistrato inglese Geoffrey Nice e analisti militari britannici e americani convocati da Carla Del Ponte, ripetono le stesse parole: meglio non insistere nella caccia a Mladic «mancando indizi sufficienti per incriminarlo». Ma gli indizi c´erano. Solo negli ultimi mesi, mentre sta per scaderle il mandato, il giudice Del Ponte scopre che il Pentagono le ha nascosto le intercettazioni telefoniche che provano le responsabilità di Mladic. Perché proteggerlo? Non lo sapremo mai.

Lunedì, 10 settembre cominciano in Guatemala i giorni felici del generale Rios Montt. Accusato nel ´99 dal premio Nobel per la pace Rigoberta Menchu di aver ordinato l´assassinio di 17 mila contadini «disobbedienti» tra il 1982 e il 1983 quand´era diventato presidente con un colpo di stato, non potrà essere giudicato dai tribunali amici del Guatemala, né estradato dal giudice Garzon che lo voleva interrogare a Madrid. È tornato immacolato dopo l´elezione al Congresso. Gli garantisce l´immunità internazionale: quasi il tre per cento dei voti, poco meno dei voti messi assieme dalla Menchu in un paese dove i popoli indigeni rappresentano il 65 per cento degli elettori. Nella chiesa del Verbo della quale il generale è proprietario e pastore in uno dei giardini eleganti della capitale, ha ringraziato l´altissimo chiedendo ai fedeli di unirsi alla preghiera. Prima di dedicarsi alla politica armata, Montts aveva lasciato la chiesa di Roma abbracciando una setta della destra religiosa americana. Gli ha pagato anche l´ultima campagna elettorale. Quando Giovanni Paolo II stava per arrivare in Guatemala, invita il dittatore-presidente a sospendere la fucilazione di cinque contadini. Appena sceso dall´aereo il papa viene subito informato da Rios Montts: «Per non turbare Vostra Santità, li ho fucilati il giorno prima». Di cos´erano colpevoli? gli ho chiesto anni dopo nella casa dove si era ritirato travolto da un colpo di stato concorrente. «Colpevoli di aver disobbedito alle leggi che tutelano la sicurezza del paese. Sarebbe stata debolezza imperdonabile graziare chi aveva violato regolamenti scritti da questa mano...». Alza verso il cielo la destra con l´orgoglio di un profeta. Nessuno può ormai sfiorarlo. Chi lo protegge e per quale ricatto?

Giovedì, 13 settembre: il premio Nobel della Pace Adolfo Pérez Esquivel testimonia in tribunale contro il sacerdote Christian Von Wermich, cappellano della polizia di Buenos Aires. Negli anni della dittatura confessava e assolveva i militari che torturavano ragazzi rubati alle famiglie col sospetto di una sovversione immaginaria. Confessava anche i prigionieri clandestini per rubarne i piccoli segreti subito riferiti ai carcerieri. E i prigionieri e gli amici sparivano. Dopo il golpe militare del 1976, Peréz Esquivel va in Ecuador per partecipare al congresso del Movimento Cristiano non Violento: 14 vescovi latini, 4 nordamericani. C´è il vescovo argentino Angeletti. Quando torna nella diocesi, Angeletti viene assassinato e Pérez Esquivel arrestato, torturato in tre basi militari diverse. Un mattino, dopo la tortura, lo portano a «fare un volo». È convinto di morire come gli altri: precipitato nelle acque del rio de La Plata. Ma è solo per fargli paura. Torna in carcere e continua la tortura senza mai una domanda. Altro mistero mai spiegato: cosa volevano sapere se non chiedevano niente? Dopo il Nobel, Pérez Esquivel manda a Giovanni Paolo II l´elenco di 84 bambini nati nelle prigioni segrete e scomparsi. Giovani madri assassinate dopo il parto e neonati rubati da alti militari senza figli o da negrieri che li mettevano in commercio. In tribunale, Pérez Esquivel racconta di aver incontrato il papa assieme alle madri e alle nonne di Piazza di Maggio, 1981. Scopre che la nunziatura di Buenos Aires non ha trasmesso al Vaticano gli elenchi dei piccoli desaparecidos. Ha una copia del dossier e la consegna al papa: «Non è stato un colloquio felice. Wojtyla legge e si rabbuia. Ne respiro l´imbarazzo. Non sapeva. Nessuno gli aveva detto niente dei bambini e dell´angoscia argentina. Ma la risposta è fredda: lei deve pensare anche ai bambini dei paesi comunisti». Sempre in tribunale, il premio Nobel ricorda la visita al nunzio Pio Laghi, oggi cardinale. Buona amicizia col generale Massera, uomo forte della dittatura. Ogni tanto giocavano a tennis. Tra Pérez Esquivel e il nunzio le parole sono dure e alla fine monsignor Laghi risponde: «Stanotte, in questa stanza, c´erano i tre comandanti della giunta militare. Li ho interrogati sui diritti umani e sui desaparecidos. Cosa devo fare di più? Non posso fare ciò che i vescovi argentini non vogliono fare». Il vecchio Nobel conclude la deposizione con amarezza: «Timori ideologici e grandi interessi hanno coinvolto una parte della chiesa cattolica nella repressione».

Solo tre aggiornamenti dell´ultima settimana: mostri liberi e riveriti anche se nell´Argentina di Kirchner la felicità sta impallidendo. Non sono mostri gli onorevoli che Grillo vuole scacciare dal parlamento. Per dirla come dicono i poliziotti quando scoprono mani nel sacco sbagliato o carbonari che giocano con finanza e banche straniere, non si tratta di criminali: solo mariuoli. Imbrogliano, trafficano, incassano. Sciocchezze. Il partito post Mani Pulite le protegge. Senza ricordare l´ex carcerato Dell´Utri, due anni e due mesi di prigione in sospeso, quindi condannato alla rielezione eterna, simbolo del manipolo che indigna Grillo può essere l´ex capitano della finanza Massimo Maria Berruti, deputato dal 1996 di Forza Italia. Le sue imprese restano un mito minore eppure diffuso. Il 24 ottobre ´79 con la divisa di capitano ispeziona l´Edilnord. Berlusconi lo riceve giurando di non sapere gran ché dell´impresa. Si dichiara «consulente esterno» quando tutti sanno che è sua creatura e della creatura figura provvisoriamente titolare Umberto Previti (padre dell´ex onorevole Cesare) amministratore del Movimento Sociale Italiano.

Il capitano Berruti non è solo. Lo accompagnano il colonnello Salvatore Gallo, tessera 933 della P2, tessera antemarcia, quasi mille tessere prima della tessera P2 1816 del Cavaliere e Alberto Corrado, terza fiamma gialla. Cosa si siano detti resta segreto, fatto sta che l´ispezione accerta l´assoluta estraneità di Berlusconi. Dell´Edilnord viene considerato innocente pedina. Pochi mesi dopo Berruti lascia la divisa e diventa avvocato per gli affari internazionali Finivest. Lo arrestano nel 1985, scandalo Incomel dal quale esce innocente, ma nel 1995 torna in galera assieme ad Alberto Corrado: depistaggio nelle indagini sulle mazzette alla Guardia di Finanza senza contare l´acquisto pasticciato di Lentini calciatore del Milan, perché degli affari del Milan se ne occupa anche lui. Condannato definitivamente, si aggrappa a Forza Italia, salvagente che lo porta in parlamento. Per valorizzarne le benemerenze professionali, Berlusconi lo vuole vice presidente della commissione finanze.

Sia Gallo che Berruti sono sposati con figli a volte prodigio. Seguendo la vocazione calcistica dell´onorevole padre, Carlo Maria Berruti a 28 anni ha fatto da spalla al presidente Lolito della Lazio; a 29 è direttore generale del Parma calcio. Se ne va appena il Bondi Parmalat lo vende. Non tradisce la vocazione della famiglia anche Graziano Gallo, figlio del colonnello P2. Quando nel 2003 il ministro Tremonti cambia i vertici della guardia di finanza di Milano, il dottore commercialista Graziano viene nominato direttore dell´agenzia Accertamenti. Deve controllare le imprese di grandi dimensioni. Inevitabilmente l´affare Telecom-Bell lo vede tra i protagonisti. E le trame continuano. Davvero Grillo spera di dar aria al labirinto agitando la piazza? Buona fortuna.

mchierici2@libero.it


Pubblicato il: 17.09.07
Modificato il: 17.09.07 alle ore 10.41   
© l'Unità.
« Ultima modifica: Settembre 26, 2007, 10:00:17 am da Admin » Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!