LA-U dell'OLIVO
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 inserito:: Novembre 03, 2024, 07:07:47 pm 
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Fondazione   4 dicembre 1989 (coalizione)
8 gennaio 1991 (partito)

Ideologia   Populismo di destra[4][5]
Regionalismo[6][7]
Conservatorismo[8][9]
Anti-globalizzazione[10]
Sovranismo[11]
Partito pigliatutto[12][13][14]
Nativismo[15][16][17][18][19]
Anti-islamismo[20]
Protezionismo[21]
Identitarismo[22]
Euroscetticismo[23][24]
Federalismo[25][26]
Storicamente:
Indipendentismo padano[27][28][29][30][31]
Anti-meridionalismo[32][33]
Settentrionalismo
Liberismo[34][35]

Collocazione   Attualmente (dal 2013):
Destra[36][37]/Estrema destra[38][39][40][41][42][43][44][45]
In passato:
Trasversale (1989-1999)
Centro-destra (1999-2013)

Coalizione
Polo delle Libertà (1994-1995)
Casa delle Libertà (2000-2008)
Centro-destra 2008 (2008-2011)
Centro-destra 2013 (2013)
con DF (2014)
Centro-destra 2018 (2018)

Partito europeo
Patriots.eu

Affiliazione internazionale   The Movement


Testata   la Padania (1997-2014)[46]
   il Populista[47] (2016-2020)[48]

Organizzazione giovanile   Movimento Giovani Padani (1991-2018)
         Lega Giovani (dal 2018)

Iscritti   122 000 (2013)
Colori        Verde
Slogan   "Prima gli Italiani!"[49][50]
   In precedenza: "Prima il Nord!"[51]

Sito web   www.leganord.org.
----------------------------------------------------

Ideologia   Populismo di destra[3][4][5]
Regionalismo[3]
Sovranismo[6]
Conservatorismo sociale[5]
Euroscetticismo[4][5] Identitarismo[7]

Collocazione   Destra[8]/
Destra radicale[9]/
Estrema destra[4][10][11]

Coalizione
Centro-destra 2018 (2018-2022)
Centro-destra 2022 (dal 2022)

Partito europeo
MENL (2017-2019)
Patriots.eu (dal 2019)

Gruppo parl. europeo
ENL (2017-2019)
ID (2019-2024)
Patrioti per l'Europa (dal 2024)

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 inserito:: Novembre 03, 2024, 07:05:10 pm 
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17 Gennaio 2020
Nuove forme di negazionismo Vecchia volpe Salvini: si professa amico di Israele, così può dare dell’antisemita a tutti gli altri

Carmelo Palma
Una mossa strategica quasi perfetta: riciclando i materiali dell’antisemitismo, lo statista del Papeete li ribalta, per suffragare la tesi della sostituzione etnica, mentre si mette al riparo da qualsiasi accusa anti-ebraica
Per smentire che l’opposizione alla Commissione Segre fosse motivata da forme di intolleranza religiosa, Salvini ha invitato l’anziana senatrice a vita a partecipare al convegno “Le nuove forme dell’antisemitismo”, che la Lega ha tenuto ieri in Senato, per lanciare una grande “campagna in difesa di Israele”.
Liliana Segre ha declinato l’invito per impegni precedenti e ha dichiarato di apprezzare l’iniziativa, ma anche di ritenere «che non si debba mai disgiungere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose. Questa visione mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spingono tanti a indirizzare la propria rabbia verso un capro espiatorio, scambiando la diversità per minaccia».
La senatrice Segre ha colto il punto. Oggi esiste un duplice utilizzo strumentale della “questione ebraica”. Uno è quello volgarmente cospiratorio, che in linea con una tradizione politico-culturale a lungo rimossa, ma non superata e ora riemergente, addebita agli ebrei e allo stato ebraico, semplicemente, la responsabilità di tutto il male del mondo. Ne esiste un secondo, più sottilmente dissimulato, che dissolve nell’amicizia incondizionata con lo Stato e il governo di Israele ogni sospetto di antisemitismo e giustifica, come forme tutto sommato diverse, e quindi legittime, altre forme di intolleranza o di vera e propria criminalizzazione della diversità etnico-religiosa.
Alla prima categoria appartengono i politici e i propagandisti della destra e della sinistra sovranista (e in Italia anche della palude antipolitica grillina), che riesumano panzane storiche come i Protocolli dei Savi di Sion e alimentano il sospetto verso gli ebrei e verso Israele come fenomeni troppo “irregolari” e influenti nella storia del mondo per non nascondere qualche inconfessabile segreto.
Alla seconda categoria appartengono i politici del sovranismo meno ingenuo e più, per così dire, “adulto”, che riciclano i materiali dell’antisemitismo e del negazionismo nazista, come il fantomatico Piano Kalergi, in funzione non anti-ebraica, ma xenofoba e nazionalista, per ribaltare il progetto di dominio del mondo, storicamente addebitato al popolo ebraico, su massonerie internazionali apolidi e cosmopolitiche, impegnate a usurpare la legittima sovranità degli stati nazionali e a “genocidare” demograficamente le maggioranze bianche del Nord del mondo.
A questa seconda categoria appartiene Salvini («È in corso un’operazione di sostituzione etnica coordinata dall’Europa»; «la sinistra, a livello mondiale, ha pianificato un’invasione, una sostituzione di popoli») e presto, con un po’ di intelligenza, potrebbe iscriversi anche Meloni, che ha già imparato il gioco, se ha rintuzzato la critica al suo volgare attacco contro “l’usuraio” Soros per un finanziamento al partito di +Europa, sostenendo che, poiché “l’usuraio” è persona sgradita anche al governo israeliano e al premier Netanyahu, non poteva certo il suo attacco essere giudicato antisemita, pur essendo rivolto ad un ebreo.
D’altra parte sono ormai molti i leader politici internazionali che scambiano il tributo a Israele e alle sue scelte con una patente di rispettabilità politico-religiosa offerta dal governo Netanyahu. E il fatto che il governo israeliano, interessato a incassare sostegni un tempo impensabili, sorvoli allegramente sulla effettiva rispettabilità dei suoi interlocutori e sia disposto a ricevere con tutti gli onori perfino uno come Duterte, che si era orgogliosamente paragonato a Hitler, spiega come questa strada continuerà a essere battuta da qualunque nazionalista interessato a lavare la propria immagine da macchie di intolleranza.
Una analoga strada, abbastanza incredibilmente, sta per essere inaugurata ufficialmente anche dall’Afd, in cui alcuni esponenti, proprio per diluire posizioni negazioniste e antisemite di altri, dichiarano un sostegno incondizionato all’esistenza e alla sicurezza di Israele e al suo attuale governo.
Non c’è dubbio che questa politica di scambio risponde, in larga misura, anche a interessi e strategie interne allo stato ebraico. Non di legittimazione degli interlocutori “impresentabili”, ma di allargamento della rete di relazioni e di sostegni di un paese che sembra avere scelto il nazionalismo anche come reazione a quel senso di angoscioso isolamento politico patito per decenni da un’Europa formalmente amica, ma sostanzialmente inservibile per le sue strategie di sicurezza. Se il prezzo di tutto questo è stato anche quello di crescenti incomprensioni con la comunità ebraica internazionale, Israele deve averlo messo preventivamente nel conto.
Ma sul conto dell’Europa sovranista sta la trasformazione dello stato ebraico, al di là della sua effettiva realtà sociale e civile, in un modello dell’esclusivismo etnico-religioso e in una sorta di terra promessa dell’intolleranza nazionalista. Che è in fondo un’altra delle immeritate caricature mostruose a cui gli ebrei e Israele sono stati condannati nella loro storia.
Sui nostri lidi toccherà poi assistere al rovesciamento parodistico della polemica, con Salvini e qualunque sovranista pronto a dare dell’antisemita a chiunque dica su Netanyahu le stesse cose che dice Benny Gantz e alla fine a insegnare l’ebraismo “politicamente corretto” pure a Liliana Segre. Si può dare dell’orango a Cecile Kyenge, ma al riparo di ogni accusa di razzismo, grazie all’amicizia di ferro con Netanyahu.
Da - https://www.linkiesta.it/2020/01/salvini-segre-convegno-antisemitismo-israele/

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 inserito:: Novembre 03, 2024, 07:02:16 pm 
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Critiche dalla destra a Scanzi.

Occorre rifrescargli la memoria.
Scanzi, SOMARO, prendi carta e penna:

Alianiello
Aron
Auden
Babel’
Barrès
Benn
Bernanos
Berto
Bloy
Borges
Brasillach
Brodskij
Bulgakov
Burckhardt
Burke
Buscaroli
Carlyle
Cattabiani
Céline
Chateaubriand
Cioran
Claudel
Corradini
Corridoni
Croce
Cuoco
Cvetaeva
D’Annunzio
De Benoist
De Bonald
De Felice
De Maistre
De Sivo
Del Noce
Donoso Cortès
Drieu La Rochelle
Dugin
Dumezil
Elías de Tejada
Eliot
Ernst von Salomon
Evola
Finkielkraut
Florenskij
Forster (E. M.)
Gadda
Gentile (Giovanni)
Gentile (Panfilo)
George (Stefan)
Gide
Giuliotti
Gómez Dávila
Guareschi
Guenon
Haller (von)
Hamsun
Heidegger
Herman Hesse
Houellebecq
Ionesco
Jouhandeau
Jünger
Kirk
Klages (Ludwig)
Koestler
Lamennais
Landolfi
Lewis (C.S.)
Longanesi
Malaparte
Malraux
Mandel’stam
Mann
Marai
Marinetti
Mauriac
Maurras
Mishima
Moeller van den Bruck
Montale
Montherlant
Mosca (Gaetano)
Musil
Nabokov
Oriani
Ortega y Gasset
Orwell
Palazzeschi
Papini
Pasternak
Pessoa
Pirandello
Ploncard d’ Assac
Pound
Prezzolini
Rand
Rivarol
Romeo
Rothbard
Salamov
Salomon (von)
Schmitt
Scruton
Soffici
Solzenicyn
Sombart
Spengler
Spirito
Tolkien
Tomasi di Lampedusa
Tönnies
Ungaretti
Unamuno
Vogelin
Weil
Wolfe (Tom)
Yeats
Zolla (Elémire)
Gabriella Giudici

La destra italiana è così analfabeta che non può certo pretendere di avere D'Annunzio tra i suoi antecedenti.

       Rispondi

Eleonora Federici
Gabriella Giudici Dubito che l'attuale ministro della cultura, nonostante le sue scenette da dandy, o la premier stessa riescano a capire un solo verso di D'Annunzio...

da FB   

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 inserito:: Novembre 02, 2024, 06:02:29 pm 
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Avanti così
Lo strazio dell’alleanza Pd-M5s finirà come al solito, cioè mai

Tutti i giornali dedicano anche oggi ampio spazio al Movimento 5 stelle, al suo dibattito interno, chiamiamolo così, e ai suoi rapporti con il Partito democratico. Da dove Elly Schlein e il resto del gruppo dirigente, con qualche minima differenza di tono e di posizionamento tattico, insistono nella strategia del corteggiamento perseguita negli ultimi sei anni – riassumibile nello slogan: se non ti metti con me mi ammazzo – com’è del resto comprensibile che facciano, oramai, a poche settimane dal voto in Umbria ed Emilia-Romagna. Meno comprensibile è che dopo sei anni in tanti ancora si stupiscano delle ambiguità e delle giravolte di Giuseppe Conte, sommariamente ma sempre utilmente ricapitolate oggi da Marco Imarisio sul Corriere della sera. Da quella notte del 4 marzo 2018 in cui Davide Casaleggio e Luigi Di Maio si chiudono in una stanza per decidere con chi provare a governare, con lui che entra e dice: «Se volete, sento i miei amici del Pd», e tre mesi dopo è al governo assieme a Matteo Salvini, con cui poco dopo firma ed elogia i decreti sicurezza che abolirà l’anno successivo (parzialmente e dopo molte resistenze, a dire il vero), nel suo secondo governo, quello con i «vecchi amici» del Pd, che in compenso cercherà poi di fregare nel voto sul capo dello stato, quando tratterà riservatamente con la destra (non sarà la prima né l’ultima volta) per portare Elisabetta Belloni al Quirinale. Nel 2018 si dice orgogliosamente «populista» (e in un’altra occasione anche «sovranista») ma l’anno dopo, davanti al pubblico della Festa dell’Unità, anche «progressista da sempre». Eppure, ancora in questi ultimi mesi, è forse l’unico «progressista» del pianeta a rifiutarsi di scegliere tra Le Pen e Macron, e persino tra Trump e Biden. L’elenco potrebbe proseguire, ma non c’è bisogno di farla tanto lunga, per spiegare lo sconcerto dei dirigenti del Pd e dei tanti sostenitori, nel centrosinistra, dell’alleanza con Conte, di fronte ai suoi continui ripensamenti: chi l’avrebbe mai detto? In altre parole, la mia personale profezia su come finirà questa storia è semplicissima: non finirà mai. Andrà avanti esattamente così almeno fino alle prossime politiche.

Per capire Conte e i suoi basta vedere come giocano con le parole (tipo «progressista», ormai del tutto desemantizzata)
Convinto come sono che per sapere cosa pensi – o forse, meglio, cosa penserà Conte – si debba leggere il Fatto quotidiano (proprio come, per sapere cosa pensi Giorgia Meloni, si dovrebbe leggere la Verità) mi sembra giusto però segnalare anche l’editoriale con cui oggi Marco Travaglio risponde alle obiezioni dei lettori sul suo articolo di ieri, dedicato, si sarebbe detto una volta, alle lezioni del voto in Liguria. Il succo di entrambi i pezzi, indovinate un po’, è che Conte fa bene a tenere a distanza il Pd e anzi fino alle prossime politiche dovrebbe escludere qualunque alleanza a priori con il centrosinistra («si decide caso per caso»). Ma il passaggio davvero illuminante mi pare il seguente. «Conte non ha stretto alleanze organiche col Pd: diversamente da qualche smemorato dei suoi, non ha neppure applicato ai 5Stelle l’etichetta di centrosinistra. Nello Statuto approvato dagli iscritti, li ha definiti “progressisti”: l’opposto dell’attuale Pd, refrattario a ogni cambiamento e nostalgico di Renzi». Come si vede, anche volendo tralasciare l’immagine psichedelica di un Pd, quello di Elly Schlein, Francesco Boccia e compagni, addirittura «nostalgico di Renzi», siamo ormai ben oltre i confini della post-verità. Con ogni evidenza, infatti, vale qui per «progressista» – parola ormai del tutto desemantizzata – ciò che in Alice nel paese delle meraviglie valeva per «gloria», che secondo Humpty Dumpty significava «un bellissimo e irrefutabile argomento». Perché, diceva, «quando io uso una parola significa semplicemente ciò che io voglio che significhi... né più né meno». E all’obiezione di Alice, secondo cui «la questione è se puoi far significare alle parole tante cose diverse», ribatteva con un argomento insuperabile e direi fondamentalmente politico: «La questione è sapere chi è il padrone, ecco tutto». Proprio così. Inutile perdere tempo coi dizionari. Alla fine si tratta solo di sapere chi comanda.

Leggi l’articolo di Mario Lavia su questo argomento

Crescita zero
Il complotto del Pil
«Una cosa è certa: nei prossimi mesi la premier Giorgia Meloni non potrà più dire che “l’Italia cresce più di tutti in Europa”, né che “cresce più della media europea” e neppure che “cresce più dei grandi paesi dell’Europa”. Perché, semplicemente, nell’ultimo trimestre l’Italia ha smesso di crescere», scrive il Foglio. «Per usare una trita, eppur efficace, figura retorica siamo tornati a essere il fanalino di coda dell’eurozona», osserva Carlo Cottarelli su Repubblica. Lo segnalo qui, in coda alla newsletter, a beneficio di quegli osservatori che ieri si domandavano come mai, all’indomani di una vittoria insperata come quella ligure, Giorgia Meloni avesse già ricominciato a parlare solo di complotti e congiure ai suoi danni, dalla magistratura ai sindacati, dalle opposizioni alla stampa.
  
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Decine di milioni di americani hanno deciso di ribellarsi al sistema politico in vigore da più di due secoli negli Stati Uniti e hanno scelto come leader Donald Trump. Il loro obiettivo è il sostanziale smantellamento della democrazia liberale nata dalla Rivoluzione americana. Di Robert Kagan

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Conoscere il contesto, la storia, le ragioni e i torti di uno scontro lungo decenni è fondamentale per individuare le soluzioni di uno dei temi più dibattuti e fraintesi del nostro tempo. Questo libro è una guida per fare ordine nel groviglio di imprecisioni, superficialità e falsi storici che inquinano la reale comprensione della questione israelo-palestinese.

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Direttore editoriale, Christian Rocca
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 inserito:: Novembre 02, 2024, 05:55:55 pm 
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CARTA D’IDENTITÀ Nome: Sophia Rita Eugenia Bellanza Data e luogo di nascita: Milano, 02/09/1996 Anni:20 Altezza: 1,66cm Occhi: Nocciola Capelli: Castani Segni particolari: 2 piccole cicatrici simmetriche ai lati degli occhi Animali domestici:2 gatti, Simba & Mya Segno zodiacale: Vergine

CURIOSITÀ Cosa fai nel tempo libero? Fino a poco tempo fa, volontariato nel Centro Anziani nel paesino nel quale vivo; ascolto musica durante quasi tutto l’arco del giorno mentre sbrigo faccende varie; adoro ballare soprattutto se si tratta di musica Reggae e Country; dipingo/disegno quando sono ispirata, spesso tele raffiguranti soggetti astratti; inizio a leggere libri con la consapevolezza che torneranno poi ad essere sommersi dalla polvere e…riempio il mio organismo di cibi poco nutrienti ma schifosamente buoni! Segui la moda? Ogni tanto
Come descriveresti il tuo look?
Domanda difficile
Casual, vintage(ma non troppo) sobrio e spesso stravagante, mi piace molto il colore ma tendo a vestirmi quasi sempre in nero.
Cosa ti diverte?
Ridere e far ridere; ascoltare e dare consigli; parlare con amici durante un aperitivo e arrivare senza neanche accorgersene a delirare; fare imitazioni, cantare insieme ad amici e sconosciuti, pulire con il volume della “musica a palla” e farmi riprendere dal vicinato che regolarmente batte pugni sulla parete; cucinare(benché siano rare le volte in cui mi ci metto); andare a fare shopping con le mamme delle mie amiche.
Qual è il tuo rapporto con il web? Ho scoperto da poco cos’è un “hashtag” (“potete solo immaginare”), non nego il fatto che mi piacerebbe iniziare a capire di più il mondo del web, specie quello dei “social”, ma solo per non sentirmi troppo estraniata e rimanere al passo con la società.
Cosa non sopporti?
L’ignoranza che spesso porta alla cattiveria, chi urla per sovrastare il proprio pensiero chi non ascolta il caos interiore che spesso esce in maniera distorta, il disordine in generale ma rispetto chi trova nel disordine il proprio ordine
Sogni nel cassetto?
Diventare una cantante e un giorno perché no anche canta/autrice! Studiare la musica, imparare tutto quello che si può sul come essere un vero artista e riuscire a mantenere solida la propria identità per essere inconfondibile. Cantare a fianco di Loredana Bertè Vivere in Africa a contatto con persone che ti insegnano a vivere la vita così per come si presenta e dar loro in cambio l’amore che è musica.
Sei innamorata?
Credo di essere in fase di innamoramento.
Il tuo colore preferito? Non ne ho uno in particolare adoro il nero ( l’assenza dei colori), accostati tra loro il rosso e il verde ( con le loro svariate tonalità), il giallo e il viola.
Sei superstiziosa?
NO
Il tuo luogo preferito?
Ne ho diversi Mi ha molto colpito la città di Venezia, Firenze e quest’anno per la prima volta ho visto una piccola grande meraviglia della Sicilia, Tindari. Un altro posto che mi piace particolarmente per la sua tranquillità è la baita vicino casa mia su una collina che fa parte delle Alpi Orobiche. Non l’ho mai vista da vicino, ma credo che una volta visitata diventerà l’Africa.
Una frase, una canzone, un libro, un film che ti accompagna o che ti rappresenta?
“Dedicato”( Loredana Bertè) “Io non ho paura”( Libro di Nicolò Ammaniti) “The Green Mile”(diretto da Frank Darabont) Friedrich Nietzsche (frasi) “ Senza la musica, la vita sarebbe un errore” “Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica.”
Un tuo personalissimo slogan: ScAndaloo!! IDENTIKIT MUSICALE
A che età hai cominciato a cantare?
Da piccola con il nonno ho iniziato a canticchiare; Con le mie sorelle(avevo appena sette anni) quando ancora abitavamo a Pioltello dove non mancava mai lo spettacolo della domenica in cui eravamo proprio noi le protagoniste della scena, li iniziai a cantare sulle tracce di Laura Pausini (Ps:”Non ditelo a nessuno”)
Raccontaci brevemente le tue esperienze musicali prima di X Factor.
Non ho avuto molte esperienze in realtà Sono stata in un agenzia di Milano (non ho ancora ben capito quale fosse la sua principale occupazione ) all’età di 15 anni dove per la prima volta chiesi a mia madre di accompagnarmi perché volevo dimostrarle quanto credevo nel mio sogno e quanto sarebbe stato fondamentale per me il suo sostegno per poterlo realizzare, ma andò male; Iniziai pian piano ad allontanarmi dal mondo della musica ,a dimenticare quanto fosse importante per me cantare come forma di liberazione. Persi le speranze, specie dopo l’ultima bastonata presa da parte di un “produttore” napoletano(un vero e proprio truffatore) al quale ho dato fior di quattrini per la realizzazione di un solo pezzo intitolato “ti amavo ma ti odiavo” sul quale non compare neanche il mio nome. L’autostima è di gran lunga calata da quel momento.
Suoni qualche strumento? Quale?
Nessuno strumento , ma credo di non essere male nel suonare il pianoforte.
C’è qualcuno che non ha mai smesso di credere in te?
Sì, una persona in particolar modo Michela, amante e ascoltatrice di buona musica, una signora che mi ha cresciuto e mi è stata sempre vicino specialmente dopo il mio trasferimento in un altro paesino nel quale mi sono trovata totalmente spaesata, mi ha sempre sostenuto e caricato specie nei momenti di scoraggiamento nei confronti del mondo della musica ; Anche la mia attuale famiglia crede fermamente in me e nella mia passione, tutt’ora continua a darmi coraggio per raggiungere il mio vero ed unico obbiettivo nella vita.
Un concerto per te memorabile: 3 luglio 2016 nello Stadio di San Siro, il concerto di Bruce Springsteen Cosa ti piacerebbe si dicesse di te come artista?
Mi piacerebbe si dicesse che il mio vero ed unico linguaggio è quello del canto e mediante questo riuscire a comunicare/trasmettere emozioni che possano essere di sostegno a tutti coloro che ascoltano le mie canzoni.
Cavalli di battaglia (uno in italiano e uno in lingua straniera). “Fever”(Peggy Lee);”Sally” ( Vasco rossi) Canzone portata alle Audizioni: “Baby can I hold you”di Tracy Chapman.
Il voto che ti dai come cantante?
 Da 1 a 10, non più di 7 (c’è ancora tanto da apprendere e mettere in pratica)
Le cinque canzoni più importanti della tua vita: “Qualcosa che non c’è”(Elisa) “Wash” (Bon Iver) “She used to love me a lot”(Johnny Cash) “You wish”(Nightmares On Wax) “Water of Love”(Dire Straits)

Da - https://xfactor.sky.it/info/2017/rita-bellanza-x-factor-2017

 76 
 inserito:: Novembre 02, 2024, 05:40:33 pm 
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ALEXIS DE TOCQUEVILLE. La democrazia in America e altro.

da - https://it.m.wikipedia.org/wiki/Alexis_de_Tocqueville

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 inserito:: Novembre 02, 2024, 11:53:40 am 
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10 maggio 2010

LEGHISMO E FASCISMO
di Franco D’Alfonso

Copia
________________________________________
Quando si parla e si pensa alla Lega Nord non si dovrebbe perdere di vista qual è la sua ragione sociale originaria, alla quale è rimasta sempre fedele: è un partito secessionista e razzista, che si sviluppa nelle osterie di provincia e nelle “curve” degli stadi pedemontani. E’ l’alito cattivo del Nord razzista, quello di chi pensa che i “terùn” sono scansafatiche, ladri e protetti dallo Stato, che è controllato da loro; è quella di “Roma ladrona”, evoluzione antistatalista che permette di inglobare nella protesta lumbard anche gli immigrati elettori e residenti nonostante abbiano ancora un accento del Sud.
La Lega nasce nelle valli e nelle zone pedemontane, dove i meridionali sono quasi sempre impiegati pubblici, mentre imprenditori, artigiani e lavoratori sono in stragrande maggioranza lombardi, a differenza della realtà urbana della grande Milano, dove l’immigrazione determinata dalla grande industria ha scritto una storia comunitaria radicalmente diversa. Le parole d’ordine rozze e volgari che poggiano su un’analisi sociale ed economica quantomeno altrettanto di lana grossa attecchiscono nelle province dove le comunità sono rimaste chiuse, tutto campanile e lavoro, cuore della Lombardia “bianca” che ha delegato la propria rappresentanza alla Dc che con i voti dei curati di campagna sosteneva il riformismo dei professori della Cattolica .
Bossi s’incunea prima nei gruppi sociali e nelle sacche di emarginazione giovanile della provincia lombarda che Chiesa e partiti non riescono a coprire per intero, reclutando quella che costituirà la “base” dura e pura che, nei momenti di difficoltà, verrà utilizzata in maniera spregiudicata e quasi spietata, lanciata indifferentemente contro avversari politici – i partiti al potere, Dc e Psi in primis– come contro i “traditori” – i dissidenti anche solo potenziali, come il cognato di Bossi cofondatore della Lega Lombarda, allontanato a legnate non metaforiche. Questi leghisti della prima ora svolgono per il movimento di Bossi la stessa funzione fondativa e identitaria che ebbero gli squadristi per il fascismo, movimento con il quale ha molte analogie, a partire dalla mancanza di qualsiasi ideologia o progetto politico originario: proprio questa mancanza di vincoli “culturali” permette a Bossi oggi, come fu per Mussolini nel Ventennio, di assumere di volta in volta posizioni qualificabili come di destra o di sinistra senza per questo perdere in originalità e indipendenza. Mussolini il mangiapreti locupleta il Vaticano con il Concordato e diventa l’uomo della Provvidenza, Bossi il celtico si trasforma in Crociato quando opportunità politica richiede, entrambi senza pagare alcun dazio all’altare della coerenza politica e culturale.
L’equivalente del “boia chi molla” che chiamava all’azione quanti in grado di opporsi con le armi alla “sovversione rossa” è il “padroni a casa nostra ” che è stata e rimane la stella polare della politica leghista. Sotto quest’ombrello la Lega si allarga al ceto professionale e artigianale che con la crisi degli anni ottanta si sente trascurato dalla Dc, che si ritiene si sia sbilanciata verso le clientele del Sud per arginare l’avanzata “rossa” delle grandi città: il tacito patto che prevedeva una tollerata evasione fiscale per questi ceti in cambio di una stabilità elettorale straordinaria (il voto in Lombardia ha lo stesso andamento per tutto il Novecento, perfino nelle consultazioni dell’inizio del Ventennio fascista) salta con la crisi di fine anni ottanta e con l’esplodere della spesa pubblica .
La Dc e i partiti della prima Repubblica diventano estranei, non più in grado di tutelare gli interessi del “Nord” e “Roma ladrona” prima, Tangentopoli poi diventano la giustificazione “morale” per la rivolta antistatalista ( e l’evasione fiscale sistematica ) che la Lega di Bossi è pronta ad incarnare. Questa seconda ondata leghista porta a quello che verrà definito il “radicamento” territoriale della Lega, vale a dire centinaia di amministratori locali, sindaci e assessori che “conquistano” municipi su municipi da ormai più di dieci anni, almeno tre tornate elettorali amministrative, tanto da far pensare all’esistenza di un “modello”. Nella realtà gli amministratori leghisti sono tutto tranne che un nuovo “modello”: se si eccettuano alcune figure folcloristiche e di nessun impatto duraturo, gli amministratori della Lega hanno le stesse caratteristiche della vecchia classe dirigente democristiana locale, costruita con la presenza, l’ascolto e la vicinanza con i cittadini, non con le alzate d’ingegno particolari. La Lega però, a differenza della Dc, resta un partito saldamente nelle mani del leader governato da pochi fedelissimi in perenne lite fra loro (altra analogia con il Pnf ) che controlla tutto e impedisce la degenerazione della corruzione personale e locale, mantenendo un’immagine di estraneità al “sistema” a dispetto di casi come la “Banca del Nord” o dei soldi della Montedison in piena Tangentopoli “restituiti” con il famoso “fiasco” del “pirla” Patelli.
La stessa ragione sociale permette la virata dai “terroni” ai “negri”, intestandosi la battaglia per la sicurezza che porta la Lega a occupare lo spazio che in Francia è di Le Pen e in Italia viene lasciato libero dall’evoluzione della destra dell’Msi che con Fini percorre la via della “istituzionalizzazione”. Ancora una volta, la spregiudicatezza della Lega permette la conquista di nuovi consensi, soprattutto nei ceti popolari, tra gli anziani e tra le donne, quelli più sottoposti al disagio della convivenza con i “diversi” e molto presto alla concorrenza sui servizi sociali più che sul lavoro dei nuovi arrivati. Mentre la sinistra dimostra di non capirci nulla, soprattutto perché decapitata con Tangentopoli del suo gruppo dirigente riformista al Nord, la Lega continua a declinare il suo “mantra”, “padroni a casa nostra” sul terreno del welfare, appropriandosi in qualche modo delle conquiste socialdemocratiche e facendone una propria bandiera: le pensioni, diventate “quelle dei lavoratori del Nord”, non si toccano, così come la casa, l’assistenza sanitaria e tutto il welfare che è in crisi perché la sinistra “lo vuole dare anche agli extracomunitari”. E’ per questo che mancano i soldi, che sono “nostri” e basterebbero se tutto questo fosse solo per “quelli del Nord”.
Come già successo con il fascismo, il leghismo appare come rivoluzionario pur essendo il gendarme della conservazione e dell’arretratezza culturale e politica e viene arruolato dalla destra “borghese” nell’illusione di essere utilizzato e controllato. Certo anche la Lega ha messo in campo alcune individualità politiche di buon rilievo, in campo ministeriale e parlamentare, finendo per apparire come meglio attrezzata rispetto all’armata Brancaleone radunatasi intorno al predellino di piazza San Babila, riuscendo a lucrare più di un consenso alle ultime elezioni regionali per avere avuto un’immagine di maggior affidabilità e perfino di serietà nell’ambito del centrodestra ed è in grado oggi di candidare a cariche prestigiose gente dignitosa come Luca Zaia piuttosto che l’impalpabile Zanello, il primo presidente della Regione Lombardia leghista che c’è già stato e di cui nessuno si ricorda.
Ma l’anima della Lega, quella che fa il suo successo elettorale e che le da’ il ruolo politico determinante per la maggioranza di centrodestra è quella originaria: i voti leghisti non sono portati dal ministro sassofonista Maroni, sono raccattati dall’ultrà Salvini che dice di voler ” stanare i clandestini casa per casa”. E questo lo sa bene uno degli architetti dell’alleanza politica di centrodestra come Giulio Tremonti che in quello che è stato probabilmente il comizio decisivo per la vittoria in Piemonte si è rivolto alla folla gridando; ” Noi non leggiamo libri, mangiamo agnolotti e amiamo la nostra terra. Gli “altri” stanno nei salotti, mangiano kus kus e vanno all’estero”. La grevità ha pagato e la Lega ha conquistato la presidenza, vincendo in tutte le province tranne che a Torino città.
Il motivo per il quale la Lega non sfonda elettoralmente a Torino come Milano, dove continua ad avere percentuali inferiori del 50% perfino rispetto ai comuni limitrofi, non è organizzativo (la Lega prende oltre il 30 % in decine di Comuni lombardi dove non si è mai visto un tizio in marsina verde nemmeno in fotografia), ma è socio culturale: in città un movimento che “vien giù con la piena” non convince appieno la borghesia cittadina che può pensare di “usarla”, ma mantiene il suo consenso alla destra oggi incarnata da Berlusconi. E del resto a Milano nemmeno quando si votò con la legge Acerbo alle ultime pseudoelezioni permesse dal regime fascista la destra ottenne la maggioranza, unica città nella quale il “listone” si fermò addirittura al di sotto della percentuale pur bassa necessaria per ottenere il premio di maggioranza.
Il consenso urbano della Lega, che si ferma al 10%, è costituito da operai sindacalizzati e dalle loro famiglie, gli stessi che hanno ancora in tasca la tessera Cgil e votavano per il Pci, perché la Lega riprende le posizioni e le politiche “contro”, senza affrontare l’onere riformista della proposta e quindi senza pagarne il costo: l’abilità di Bossi e dei suoi seguaci è la stessa del Pci di “lotta e di governo”, che gli permette di mettere assieme i consensi della borghesia parafascista ostile e infastidita dall’Europa e dei lavoratori inseriti nel sistema di garanzie ma spaventati dalla competizione che gli immigrati portano fin sulla soglia di casa.
In Francia e Germania l’equivalente della Lega, il Front National di Le Pen e i movimenti xenofobi e neonazisti, sono stati isolati ed esclusi dalla dialettica politica tra conservatori democratici e progressisti socialisti. In Italia la destra post Dc ha utilizzato la Lega per avere il sopravvento, generando una maggioranza politica che non ha omologhi nel resto dell’Europa occidentale. Purtroppo, nemmeno la sinistra italiana, o quel che resta di essa, trova similitudine in Europa, anzi ha addirittura fatto un vanto di questa sua diversità somma di negazioni d’identità: sarà per questo che si prendono in seria considerazione scimmiottature proto-leghiste come quelle di Penati a Milano o quelle blaterate, più che praticate, da Chiamparino a Torino, convinti di poter riconquistare le posizioni perdute “riprendendosi” le parole d’ordine scippate dalla Lega.
Se la sinistra pensa di tornare in gioco al Nord trasformando Umberto Bossi in un padre della Patria solo perché a seguito della malattia dice a bassa voce e con minore impeto gli stessi “concetti” dei tempi del celodurismo, ancorché lievemente rassettati dal punto di vista linguistico e sperando in una rottura con l'”odiato” Berlusconi, farà la stessa fine dei partiti antifascisti e degli appelli ai “fratelli in camicia nera”: essere fuori dal gioco fino a che un evento straordinario e tragico non rimescola la situazione .
Chi si avvicina alla Lega si ricordi di sentirne l’alito profondo, prima di farsi stordire dai profumi e dagli afrori del successo e del potere. È impossibile da mascherare e ne rivela la vera natura.
 
Franco D’Alfonso

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 inserito:: Novembre 01, 2024, 09:41:10 pm 
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17 Gennaio 2020
Nuove forme di negazionismo Vecchia volpe Salvini: si professa amico di Israele, così può dare dell’antisemita a tutti gli altri

Carmelo Palma

Una mossa strategica quasi perfetta: riciclando i materiali dell’antisemitismo, lo statista del Papeete li ribalta, per suffragare la tesi della sostituzione etnica, mentre si mette al riparo da qualsiasi accusa anti-ebraica
Per smentire che l’opposizione alla Commissione Segre fosse motivata da forme di intolleranza religiosa, Salvini ha invitato l’anziana senatrice a vita a partecipare al convegno “Le nuove forme dell’antisemitismo”, che la Lega ha tenuto ieri in Senato, per lanciare una grande “campagna in difesa di Israele”.


Liliana Segre ha declinato l’invito per impegni precedenti e ha dichiarato di apprezzare l’iniziativa, ma anche di ritenere «che non si debba mai disgiungere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose. Questa visione mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spingono tanti a indirizzare la propria rabbia verso un capro espiatorio, scambiando la diversità per minaccia».

La senatrice Segre ha colto il punto. Oggi esiste un duplice utilizzo strumentale della “questione ebraica”. Uno è quello volgarmente cospiratorio, che in linea con una tradizione politico-culturale a lungo rimossa, ma non superata e ora riemergente, addebita agli ebrei e allo stato ebraico, semplicemente, la responsabilità di tutto il male del mondo. Ne esiste un secondo, più sottilmente dissimulato, che dissolve nell’amicizia incondizionata con lo Stato e il governo di Israele ogni sospetto di antisemitismo e giustifica, come forme tutto sommato diverse, e quindi legittime, altre forme di intolleranza o di vera e propria criminalizzazione della diversità etnico-religiosa.
Alla prima categoria appartengono i politici e i propagandisti della destra e della sinistra sovranista (e in Italia anche della palude antipolitica grillina), che riesumano panzane storiche come i Protocolli dei Savi di Sion e alimentano il sospetto verso gli ebrei e verso Israele come fenomeni troppo “irregolari” e influenti nella storia del mondo per non nascondere qualche inconfessabile segreto.

Alla seconda categoria appartengono i politici del sovranismo meno ingenuo e più, per così dire, “adulto”, che riciclano i materiali dell’antisemitismo e del negazionismo nazista, come il fantomatico Piano Kalergi, in funzione non anti-ebraica, ma xenofoba e nazionalista, per ribaltare il progetto di dominio del mondo, storicamente addebitato al popolo ebraico, su massonerie internazionali apolidi e cosmopolitiche, impegnate a usurpare la legittima sovranità degli stati nazionali e a “genocidare” demograficamente le maggioranze bianche del Nord del mondo.

A questa seconda categoria appartiene Salvini («È in corso un’operazione di sostituzione etnica coordinata dall’Europa»; «la sinistra, a livello mondiale, ha pianificato un’invasione, una sostituzione di popoli») e presto, con un po’ di intelligenza, potrebbe iscriversi anche Meloni, che ha già imparato il gioco, se ha rintuzzato la critica al suo volgare attacco contro “l’usuraio” Soros per un finanziamento al partito di +Europa, sostenendo che, poiché “l’usuraio” è persona sgradita anche al governo israeliano e al premier Netanyahu, non poteva certo il suo attacco essere giudicato antisemita, pur essendo rivolto ad un ebreo.
D’altra parte sono ormai molti i leader politici internazionali che scambiano il tributo a Israele e alle sue scelte con una patente di rispettabilità politico-religiosa offerta dal governo Netanyahu. E il fatto che il governo israeliano, interessato a incassare sostegni un tempo impensabili, sorvoli allegramente sulla effettiva rispettabilità dei suoi interlocutori e sia disposto a ricevere con tutti gli onori perfino uno come Duterte, che si era orgogliosamente paragonato a Hitler, spiega come questa strada continuerà a essere battuta da qualunque nazionalista interessato a lavare la propria immagine da macchie di intolleranza.

Una analoga strada, abbastanza incredibilmente, sta per essere inaugurata ufficialmente anche dall’Afd, in cui alcuni esponenti, proprio per diluire posizioni negazioniste e antisemite di altri, dichiarano un sostegno incondizionato all’esistenza e alla sicurezza di Israele e al suo attuale governo.
Non c’è dubbio che questa politica di scambio risponde, in larga misura, anche a interessi e strategie interne allo stato ebraico. Non di legittimazione degli interlocutori “impresentabili”, ma di allargamento della rete di relazioni e di sostegni di un paese che sembra avere scelto il nazionalismo anche come reazione a quel senso di angoscioso isolamento politico patito per decenni da un’Europa formalmente amica, ma sostanzialmente inservibile per le sue strategie di sicurezza. Se il prezzo di tutto questo è stato anche quello di crescenti incomprensioni con la comunità ebraica internazionale, Israele deve averlo messo preventivamente nel conto.

Ma sul conto dell’Europa sovranista sta la trasformazione dello stato ebraico, al di là della sua effettiva realtà sociale e civile, in un modello dell’esclusivismo etnico-religioso e in una sorta di terra promessa dell’intolleranza nazionalista. Che è in fondo un’altra delle immeritate caricature mostruose a cui gli ebrei e Israele sono stati condannati nella loro storia.
Sui nostri lidi toccherà poi assistere al rovesciamento parodistico della polemica, con Salvini e qualunque sovranista pronto a dare dell’antisemita a chiunque dica su Netanyahu le stesse cose che dice Benny Gantz e alla fine a insegnare l’ebraismo “politicamente corretto” pure a Liliana Segre. Si può dare dell’orango a Cecile Kyenge, ma al riparo di ogni accusa di razzismo, grazie all’amicizia di ferro con Netanyahu.

Da - https://www.linkiesta.it/2020/01/salvini-segre-convegno-antisemitismo-israele/

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 inserito:: Ottobre 29, 2024, 11:20:35 pm 
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Sì sono proprio "loro".

ggg

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 inserito:: Ottobre 29, 2024, 10:51:06 pm 
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martedì 29 ottobre 2024

Attualità
La Lega ha presentato una proposta di legge per criminalizzare qualunque critica a Israele
16 Febbraio 2024 - 19:00
Mercoledì la Lega ha depositato al Senato una proposta di legge che intende vietare le manifestazioni in cui si esprimano critiche alle istituzioni israeliane. La proposta adotta infatti la definizione di antisemitismo formulata dall’Assemblea plenaria dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), che inquadra l’antisemitismo “una determinata percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti, le cui manifestazioni, di natura verbale o fisica, sono dirette verso le persone ebree e non ebree, i loro beni, le istituzioni della comunità e i luoghi di culto ebraici”. Tale definizione è tuttavia oggetto di non poche critiche, dal momento che definisce antisemiti atteggiamenti ascrivibili piuttosto all’antisionismo. All’art. 3 del ddl depositato, in particolare, la Lega inserisce un apposito punto contro le manifestazioni di piazza, offrendo alle questure il potere di negarne l’autorizzazione “per ragioni di moralità” anche in caso di “rischio potenziale” per l’uso di “simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge”. A caldeggiare la proposta è stato lo stesso leader leghista Matteo Salvini, che ha riferito di aver elaborato il testo del ddl con l’aiuto dell’Unione Associazioni Italia-Israele.
Il disegno di legge, annunciato dal ministro Matteo Salvini in occasione del giorno della memoria ed il cui testo è stato depositato in Senato due giorni fa, si fonda, come accennato, sulla definizione di antisemitismo adottata dall’IHRA. Tale definizione è già in parte riconosciuta dalla Strategia Nazionale di Lotta contro l’Antisemitismo, approvata dall’IHRA stessa, e promossa dal governo Draghi ai sensi delle richieste avanzate dal Consiglio dell’Unione europea con la Dichiarazione n. 13637 del 2 dicembre 2020, all’interno della quale si richiede “agli Stati membri l’integrazione della lotta all’antisemitismo trasversalmente ai vari ambiti politici”. Le critiche in merito all’adozione di tale definizione, tuttavia, non sono poche e riguardano in particolare il rischio che essa sia facilmente piegabile a interessi politici specifici. David Feldman, professore di Storia e direttore dell’Istituto Pears sullo Studio dell’Antisemitismo di Londra, ha definito «sconcertante» l’imprecisione con la quale l’antisemitismo viene definito all’interno della definizione dell’IHRA, rendendo la definizione stessa inefficace anche nello scopo che si prefigge, ovvero tutelare gli ebrei dagli atti discriminatori. A suo parere, inoltre, la definizione presenta anche un rischio concreto che «l’effetto complessivo faccia ricadere sui critici d’Israele l’onere di dimostrare di non essere antisemiti».
Dure critiche alla definizione di antisemitismo dell’IHRA sono giunte dalla stessa società civile israeliana. Pochi mesi fa, oltre un centinaio di organizzazioni israeliane e internazionali (tra le quali B’Tselem, Human Rights Watch e Amnesty International) hanno richiesto alle Nazioni Unite di non adottarla, proprio perché “utilizzata impropriamente” per proteggere Israele da critiche legittime. Tutti i critici sembrano concordare sul fatto che a essere problematici siano 7 degli 11 “esempi di antisemitismo contemporaneo” offerti dalla definizione. Tra questi, “negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo“, “applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico”, “fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti” e “considerare gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni dello Stato di Israele”.
Sebbene sempre più governi in tutto il mondo la stiano adottando con il proposito di contrastare l’antisemitismo, “la definizione dell’IHRA è stata spesso utilizzata per etichettare erroneamente le critiche contro Israele come antisemite, e quindi per soffocare e talvolta reprimere le proteste non violente, l’attivismo e i discorsi critici nei confronti di Israele e/o del sionismo, anche negli Stati Uniti e in Europa”, scrivono le organizzazioni nella lettera. E in effetti, proprio l’art. 3 del disegno di legge depositato dalla Lega vorrebbe garantire “Il diniego all’autorizzazione di una riunione o manifestazione pubblica per ragioni di moralità“, con la sola motivazione di un “grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge”.
«Stiamo con Israele, baluardo di democrazia e libertà» ha dichiarato Salvini, nell’annunciare la realizzazione del disegno di legge. «Dalla parte del popolo ebraico, contro il terrorismo islamista, contro chi soffia sul conflitto, per l’obiettivo finale di una convivenza pacifica tra due popoli in due Stati, senza che qualcuno possa più avanzare l’odiosa intenzione di cancellare Israele dalla carta geografica». Tuttavia, è sufficiente guardare proprio alle cartine geografiche dal 1948 ad oggi per rendersi conto che non vi è alcun rischio che lo Stato di Israele venga cancellato. Ciò che resta del territorio palestinese è invece oggi relegato nella Cisgiordania (Occupata) e nella Striscia di Gaza. E proprio quest’ultima, con i 30 mila morti tra i civili nei soli ultimi cinque mesi (il 70% dei quali donne e bambini) e la distruzione della maggior parte delle infrastrutture, delle abitazioni, degli ospedali, delle scuole, sta venendo poco a poco spazzata via dalla faccia della Terra.
[di Valeria Casolaro]
Da - https://www.lindipendente.online/2024/02/16/la-lega-ha-presentato-una-proposta-di-legge-per-criminalizzare-qualunque-critica-a-israele/

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