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76  Forum Pubblico / "INTESA DELL'OLIVO". STUDIO DEL PROGETTO DECENNALE NAZIONALE, DI SVILUPPO PER PRIORITA'. / Colori: tutto quello che dovete sapere. Perché esistono? ... inserito:: Dicembre 28, 2023, 07:39:05 pm
 
FocusJunior.it Scienza Curiosità scientifiche

Colori: tutto quello che dovete sapere

Perché esistono? Quali e cosa sono i colori primari? È vero che il rosso fa imbestialire i tori? Scopriamo tutto, ma proprio tutto sui colori
C'è chi dice che esistano 300mila colori, chi addirittura 3 milioni.

Insomma, i colori sono tantissimi, ma un numero esatto gli scienziati non lo hanno ancora deciso, perché́ ognuno di noi percepisce un numero di colori diverso rispetto a un altro. E le femmine vedono più colori dei maschi.
Ah, penserete voi, ecco perché́, per esempio, per i maschi il blu è blu, mentre per le femmine c’è il blu scuro, blu chiaro, celeste, azzurro...

UN MONDO DI COLORI
Per gli antichi Greci i colori principali erano: bianco, giallo, rosso, verde, blu e nero. Lo scienziato Isaac Newton nei suoi esperimenti, in cui divideva la luce bianca del Sole con un prisma, contava sette colori: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. I nostri occhi, in ogni caso, ne vedono soprattutto tre, cioè il rosso, il verde e il blu. E gli scienziati dicono che, in effetti, con questi tre colori si possono ricavare tutti gli altri.
Per gli uomini i colori hanno anche un significato simbolico: per esempio, non è bello essere “di umore nero”, ma neanche essere “al verde”. Il significato dei colori spesso è mutato nel tempo: oggi ci si sposa in bianco, mentre una volta si indossavano abiti rossi. E attenzione, le cose possono cambiare anche se si va in un’altra parte del mondo: in Asia il bianco è il colore del lutto, non delle donne che si sposano come da noi!

COME FACCIAMO A VEDERLI?
L’uomo vede i colori grazie a delle cellule dell’occhio che sono specializzate in questa funzione, i coni. Abbiamo solo tre tipi di coni: uno per le frequenze vicine al rosso, uno per quelle vicine al verde, uno per quelle vicine al blu. In realtà, pare che alcune persone abbiano anche coni di un quarto tipo, ma sono una minoranza.
Resta da capire come facciamo a vedere il mondo con così tanti colori. La risposta è che a fare tutto ci pensa il cervello. È infatti in una sua area particolare, chiamata lobo occipitale (nella parte posteriore del cranio), dove vengono elaborate le informazioni trasmesse dagli occhi.

PERCHÈ ESISTONO I COLORI?
Sono nati prima i colori o gli occhi per vederli? Prima i colori! Esistevano anche prima che ci fossero esseri viventi capaci di distinguerli, prima cioè̀ che la vita comparisse sulla Terra. Ma oggi il mondo è molto più colorato di quanto fosse un tempo. E questo dipende proprio dal fatto che ci sono occhi in grado di vedere i colori.
Sembra strano? Proviamo a pensare a una cosa: i colori sono colorati perché́ servono ad attrarre gli insetti impollinatori. Il colore dei fiori, insomma, serve alle piante per avere più̀ possibilità̀ di riprodursi. Anche il colore degli animali ha una ragione. Ci sono colori che servono per attrarre le femmine o i maschi della specie e colori che servono a mimetizzarsi, per tendere agguati o sfuggire ai predatori.

ROSSO
Per prima cosa finiamola con questa storia che il rosso fa arrabbiare i tori. Non è vero: i tori il rosso non lo vedono. Però è proprio vero che il rosso è un colore che eccita. Eccita noi uomini!
Pensate che, stando sotto una luce rossa, anche se con gli occhi chiusi, il battito del cuore aumenta, aumenta la pressione del sangue nelle vene, accelerando respiro. Gli effetti del rosso non finiscono qui. In una stanza rossa, sembrerà di avere più caldo. Davvero! Sono stati fatti degli esperimenti ed è proprio così.
In latino coloratus signi cava sia “rosso” sia “colorato”, come dire che una cosa colorata era anche rossa. Del resto anche il fiume Colorado si chiama così perché è rosso!
Il rosso è stato pure il colore degli imperatori e dei re. Rendeva infatti molto bene sulle stoffe e sui tessuti e, per ottenerlo, ci volevano materie prime piuttosto particolari, come molluschi marini che si chiamano murice, o le femmine di un insetto chiamato cocciniglia (ci vogliono 100mila insetti per fare un chilo di colore!).
È anche il colore dei divieti e degli errori: dove c’è rosso non si passa e troppi segni rossi significano che la verifica è andata male. Ma questo dipende solo dal fatto che siamo abituati così.

ARANCIONE
L'arancione è un colore bellissimo. È rassicurante senza essere troppo aggressivo. Sembra che faccia stare bene, che aiuti a comunicare. Infatti oggi è usato tantissimo, anche per le pareti delle case e degli uffici.
E pensare che per un sacco di tempo non è stato nemmeno un colore. Se ci pensi, la parola arancio indica un albero da frutto e solo da un certo punto in poi è passata a indicare un colore: quello della buccia dell’arancia, appunto. Nei quadri antichi è difficile trovarlo. Forse per lungo tempo nessuno si è accorto di lui.
Molti pensano che sia solamente l’unione del rosso con il giallo. Ed è così: se su una tavolozza mischi rosso e giallo ottieni l’arancione, anche se i pittori di un tempo per farlo usavano piuttosto lo zafferano. Però non è giusto considerarlo solo un miscuglio. Quando Newton scompose la luce grazie a un prisma, trovò che uno dei colori che saltano fuori era proprio l’arancione.

GIALLO
Giallo significa calore e luce, e quindi anche gioia e allegria. Pensa che in uno studio psicologico la maggior parte delle persone che hanno dichiarato di essere felici hanno associato questa emozione al giallo.
In Cina il giallo era il colore dell’imperatore e continua a essere il colore della saggezza, del potere e della ricchezza. D’altra parte è il colore dell’oro. E il mare di dollari in cui si tuffa Paperon de’ Paperoni è tutto giallo.
Però il giallo è stato per molto tempo anche un colore dal significato negativo: giallo significava tradimento, era il colore dei bugiardi e della bandiera delle navi appestate. Giuda veniva dipinto spesso con una veste gialla.

VERDE
Se si pensa al verde, si pensa alla natura, all’ecologia, ai prati e ai boschi. Oggi il verde è il colore usato per indicare le cose naturali, ma questa è una invenzione recente. Fino a 50 anni fa non sarebbe venuto in mente a nessuno.
Il verde però è sempre stato riconosciuto come un colore importante. A partire da Aristotele, il grande filosofo greco, ha sempre fatto parte della lista dei colori fondamentali. In fondo è giusto, perché tra l’altro è uno dei tre colori che il nostro occhio vede meglio, insieme al rosso e al blu.
Se ti piace disegnare o dipingere e conosci la distinzione tra colori caldi e colori freddi, ti interesserà sapere che il verde sta un po’ a metà tra i due. È come se fosse tiepido. E se prendi lo spettro dei colori che il nostro occhio riesce a vedere, ti accorgerai che il verde sta proprio in mezzo tra gli estremi, come un vero equilibrista.
Ma perché il verde è quello con cui si può attraversare la strada? Una spiegazione sicura non c’è. Forse perché è il colore complementare del rosso, cioè un po’ il suo opposto, quello che non può stargli vicino altrimenti dà fastidio alla vista.

BLU
Nella classifica dei colori preferiti, il blu si piazza al primo posto, anche se pare che le donne preferiscano ancora di più il verde. Curiosamente, è un colore che i neonati non percepiscono, lo vedono come se fosse un grigio.
A scoprire il blu pare che siano stati gli antichi Egizi, per i quali era un colore portafortuna per accompagnare le anime nell’aldilà. I Greci, invece, non dicevano nemmeno che il mare fosse blu. Infatti il termine "blu" viene dal tedesco, mentre "azzurro" deriva dall’arabo.
Oggi, è un colore che va tantissimo e tutti quelli che vogliono mandare un messaggio di pace e tranquillità lo usano. Pensaci: la bandiera delle Nazioni Unite è blu, quella dell’Unione europea pure. Poi è stato scoperto che il blu fa proprio bene: non solo rilassa, ma aumenta anche la creatività.
Se ci si vuole far venire delle idee, meglio stare in una stanza blu o cercare di avere intorno cose blu. Non è difficile, perché per i vestiti probabilmente è il colore più diffuso. Basti pensare solo al successo dei blue jeans, che resistono da 150 anni. Peccato per quei popoli delle regioni equatoriali che non hanno una parola per indicare il blu e che forse il blu non lo vedono nemmeno.

VIOLA
Che razza di colore è il viola? Il viola è l’ultimo nei colori dell’arcobaleno e di quelli scoperti da Newton, dividendo la luce bianca. Oltre il viola, non vediamo più nulla: la luce ultravioletta per noi non esiste, ma per alcuni animali sì e la vedono benissimo. Anche il viola, come l’arancio, è prima un oggetto (in questo caso un ore) e poi è diventato un colore.
Nello spettro dei colori viene dopo il blu, ma se tutti amano il blu, tanti detestano il viola (e il marrone!). Perché? Forse perché per noi è il colore del lutto. Forse perché́ quando il viola diventa tanto scuro sembra quasi nero. Per questo è considerato anche il colore della malinconia e della tristezza.
Comunque anche le persone superstiziose lo evitano. E in Giappone è vietato usarlo durante i matrimoni. Agli indiani Navajo, invece, piace e lo considerano il colore della felicità. Di sicuro il viola fece felice un giovane chimico inglese che si chiamava William Perkin e che, nel 1855, scoprì come ricavare il viola dal carbone. A 18 anni William diventò ricco: era un colore costosissimo e lui aprì una fabbrica in cui riusciva a tingere stoffe di questo colore a buon mercato.

BIANCO
Sia ben chiaro: il bianco è comunque un colore. Anche se Newton riuscì a dividere la luce bianca in altri colori, non vuol dire che questo colore non ci sia. Anche se la Tv in bianco e nero era quella senza i colori, bianco e nero sono colori lo stesso. E non è vero neppure che il bianco indichi qualcosa che non c’è. Il bianco si vede benissimo! Basta guardare il gesso su una lavagna. Semmai è il nostro linguaggio che lo usa in questo modo: se non hai dormito hai passato una “notte in bianco”, se non hai scritto niente hai lasciato “il foglio bianco”.
Il bianco è soprattutto il colore della purezza: ai bambini appena nati si mettono abitini bianchi, anche per il battesimo; le donne si sposano in abito bianco. Invece in Oriente il bianco è il colore della tristezza e del lutto.
La bandiera bianca si usa da molti secoli ormai per chiedere di interrompere i combattimenti: dalla Guerra dei Cent’Anni (1337-1453) tra francesi e inglesi.

NERO
È un colore oppure no? Noi un oggetto lo vediamo nero se trattiene tutti i colori e non ne rimanda nessuno verso i nostri occhi. In questo senso, avrebbe ragione chi pensa che non debba essere considerato un colore: se c’è il nero, vuol dire che non c’è nessun colore.
Però il nero assoluto è difficilissimo da ottenere. Ci sono centinaia di tipi di nero (come di bianco). Il più nero di tutti, che è stato brevettato, assorbe il 99,65% della luce e quindi davvero il nostro occhio non percepisce più niente quando lo guarda. In tutti gli altri casi, con il nero della penna o del cartone, qualcosa si vede.
Il nero è un colore che incute rispetto e anche timore: i giudici, i Carabinieri (e gli arbitri di calcio) sono vestiti di nero. Un tempo le nonne dicevano che avrebbero chiamato l’uomo nero per punire i bambini cattivi. Ma sono neri anche Zorro e Diabolik, che sono dei ribelli. Un mantello nero per un mago cattivo ci vuole di sicuro.
È però il colore dell’eleganza, chiedetelo a vostra madre: un abitino nero fa sempre bella figura. Però ci si veste di nero anche per i funerali.

QUALI SONO COLORI PRIMARI, SECONDARI E COMPLEMENTARI?
I colori primari sono i colori di base dai quali si ottengono, mescolandoli, tutti gli altri. Sono il rosso, il blu, il giallo. I colori secondari invece si ottengono mescolando due colori primari.

Giallo + Rosso = Arancione
Giallo + Blu = Verde
Rosso + Blu = Viola

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SU e da
https://www.focusjunior.it/scienza/curiosita-scientifiche/colori-tutto-quello-che-non-sapete/
77  Forum Pubblico / SOCIALESIMO Prolegomeni della DEMOCRAZIA prima del SOCIALISMO. 20/02/2022 / Intelligenza artificiale fra sistemi esperti e regolarità statistiche. inserito:: Dicembre 26, 2023, 07:59:27 pm

Giulia Bocchio: «ti venero come sangue sale e grano»
Ovidio – Metamorfosi – Libro I

Quello che l’intelligenza aliena non può fare per noi
[Questo articolo è uscito nel n° 10 de “L’indice” (ottobre 2023) con il titolo: Intelligenza artificiale fra sistemi esperti e regolarità statistiche.]

Di Andrea Inglese
A partire dal novembre 2022, una curiosità dilagante ha portato milioni di persone in tutto il mondo a realizzare sul web un dialogo tête à tête con una di quelle entità che da almeno mezzo secolo popolano romanzi e film di fantascienza, ossia una macchina che esibisce lo stesso agio di Hal 9000, quando conversa pacificamente con gli astronauti del Discovery, in 2001. Odissea nello spazio di Kubrick. Prima che questa esperienza si traducesse in uno schietto entusiasmo per le sorti della collettività – in procinto di essere sollevate grazie agli indubitabili vantaggi dell’intelligenza artificiale – o che, al contrario, destasse svariate paure – riguardo alle enormi minacce che quest’ultima farebbe pesare sulle nostre vite –, il contatto diretto con ChatGPT ha prodotto qualcosa che ha a che fare innanzitutto con le emozioni e con la meraviglia in particolare. E se Aristotele aveva ragione, concependo quest’ultima come lo sprone originario della riflessione filosofica, allora tutti noi, dopo il nostro personale appuntamento con ChatGPT, abbiamo assunto, consapevolmente o meno, un’attitudine più meditativa nei confronti dell’intelligenza artificiale. Attitudine, però – come evidenzia sempre Aristotele nella Metafisica – che è costituita non solo da stupore, ma anche da dubbio, ossia dal riconoscimento “di non sapere”.
È solo uno degli svariati paradossi a cui ci confronta l’attuale macchina intelligente. Nel momento in cui esce dal laboratorio per prendere la parola davanti a noi, esibendo competenze enciclopediche e poliglotte, lascia emergere non solo gli abbaglianti raggi del progresso scientifico, ma anche una vasta e perturbante zona d’ombra. In genere gli esperti – che ci parlano da un luogo ambiguo, alla frontiera tra l’istituzione pubblica e l’azienda privata – non hanno naturalmente dubbi o sorprese, non filosofeggiano. Cercano soprattutto di persuaderci delle loro pragmatiche certezze: le nuove forme di IA sono disponibili sul mercato, e hanno un’indubitabile utilità ed efficacia, malgrado gli sconvolgimenti che finiranno per creare nel mondo del lavoro, delle istituzioni educative, della tutela del diritto d’autore o della privacy dei comuni cittadini. Nonostante la fiducia nelle tempeste distruttive di Schumpeter, le disinvolte risposte di ChatGPT suscitano tuttavia inquietudini e fantasie, tra cui quella del robot come nostro “doppio”, in grado forse di fagocitarci o soppiantarci una volta per tutte. Insomma, abbiamo ancora qualche remora prima di accogliere con schietto entusiasmo le conseguenze che questo livello inatteso di automazione introdurrà nelle nostre vite.
Uno specialista che non ha paura d’indugiare sul terreno della riflessione filosofica e di far fronte agli equivoci che popolano il nostro immaginario intorno alle macchine, è Nello Cristianini, professore di IA all’Università di Bath, nel Regno Unito, e autore di La scorciatoia, uscito per il Mulino nel 2023. Il libro di Cristianini ha grandi pregi, e nonostante la valanga di cose che si scrivono con giornalistico eccitamento sull’intelligenza artificiale, si qualifica come uno strumento di rara pertinenza e chiarezza, per cominciare a determinare i confini estremamente mossi di questa entità tecnologica. Uno dei tratti distintivi del suo stile è una certa pacatezza, che lo mette al riparo sia dal messianismo tecnologico oggi tornato in voga, sia dal catastrofismo aprioristico. Malgrado ciò l’autore non elude nessuna delle difficoltà e dei rischi rilevanti che l’IA produce nei vari ambiti dell’attività sociale, in cui è o potrebbe essere adoperata (marketing, banche e assicurazioni, istituzioni giuridiche, ecc.).
Su questi aspetti critici, del resto, vale la pena di ricordare almeno altri due studi recenti. Il primo, apparso dapprima in Francia (Seuil 2019) e poi in Italia (Feltrinelli 2020), è di Antonio A. Casilli, sociologo che insegna presso il dipartimento di ingegneria delle telecomunicazioni del Politecnico di Parigi. In Schiavi del clic. Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo, Casilli indaga quelle forme di lavoro in gran parte “invisibili” o “inconsapevoli”, che permettono l’esistenza e lo sviluppo delle macchine intelligenti, sfatando il mito di una progressiva obsolescenza dell’attività umana, soprattutto quella meno qualificata. La crescente automazione non rima con crescente disoccupazione, ma con sfruttamento e precarietà ancora più diffusi su scala planetaria. I grandi gruppi industriali digitali statunitensi, ma anche russi e cinesi, hanno bisogno di subappaltare, spesso nel Sud del mondo, un micro-lavoro sottopagato, ma indispensabile per moderare i contenuti delle piattaforme e addestrare gli algoritmi.
Uscito nel 2021 per il Mulino, Né intelligente né artificiale. Il lato oscuro dell’IA è un’inchiesta firmata dalla scrittrice australiana Kate Crawford, studiosa dell’impatto sociale dell’IA. Inutile dire che una tale disciplina non esiste, in quanto – come illustra il lavoro della Crawford – mobilita una serie di competenze pluridisciplinari e di ricerche pionieristiche che spaziano dalle enorme risorse energetiche necessarie per il funzionamento dei “data center” ai pregiudizi umani attraverso cui si costruiscono le griglie di classificazione dei dati. Crawford insiste su di un fatto tanto evidente, quanto tenacemente ignorato: al di là dei suoi costi sociali e ambientali, l’IA “acuisce asimmetrie di potere esistenti”, in quanto è uno strumento di sfruttamento, controllo e condizionamento sempre più presente nelle nostre vite, ma sul quale, come singoli cittadini, abbiamo pochissima presa. Se questa inedita condizione storica è di continuo occultata da un ideologico ottimismo, non saranno comunque condanne generiche a portare maggiori strumenti di consapevolezza e azione.
Quanto a Cristianini, per sfuggire agli effetti stordenti del “miracolo”, introduce un po’ di storia e chiarezza concettuale a monte, fornendo alcune necessarie nozioni di epistemologia, connesse con quel campo di esplorazione che, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, è stato definito “intelligenza artificiale”. Prima di tutto, però, si premura di dissolvere la fantasia metafisica che tanto ci assilla: l’indubitabile comportamento intelligente delle macchine attuali non presuppone che “l’agente abbia un cervello, un linguaggio o una coscienza”. Inutile, quindi, prestargli buone o cattive intenzioni, o ingaggiare competizioni con esso. Indebolendo ulteriormente il nostro già precario antropocentrismo, Cristianini ci ricorda che l’intelligenza – adeguare strumenti e azioni a degli obiettivi in contesti in parte mutevoli – non è una prerogativa dei soli esseri umani: animali e piante già la possiedono. Dobbiamo allora riconoscere che gli agenti che ci raccomandano video o libri sulle nostre piattaforme, o i filtri anti-spam della nostra posta elettronica, manifestano sì un’intelligenza, ma non simile alla nostra; si tratta di un’intelligenza aliena, come quella che mettono in atto un formicaio o una lumaca, quando perseguono i loro obiettivi in modo efficace. Il punto non è solo che GPT-3 ha immagazzinato una quantità di testi “che richiederebbe oltre 600 anni per essere letta dal più veloce lettore umano”, ma che noi non abbiamo la capacità di comprendere e tracciare i suoi ragionamenti, le “rappresentazioni” che si fa del nostro mondo. Possiamo constatarne gli effetti, ed eventualmente correggerli. Conosciamo i risultati, ma non il modo attraverso cui sono stati ottenuti. Questa opacità è uno dei principali aspetti, che determina la nostra difficoltà “a trovare la giusta narrazione per questa ‘intelligenza aliena’, ormai parte delle nostre vite”.
Cristianini, in realtà, sceglie un filo narrativo principale, ed è quello che dà il titolo al libro. La scorciatoia di cui si parla, riguarda un cambio di paradigma, nel senso assegnatogli dal filosofo della scienza Thomas Kuhn. Nel corso di circa un trentennio si sperimentarono due modelli principali di ricerca nell’ambito dell’IA, quello riconducibile ai cosiddetti “Sistemi esperti”, sostenuti da Ed Feigenbaum, uno dei fondatori del dipartimento d’informatica dell’università di Stanford, e quello sviluppato da Frederick Jelinek, in seno al Continuous Speech Recognition Group di IBM, all’inizio degli anni Settanta. La supremazia tra i due modelli fu sancita nel primo decennio del nostro secolo dalle aziende operanti in rete, che ottennero più efficacia commerciale grazie all’utilizzo del modello di Jelinek. Tra di esse c’erano Amazon e Google. Il campo di prova era stato il rapporto dell’agente digitale con il linguaggio umano: riconoscimento del parlato e traduzione automatica. Il modello perdente, “basato sulle conoscenze”, scommetteva sulla possibilità d’implementare nella macchina il massimo numero di norme grammaticali e d’inferenza logica. Molto più efficace si dimostrò la “scorciatoia” operata da Jelinek: all’utilizzo di regole esplicite aveva sostituito l’identificazione di regolarità statistiche, attraverso il trattamento di un numero sempre più ampio di dati.
Amazon tra i primi sperimentò i vantaggi di un tale sistema. L’obiettivo estremo di Bezos era la realizzazione di una vetrina personalizzata per ogni cliente. Per fare questo, avrebbe dovuto disporre di una teoria che non esiste, quella relativa ai gusti dei suoi clienti. In principio, l’unico modo per avvicinarsi ad essa fu il coinvolgimento degli stessi utenti attraverso il riempimento di un questionario, sulla base del quale un gruppo di redattori di Amazon avrebbero proposto recensioni e raccomandazioni per futuri acquisti. Grazie alla “scorciatoia” fu poi creato “Amabot”, l’agente autonomo che coniugava algoritmi di personalizzazione e apprendimento automatico. Non importava farsi un’idea di cosa i clienti volevano o desideravano, bastava osservare quello che facevano, e compararlo con quanto avevano fatto altri clienti. “Amabot non era animato da regole esplicite, né da alcuna comprensione dei clienti o dei contenuti: il suo comportamento dipendeva da relazioni statistiche scoperte nel database delle transazioni passate.”
Tale principio sta alla base non solo di tutti i sistemi di raccomandazione, ma anche di quelli di predizione del comportamento umano o delle risposte fornite da ChatGPT alle domande indirizzategli dagli utenti. Nessuno di questi agenti intelligenti pretende di fornire una risposta certa o vera, in quanto si basa su previsioni che avranno nel migliore dei casi solo una buona probabilità di essere corrette. Ma il problema non riguarda solo i margini di errore presenti nelle prestazioni di tali agenti, ma anche la nostra possibilità di prevenirli e identificarli. Qui si apre il discorso non più esclusivamente epistemologico o tecnico di Cristianini, ma propriamente etico e politico.

Oggi ci troviamo in una situazione per certi versi assurda: come se alcuni giganti dell’industria automobilistica e delle infrastrutture stradali avessero rivoluzionato di punto in bianco la mobilità umana su larga scala, senza che ancora sia mai stato elaborato e applicato un codice della strada. Noi siamo perpetuamente in rete, e a contatto con agenti intelligenti che si nutrono delle nostre interazioni quotidiane con loro, senza che si sappia:
1) come essi funzionino e forniscano le loro prestazioni e
2) quale influenza essi possano avere sulle nostre decisioni autonome e sulla nostra salute mentale. Il primo problema esige che gli agenti intelligenti messi a diposizione dalle imprese siano “ispezionabili” (auditable), ossia controllabili da organismi terzi, nella loro costruzione. Il secondo, ancora più del primo, richiede la mobilitazione delle scienze sociali e naturali oltre che di quelle informatiche, per valutare l’impatto che l’esposizione a questi agenti produce sulla psicologia individuale e sulla società nel suo insieme.

Tutto questo è un lavoro che in larga parte va ancora fatto, e bisognerà farlo in corso d’opera, elaborando norme di sicurezza stradale, mentre le vetture già ci portano in giro a tutta velocità. D’altra parte, non saranno né le potenti vetture, né le strade ben asfaltate, a produrre di per sé l’indispensabile normativa della sicurezza stradale.

Da Andrea Inglese su Facebook 23 dicembre 2023
78  Forum Pubblico / SOCIALESIMO. STUDIO PREPARATORIO ALLA DEMOCRAZIA, OCCIDENTALE, EUROPEA e MEDITERRANEA. / Nella mente bisogna fare entrare il Sole, che asciuga la muffa dell’ignoranza. inserito:: Dicembre 26, 2023, 07:52:13 pm
Gli stati generali IL PROGETTO BRAINS CONTEST LAVORA CON NOI
   
SPEAKER'S CORNER
LA MUFFA DELL’IGNORANZA
MASSIMO CRISPI
22 Dicembre 2023
Cucù Bambino è un’idea geniale perché, effettivamente, Gesù è venuto a fare cucù al mondo dal nulla. Il padre fittizio gli è stato affibbiato d’ufficio, in quanto una ragazza madre, in quella società arcaica, non avrebbe avuto abbastanza assistenza: i diritti delle donne non esistevano allora, anzi diciamo che le donne, secondo le favole che si spacciavano per Storia, erano foriere di peccato. Più avanti nei secoli furono addirittura spacciate per streghe, ritenute cause di catastrofi e perseguitate. Anche questo andrebbe raccontato ai bambini.

Alla fine, se le maestre dicono ai bambini che Babbo Natale non esiste, scioccandoli, dovrebbero anche spiegar loro perché e quindi tutta la storia infinita di san Nicola di Myra (conosciuto anche come san Niccolò, san Nicolò, san Nicolao e varianti) e di tutti i vari travestimenti di cui l’hanno caricato nei secoli, con servitori oscuri tipo l’orrendo Krampus. Sarebbe un bel gioco, effettivamente, far indagare i bambini e far loro scoprire come tutto questo sia una frode commerciale, alla fine. Niente di male a scambiarsi i regali, lo si faceva già nel mondo antico, ma che li porti Babbo Natale, proprio no.
Stessa cosa per la Natività, andrebbe raccontata la storia così come sarebbe, ossia la scarsezza delle fonti, il sincretismo di varie religioni orientali, il Sole Invincibile, Mitra e tante altre favole mediorientali che, sovrapponendosi, hanno creato il Cucù Bambino, che non sarebbe neanche nato il 25 dicembre. Questa sarebbe una vera lezione di Storia mentre quella di Cucù Bambino è fantastoria.
L’unico errore che hanno fatto quelle maestre in Veneto è che in una canzone dedicata non si può cambiare il testo scritto a piacimento. Altrimenti dovremmo cambiare tutte le invocazioni alle muse dei poemi classici, gli inni, le lodi, eccetera. Sono quelli, basta, sono nati così perché si sono sviluppati in base alla dottrina. Se si decide di cantare Tu scendi dalle stelle, lo si deve fare secondo i crismi e il testo che c’è, o se devi cantare il Messiah di Händel non puoi cambiare i nomi: For unto us a cuckoo is born, non funziona proprio. Salvo, poi, appunto dimostrare coi fatti che è una canzone poetica e simbolica che non ha niente a che vedere colla realtà dei fatti poiché è pura superstizione religiosa. Così si formerebbero le classi giovanili del futuro, già allertate che nella vita bisogna stare attenti alle bufale e a chi le propone, imparando a discernere senza bersi qualsiasi baggianata.
Questa è la fede! Appunto, bambini, è proprio la fede che accieca, perché non è razionale ma è magia, illusione, artificio. Non sarebbe una bella conquista per i nostri giovani in erba rendersene già conto in tenera età? Non si toglierebbe alcuna poesia, anzi, al contrario si potrebbe mostrare loro l’immensa poesia della natura e dell’universo senza inferni, purgatori e paradisi. Tanto, successivamente, avranno tempo di studiare poemi epico-cavallereschi e divine commedie con maggiore consapevolezza.
Ovviamente, all’apparire del Cucù Bambino, i genitori cattolicissimi e col paraocchi incorporato hanno protestato perché le ragioni che le maestre hanno portato per la loro causa era la non discriminazione degli altri bambini non necessariamente cristiani. Che, da un certo punto di vista, è un atteggiamento sano, in quanto rispetterebbe la diversità ma il punto è che la religione dovrebbe proprio star fuori da una scuola laica come la nostra dovrebbe essere.
Il Natale, poi, è una festa religiosa, come dice il papa, e non consumistica. Che lo sia diventata da un paio di secoli a questa parte è un’altra faccenda e che sia diventata un’arma del consumo compulsivo e dello spreco è ancora un altro aspetto da approfondire. E che la scuola italiana, dove un crocifisso appeso al muro era fino a poco tempo fa il decoro più ambito in una classe scolastica, più di una carta geografica, sia vassalla del cattolicesimo a causa del Concordato, è un’altra cosa da tenere presente. Così come è da tener presente la quantità di miliardi di credito che lo Stato ha nei confronti del Vaticano e che non ha ancora riscosso, tartassando invece gli italiani con nuovi tagli e nuovi balzelli.
La mistificazione del cristianesimo (non parliamo dell’islamismo e dell’ebraismo che pure sono altre, colossali, mistificazioni che annebbiano la mente e che sono causa di guerre sante ancora oggi), apparentemente innocuo e portatore di pace e bene, è servita, in realtà, per prendere il potere e sostituirsi ad altre religioni nel territorio dell’antico Impero Romano, per giungere fino a noi, che ormai viaggiamo sulla Luna e sappiamo come funziona l’universo, scoprendone ogni giorno qualche mistero in più. Se fosse stato per la fede, il Sole avrebbe ruotato ancora intorno alla Terra.
La sede della Trinità, nell’Empireo, da qualche parte nei cieli, non riesce a vederla nemmeno il telescopio spaziale James Webb, così come i radiotelescopi non hanno captato la minima melodia angelica in lode del creatore, e, se non ci riescono loro, state tranquilli che proprio non c’è, a dispetto delle canne che si dev’essere fatto Dante per descrivere così accuratamente le schiere degli angeli nella luce perenne, poi dipinte, in seguito, su cupole e volte di chiese barocche.
Continuare a insegnare le favolette religiose ai bambini, almeno in paesi moderni e democratici come il nostro dovrebbe essere, è una delle ragioni dell’arretratezza culturale di un Paese dove la religione è più importante delle scienze. Nei paesi del Terzo Mondo è così, così come nei paesi islamici dove la visione del mondo è teocratica.
Inoltre, mentendo, si causerà uno choc ai bambini in quanto si chiederanno sicuramente perché i grandi li hanno ingannati con una bugia se poi Babbo Natale non esiste, e rifletteranno che, se i grandi hanno già mentito una volta, sicuramente lo faranno ancora. E infatti, i grandi, gli adulti, che siano i familiari o che siano i nostri governanti, come per esempio Salvini, che, ricordiamolo, diceva qualche anno fa di avere negli italiani sessanta milioni di figli, non fanno altro che mentire spudoratamente di continuo ai loro infanti. E gli infanti creduloni ci cascano senza sosta perché accettano le fole propinate dai politici, nell’atmosfera più paternalista possibile, in quanto, forse, abituati da bambini ad aver fede.


https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/06/sala-a-salvini-dice-di-avere-60-milioni-di-figli-io-non-lo-voglio-nemmeno-come-zio/5236724/

Non mi stancherò mai di citare Ignazio Buttitta, poeta di Bagheria, che diceva sempre: “Nella mente bisogna fare entrare il Sole, che asciuga la muffa dell’ignoranza.”

Da - https://www.glistatigenerali.com/discriminazioni_religione/la-muffa-dellignoranza/
79  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / Google ha pagato 700 milioni di dollari per monopolio illegale. (Altri Quando?). inserito:: Dicembre 26, 2023, 07:45:35 pm
Google ha pagato 700 milioni di dollari per monopolio illegale

Google Play operava in regime di monopolio: a settembre, scopriamo oggi, Big G ha dovuto rifondere i suoi utenti e gli Stati Uniti.

Di Redazione Esquire Italia Pubblicato: 20/12/2023

L’11 dicembre è arrivato il verdetto su uno dei casi antitrust più rilevanti degli ultimi anni: una corte americana ha deciso che Google opera in posizione di monopolio illegale col suo store di applicazioni Google Play, decidendo in favore del ricorso presentato dallo sviluppatore Epic Games.
 
Alex Wong

A settembre però la giustizia americana aveva deciso in sfavore di Big G anche nel processo congiunto dei 50 Stati americani contro l’azienda di Mountain View, sempre per la posizione antitrust dello store di applicazioni: in queste ore è stato inoltre reso noto che Google ha dovuto pagare 700 milioni di dollari di accordo giudiziale, oltre a dover fare alcune concessioni sulle policy di gestione dello store per gli utenti residenti negli Stati Uniti.
Della somma del rimborso, si calcola che 629 milioni di dollari finiranno a utenti che potrebbero aver pagato troppo alcune applicazioni oppure gli acquisti in-app, mentre 70 milioni saranno utilizzati a discrezione degli uffici dei procuratori statali. In ogni caso, la cifra totale dell’accordo copre 21 giorni di profitti di Google Play (senza contare quelli delle altre branche della società).

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80  Forum Pubblico / SOCIALESIMO. STUDIO PREPARATORIO ALLA DEMOCRAZIA, OCCIDENTALE, EUROPEA e MEDITERRANEA. / CULTURA Il concetto di Pace nel tempo, imparando dalla Storia. inserito:: Dicembre 26, 2023, 07:41:24 pm
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81  Forum Pubblico / ARLECCHINO EURISTICO, Nickname che "INVITA ALLA PARTECIPAZIONE", Attraverso gli Scritti. / PROGETTO DIVULGATIVO e OPERATIVO di rinnovamento della SOCIETA' ... inserito:: Dicembre 26, 2023, 07:37:02 pm
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Progetto divulgativo e operativo di rinnovamento della SOCIETA' DI MASSA DA SEMPRE LOGORATA DALL'AVERE IGNORATO L'INDIVIDUO, LA PERSONA.

Le Piattaforme Regionali e quella Nazionale saranno composte, organizzate e formate dall'insieme di liberi cittadini che vivono nella realtà locale.

Saranno collegate tra loro nel remoto virtuale, indipendentemente dai partiti, con l'impegno etico, politico e sociale di informare comunicando alla cittadinanza loro liberi pensieri di sviluppo e cura del territorio.

Gianni Gavioli – ggiannig ciaooo
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82  Forum Pubblico / L'ITALIA NON FATELA RIDURRE ad ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI E FEUDALI. / REPUBBLICA VENETA: DALLA RESISTENZA AI BITCOIN. Le spinte separatiste in seno... inserito:: Dicembre 26, 2023, 07:31:30 pm
GEOPOLITICA
REPUBBLICA VENETA: DALLA RESISTENZA AI BITCOIN

PINO NICOTRI

23 Dicembre 2023

Le spinte separatiste, in seno all’Unione Europea, anche le più estreme, sono una caratteristica di questo nuovo secolo. Non ci sono soltanto la Scozia, Euskadi (i paesi baschi), l’esplosione della ex Jugoslavia (che con la divisione tra Bosnia e Montenegro ha vissuto l’ennesimo tormentato capitolo), le isole Færœr, una parte della Germania orientale, le Fiandre, la Corsica e la Catalogna. Anche sul territorio italiano, a parte le storiche istanze sudtirolesi (Bolzano) esiste ora un crescente movimento che si rifà alla Serenissima Repubblica di Venezia – una delle grandi potenze politiche, economiche e militari internazionali fino all’ondata napoleonica.

Tutte queste istanze prendono nuova linfa dalla rabbia della popolazione, e non solo quella avversa alla progressiva unificazione dell’Europa, alla delusione per le crescenti difficoltà economiche e sociali, ma anche dalle nuove possibilità garantite dal trasferimento su internet di tutta una serie di operazioni che, precedentemente, veniva svolta da mano umana – non solo la burocrazia, che oggi abbisogna di pochissimi dipendenti, ma anche l’economia, perché la nascita delle criptovalute ed il progressivo trasferimento dei pagamenti dal cartaceo all’elettronico rende possibili progetti che, fino a pochi anni fa, erano inimmaginabili – come quello della restaurazione della Repubblica di Venezia.
I giornali la snobbano, compresi stranamente i giornali locali, ma sotto la cenere continua a covare un focherello. Che come sempre in questi casi, considerato dall’esterno folclore può anche trasformarsi in un incendio, data anche la non ottima situazione italiana ed europea che si presta a sviluppi imprevedibili.
La Repubblica Veneta è un organismo che non ha nulla a che vedere con il leghismo, cioè né con la Lega di Salvini e neppure con la Liga Veneta. E’ invece nato sette anni fa, nel 2016, come auto nominato erede della gloriosa repubblica nota anche come Serenissima. Capitale Venezia. Storia millenaria e territori in Italia fino a Bergamo. E fuori Italia oltre l’Adriatico. La ricca e potente Repubblica Veneta era guidata dalla figura del doge e dall’assemblea del Maggior Consiglio. Composto da 1.200 patrizi e massimo organo politico della Repubblica. Le decisioni del Gran Consiglio per essere valide prevedevano il numero legale di almeno 600 presenze.
L’attuale Maggior Consiglio, auto nominatosi nel 2016 e composto da 120 persone (un decimo dei 1200 dei secoli d’oro), il 22 ottobre dello stesso 2016 ha designato come doge – per la precisione il 121esimo (in numeri romani CXXI) – il venezianissimo e coltissimo Albert Gardin[1], ex direttore della veneziana Editoria Universitaria. La più recente iniziativa del doge e della sua Repubblica Veneta prevede addirittura la creazione di una propria criptovaluta, o moneta digitale che dir si voglia, sull’esempio del Bitcoin, da chiamare Zecchino. Da chiamare cioè col nome della moneta forte che fu della Serenissima. Vale dunque senz’altro la pena di intervistare Gardin a partire da questa ambiziosa novità.


DOMANDA – La vostra più recente iniziativa riguarda la creazione di una moneta virtuale della Repubblica Veneta. Cosa significa esattamente, come pensate di crearla e, infine, come pensate di utilizzarla? Per quali tipi di scambi commerciali e con chi?
RISPOSTA – Va da sé che uno Stato indipendente abbia un portafoglio indipendente e non controllato da Uffici esteri o stranieri. La moneta rappresenta la forza vera di uno Stato. Per ricostituire la nostra indipendenza monetaria, abbiamo bisogno di regolare i nostri rapporti con lo Stato occupante, uscire dall’Euro e riprendere l’emissione dello Zecchino, la prestigiosa moneta della Serenissima. Un percorso risolutivo sul tesoro veneto trattenuto dalla Banca d’Italia e sull’emissione dello Zecchino ci è stato prospettato dal monetarista francese, Philippe Simmonot.

D – Siete impegnati anche in un’azione giudiziaria contro il questore di Padova per dei divieti di manifestazione e per il divieto nei suoi confronti di poter mettere piede a Padova per un certo periodo. Quale periodo, per l’esattezza e perché è nato tale divieto?
R – L’emissione di un “foglio di via” dal Comune di Padova a danno di 10 patrioti veneti (DASPO di due anni verso il sottoscritto e di un anno agli altri 9) dal Questore per la nostra celebrazione di un processo indipendente contro i crimini giudiziari, processo effettuato sul Sagrato della Basilica di Sant’Antonio, è stata così eccessiva e spropositata per cui è legittimo pensare che sia una disposizione ordinata direttamente da Roma, nella speranza di metterci a tacere. Il provvedimento ricorda nello spirito le misure di confine contro gli antifascisti emesse dal fascismo nel 1926. Il Questore, promosso a nuovo e superiore incarico, ha pensato così di stroncare la nostra rivolta contro l’oceano sterminato dei crimini giudiziari sfornati spudoratamente dal regime.
D – Può fare la cronistoria di come si è arrivati al punto di rottura da voler processare il questore di Padova? Quali sono i singoli punti del contenzioso?
R – I fatti sono questi. Abbiamo reagito[3] all’arresto di un avvocato pordenonese, noto per le sue battaglie giudiziarie, ritenendo questa sua incarcerazione un attentato alle basilari regole giudiziarie, uno scandalo politico, passato totalmente sotto silenzio politico e mediatico! Abbiamo denunciato la situazione con un volantinaggio quotidiano per un mese davanti al Tribunale di Padova, divenuto competente sul caso, dove prospettavamo un processo giudiziario indipendente sul caso in questione. Infatti il 21 gennaio 2023, sul sagrato della Basilica del Santo, territorio pontificio a seguito del Concordato Santa Sede/Italia del 1929, ci siamo riuniti in Corte processuale per affrontare la complessa situazione sotto tutti i punti di vista.

Sul Sagrato eravamo attesi dalla Digos e dalla polizia in divisa. Ci fu notificato una prescrizione del Questore di Padova, Antonio Sbordone (ora promosso a Bologna), di effettuare la nostra “manifestazione” (non era una manifestazione!) “fuori dal Sagrato”. Non abbiamo preso in considerazione la prescrizione perché: non si trattava di manifestazione, ma di un raduno privato, ristretto ai 20 convocati del Tribunale Tortora, a sfondo “antoniano” e per di più in territorio fuori giurisdizione della Questura di Padova. Il nostro rifiuto ha portato all’emissione di un “foglio di via” dal Comune di Padova. Abbiamo denunciato il Questore per abuso d’ufficio e attentato ai diritti civili e politici. Con nostro stupore la Procura, senza avviare indagini sui fatti, ha chiesto l’archiviazione della denuncia, assecondata dal Giudice per le Indagini Preliminari che ha respinto la nostra opposizione all’archiviazione. Ci siamo trovati di fronte a un ufficio giudiziario che nega, che sequestra illegalmente un processo per fatti gravissimi!
Il processo verrà dunque ripreso da una Corte indipendente del Tribunale Tortora presso il Palazzo di Giustizia di Padova o in altro ambiente giudiziario se gli spazi del Tribunale di Padova ci venissero negati. Dobbiamo sostenere la nostra azione, altrimenti assisteremmo impotenti all’ennesima vittoria dell’eversione giudiziaria. La rivoluzione civile è anche questa: affermare la forza della ragione e del diritto!

D – Avete chiesto di poter celebrare il processo in un’aula del tribunale di Padova. Davvero pensate che potrebbero concedervela?
R – Noi poniamo civilmente il problema, ai responsabili di rispondere in modo democratico o in modo burocratico. Li giudicheremo dai fatti!
D – L’azione la vorreste condurre con il vostro tribunale al quale avete dato il nome di Tortora. Come è nato tale tribunale, quali sono i suoi magistrati e come sono stati scelti?
R – Il Tribunale “Enzo Tortora” è un’organizzazione democratica e libera, composta da personalità attente ai diritti civili, che viene attivato per giudicare i crimini commessi dai Tribunali italiani.
D – Come sono andati i rapporti con le autorità francesi che pochi anni fa pareva volessero dialogare con voi a partire dal trattato di Campoformio, voluto da Napoleone e che mise fine alla Repubblica Veneta spartendone i territori tra la Francia e l’Austria? Quali erano i temi sul tappeto? Sono stati affrontati? Quando, dove e come?

R – La Francia resta un “Paese canaglia”, un Paese che non riconosce i suoi crimini politici e militari. Finita la Seconda guerra mondiale, Parigi ha preteso un Trattato di Pace con la Germania per il risarcimento dei danni di guerra e le spoliazioni commesse dalle truppe tedesche durante l’occupazione della Francia. Noi chiediamo la stessa cosa alla Francia che continua a fingere di non sentire! È uno scandalo pubblico che il Louvre sia pieno di opere d’arte veneziane, ma anche italiane, furti compiuti a mano armata dalle truppe francesi. Uno scandalo che deve finire!
D – Nel corso degli anni avete ventilato rapporti anche con altri Stati, europei e non europei. Con quali e per ognuno di loro per quali motivi? Siete poi riusciti a creare dei rapporti concreti e stabili, diciamo istituzionali, con qualche Stato? Se sì, con quali?
R – Noi siamo attivi su molti fronti, ma le politiche internazionali soggiacciono a regole imperialistiche, coloniali. Gli Stati si muovono con grande prudenza nei nostri confronti per non incappare in veti o sanzioni internazionali. Riconoscere la Repubblica Veneta avrebbe un effetto destabilizzante per tutto il quadro politico internazionale!
D – Lei è stato nominato 121° doge della Repubblica Veneta dai membri dell’asserito Gran Consiglio. Quanti sono e chi ha nominato i membri del Gran Consiglio?
R – Le istituzioni rappresentative della Repubblica Veneta si sono costituite in un arco di tempo di alcuni decenni. La stessa presa del Campanile del 1997, ad opera degli 8 “Serenissimi”, fa parte di questo processo. Nel 2010 abbiamo messo le cose in chiaro: non siamo secessionisti rispetto all’Italia (paese occupante), ma resistenti della Repubblica Veneta. Il Maggior Consiglio è un parlamento, non formato da delegati eletti o votati, ma da patrioti volontari, come lo era il Maggior Consiglio della Serenissima. Nel 2016, il Maggior Consiglio ha eletto il 121° doge in segno di continuità giuridica e politica della Repubblica Veneta che noi Veneti consideriamo sempre viva, sebben provvisoriamente e illecitamente occupata.

D – Come si svolge e in quali sedi la vita organizzativa del Gran Consiglio?
R – Sotto dominazione straniera, operiamo necessariamente “alla macchia”, senza sedi fisse, senza uffici organizzati, ma teniamo tra di noi relazioni strette e costanti, aiutati dalla tecnologia che ci permette di effettuare la maggior parte delle nostre riunioni in videoconferenza.
D – Avete un vostro giornale e altri mezzi di comunicazione di massa?
R – Non abbiamo giornali che sostengono la nostra causa. Nonostante che siamo molto attivi nella comunicazione, la censura contrasta i nostri comunicati con una rigorosa e spudorata cortina di silenzio. Le notizie le diffondiamo tramite i siti serenissima.news[6] e repubblicaveneta.net[7].
D – In che lingua parlate nelle sedi e nelle mansioni istituzionali: in italiano o in veneto?
R – Come in passato, parliamo in lingua veneta nelle relazioni interne e private, ma dal 1525 pratichiamo la proposta di Pietro Bembo (“Prose della Volgar Lingua”) di usare la lingua toscana nelle comunicazioni ufficiali. Nel Maggior Consiglio era normale esprimersi in veneziano, ma i documenti venivano trascritti in toscano, la lingua ufficiale riconosciuta dalla Serenissima.
D – Se parlate in veneto, in che lingua pensate di comunicare con i rappresentanti di Stati esteri?
R – Per le comunicazioni internazionali usiamo il toscano o altre lingue suggerite dal caso. La lingua veneta resta un nostro prezioso patrimonio identitario. Il veneto è una lingua: le ricordo che il nostro Giacomo Casanova ha tradotto in veneto l’Iliade di Omero[8], rimasta inedita. L’aveva tradotta e inviata al doge dell’epoca per farsi perdonare la sua fuga dal carcere veneziano detto dei Piombi.
D – Lo so bene. E so che lei stesso ha recuperato il testo e lo ha fatto pubblicare dopo averlo presentato a New York nel 1997. Poi sei mesi fa a una festa privata in un paese vicino Verona ne ha anche recitato una parte, quella riguardante la famosa “Ira d’Achille2] https://www.ilgazzettino.it/nordest/venezia/scontro_tra_veneti_ducale_conteso_doge_gardin_attacca_regione-2412182.html
[3] https://www.oggitreviso.it/manifestazione-non-autorizzata-daspo-al-doge-au24457-300710
[4] https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2023/04/17/news/venezia_manifestazione_50_anni_legge_speciale_chi_c_era-12758934/
[5] https://www.storicang.it/a/caduta-della-repubblica-di-venezia_14794
[6] https://www.serenissima.news
[7] https://www.repubblicaveneta.net
[8] https://www.sololibri.net/Dell-Iliade-Omero-tradotta-in-veneziano-Casanova.html
[9] https://www.youtube.com/watch?v=cY5Iw8wkBYw
[10] https://confinepiulungo.it/1-da-venezia-all-austria/
[11] https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Daniele_Manin_Repubblica_di_Venezia.jpg
TAG: Gran Consiglio, repubblica veneta, Veneto, Venezia
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Da –  info@glistatigenerali.com info@glistatigenerali.com   25 dicembre 2023
83  Forum Pubblico / "OLIVO POLICONICO". IDEE DAL TERRITORIO A CONFRONTO. / SFASCISMO: nessuno ne parla perché é un virus comune a tutta la partitocrazia. inserito:: Dicembre 26, 2023, 07:23:44 pm
Sfascismo: Definizione e significato - Dizionario di Italiano - Corriere.it

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84  Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / Ci stiamo impegnando per combattere la diffusione di informazioni false sul web. inserito:: Dicembre 22, 2023, 11:47:50 pm
In che modo Facebook affronta il problema delle informazioni false attraverso i fact-checker indipendenti?

Ci stiamo impegnando per combattere la diffusione di informazioni false su Facebook. In determinati Paesi, collaboriamo anche con fact-checker indipendenti certificati dall'International Fact-Checking Network, un'organizzazione apartitica, per individuare e controllare le informazioni false. I fact-checker verificano i fatti e valutano l'accuratezza delle informazioni.
Riduzione della divulgazione di informazioni false
•   Visualizzazione delle notizie false più in basso nel feed: se una foto, un video, un testo o un link vengono valutati come falsi da un fact-checker, vengono visualizzati più in basso nel feed. In questo modo, si riduce notevolmente il numero di persone che vedono il contenuto.
•   Provvedimenti contro i trasgressori recidivi: le Pagine e i siti web che condividono ripetutamente informazioni false sono soggetti a riduzione della diffusione e non possono più fare pubblicità.
•   Uso della tecnologia per trovare copie di informazione false: ogni informazione potrebbe avere migliaia di copie su Facebook che differiscono tra loro per piccoli dettagli (ad esempio, una foto potrebbe avere un taglio diverso). Usiamo l'apprendimento automatico per individuare le copie in modo che i fact-checker possano concentrarsi su informazioni nuove.
•   Riduzione delle affermazioni ripetutamente sottoposte a fact-checking: ci avvaliamo della tecnologia e di un team addetto al controllo per rilevare quando un post contiene determinate affermazioni ampiamente diffuse che molteplici fact-checker hanno indicato come false. Tra queste sono comprese le affermazioni false sul COVID-19.
Ulteriori informazioni in caso di informazioni false
•   Maggiore contesto sulle informazioni false: quando i fact-checker scrivono articoli con maggiori informazioni, vedrai un avviso su cui cliccare per scoprirne il motivo.
•   Far sapere alle persone che hanno condiviso informazioni false: riceverai una notifica se provi a condividere un post che include un'informazione falsa o se ne hai condivisa una in passato. Anche gli amministratori della Pagina saranno informati se condividono post che contengono informazioni false.
•   Opzioni di valutazione per i fact-checker: scopri di più sulle opzioni di valutazione per i fact-checker indipendenti e le linee guida e gli esempi relativi a quali contenuti rientrano in ogni opzione di valutazione.
Altri metodi a tua disposizione per individuare le informazioni false e fornire il relativo feedback
•   Scopri come individuare le informazioni false. Sapere a cosa prestare attenzione può esserti utile per prendere decisioni più consapevoli su cosa leggere, considerare attendibile e condividere.
•   Fornisci un feedback sui post che pensi siano falsi. Facci sapere se ritieni che un post contenga informazioni false. Questo è uno degli strumenti che usiamo quando cerchiamo di identificare le informazioni false.
•   Invio di un ricorso contro la valutazione di un fact-checker sul tuo contenuto: fai sapere ai fact-checker se hai corretto i contenuti che hanno valutato o se ritieni che li hanno valutati erroneamente.
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85  Forum Pubblico / SOCIALESIMO Prolegomeni della DEMOCRAZIA prima del SOCIALISMO. 20/02/2022 / Torniamo a settembre, tre mesi fa, mica dieci anni. Jack Daniel inserito:: Dicembre 22, 2023, 11:34:08 pm
Post della sezione Notizie

Jack Daniel

Torniamo a settembre, tre mesi fa, mica  dieci anni.
- l'Arabia Saudita di bin Salman, proseguendo sulla falsariga degli accordi di Abramo, stava aprendo a Israele e al mondo ebraico. Il simbolo, del 3 ottobre (4 giorni prima del pogrom), è forse stata la preghiera recitata a Ryad da  una delegazione israeliana di alto livello (https://www.timesofisrael.com/in-first-israeli.../ ) con tanto di Torah con scritte in arabo e con il simbolo della corona saudita.
- dopo decenni di tensioni e guerre per procura, la medesima Arabia di bin Salman aveva promosso un dialogo con l'Iran, allo scopo di cominciare a normalizzare rapporti sin lì assai turbolenti (https://tinyurl.com/4fmrs66u )
- uno dei punti caldissimi della crisi tra Iran e Arabia era la guerra condotta in Yemen, in penisola arabica, quindi praticamente a casa di bin Salman, dai ribelli Houthi (sciti, appoggiati dall'Iran). Dopo anni di massacri, in genere del tutto ignorati qui da noi (si calcola più di 100mila morti), alla fine si era cominciato a discutere seriamente di pace (https://tinyurl.com/mtrdzmkj ) e di come por fine al conflitto.
Settembre, non dieci anni fa.
Siamo a dicembre e il pogrom del 7 ottobre ha immediatamente interrotto ogni possibile dialogo tra mondo islamico (arabo e non) e Israele. Verissimo che Hamas fa paura a quasi tutti i governanti della Regione (tranne Iran e pochi altri) che vedrebbero assai volentieri la sua fine, ma sono cose che si pensano e non si possono dire ad alta voce. Quindi, almeno di facciata, prevale l'unità contro Israele e ogni dialogo e apertura sono rimandati sine die.
In Yemen da qualche tempo, da parte degli Houthi, si è cominciato a lanciare razzi contro le navi di passaggio. La posta in gioco è Suez, un tabù che significa buona parte del traffico commerciale da e verso l'Europa. È una posta in gioco, la chiusura di Suez, così enorme che immediatamente si sono messe in moto le flotte di mezzo mondo (compresa qualche nostra nave). Si parla di coalizione militare per mettere in sicurezza lo stretto di Bab el-Mandeb, quello sputacchio di mare largo 30 Km che separa Gibuti dallo Yemen e attraverso il quale passa di tutto, dalle merci cinesi, al gas, al petrolio, alle nostre merci verso la Cina e l'Asia. Ma mettere in sicurezza vuol dire, di fatto, aprire le ostilità contro gli Houthi. I sauditi non sarebbero intenzionati a partecipare in prima persona, e il motivo è ovvio: se stai negoziando con gli Houthi per la pace in Yemen i giorni pari, non puoi partecipare, o addirittura dirigere, una spedizione militare contro gli Houthi i giorni dispari. Le navi da guerra, però, sono in navigazione, e quello Yemen che sembrava avviato verso la pace rischia di ripiombare nel conflitto.
In tutto ciò, bin Salman e il Presidente iraniano Raisi si sono incontrati nei giorni dopo il pogrom a riaffermare l'unità nella crisi palestinese, quindi almeno formalmente il dialogo continua. Ma è difficile non vedere una serie di costanti in ciò che è successo, e sta succedendo, da tre mesi a questa parte. È come se le forze della guerra si siano messe in movimento per allontanare ogni possibile prospettiva di pacificazione. E si parla del solo quadrante mediorientale, senza allargarsi all'Ucraina o altrove.
Molto spesso capita di leggere appelli alla pace, spesso promossi da eccellenti persone, che invitano al dialogo. Sovente il presupposto di queste persone è che la pace sia un bene e un desiderio universale, e se non la si ha è per incomprensioni, mancanza di volontà o equivoci. Si coltiva, insomma, la pia illusione che, sedendosi ad un tavolo, visto che la pace è ciò che tutti vogliono, alla fine una soluzione la si trovi. Purtroppo non è sempre così vero, nel senso che ci sono invece persone e potenze che non considerano affatto la pace un bene, ma fanno di tutto per sabotarla, anche quando, come sino a settembre, i colloqui c'erano, e stavano procedendo. Anzi: proprio perché stavano procedendo si è reso necessario, per taluni, far saltare il banco, col risultato che era settembre, e paiono dieci anni fa.

da FB del 20 dicembre 2023
86  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / Archeologi italiani fanno riemergere l'antica città di Tell Muhammad in Iraq inserito:: Dicembre 12, 2023, 03:58:00 pm
Archeologi italiani fanno riemergere l'antica città di Tell Muhammad in Iraq

AGI - "Sono straordinarie scoperte ingegneristiche, che non ci saremmo mai aspettati di fare a Tell Muhammad in Iraq. A febbraio torneremo per restaurare quanto recentemente portato alla luce perchè il lavoro di un archeologo non è solo quello di scavare ma anche di restaurare e studiare". Lo dice all'AGI l'archeologo Nicola Laneri, docente di Archeologia e Storia dell'arte del Vicino Oriente al Disum, che ha fatto il punto sui risultati della seconda campagna di scavi della missione archeologica "Baghdad Urban Archaeological Project" dell'Università di Catania, promossa con lo State Board of Antiquities and Heritage iracheno e grazie al ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. "Durante questa seconda missione iniziata il 4 settembre e conclusa il 22 ottobre - spiega Laneri - abbiamo scavato tanto, circa 800 mq in estensione e fino a un metro e mezzo in profondità, ma il lavoro ci ha premiati con meravigliose scoperte. Oltre alla porta monumentale nella cinta muraria di Hammurabi, ai magnifici vasi e a due edifici risalenti al II millennio a.C. già scoperti durante la prima campagna del 2022, adesso siamo arrivati a potere studiare il complesso sistema di fortificazioni e di gestione delle acque che segnava il versante nord-orientale della città di Tell Muhammad, fondata all'inizio dell'epoca Paleobabilonese (l'età di Hammurabi) vicino all'odierna Baghdad.

Qui è stato scavato per circa 40 metri il muro di cinta che delimitava un canale o un porto fluviale rivolto verso il fiume Tigri". "L'antica città - prosegue lo studioso - fu poi abbandonata in corrispondenza della cosiddetta 'Caduta di Babilonia (1595 a.C.) da parte del sovrano Ittita Mursili. Tale porta, si è scoperto, era associata a un sistema di canalizzazione di acque reflue che portava i liquami dal centro della città a uno spazio esterno molto simile a un porto fluviale rivolto verso il fiume Tigri. Ed è stata proprio la supposizione, sostenuta anche dal ritrovamento di una panchina, della presenza di un porto ad avere incoraggiato la voglia di tornare a febbraio e studiare meglio ciò che abbiamo lasciato". La porta si apriva su un sistema di ingresso che prevedeva una scala diretta a una ampia terrazza soprelevata con annesso torrione, nonchè un canale che faceva parte dell'intricata rete fognaria della città. In particolare, il canale era caratterizzato da un intrico di contrafforti interni e di tubazioni in terracotta che favorivano e velocizzavano il deflusso dei reflui.

Alla sommità della scala si trovava un torrione e, all'interno dello spiazzale esterno, era posizionata una cisterna per la raccolta dell'acqua che in una fase successiva venne trasformata in fossa di scarico. Negli spazi interni alla cinta muraria sono anche stati scoperti edifici legati alla lavorazione dei cereali e alla panificazione, oltre che dei forni che avevano anche la funzione di liquefare il bitume, fondamentale per l'impermeabilizzazione dei vasi e dei luoghi legati alla gestione dell'acqua. "Straordinaria, inoltre, è stata la scoperta di un bagno con foro e latrina sottostante e di uno spazio sacro con altare e tombe dedicato al culto degli antenati attestato nei contemporanei testi in cuneiforme - ha sottolineato Laneri - e anche gli oggetti scoperti durante questa seconda campagna di scavo sono di fondamentale importanza perchè, insieme con le forme ceramiche tipiche dell'epoca Paleobabilonese, sono stati trovati tre preziosi sigilli cilindrici con funzione amministrativa che presentano iconografie e iscrizioni tipiche di questa epoca". È stata la direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania, Marina Paino, a ricordare come il Disum nutra particolare attenzione intorno a questo settore di ricerca di cui il dipartimento vanta da sempre studiosi di caratura internazionale. Chiara Franchini, vice ambasciatore italiano a Bagdad, ha a sua volta ribadito l'importanza della presenza in Mesopotamia dei ricercatori italiani perchè questi hanno permesso di effettuare scoperte significative sulla storia di questa terra, utili al traguardo della istituzione di un Parco archeologico.

da - Agi.it <agidesk@news.agi.it>

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87  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / REPORT - Truffa ai giovani e non solo... inserito:: Dicembre 04, 2023, 06:25:31 pm
A proposito di Predoni ...


https://www.raiplay.it/video/2023/11/Report---Puntata-del-03122023-e857d75b-03b7-480c-870a-155d261574d3.html
88  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / L’evento "Free Europe". - Il giornalismo d'inchiesta dovrebbe dirci di più. inserito:: Dicembre 04, 2023, 06:16:35 pm
Elezioni europee, Salvini raduna sovranisti a Firenze: "Errore fatale dividersi in Europa"
Politica
03 dic 2023 - 15:10
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L’evento "Free Europe", organizzato dal gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo, si è svolto alla "Fortezza da Basso" nel capoluogo toscano. Marine Le Pen e l’olandese Geert Wilders sono intervenuti con dei videomessaggi. Il segretario della Lega: "Sconfiggeremo il Golia dei burocrati e banchieri. L'anno prossimo per la prima volta nella storia delle istituzioni europee il centrodestra unito e determinato può liberare Bruxelles da chi la occupa abusivamente"
"Oggi non c'è un'alleanza politica e partitica ma un sentimento di amicizia: su questo palco si sono alternati leader che come in una storia d'amore e professionale, conoscono alti e bassi. È accaduto in Francia, in Olanda, in Italia. Ma Identità e democrazia c'è e sarà determinante in Europa perché nessuno ha mai abbandonato un amico momentaneamente in difficoltà, troppo facile allearsi solo con chi vince". Con queste parole il leader della Lega Matteo Salvini ha chiuso l’evento "Free Europe", organizzato dal gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo alla "Fortezza da Basso" di Firenze, alla presenza di leader e rappresentanti dei partiti europei alleati del Carroccio. La speranza è quella di compattare l'intero arco di destra in un ideale asse con il Partito popolare di Manfred Weber e i Conservatori della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. "Il centrodestra in Europa può portare a una rivoluzione solo se è unito, non è una piccola polemica politica italiana - ha detto Salvini - Il governo italiano non è in discussione e governerà per tutti i 5 anni per cui gli italiani ci hanno votato. Io con Giorgia e Antonio lavoro benissimo e sto progettando infrastrutture che hanno bisogno di anni per andare avanti. Ma agli amici del centrodestra dico: come stiamo prendendo per mano l'Italia per riportarla a crescere, sarebbe un errore fatale dividere il centrodestra in Europa. L'anno prossimo per la prima volta nella storia delle istituzioni europee il centrodestra unito e determinato può liberare Bruxelles da chi la occupa abusivamente".
Chi ha partecipato all’evento
Presenti i rappresentanti di 12 delegazioni straniere: dall'Afd tedesca con Tino Chrupalla al belga Gerolf Annemans, considerato leader di destra in grande ascesa, fino ai partiti dei Paesi dell'Est. Assenti Marine Le Pen e il leader sovranista olandese Geert Wilders che hanno mandato dei videomessaggi. C'erano inoltre alcuni ministri della Lega, i governatori e i sindaci del partito. George Simion, Presidente Aur (Allenaza per l'unione dei romeni), ha fatto sapere che sarebbe stato a Firenze ma non avrebbe partecipato alla manifestazione: l'obiettivo è parlare con Matteo Salvini per riunire le destre in Europa ed escludere i socialisti.
Salvini: "Con Id verso Rinascimento dell'Europa"
"Oggi ho ascoltato amiche e amici di Paesi diversi, con culture diverse. Identità e democrazia è un'unione tra diversi - ha detto Salvini chiudendo l'evento - Penso che la giornata di oggi sia storica, perché oggi può vedere l aluce il Rinascimento dell'Europa che sarà fondato sul lavoro e diritti. Gli europei avranno una scelta, da una parte la libertà dall'altra la paura, da una parte i diritti e il lavoro, dall'altra l’estremismo".
Salvini: "Sconfiggeremo Golia dei burocrati e banchieri"
Salvini ha poi proseguito: "Mi sono riletto un passaggio della Bibbia, quello di Davide e Golia che è confacente a quello che stiamo facendo oggi. Golia cercava uno sfidante tra gli israeliti, e tutti scappavano. Oggi Golia è rappresentato da burocrati e banchieri che sono i primi euroscettici. Oggi a Firenze ci sono gli amici dell'Europa, i difensori dell'Europa. Sapete come è finita, Davide ha sconfitto Golia che sembrava invincibile. Oggi a Firenze ci sono donne e uomini che sconfiggeranno un gigante che è il primo nemico dell'Europa, la realtà burocratica massonica. Noi del Golia Soros, che distrugge le nostre civiltà, non abbiamo nessuna paura".
Salvini: "Riforma della giustizia è urgente. Grazie a Calderoli per Autonomia"
"La riforma della giustizia è urgente, doverosa e necessaria non per chi ha i soldi per pagarsi i grandi nei avvocati - ha sottolineato ancora Salvini - Ma come tutti gli altri lavoratori, anche i giudici che amministrano il bene più prezioso come la libertà, devono farlo in totale autonomia e se sbagliano devono pagare come tutti gli altri". Poi ha ringraziato il ministro delle Autonomie, Roberto Calderoli, "che sta portando a casa la riforma dell'autonomia differenziata che sarà la salvezza per l'Italia tutta, da nord a sud isole comprese".
Le Pen: "Commissione Ue agisce contro i popoli e le libertà"
"La Commissione europea agisce contro i nostri popoli, contro le nostre libertà - ha detto Le Pen nel suo videomessaggio - Questa nebbia tecnocratica che è diventata l'Unione europea non riconosce gli uomini come ricchi eredi di una storia come degli attori di un progresso sociale, ambientale ma come merci, come consumatori intercambiabili, senza radici e senza frontiere. Un vero modello di annientamento dell'identità dei popoli il cui carburante si chiama immigrazione".
Le Pen: "Bruxelles non governi a discapito della vita dei popoli"
"La posta in gioco per noi è restituire il potere al popolo" in Europa, perché "siamo movimenti di resistenza democratica e patriottica di fronte a una struttura burocratica dominante, di fronte a un potere arbitrario", ha proseguito Le Pen. "Nel momento in cui la Ue si appresta a cambiare e semplificare il patto per l'immigrazione - ha aggiunto -, dobbiamo mnobilitarci urgentemente in tutti i paesi d'Europa. Per la signora Von Der Leyen l'immigrazione non è un problema, ma è un progetto. Se non facciamo niente, lasceremo che Bruxelles governi a discapito della vita dei popoli europei".
Wilders: "Limitare immigrazione per far prosperare nostra società"
In videomessaggio anche Wilders, secondo cui "la nostra identità, i nostri valori, e tradizioni sono la base su cui poggia la nostra nazione e l'ecessivo afflusso di immigrati può diminuire l'essenza di ciò che siamo oggi. Invito a prendere atto che la società coesa è quella che comprende al meglio e rispetta le proprie radici, sostenendo limiti ragionevoli all'immigrazione e per persino lo stop all'asilo temporaneo in maniera permanente. Proteggere gli interessi del nostro popolo non equivale a mancanza di compassione o empatia ma si tratta di dare priorità al benessere dei nostri cittadini, garantendo l'accesso all'accesso ai servizi, all'istruzione, all'occupazione". "Si tratta di mantenere una società in cui tutto possano prosperare e progredire - ha aggiunto -. Non stiamo voltando le spalle al mondo ma stiamo assumendoci le nostre responsabilità. Cerchiamo di essere gli artefici del nostro futuro e il benessere del nostro popolo è in cima alle nostre priorità".
Bardella: "Meloni leader Paese amico, ha il nostro sostegno"
Giorgia Meloni "ha ovviamente il nostro sostegno" perché "è il leader politico di un Paese amico con il quale probabilmente dovremo lavorare nei prossimi anni, spero il prima possibile, e in ogni caso è, insieme a Matteo Salvini, l'espressione della volontà del popolo italiano di riprendere il controllo del proprio Paese", ha aggiunto Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National. "Sono felice della buona performance di questa coalizione e spero che vada il più avanti possibile", ha proseguito Bardella, secondo cui "l'Europa del 2024 non è più l'Europa del 2014, e l'Europa del 2014 di Renzi, della Merkel, di Hollande non è più l'Europa del 2024. La mia volontà non è quella di uscire dall'Unione Europea, ma di prendere il potere dall'interno per cambiare tutto".
Bardella: "Europee 2024 un passo prima di vincere in Francia"
"Siamo determinati a vincere queste elezioni europee in Francia e ad avere la più grande delegazione di patrioti sovranisti al Parlamento europeo, e parlo da francese", ha detto ancora Bardella. "Per noi queste elezioni europee sono l'ultimo passo prima di arrivare al potere in Francia nel 2027". "Noi siamo i partiti del buonsenso - ha proseguito - perché rappresentiamo ciò che la maggioranza dei francesi e degli europei vuole sulla questione dell'immigrazione, sulla questione della sicurezza, sulla rivalutazione del lavoro e sulla necessità di cambiare questa Unione Europea dall'interno".
Kostadinov (Bulgaria): "Oggi l'Ue è una minaccia per l'Europa"
"Ci chiamano euroscettici perché critichiamo le politiche Ue ma noi distinguiamo nettamente tra l'Unione europea e l'Europa, non smettiamo di svelare l'amara verità e cioè che oggi l'Ue è una minaccia per l'Europa", ha detto nel suo intervento Kostadin Kostadinov, leader bulgaro del partito di ultradestra Rinascita. Poi ha aggiunto: "Qui ci sono rappresentanti degli europei che vogliono essere padroni e non ospiti nei nostri Paesi" e ha rimarcato che "perché l'Europa sopravviva con le nostre tradizioni e la nostra cultura, l'Unione europea deve cambiare obbligatoriamente come comunità di civiltà e non come stato federale. Se non succede, il suo futuro è già deciso e seguiranno una serie di referendum per uscire dall'Ue. È arrivato il tempo per una rinascita dell'Europa".
Fritz (Polonia): "Nostri valori sono Dio, onore, patria e famiglia"
All'evento è intervenuto anche Roman Fritz, leader sovranista polacco e vicepresidente della Confederation of the Polish Crown: "Per noi il giusto cammino in Europa è dato da Dio, onore, patria, famiglia, fede, verità, giustizia e libertà. Tutto questo si può sintetizzare in un'unica parola: la tradizione cattolica, questa è l'essenza della civiltà latina. Quindi, coraggio, ritorniamo alle radici. Dio benedica l'Italia". Fritz ha poi citato tre aspetti chiave della sua idea di Europa: verità, diritto romano e valori cristiani. "Ma la verità è stata sostituita dal soggettivismo - ha spiegato - Faccio un esempio: una donna che può presentarsi come un uomo cercando di cambiare il cosiddetto genere. Noi rifiutiamo l'atteggiamento del politically correct. Definiamo i giusti e buoni esempi per le giovani generazioni. Il diritto e la legge sono stati sostituiti da regolamentazioni illogiche. La religione cristiana da una pseudo religione di ambientalismo, trasformando forme del marxismo moderno".
Chrupalla (Germania): "Ucraina non è nostra guerra, non può vincerla"
"Quella dell'Ucraina non è la nostra guerra, abbiamo bisogno di diplomazia. L'economia russa cresce nonostante le sanzioni mentre quella tedesca retrocede. Ma che follia!", ha detto poi Tino Chrupalla, presidente dell'Afd, partito tedesco di estrema destra. "L'Ucraina non può vincere questa guerra, dovrebbero fermarla. Oggi i tedeschi ne pagano le conseguenze". Poi ha aggiunto: "Siamo qui per costruire una nuova Europa, una casa con tanti appartamenti in cui noi abbiamo il diritto di fare quello che vogliamo e come vogliamo. Una casa con un grande giardino dove possano giocare i bambini ma anche con un muro in cui tutti gli indesiderati stiano fuori. Questa Europa sarà un luogo sicuro".
Annemans (Belgio): "Restare uniti per nuovo futuro"
All'evento anche il belga Gerolf Annemans di Vb: "Noi non siamo contro l'Europa ma per l'Europa. Il sogno dell'Europa è stato stuprato da una classe politica verde e di sinistra. Tutti quelli che sono critici contro questa Ue devono collaborare. La nostra cooperazione unitaria per questo obiettivo comune è fondamentale per tutto il continente. La democrazia ormai è sul letto di morte. L'agenda europea del nuovo liberalismo è stata ampliata, spinta da un'accozzaglia di comunisti versi, e anche cristiano democratici progressisti. I prossimi anni decideranno il futuro di tutto. Finiremo in schiavitù o riusciremo a prevalere? Dobbiamo restare uniti e modificare questo regime". "O consentiamo ai nostri oppositori di spingerci verso il loro cammino per il multilateralismo o decidiamo di resistere - ha aggiunto - Non sarà troppo tardi, a condizione di proseguire uniti e non divisi. Possiamo essere utili solo se siamo insieme. Il nostro nemico è un drago con tante teste, è sempre più forte ma possiamo sconfiggerlo. Siamo a un cambiamento epocale, il liberalismo ha fallito e noi dobbiamo prenderne il posto".

Da https://tg24.sky.it/politica/2023/12/03/salvini-le-pen-firenze-elezioni-europee-2024
89  Forum Pubblico / SIAMO DIFFERENTI e DIVERSI, UGUALI nei DIRITTI e DOVERI, ma DIVISI in CATEGORIE SOCIALI. / "Che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza, ... inserito:: Novembre 25, 2023, 05:24:01 pm
IL TEMPO DEL DISAMORE

Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto.
Vera Slepoj, psicologa, scrittrice e editorialista, parla della storia di Giulia e Filippo. Buona lettura!

Quello di Barcis è un piccolo lago in mezzo alle montagne e per arrivarci la strada costeggia rupi, montagne solitarie, paesaggi piuttosto isolati, ed è difficile immaginarsi un corpo, quello di Giulia. che abbiamo conosciuto in questi giorni, con l’ansia che almeno questa vicenda non fosse come le altre, che potesse avere un finale diverso, e invece il corpo è lì, abbandonato o buttato, adagiato o sospeso al giudizio che possiamo darne.
È il duplice volto della violenza, unito a quello dei sentimenti malati, quelli che chiamiamo amori tossici. A Giulia, pur con tutte le attenuanti, il dolore per il lutto recente della madre, il traguardo della laurea, il desiderio di lottare, guarire, uscire, rigenerarsi, risorgere, tutto questo non è bastato.  L’epilogo è stato lo stesso, quello che dell’amore ancora la mente collettiva non riesce a distinguere, ad avere quegli strumenti per intercettare il male, il pericolo che sta dentro la spirale dell’amore che sconfina spesso e velocemente nell’ossessione, nell’egoismo di chi pensa che siccome si ama si ha diritto sull’«altro».
Giulia, anima bella, non vede il pericolo, non lo sente e così è per tutte le vittime di questo tipo di violenza. Credono che bastino le parole, l’accompagnamento alla separazione. Giulia, anima generosa, guardava avanti e pensava bastasse la sua solidarietà per gestire una situazione imprevista, e spesso questo meccanismo fa precipitare l’amore nel baratro, quello dell’altro, preso dall’ossessione, da quel pensiero che fa vedere l’altro come l’unica soluzione della propria vita.
L’amore purtroppo si può raccontare, forse anche educare, ma non è proprio così, non è uno strumento che si può imparare a usare, è il sentimento più controverso, meraviglioso e terribile allo stesso tempo. Dovremmo capire che siamo nel tempo del disamore, esattamente il suo contrario. Amare è l’esperienza comportamentale più importante che ci fa transitare nel mondo dell’altro, che fa attraversare il proprio egotismo, è il sentimento più importante per imparare il limite di noi stessi. L’amore è la libertà nel bene dell’altro. Si ama a prescindere dall’epilogo, dalla sua destinazione, chi ama dovrebbe essere felice che l’altro esiste, ma non si esiste perché l’altro ti ama.
L’amore non può essere una risposta ai nostri desideri, alle nostre utopie, ai nostri bisogni, non può essere la soluzione di ciò che non hai e forse di chi non sei. L’amore, ricordiamoci, non è dipendenza, è autonomia, è incontro con la verità della vita. E su questi temi il mondo virtuale - internet e dintorni - purtroppo non ha nessuna influenza. L’amore non è passione e le farfalline famose che dovrebbero comparire sono una strada infantile, trasposizione di ciò che in realtà è l’emozione. L’amore passionale, in realtà, spesso è fuorviante perché ti toglie il sonno, il ragionamento, ma alla fine si trasforma in un legame malato che vuol dire appunto non esisto.
Giulia adesso è morta, accanto ad un lago triste, come quel sentimento di un ragazzo, Filippo. Ma ha dato a Giulia troppe responsabilità perché chi fallisce deve imparare a capire che l’amore non è una vittoria o una sconfitta, è un evento che ha molto a che fare con tutta la nostra storia, la nostra crescita, dove il rispetto per l’altro non è solo una faccenda sentimentale. Infine, ci sono quelle terribili macchie di sangue, il simbolo più eclatante della violenza, c’è sempre il meccanismo della vendetta in quelle persone che rinunciano alla realtà ed entrano nell’ossessione e costruiscono nella responsabilità dell’altro non solo la violenza ma l’eliminazione di colui che ritengono responsabile del proprio stato mentale.

E poi il grande discorso sull’affettività, quella relazione che si impara dall’infanzia ed è la costruzione della possibilità di avere la capacità di amare correttamente e riguarda il ruolo dei genitori, di tutti i genitori: è necessario comprendere che i propri comportamenti determinano l’evoluzione negli amori tossici o nell’anaffettività. I bambini vanno amati, non adorati, vanno accompagnati, educati al sentimento; andare bene a scuola non ci salva dal tumulto dei sentimenti inesatti che spesso si trasformano nell’evoluzione più tremenda, quella di lottare per lottare per la propria vita e di perderla nel tentativo di aiutare il nostro peggiore nemico: l’«ex».

Se volete scriverci la mail è: web@corriereveneto.it

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Dal - Corriere del Veneto.
90  Forum Pubblico / "OLIVO POLICONICO". IDEE DAL TERRITORIO A CONFRONTO. / SUI IURIS! Del proprio diritto Gruppo Indipendente Dipendere soltanto da noi. inserito:: Novembre 20, 2023, 01:11:20 am
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Sui iuris è una frase latina che letteralmente significa del “proprio diritto”.
Di solito si pronuncia “sui iuris” nell'uso civile per indicare competenze legali, la capacità di condurre i propri affari. La parola "autonomo" è derivata dalla parola greca che corrisponde al latino sui iuris.
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