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 inserito:: Aprile 20, 2025, 11:38:15 pm 
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La linea di Francesco Cundari
Posta in arrivo
A-PERSONALI
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16 apr 2025,
a me

Mercoledì, 16 aprile 2025
Trumpismi
Gli amici del giaguaro
La stampa internazionale segnala da qualche tempo un fenomeno interessante, che si è inevitabilmente intensificato con la guerra commerciale: le difficoltà dei partiti sovranisti idealmente più vicini a Trump e alle sue politiche. Dal Canada, dove i liberal sono risorti nei sondaggi proprio come baluardo contro i progetti annessionistici del presidente americano, a Marine Le Pen, che oltre ai guai giudiziari ora deve pensare pure a non passare per amica del giaguaro. Sublime e davvero illuminante, in tal senso, la recente dichiarazione del deputato Jean-Philippe Tanguy, consigliere economico di Le Pen, secondo cui: «Donald Trump getta una luce negativa sul populismo». Ce ne sarebbe insomma di che coltivare qualche speranza persino per l’Italia, se non fosse che da noi gli amici di Trump sono ampiamente rappresentati tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione.

Orbanismi
L’involuzione antidemocratica degli Stati Uniti e i suoi complici
I fuochi d’artificio della guerra commerciale, uniti al generale diluvio di assurdità caratteristico del modo di governare di Donald Trump, rischiano di distrarre l’attenzione dal punto decisivo, o quanto meno di relativizzarne l’importanza, anche per via di una sorta di effetto saturazione. C’è un limite al numero di conclamate menzogne e plateali abusi di potere per cui un individuo è in grado di indignarsi nel corso di una giornata. Per questo motivo è tanto più importante mantenere salda una ragionevole scala di priorità nell’analizzare e discutere quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Tutto sommato il filo conduttore, o se preferite il metodo dentro questa follia, non dovrebbe essere così difficile da individuare, guardando alle ultime scelte del presidente americano. Dal rifiuto di ottemperare a una sentenza della Corte suprema sul rimpatrio di un immigrato espulso illegalmente (che a noi italiani dovrebbe ricordare qualcosa) al tentativo di conquistare un controllo politico delle università intervenendo sui loro finanziamenti e persino sul loro regime fiscale (che a noi italiani non può ricordare niente, ma solo perché non abbiamo niente di simile a Harvard che il governo possa occupare), dalla campagna di pressioni e intimidazioni condotta con simili metodi contro stampa, studi legali, giudici e persino popstar colpevoli di non mettersi sull’attenti fino al definitivo allineamento del paese all’autocrazia putiniana, da ultimo con il rifiuto di sottoscrivere persino la condanna della strage di Sumy in sede di G7. Serve altro?

Per il Financial Times «Trump è a metà strada nella trasformazione dell’America in uno stato di polizia»
Potremmo discutere per ore della definizione migliore da dare a questo processo o di quali ne siano le manifestazioni più eclatanti, e anche, per dir così, la tabella di marcia. Per il Financial Times, che vede il punto di svolta nel rifiuto di accettare la sentenza della Corte suprema sul rimpatrio di Kilmar Armando Abrego Garcia, l’uomo ingiustamente espulso in Salvador, «Trump è a metà strada nella trasformazione dell’America in uno stato di polizia». Nell’articolo, Edward Luce ricorda l’aggressione subita da Volodymyr Zelensky nello studio ovale e la paragona al «trattamento regale» riservato invece a Nayib Bukele, il presidente populista del Salvador, peraltro anche lui sprovvisto di cravatta, ma in compenso ben felice di ospitare «quello che sembra un gulag statunitense allo stato embrionale». E non ho neanche citato la dichiarata intenzione di annettere la Groenlandia o il progetto di deportare due milioni di palestinesi. Il fatto è che la deriva antidemocratica degli Stati Uniti sotto Trump è un fenomeno talmente rapido e talmente pervasivo da rendere incompleto qualunque elenco di questo genere. Ma occorre davvero che sia completo? Davvero c’è ancora bisogno di informazioni e approfondimenti ulteriori per capire cosa abbiamo davanti? A me pare che sia chiarissimo, e penso semmai che dovremmo cominciare a trarne le conseguenze. Anzitutto circa le convinzioni, i principi e l’affidabilità democratica di chi, in politica e non solo, continua a sostenere apertamente una simile involuzione. Se non proprio, e di già, a imitarla.
Da Linchiesta del 17 aprile 2025

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 inserito:: Aprile 20, 2025, 11:33:29 pm 
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The Swiss voice in the world since 1935

“La Svizzera deve prepararsi a una guerra”, dice generale americano
Keystone-SDA
La Svizzera deve prepararsi a una guerra: lo sostiene Ben Hodges, generale americano in pensione che in passato ha ricoperto il ruolo di comandante delle truppe statunitensi in Europa.
Questo contenuto è stato pubblicato al 16 marzo 2025 - 09:30

(Keystone-ATS) “Il modo migliore per prevenire un conflitto è prepararlo”, afferma il 66enne in un’intervista pubblicata oggi dal SonntagsBlick (SoBli). “Lo sappiamo da 5000 anni di storia: chiunque non sia preparato – fisicamente, moralmente o mentalmente – invita all’aggressione”. “Ogni guerra è improbabile all’inizio”, prosegue l’alto graduato. “Tre anni or sono nessuno credeva che la Russia avrebbe sferrato un grande attacco all’Ucraina. Anche la Svizzera dovrebbe prepararsi”.

Ma la Confederazione – ribattono i giornalisti del domenicale – è una nazione neutrale.
“Non credo che la Russia rispetti la neutralità elvetica”, argomenta l’intervistato. “Questo non significa necessariamente che un giorno i carri armati russi entreranno in Svizzera. Ma possiamo vedere, ad esempio, come la Russia stia interrompendo il libero scambio nel Mar Nero e nel Mare del Nord – in altre parole, conducendo una guerra ibrida. La Svizzera non è immune da tutto ciò”.
Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

Cosa consigliare quindi all’esercito elvetico? “In primo luogo, imparare a dispiegare e a difendersi dai droni su un’ampia area. In secondo luogo, investire pesantemente nella difesa aerea. La Russia utilizza un’enorme quantità di artiglieria, bombe plananti e missili per distruggere le infrastrutture del nemico. Terzo: allenarsi a manovre su larga scala. Il tempo delle piccole operazioni mirate è finito. Come nella Guerra Fredda, dobbiamo imparare di nuovo a combattere un esercito russo altamente equipaggiato”.

Hodges è convinto che il presidente americano Donald Trump darà seguito alla minaccia di ritirare le truppe statunitensi dall’Europa. “L’unica domanda è quando e quanti soldati ritirerà”. Perché farlo? “Poiché vuole dislocare le truppe altrove. Ogni nuova amministrazione rivede i luoghi in cui impiegare le proprie forze armate. Questo è necessario perché le risorse non sono sufficienti per tutte le esigenze. E da quello che sento dire da Washington, l’Europa non è più una priorità. Trump vede la Cina come il principale avversario. Per questo vuole che l’Europa si armi finalmente. A quel punto gli Stati Uniti potranno anche spostare le loro truppe di stanza nella regione indo-pacifica”.

È davvero nell’interesse dell’America lasciare l’Europa a se stessa? “No, non lo è”, replica il generale a tre stelle. “Le truppe statunitensi non sono in Europa principalmente per proteggere la Germania, la Francia o la Svizzera. L’Europa è un avamposto strategico per gli Stati Uniti, da cui vengono coordinate le operazioni in Africa, Medio Oriente ed Eurasia. Si tratta di una difesa avanzata. L’America non può proteggersi solo dal Texas o dalla Carolina del Nord”.

A suo avviso se la presenza degli Stati Uniti in Europa si riduce, aumenta il rischio che il presidente russo Vladimir Putin estenda il conflitto ad altri europei. “Se Putin riuscirà ad avere la meglio in Ucraina, credo sia molto probabile che la Russia si spinga in Moldavia o negli stati baltici, per esempio. I propagandisti russi ne parlano in continuazione. Non si tratta quindi di una preoccupazione infondata, ma di un’intenzione del Cremlino che è stata espressa più volte senza mezzi termini”.

Attualmente però – osservano i cronisti di SoBli – l’Europa ha poco da offrire dal punto di vista militare. “Questa narrazione viene diffusa ovunque, ma è un’idea sbagliata”, replica il milite con trascorsi anche in Iraq e Afghanistan. “Francia e Gran Bretagna – entrambe potenze nucleari e membri della Nato – sono spesso dimenticate. Ci sono migliaia di tedeschi e olandesi di stanza in Lituania, britannici in Estonia e canadesi in Lettonia. Anche Italia, Francia e Germania hanno eserciti forti, per non parlare di Finlandia e Polonia. Nel complesso, si tratta di una forza armata considerevole”.

“L’economia dell’Ue è enormemente più grande di quella della Russia”, insiste l’ex comandante. “Se i Capi di Stato e di governo europei raccolgono la volontà politica di fare ciò che è necessario, possono dissuadere la Russia anche senza gli Stati Uniti”, conclude.

Da - https://www.swissinfo.ch/ita/%22la-svizzera-deve-prepararsi-a-una-guerra%22%2c-dice-generale-americano/89017137

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 inserito:: Aprile 20, 2025, 12:26:02 pm 
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Le pubblicità su TikTok, le speranze di un lavoro migliore e gli inganni di Mosca: la loro esperienza tra le file dell'esercito russo
I due cittadini cinesi catturati in Ucraina
15 aprile 2025 | 14.07
Redazione Adnkronos
"Russia ci ha mentito": il racconto dei soldati cinesi catturati da Kiev in Ucraina
Le pubblicità su TikTok, le speranze di un lavoro migliore e gli inganni di Mosca fino alla guerra in Ucraina. I due cittadini cinesi catturati da Kiev hanno raccontato nel dettaglio la loro esperienza tra le file dell'esercito della Russia, sollevando interrogativi sul reclutamento straniero da parte di Mosca e sull’ambiguo posizionamento della Cina nel conflitto. Entrambi hanno dichiarato di essersi arruolati senza alcun mandato da Pechino, che nel frattempo ha esortato a evitare "strumentalizzazioni" sul suo ruolo nel conflitto e ha rivendicato la propria imparzialità.
"Pensavo fosse un lavoro. Mi sono ritrovato in guerra". Così Wang Guangjun, 33 anni, ha raccontato la sua esperienza durante la conferenza stampa a Kiev, organizzata ieri dal governo ucraino. Assieme a lui, Zhang Renbo, 26 anni, è l’altro cittadino cinese fatto prigioniero mentre combatteva per la Russia in Ucraina. Entrambi hanno parlato pubblicamente per la prima volta da quando sono stati catturati, dichiarando di essersi arruolati volontariamente, attratti dalle promesse economiche di reclutatori online.
Wang ha spiegato che, dopo aver perso il lavoro in Cina, aveva visto su TikTok un annuncio che prometteva stipendi tra i 200.000 e i 250.000 rubli al mese (circa 2.000-3.000 euro) per chi si arruolava nell’esercito russo. "Mi hanno detto che avrebbero pagato il viaggio e sistemato tutti i documenti. In Cina, fare il militare è considerato prestigioso, quindi ho accettato", ha raccontato. Ma all’arrivo la realtà era ben diversa: "Mi hanno tolto il telefono e la carta di credito. Non avevo più controllo dei miei soldi".
Zhang ha raccontato di essere arrivato in Russia lo scorso dicembre con l'idea di lavorare nell'edilizia. Invece, ha finito per essere arruolato. "Facevo il vigile del fuoco in Cina. Vengo da una famiglia benestante. Non mi aspettavo di finire in guerra", ha detto. Nessuno dei due ha rivelato la propria città d'origine in Cina. Wang ha raccontato di essere stato catturato dopo solo tre giorni al fronte. Secondo la sua testimonianza, mentre si trovava in una trincea durante un attacco russo, è stato esposto a un gas che lo ha stordito. "Stavo perdendo conoscenza...poi ho sentito qualcuno afferrarmi per il colletto e portarmi fuori all'aria aperta", ha detto. Era un soldato ucraino. Da allora, ha spiegato, "gli ucraini ci hanno protetto e trattato bene tutto il tempo".
I due hanno dichiarato di essere stati assegnati a unità comandata da ufficiali russi, che impartivano ordini a gesti, vista la barriera linguistica. Secondo Wang, il campo d'addestramento era "sorvegliato rigidamente", rendendo impossibile la fuga. Nei ranghi russi, ha detto, c'erano combattenti da Ghana, Iraq e Asia Centrale. Zhang ha riferito di non aver mai visto soldati ucraini fino al momento della cattura.
"Vorrei dire ai miei connazionali di non unirsi a questa guerra - l'appello di Wang - Tutto quello che ci avevano detto era una bugia. Pensavamo che la Russia fosse fortissima e l'Ucraina debolissima. Invece è l'opposto. Meglio non partecipare a guerre". Zhang ha aggiunto: "Non volevo combattere. Volevo solo guadagnare. Ora voglio tornare a casa, anche se so che potrei essere punito".
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva parlato nei giorni precedenti di essere in possesso di "dati precisi su 155 cittadini cinesi" arruolati dalla Russia per combattere in Ucraina.
La Cnn ha riferito di aver visionato un documento delle agenzie di sicurezza ucraine contenente i loro nomi e contratti, molti dei quali datati 2024. Pechino aveva da subito smentito ogni coinvolgimento, definendo le notizie "infondate" e ribadendo la propria "neutralità", mentre Kiev accusa la Cina di alimentare il conflitto fornendo a Mosca sostegno economico, tecnologico e diplomatico.
Nelle ultime ore Pechino, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, è tornata sulle parole di Zelensky invitando a evitare "strumentalizzazioni" e rivendicando la propria imparzialità. L'"invito “rivolto dalla diplomazia cinese alle "parti interessate" è ad avere "una visione corretta della posizione oggettiva e imparziale della Cina e ad astenersi da strumentalizzazioni e montature" del caso. "Le autorità cinesi - ha aggiunto Lin - stanno verificando informazioni e circostanze". A proposito dei cittadini catturati da Kiev, Lin ha ricordato che la posizione di Pechino sulla questione "è molto chiara". "Abbiamo lanciato numerosi avvertimenti e chiesto loro di stare lontani dalle aree di conflitto armato" e di "evitare di partecipare a operazioni militari da entrambe le parti", ha affermato il portavoce.
Nel frattempo, Wang e Zhang sperano in uno scambio di prigionieri che permetta loro di tornare in patria. "So che potrei essere punito – ha detto Zhang – ma voglio solo rivedere la mia famiglia". Wang ha concluso: "La guerra vera è tutta un’altra cosa rispetto ai film. Mi pento di essere venuto. L’unico desiderio che ho è chiedere scusa ai miei genitori e tornare a casa".

Da - https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/ucraina-soldati-cinesi-catturati-il-racconto_6mFol4D7Z62dp2OrPeYTNW

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 inserito:: Aprile 20, 2025, 12:23:47 pm 
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"LA PREDIZIONE PIÙ AGGHIACCIANTE DI TUTTE"

Sara Quadrelli
 
Di Roberto Casalone ,che ringrazio
 
_"Fuggite di qua, di là del ponte ci sono i tedeschi!"
"No, fuggiamo di qua, perchè dall'altra parte ci sono i russi!"
(Katyn - 2007)

Da qualche mese, devo dire incredibilmente, anche i media nostrani più riottosi, mostrano le immagini degli scambi di prigionieri tra ucraini e russi, dove, mediamente, è abbastanza usuale vedere gli ucraini, pur se torturati, scheletriti, emaciati, accolti con gioia dai propri familiari e compatrioti, abbracciati, rifocillati e presi a cuore dalla nazione per la quale hanno combattuto.
Tutti quanti, invece, avete visto, per quello che si è potuto vedere beninteso, le immagini dei prigionieri russi che vengono restituiti al mittente, sono curati, vestiti in modo decoroso e fisicamente abili ma, sui loro volti, ho avuto modo di constatare una assoluta mancanza di felicità, quasi che avessero paura a ritornare in patria.
Beh, ne hanno ben donde, considerato il trattamento riservato , storicamente, prima dai sovietici e poi dai russi, ai propri militari che cadevano prigionieri del nemico in guerra.
Ciò valeva per i soldati, ma anche per i civili che avevano avuto la sventura di essere deportati dai nazisti, perchè abitanti di regioni occupate, portati al lavoro nelle fabbriche e nelle fattorie tedesche, oppure, per le donne, in alternativa ai primi due casi, anche al lavoro domestico come governanti presso famiglie, oppure, se particolarmente attraenti e disponibili, come "fraulein" presso i vari Salon delle grandi città (i bordelli).
Per chiare ragioni storico-geografiche, è abbastanza evidente che il 90% di detti deportati civili, provenisse dalla Bielorussia e dall'Ucraina.
Dopo la sconfitta del Reich e, comunque, nel corso delle rapide avanzate sul Fronte Orientale dal 1944 in poi, sempre più spesso, decine di migliaia di sovietici prigionieri dei nazisti furono "liberati" dall'Armata Rossa,
La loro liberazione era fatta di interrogatori continui e torture, psicologiche e non, da parte degli uomini dell'NKVD, ne furono uccisi migliaia e altri, a migliaia, vennero deportati, privati dei diritti civili, politici e sociali, le donne ridotte alla miseria o, per vivere, adattarsi a prostituirsi a diventare la "moglie da campo" di qualche ufficiale abbastanza in carriera da garantire protezione e di che campare.
Per la logica di Stalin, un prigioniero è sempre un traditore o un sospetto traditore, o un collaborazionista occulto, o ancora un disertore (se militare), quindi, in ogni caso, immeritevole di vivere e di avere una dignità.
Tutto ciò per scelta POLITICA dei vertici del partito, ben diversamente dal concetto feudale nipponico, dove era l'ONORE di cadere in battaglia a contrapporsi al DISONORE della prigionia e della resa, casi nei quali il suicidio era la via scelta per restituire purezza alla casata d'appartenenza.
Pertanto è l'ennesima opera di disinformazione russa (tipica), quella di esaltare il sacrificio estremo a fronte della cattura in battaglia, la verità è che tutti avevano PAURA di questa eventualità, pur di evitare il ritorno a contatto con la mostruosità del regime.
Come falso è il mito del padre (Stalin) inflessibile, che non esita a sacrificare il figlio per l'amor di patria, la verità è che un figlio tornato dalla prigionia, vivo, sarebbe stato un impiccio in primis per il Politburo, poi per sè stesso, Stalin non fu paragonabile ad Abramo, semmai a Saturno, a Stalin non fregava nulla della vita della sua intera nazione, figuriamoci del figlio, che riteneva un perfetto idiota tra l'altro.......
Il comportamento amorale, selvaggio, criminale e privo di dignità dei russi, nei confronti dei prigionieri (nemici) e degli ex prigionieri (propri), si ripercuote ancora oggi nella guerra di invasione dell'Ucraina, con punte di crimini assoluti, compiuti nei confronti di soldati ucraini e, soprattutto, dei civili delle zone invase e assoggettate al regime.
Pensiamo a ciò che avvenne a Katyn e a ciò che è avvenuto a Bucha, a Irpin e altrove.
Massacri, fosse comuni e financo vilipendio dei cadaveri.
Infatti, solo nel 2004, timidamente, il governo russo tirò fuori dagli archivi i documenti inerenti Katyn, solo dopo l'insistenza del presidente polacco Aleksander Kwaśniewski, per poi farli sparire di nuovo, ed arrivare fino al 2010, quando il presidente Lech Kaczyński, tornò a sollecitare Mosca ad assumersi le responsabilità storiche e materiali del fatto ma, sfortunatamente, l'aereo del presidente polacco precipitò proprio appena prima che si potesse tenere un vertice al riguardo (ma guarda....).
Purtroppo, anche in Italia, in passato, non si risparmiarono comportamenti vergognosi e inumani ai nostri ex prigionieri di guerra della Prima Guerra Mondiale, infatti il delirio persecutorio della "caccia al disertore e al vigliacco", scatenato in concomitanza dello sfondamento di Caporetto (finiamola di dire "Rotta" perchè è una balla storica e militare), creò, ancora dopo il 1918, una situazione che non viene citata da nessun testo scolastico.
Ve la racconto io, anzi ve la racconto con le parole di mio nonno Giuseppe, Ardito del Carso e Soldato fino al midollo, il quale raccontava che, dopo il 1919, molti dei reduci dalla prigionia austriaca e tedesca che tornavano a casa presso le proprie famiglie, venivano chiamati per strada, alle spalle, "i Modena" e, con quelle parole, la gente li evitava e li guardava male.

Perché?

Non tutti sanno che, subito dopo la fine della Grande Guerra, 861 ex prigionieri italiani morirono in Emilia Romagna in veri e propri "campi di concentramento" allestiti in tutta fretta dai vertici del nostro Regio Esercito.
La causa del loro decesso va fatta principalmente risalire alla grave epidemia influenzale (la celebre “spagnola”) che imperversò in quelle settimane, con estrema virulenza, e la cui diffusione fu certamente favorita dalle condizioni di promiscuità nelle quali vennero a trovarsi migliaia di uomini indeboliti, malnutriti, scarsamente assistiti e concentrati in luoghi freddi.
Intorno a questa vicenda, a seguito della smobilitazione e, dopo, dall’avvento del fascismo, calò un completo e imbarazzato silenzio, rotto solo da poche voci che sapevano o che avevano visto.
Gli 861 militari deceduti facevano parte dei circa 270.000 ex prigionieri di guerra italiani, rientrati in patria dopo l’armistizio firmato il 3 novembre 1918 a Villa Giusti. Su di loro, come dicevo prima, dopo lo sfondamento di Caporetto, gravava il sospetto della diserzione, alimentato dalle versioni ufficiali ampiamente (e abilmente) propagandate dalle autorità, desiderose di nascondere le responsabilità, enormi e personali, al limite del criminale, di molti generali incompetenti.

In Emilia Romagna gli ex prigionieri furono internati in tre grandi campi di concentramento: a Mirandola (Modena), Castelfranco Emilia (allora sotto la giurisdizione di Bologna) e Gossolengo (Piacenza). Tra il novembre 1918 e il gennaio 1919, in un inverno particolarmente rigido, i militari vissero all’interno di edifici pubblici o privati, ma anche in stalle, fienili e tende sulle rive dei fiumi, scarsamente riforniti di vestiario e cibo, in condizioni igieniche totalmente inadeguate e costantemente esposti al pericolo di contrarre infezioni.
Per accogliere i soldati, che rimasero per giorni in attesa di inutili, e spesso brutali, interrogatori, furono utilizzate strutture sanitarie preesistenti ma anche nuovi impianti sanitari e logistici, per fare fronte a un numero di rimpatri che, con il passare dei giorni, si fece sempre più difficile da sostenere. Soltanto a seguito delle denunce della stampa, delle pressioni di alcune personalità politiche e delle ripetute lamentele delle autorità locali, assalite da abitanti del posto che non sopportavano "la puzza e la visione" di quegli sventurati, la loro sorte venne lentamente migliorando.
L’idea di concentrare questa enorme massa di ex prigionieri (nelle stesse zone delle retrovie che un anno prima avevano ospitato gli sbandati di Caporetto) fu una precisa scelta dei vertici politico-militari italiani. Secondo questi ultimi, infatti, il ritorno a casa dei “morti ambulanti” (come un testimone li definì) andava ritardato, anche a costo di nuove sofferenze.

Essi andavano interrogati al fine di accertare le cause della loro cattura e per sottoporli ad eventuali procedimenti penali, nel caso le modalità della cattura fossero risultate sospette.
Per le autorità militari, questa necessità divenne prioritaria rispetto all’urgenza di curarli, sfamarli e rivestirli dopo anni di privazioni patite in guerra e nei campi di concentramento austro-tedeschi, anche per il timore della diffusione delle nuove idee bolsceviche con le quali essi potevano essere entrati in contatto. Nel sollecitare un miglioramento delle condizioni morali e materiali dei campi, il Presidente del Consiglio, Vittorio Emanuele Orlando, scrisse infatti che si trattava di “uomini che poi si spargeranno in ogni parte del Paese, e dipende da noi farne apostoli di patriottismo o germi di dissolvimento”

Anche in questo, pertanto, oggi l'Ucraina ci insegna cosa sia davvero "accogliere" i propri compatrioti di ritorno da una guerra o dalla prigionia.

NOTA: a proposito di Katyn, invito tutti a vedere il capolavoro omonimo di Andrzej Wajda, film, scomodo, doloroso, ma di una bellezza struggente, con attori straordinari e un realismo impressionante (fedelmente tratto da "Post Mortem", il taccuino dei ricordi trovato addosso ad un maggiore assassinato dai russi in quell'occasione) bandito in Russia e diffuso pochissimo anche nel resto del mondo, proiettato in Italia solo a Torino, in occasione di un film festival del 2008.

Un colossale e granitico atto di accusa ai crimini russi che anticipava di poco ciò che i russi stessi, ripeteranno in Ucraina oggi.
Andrzej Wajda, il cui padre fu assassinato a Katyn, combattè con l'Armia Krajowa (qui sotto il suo logo) contro i nazisti e scelse la via narrativa del cinema per dedicare al suo paese la Memoria storica di ciò che subì._

Da Facebook 13 aprile 2025

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 inserito:: Aprile 20, 2025, 12:03:14 am 
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AI Overview

Le api e i loro segreti sono vasti e affascinanti. Sono insetti sociali con una struttura complessa, capaci di comunicare attraverso feromoni, ronzii e vibrazioni, e di apprendere e ricordare esperienze. La loro capacità di impollinare le piante è cruciale per la biodiversità e la produzione alimentare, e producono anche miele, un alimento prezioso.
Ecco alcuni aspetti chiave:

    Organizzazione sociale:
    Le api vivono in alveari con una struttura gerarchica, con la regina, le operaie e i fuchi che svolgono ruoli specifici.


Comunicazione:
Le api si comunicano attraverso feromoni, ronzii e movimenti di danza, che trasmettono informazioni sul cibo, sul pericolo e sulla posizione del nido.
Intelligenza e memoria:
Le api sono capaci di apprendere e ricordare, come dimostrato dalla loro capacità di riconoscere volti umani e di orientarsi nel territorio.
Impollinazione:
Le api svolgono un ruolo fondamentale nell'impollinazione delle piante, contribuendo alla produzione di frutta, verdura e altri prodotti agricoli.
Produzione di miele:
Le api producono miele, un alimento naturale ricco di nutrienti e con proprietà benefiche per la salute.
Sostenibilità:
La loro funzione nell'impollinazione e nella produzione di miele è cruciale per la sostenibilità ambientale e alimentare.

In sintesi, le api sono un modello di organizzazione sociale, comunicazione e capacità cognitive che merita di essere esplorato e protetto.

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 inserito:: Aprile 19, 2025, 06:48:14 pm 
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Pinù Chiari

Mario Pedica

BRAVO ADRIANO, CONDIVIDO
Dovremmo togliere le sanzioni alla Russia.                                                                                                         
Dovremmo aiutare Trump e Putin a fermare la guerra in Ucraina.                                                           
Dovremmo trattare sui dazi con Trump come faranno gli altri Paesi.
Dovremmo riprendere a importare gas direttamente dalla Russia.
Ascolto Elly Schlein e mi rendo conto che il sole picchia anche a primavera.
I dazi sono un disastro. Crollate le borse. Dai grandi crolli borsistici il mondo si è sempre ripreso e si spera che la bufera passi in fretta. Tutti i rappresentanti di governo vogliono parlare con Trump per trovare una soluzione. Si troverà. Ma le armi, gli eserciti e le guerre producono devastazioni irrimediabili con milioni di morti. 
Queste le parole di Elly Schlein: “Difesa comune sì, riarmo no” “Esercito europeo sì, riarmo no”. In altre parole vuole un'Europa che si difenda e per questo si deve armare, ma anche no… E pensare che non è nemmeno abbronzata. Con questa dichiarazione sembra Biden che stringe la mano al vento o che vuole uscire da una porta che non c’è. E il gran caldo non è ancora arrivato.
Putiniano o filorusso io non lo sono, ma c’è un fatto storico del quale tutti, anche le nuove generazioni dovrebbero essere consapevoli. Nel 1962 i sovietici avevano istallato dei missili a Cuba e gli americani non tolleravano che a poca distanza da casa loro potessero esserci armamenti nucleari sovietici. Iniziò un braccio di ferro che portò il mondo sull’orlo della catastrofe nucleare. In caso di conflitto gran parte dell’umanità non sarebbe sopravvissuta. Solo la lungimiranza di due grandi capi di Stato, Nikita Kruscev e John Fitzgerald Kennedy evitò il peggio.
Si accordarono all’ultimo momento sulla base di un compromesso: entrambi non ascoltarono il parere dei rispettivi consiglieri e decisero di fidarsi l’uno dell’altro. Con un accordo segreto tra loro, Kruscev ordinò alle navi che trasportavano nuovi missili a Cuba di invertire la rotta; e in cambio ebbe da Kennedy la rassicurazione che avrebbe tolto dalla Turchia i missili istallati dagli americani. Nonostante le televisioni parlassero dell’argomento, solo pochi sapevano del reale rischio che l’umanità stava correndo. E solo pochi sapevano dell’ordine imminente di una guerra nucleare.
Nemmeno Fidel Castro era informato delle reali decisioni che, sia pure prese all’ultimo momento, salvarono Cuba e il resto del mondo. Il 27 ottobre 1962, un U2 fu abbattuto sopra Cuba, mentre una forza di invasione era pronta a lasciare le coste americane per l’isola. Nella notte tra il 27 e il 28 la decisione era tra la guerra e la pace. Prevalse la ragione. Grazie a Kruscev e a Kennedy i cittadini di tutto il mondo poterono proseguire la loro vita. 
Oggi la Russia è circondata da basi Nato. In questi giorni al Parlamento Europeo hanno votato a favore del ReArm Europe: Fratelli D’Italia e Forza Italia, astenuta la Lega; ma quelli della sinistra che per anni hanno tenuto i cartelli in mano e che in tutte le piazze gridavano Pace, hanno votato a favore della guerra in Ucraina fino alla vittoria militare contro la Russia. (Auguri!). Hanno votato anche a favore degli investimenti nella difesa fino al 3% del PIL, per la guerra. Si tratta di scombinati della politica italiana: Stefano Bonaccini, Giorgio Gori, Dario Nardella (particolarmente inutile), Antonio De Caro, Matteo Ricci, Nicola Zingaretti, Lucia Annunziata, Sandro Ruotolo, Annalisa Corrado, Pierfrancesco Maran, Camilla Laureti, Giuseppe Lupo, Pina Picerno, Irene Tinagli, Raffaele Topo, e Alessandro Zan.
Questa accozzaglia di parolai e di guerrafondai va ricordata nelle urne e non solo, assieme a tutti quelli che ci vogliono armati gli uni contro gli altri. Nessuna vittoria militare ha mai vinto veramente. Ricordate: “Se Atene piange, Sparta non ride.” Putin, Trump, Zelensky: senza mediazione non si torna alla clava, si passa all’atomica. E di fronte all’atomica, Schlein e Von Der Truppen, non c’è esercito europeo che tenga.
Adriano Primo Baldi

da facebook del 10 aprile 2025

Mestatori?!

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 inserito:: Aprile 19, 2025, 06:44:10 pm 
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Gianni Gavioli
SOCIALESIMO: PRIMA LA DEMOCRAZIA, POI IL SOCIALISMO DI POPOLO.
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Rileggere gli errori del passato non aiuterà ad IMPEDIRNE NEL FUTURO.
Con le Persone Attive, Protagoniste del Sistema e gli Altri Esseri Umani partecipi non oltre l'Essenziale necessario alla Comunità, é la costruzione Sociale Socialista che deve essere ridisegnata, sin dalla Base, cominciando dalle fondamenta etiche attualizzate e dai pilastri della morale rinforzati contro il nuovo Imperialismo IngannaCervelli.
Il Socialismo di Popolo concretizzato nella Realtà Sociale, soltanto dopo la realizzazione di una Democrazia Autorevole, deve trovare tracce già ben disegnate e spazi già preparati per un Percorso di Vita “dalla Culla alla Tomba” senza che i risultati creino complessi di condizionamento della personalità, nel nostro modo di pensare, sentire e comportarsi, che deve restare una singola caratteristica innata e immutabile da fattori esterni.     
ggg

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 inserito:: Aprile 19, 2025, 11:41:16 am 
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Gli algoritmi di Zuckerberg si ciberanno di noi. Come già fanno tutti i giorni, da anni

Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
06:49 (4 ore fa)
a me

https://www.editorialedomani.it/tecnologia/meta-usa-dati-post-intelligenza-artificiale-facebook-zuckerberg-polemiche-paure-ea1srheb
 

 79 
 inserito:: Aprile 18, 2025, 12:01:15 am 
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    Il Quotidiano
   Arlecchino Euristico
 
Meloni da Trump interrompe la traduttrice: "Non ho parlato di percentuali per la difesa"

"Mi è stato chiesto se abbiamo deciso e io ho detto che l'Italia sta raggiungendo il 2 per cento, non abbiamo specificato le percentuali ma siamo consapevoli che la difesa è importante per il futuro". Così la premier Giorgia Meloni nell'incontro allo Studio Ovale con Donald Trump interrompendo la traduttrice della Casa Bianca che stava riferendo in inglese quanto detto poco prima rispondendo in italiano a una domanda dei giornalisti presenti..

Reuters
17/04/2025 01:22

https://www.lastampa.it/politica/2025/04/17/video/meloni_da_trump_interrompe_la_traduttrice_non_ho_parlato_di_percentuali_per_la_difesa-15107973/

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 inserito:: Aprile 17, 2025, 11:56:36 pm 
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    Il Quotidiano

Politica
 
Meloni a Trump: "Sono qui per invitarla in Italia, sono sicura che possiamo raggiungere un accordo "

"Sono sicura che possiamo raggiungere un accordo. Sono qui per aiutare. Penso che la strada migliore sia parlare con franchezza delle necessità di ciascuno e cercare una mediazione", così Giorgia Meloni a Donald Trump prima del pranzo di lavoro nella Cabinet Room della Casa Bianca, durante la sua visita a Washington. La presidente del Consiglio italiana ha anche invitato il presidente americano a una visita ufficiale in Italia.

Reuters
17/04/2025 00:46

https://www.lastampa.it/politica/2025/04/17/video/meloni_a_trump_sono_qui_invitarla_in_italia_sono_sicura_che_possiamo_raggiungere_un_accordo_-15107319/

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