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91  Forum Pubblico / "INTESA DELL'OLIVO". STUDIO DEL PROGETTO DECENNALE NAZIONALE, DI SVILUPPO PER PRIORITA'. / Tutti i miei Gruppi Tematici e le mie due Pagine in Facebook (12) inserito:: Novembre 20, 2023, 01:06:13 am
Tutti i miei Gruppi Tematici e le mie due Pagine in Facebook (12)

L'ISOLA di ARLECCHINO EURISTICO. TROVARSI SENZA ESSERSI CERCATI.

L'ITALIA, NON FATELA DIVENTARE un ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI!

BASTA FARSI PREDARE della Nostra Dignità di Cittadini Attivi.

DIVERSI e DIFFERENTI. Ma NOI si deve dare ragione alle cose giuste.

DOMANESIMO e NUOVO ORDINE MONDIALE di PACE ATTIVA.

SOCIALESIMO. Studio e Prolegomeni di una DEMOCRAZIA.

La Cultura, i Giovani, i Mondi del Lavoro e delle Produzioni.

ITALIA, REPUBBLICA PARLAMENTARE. DEMOCRAZIA dell'OCCIDENTE EUROPEO!

DEMOCRATICI INDIPENDENTI e l'ULIVO POLICONICO.

LA COLLINA, DELLE PERSONE ATTIVE, CURIOSE di REALTA' ATTENDIBILI.

Lo Scaffale Capovolto
Il Foglio Clandestino, Aperiodico Ad Apparizione Aleatoria
92  Forum Pubblico / L'ITALIA NON FATELA RIDURRE ad ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI E FEUDALI. / L'ERRORE E LA MORTE DI ANILA inserito:: Novembre 20, 2023, 12:59:26 am
L'ERRORE E LA MORTE DI ANILA

Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto. Silvia Madiotto, redattrice, parla della morte sul lavoro di Anila Grishaj.
Buona lettura.
 
C’è una famiglia stretta nel dolore, a Miane (Treviso). Quella di Anila Grishaj, morta sul lavoro, stritolata da un macchinario che stava controllando: attenta come sempre, da quando era diventata responsabile di linea alla Bocon di Pieve di Soligo. 
 
E c’è un suo collega, ancora sotto choc, indagato per omicidio colposo. Erano in fabbrica insieme quel pomeriggio. Lei aveva spento la macchina per gli imballaggi (nuova, arrivata da cinque mesi), lui per errore l’ha accesa, non si era accorto che Anila era lì. È rimasta schiacciata. Morta a 26 anni.
 
La Procura di Treviso per il momento ha inserito solo il collega nel registro, perché senza quell’errore Anila sarebbe ancora viva, ma le indagini sono appena iniziate. E qualsiasi mancanza, lacuna nella sicurezza o carenza nell’applicazione delle procedure sarà attentamente valutata per capire se ci sono altre responsabilità.
 
Intanto Miane è un paese sospeso fra silenzio e lacrime. Anila e la sua famiglia (genitori di origine albanese, sorella più grande e fratello più piccolo) sono conosciuti e apprezzati, sempre presenti, gran lavoratori. Stanno arrivando i parenti, dal Friuli, dalla Lombardia, da tanti luoghi del Veneto, perché così vuole la tradizione: uniti nel lutto. Per ricordare una ragazza solare, generosa, disponibile, che in un istante è diventata l’ennesima vittima sul lavoro.
 
Se volete scriverci la mail è: web@corriereveneto.it
Da - corriere del veneto.
93  Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / Perché un figlio arriva a uccidere un genitore? inserito:: Novembre 20, 2023, 12:53:42 am
Perché un figlio arriva a uccidere un genitore?
Per quanto sia difficile da accettare, raramente siamo in balìa di assassini ignoti e inattesi.

Ancora oggi, infatti, il maggior numero dei delitti purtroppo avviene in ambito familiare e circa nel 12,9% di questi fatti di sangue si parla di “parricidi”, cioè di figli che uccidono i genitori.
C’è da dire che il figlio che arriva ad uccidere un genitore è nella maggior parte dei casi un adolescente, poiché è in quel momento che l’individuo si trova ad affrontare un conflitto maggiore tra il proprio bisogno di autonomia e la propria dipendenza patologica dalla famiglia d’origine.
Quando si parla di soggetti agenti adulti, ci si trova invece di fronte a persone spesso affette da schizofrenia o altri disturbi mentali.

Per tale ragione questa fenomenologia omicidiaria continua a far sorgere non pochi interrogativi scientifici dal momento che, se in alcuni casi la causa scatenante l’uccisione di entrambi i genitori può essere agevolmente ricondotta a ragioni di carattere economico/ereditarie ed in altre rappresenta invece l’ultimo atto di ribellione di fronte ad anni di maltrattamenti ad opera del padre, più difficile è stabilire la causa scatenante il matricidio.
Proprio perché la madre, specie per la civiltà occidentale è una figura che rappresenta uno dei suoi pilastri principali.
A proposito dell’uccisione della madre Wertham parla di “Complesso di Oreste”, poiché analizzando la letteratura scientifica in materia di matricidio emerge che questo tipo di delitto è perpetrato soprattutto da giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni e scaturisce da litigi apparentemente banali, ma a cui sottendono rapporti ambivalenti di odio e attrazione inconsci.
Ed effettivamente banali sembrano essere le ragioni da cui sono scaturiti gli omicidi di Patrizia Crivellaro, uccisa dalla figlia di 17 anni per averle impedito di usare il cellulare, di Patrizia Schettini, uccisa dal figlio anche lui diciassettenne perché lo aveva sgridato ed in ultimo, pare, quello di Giovanna Salerno.

Quest’ultima sarebbe stata uccisa dalla figlia di 22 anni al culmine di una lite, soffocata con un sacchetto di plastica.
Difficile comprendere in che misura le difficoltà del ruolo assunto oggi da un figlio all’interno di in una famiglia sempre più frammentata, possano essere connesse alla violenza e alla devianza.
Di certo le trasformazioni che sta subendo il mondo giovanile mostrano una sempre maggiore difficoltà al dialogo e una evidente incapacità di razionalizzare ed elaborare perdite e fallimenti.

Di conseguenza un qualsiasi problema quotidiano viene vissuto come una responsabilità che sovrasta il giovane e lo opprime, aumentando così la distanza emotiva con i genitori.
Le decisioni imposte e gli eventuali malesseri diventano dunque insopportabili e, pertanto, l’uccisione della madre rappresenta l’estrema rescissione di qualsiasi legame con il nucleo familiare.

Link: http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/l-altro-corriere/contributi/item/50449-perch%C3%A9-un-figlio-arriva-a-uccidere-un-genitore

94  Forum Pubblico / "OLIVO POLICONICO". IDEE DAL TERRITORIO A CONFRONTO. / «Primarie addio», cantavi. Parafrasando il grande Ivan Graziani inserito:: Novembre 20, 2023, 12:49:32 am
   
di Claudio Bozza
 
«Primarie addio», cantavi. Parafrasando il grande Ivan Graziani   
di Massimo Rebotti
 
Era da un po’ che Milano non entrava nel dibattito politico. Lontani i tempi in cui il centrosinistra la rivendicava come argine (e modello alternativo) al centrodestra, e lontani anche i tempi in cui il lo stesso centrodestra ne tentava,  stancamente,  una «riconquista» che non è avvenuta. A rimettere Milano al centro dello scontro è stato il primo cittadino Beppe Sala. «Contro la città – ha detto - è in atto una campagna politico-mediatica». Un’uscita forte, nonostante dal punto di vista politico il momento non potrebbe essere (sulla carta) tra i più tranquilli, con le prossime elezioni lontane tre anni e un sindaco, al secondo mandato dopo la facile vittoria del 2021, che non sarà della partita. Eppure da settimane un certo nervosismo ha preso ad attraversare il centrosinistra (alla guida della città ormai da oltre dieci anni). Il nervo scoperto – un eterno ritorno per quanto riguarda Milano -  è quello della sicurezza. Quando parla di «campagna politico mediatica», Sala ha certamente in mente le accuse del centrodestra, a cominciare dal leader della Lega Matteo Salvini, sull’«insicurezza di Milano» ma anche lo spazio che televisioni e organi di informazione dedicano al tema. In più, concentrate nell’ultimo periodo, ci sono state diverse denunce social da parte di alcuni volti noti, da Flavio Briatore a Carlo Verdone, che raccontavano ai follower di essere rimasti vittima di furti o tentativi di aggressione nelle strade cittadine. Da qui la scelta di Sala di passare all’offensiva. Il messaggio è anche alla sua parte politica. Nel bel mezzo di un altro caso - quello della nomina nel cda del Piccolo Teatro di Geronimo La Russa, figlio di Ignazio, fondatore di Fratelli d’Italia e presidente del Senato - il sindaco ha colto l’occasione per lanciare l’allarme: «A sinistra ci sono troppi distinguo. Tra tre anni la città si può perdere». E così, anche se le urne sono lontane, a Milano la fibrillazione è già iniziata.       
   
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95  Forum Pubblico / O.P.O.N. OPINIONE PUBBLICA ORGANIZZAZIONE NAZIONALE. / Cristina Torre Cáceres, poetessa e attivista peruviana. Se domani ... inserito:: Novembre 20, 2023, 12:43:08 am
Emanuele Fiano
nrpdSostoegi8171509umcm fma3aa800t3ag2g81f0f1c9hliih0g69c1f8  ·

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che vengo a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera.
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia.
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata.
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata.
Mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata.
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l'alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte così come volavo alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutti quelli che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, non ti fermerai.
Ma, per quello che vuoi di più, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non privare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Combatti per le loro ali, quelle ali che mi tagliarono.
Combatti per loro, che possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti per urlare più forte di me.
Possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima.”

Cristina Torre Cáceres, poetessa e attivista peruviana
Alessia Morani

Da FB del 19 novembre 2023
96  Forum Pubblico / "OLIVO POLICONICO". IDEE DAL TERRITORIO A CONFRONTO. / «Primarie addio», cantavi. Parafrasando il grande Ivan Graziani inserito:: Novembre 18, 2023, 11:52:27 pm
Elly Schlein ha paura, la bufala di Landini e Augias: quindi, oggi...
Posta in arrivo

Arlecchino Euristico
15:31 (8 ore fa)
a me

Penso che potrebbe interessarti questa notizia che ho trovato su MSN: Elly Schlein ha paura, la bufala di Landini e Augias: quindi, oggi... -

https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/elly-schlein-ha-paura-la-bufala-di-landini-e-augias-quindi-oggi/ar-AA1k6Fga?ocid=socialshare&cvid=04149596cc814939b940d472b722502c&ei=29

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97  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / Veronelli - La Nuova Guida. (raccomandata da Arlecchino Euristico) inserito:: Novembre 18, 2023, 10:38:49 am
https://www.cronachedigusto.it/scenari/la-nuova-guida-veronelli-2024-ecco-i-grandi-esordi-e-tutti-i-vini-tre-stelle-oro/
98  Forum Pubblico / ICR-E -/- COMUNICAZIONE OPERATIVA ORGANIZZATIVA. Editoria. / Draghi prevede "sarà recessione entro la fine dell'anno" inserito:: Novembre 09, 2023, 12:18:04 am
Draghi prevede "sarà recessione entro la fine dell'anno"

Posta in arrivo

Arlecchino Euristico
mer 8 nov, 18:59
a me

Secondo l'ex premier l'impatto sull'economia europea sarà probabilmente attenuato dal basso livello di disoccupazione -

https://kolumbus-prod.agi.it/kolumbus-fe/preview/agi/agi/agi/politica/news/2023-11-08/ue-draghi-sar-recessione-serve-unione-politica-23877706/

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99  Forum Pubblico / LA MIA "ISOLA DI ARLECCHINO EURISTICO". TROVARSI SENZA ESSERSI CERCATI. / Discorso di Camus, Premio Nobel per la letteratura nel 1957 inserito:: Novembre 01, 2023, 06:35:24 pm
Discorso di Camus, Premio Nobel per la letteratura nel 1957

di From Les Prix Nobel en 1957, Editor Göran Liljestrand, [Nobel Foundation], Stockholm, 1958 Copyright © The Nobel Foundation 1957
Fonte: I giorni e le notti

Testo tradotto

Sire, Madame, Altezze Reali, signore, signori,
Ricevendo il premio di cui la vostra libera Accademia ha voluto onorarmi, la mia grande gratitudine era tanto più profonda quanto più misuravo fino a che punto la ricompensa oltrepassava i miei meriti personali. Ogni uomo, e a maggior ragione ogni artista, desidera ottenere dei riconoscimenti. Anch’io lo desidero, ma non mi è stato possibile apprendere la vostra decisione senza confrontare la sua grande rinomanza con quello che io realmente sono, un uomo quasi giovane, ricco soltanto dei suoi dubbi e di una opera ancora in cantiere, abituato a vivere nella solitudine del lavoro o nel rifugio dell’amicizia, come potrebbe non apprendere con una specie di panico una decisione che lo porta d’un colpo, solo e quasi ridotto a se stesso, al centro di una luce sfolgorante? Con quale animo poteva ricevere quest’onore nell’ora in cui in Europa altri scrittori, fra i più grandi, sono ridotti al silenzio e nel momento stesso in cui la sua terra natale è tormentata da una continua sventura?
Ho conosciuto questo smarrimento e questo turbamento interiore. Per ritrovare la pace insomma ho dovuto rimettermi in regola con una sorte troppo generosa. E poiché non potevo farlo facendo leva sui miei soli meriti ho trovato, come aiuto, ciò che mi ha sostenuto nelle circostanze più difficili durante la mia vita: l’idea che mi son creata della mia arte e della missione dello scrittore. Lasciate che in un sentimento di riconoscenza e di amicizia vi dica, con la massima semplicità, quale sia questa idea.
Personalmente non potrei vivere senza la mia arte, ma non l’ho mai posta al di sopra di tutto: se mi è necessaria, è invece perché non si estranea da nessuno e mi permette di vivere come sono al livello di tutti. L’arte non è ai miei occhi gioia solitaria: è invece un mezzo per commuovere il maggior numero di uomini offrendo loro un’immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie di tutti. L’arte obbliga dunque l’artista a non isolarsi e lo sottomette alla verità più umile e più universale. E spesso chi ha scelto il suo destino di artista perché si sentiva diverso dagli altri si accorge ben presto che potrà alimentare la sua arte e questo suo esser diverso solo confessando la sua somiglianza con tutti: l’artista si forma in questo rapporto perpetuo fra lui e gli altri, a mezza strada fra la bellezza di cui non può fare a meno e la comunità dalla quale non si può staccare. È per questa ragione che i veri artisti non disprezzano nulla e si sforzano di comprendere invece di giudicare: e se essi hanno un partito da prendere in questo mondo, non può essere altro che quello di una società in cui, secondo il gran motto di Nietzsche, non regnerà più il giudice, ma il creatore, sia esso lavoratore o intellettuale.
La missione dello scrittore è fatta ad un tempo di difficili doveri; per definizione, non può mettersi oggi al servizio di coloro che fanno la storia: è al servizio di quelli che la subiscono. O, in caso contrario, lo scrittore si ritrova solo e privo della sua arte. Tutti gli eserciti della tirannia con i loro milioni di uomini non lo strapperanno alla solitudine anche e soprattutto se si adatterà a tenere il loro passo. Ma il silenzio di un prigioniero sconosciuto ed umiliato all’altro capo del mondo sarà sufficiente a trarre lo scrittore dal suo esilio, ogni volta, almeno, che arriverà, pur nei privilegi della libertà, a non dimenticare questo silenzio e a divulgarlo con i mezzi dell’arte.
Nessuno di noi è abbastanza grande per una simile vocazione. Ma in tutte le circostanze della sua vita, ignorato o provvisoriamente celebre, imprigionato nella stretta della tirannia o per il momento libero di esprimersi, lo scrittore può ritrovare il sentimento di una comunità vivente che lo giustifichi, alla sola condizione che accetti, finché può, i due impegni che fanno la grandezza della sua missione: essere al servizio della verità e della libertà. Poiché la sua vocazione è quella di riunire il maggior numero possibile di uomini, egli non può valersi della menzogna e della schiavitù che, là dove regnano, fanno proliferare la solitudine. Qualunque siano le nostre debolezze personali, la nobiltà del nostro mestiere avrà sempre le sue radici in due difficili impegni: il rifiuto della menzogna e la resistenza all’oppressione.
Per più di vent’anni di storia folle, perduto e privo di soccorso, come tutti gli uomini della mia età, nelle convulsioni del tempo, sono stato sorretto dal sentimento oscuro che scrivere era oggi un onore, perché questo atto impegnava, e non impegnava a scrivere soltanto. Mi obbligava in particolare a portare, come potevo e secondo le mie forze, con tutti quelli che vivevano la stessa storia, la sventura e la speranza di cui eravamo partecipi. Questi uomini, nati all’inizio della prima guerra mondiale, che hanno avuto vent’anni quando si installavano ad un tempo il potere hitleriano e i primi processi rivoluzionari e che sono stati in seguito messi alla prova, per completare la loro educazione, nella guerra di Spagna, nella seconda guerra mondiale, nell’universo “concentrazionario”, nell’Europa della tortura e della prigione, debbono oggi allevare i loro figli e le loro opere in un mondo minacciato dalla distruzione nucleare. Nessuno, suppongo, può chieder loro di essere ottimisti. E sono convinto che dobbiamo comprendere, pur senza abbandonare la lotta contro di loro, l’errore di quelli che, per troppa disperazione, hanno rivendicato il diritto al disonore e si sono gettati a capofitto nel nichilismo del nostro tempo. Ma è anche vero che la maggior parte di noi, nel mio paese e in Europa, hanno rifiutato questo nichilismo e si sono messi alla ricerca di una legittimità; hanno dovuto costruirsi un’arte per vivere in tempi calamitosi, per nascere una seconda volta e lottare poi a viso scoperto contro l’istinto di morte sempre presente nella nostra storia.
Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga. Erede di una storia corrotta in cui si fondono le rivoluzioni fallite e le tecniche impazzite, la morte degli dei e le ideologie portate al parossismo, in cui mediocri poteri, privi ormai di ogni forza di convincimento, sono in grado oggi di distruggere tutto, in cui l’intelligenza si è prostituita fino a farsi serva dell’odio e dell’oppressione, questa generazione ha dovuto restaurare, per se stessa e per gli altri, fondandosi sulle sole negazioni, un po’ di ciò che fa la dignità di vivere e di morire. Davanti ad un mondo minacciato di disintegrazione, sul quale i nostri grandi inquisitori rischiano di stabilire per sempre il dominio della morte, la nostra generazione sa bene che dovrebbe, in una corsa pazza contro il tempo, restaurare fra le nazioni una pace che non sia quella della servitù, riconciliare di nuovo lavoro e cultura e ricreare con tutti gli uomini un’arca di alleanza. Non è certo che essa possa mai portare a buon fine questo compito immenso ma è certo che, in tutto il mondo, è già impegnata nella sua doppia scommessa di verità e di libertà e che, all’occasione, saprà morire senza odio. Per questo merita quindi di essere salutata e incoraggiata dovunque si trovi e soprattutto là dove si sacrifica. È su di essa, comunque, che, certo del vostro assenso profondo, vorrei far ricadere l’onore che mi avete fatto.
Nello stesso tempo, dopo aver proclamato la nobiltà del mestiere di scrivere, avrei ricollocato lo scrittore al suo vero posto, non godendo lui di altri titoli all’infuori di quelli che divide con i suoi compagni di lotta, vulnerabile ma ostinato, ingiusto e appassionato di giustizia, costruttore della sua opera senza vergogna né orgoglio al cospetto di tutti, diviso sempre fra il dolore e la bellezza votato infine a trarre dalla sua duplice esistenza le creazioni che ostinatamente tenta di edificare in mezzo al moto distruttore della storia. Chi, dopo tutto ciò, potrebbe attendere da lui soluzioni bell’e fatte e belle morali? La verità è misteriosa, sfuggente, sempre da conquistare. La libertà è pericolosa, dura da vivere quanto esaltante. Dobbiamo marciare verso questi due obiettivi, con fatica ma decisi, ben consci dei nostri errori in un così lungo cammino. Quale scrittore dunque oserebbe, in buona coscienza, farsi predicatore di virtù? Quanto a me devo dire una volta di più che non sono niente di tutto questo. non ho mai potuto rinunciare alla luce, alla felicità di esistere, alla vita libera in cui sono cresciuto. Ma benché questa nostalgia spieghi molti dei miei errori e delle mie colpe, essa mi ha aiutato senza dubbio a comprendere meglio il mio mestiere, mi aiuta ancor oggi a tenermi, ciecamente, vicino a tutti quegli uomini silenziosi che non sopportano nel mondo una vita che per loro è fatta soltanto del ricordo o del ritorno di brevi e libere gioie.
Ricondotto così a ciò che realmente sono, ai miei limiti, ai miei doveri, alla mia difficile fede, mi sento più libero di testimoniarvi, per finire, l’importanza e la generosità del premio che mi avete conferito; più libero di dirvi anche che vorrei riceverlo come un omaggio reso a tutti quelli che, combattendo la stessa battaglia, non ne hanno ricevuto alcun privilegio, ma hanno invece conosciuto sventura e persecuzione. Non mi resta altro che ringraziarvi dunque dal profondo del cuore e fare a voi pubblicamente, come testimonianza personale di gratitudine, la stessa vecchia promessa di fedeltà che ogni vero artista, ogni giorno, fa a se stesso, in silenzio.
 
Testo originale
Sire, Madame, Altesses Royales, Mesdames, Messieurs,
En recevant la distinction dont votre libre Académie a bien voulu m’honorer, ma gratitude était d’autant plus profonde que je mesurais à quel point cette récompense dépassait mes mérites personnels. Tout homme et, à plus forte raison, tout artiste, désire être reconnu. Je le désire aussi. Mais il ne m’a pas été possible d’apprendre votre décision sans comparer son retentissement à ce que je suis réellement. Comment un homme presque jeune, riche de ses seuls doutes et d’une œuvre encore en chantier, habitué à vivre dans la solitude du travail ou dans les retraites de l’amitié, n’aurait-il pas appris avec une sorte de panique un arrêt qui le portait d’un coup, seul et réduit à lui-même, au centre d’une lumière crue ? De quel cœur aussi pouvait-il recevoir cet honneur à l’heure où, en Europe, d’autres écrivains, parmi les plus grands, sont réduits au silence, et dans le temps même où sa terre natale connaît un malheur incessant ?
J’ai connu ce désarroi et ce trouble intérieur. Pour retrouver la paix, il m’a fallu, en somme, me mettre en règle avec un sort trop généreux. Et, puisque je ne pouvais m’égaler à lui en m’appuyant sur mes seuls mérites, je n’ai rien trouvé d’autre pour m’aider que ce qui m’a soutenu tout au long de ma vie, et dans les circonstances les plus contraires : l’idée que je me fais de mon art et du rôle de l’écrivain. Permettez seulement que, dans un sentiment de reconnaissance et d’amitié, je vous dise, aussi simplement que je le pourrai, quelle est cette idée.
Je ne puis vivre personnellement sans mon art. Mais je n’ai jamais placé cet art au-dessus de tout. S’il m’est nécessaire au contraire, c’est qu’il ne se sépare de personne et me permet de vivre, tel que je suis, au niveau de tous. L’art n’est pas à mes yeux une réjouissance solitaire. Il est un moyen d’émouvoir le plus grand nombre d’hommes en leur offrant une image privilégiée des souffrances et des joies communes. Il oblige donc l’artiste à ne pas se séparer ; il le soumet à la vérité la plus humble et la plus universelle. Et celui qui, souvent, a choisi son destin d’artiste parce qu’il se sentait différent apprend bien vite qu’il ne nourrira son art, et sa différence, qu’en avouant sa ressemblance avec tous. L’artiste se forge dans cet aller retour perpétuel de lui aux autres, à mi-chemin de la beauté dont il ne peut se passer et de la communauté à laquelle il ne peut s’arracher. C’est pourquoi les vrais artistes ne méprisent rien ; ils s’obligent à comprendre au lieu de juger. Et s’ils ont un parti à prendre en ce monde ce ne peut être que celui d’une société où, selon le grand mot de Nietzsche, ne règnera plus le juge, mais le créateur, qu’il soit travailleur ou intellectuel.
Le rôle de l’écrivain, du même coup, ne se sépare pas de devoirs difficiles. Par définition, il ne peut se mettre aujourd’hui au service de ceux qui font l’histoire : il est au service de ceux qui la subissent. Ou sinon, le voici seul et privé de son art. Toutes les armées de la tyrannie avec leurs millions d’hommes ne l’enlèveront pas à la solitude, même et surtout s’il consent à prendre leur pas. Mais le silence d’un prisonnier inconnu, abandonné aux humiliations à l’autre bout du monde, suffit à retirer l’écrivain de l’exil chaque fois, du moins, qu’il parvient, au milieu des privilèges de la liberté, à ne pas oublier ce silence, et à le relayer pour le faire retentir par les moyens de l’art.
Aucun de nous n’est assez grand pour une pareille vocation. Mais dans toutes les circonstances de sa vie, obscur ou provisoirement célèbre, jeté dans les fers de la tyrannie ou libre pour un temps de s’exprimer, l’écrivain peut retrouver le sentiment d’une communauté vivante qui le justifiera, à la seule condition qu’il accepte, autant qu’il peut, les deux charges qui font la grandeur de son métier : le service de la vérité et celui de la liberté. Puisque sa vocation est de réunir le plus grand nombre d’hommes possible, elle ne peut s’accommoder du mensonge et de la servitude qui, là où ils règnent, font proliférer les solitudes. Quelles que soient nos infirmités personnelles, la noblesse de notre métier s’enracinera toujours dans deux engagements difficiles à maintenir : le refus de mentir sur ce que l’on sait et la résistance à l’oppression.
Pendant plus de vingt ans d’une histoire démentielle, perdu sans secours, comme tous les hommes de mon âge, dans les convulsions du temps, j’ai été soutenu ainsi : par le sentiment obscur qu’écrire était aujourd’hui un honneur, parce que cet acte obligeait, et obligeait à ne pas écrire seulement. Il m’obligeait particulièrement à porter, tel que j’étais et selon mes forces, avec tous ceux qui vivaient la même histoire, le malheur et l’espérance que nous partagions. Ces hommes, nés au début de la première guerre mondiale, qui ont eu vingt ans au moment où s’installaient à la fois le pouvoir hitlérien et les premiers procès révolutionnaires, qui furent confrontés ensuite, pour parfaire leur éducation, à la guerre d’Espagne, à la deuxième guerre mondiale, à l’univers concentrationnaire, à l’Europe de la torture et des prisons, doivent aujourd’hui élever leurs fils et leurs œuvres dans un monde menacé de destruction nucléaire. Personne, je suppose, ne peut leur demander d’être optimistes. Et je suis même d’avis que nous devons comprendre, sans cesser de lutter contre eux, l’erreur de ceux qui, par une surenchère de désespoir, ont revendiqué le droit au déshonneur, et se sont rués dans les nihilismes de l’époque. Mais il reste que la plupart d’entre nous, dans mon pays et en Europe, ont refusé ce nihilisme et se sont mis à la recherche d’une légitimité. Il leur a fallu se forger un art de vivre par temps de catastrophe, pour naître une seconde fois, et lutter ensuite, à visage découvert, contre l’instinct de mort à l’œuvre dans notre histoire.
Chaque génération, sans doute, se croit vouée à refaire le monde. La mienne sait pourtant qu’elle ne le refera pas. Mais sa tâche est peut-être plus grande. Elle consiste à empêcher que le monde se défasse. Héritière d’une histoire corrompue où se mêlent les révolutions déchues, les techniques devenues folles, les dieux morts et les idéologies exténuées, où de médiocres pouvoirs peuvent aujourd’hui tout détruire mais ne savent plus convaincre, où l’intelligence s’est abaissée jusqu’à se faire la servante de la haine et de l’oppression, cette génération a dû, en elle-même et autour d’elle, restaurer, à partir de ses seules négations, un peu de ce qui fait la dignité de vivre et de mourir. Devant un monde menacé de désintégration, où nos grands inquisiteurs risquent d’établir pour toujours les royaumes de la mort, elle sait qu’elle devrait, dans une sorte de course folle contre la montre, restaurer entre les nations une paix qui ne soit pas celle de la servitude, réconcilier à nouveau travail et culture, et refaire avec tous les hommes une arche d’alliance. Il n’est pas sûr qu’elle puisse jamais accomplir cette tâche immense, mais il est sûr que partout dans le monde, elle tient déjà son double pari de vérité et de liberté, et, à l’occasion, sait mourir sans haine pour lui. C’est elle qui mérite d’être saluée et encouragée partout où elle se trouve, et surtout là où elle se sacrifie. C’est sur elle, en tout cas, que, certain de votre accord profond, je voudrais reporter l’honneur que vous venez de me faire.
Du même coup, après avoir dit la noblesse du métier d’écrire, j’aurais remis l’écrivain à sa vraie place, n’ayant d’autres titres que ceux qu’il partage avec ses compagnons de lutte, vulnérable mais entêté, injuste et passionné de justice, construisant son œuvre sans honte ni orgueil à la vue de tous, sans cesse partagé entre la douleur et la beauté, et voué enfin à tirer de son être double les créations qu’il essaie obstinément d’édifier dans le mouvement destructeur de l’histoire. Qui, après cela, pourrait attendre de lui des solutions toutes faites et de belles morales ? La vérité est mystérieuse, fuyante, toujours à conquérir. La liberté est dangereuse, dure à vivre autant qu’exaltante. Nous devons marcher vers ces deux buts, péniblement, mais résolument, certains d’avance de nos défaillances sur un si long chemin. Quel écrivain, dès lors oserait, dans la bonne conscience, se faire prêcheur de vertu ? Quant à moi, il me faut dire une fois de plus que je ne suis rien de tout cela. Je n’ai jamais pu renoncer à la lumière, au bonheur d’être, à la vie libre où j’ai grandi. Mais bien que cette nostalgie explique beaucoup de mes erreurs et de mes fautes, elle m’a aidé sans doute à mieux comprendre mon métier, elle m’aide encore à me tenir, aveuglément, auprès de tous ces hommes silencieux qui ne supportent, dans le monde, la vie qui leur est faite que par le souvenir ou le retour de brefs et libres bonheurs.
Ramené ainsi à ce que je suis réellement, à mes limites, à mes dettes, comme à ma foi difficile, je me sens plus libre de vous montrer pour finir, l’étendue et la générosité de la distinction que vous venez de m’accorder, plus libre de vous dire aussi que je voudrais la recevoir comme un hommage rendu à tous ceux qui, partageant le même combat, n’en ont reçu aucun privilège, mais ont connu au contraire malheur et persécution. Il me restera alors à vous en remercier, du fond du cœur, et à vous faire publiquement, en témoignage personnel de gratitude, la même et ancienne promesse de fidélité que chaque artiste vrai, chaque jour, se fait à lui-même, dans le silence.
 
From Les Prix Nobel en 1957, Editor Göran Liljestrand, [Nobel Foundation], Stockholm, 1958 Copyright © The Nobel Foundation 1957

Fonte: I giorni e le notti
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100  Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / Operazione internazionale che ha coinvolto 89 paesi ha stroncato un traffico... inserito:: Novembre 01, 2023, 06:29:52 pm
Chiusi 1300 siti per l'acquisto online di farmaci illegali
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Arlecchino Euristico
mar 31 ott,
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Un'operazione internazionale che ha coinvolto 89 paesi ha stroncato un traffico da oltre 7 milioni di dollari -

https://kolumbus-prod.agi.it/kolumbus-fe/preview/agi/agi/agi/cronaca/news/2023-10-31/salute-chiusi-1300-siti-per-acquisto-online-di-farmaci-illegali-23750341/

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101  Forum Pubblico / REPUBBLICA ITALIANA, MATRIA PATRIA, NAZIONE, oppure STATO della FEDERAZIONE EUROPEA? / La cruda realtà del Ssn - Quotidiano Sanità inserito:: Ottobre 28, 2023, 12:03:14 am
La cruda realtà del Ssn - Quotidiano Sanità

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
17:47 (6 ore fa)
a me

https://www.quotidianosanita.it/m/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=117861
 
102  Forum Pubblico / ICR-E -/- COMUNICAZIONE OPERATIVA ORGANIZZATIVA. Editoria. / La carne coltivata o carne a base cellulare è un tipo di carne animale ... inserito:: Ottobre 25, 2023, 09:13:44 pm
Post della sezione Notizie
Giorgio Cavicchioli

La carne coltivata, o carne a base cellulare, è un tipo di carne animale prodotta in laboratorio a partire da cellule staminali animali. Le cellule staminali vengono prelevate da un animale vivente e fatte crescere in un ambiente controllato, dove si differenziano in cellule muscolari, adipose e connettivali. La carne coltivata è quindi un prodotto di carne animale che non richiede l'uccisione di animali.
La carne coltivata presenta diversi potenziali vantaggi rispetto alla carne tradizionale. Innanzitutto, è più sostenibile dal punto di vista ambientale. La produzione di carne coltivata richiede meno risorse naturali, come terra, acqua ed energia, rispetto alla produzione di carne tradizionale. Inoltre, la carne coltivata produce meno emissioni di gas serra, che contribuiscono al cambiamento climatico.
In secondo luogo, la carne coltivata può essere prodotta in modo più etico. La produzione di carne tradizionale comporta l'uccisione di animali, che può essere considerata un atto di crudeltà. La carne coltivata, invece, non richiede l'uccisione di animali.
In terzo luogo, la carne coltivata può essere personalizzata in base alle preferenze dei consumatori. La carne coltivata può essere prodotta con diversi tipi di carne, come manzo, pollo, maiale e pesce. Inoltre, la carne coltivata può essere prodotta con diversi livelli di grasso e proteine.
Tuttavia, la carne coltivata presenta anche alcuni potenziali svantaggi. Innanzitutto, è ancora in fase di sviluppo e il suo costo è attualmente molto elevato. In secondo luogo, la sicurezza della carne coltivata non è ancora stata completamente valutata.
Nonostante i suoi potenziali svantaggi, la carne coltivata è una tecnologia promettente che potrebbe avere un impatto significativo sul settore alimentare. La carne coltivata potrebbe aiutare a ridurre l'impatto ambientale dell'industria della carne e a migliorare il benessere degli animali.

Ecco alcuni dei vantaggi e degli svantaggi della carne coltivata:
Vantaggi:
    Più sostenibile dal punto di vista ambientale
    Più etica
    Può essere personalizzata
Svantaggi:
    Ancora in fase di sviluppo
    Costo elevato
    Sicurezza non ancora completamente valutata
Alcuni dei potenziali benefici della carne coltivata includono:
    Riduzione delle emissioni di gas serra
    Conservazione delle risorse naturali
    Miglioramento del benessere degli animali
    Maggiore accessibilità alla carne

Alcuni dei potenziali rischi della carne coltivata includono:
    Costo elevato
    Sicurezza alimentare
    Allergie
    Controversie etiche

La carne coltivata è una tecnologia emergente che sta suscitando un crescente interesse da parte dei consumatori, degli investitori e delle aziende. È ancora troppo presto per dire se la carne coltivata diventerà un'alternativa mainstream alla carne tradizionale, ma ha il potenziale di rivoluzionare il settore alimentare.

Da FB del 25 ottobre 2023.
103  Forum Pubblico / DOMANESIMO E' IL FUTURO, come lo disegniamo per i nostri nipoti? / L’Idea: la Cultura, i Giovani e i Mondi del Lavoro e delle Produzioni. inserito:: Ottobre 24, 2023, 09:34:04 pm

L’Idea: “la Cultura, i Giovani e i Mondi del Lavoro e delle Produzioni”.

E per novi pensier cangia proposta (Dante)

Gentili Signore e Cortesi Signori,
noi non abbiamo esperienze di sponsorizzazioni o di azioni pubblicitarie a favore delle nostre produzione editoriali, la nostra capacità finanziaria non l’ha mai consentito, anche se avremmo argomenti e capacità adeguati a farne, con successo. Le nostre pubblicazioni lo meriterebbero.
L’Idea: “la Cultura, i Giovani e i Mondi del Lavoro e delle Produzioni”.
Sempre instancabili nella ricerca, non solo letteraria, cerchiamo di rafforzare ulteriormente e decisamente le edizioni, con nuove idee e con la ricerca di risorse adeguate.
Nel 2022 è stata avviata una nuova redazione per Il Foglio Clandestino (Aperiodico Ad Apparizione Aleatoria, attivo dal 1993), prevediamo eventi coinvolgenti e a breve, una collana di piccoli libri d’arte, rilegati a mano a fare da Cercine alla nostra vasta produzione libraria.
Ma sino ad ora e da decenni, ci siamo mossi sempre nella tradizione dello stampare libri, che abbiamo selezionato in collaborazione con gli autori, cercato di venderli con la collaborazione dei librai e dei distributori, per giungere finalmente ai nostri potenziali lettori.

E per novi pensier cangia proposta (Dante)
Oggi vogliamo “cangiare proposta” con un pensiero più aperto al Sociale, tenendo conto delle realtà accademiche e letterarie, basandosi su queste, a noi note per dialogare di Cultura, immergendoci noi, nel Mondo del Lavoro, delle Produzioni e dei Servizi (settori primario, secondario e terziario). 
La Cultura agisce e influisce nel sociale ed ha un compito fondamentale, nel proporre nuove forme di incontro e di convivenza per un futuro che sarà sempre più complesso e diversificato. 
Stiamo pensando di allargare la nostra Proposta culturale a chi ci sconosce e in questi decenni non siamo riusciti a incontrare.
Quindi non solo Libri per lettori, ma Libri per i Compratori di Cultura!
La nostra storia (sempre etica) ci identifica e ci rende distinguibili nel panorama poetico e editoriale, tra le micro-realtà culturali. Noi, anche se piccoli e indipendenti, sappiamo portare Cultura dove e a chi  possono ascoltarci e vivere con noi Eventi culturali. Magari dentro e vicini alla fabbrica.
Oppure poterlo fare con cura e stile in luoghi d’incontro sotto l’insegna di una Azienda o di una realtà produttiva che vuole valorizzare il proprio Capitale Umano.


Non si tratta quindi solo di reperire risorse economiche, ma anche di una restituzione non soltanto generosa, lo crediamo sinceramente, di quanto si è trascurato di mettere in bilancio per allontanare l’inconsapevolezza da chi lavora e far recuperare conoscenze nuove a chi non le ha ancora incontrate.   
Quindi chiediamo: potreste essere sensibili ad investire per la cultura, non ancora entrata in busta paga, anzi forse predata per interessi di altre categorie, perché chi vive del lavoro si senta gratificato?

Insieme percorrendo strade diverse da quelle calpestate sino a qui si può fare Meglio emergere il civismo oggi quasi assente tra noi.

P.S. Definiremo in dettaglio questa iniziativa umana e culturale.

Il Foglio Clandestino (Aperiodico Ad Apparizione Aleatoria,
Gilberto Gavioli

104  Forum Pubblico / "OLIVO POLICONICO". IDEE DAL TERRITORIO A CONFRONTO. / ROBERTO C io ti propongo una mia certezza, per una tua valutazione e ... inserito:: Ottobre 24, 2023, 09:27:35 pm
ROBERTO C. io ti propongo una mia certezza, per una tua valutazione e successiva ipotesi:
Il Sistema Sanitario Regionale ha indebolito la resistenza fisica e lo stato generale di salute della popolazione italiana.
Dati sviluppati, senza manipolazioni partitocratiche, da analisti indipendenti (meglio se europei) lo confermerebbero.
Durante la pandemia se ne scrisse, nel confronto con Germania e altre nazioni.
Poi la cosa sparì dai Media.

Una indagine andrebbe fatta, sull'odierno stato generale di salute in Italia.
Proprio partendo dalla conoscenza (non occultata) del rapporto percentuale dei morti, rispetto ad altre nazioni, durante la pandemia e successivamente.
Deceduti sia direttamente a causa del virus, sia dalla incapacità fisica di guarire dalle conseguenze dell’infezione per cattiva assistenza, sia per gli effetti negativi e mortiferi su altri tipi di malattie trascurate dal Sistema.
Interruzioni e ritardi dei trattamenti, delle visite mediche per diagnosi, delle prestazioni specialistiche annegate nelle Liste d’Attesa.
Tutti disagi gravi e alcuni gravissimi di cui non si vuole fare chiarezza e rendere conto.
Tutto questo a chi ha giovato?
ggiannig
105  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / Massimo Cacciari sul tema "L’immagine scientifica del momdo" inserito:: Ottobre 24, 2023, 09:23:00 pm

Il filosofo Massimo Cacciari all'università di Chieti sul tema "L’immagine scientifica del mondo"

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
19:15
a me

https://www.chietitoday.it/formazione/universita/filosofo-massimo-cacciari-universita-chieti-conferenza.html

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