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7921  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / Ds e Dl La «rivolta» dei giovani: lista alle primarie inserito:: Maggio 26, 2007, 10:20:07 pm
Ds e Dl La «rivolta» dei giovani: lista alle primarie

La delusione per la mancanza di under 30 dal Comitato dei 45 del futuro Partito Democratico

 
MILANO — Arrabbiatissimi. Furenti. Delusi. Tanto che adesso affilano le armi per una «vendetta»: presentare il 14 ottobre (primarie del Pd) la loro lista. Tutta di giovani. Pina Picierno, segretaria nazionale giovani Dl, e Fausto Raciti, suo omologo per i Ds, ci stanno pensando dall'altro ieri, giorno di ufficializzazione del Comitato dei 45. Da allora sono sul piede di guerra: tra i prescelti, infatti, non figura un solo under 30. E questa decisione ha fatto esplodere proteste un po' dappertutto.

In Piemonte i giovani dl hanno annunciato di essere pronti «a restituire le tessere a Roma per i metodi seguiti. Che hanno portato all'assenza di giovani e di esponenti piemontesi». In Calabria, invece, i giovani dl hanno deciso «di autosospendersi dal partito». Come spiega Luigi Madeo, calabrese e responsabile nazionale organizzativo della Margherita: «Loiero inserito nel Comitato? Siamo a disagio. Non sono rappresentati né i Ds né i Dl calabresi. E invece è entrato lui, l'uomo dello strappo. Per non parlare della mancanza di giovani. Noi contestiamo il metodo usato. La nostra sfida? Sarà alle primarie, sperando che facciano un regolamento che ci consenta di partecipare».

Maldipancia anche in Sicilia. E in Lombardia, dove ieri, al congresso regionale dei giovani dl, c'era grande delusione per la scelta di escludere gli under 30 dal Comitato. Spiega Pina Picierno: «È stata un'assurdità. Le donne, invece, che hanno fatto lobby, poi alla fine l'hanno spuntata. E noi ragazzi? Noi che lavoriamo dentro i partiti, o anche fuori, e che abbiamo meno di 30 anni? Niente. Cancellati. Ma il Pd non doveva essere il partito dei giovani? Invece qui l'età media supera il mezzo secolo. Complimenti per il coraggio». La pupilla di Ciriaco De Mita, vicina anche a Dario Franceschini, non ha voglia però di attaccare a muso duro i big dl. Però chiarisce che la protesta non si fermerà qui. E avverte: «Ora il nostro percorso per la Costituente sarà autonomo e molto diverso. Sarà veramente aperto, inclusivo, e darà spazio a chi ha voglia di partecipare».

Fausto Raciti, leader della Sinistra giovanile, usa toni simili a quelli di Picierno: «Siamo davvero arrabbiati, è ovvio. Ma alla Costituente del Pd ci faremo prendere in considerazione, ne siano pur certi. Intanto stiamo organizzando la prima assemblea nazionale dei giovani del Pd, a giugno, a Roma. Ma resta tutta la nostra preoccupazione per il sistema usato: vuol dire che si sono solo riempiti solo la bocca, finora, con la parola "giovani". Ma poi alla fine nel Comitato dei 45 hanno inserito solo i professionisti della società civile. Non ci sono i giovani, quindi, ma c'è Slow Food. E ci sono Dini e Amato. Complimenti davvero».

Raciti però non ci sta ad accettare le decisioni delle segreterie nazionali: «Noi non vogliamo i giovani cooptati, come dice Parisi, e per questo il 14 ottobre ci misureremo candidandoci. Ma per far questo ovviamente chiediamo regole certe. Primo: confermare il voto per chi ha 16 anni; secondo: gli under 30 devono poter votare al prezzo di 1 euro; terzo: seggi aperti anche davanti a tutte le scuole e le università. E vediamo, poi, alla fine chi la spunta. Perché siamo proprio stufi di fare sempre e solo i donatori di sangue».

Angela Frenda
26 maggio 2007
 
7922  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Un'americana a Roma inserito:: Maggio 26, 2007, 07:15:09 pm
LA BUSTINA DI MINERVA

Un'americana a Roma
di Umberto Eco


Alice Oxman ha alcuni handicap. È americana, e questo può spiacere alla sinistra radicale, ma non ha partecipato allo Usa-Day in cui apparivano signore avvolte in bandiere americane, e questo dovrebbe averla resa invisa al 'Foglio'. È ebrea, e di questi giorni può spiacere a molti, a destra come a sinistra. È di sinistra, e questo spiace a destra. Inoltre è la moglie di Furio Colombo, e questo le può provocare diffidenze da destra e da sinistra.

Fortuna che non è anche brutta.

Naturale quindi che sia amaro il suo libro 'Sotto Berlusconi. Diario di un'americana a Roma 2001-2006' (Editori Riuniti). È amaro quando parla in prima persona, per esempio riportando le e-mail con la figlia che ha vissuto l'11 settembre (e il dopo) a New York, è amaro quando parla delle vicende giornalistiche di suo marito (forse troppo citate, con un sospetto di conflitto d'interessi), ma soprattutto è amaro e agghiacciante quando si limita a riportare, senza commento, ritagli stampa e notizie di agenzia. Il che fornisce un documento sconvolgente, per chi ha dimenticato, su uno dei periodi più bui e grotteschi della nostra storia. Mi limito a un modesto florilegio.

2001. "Io punto a liberare il paese da questa escrescenza della magistratura" (Carlo Taormina). "'Genova is so nice'. Presidente, fuori c'è la guerra e un morto per strada. 'Oh yes, I know, it's tragic'" (Bush al G8). "È una guerra di religione" (Oriana Fallaci). "C'è una completa identità di vedute tra Bush e Berlusconi" (TG2).

2002. "L'uso che Biagi, Santoro e Luttazzi hanno fatto della tv è criminoso" (Berlusconi a Sofia). "Ho qui in Sardegna le figlie del mio amico Putin" (Berlusconi). "Per Porto Rotondo si profila un futuro di Camp David italiano" ('Panorama'). "Nel Sud mi seguono in processione come i santi, cantando" (Berlusconi, Rai Uno).


2003. "Apicella accorda la chitarra, gli fa sentire qualche nota e lui, il presidente paroliere, parte in quarta. L'universo sentimentale e musicale del Presidente del Consiglio è proprio questo: lui è lo Julio Iglesias d'Italia" ('Libero'). "I giudici sono matti, sono mentalmente disturbati" (Berlusconi). "Se mi ammazzano ricordatevi che è su mandato linguistico di Antonio Tabucchi e Furio Colombo. Avvertire subito la Digos" (Giuliano Ferrara). "Berlusconi è un uomo autenticamente liberale. È enormemente buono, straordinariamente buono. Ha ragione Ferrara quando lo paragona a Mozart per il candore e la genialità" (Sandro Bondi). "La casa la diamo al primo Bingo Bongo che arriva? Non scherziamo" (Umberto Bossi).

2004. "Comunisti maledetti, quei giudici" (Carlo Taormina). "Berlusconi? Tu non sai quanto è bravo. Io lo ammiro molto. Putin ci fila, Bush ci fila. Finalmente ci fila qualcuno" (Simona Ventura). "La gente gridava a Berlusconi 'Vai a casa'. Abbiamo gridato anche noi. Lui allora mi ha detto: 'Lei ha una faccia di merda'". (Anna Galli, cittadina). "Mi vergogno che sia stato nominato senatore a vita il poeta Mario Luzi. Una persona di questo tipo che offende il nostro mondo. Era meglio Mike Bongiorno" (Maurizio Gasparri).

2005. "Lei quanto è alto? Un metro e 78? Non esageri, venga qui allo specchio, vede, io sono un metro e 71. Ma le pare che un uomo alto un metro e 71 possa essere definito un nano?" (Berlusconi a 'La Stampa'). "L'elettorato è stato distratto dalla morte del Papa, e questo indubbiamente ha avuto un ruolo anche sui dati dell'astensionismo" (Enrico La Loggia). "Una dichiarazione senza stile, gravemente irrispettosa, insensata e che ferisce il dolore di quanti non per 'distrazione' ma per amore sono vicini al Papa" ('L'Osservatore Romano'). "L'Italia vive nel benessere. In classe di mio figlio i ragazzi hanno due telefonini a testa" (Berlusconi al TG2). "Dalla mia villa ho un gran bel panorama. noto anche quest'anno molte barche. Se sono barche da ricchi vuol dire che ne abbiamo proprio tanti. Gli stipendi crescono più dell'inflazione, la ricchezza delle nostre famiglie non ha eguali in Europa" (Berlusconi a 'La Stampa').

(25 maggio 2007)
da espressonline
7923  Forum Pubblico / LA-U STORICA 2 -Ante 12 maggio 2023 --ARCHIVIO ATTIVO, VITALE e AGGIORNABILE, DA OLTRE VENTANNI. / Tutti i nomi dei 111 indagati:... inserito:: Maggio 24, 2007, 11:00:40 pm
Giovedì, 24 Maggio 2007
 
 
Tutti i nomi dei 111 indagati: ci sono ancora 18 "Mister X" pizzicati solo nelle intercettazioni
 
 
Vicenza
NOSTRO INVIATO

Un lungo elenco con 129 posizioni diverse, 111 di persone identificate e quindi formalmenete indagate, altre 18 mister X" la cui voce è stata ascoltata nelle intercettazioni, ma che non hanno ancora un nome e un cognome. Spuntano dalle pieghe dell'inchiesta per Appaltopoli, dopo i 19 arrestati dell'altro giorno, anche coloro che risultano iscritti nel registro degli indagati, a diverso titolo, ma con un reato che ruota comunque attorno all'ipotesi di associazione per delinquere. Riportiamo qui di seguito coloro (una settantina) che vivono nel Nordest, tralasciando piemontesi, lombardi ed emiliani. Vi troviamo 15 vicentini, 11 padovani, 20 trevigiani, 14 veneziani, 2 rodigini, 4 veronesi, 2 pordenonesi, 1 goriziano e 2 bellunesi. Tra parentesi il numero degli appalti per i quali sono stati tirati in ballo. In realtà l'elenco si compone di due parti. La prima è quella del cosiddetto "cartello" vicentino, la seconda quella del "cartello" trevigiano.

"CARTELLO" VICENTINO: Lidio Gelmini, Conco, ditta individuale (13 appalti);Gregorio Gelmini, Conco, ditta individuale (13);Marianna Miotti, Marostica, Co.Ge.Mi srl (4);Paola Ruzza, Megliadino San Fidenzio (Pd), Ruzza Costruzioni srl (11);Nazario Marangon, Grumolo delle Abbadesse, titolare di ditta omonima (1);Mario Marangoni, Torri di Quartesolo, Impresa Edile Abbadesse (9);Patrizia Andriolo, Grumolo delle Abbadesse, Impresa Marangoni e Abbadesse (9);Ugo Cavallin, Jesolo, Secis srl (7);Fabio Contestabile, Mestre, Secis srl (7);Alfredo Muttin, Marostica, Mu.Bre Costruzioni srl (11);Eugenio Zago, Ceggia, Edil Lavori snc di Zago (5);Claudio Zago, Ceggia, Zago srl (4);Giuseppe Michieletto, Martellago, Fratelli Michieletto Strade (5);Gianluca Grosselle, Fontaniva, Grosselle Costruzioni srl (6);Monica Grosselle, Riva del Grappa, Grosselle Costruzioni (6);Ruggero Gobesso, Mogliano Veneto, Dani Costruzioni (4);Matteo Gobesso, Mogliano Veneto, Dani Costruzioni (2);Valter Antonio Montagna, Brogliano (Vi), Meccaniche Idroelettriche Service Arzignano (1);Renato Bertinato, Montecchio Maggiore, Meccaniche Idroelettriche;Roberto Neodo, Rovigo, Opra Costruzioni srl (1);Maurizio Biasuzzi, Treviso, Costruzioni Generali Biasuzzi (2);Mario Meucci, Mestre, Costruzioni Semenzato (3);Michelangelo Meucci, Mestre, Costruzioni Semenzato (3);Cecilia Simonetti, Venezia, Sacaim spa - Cementi Armati ing. Mantelli (2);Adriano Fracasso, Padova, dipendente Sacaim (2);Paolo Farronato, Romano d'Ezzelino, Co.Ma.C srl (11);Gastone Zeviani, Legnago, Zeviani Gastone srl (3);Giovanni Zeviani, Legnago, Zeviani Gastone srl (3).

"CARTELLO" TREVIGIANO: Matteo Freschi, Ponzano Veneto, Fratelli Paccagnin (18);Giuseppe Brion, Riese Pio X, Andreola Costruzioni Generali (20);Armando Cavallari, Preganziol, Ecis Scarl Edilizia Civile Industriale (1);Michele Da Rin, Marcon, Ecis (1);Fausto Toffoli, San Biagio di Calallta, Impresa Simonetti e Toffoli (1);Paolo Toffoli, San Biagio di Callalta, Impresa Simonetti e Toffoli (1);Arnaldo Giomo, Silea, Impresa Costruzioni Giomo srl (1);Silvano Martin, Treviso, Simi Impianti srl Installazioni Elettriche (1);Sante Casonato, Castelfranco veneto, Vilnai spa (3);Roberto Vilnai, San Martino di Lupari, Vilnai (3);Bruna dell'Agnese, Pordenone, Cave Asfalti Dell'Agnese (3);Alberto Fiocco, Motta di Livenza, Cave Asfalti Dell'Agnese (3);Monica Baù, Monselice, Monselasfalti srl (4);Demitri Castellin, Monselice, Monselasfalti (4);Sandro Spagnolo, Rotzo, Cooperativa Popolo di Rotzo (6);Federico Martini, Vo (Pd), Martini Silvestro srl (4);Simone Beozzo, Villa Bartolomea (Vr), Beozzo Costruzioni srl (17);Fabio Beozzo, Villa Bartolomea (Vr), Beozzo Costruzioni (18);Luigi Balin, Fontaniva (Pd), Brenta Lavori srl (15);Marco Battagello, Riese Pio X, Brenta Lavori srl (15);Giuseppe Zen, Riese Pio X, Pentaservice (17);Roberto Borsa, San Zenone degli Ezzelini, Pentaservice (16);Silvana Brisotto, Conegliano, Brussi Costruzioni del Gruppo Grigolin (18);Alberto Santamaria, Nervesa della Battaglia, Brussi Costruzioni (18);Luigi Giorgio Susanna, Noventa di Piave, Susanna Costruzioni (14);Italo Luigi Tonet, Santa Giustina (Bl), Tonet srl (6);Paolo Bombarda, Volpago del Montello. Impresa Costruzioni Guarise srl (20);Oriano Livotto, Nervesa della Battaglia, Impresa Costruzioni Guarise (11);Flavio Pellizzer, Fonte (Tv), Tessarolo Com. Giuseppe (6);Lucio Tessarolo, Silea, Tessarolo (6);Eugenio Furoni, Crespadoro (Vi), Furgoni Cav. Eugenio (2);Furgoni Massimo, Altissimo (Vi), Furgoni Cav. Eugenio (2);Sisto Romor, Ponte nelle Alpi (Bl), Romor Aurelio & Gino spa (5);Domenico Gerotto, San Donà di Piave, L'Edilve srl (9);Fernando Mazzaro, Campolongo Maggiore, Consorzio Edili Veneti (10);Carlo Nolli, Conegliano, Impresa Polese spa di Sacile (7);Maria Pighin, Sacile, Impresa Polese (7);Giorgio Basso, Sandrigo, Basso e Busatta spa (7);Arone Roni, Sedico (Bl) Roni Angelo spa (15);Alberto Costantini, Romano d'Ezzelino, Ottorino Costantini srl (12);Mario Durighello, Pederobba (Tv), Cedes srl (14);Paolo Fornasier, Susegana (Tv), Co.Ge.For srl del gruppo Grigolin (15);Stefano Guiducci, Badia Polesine (Ro), Euroscavi srl (13);Alessandro Crestani, Montebello Vicentino (Vi), Edilstrade (Fico;Paolo Bastianello, Preganziol, Veneta Scavi srl (11);Antonio Comelli, Gorizia, Edilnord srl (3).

G. P.
 
 
da gazzettino.quinordest.it
7924  Forum Pubblico / LA-U STORICA 2 -Ante 12 maggio 2023 --ARCHIVIO ATTIVO, VITALE e AGGIORNABILE, DA OLTRE VENTANNI. / BRUTTE e tristi STORIE... inserito:: Maggio 24, 2007, 10:59:32 pm
Brutte storie
Antonio Padellaro


Mentre alto ferve il dibattito sulla crisi della politica che non decide, da Napoli e da Roma Fiumicino rimbalzano su tutti i tg i relativi spot. Montagne di rifiuti date alla fiamme tra nuvole di diossina e rischio epidemie. Bivacchi di viaggiatori inferociti in attesa di un volo che non c’è. Ne risulta un’immagine pessima del nostro povero paese di cui il governo Prodi dovrebbe (o forse avrebbe dovuto) farsi carico con drammatica urgenza, e non solo perché lo chiede Napolitano. Indignato dalla visione della sua città sommersa dalla spazzatura, il capo dello Stato parla di situazione tragica puntando il dito sui colpevoli ritardi di quei parlamentari e amministratori che invece di risolvere i problemi «alimentano polemiche e capeggiano rivolte».

Si riferisce ai masanielli che impediscono l’apertura della discarica di Serre, facendosi forti anche della contrarietà espressa dal ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. Si riferisce al comportamento del governo che non è in grado di far rispettare un suo decreto. Altre domande suscitano invece le deprimenti scene aeroportuali.

Sacrosanto protestare contro il muro di silenzio che avvolge il destino di migliaia di lavoratori Alitalia. Ma è uno sciopero contro chi visto che la vecchia proprietà statale non c’è più e i privati che dovrebbero acquistare non ci sono ancora? Due brutte storie italiane con hanno in comune soprattutto l’abitudine a far marcire i problemi e a mangiarci sopra strafregandosene dei diritti dei cittadini.

Da una parte, come ci ha raccontato Enrico Fierro, tredici anni di consulenze d’oro, poltrone per trombati di lusso, rimborsi spese miliardari, mentre la “monnezza” saliva. Dall’altra, la compagnia di bandiera distrutta e spolpata da stuoli di manager inetti (nel migliore dei casi) sistemati dai politici di turno.

Vogliamo dibatterne?

Pubblicato il: 23.05.07
Modificato il: 23.05.07 alle ore 11.55

l'Unità.
7925  Forum Pubblico / LA-U STORICA 2 -Ante 12 maggio 2023 --ARCHIVIO ATTIVO, VITALE e AGGIORNABILE, DA OLTRE VENTANNI. / ... l’orrore umano Cannes, tra sesso e zoofilia ... inserito:: Maggio 24, 2007, 10:56:17 pm
«Zoo» alla Quinzaine, «ImportExport» e «Paranoid Park» in concorso

Nel giorno degli scandali, l’orrore umano Cannes, tra sesso e zoofilia svetta il film di Van Sant sull'animo di un ragazzino

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI


CANNES—Il giorno degli scandali sessuali (annunciati) si è trasformato in quello degli orrori umani.

E i film sui rapporti sessuali tra uomini e cavalli («Zoo» di Robinson Devor) e quello sulla mercificazione del corpo umano («ImportExport» di Ulrich Seidl) lasciano deluso chi sperava in immagini morbose o eccitanti per guidare invece lo spettatore in un viaggio davvero al limiti della notte umana. Presentato alla Quinzaine, la sezione parallela che spesso ha rivelato autori e anticipato tendenze, «Zoo» prende spunto da un fatto di cronaca: la morte nel luglio del 2005, per sfondamento del colon, di un uomo abbandonato davanti a un ospedale.

L'inchiesta della polizia porto a scoprire l’esistenza di un gruppo di persone che frequentavano una fattoria dello Stato di Washington per avere rapporti sessuali con dei cavalli. Dopo aver incontrato alcuni membri di quel gruppo, il regista Robinson Devor ha costruito un film dove i personaggi sono interpretati da attori, ma i lunghi dialoghi fuori campo sono quelli autentici dei protagonisti. E proprio il flusso di confessioni in prima persona finisce per guidare le immagini, sprovviste di qualsiasi tentazione voyeuristica ma cariche di una tensione angosciantissima.

Perché nonostante certe ammissioni, le ragioni che spingono una persona a sentirsi «maggiormente attratta da esseri non umani» restano di fatto inspiegate.

E di fronte a questa insondabilità, Devor non chiede aiuto né alla psicoanalisi né alla sociologia: mette gli spettatori di fronte al mistero di quelle azioni e costruisce il film come un horror dell'animo, dove non esistono spiegazioni plausibili ma solo la scoperta di qualche cosa di inimmaginabile. Una specie di «male assoluto» che chi pratica neppure considera tale. Ma che lascia nello spettatore un senso d'angoscia che non se ne va facilmente.

Anche i due film in concorso di ieri, «ImportExport» dell'austriaco Ulrich Seidl e «Paranoid Park» dell'americano Gus Van Sant cercano di scavare nelle contraddizioni dell’animo umano, e con la stessa radicalità stilistica di Zoo, ma con punti di vista differenti. Che portano anche a risultati molto diversi tra loro. Dopo Canicola (premiato nel 2001 a Venezia), Seidl continua il suo viaggio nella disperazione umana, ma la pietas che riscattava le vite desolate di quel film lascia il posto in «ImportExport» a un ambiguo compiacimento. L’infermiera ucraina (Ekaterina Rak) che cerca lavoro in Austria e lo trova in un ospizio per anziani e il giovane disoccupato (Paul Hofmann) che accompagna il padre (Michael Thomas) in un lungo viaggio europeo (che finisce proprio in Ucraina) per piazzare videogiochi e distributori di caramelle diventano testimoni, alla fine insensibili, di una sofferenza — quella degli anziani —e di una sopraffazione — quella sulle prostitute ucraine — che trovano spiegazione nell’egoismo e nella cattiveria umana, ma che sono raccontate con una insistenza troppo ambigua. E la lettura «politica » che in Canicola rimandava alla lezione di Bernhard qui diventa facile (e compiaciuta) «rassegnazione » metafisica sulla stupidità umana.

Al centro del film di Gus Van Sant c’è invece un romanzo di Blake Nelson sul delitto irrisolto di una guardia ferroviaria, travolta da un treno non per un incidente ma perché qualcuno l’ha colpito in testa con uno skateboard. Per questo il detective Lu (Dan Liu) decide di indagare tra i frequentatori di una pista conosciuta come Paranoid Park. Lo spettatore scopre ben presto che il responsabile dell’assassinio, del tutto involontario, è il sedicenne Alex (Gabe Nevins) ma Gus Van Sant racconta solo marginalmente l’inchiesta poliziesca, senza peraltro svelarcene la fine: piuttosto cerca di entrare nella testa di Alex, nelle sue paure e nei suoi silenzi, nelle sue frasi smozzicate e nelle sue azioni quotidiane per costruire il quadro di una «normalità» inquietante e insoddisfatta.

Qui il regista porta all’estremo il metodo messo in atto per «Elephant »e, con maggior radicalità, per «Last Days», smontando la linearità cronologica ma anche mescolando riprese con tecniche diverse (il Super8 per le immagini «in soggettiva» degli skater e il 35mm, con un mascherino da vecchia inquadratura televisiva, per il resto) e affidando a una elaboratissima colonna audio, fatta di rumori, musiche, parole e suoni, (compresa una citazione da Nino Rota) il compito di offrire allo spettatore una specie di riflesso sonoro delle contraddizioni psicologiche e comportamentali di Alex. In questo modo lo spettatore si trova davanti una specie di puzzle incompleto ma stimolante di un universo mentale che sfugge a ogni definizione, com’è quello appunto degli adolescenti, «ribelli » senza cause ma anche «assassini» per caso. E che Van Sant filma con empatia e curiosità insieme, senza mai lasciarsi andare a prese di posizione moralistiche, ma anche senza compiacimenti o facili giustificazioni.

Paolo Mereghetti
22 maggio 2007
 
da corriere.it
7926  Forum Pubblico / LA-U STORICA 2 -Ante 12 maggio 2023 --ARCHIVIO ATTIVO, VITALE e AGGIORNABILE, DA OLTRE VENTANNI. / MONDO DONNA N° 1 inserito:: Maggio 24, 2007, 10:55:10 pm
Il Festival di Cannes L’orrore di un aborto.

Scene choc al festival Paura e clandestinità nella Romania di Ceausescu.

Il dramma della povertà e le maternità forzate imposte dall'ex leader comunista

Una scena di «4 mesi, 3 settimane, 2 giorni» di Cristian Mungiu (Emmevi)


CANNES (Francia) — Cronaca di un aborto a porte chiuse. Otto ore di ordinaria paura, clandestinità, violenza, sangue, soldi, infezioni e morte nella Romania di vent’anni fa, Ceausescu ancora al potere. In una stanza d’albergo una ragazza aspetta l’uomo che ha promesso di liberarla da una gravidanza indesiderata. Con lei un’amica, Ottilia, pronta a darle una mano.

E anche di più, visto che l’atteso non è uno che si fa scrupoli: il denaro pattuito non basta più quando scopre che Gabita è incinta ben oltre quello che aveva confessato. Facendo bene i conti, sono 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, che è anche il titolo scelto da Cristian Mungiu per il suo film di agghiacciante realismo. Perché, visto che l’intervento si complica e i rischi sanitari e giudiziari crescono, l’uomo, un professionista di questi affari, capito che le due non hanno più una lira, chiede un surplus in natura. Con entrambe.

Quel che accade dopo è ordinario orrore paraginecologico. Dalla sua valigetta di commesso viaggiatore dell’utero, Monsieur Bebè, così si fa grottescamente chiamare (ma del resto da noi le sue colleghe non si chiamavano «fabbricanti di angeli»?) estrae alcol, cotone e la lunga cannula che servirà all’uopo. L’intervento per fortuna non si vede. Ma Mungiu non ci risparmia il peggio: il feto abbandonato sul pavimento del bagno. Che essendo di quasi cinque mesi, è formato e somiglia in tutto a un neonato. Una scena choc, come gli spicci consigli dati dall’uomo a Ottilia, che quel grumo di carne e sangue ha raccolto e infilato in borsa: «Non buttarlo nel gabinetto perché lo ostruirebbe, non lasciarlo in strada perché lo mangerebbero i cani...». Su come va eliminato, meglio sorvolare. Come dice Ottilia a Gabita: «Non ne voglio parlare. Né ora né mai più, per il resto della vita».

«Questa storia nasce da un ricordo privato. Quando avevo vent’anni qualcosa di simile accadde a una persona molto vicina a me», racconta Mungiu, 37 anni, considerato uno dei talenti del nuovo cinema rumeno, fucina di film di alta qualità e basso costo (590mila euro, il budget di questo) capaci di valicare i loro confini. Film che cercano di fare i conti con una storia recente e dolorosa. Accade anche qui, pur senza mai tirar direttamente in causa il regime. Il piccolo dramma che si consuma in quella stanza d’albergo dà un’idea precisa del contesto storico: le code davanti ai negozi, il baratto dei prodotti di prima necessità, i pacchetti di sigarette estere allungati per ottenere quello che altrimenti non si poteva comprare.

Una Romania povera, disperata, impaurita. Dove proprio Ceausescu, il comunista più mangiabambini dell’immaginario occidentale, nel 1966 aveva stilato una legge che proibiva l’aborto. «L’obiettivo era l’incremento demografico: tanti nuovi virgulti per andare a ingrossare le fila del Partito — spiega amaro Mungiu —. In pochi anni le nascite si quadruplicarono. Di quella generazione baby boom faccio parte anch’io: nella mia classe, affollatissima, eravamo sette a chiamarci Cristian. Ma le donne cominciarono a ribellarsi a quelle maternità coatte. Gli aborti illegali dilagarono, quasi una forma di resistenza al regime. Chi se lo poteva permettere ricorreva a medici compiacenti, chi non aveva mezzi finiva nelle mani di praticoni. Circa 500 mila si calcolano le donne morte in quel modo durante gli anni di Ceausescu. Dopo la sua caduta, nell’89, l’aborto è tornato legale. E ancora oggi è praticatissimo, usato come anticoncezionale».

Certo che proprio ora, con la Chiesa che tuona a colpi di scomunica, con movimenti e partiti che premono per una revisione della legge, l’aborto è tema quanto mai scottante. Oggi peraltro di nuovo alla ribalta in un altro film del concorso, Izignanie, del russo Andrei Zviaguintsev. In questo clima, mostrare immagini crude e di alto impatto emotivo come quelle di un feto «avanzato» può sembrare una presa di posizione, o forse una provocazione. «Né l’una né l’altra — assicura Mungiu —. Intanto non sono cattolicoma ortodosso. Poi, quello che pongo non è un problema religioso ma una riflessione morale. Su scelte difficili che è giusto vengano compiute in piena libertà da parte della donna, ma anche con piena consapevolezza delle loro conseguenze. L’aborto viene spesso presentato come un’astrazione. Ma un feto non è solo un mucchio di cellule. Ho voluto mostrarlo perché la gente veda quello che è».

Giuseppina Manin
22 maggio 2007
 
da corriere.it
7927  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Nando DALLA CHIESA. inserito:: Maggio 24, 2007, 12:01:21 pm
La legge del discredito

Nando Dalla Chiesa


E parliamone pure del discredito della politica, di questa malattia profonda, di questo tumore civile che in tanti hanno nutrito per ingrandire i propri destini. Parliamo di questa pietanza rancida che cuochi multicolori hanno cucinato nei decenni, uno di qua uno di là, con scrupolo pari all’incoscienza. Le accidie e i narcisismi. Gli affari inconfessabili e i privilegi ingiustificabili. La fine del diritto di voto e le parole senza onore. Ma anche le demagogie a buon mercato e le picconate plebiscitarie.

E il senso di ingiustizia che ci circonda, lo smarrimento davanti al primato di ogni interesse particolare. E la latitanza della politica. Anche quando rivendica grottescamente il suo primato. O al contrario, perfino, il suo essere in prima fila a fare polpette dell'interesse generale brandendo princìpi o ideologie che, alla resa dei fatti, mandano lo stesso suono delle monete false.

Ladies & Gentlemen, a voi il caso Parmalat. A voi un caso paradigmatico dello stato della giustizia nel nostro paese. Di un paese dove ogni giorno si sente parlare dei diritti del mercato. Delle sue regole. Della sua trasparenza. Degli interessi legittimi degli azionisti e dei risparmiatori. Decine di migliaia di persone truffate in allegria e in sostanziale impunità. Con la decisiva complicità di uffici e sportelli bancari che consigliavano riservatamente e «in virtù del nostro rapporto fiduciario» di comprare Cirio, Parmalat e bond argentini, e mica solo singolarmente ma anche tutti insieme. Anzi: più erano anziani i risparmiatori e più insistente si faceva il consiglio di un bel pacchetto tutto compreso.

Ecco a voi dunque le sembianze di un sistema che, forse ormai senza colpe personali di alcuno, protegge con naturalezza i malfattori. Lo scontro in aula tra la procura milanese e i difensori dei risparmiatori nel processo per aggiotaggio che ha come retroterra la Grande Bancarotta parmigiana, è la spia del paradosso che si è consumato: la trasformazione della «giustizia minima» nella «giustizia massima possibile». Il rispetto irrisorio delle aspettative di risarcimento e di punizione come alternativa alla beffa più totale e assoluta. Eravamo stati facili profeti nel dire che l'eredità peggiore degli anni berlusconiani sarebbe stata quella morale. E così è. Il discredito della politica - meglio: di tutto ciò che è pubblico - ci rovina addosso proprio per l'effetto devastante degli atti di governo di chi guida e sobilla l'antipolitica da più di un decennio. Ma anche per altro, ammettiamolo. Anche per l'incapacità dell'altro schieramento di stagliarsi cristallinamente diverso all'orizzonte. Lo scandalo Parmalat maturò in un contesto politico dai contorni sfuggenti, e che in ogni caso il centrodestra non visse come «suo», tanto che ci si gettò a corpo morto per ergersi a moralizzatore del mercato, a Catone mediatico, appena dopo avere licenziato l'indecorosa legge sul falso in bilancio. Furono bagliori ipocriti. Perché poi le leggi berlusconiane offrirono a quello stesso scandalo e ai suoi protagonisti ogni riparo. Uno dopo l'altro, con un'attività legislativa condotta per mano, passo dopo passo, a garantire impunità totale al premier e ai suoi amici. Prima le norme sul patteggiamento, accarezzate alla Camera anche dall'opposizione. E poi la Cirielli, con i suoi tempi di prescrizione scolpiti a riassumere plasticamente la filosofia di un'intera legislatura. E infine, a maggioranze parlamentari cambiate, giunse l'indulto, un indulto mai visto nella storia di alcun paese avanzato. La grande festa era completa.

Non c'è dubbio. Il discredito della politica nasce da una sfiducia secolare verso il potere, intrecciata con un altrettanto secolare servilismo. Poiché nessuno più del servo sa, per esperienza diretta, che il potere non ha etica o moralità. E tuttavia se scontiamo ancora nel Duemila un qualunquismo atavico, è anche perché esso si nutre ogni giorno di ciò che vede, della nausea suscitata da tanta quotidianità, della penuria di esempi grandi e visibili. Si nutre del senso dell'ingiustizia e della percezione di un vuoto di princìpi. Che cosa possono pensare decine di migliaia di risparmiatori (sottolineo: decine di migliaia di persone - di cittadini, di elettori - in un colpo solo!) quando vedono che i loro risparmi sono senza effettiva tutela, che i sacrifici che molti di loro hanno fatto sono stati irrisi e malmenati, non solo perché si sono trovati sul proprio cammino manipoli di lestofanti, ma anche perché la giustizia non funziona, perché anzi la giustizia è stata accomodata -falso in bilancio, patteggiamento, Cirielli, indulto- alle esigenze dei truffatori anche con qualche iniquo patto trasversale tra i partiti? Ricorderanno, quelle decine di migliaia di persone, la scientifica trafila delle leggi berlusconiane? Si ingegneranno di fare la differenza tra il prima e il dopo, daranno un nome alle macerie morali o non vedranno solo le macerie e in mezzo alla polvere confonderanno gli uni e gli altri in una condanna senz'appello?

Dire questo non significa incoraggiare il qualunquismo. Ma capirne le radici e, per quanto possibile, aiutare a prevenirlo. Così come aiuta a prevenirlo -lo vogliamo dire?- il sapere parlare seriamente di sicurezza o delle inefficienze della pubblica amministrazione o delle lottizzazioni selvagge o delle riproduzioni clientelari delle dinastie o delle candidature dei pregiudicati. Il maremoto sale. E non basta assecondare i terreni di discussione prediletti (quelli sì) dal qualunquismo: una Camera sola, dimezzare i parlamentari ecc. Bisogna passare dalla superficie agli strati profondi. Se il parlamento attuale, con le sue due Camere, con i suoi numeri pletorici, avesse comunque fatto buona politica sulla giustizia, se si fosse posto il problema dei diritti diffusi di un'economia di mercato, se avesse rappresentato il senso delle istituzioni e delle leggi agli occhi di chi veniva truffato o (per usare una parola da bar) derubato dei suoi averi, oggi esso avrebbe altro prestigio. E avrebbe contribuito ad arginare un poco questo umore di rivolta che sale dalle viscere, dagli istinti, ma che ha radici nella realtà vissuta, nelle ragioni dei fatti. In fondo dev'esserci un motivo se oggi a riscuotere meno fiducia del parlamento restano solo loro, le banche.

www.nandodallachiesa.it


Pubblicato il: 23.05.07
Modificato il: 23.05.07 alle ore 11.58   
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7928  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / Gianfranco PASQUINO ... inserito:: Maggio 21, 2007, 06:57:15 pm
Un anno e tre errori
Gianfranco Pasquino


«Né minimalismo né trionfalismo»: questa è la posizione più corretta da assumere nel valutare i risultati del primo anno di governo dell’Unione guidata da Romano Prodi. Il minimalismo non è davvero mai stato il punto forte dei componenti dell’Unione (e, se me lo permette, neppure del presidente del Consiglio). Invece, purtroppo, di espressioni trionfalistiche, non soltanto, malauguratamente, al momento dell’entrata in carica, ne abbiamo sentite anche troppe. Il problema non è che molti di noi, elettori dell’Unione, preferiremmo un sano e sfumato realismo. Il problema è che, da un lato, molti elettori della Casa delle Libertà si sono sentiti un po’ presi in giro da un governo con 24mila 500 voti di maggioranza, mentre, dall’altro lato, parecchi elettori dell’Unione vedevano il trionfalismo, ma non vedevano quella legislazione che era stata loro promessa.

Si spiega così perché il governo e il suo capo siano caduti fin dall’inizio al di sotto del 50 per cento di popolarità e di apprezzamento, ruzzolando qualche volta anche parecchio al di sotto. Non trattandosi di una maledizione biblica, questi sondaggi, che sono da prendere sul serio sia per la loro provenienza scientifica, accertabile in Renato Mannheimer e Ilvo Diamanti, sia per la loro serie storica, dicono che il problema è grosso.

Dal canto suo, lo stesso Prodi è costretto a dichiarare di dovere affrontare ostacoli significativi tanto che neppure un decimo delle proposte di legge del suo governo sono state finora approvate e che, per il resto, l’attività legislativa del governo si esplica con il ricorso a decreti leggi, che non è mai un buon modo di governare. Eppure, su non poche tematiche il governo ha operato soddisfacentemente e i rispettivi ministri riscuotono un buon successo personale, in particolare: in politica estera (D’Alema) e nelle attività produttive (Bersani) - ma non voglio fare un elenco puntiglioso anche perché so perfettamente che, talvolta, il voto non alto di alcuni ministri deriva dalla scarsa conoscenza del loro operato e dalla bassa visibilità dei loro ministeri, non dall’incompetenza e nemmeno da loro personale incapacità. Qualche volta, però, la bassa votazione, come per Mastella, colpisce sia il fatto (quel mal congegnato indulto) che il promesso, ovvero una crisi di governo per le più svariate ragioni: dai Dico alla legge elettorale al conflitto di interessi, e l’elenco del fantasioso Mastella non si arresterà certamente qui. Tuttavia, non basta un uomo solo, per quanto molto loquace, a spiegare l’insoddisfazione e la delusione di un elettorato. Propongo che si cerchino i motivi del disorientamento di una parte dell’elettorato che ha votato Unione in alcuni fenomeni specifici, a mio parere, particolarmente importanti.

Governare non consiste mai esclusivamente in quello che si fa; molto più spesso è come lo si fa: non soltanto la sostanza, ma anche la carenza di sostanza e lo stile. Naturalmente, ciascun plotone di insoddisfatti e di delusi esprime la sua specifica lamentela. Qualcuno sottolinerà l’urgenza di una buona legge sul conflitto di interessi. Altri vorranno vedere una molto diversa legge elettorale. Qualcuno si aspettta politiche del lavoro più incisive, con interventi vigorosi sulla Pubblica Amministrazione. Altri ancora vorrrebbero vedere abbattuti i costi della politica oramai saliti a livelli intollerabili. Infine, ma temo che l’elenco non sia affatto finito, altri vorrebbero sapere quali sono le priorità del governo Prodi. Talvolta sono le politiche fatte che producono delusione e reazione perché toccano interessi costituiti, ma li toccano male, senza averli fatti precedere da una adeguata argomentazione. Talvolta, sono le politiche da fare, come la irrinunciabile riforma delle pensioni che inquieta, per la confusione delle proposte, alla quale contribuiscono i leader sindacali, una parte di elettorato. Lo stile di governo dell’Unione sembra, a proposito di giustificazione dei provvedimenti adottati, piuttosto quello di un pollaio, mentre abbiamo perso le tracce del Portavoce Unico.

Temo, da ultimo, e voglio metterli in chiarissima evidenza, che tre fattori, non tutti strettamente collegati all’azione di governo, appesantiscano l’Unione, ma soprattutto offuschino la figura del Presidente del Consiglio. Il primo fattore è la costruzione tormentata e frettolosa del Partito Democratico. Su un punto non ho dubbi: Prodi deve assumere senza tentennamenti la leadership del Pd perché questa è la novità annunciata a chiare lettere: coincidenza del capo del partito con il capo del governo. Secondo punto: Prodi ha fatto molto male a dichiarare che, comunque finisca questa sua seconda esperienza alla guida del governo, uscirà di scena. Automaticamente ha indebolito la sua posizione agli occhi di molti elettori e di molti gruppi, persino nell’Unione, un po’ come, si parva licet, è successo con le dimissioni preannunciate da Tony Blair, peraltro un Primo ministro molto vigoroso, operativo e brillante. Infine, terzo punto, al quale ho già variamente fatto riferimento, se l’Unione vuole migliorare le sue prestazioni e ottenere valutazioni più elevate, è assolutamente indispensabile, non soltanto, come dicono un po’ tutti, che venga ridotto il tasso di litigiosità interna, ma si innalzi il profilo politico del suo leader. Un capo di governo non è mai, ovvero non dovrebbe mai essere, come una volta ha detto di sentirsi Prodi, un assistente sociale. È una autorità, ovvero la più alta carica di governo nel sistema politico italiano. Dunque, in quanto tale deve imparare a esprimersi e a operare con autorevolezza e solennità. Il tempo per apprendere ancora c’è; spero che non manchi, per malposte motivazioni, la volontà.

Pubblicato il: 21.05.07
Modificato il: 21.05.07 alle ore 10.39   
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7929  Forum Pubblico / LA-U STORICA 2 -Ante 12 maggio 2023 --ARCHIVIO ATTIVO, VITALE e AGGIORNABILE, DA OLTRE VENTANNI. / Re: POLITICA inserito:: Maggio 20, 2007, 12:53:19 am
Il signor B. si prepara al ritiro dalla politica... per malattia?

ciaooooooo

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19 maggio 2007
 Berlusconi, nuovo malore a L'Aquila. «Ora sto bene» . Confermati gli impegni a Olbia e Vicenza

Un malessere passeggero, dopo quello di Montecatini, sei mesi fa, a L'Aquila. Sempre durante un comizio, questa volta per la campagna delle amministrative del 27 e 28 maggio che lo porterà già in giornata a Vicenza e Olbia. Forse ci si è messa un'eccessiva fiducia nella vigoria del fisico. «Ho fatto troppe cose tutte insieme, ma ora sto benissimo». È stato lo stesso Silvio Berlusconi, rientrando nel cuore della notte a Roma, a svelare le reali condizioni dopo il malore di venerdì notte. L'ex premier ha ammesso qualche responsabilita circa le cause della sua defaillance: «Ho fatto troppe cose tutte insieme. Ho parlato per più di un'ora e alla fine avevo una gran sete. Per cui ho chiesto "datemi da bere altrimenti non resisto" e tutti si sono preoccupati. Da qui è nato il parapiglia».

Bonaiuti: «Niente realtà romanzesche, ora sta bene». Quanto alla conferma dell'impegnativo programma elettorale che lo dovrebbe portare già nelle prossime ore prima a Vicenza poi a Olbia, è arrivata sabato di buon mattino dal portavoce Paolo Bonaiuti. «Silvio Berlusconi sta bene, non è successo niente di serio» e non cambia l'agenda dei suoi appuntamenti elettorali. Bonaiuti alle 7,30 si è recato a Palazzo Grazioli per incontrare il leader di Forza Italia. «Ha già parlato con un sacco di persone, sta bene e quindi cerchiamo di non costruire la solita realtà romanzesca», ha aggiunto Bonaiuti. E poco dopo le 10 lo stesso Berlusconi ha confermato il pieno recupero.

«Vado a Vicenza». «Sto bene, sto bene», ha detto il tycoon e capo dell'opposizione lasciando la sua residenza romana. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se si sente pronto ad affrontare i due impegni elettorali di oggi, Berlusconi ha risposto: «Sì, sì. Infatti sto andando a Vicenza». Dopo la vittoria delle amministrative in Sicilia, il leader di Forza Italia crede fermamente che il centro-sinistra perderà anche alla prossima tornata di fine mese. «Sono convinto - ha dichiarato Berlusconi in una lunga intervista concessa al Giornale di Vicenza - che se, dopo il nostro trionfo in Sicilia, anche nel resto dell'Italia la sinistra uscirà sconfitta, per questo governo sarà davvero giunta l'ora di farsi da parte. Non si può governare contro la maggioranza degli italiani».

La cronaca del malore. «Sorreggimi»: sono passate da poco le 23 di venerdì 18 maggio e Silvio Berlusconi, pallido, si appoggia al sindaco dell'Aquila, Biagio Tempesta, sul palco dal quale per oltre un'ora, al freddo e senza capotto o impermeabile, ha tenuto un comizio. Qualche istante di apprensione, quasi nessuno si accorge di quanto accade; Tempesta, terrorizzato, riesce a richiamare l'attenzione della sicurezza e subito l'ex premier, barcollante, viene fatto scendere dal palco. Dopo avere bevuto un pò d'acqua torna in albergo dove pochi minuti più tardi arriveranno i medici.

Un nuovo malore, quindi, a sei mesi da quel 26 novembre, quando a Montecatini (Pistoia), venne sorretto sul palco. Questa volta, però, nessuno siè accorto di nulla, anche per il sangue freddo di Tempesta al quale - dirà poi più tardi Berlusconi - «occorre fare una statua». Per il cardiochirugo aquilano Gerardo Di Carlo - che assieme al medico Di Luzio lo ha curato per due ore nella suite dell'Hotel Sole - si è trattato di un insieme di fattori: stress, stanchezza accumulata negli ultimi giorni, freddo della serata aquilana (c'erano circa 10 gradi) susseguente a un pomeriggio di sole a Rieti (da dove Berlusconi proveniva), una leggera ipoglicemia, perchè dal mattino il leader di Forza Italia non aveva né mangiato né bevuto.

In albergo, tra un un prelievo di sangue e elettrocardiogramma, l'ex premier non ha perso il buonumore ed ha raccontato anche alcune barzellette ai medici. A tarda notte, prima di partire per Roma, alle molte persone che lo attendevano nella hall Berlusconi ha confessato la propria stanchezza: «Ho avuto una giornata molto intensa. Non ho bevuto e non ho mangiato. Sono arrivato all'Aquila, non mi sono accorto che era tardi, non ho preso nulla e subito sono andato a fare il comizio. Non si possono fare queste cose insieme». E tra gli applausi è ripartito.

da ilsole24ore.com
7930  Forum Pubblico / LA-U STORICA 2 -Ante 12 maggio 2023 --ARCHIVIO ATTIVO, VITALE e AGGIORNABILE, DA OLTRE VENTANNI. / POLITICA E POLITICANTI inserito:: Maggio 17, 2007, 06:42:33 pm
IL RETROSCENA.

Il premier teme il passaggio al Senato e l'ingorgo con la legge elettorale, la riforma Rai e il Ddl Gentiloni

Prodi pronto al confronto con la Cdl "Se parte il dialogo sarò io a trattare"

di CLAUDIO TITO
 

ROMA - "Se bisogna dialogare con l'opposizione, lo faccio io in prima persona". La Rai, il conflitto di interessi, la legge Gentiloni. E la riforma elettorale. Nelle prossime settimane il Parlamento e il governo rischiano un "ingorgo" di provvedimenti su cui si accenderà lo scontro tra maggioranza e opposizione. Una situazione che preoccupa Romano Prodi. E sulla quale il Professore vuole giocare le sue carte senza delegare la mediazione agli alleati. Nemmeno ai leader del futuro Partito Democratico. Sapendo anche che quei quattro temi difficilmente potranno essere affrontati separatamente: "Sono tutti legati da un filo invisibile".

"Ma - gli ha detto Clemente Mastella - stai attento agli accordi che fanno gli altri, soprattutto sulla legge elettorale. Perché se io esco, o ci sono le elezioni o al massimo le larghe intese. Ma tu comunque sei fottuto".
A Palazzo Chigi, allora, hanno iniziato a far partire i segnali di fumo. Niente di concreto ancora. Solo il tentativo di impostare il confronto. Con due priorità: la Rai (con la riforma della governance che sarà oggi all'esame del consiglio dei ministri) e la legge elettorale.

Non è un caso che ai leader dell'Unione abbia fatto sapere di voler mettere nella "pole position" dei calendari parlamentari il testo che modifica i criteri di nomina dei vertici di Viale Mazzini: "Deve essere la nostra urgenza". Un modo per far capire che sulla tv pubblica non accetterà più un accordo che passi sopra la sua testa come accaduto due anni fa. Ma anche per lanciare un segnale alla Cdl: la legge sul conflitto di interessi e la legge Gentiloni sul sistema radio-tv possono aspettare. "Il conflitto di interessi insomma - spiega un centrista esperto come Bruno Tabacci - è solo merce di scambio. Non me ne occupo per questo".

E che sia stato aperto un canale di dialogo su questo terreno, ne sono convinti soprattutto gli uomini della sinistra radicale che accusano l'Ulivo e l'esecutivo di voler "ammorbidire" eccessivamente la normativa sul conflitto di interessi. "Non c'è l'ineleggibilità, non c'è l'incompatibilità, non c'è quasi più niente in questo testo - si lamenta Orazio Licandro, il deputato che segue la materia per conto di Oliviero Diliberto - e da quello che sta succedendo è evidente che il governo vuole aprire la porta a Berlusconi eliminando persino il blind trust. Di fatto, stiamo tornando al testo Frattini".

Al di là dei sospetti di Prc, Pdci e Verdi, Prodi vuole prendere tempo. Teme un'accelerazione che porti rapidamente il ddl al Senato. Ha paura che equivalga a mettere a rischio la maggioranza. I suoi dubbi riguardano la tenuta della coalizione a Palazzo Madama, il rischio che non tutti i senatori a vita siano pronti a votare il provvedimento e poi l'Udeur di Mastella che già si è astenuta a Montecitorio. "Non si può usare Berlusconi come un amico quando c'è da spaventare noi - ammonisce appunto il ministro della Giustizia - e poi come nemico sul conflitto di interessi".

L'accelerazione per riformare la Rai corre poi parallela al tentativo di imbastire un'intesa anche sul nuovo Cda. L'Unione sta andando dritta verso la sostituzione di Angelo Petroni. Ma sia il premier che il ministro dell'Economia non escludono di nominare per intero un nuovo vertice. "In caso di stallo - ripetono - sarebbe inevitabile". Non è un caso che nelle ultime ore, Silvio Berlusconi abbia iniziato a prendere in considerazione questa possibilità. Indicando come possibili nuovi "presidenti di garanzia" Clemente Mimun e Carlo Rossella.

E forse non è nemmeno un caso che ieri Forza Italia abbia chiesto al ministro delle riforme, Vannino Chiti, un incontro sulla riforma elettorale. Ossia l'altro elemento del grande "ingorgo". Gli ambasciatori del Cavaliere hanno concesso una possibile via d'uscita alla maggioranza: il Provincellum. La delegazione forzista, infatti, ha dato la sua disponibilità a studiare un sistema che ricalchi il modello delle provinciali e eviti così il referendum. Esattamente l'obiettivo inseguito da una parte dalla Lega e dall'altra da Mastella. "Voglio la verifica per essere tranquillo - ripete il Guardasigilli - perché il Partito Democratico sta trescando troppo con Berlusconi per tagliare via i piccoli partiti. E allora deve essere Prodi a trovare una soluzione. Se non vuole la crisi di governo". Un messaggio che evidentemente negli ultimi giorni a Palazzo Chigi ha iniziato a fare breccia.


(17 maggio 2007) 
da repubblica.it
7931  Forum Pubblico / LA-U STORICA 2 -Ante 12 maggio 2023 --ARCHIVIO ATTIVO, VITALE e AGGIORNABILE, DA OLTRE VENTANNI. / SOCIETA' - FAMIGLIA inserito:: Maggio 17, 2007, 06:41:30 pm
POLITICA

Il segretario generale della Cei contro "nichilismo e relativismo"

"Come le truppe del Barbarossa che assediarono la cristianità"

Betori: "Aborto, eutanasia e coppie gay i nuovi nemici alle porte della Chiesa"


 CITTA' DEL VATICANO - La Chiesa cattolica ha i nemici alle porte. L'aborto, l'eutanasia, il relativismo etico che "nega la dualità sessuale e scardina la famiglia basata sul matrimonio" sono come le truppe di Federico barbarossa, che nel 1155 cinsero d'assedio la cittadella cristiana di Gubbio. A fare il paragone è il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, parole che, a quattro giorni dal Family Day e mentre divampa la polemica sui Dico, possono assumere una connotazione politica forte, anche se il presule non ha fatto alcun accenno diretto né alla manifestazione di San Giovanni tanto meno al ddl governativo sui diritti dei conviventi.

Proprio nella cattedrale di Gubbio, il numero due della Cei ha celebrato oggi una messa in onore di Sant'Ubaldo, il vescovo medioevale che difese eroicamente la sua comunità contro gli assalti dell'esercito germanico. A lui la Chiesa deve ispirarsi contro i nuovi aggressori, "che tentano di espugnare le nostre città". Questi "nuovi nemici" si chiamano innanzitutto "nichilismo e relativismo", due mali da cui si nutrono la deriva morale ma anche le ingiustizie sociali, le violenze, il terrorismo, l'emarginazione dei più deboli.

Nell'omelia, Betori è partito dal ricordo di Sant'Ubaldo: "Fu premuroso nell'impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città contro un assedio. Oggi, nuovi nemici tentano di espugnare le nostre città, di sovvertire il loro sereno ordinamento, di creare turbamento alla loro vita".

I nemici di cui parla Betori "si chiamano il nichilismo e il relativismo, che in modo più o meno esplicito nutrono le tendenze egemoni della nostra cultura: fanno dell'embrione, l'essere umano più indifeso, un materiale disponibile per le sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell'aborto, e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell'inizio e della fine della vita umana".

E sono sempre loro, i "nuovi nemici", a introdurre "il concetto, apparentemente innocuo, di qualità della vita che innesca l'emarginazione e la condanna dei più deboli e svantaggiati; coltivano sentimenti di arroganza, di violenza, che fomentano le guerre e il terrorismo, delimitano gli spazi del riconoscimento dell'altro e chiudono l'accoglienza verso chi è diverso per etnia, cultura e religione; negano la possibilità di crescita per tutti - continua - mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale; oscurano la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé; scardinano la natura stessa della famiglia fondata su il matrimonio di un uomo e di una donna".

L'omelia anticipa di qualche giorno i temi della prossima Assemblea generale dei vescovi italiani, in programma in Vaticano a partire da lunedì 21 maggio. L'assise sarà per la prima volta aperta dal nuovo presidente della Cei monsignor Angelo Bagnasco. Per l'occasione è atteso anche un discorso importante di Benedetto XVI.

(16 maggio 2007) 

da repubblica.it
7932  Forum Pubblico / SALUTE e BENESSERE. Ricerca della SERENITA' nella VITA. / Re: News Scienza e salute inserito:: Maggio 17, 2007, 06:38:47 pm
L'allarme dei medici internisti italiani dopo il ritiro del farmaco in Irlanda «Molti casi di danni al fegato da nimesulide»

Dibattito sul farmaco con il principio attivo dell'Aulin: «Non è un medicinale innocuo».

Federfarma: «Usato male con ricette ripetibili»

 
ROMA - La nimesulide, principio attivo di molti antinfiammatori come l'Aulin, sale sul banco degli imputati anche in Italia dopo essere stato ritirato in Irlanda per segnalazioni di gravi danni al fegato. Dal convegno dei medici internisti italiani arriva l'allarme: «Per molto tempo la nimesulide ha goduto della fama di un farmaco non molto rischioso, ma ogni anno, noi medici internisti, osserviamo un numero abbastanza preoccupante di pazienti che subiscono danni epatici e dell'apparato gastroenterico causati proprio da questa molecola». E' quanto affermato da Giovanni Mathieu, presidente della Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti, commentando la decisione dell'Agenzia del farmaco irlandese, di sospendere la vendita dei farmaci a base di nimesulide. «Come ogni farmaco - precisa Mathieu - la nimesulide va valutata all'interno di un rapporto rischio-beneficio. Purtroppo, infatti, come ogni farmaco, anche la nimesulide presenta aree di rischio».
Sotto accusa la facilità con cui è possibile acquistare questo farmaco, commercializzato in Italia dal 1985 con successo (nel 2002 nel nostro Paese si registrava il più alto consumo di questa specialità rispetto al resto dell'Europa). «La nimesulide viene considerata una molecola di facile uso - spiega il presidente - quasi fosse un farmaco da banco, ma è tutt'altro che un medicinale innocuo».

LA REPLICA DI FEDERFARMA - Pronta la replica di Federfarma, l'associazione che raggruppa i titolari di farmacie: I farmaci a base di nimesulide «non sono mai venduti nelle farmacie italiane come medicinali Otc (over the counter), cioè senza ricetta» assicura il presidente Giorgio Siri. «E nessun farmacista ne consiglia l'uso se non è strettamente necessario, proprio per via delle possibili controindicazioni al fegato dovute al sovradosaggio. Già note a tutti da tempo». Ciononostante, Siri assicura che «sarà nuovamente inviata a tutte le farmacie della penisola aderenti a Federfarma la circolare che mette in guardia da un uso poco accorto e dal vendere il farmaco senza ricetta medica». Per il presidente dell'associazione dei titolari, il problema alla base del consumo della nimesulide «fuori prescrizione» deriva però dalla possibilità di «usare la ricetta del medico più volte nell'arco di sei mesi. E dalle confezioni del farmaco che contengono troppe bustine rispetto ai bisogni». «Proporremo al ministero della Salute di ridurre le confezioni di nimesulide, visto che il più delle volte si tratta di un farmaco usato all'occorrenza. E che mai - conclude Siri - deve essere assunto per un periodo prolungato».

PRECEDENTI - La nimesulide è già stata in passato al centro di casi analoghi. Nel marzo del 2002, infatti, le autorità sanitarie finlandesi avevano sospeso la commercializzazione del medicinale proprio per l'aumento delle segnalazioni di reazioni epatiche. Infatti, dal primo gennaio '98, nel Paese scandinavo si erano verificati 66 casi di danni epatici che hanno portato a due trapianti di fegato e a un decesso. Anche la Spagna, qualche mese più tardi, a maggio 2002, aveva sospeso cautelativamente la vendita di questo farmaco. In seguito ai provvedimenti di sospensione della commercializzazione del farmaco, l'Italia, quale paese a più alto consumo di nimesulide in Europa, è stata incaricata di predisporre, insieme alla Finlandia, un rapporto di valutazione completo sul profilo beneficio/rischio del farmaco. Dopo un processo di revisione dei dati esistenti durato 2 anni, il Comitato Scientifico dell'Emea (CPMP, ora CHMP) ha stabilito che il profilo beneficio/rischio della nimesulide è positivo e in linea con quello degli altri farmaci della stessa classe e ha confermato il mantenimento della registrazione del prodotto in tutti gli Stati membri inclusa la Finlandia, pur restringendone le indicazioni terapeutiche e aggiungendo altre controindicazioni nel riassunto delle caratteristiche del prodotto.

17 maggio 2007
 
da corriere.it
7933  Forum Pubblico / SALUTE e BENESSERE. Ricerca della SERENITA' nella VITA. / NEWS - (SCIENZA - SALUTE) inserito:: Maggio 17, 2007, 06:34:56 pm
Una ricerca dell'università di Granada su un campione di 308 partorienti

I pesticidi preferiscono la placenta

Fra le sostanze trovate più frequentemente nelle donne incinte un parente del Ddt e un composto di shampo antipidocchi

 
La placenta delle donne incinte è una spugna che assorbe e accumula le tracce di pesticidi presenti nella catena alimentare. Purtroppo il 100% delle donne gravide ospita almeno un tipo di queste ormai onnipresenti sostanze tossiche e cancerogene. Lo ha rivelato una ricerca condotta dall'ospedale universitario San Cecilio di Granada, che ha sottoposto ad accurate analisi 308 donne le quali hanno dato alla luce dei bambini tra il 2000 e il 2002.

«I pesticidi trovati più frequentemente nei tessuti della placenta sono il DDE (un parente stretto del DDT, ormai vietato in quasi tutto il mondo), il Lindane e il Diolo Endosulfan», hanno riferito Maria Jose Lopez Espinosa e Nicolas Olea Serrano, due degli autori della ricerca. Si tratta di composti organoclorurati, impiegati abitualmente per la formulazione di pesticidi che servono a a combattere parassiti sia vegetali sia animali.

Il Lindane, per esempio, si riscontra nella composizione di alcuni shampo antipidocchi e, se usato in maniera massiccia, oltre a esporre al rischio di tumori cerebrali, ha effetti neurotossici immediati, con sintomi come nausea, vertigini e debolezza muscolare. Altri pesticidi, piuttosto che per contatto diretto, arrivano nell'organismo umano attraverso frutta, verdura, carni di animali, e tendono ad accumularsi progressivamente in alcuni organi come reni, fegato e, appunto, la placenta delle donne incinte. «Anche se la nostra ricerca non ha ancora verificato gli effetti a lungo termine della contaminazione da pesticidi -riferisce Lopez-, possiamo prevedere che ci saranno seri rischi per i bambini nati dalle madri che presentano i tassi più elevati di contaminazione, a causa dell'esposizione subita nelle delicate fasi dello sviluppo embrionale».

DIETA PREVENTIVA - La ricerca ha tuttavia dimostrato che una dieta bilanciata, attenta a evitare i cibi maggiormente contaminati, è idonea a limitare l'accumulo dei pesticidi. Una recente statistica ha stabilito che ogni anno l'industria chimica sforna circa duemila sostanze che presentano rischi potenziali per la salute e che finiscono per accumularsi nel nostro organismo per esposizione indiretta.

Franco Foresta Martin
16 maggio 2007
 
da corriere.it
7934  Forum Pubblico / Il MONITORE. ORSI, LUPI E TUTTA LA NATURA CI RIVOGLIONO ESSERI UMANI. / Luglio 2007 rinasce LA U inserito:: Maggio 17, 2007, 06:30:00 pm
Dopo l'attacco che ci ha costretto a chiudere il forum de LA U (giorni fa) si riparte da zero.

Ci siamo persi 5 anni di messaggi (sostanzialmente news) che difficilmente potremo recuperare.

Non è cambiato molto in questo sito dalla fondazione siamo sempre soli... ma testardi.

Insisteremo e tra poco modificheremo l'intera struttura del sito.

Un caro saluto a chi ci farà visita e parteciperà.

ciaoooooooooooo
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