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6976  Forum Pubblico / AUTORI. Altre firme. / Bruno Vespa: “Renzi più cattivo di Berlusconi. inserito:: Marzo 16, 2016, 04:40:07 pm
Bruno Vespa: “Renzi più cattivo di Berlusconi. L’editore della Rai è il governo”
Il giornalista e da 20 anni conduttore di "Porta a Porta" al Fatto Quotidiano: "Non cancellerei niente di quello che ho fatto. Arroganza? Orgoglio". E sul presidente del Consiglio: "Politico determinato con qualche punta di cattiveria. Ma neanche i miei figli sanno per chi voto"

Di Carlo Tecce | 14 marzo 2016

Bruno Vespa, c’è vita dopo Porta a Porta?
Quella privata sempre.

Vent’anni. Quando smette?
Chieda a Enzo Biagi oppure a Piero Angela. A chi non s’è mai stancato. Io mi diverto.

Porta a Porta può sopravvivere a Vespa?
Ogni programma ha un legame di identità con il conduttore. È sbagliato chiamare un programma con lo stesso nome e un conduttore diverso.

Capita, anche in Rai.
Per Ballarò, un esempio recente. C’è stata una discussione, non mi intrometto. Secondo me, dopo parecchi anni con un volto, il titolo va modificato.

E cosa vorrebbe modificare o cancellare nel passato di Porta a Porta?
Niente, davvero niente.

Arroganza.
Piuttosto orgoglio. Per lo speciale sull’attentato a New York, mentre non eravamo neanche in servizio. Per la copertura del terremoto in Abruzzo, che ho patito da aquilano.

Arroganza doppia.
No, ammetto di aver sbagliato. Forse ho dedicato troppe puntate al caso di Cogne, anche se rappresenta un episodio enorme per la criminologia e appassionava i media del mondo.

Non è pentito dei plastici?
Perché quando li faceva Corrado Augias nessuno l’ha contestato?

Dov’è il museo degli arnesi di Porta a Porta?
C’è un magazzino, dove spesso recuperiamo qualcosa. Come la bicicletta di don Matteo. A volte ci vado, assisto al tempo che usura gli oggetti. Lì c’è pure la scrivania di Silvio Berlusconi, un pezzo di legno da quattro soldi.

Ma il contratto con gli italiani era impegnativo.
L’ha pensato Porta a Porta.

L’ha scritto Bruno Vespa e l’ha firmato l’ex Cavaliere?
No, per carità. Berlusconi voleva fare l’annuncio, un patto con gli elettori, qualcosa del genere. E parlando assieme, gli abbiamo proposto di sceneggiare un accordo dal notaio.

Era il 2001. Quelle promesse furono il fallimento più eclatante per il governo.
Con calma, sarà fatta la storia. Quel giorno sarà più chiaro il ruolo che ha rivestito Berlusconi in politica. C’è chi è diventato famoso combattendo o affiancando il Cavaliere.

E voi di Porta a Porta dove vi collocate?
Non eravamo contro Berlusconi, ma io non ho ricevuto favori. Gli riconosco un merito: nel ‘94 c’era una deriva antipatica in Italia con la sinistra di Achille Occhetto, il Cavaliere ha dato voce a chi non ce l’aveva.

Ha notato una differenza fra Berlusconi e Matteo Renzi?
Il Cavaliere gli invidia la cattiveria. E sono d’accordo. Renzi è un politico determinato con qualche punta di cattiveria. Come Margaret Thatcher o Winston Churchill. Benito Mussolini no, non aveva un animo crudele. Giulio Andreotti era cinico, non cattivo. Renzi è un politico di razza. Berlusconi ha pagato, a volte, lo scarso coraggio.

Il conflitto d’interessi l’ha percepito?
Con il gradimento di Berlusconi sono stati nominati direttori generali, presidenti e dirigenti. Accade da sempre e sempre accadrà, finché la Rai avrà questa conformazione.

Oggi come ieri.
Sì, giusto. E dal punto di vista dell’offerta informativa, vi ricordo che c’era Rai3, che martellava contro il governo di centrodestra da mane a sera. Soltanto in Italia la tv pubblica fa opposizione al primo ministro.

Un primo ministro proprietario di televisioni e giornali.
Forse le aziende investivano di più su Mediaset, ma il Biscione ha sempre perseguito un atteggiamento più dinamico. L’indipendenza la fanno gli uomini. Il servilismo nasce dai giornalisti, non dal potere politico.

Come Berlusconi ha scelto Mauro Masi, Renzi ha scelto Antonio Campo Dall’Orto.
Esatto, cosa vi sorprende? Arnaldo Forlani scelse Gianni Pasquarelli e Ciriaco De Mita scelse Biagio Agnes.

Perché non ha accettato la presidenza di viale Mazzini?
Mi piace il mio lavoro.

Il presidente guadagna di meno, non va in onda. Vanità o denaro?
Scherza? Io ho rifiutato due volte. La prima oltre dieci anni fa, la proposta arrivava da Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera. Mi dissero: ci risolvi un problema. E io replicai: me ne create uno voi a me.

E la seconda?
Telefonata di Berlusconi una sera, telefonata di Renzi dopo poche ore. Ho chiesto con ironia a Renzi: ma ti immagini il presidente della Rai che va al Vinitaly a proporre il suo vino? Mi ha mandato a quel paese. Il fatto è questo: dopo tre anni dietro la scrivania, che avrei fatto?

Il contratto è prorogato fino al 2017, Campo Dall’Orto vuole svecchiare il palinsesto.
Ha ragione, ma non l’ha spiegato a me. Porta a Porta s’è rinnovato già. In un attimo, due anni fa. Ci siamo incontrati, in riunione di redazione, e ci siamo detti: ragazzi, così non funziona più. La politica ha stufato.

Preferisce la cronaca?
Io? La musica classica. I punti più bassi di ascolto li abbiamo registrati con i maestri Riccardo Muti e Claudio Abbado. Mi piace la politica, ma può sfiancare. Nel ‘76 scappai da Montecitorio, rischiavo di fare il cronista. Tutti i giorni, sa che noia?

Anche Vespa dà l’estrema unzione ai talk show?
È un rituale rispettabile, ma che ormai ha esaurito la sua forza. Il pubblico non può reggere quattro ore di dibattito. Noi dividiamo la puntata in tre blocchi. E non è vero come scrivete che in questa stagione abbiamo perso due punti di share. Abbiamo quasi raggiunto il livello dell’anno scorso.

Perché chi comanda in Italia sgomita per sedersi a Porta a Porta?
Non c’è un segreto. Siamo corretti. I nostri ospiti non si lamentano mai. Nessuno ci saluta e confessa ‘ci hanno fregato’.

Concorda la scaletta?
Mai successo, e non faccio entrare materiale dei candidati. Non subisco pressioni.

Neanche da Palazzo Chigi?
Il rapporto è limpido e semplice. In questi anni con il portavoce Filippo Sensi ci scambiamo un messaggino, per sapere di cosa si discute. E basta.

“Tranquillo, gliela cuciamo addosso”. Così rassicurò Salvo Sottile prima di un’intervista a Gianfranco Fini.
Non mi vergogno di questa frase, la rivendico. Fini era ministro degli Esteri. La trasmissione era blindata, perché avevano ammazzato l’agente Nicola Calipari e c’era Jeb Bush a Roma, il fratello di George W, che voleva partecipare.

Ha rinchiuso Massimo D’Alema in cucina, però.
Il risotto fu un’invenzione di Claudio Velardi. D’Alema non era simpatico, e lo voleva rendere umano. Tant’è che fece una campagna pubblicitaria mirata su se stesso, senza il simbolo di partito, per testare il suo valore da leader.

Anche Beppe Grillo ha ascoltato in diretta il famoso “din don”.
Ho completato l’intero emiciclo del Parlamento. E mi ha regalato autorevolezza. A Grillo non ha giovato perché s’è dimostrato impreparato. Mi ha aiutato molto il suo comportamento, mi ha dato subito del tu. Sembrava una chiacchierata fra vecchi amici.

Ma davvero Giovanni Paolo II chiamò a sorpresa?
Sì, fu un miracolo: perché fu un desiderio del Santo Padre che forse si commosse per il racconto del suo pontificato e perché don Stanislao Dziwisz, il segretario particolare, riuscì a prendere la linea attraverso il centralino.

Ha pagato soltanto Monica Lewinsky?
L’ingaggio prevedeva un colloquio a Porta a Porta e, soprattutto, a Domenica In, che spese più soldi. È un evento che non è stato replicato. Non diamo gettoni di presenze. Tra l’altro, la Lewinsky se ne andò presto. Era in Italia per sponsorizzare una collezione di borse, vide sullo schermo una sua foto con Bill Clinton e scattò in piedi: ‘Cosa c’entra? ’. Sipario.

Chi sono gli invitati che declinano?
Emma Bonino e Maurizio Landini.

Forse perché la considerano aderente ai palazzi romani.
Non l’ho mai scoperto. Senza Berlusconi al governo, la mia vita è migliorata perché subisco meno attacchi.

È stato berlusconiano?
Neanche i miei figli sanno per chi voto. Ripeto: dobbiamo essere grati a Berlusconi.

È automatico passare da B. a Renzi?
Questa è una domanda volgare, non ricevibile.

Perché circola il sospetto che Vespa sia figlio di Mussolini?
Forse perché ci somigliamo. È un’ossessione di Alessandra Mussolini. All’inizio mi divertiva pure. Ma non è possibile. Mia madre in quel periodo non era nella zona di Assergi, dove il Duce fu confinato fra l’agosto e il settembre del ‘43. E non poteva concepirmi in quei giorni con Mussolini, stava altrove e stava per sposarsi.

Dove ha iniziato?
Collaboravo con il Tempo, da l’Aquila.

Non era un progressista.
Ma difendevo l’occupazione delle fabbriche. Pubblicai i bigliettini che gli operai della Siemens dovevano compilare per andare al gabinetto. L’Unità fu costretta al volantinaggio.

È stato più antifascista o anticomunista?
Per me il fascismo è inaccettabile. Anche se poi l’ho studiato e posso affermare che qualcosa di buono l’ha fatto. Il comunismo l’ho visto, e spaventava. Negli anni 70 gli iscritti del Pci volevano affidare allo Stato i mezzi di produzione industriale.

Questa è scolpita in qualche luogo di viale Mazzini: “Il mio editore di riferimento è la Democrazia cristiana”.
C’era la ripartizione dei canali.

Come aggiorna l’epigrafe?
L’editore di riferimento della Rai è la maggioranza di governo. È una novità?

da il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2016

da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/14/bruno-vespa-renzi-piu-cattivo-di-berlusconi-leditore-della-rai-e-il-governo/2543103/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2016-03-14
6977  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / MONICA RUBINO. Alfano soddisfatto: "Litigi sono merito nostro" (sic) inserito:: Marzo 16, 2016, 04:35:40 pm
Pd, Bersani: "Renzi governa con i miei voti di centrosinistra".
Replica: "Non ci faremo uccidere da polemiche"
L'ex segretario a Perugia: "Sembra che il premier voglia far fuori pezzi di partito".
Cuperlo: "Questa volta il pallone se l'è tenuto lui". Speranza: "Senza di noi il partito non c'è più". Orfini: "Noi di destra? In Europa siamo quelli più a sinistra".
E Guerini-Serracchiani rispondono per la maggioranza. Alfano soddisfatto: "Litigi sono merito nostro"

Di MONICA RUBINO
   
PERUGIA - È arrabbiato Pier Luigi Bersani. Non gli è piaciuto l'attacco di Matteo Renzi rivolto alla minoranza Pd ("Chi mi critica ha distrutto l'Ulivo", ha detto ieri il premier-segretario parlando alla scuola di formazione dem). Mentre Roberto Speranza, ufficialmente incoronato a Perugia come leader dell'opposizione interna, nelle conclusioni della kermesse di Sinistra riformista ribadisce il suo no a qualunque ipotesi di scissione: "Noi non restiamo nel Pd, noi siamo il Pd. Non c'è più Pd se non c'è più questo pezzo di partito".

Pd, Speranza: "Assenza segreteria dem a convention è errore gravissimo"
Più tardi, ospite su RaiTre alla trasmissione In mezz'ora, Speranza chiarisce che a Perugia si sono poste le basi per costruire l'alternativa alla segreteria renziana: "Sono spaventato da una prospettiva neocentrista, le parole di Massimo D'Alema sono espressione di un disagio del nostro popolo". Per la maggioranza rispondono, con una nota congiunta, i due vicesegretari Guerini e Serracchiani: "Una nuova generazione sta provando a cambiare l'Italia e l'Europa. Non inseguiremo le polemiche di chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne che hanno ucciso a morte i governi passati del centrosinistra. Quella parte della minoranza che polemizza sa dove trovarci, a lavorare in Parlamento, nelle città, in Europa, tra la gente per cambiare questo Paese, come stiamo facendo, insieme", affermano in una nota. Mentre il leader Ncd, Angelino Alfano, 'festeggia'. In una lettera agli iscritti scrive: "Grazie alle scelte da noi ispirate, Renzi ha litigato con la sua sinistra e ha sconfitto ed emarginato più comunisti lui in due anni che Berlusconi in venti. E ora tutte le contraddizioni a sinistra stanno emergendo con tutta la chiarezza. Anche nella vicenda della stepchild adoption, siamo riusciti a dimostrare che il buonsenso può vincere".

Ma torniamo a Perugia, dove è andata in scena la terza e ultima giornata del raduno della minoranza dem. Al suo arrivo all'ultima giornata del seminario di San Martino in Campo, l'ex segretario replica a tono al segretario: "Sì, lo ammetto, mi sono arrabbiato molto, se mi toccano l'Ulivo... Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l'Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi... Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra".


Pd, Bersani: ''L'Ulivo? L'abbiamo fatto noi. Renzi è seduto sulle nostre spalle''
"Io, assieme ad altri -aggiunge l'ex premier - sto cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci. A volte si ha l'impressione, invece, che il segretario voglia cacciarla fuori. Il segretario deve fare la sintesi, non deve insultare un pezzo di partito".

Pd, Bersani si sfoga: "Sembra che Renzi voglia cacciare pezzi di partito"
Anche Gianni Cuperlo perde il suo consueto aplomb e sbotta, rivolto a Renzi: "Se posso dirlo qui: basta anche con questa denuncia di quelli che perdono e scappano via col pallone. A dirla tutta chi alza il dito e lo denuncia adesso è quello che ha vinto, si è tenuto il pallone per sé e ha espulso gli avversari". E poi: "Ha bloccato l'opera della Rottamazione sulla soglia del Palazzo. Ma non ha migliorato, anzi ha peggiorato l'arte di selezionare l'élite. E ha tolto l'agibilità al suo partito, lasciando che a primeggiare sia l'opportunismo, anzi il trasformismo. Io l'avevo letto sui libri di storia. Ma ora l'ho vissuto dal vivo, concept live".

A replicare, dalla cattedra della scuola di formazione dem che si tiene a Roma, è il presidente del partito Matteo Orfini: "Nel momento in cui usciamo dai confini nazionali siamo considerati il governo e il partito più a sinistra d'Europa, poi torniamo in Italia e si apre una discussione sul fatto che siamo diventati di destra.  È un dibattito lunare che non capisce nessuno".

Un tentativo di mediazione arriva invece da Walter Veltroni, attraverso una lettera sull'Unità. "Non sciupate il Pd. Lo vorrei dire a tutti i protagonisti del dibattito in corso in questi giorni. I toni si sono fatti aspri e si affaccia il rischio di scissioni, separazioni dolorose, possibili contraccolpi per il centrosinistra alle elezioni comunali. Senza il Pd, per come lo abbiamo immaginato e costruito, l'Italia è esposta al rischio che stanno correndo le democrazie occidentali", avverte. "Se si sciupa il Pd dopo vedo solo il baratro del dilagare di forme inimmaginabili di populismo".

© Riproduzione riservata
13 marzo 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/03/13/news/pd_bersani_renzi_governa_con_i_miei_voti_di_centrosinistra_-135365260/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_14-03-2016
6978  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / Migranti, si cerca l’intesa con la Turchia. Erdogan irrompe: ‘Ue li tiene in ... inserito:: Marzo 16, 2016, 04:30:26 pm
Turchia, il giornale 'Zaman' torna in edicola stravolto in versione pro-Erdogan
All'indomani del commissariamento con l'accusa di complotto contro le istituzioni, il principale quotidiano del paese è ricomparso in versione drammaticamente filogovernativa.
Il servizio d'apertura è dedicato alla visita del presidente al cantiere del terzo ponte sul Bosforo, a Istanbul. I giornalisti: "Non l'abbiamo fatto noi"

06 marzo 2016
   
I suoi lettori potevano aspettarselo, ma sono rimasti sbalorditi comunque dalla prima pagina odierna di 'Zaman'. Il primo giornale del paese, commissariato due giorni fa dalla magistratura, tra le proteste di piazza, con l'accusa di complottare contro le istituzioni legittime e il presidente, è tornato stamattina in edicola con una linea totalmente ribaltata e drammaticamente filogovernativa: la storia di apertura è dedicata alla partecipazione del presidente Recep Tayyip Erdogan a una cerimonia per la costruzione del faraonico terzo ponte sul Bosforo a Istanbul.

La foto del presidente campeggia in alto a sinistra, mentre stringe la mano a un'anziana e annuncia che l'8 marzo celebrerà adeguatamente la festa della donna. In prima pagina è trattato anche un altro tema caro a Erdogan, la guerra interna ai curdi, raccontata con le foto dei funerali dei soldati "martiri" uccisi dai ribelli nel sud-est del paese.

Il principale giornale dell'opposizione, che ha una tiratura media di 650 mila copie, è stato commissariato dalle autorità con l'accusa di "propaganda terroristica" a favore del presunto "stato parallelo" creato dal magnate e imam Fethullah Gulen, alleato storico diventato poi nemico giurato di Erdogan. Ieri la polizia aveva occupato la redazione e insediato i commissari del tribunale che hanno proceduto al licenziamento del direttore e di uno dei giornalisti di punta del quotidiano. Nel corso della giornata, la protesta di lettori e cittadini è stata stroncata dalle cariche della polizia che ha usato idranti e manganelli. Alcuni manifestanti sono rimasti feriti.

Ieri l'ultima prima pagina decisa dalla redazione prima del sequestro della testata parlava di "giorni bui" per la libertà di stampa in Turchia. I siti internet di Zaman e della versione inglese, come gli account sui social sono stati chiusi e svuotati e sulla homepage compare solo un annuncio che sa di beffa: "Presto torneremo con notizie di qualità e neutrali". L'accesso al web dalla sede del giornale invece è stato totalmente bloccato: "Internet è chiuso, non possiamo utilizzare il nostro sistema - ha riferito un giornalista all'agenzia Afp - e l'edizione odierna non è stata fatta da personale di Zaman". L'ennesimo atto di compressione della libertà di stampa in Turchia è stato duramente criticato sia dalla Casa Bianca che dall'Unione europea. Anche ieri Bruxelles ha ricordato ad Ankara che chi aspira a far parte della Comunità europea deve assicurare al suo interno i diritti fondamentali e tra questi la libertà di stampa.

© Riproduzione riservata
06 marzo 2016

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/06/news/turchia_giornale_zaman_torna_in_edicola_in_versione_pro-erdogan-134876586/
6979  Forum Pubblico / AUTORI. Altre firme. / Jacopo Fo Benessere, lo ammetto: io sono stupido! inserito:: Marzo 13, 2016, 06:33:26 pm
Società
Benessere, lo ammetto: io sono stupido!

Di Jacopo Fo | 11 marzo 2016

La settimana scorsa ho raccontato che per curarmi l’ulcera per un mese ho passato ogni giorno 5 minuti appeso a testa in giù alla trave del soffitto, tramite un paio di ganci da caviglia, attaccati a una sbarra di legno. Tecnicamente tentavo di far raggiungere alla parte ulcerata del mio stomaco un bicchiere di acqua mista a particelle di argilla in sospensione. Solo che avevo un’idea confusa dell’anatomia e il sistema non ha dato nessun esito positivo, se non l’allungamento benefico che (alcuni sostengono senza portare prove scientifiche) si trae a stare appesi a testa in giù. (Forse). Ma comunque per un certo periodo della mia vita ho trovato questa pratica piacevole. Poi mi si sono svitate le rotule.

Alcuni cortesi lettori hanno commentato la mia sincera narrazione di un disastro psicofisico da me autoinflittomi, informandomi che sono uno stupido. Ora, io mi chiedo, queste persone estremamente intelligenti sono convinte che se ti racconto che per un mese mi sono appeso al soffitto non ti sto forse dicendo anche che so di essere uno stupido? Direi anzi che il racconto è scritto in modo tale da sottolineare la mia stupidità. Ed è questo l’elemento portante della comicità del racconto stesso. Sto usando la mia stupidità per farti ridere! Se ti volevo dare l’aria di uno intelligente ti raccontavo che avevo già intuito l’esistenza delle onde gravitazionali, prima di Einstein. Ma non fa ridere uguale. Il problema è che queste pregevoli persone non possono credere che io sia perfettamente convinto di essere uno stupido e vorrebbero insultarmi descrivendo una mia riprovevole caratteristica che io invece trovo utilissima. Io credo da tempo di essere uno stupido e ho smesso di credere contemporaneamente al mito dell’essere umano intelligente. Ad esempio ho scoperto, con grande vantaggio, che le ragazze si spogliano più frequentemente se si convincono che sei un po’ stupidotto e imbranato. Quelli machi e intelligenti fanno meno sesso. Questo è un fatto! (Tie!)

Ma comunque la questione è che l’idea di essere intelligenti è una cavolata pazzesca che provoca sofferenze esistenziali pazzesche. Quando ti accorgi di aver fatto una cavolata mostruosa rimani veramente di merda perché non te l’aspettavi proprio. Ragazzi, rassegnatevi, siamo tutti stupidi. E capirlo è meglio. Perché se credi che ci sia gente non stupida sul pianeta rischi di dare fiducia a un altro fesso come te che potrebbe infliggerti danni irreversibili dopo averti convinto che lui sa la strada ed è meglio che lo segui.
Io credo che se capiamo quanto siamo stupidi possiamo imparare almeno la prudenza e ridurre così i danni. Per me raccontare storie di stupidità, mia e altrui, è quindi una missione. E se riesco a far ridere di questo racconto è meglio.
E ora andiamo avanti con l’appassionante descrizione di come sia possibile soffrire tantissimo con le tecniche naturali. Storie vere, che a volte mi hanno provocato dolore fisico.

Suicidarsi con il Massaggio Acrobatico Californiano
Un giorno arriva ad Alcatraz un bel ragazzo che non aveva ancora compiuto 30 anni (il che non è una colpa).
Eravamo lì a prendere il sole sul prato e lui ci dice che è maestro di Massaggio Californiano. Ci fa una dimostrazione. Si stende sull’erba (non quella da fumare) pancia in su, con le gambe in alto e fa appoggiare a un nostro amico (che è ancora vivo) la schiena contro la pianta dei suoi piedi (rivolti ovviamente verso l’alto). Forse sarebbe meglio se facessi un disegno. Dopo di che lo tiene sollevato sui piedi facendogli arcuare la schiena e muovendolo in modo scioccante, sospeso sui suoi piedi. Veramente acrobatico. Io gli chiedo: “Ma non c’è rischio che spacchi la schiena?” E lui: “Io ho studiato 10 anni l’anatomia e la muscolatura, so esattamente diagnosticare ogni problema e vedo cosa e come posso fare senza arrecare danni.” Bene, bravo. E inizia a parlare che vorrebbe portare un suo corso ad Alcatraz della durata di un fine settimana, dopo una decina di minuti che parliamo d’altro gli chiedo (malvagio) a bruciapelo: “Ma dopo un corso di 3 giorni che cosa imparano a fare i tuoi allievi?” E lui mi dice: “Sono perfettamente in grado di fare una sessione di Massaggio Californiano Acrobatico”.

Ma come, in 3 giorni? E come fanno a capire come fare a non devastare la spina dorsale a uno che magari ha un’ernia e non lo sa? Se mandi in giro la gente a fare un massaggio così pericoloso senza avere la minima idea dell’anatomia del corpo sei un criminale! Penso questo ma taccio. Tanto uno così probabilmente è più stupido di me e essendo io stupido non sarei certo capace di perforare la sua corazza caratteriale al vanadio capace di proteggerlo da qualunque dubbio sulla reale natura del mondo. Semplicemente gli dico che è meglio che se ne vada alla svelta da Alcatraz perché stanno per sbarcare i marziani. È la cosa più aderente alla realtà che mi viene in mente. Lui si convince che sono totalmente stupido e se ne va via veloce.

La stupidità a volte può essere molto utile. Tu pensa che Fleming la penicillina l’ha scoperta per sbaglio!
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Di Jacopo Fo | 11 marzo 2016

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/11/benessere-lo-ammetto-io-sono-stupido/2536642/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2016-03-11
6980  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Bersani "Renzi ricordi che noi l'abbiam fatto l'Ulivo. (hai sempre fatto finta). inserito:: Marzo 13, 2016, 06:31:31 pm
Pd, Bersani: "Renzi ricordi che noi l'abbiam fatto l'Ulivo. Non lo tocchi o mi sentirà"
Botta e risposta a distanza tra il premier e l'ex segretario dem all'assemblea di Sinistra riformista di San Martino in Campo: "Se lui è la vera sinistra, noi cosa siamo?". Tra i temi trattati anche la legge elettorale: "Penso tutto il peggio possibile dell'Italicum". D'Alema: "Ci sarà il tempo, un momento per replicare"

12 marzo 2016
   
PERUGIA - "Avete sentito uno qui che dice andiam fuori dal Pd? Ecco, avete la risposta". Così Pier Luigi Bersani risponde a una domanda sulle parole di Massimo D'Alema, a margine dei lavori dell'assemblea della minoranza dem a San Martino in Campo.

"Il disagio testimoniato" dall'intervista di D'Alema, "c'è. Ma noi abbiamo una certa idea di come rispondere", aggiunge. Certo è che così "il Pd non va" continua Bersani, "stiamo approfondendo alcuni temi che riguardano la vita comune cercando di darci una organizzata per il futuro". "Perché se si dà per perso il Pd non c'è più il centrosinistra, alla barca bisogna dare una raddrizzata", aggiunge l'ex segretario. D'Alema incalza: "Voglio esprimere il mio apprezzamento per il lavoro di elaborazione che si svolge qui: mai come in questo momento c'è bisogno di idee nuove per rilanciare la sinistra, senza ripercorrere ricette sperimentate da altri o anche da noi in altre epoche storiche". Ma, continua, "non intendo rispondere su altri aspetti: ci sarà tempo, ci saranno luoghi. Ho espresso le mie preoccupazioni" sul Partito democratico, "ci sono state delle risposte. Ci sarà il tempo, un momento per replicare".

Il botta e risposta Bersani-Renzi-D'Alema arriva a distanza. Il premier parla dalla scuola di formazione del Pd. "Quando erano al governo hanno iniziato a dividersi e mandare a casa chi doveva fare il cambiamento, quelli che oggi chiedono più rispetto per l'Ulivo e la sinistra sono quelli che hanno distrutto l'Ulivo e hanno consegnato l'Italia a Berlusconi, non accetto lezioni da nessuno", dice il presidente del Consiglio.
Pd, Renzi: ''Quelli che mi accusano sono quelli che hanno distrutto l'Ulivo''

A rispondere è Bersani. "Affermazioni del genere non meritano un commento. Renzi ricordi che noi l'abbiam fatto l'Ulivo. Noi l'Ulivo l'abbiamo fatto", e ancora "se lui è la vera sinistra, noi cosa siamo?". E continua, "Renzi sta andando veramente oltre il segno. Non tocchi l'Ulivo perché allora ci sentiamo davvero. Non tocchi l'Ulivo, questo lo deve sapere".

L'ex segretario poi passa a criticare la legge elettorale. "Penso tutto il peggio possibile dell'Italicum. Non è una novità". L'ex segretario ribadisce la sua posizione. Il tavolo sulle riforme di San Martino chiede che l'Italicum sia modificato. "Penso che sarebbe interesse di Renzi cambiarlo. Perché ho l'impressione che al M5s e alla destra la legge elettorale così com'è va bene. Avrebbero l'occasione di mettere insieme un listone al ballottaggio e tentare di prendere tutto", spiega. E aggiunge: "ma non sono sicuro che Renzi abbia ben presente il rischio, anche sul piano sistemico. Qui si sta parlando di un 25-27 per cento" di consensi "che può tenere in piedi da solo un governo. Una base di rappresentanza troppo esigua. Una situazione persino rischiosa".

Renzi replica: "Le primarie sono il migliore strumento per la scelta della classe dirigente e un presidio di garanzia democratica per tutti". "Vogliamo decidere regole nuove, sono pronte ma non si mettono in discussione", aggiunge Renzi. "Noi abbiamo i nostri limiti, certo, se ci sono dei casi, e ci sono stati, anche se alcuni sono stati presentati opposti alla realtà, va bene il ricorso, ma i ricorsi non diventino una scusa per chi ha perso e deve diventare quello che ha vinto", continua il presidente del Consiglio. "Gli ulteriori ricorsi saranno verificati, aspetteremo l'esito e se il risultato delle primarie sarà confermato, tutti insieme a Valeria Valente andremo a restituire una speranza di cambiamento ad una città che va rilanciata e non passa il tempo a discutere delle regole interne al Pd".
Renzi: "Chi discute il concetto di primarie offende la democrazia''

Infine, sulla possibilità che la sinistra dem possa non votare il referendum costituzionale se non arriveranno modifiche alla legge elettorale, Bersani risponde: "Io ho detto la mia sull'Italicum, il resto? Certo, il combinato disposto non dà un bel risultato ma il problema prima di tutto è la legge elettorale".

Su Renzi si dice "preoccupato". "Se dico cosa penso di Renzi vado su tutti i tg, ma se dico che sono preoccupato perché è in corso un processo silenzioso e strisciante di privatizzazione della sanità pubblica nessuno se ne occupa, così non va bene" continua e non tralascia di rispondere a previsioni sul futuro.

Un segretario del Pd per il futuro? "Zoro", risponde secco Bersani. "E' lui, è lui...", aggiunge sorridendo all'inviato di Gazebo, il programma ideato da Diego Bianchi, alias Zoro. A Bersani non piacerebbe affatto la chiusura o il ridimensionamento di Gazebo.  "Ne approfitto e lo dico da persona che non ha mai detto una parola sulle televisioni e sulle radio: se la Rai servizio pubblico si privasse o indebolisse una trasmissione come la vostra da spettatore mi girerebbero molto perché io credo che certe cose che avete fatto sono una delle cose più belle che ha fatto il servizio pubblico negli ultimi anni".

Anche Renzi nomina Zoro. Nel centrodestra "per anni Berlusconi sceglieva, alla fine, i candidati", invece "nell'ultimo periodo, con Salvini che gli ha messo dei paletti, pare che Berlusconi li abbia mandati a stendere e a Roma abbia detto 'il candidato lo metto io'". Quindi "hanno fatto le 'gazebarie' o qualcosa del genere, da non confondersi con un'importante trasmissione televisiva di Rai3 o a Zoro gli prende un coccolone".

Poi, a distanza, continua con i riferimenti a quando accade all'assemblea di Sinistra riformista : "In questi giorni tutta la discussione politica è al nostro interno, ma il mondo fuori da qui non è interessato alle nostre discussioni. Al mondo non importa nulla". Poi elenca una lunga serie di provvedimenti adottati, rivendicandoli come di sinistra e un invito a non farsi del male da soli: "Essere di sinistra non è fare le manifestazioni sull'articolo 18 ma aumentare i posti di lavoro. Essere di sinistra significa cercare di cambiare la realtà per quella che è e non la realtà parallela delle nostre discussioni interne".

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/03/12/news/bersani_italicum_pd_disagio-135333517/?ref=HREA-1
6981  Forum Pubblico / ITALIA VALORI e DISVALORI / Un patto di civiltà contro gli spatentati della politica inserito:: Marzo 13, 2016, 06:28:31 pm
Politica
Un patto di civiltà contro gli spatentati della politica

Di Critica liberale | 11 marzo 2016
Quindicinale di sinistra liberale

Vi rassicuriamo. Per carità di patria non ci accodiamo alla gente inferocita che spara sull’autoambulanza targata FI che, guidata da spatentati e/o ubriachi fradici, sta portando il paese verso il baratro. Già si fanno troppo male da soli. Quindi non affrontiamo il caso specifico delle primarie del Pd, ma ci aggiriamo dei dintorni.

A parte i pochi virtuosi, i politici di tutti gli schieramenti si dividono in quattro categorie.

La prima comprende gli Ignoranti, che non sanno d’ignorare. Sono i meno pericolosi. Oltre al caposcuola Razzi, al solito Berlusconi che vuole che qualcuno gli presenti il padre dei fratelli Cervi, o al Renzi che spaccia i falsi Borges, sono in tanti quelli che dimostrano con costanza di aver frequentato la scuola dell’obbligo con profitto nullo.

La seconda è più pericolosa perché unisce all’Ignoranza il Potere decisionale. E i cittadini percepiscono che il timone è nelle mani di uno sprovveduto e non può che tremare. Quando a Mantova Renzi afferma che bisogna fare in modo che il Regno Unito non esca dall’Euro è come se il tassista che vi porta mostri di non sapere dove stia la frizione. Brividi lunga la schiena.

La terza categoria è la più pericolosa. Perché in modo premeditato arricchisce la Demagogia con la Menzogna. Anche sapendo perfettamente che la Menzogna è sfacciata o facilmente smentibile o addirittura ridicola. Quindi dimostra un uso quasi terroristico della comunicazione al motto: “se la va, va”. Scusatemi se abuso di esempi presi dal repertorio del nostro Presidente del consiglio, ma sono i primi che mi vengono in mente. Ad Antalya poche settimane fa, nella sua conferenza stampa di fronte ai giornalisti di tutto il mondo, Renzi ha avuto la faccia tosta di sostenere che il nostro paese ha sconfitto la mafia. Risata planetaria. La stampa italiana per carità di patria si è censurata.

Discorsetto finale con proposta. È noto che il nostro paese è allo sfascio. Le persone responsabili si dividono tra due convinzioni: o che l’Italia è già nel baratro e non ha le forze sufficienti per risalire la china, o che l’Italia sta ancora sul ciglio del burrone, ma il processo di disgregazione non è diventato irreversibile.

In questo caso di stampo ottimistico crediamo che sia un primo passo urgente e pregiudiziale che tutte le forze politiche di tutti gli schieramenti si accordino su un “patto di civiltà”. Se non possiamo nulla per evitare i danni delle tre categorie di cui sopra, almeno espelliamo dal dibattito pubblico (con l’irrisione e con l’emarginazione) chi unisce Ignoranza e Demagogia alla sistematica “maleducazione” dei cittadini, violando non la Verità, che come è noto non esiste, né l’Opinione, che può essere la più pazza o la più stravagante, bensì “le regole dell’argomentazione”. Queste no, non si possono violare impunemente perché significa truffare sfacciatamente e degradare irrimediabilmente il dibattito pubblico.

Un esempio: Matteo Orfini, presidente del Pd nonché viaggiatore instancabile tra tutte le sue correnti, domenica scorsa a seggi aperti per le primarie, ha dichiarato: «Alle 9.30, dopo appena un’ora e mezza [dall’apertura a Roma], avevamo già superato i partecipanti alle consultazioni grilline». Perché Orfini dovrebbe essere cacciato dal dibattito politico? Perché è un giocatore che bara sapendo di barare fornendo informazioni-carte false. Egli sa che il paragone è improprio, ma lo rifila dolosamente ai cittadini ignari: alle primarie del Pd possono votare i sedicenni, i cinesi, gli avversari che si scelgono il candidato di comodo, i passanti, i prezzolati, i mafiosi, gli scrutatori stessi alcune migliaia di volte, ecc., mentre le consultazioni del Movimento 5 stelle prevedono un numero chiuso e limitato di elettori.

Le due votazioni hanno un solo punto in comune: nessuna delle due è trasparente e controllata. Per il resto è come dire: “Siamo più bravi noi che giochiamo al calcio perché siamo in undici e quindi più dei giocatori di scacchi che sono solo in due”. Una classe politica appena appena decente dovrebbe ostracizzare tipi come lui, e tutti i suoi simili.

Di Enzo Marzo

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/11/un-patto-di-civilta-contro-gli-spatentati-della-politica/2536519/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2016-03-11
6982  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / JAVIER CERCAS dalla cattedra di Umberto Eco ci spiega la teoria del punto cieco. inserito:: Marzo 13, 2016, 06:23:28 pm
Cercas dalla cattedra di Umberto Eco ci spiega la teoria del punto cieco

Pubblicato: 11/03/2016 18:33 CET Aggiornato: 2 ore fa
JAVIER CERCAS

La teoria del punto cieco è un'espressione che rimanda all'anatomia dell'occhio. I nostri occhi hanno "un luogo sfuggente, laterale e non facilmente localizzabile", come ipotizzò il fisico Edme Mariotte nel Seicento, un punto situato nella retina attraverso il quale non si vede nulla, perché privo di recettori per la luce. Non siamo in grado di notare l'esistenza di questo piccolo deficit visivo semplicemente perché vediamo con due occhi (i loro punti ciechi non coincidono) e poi perché il sistema visivo riempie il vuoto del punto cieco con l'informazione disponibile, dal momento che il cervello supplisce a ciò che l'occhio non vede. Al centro dei romanzi di Javier Cercas (autore di Sodati di Salamina, Il movente, Anatomia di un istante, Il nuovo inquilino, L'impostore e molti altri) e di quelli che ammira, "c'è sempre un punto cieco attraverso il quale, in teoria, non si vede nulla" ed è proprio attraverso di esso che quei romanzi vedono e si illuminano, "diventano eloquenti".

Il grande scrittore spagnolo ce lo spiega ne Il punto cieco (El punto ciego), il suo nuovo libro che, come gli altri, è pubblicato da Guanda nella traduzione di Bruno Arpaia. Un libro "nato per caso" - come si legge nella prefazione - e che è il risultato di una serie di conferenze da lui tenute a Oxford, nella cattedra di Weidnfeld Visiting Professor in Comparative Literature, la stessa già occupata in passato da Umberto Eco, Roberto Calasso, Amos Oz, Vargas Llosa e George Steiner. Cinque conferenze in lingua inglese, qui riportate in altrettanti capitoli, che partono tutte dalla sua esperienza come scrittore e con cui ha ragionato su questioni disparate.

All'inizio dei romanzi "ciechi", precisa, c'è sempre una domanda e tutto il romanzo consiste nella ricerca di una risposta a quella domanda centrale; al termine della ricerca, però, "la risposta è che non c'è risposta". La risposta, aggiunge, è la ricerca stessa di una risposta, la domanda stessa, il libro stesso. Ed è per questo che sostiene che il punto cieco dell'occhio e quello di quei romanzi non funzionano poi in maniera tanto diversa: "così come il cervello riempie il punto cieco dell'occhio, permettendogli di vedere dove di fatto non vede, il lettore riempie il punto cieco del romanzo, permettendogli di conoscere ciò che di fatto non conosce, di giungere là dove, da solo, non giungerebbe mai".

Nel libro - che spazia da Borges a Kafka, da Melville a Tomasi di Lampedusa, da Vargas Llosa a Cervantes fino a Sartre ("il più grane intellettuale francese del XX secolo e senza dubbio la perfetta incarnazione dello scrittore impegnato") - Cercas dice la sua anche su la letteratura e gli intellettuali.

"La letteratura - dice - rappresenta un messa a nudo della realtà, ma anche una sua confutazione, e la scrittura è per la società una coscienza inquieta, come diceva Sartre, è un fastidio, un ribelle, un impertinente, un impugnatore dei valori comunemente accettati, e le sue opere sono lo strumento di questa impugnazione. Dà ragione a Vargas Llosa - "il primo a sostenere che la letteratura continua a essere fuoco e lo scrittore un guastafeste" - e si definisce un grande ammiratore di David Foster Wallace quando affermava che la nostra cultura "ha acquisito uno scetticismo congenito", che i nostri scrittori "diffidano totalmente delle credenze salde e delle convinzioni aperte" e che "la passione ideologica li disgusta profondamente". Per non parlare, poi, della sua idea del postmodernismo, secondo cui sono rimasti solo il sarcasmo, il cinismo, l'ennui permanente e la diffidenza nei confronti di qualunque autorità.

La letteratura, e in particolare il romanzo, non deve proporre nulla, non deve trasmettere certezze né fornire risposte né prescrivere soluzioni, ma ciò che deve fare è formulare domande, trasmettere dubbi e presentare problemi. "L'autentica letteratura non tranquillizza, inquieta, non semplifica la realtà, ma la complica e le sue verità sono ambigue, contraddittorie, ironiche e l'ironia non è il contrario di serietà, ma la sua massima espressione e senza di essa non c'è narrativa degna di tale nome, è uno strumento indispensabile alla conoscenza".

In tutto questo, qual è il ruolo dell'intellettuale? Secondo Cercas, oggi come oggi sono troppi: "dovrebbe essere riformulato il suo compito", scrive. Chi interviene nella vita pubblica deve avere il tono e l'atteggiamento del semplice cittadino, non con quelli dell'intellettuale "con le sue pose pompose e oracolari, con quella superiorità morale e le confortevoli sicurezze dei dogmi e delle adesioni ai partiti". Non deve più credersi in possesso della verità: "la critica inizia con l'autocritica e l'ironia con l'ironia e l'onesta è fondamentale".

Parole, le sue, da tenere bene a mente, ma, soprattutto, da mettere in pratica.

Da - http://www.huffingtonpost.it/giuseppe-fantasia/cercas-dalla-cattedra-di-umberto-eco-ci-spiega-la-teoria-del-punto-cieco_b_9439106.html
6983  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / MATTEO RENZI. Matteo Renzi attacca Massimo D'Alema e la minoranza Pd. ... inserito:: Marzo 13, 2016, 06:19:01 pm
Matteo Renzi attacca Massimo D'Alema e la minoranza Pd. Il premier traccia la linea dello scontro finale

Pubblicato: 12/03/2016 21:35 CET Aggiornato: 12/03/2016 21:35 CET

“Adesso dovete scegliere: o con me o con D’Alema”. Renzi non lo dice in modo così esplicito, ma il senso di due ore di intervento davanti ai giovani della scuola di formazione Pd è questo: un ultima chiamata a “Bersani & compagni”, con il premier segretario che parla di “partito come comunità”, loda la lealtà di Cuperlo sulle primarie e avverte: “Fate bene a combattermi da dentro il Pd, ma il campo di gioco è il congresso del 2017, non le comunali”.

In base alle reazioni della minoranza, il premier calibrerà il documento da mettere ai voti nella direzione Pd del 21 marzo. Potrebbe essere molto duro, una sorta di “prendere o lasciare”. O più sfumato, se a prevalere fosse la linea più prudente di Cuperlo.

Alla domanda di un giovane dem, che gli chiede una “riforma del partito per farla finita con tutti questi litigi”, Renzi risponde ecumenico: “Non esiste riforma che possa impedire il legittimo dissenso. E io credo che sia impossibile pensare di sopprimerlo…”. E tuttavia, in due ore di “lezione”, il premier-segretario si leva molti sassolini dalle scarpe. E strapazza la minoranza riunita nelle stesse ore a Perugia. Il primo fendente è per Massimo D’Alema, teorico della scissione a sinistra e nemico giurato: “Non accetto lezioni da chi ha distrutto l’Ulivo e ha consegnato per vent’anni l’Italia a Berlusconi.

Durante i governi del centrosinistra, dal primo giorno era tutto un litigio, un bombardamento contro chi guidava la macchina. Questa storia è finita”. Il leader Pd sembra quasi disegnare un nuovo perimetro del partito: cita più volte Reichlin e la sua idea di partito della Nazione (“è la mia stessa idea”) loda Cuperlo per le sue parole di lealtà sui candidati che hanno vinto le primarie nelle città. Agli altri, quelli di Bersani e Speranza, manda un ultimo segnale: “Alle amministrative si scelgono i sindaci. Chi pensa di mandarmi a casa dopo le comunali ha sbagliato campo di gioco. Per quello c’è il congresso e si farà nel 2017. Io se perdo resterò nel Pd a dare una mano, e pretendo lo stesso comportamento dagli altri. Come alle primarie del 2012: ho perso e sono rimasto, non ho portato via il pallone come ha fatto Cofferati in Liguria”. L’unico passaggio benevolo verso la minoranza è quando dice che “chi vuole mandarmi a casa fa bene a fare questa battaglia dentro il partito”. Per il resto sono mazzate.

Dalle infrastrutture alla buona scuola, dal Jobs Act agli 80 euro al taglio di Irap e Imu, in due ore il premier rivendica per sé l’idea di sinistra. “Siamo noi che facciamo cose di sinistra, come abbassare le tasse e creare posti di lavoro”. Duella verbalmente con Michela, giovane sindacalista Uil, che gli chiede conto delle tasse aumentate per alcuni cittadini che hanno ricevuto gli 80 euro. Lei gli ricorda che non è stato eletto. E lui prende la palla al balzo: “Il governo Letta era bloccato, è stato il Pd a chiedere al segretario di metterci la faccia. Nessun golpe di palazzo, la Costituzione prevede che il premier e il governo abbiano la fiducia del Parlamento”.

E’ un Renzi show, nella sala seminterrata di un albergo vicino a via Nazionale. Il premier scherza con i ragazzi, li invita a fare la “rottamazione nelle loro città”, “fate come ho fatto io, anche se è dura”. Rivendica ancora una volta il suo 40% alle europee, “mai in Italia si era visto uno stacco così forte dal 25% dell’anno prima”. Ribadisce che se ne andrà se perderà il referendum sulla riforma Boschi: “Basta con quelli che dicono ‘ho non vinto’ e poi restano sempre lì. Io se perdo lascio la politica”. E alla minoranza manda a dire: "Alcuni di quelli che mi accusano di volere una coalizione con la destra e con il mostro Verdini sono gli stessi che non volevano il premio alla lista". “Ma fin quando ci sarà il premio alla lista, che ho proposto io, il Pd sarà il partito a vocazione maggioritaria immaginato da Veltroni nel 2007”. Applausi dei giovani in sala. “Se invece ci fosse il premio alla coalizione ci sarebbe il problema delle alleanze, a sinistra o a al centro. Quelli che mi accusano di volere un partito con Verdini sono gli stessi che non hanno votato la fiducia all’Italicum perché non c’era il premio alla coalizione…”.

Il premier entra anche nel merito della polemica sulle primarie. Le difende, giocando coi paragoni con i click di Casaleggio e il caos del centrodestra. “Sono laico su possibili modifiche, vogliamo togliere il pagamento di un euro? Fare un albo degli elettori? Discutiamone. Ma sono un presidio della democrazia. Esiste un disegno per screditare lo strumento delle primarie. Per cui chi le perde se ne va. È accaduto a Genova con Sergio Cofferati e per colpa sua abbiamo perso le regionali. Ma così si mette in discussione il partito. E l’alternativa alle primarie sono i capibastone…”.

Le parole di D’Alema, simbolo dei rottamati fin dalle prime uscite dell’allora sindaco di Firenze, sembrano quasi avergli messo benzina nel motore. E tuttavia, fuori dal giglio magico, sono in tanti a suggerirgli prudenza verso la minoranza. Tra i renziani circola un certo ottimismo sui prossimi giorni. “Prima del 21 marzo la tempesta è destinata a placarsi”, spiega un fedelissimo. Ma il punto è che Renzi, dopo aver deciso questo intervento fiume per oscurare la kermesse di Bersani & C, non ha ancora deciso cosa scrivere in quel documento.

E c’è un punto che lo preoccupa più di tutti: togliere dai giornali le discussioni interne al Pd. “Il mondo fuori da qui non è interessato alle nostre discussioni. Vuole sapere se può avere risposte sull’Italia, non possiamo discutere della realtà parallela del Pd, dobbiamo stare sui fatti”. Per questo i primi 40 minuti della “lezione” alla classe dem sono molto sul merito, dalle strade in Sicilia alla scuola al lavoro. Poi però il premier scaglia il primo fendente contro D’Alema e da lì in poi è tutto un alternarsi tra la rivendicazione delle cose fatte (“Nessuno credeva che avremmo coperto gli 80 euro, l’Expo e chiuso la Variante di valico”) e le botte contro i dissidenti che “portano via il pallone”. “Io sono rimasto nel Pd nel 2012 quando ho perso, mi dicevano che qualcosa non andava, ho chiesto i verbali di una regione ma li avevano bruciati…ma il punto è che avevo perso e l’ho accettato.

E quando a Venezia ha vinto Casson che è molto distante da me sono andato a dargli una mano”. Su Roma ribadisce il sostegno a Giachetti, su Napoli la prende larga, parla di “evidenti irregolarità”, e invita a “valutare tutti i ricorsi”. “Ma dal giorno dopo dobbiamo stare tutti insieme a fianco di Valeria Valente, se sarà confermata vincitrice”. Cita più volte il governatore De Luca, lo loda, parla dei progetti per Napoli, da Bagnoli alla Apple. “Dobbiamo restituire una speranza di cambiamento ad una città che sicuramente non passa il tempo a discutere delle questioni del Pd".

Le domande dei ragazzi sono tante, Renzi li esorta “veloci veloci”, fa battute, bacchetta una giovane che gli ha dato del “lei”. Poi, sul finire, si concede un diversivo: "Abbiamo deciso che a chi arriva a 18 anni diamo un bonus di 500 euro. Per fare cosa? Per comprare solo libri? Se avessimo fatto così, il primo 18enne a cui davamo i 500 euro, si comprava il Kamasutra e lo pubblicava su Facebook dicendo ‘Renzi grazie di tutto'…”. Poi prende in giro Andrea De Maria, responsabile Formazione del Pd, unico cuperliano in segreteria: “La prossima volta farà lui una lezione di educazione sessuale. Mi raccomando non portare slide o video…”. Risate in sala.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/03/12/renzi-linea-pd_n_9447070.html?utm_hp_ref=italy
6984  Forum Pubblico / MONDO DEL LAVORO, CAPITALISMO, SOCIALISMO, LIBERISMO. / Lawrence Summers. La tesi della stagnazione secolare trova sempre più conferme inserito:: Marzo 12, 2016, 09:50:38 am
La tesi della stagnazione secolare trova sempre più conferme

Di Lawrence Summers
18 febbraio 2016

La rivista Foreign Affairs ha appena pubblicato le mie ultime considerazioni sull'ipotesi della stagnazione secolare. Sono sempre più convinto che raffiguri correttamente la situazione dei Paesi industrializzati, e che i rischi di una debolezza di lungo periodo con le attuali politiche economiche stiano crescendo.

Purtroppo, da quando ho avanzato la mia ipotesi, alla fine del 2013, i dati non hanno fatto che confermarla. Nonostante una politica monetaria molto più espansiva del previsto e il rapido calo dei tassi di interesse a medio termine, la crescita e l'inflazione, in tutti i Paesi industrializzati, sono state molto più basse di quanto preventivato. È esattamente quello che ci si aspetterebbe se fossero all'opera fattori strutturali che accrescono la propensione al risparmio rispetto alla propensione all'investimento.

I mercati obbligazionari in questo momento stanno dicendo che non si intravedono all'orizzonte né un tasso di inflazione vicino all'obbiettivo del 2 per cento né tassi di interesse reali nettamente superiori a zero. Le previsioni di crescita vengono riviste al ribasso in molti Paesi e negli Stati Uniti diventa sempre più evidente che le aspettative di inflazione stanno «smottando» verso il basso.

Stimo le probabilità di una recessione negli Stati Uniti a un terzo circa nel corso del prossimo anno e a più del 50 per cento nei prossimi due. Ci sono concrete possibilità che l'allargamento degli spread creditizi, il rafforzamento del dollaro con l'Europa e il Giappone che sprofondano sempre più nel mondo dei tassi negativi e un abbassamento delle aspettative di inflazione producano un inasprimento delle condizioni finanziarie nonostante il profilarsi di una recessione. E anche se esistono indubbiamente margini per politiche di allentamento quantitativo, indicazioni prospettiche (forward guidance) e magari tassi negativi, è molto improbabile che la Federal Reserve possa prendere misure che sono più o meno l'equivalente funzionale del taglio di 400 punti base dei fondi federali normalmente necessario per rispondere a una recessione incipiente.

Se le mie valutazioni sono corrette, la politica monetaria dovrebbe concentrare i suoi sforzi su misure che evitino un rallentamento dell'economia, e bisognerebbe cominciare a impegnarsi per una rapida applicazione delle politiche di bilancio. Il coordinamento globale dovrebbe smetterla di perdere tempo dietro ai luoghi comuni su riforme strutturali e risanamento dei conti pubblici e lavorare per garantire una domanda adeguata a livello globale. E i policymakers dovrebbero valutare le misure radicali che potrebbero rendersi necessarie qualora l'economia statunitense o mondiale dovessero entrare in recessione.

Naturalmente, elaborare teorie economiche in tempo reale è complicato, e non posso essere certo che la mia lettura della situazione attuale sia accurata. Se la Fed dovesse riuscire a innalzare significativamente i tassi nei prossimi due anni senza provocare un rallentamento della crescita, e se l'inflazione dovesse accelerare arrivando al 2 per cento, giungerò alla conclusione che la mia ipotesi di una stagnazione secolare era eccessivamente allarmista e scambiava elementi congiunturali per problemi a lungo termine. Ma se al contrario l'economia dovesse accusare una flessione perfino con gli attuali tassi di interesse, sarà bene che le autorità prendano più sul serio di adesso lo scenario della stagnazione secolare.

L'autore è docente all'università di Harvard, della quale è stato rettore. Dal 1999 al 2001 è stato segretario al Tesoro con il presidente Clinton e dal 2009 al 2010 consulente economico del presidente Obama.

(Traduzione di Fabio Galimberti)
Copyright The Financial Times 2016
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2016-02-18/la-tesi-stagnazione-secolare-trova-sempre-piu-conferme-160439.shtml?uuid=ACavDRXC
6985  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Maria Teresa MELI L’accusa del presidente Renzi: qualcuno vuole solo lo sfascio inserito:: Marzo 12, 2016, 09:48:41 am
Il retroscena
L’accusa del presidente Renzi: qualcuno vuole solo lo sfascio
Il premier si è stufato delle polemiche quotidiane della minoranza del partito
«Il Paese è altrove e i soliti si impegnano in ridicole divisioni correntizie»

Di Maria Teresa Meli

Miracoli renziani: il presidente del Consiglio è riuscito a mettere insieme Walter Veltroni, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Achille Occhetto e Antonio Bassolino. Tutta gente che si prende poco, che ha litigato e che, in alcuni casi, non si parla addirittura da anni.

Ma due cose accomunano queste figure: l’aver fatto parte del vecchio Pci e l’avversione maturata in questo periodo nei confronti del segretario- premier. C’è Veltroni, per esempio, che si tiene lontano dalla politica, ma se qualche vecchio amico gli chiede di Renzi, risponde così: «Non se ne può più». E c’è D’Alema, secondo il quale il nuovo leader del Pd «è un pericolo per la democrazia».

Poi c’è Bassolino, profondamente «offeso» perché «Matteo non ha fatto nemmeno un gesto nei miei confronti». E c’è pure l’ottantenne Occhetto, che parla male di tutti questi esponenti del Partito democratico, ma se sente nominare il presidente del Consiglio gli viene il fumo agli occhi.

Infine, c’è Bersani, che in un’intervista al Corriere della Sera è stato gelido con il candidato ufficiale del partito a Roma, Roberto Giachetti, mentre ha mostrato una certa simpatia per l’eventuale discesa in campo dell’ex ministro dei Beni culturali, Massimo Bray. La qualcosa, come era ovvio, non è piaciuta al premier. Che ha deciso di prendere le sue contromisure e di passare all’offensiva.

Domenica, infatti, Renzi farà un discorso alla scuola dei giovani democratici sulle primarie e sui rapporti interni al partito. E lì, assicurano i renziani, «interverrà pesantemente», perché si è stufato delle polemiche quotidiane della minoranza.

Con i collaboratori il presidente del Consiglio è stato esplicito: «Il Paese è altrove e i soliti si impegnano in ridicole divisioni correntizie. Giocano al tanto peggio, tanto meglio e sanno solo parlare male di me, del partito e del governo. Non hanno un obiettivo politico, non hanno un progetto alternativo, non hanno il leader, non hanno i numeri. Il loro obiettivo è solo lo sfascio, la sconfitta del Pd alle amministrative».

Poi, pubblicamente, il presidente del Consiglio si è espresso così: «La politica politicante, quella che è sui giornali e nei programmi televisivi, le discussioni interne tra i partiti e tra gli addetti ai lavori, sono tutte cose che agli italiani non interessano. Mentre i soliti vivono di polemiche, noi ci occupiamo delle cose concrete».

Ma in realtà l’attenzione di Renzi e dei suoi uomini è rivolta anche al Pd. C’è la «pratica Bassolino» da sistemare. Raccontano che il vicesegretario Lorenzo Guerini, che ha l’animo del mediatore, si stia dando da fare per tentare un incontro di riappacificazione tra il premier e l’ex sindaco di Napoli. Ci riuscirà?

E poi ci sono le elezioni. Nel quartier generale renziano si studia come evitare che il fiorire delle candidature a sinistra e la polemica continua della minoranza interna possano nuocere e influire negativamente sul risultato delle amministrative. Perciò ci si sta muovendo anche a sinistra.

Il che significa che sia a Milano che a Roma i candidati del Partito democratico dovrebbero essere affiancati da liste di sinistra. Quella arancione nel capoluogo lombardo, che verrà presentata nonostante il forfait di Francesca Balzani e un’altra formazione simile nella Capitale, a sostegno di Roberto Giachetti. Ciò comporterà, inevitabilmente, la spaccatura di Sel che, a Roma come a Milano, non è tutta allineata e coperta con i vertici nazionali. Una parte di quel movimento, infatti, vorrebbe allearsi con il Pd.

Ma anche nella sinistra interna del Partito democratico qualcosa si sta muovendo. La componente di minoranza che fa capo a Gianni Cuperlo ieri ha preso le distanze dai bersaniani, presentando un documento che è un appello all’unità nel tentativo di rilanciare il Pd. Su questo punto Cuperlo è stato molto chiaro: «Noi siamo leali», ha ripetuto più volte nel corso di una conferenza stampa. E poi ha precisato: «Non vogliamo lasciare nessun margine all’ambiguità». Cosa che, invece, secondo i renziani, Pier Luigi Bersani ha ampiamente fatto nell’intervista al Corriere.

10 marzo 2016 (modifica il 10 marzo 2016 | 22:06)
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Da - http://www.corriere.it/politica/16_marzo_11/accusa-presidente-renzi-qualcuno-vuole-solo-sfascio-bee23c2e-e702-11e5-877d-6f0788106330.shtml
6986  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / MONICA RUBINO. D'Alema: "Gruppo dirigente Pd arrogante e fazioso. inserito:: Marzo 12, 2016, 09:47:24 am
D'Alema: "Gruppo dirigente Pd arrogante e fazioso. Con Verdini e Alfano non si vince"
L'attacco dell'ex premier: "Giachetti non è autorevole. A Napoli si perde".
Carbone: "È sleale, pugnala il suo partito". Orfini: "Ne discuteremo in direzione il 21 marzo"

Di MONICA RUBINO
11 marzo 2016
   
ROMA - Massimo D'Alema attacca i vertici del partito e critica duramente "lo snaturamento" del centrosinistra: "Il partito della Nazione? Già esiste, è evidente, lo dicono i numeri - afferma l'ex premier a margine di un convegno di Sinistra Italiana a Roma - la maggioranza di governo si fonda da un lato sull'apporto determinante della componente ciellina del berlusconismo (Alfano, Lupi), dall'altro su Verdini, Cicchitto. Io penso che la rottura a sinistra sia molto pericolosa, perché non credo che Verdini e Alfano ci porteranno tanti voti quanti rischiamo di perderne dall'altra parte. Bisogna ricostruire il centrosinistra con un lento lavoro culturale e non con la creazione di partitini a sinistra, ma il gruppo dirigente attuale non sembra interessato a questo obiettivo. All'interno del partito non c'è più alcuna discussione politica".

Pd, D'Alema: "Gruppo dirigente arrogante e fazioso. Giachetti? Non è autorevole"
Nel video D'Alema ribadisce dunque quanto già sostenuto in un'intervista al Corriere della Sera e, sul tema amministrative, biasima i vertici dem sulla gestione delle primarie a Roma e Napoli e sulle polemiche che sono seguite ai presunti illeciti nel capoluogo partenopeo: "I comportamenti del gruppo dirigente di questi giorni sono improntati a uno spirito fazioso. A Roma c'è bisogno di una personalità più forte e autorevole di Giachetti, a Napoli non abbiamo molte possibilità di vincere".

Alle sferzanti dichiarazioni di D'Alema risponde il renziano Ernesto Carbone: "È sleale, pugnala il suo partito - afferma il componente della segreteria dem -  il suo disegno è fin troppo chiaro: far perdere le amministrative al Pd".

Il presidente Matteo Orfini assicura: "Sui temi politici che D'Alema pone discuteremo in direzione il 21 di marzo". Mentre Matteo Mauri, vicecapogruppo Pd alla Camera e coordinatore di "Sinistra è cambiamento" (minoranza dem dialogante), aggiunge: "Pensare che i problemi siano nati con la segreteria di Renzi è una cosa infantile e autoassolutoria che non fa onore all'intelligenza di chi la sostiene".

Intanto oggi a San Martino in Campo (Perugia) ha preso il via la tre giorni promossa da Sinistra Riformista Pd. Nel pomeriggio sono previsti gli interventi di Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani, domani toccherà a D'Alema.

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11 marzo 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/03/11/news/d_alema_gruppo_dirigente_pd_arrogante_e_fazioso_con_verdini_e_alfano_non_si_vince_-135240899/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_11-03-2016
6987  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Tenere "tutti e due i piedi nel Pd" e chiamare CentroSinistra il Comunismo... inserito:: Marzo 12, 2016, 09:45:17 am
Pier Luigi Bersani: "Noi per alternativa nel Pd e per centrosinistra"

L'Huffington Post  |  Di Redazione

Pubblicato: 11/03/2016 19:06 CET Aggiornato: 1 ora fa

"Roberto Speranza è uno che non ha bisogno di rottamare" Lo ha detto Pierluigi Bersani alla convention della sinistra Pd. "La mia generazione non ha bisogno di essere rottamata perché non ha nulla da chiedere. Salvo: chiedimi chi erano i Beatles", ha aggiunto.

Bersani ha continuato: "Dice che alla prossima direzione se non si dimostra lealtà, le nostre strade si dividono. Ma hai visto uno che vuole uscire dal Pd? Io sono per un'alternativa nel Pd e per il centrosinistra". "In una democrazia rappresentativa - ha aggiunto - i rappresentanti devono rappresentare, non devono ubbidire".

Bersani ha sottolineato di tenere "tutti e due i piedi nel Pd".
L'ex segretario parlando alla convention della minoranza ha commentato così l'ipotesi di una scissione del partito evocata da Massimo D'Alema in una intervista al Corriere della sera: "Mi metto pienamente nel solco di quello che ha detto Roberto (Speranza, ndr): tutti e due i piedi nel Pd".


Semmai, può essere qualcun altro a decidere di andarsene, ha aggiunto con una battuta riferita a Matteo Renzi: "In un retroscena è uscita una cosa che dice 'se alla prossima direzione non si dimostra lealtà le nostre strade si dividono...' Oh, hai visto mai che vuole uscir dal Pd? sarebbe una notizia, ragazzi!".

Sulla riforma del credito cooperativo, Bersani ha attaccato: "Prendiamoci qualche libertà in più. Se ad esempio osano insistere nel cancellare la indivisibilità delle riserve di una cooperativa, io anche se mettono dieci fiducie non le voto. È una cosa che non ha mai fatto neppure la destra. Te la fai votare da Verdini, che è un noto esperto di credito cooperativo".

Sul doppio incarico segretario-presidente del consiglio, Bersani ha spiegato: "Il fondatore della non obbligatorietà del doppio incarico è stato Renzi: fu lui a chiedermi di potersi candidare premier contro di me che ero il segretario. Avesse vinto, io sarei ancora segretario. Sento sollevare grandi strali sul doppio incarico, ma non lo ordina il dottore. È la prima volta che il Pd è al governo. Vuoi che non ci sia uno schiacciamento su questo? Non è affatto un tema da prima repubblica".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/03/11/pierluigi-bersani-sinistra-riformista_n_9440068.html?1457719592&utm_hp_ref=italy
6988  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / ALDO CAZZULLO. D’Alema: «Il partito della Nazione già c’è ma perderà. inserito:: Marzo 12, 2016, 09:39:56 am
D’Alema: «Il partito della Nazione già c’è ma perderà. Il malessere può creare una nuova forza»
L’ex premier: Renzi distrugge le radici del Pd. Fondatori ignorati, devo andare in ginocchio da Guerini?

Di Aldo Cazzullo

Massimo D’Alema, allora ci siamo? Bray candidato a Roma, Bassolino a Napoli, tutti contro Renzi, con lei regista?
«Sono sbarcato all’alba a Fiumicino dall’Iran, dove Vodafone non prende. Non avevo né telefono né Internet. Non so nulla di quello che è successo in questi giorni. So solo che il Pd versa in una condizione gravissima, e la classe dirigente reagisce insultando e calunniando con metodi staliniani».

Lei a Roma sostiene Bray, sì o no?
«Massimo Bray è un mio carissimo amico, ma è un uomo libero e indipendente. È anche una delle persone più testarde che ho conosciuto in vita mia. Non sente nessuno; decide, e va rispettato nella sua decisione. E non è neppure iscritto al Pd. Basta consultare la Rete per vedere quanti cittadini e associazioni si stanno rivolgendo a lui; anche se io non figuro, non faccio parte di questa comunità».

Quindi lei vota Giachetti?
«Non so ancora chi siano i candidati. Li valuterò liberamente da cittadino romano. Non so cosa farà Bray. Certo non ho il minimo dubbio che la sua candidatura sarebbe quella di maggior prestigio per la Capitale; mentre qui pare tutto un giochino interno al Pd. Sono molto attaccato a questa città, che dopo le vicende drammatiche che ha vissuto merita un sindaco di alto livello, a prescindere dall’appartenenza di partito».

Giachetti non lo è?
«Giachetti si è fotografato su Internet mentre traina un risciò su cui è seduto Renzi. Ma questa non può essere l’immagine del sindaco di Roma, neanche per scherzo. Il quadro è estremamente preoccupante. C’è una crisi della democrazia. Una caduta di partecipazione e tensione politica, di fronte alla quale i partiti, compreso il Pd, non riescono a schierare personalità all’altezza».

Siamo alla scissione che lei paventò un anno fa sul «Corriere»?
«Sta crescendo un enorme malessere alla sinistra del Pd che si traduce in astensionismo, disaffezione, nuove liste, nuovi gruppi. Si tratta di un problema politico e non di un complotto di D’Alema, che è impegnato in altre attività di carattere culturale e internazionale».

Lei è uno dei fondatori del Pd. Ci sarà o no la scissione?
«Anche Prodi lo è, e anche lui mi pare sempre più distaccato. Il Pd è finito in mano a un gruppetto di persone arroganti e autoreferenziali. Dei fondatori non sanno che farsene. Ai capi del Pd non è passato per l’anticamera del cervello di consultarci una volta, in un momento così difficile. Io cosa dovrei fare? Cospargermi il capo di cenere e presentarmi al Nazareno in ginocchio a chiedere udienza a Guerini?».

A Napoli bisogna annullare le primarie?
«I dati sono impressionanti. Nelle aree di voto d’opinione, Bassolino è nettamente avanti. In altre zone è sotto di tremila voti: a proposito di capibastone e di truppe cammellate, come le chiamano i nostri cosiddetti leader. Bassolino denuncia un mercimonio. Produce video che lo provano. E il presidente del partito, con il vicesegretario, rispondono che il ricorso è respinto perché in ritardo? Ma qui siamo oltre l’arroganza. Siamo alla stupidità».

Il presidente del partito, Matteo Orfini, è una sua creatura.
«Nella vita si può evolvere in tanti sensi. Del resto, loro dicono che sono bollito; anch’io avrò avuto una mia evoluzione. Ma come non capire che una risposta così sconcertante getta discredito sul partito, sulla politica?».

Basta primarie allora?
«Non ho detto questo. Ma così hanno perso ogni credibilità. Sono manipolate da gruppetti di potere. Sono diventate un gioco per falsificare e gonfiare dati. Bisogna scrivere nuove regole. E intanto rispettare quelle che già ci sono».

A Milano la sinistra Pd aveva pensato a Gherardo Colombo.
«Nessuno potrebbe sospettarmi di essere l’ispiratore di Gherardo Colombo: l’ultima volta che ci siamo incrociati, scrisse che con la Bicamerale volevo realizzare il programma della P2. Il punto vero è che il Pd non ce la fa più a tenere insieme il campo di forze del centrosinistra. E dubito che riuscirà a compensare le masse di voti perse a sinistra alleandosi con il mondo berlusconiano: non solo Alfano, Verdini, Bondi, ma anche Mediaset e uomini di Cl. A destra viene riconosciuto a Renzi il merito di aver distrutto quel che restava della cultura comunista e del cattolicesimo democratico. Ma così ha reciso una parte fondamentale delle radici del Pd. Ha soffocato lo spirito dell’Ulivo: del resto Renzi non ha mai nascosto il suo disprezzo per l’esperienza di governo del centrosinistra, che anzi è bersaglio costante della sua polemica».

Il premier replica che mai lei e Bersani avete avuto una parola in sostegno del governo.
«Non è vero. Potrei elencare una serie di mie dichiarazioni a favore del governo, a cominciare dagli 80 euro».

Allora Renzi non governa così male.
«L’Italia cresce dello 0,7%. Questo dato modesto viene presentato come frutto di grandi riforme. In realtà, la ripresa sia pur faticosa investe tutta l’Europa; e la ripresa italiana è metà di quella europea, forse un po’ meno. La Germania cresce dell’1,7, con la disoccupazione al 6. Altro che “siamo più forti dei tedeschi, l’Italia ha ripreso a correre, non ce n’è più per nessuno”. Sarebbe carino evitare la propaganda e dire la verità al Paese. Il nostro gap viene da lontano, non è certo colpa di Renzi. Ma lo si affronta con un vero progetto riformista di innovazione. Non vedo questo né nel Jobs act né nella cancellazione dell’Imu».

Sta dicendo che Renzi somiglia più a Berlusconi che all’Ulivo?
«Oggettivamente è così. La cultura di questo nuovo Pd è totalmente estranea a quella originaria. Anche la sua riforma elettorale si ispira a quella di Berlusconi, non alla riforma uninominale maggioritaria voluta dalle forze dell’Ulivo. È una legge plebiscitaria: non si elegge il Parlamento; si vota il capo».

Nascerà un partito alla sinistra del Pd?
«Molti elettori ci stanno abbandonando. Compresi quelli che ci avevano votato alle Europee, nella speranza che Renzi avrebbe rinnovato la vecchia politica: ora vedono un gruppo di persone che ha preso il controllo del Paese, alleandosi con la vecchia classe politica della destra. Non so quanto resteranno in stato di abbandono. Nessuno può escludere che, alla fine, qualcuno riesca a trasformare questo malessere in un nuovo partito».

Perché invece non combattere una battaglia interna al partito?
«L’attuale gruppo dirigente considera il partito un peso. Gli iscritti sono poco più di 300 mila; il Pds ne aveva 670 mila. Si tende a trasformare il Pd nel partito del capo. Tutti quelli che non si allineano vengono brutalmente spinti fuori. Guardo con simpatia alla battaglia della minoranza, ma non mi pare che, purtroppo, riesca a incidere sulle decisioni fondamentali».

Renzi obietta che è stato il segretario a convocare più direzioni.
«La direzione è una cassa di risonanza. È un luogo dove lui fa dei discorsi e viene applaudito. Poi si vota a maggioranza cose che dovrebbero vincolare tutti. Ma la politica è ascolto, scambio, mediazione».

Separare l’incarico di segretario da quello di premier aiuterebbe a tenere tutti insieme?
«Ma loro non vogliono tenere insieme il centrosinistra. Vogliono sbarazzarsene. Mi fanno ridere quelli che lanciano l’allarme sul partito della Nazione; il partito della Nazione è già fatto, è già accaduto. Lo schema mi pare evidente: approfittare della crisi di Berlusconi per prenderne il posto. Ma è un’illusione. Il problema non è Verdini, che è uomo intelligente e molto meno estremista di alcuni suoi partner del Pd. Verdini ha capito che se Renzi rompe con la sinistra va dritto verso la sconfitta, magari in un ballottaggio con i Cinque Stelle. Per questo, capendo di politica, è preoccupato».

Sta dicendo che Renzi sarà sconfitto?
«Secondo me, una volta lacerato il centrosinistra, non viene il partito della Nazione; viene il populista Grillo. O viene la destra. Perché il ceto politico berlusconiano che oggi si riunisce attorno a Renzi non gli porterà i voti di Berlusconi. La destra è confusa, ma esiste, e una volta riorganizzata voterà per i suoi candidati. Renzi sposterà voti marginali, non paragonabili a quelli che perde. Di questo bisogna discutere, anziché insultare la gente. La vera sfida è come si ricostruisce il centrosinistra. Ed è, oggi, una battaglia che non si conduce più, oramai, soltanto all’interno del Pd».

Lei come voterà al referendum di ottobre?
«Al momento opportuno presenterò in modo motivato le mie opinioni. Non mi sento vincolato se non dalla mia coscienza: si vota sulla Costituzione della Repubblica. La rivista Italianieuropei sta preparando un numero sui 70 anni della Costituzione. Ho appena ricevuto il contributo di Giorgio Napolitano. Si intitola: “Elogio di una classe dirigente”. Ma si riferisce a quella del 1946; non a questa».

10 marzo 2016 (modifica il 11 marzo 2016 | 14:13)
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Da - http://www.corriere.it/politica/16_marzo_11/d-alema-il-partito-nazione-gia-c-ma-perdera-malessere-puo-creare-nuova-forza-2805f89a-e6fd-11e5-877d-6f0788106330.shtml
6989  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Monica Ricci Sargentini. Cofferati: «Spero che non sia vero Sarebbe una ferita.. inserito:: Marzo 12, 2016, 09:37:56 am
Cofferati: «Spero che non sia vero Sarebbe una ferita per la sinistra»
L’europarlamentare, ex sindacalista, commenta le accuse all’ex presidente: «Lui è una figura mitica, in America Latina si è fatto portatore di un’idea nuova della politica»

Di Monica Ricci Sargentini

Il primo gennaio di tredici anni fa Sergio Cofferati era a Brasilia per partecipare alla «Posse», la festa per l’insediamento del nuovo presidente, Luiz Inacio Lula. Oggi l’europarlamentare ascolta incredulo le notizie che arrivano dal Brasile: «Conosco Lula da tanti anni, da quando era sindacalista, spero che questa sia una nuvola che si dissolve perché è chiaramente in contrasto con la sua storia e la sua immagine».

E se fosse tutto vero? E se l’ex presidente avesse preso milioni di dollari di tangenti?
«Se venissero confermati i fatti ci troveremmo di fronte a una ferita profonda per la sinistra che dovrebbe cominciare a interrogarsi. Lui è una sorta di figura mitica, in America Latina si è fatto portatore di un’idea nuova e forte della politica. Durante il suo primo insediamento aveva promesso che avrebbe garantito a tutti i cittadini di poter bere un caffè al mattino e fare tre pasti al giorno».

Si riferisce al programma Fame zero che in otto anni ha salvato dalla miseria 40 milioni di brasiliani?
«Sì assolutamente, Lula ha avuto una funzione importante e positiva per il suo Paese, la crescita c’è stata, le disuguaglianze sono calate. Per questo oggi la gente scende in piazza a difenderlo. Quest’indagine giudiziaria potrebbe avere ripercussioni su tutta l’area perché Lula ha rappresentato un riferimento importantissimo per chi si batteva per uscire da stati di indigenza. Spero proprio che non ci sia nulla di fondato. È una cosa che fa paura».

Cosa l’ha colpita di più del personaggio quando l’ha incontrato?
«La sua determinazione. Non dimentichiamoci che è diventato presidente della Repubblica dopo tre tentativi andati a vuoto. Chiunque altro si sarebbe arreso. Invece lui, una persona di origini proletarie che ha percorso prima la strada del sindacato poi quella della politica, non solo è riuscito ad essere eletto ma ha messo in pratica quello che diceva. Per questo oggi è così popolare».

Un mito anche per la sinistra europea?
«No, qui non ha mai fatto grande presa. Le forze politiche europee non sono particolarmente internazionaliste e non sempre hanno attenzione per queste figure perché qui quei problemi sono stati in parte già risolti»

5 marzo 2016 (modifica il 5 marzo 2016 | 07:36)
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Da - http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_04/cofferati-spero-non-sia-vero-sarebbe-ferita-la-sinistra-4489eb24-e244-11e5-b31b-034bb632a08d.shtml
6990  Forum Pubblico / L'ITALIA, FATTI e FETENTI dei nostri PANTANI, dei TUGURI e delle CLOACHE / Sostenere la Tunisia NO. Continuare a falsificare di nascosto l'olio SI... inserito:: Marzo 12, 2016, 09:35:34 am
Olio, la Ue approva l'import di olio tunisino senza dazi. La protesta della filiera
Il Parlamento Ue si prepara ad accogliere 35mila tonnellate l'anno in più di olio proveniente dal Paese nordafricano.
L'ira della Coldiretti: "Si rischia il moltiplicarsi delle frodi". Agricoltori in piazza contro i falsi del made in Italy

10 marzo 2016

MILANO - La plenaria di Strasburgo ha dato l'ok finale al pacchetto di aiuti d'urgenza alla Tunisia, che comprende il Regolamento che permette l'importazione di 35.000 tonnellate aggiuntive di olio d'oliva senza dazi nell'Unione europea. Il voto era stato sospeso il 25 febbraio, ieri il Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti) ha recepito gli emendamenti tecnici. L'aula ha approvato con 500 sì, 107 no, 42 astenuti.

Contro il provvedimento, anticipato da Repubblica, si è mobilitato l'intero settore agricolo. "Il Parlamento Europeo approva una norma assolutamente sbagliata. E" impensabile pensare di aumentare di 35 mila tonnellate l'anno, l'ingresso di olio dalla Tunisia a dazio zero", ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, a margine della mobilitazione degli agricoltori del Sud Italia in corso a Catania. "Proprio nell'anno in cui - ha aggiunto Moncalvo - c'è stato un record di aumento delle importazioni dalla Tunisia. Questa norma non aiuta i produttori tunisini, fa male a quelli italiani e rischia di aumentare le frodi e i danni per i consumatori".

L'eliminazione di dazi su 35mila tonnellate in più di olio tunisino vale per il 2016 e per il 2017. Lo scorso 25 febbraio, con l'introduzione di alcune modifiche, la palla era passata al Consiglio Ue, accendendo le speranze su nuovi negoziati. Ieri invece c'è stata la 'doccia fredda': una lettera della presidenza di turno olandese dei 28 ha dato il via libera degli Stati membri - inclusa l'Italia - al nuovo testo, ha accelerato a sorpresa i tempi e spinto l'Assemblea di Strasburgo a cambiare l'ordine del giorno per inserire il voto del provvedimento in agenda. Tre le 'migliorie' incassate dagli eurodeputati italiani: l'obbligo di tracciabilità del prodotto tunisino, il divieto di proroga oltre i due anni previsti e una valutazione a medio termine dell'esecutivo Ue, per verificare eventuali danni ai produttori europei. "Con la strategia del Pd abbiamo guadagnato tempo e tre condizioni", ha spiegato Paolo De Castro (Pd), coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della commissione Agricoltura dell'Europarlamento, che annuncia l'impegno assunto ieri dal capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, "di lavorare per la suddivisione mensile del contingente extra, quando la Commissione europea si occuperà del regolamento attuativo". Anche il M5S ha incontrato Mogherini e ha parlato di un "blitz del Presidente Schulz" per l'accelerazione dei tempi di voto, ha poi attaccato il Pd e il governo Renzi, che non si è opposto alla misura.

L'Italia ha detto sì, ma il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha commentato al riguardo: "Rimango fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino. Come Ministero delle politiche agricole abbiamo posto delle condizioni chiare sull'attuazione e sulle quote mensili dei contingenti e su questi punti non intendiamo cedere. Se non avremo garanzie continueremo a opporci all'adozione del regolamento da parte della commissione". In una nota, si sottolinea che "nel frattempo gli organismi di controllo del Ministero, a partire da Capitanerie di Porto, Corpo forestale e Ispettorato repressione frodi intensificheranno le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo. La filiera dell’olio italiano è tra le più controllate in assoluto e negli ultimi due anni abbiamo alzato il livello della risposta contro possibili frodi come mai accaduto in passato".

Per la Coldiretti, oltre 90mila tonnellate l'anno di olio tunisino senza dazi, sono un "rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell'olivicoltura nazionale: si moltiplicheranno le frodi". Quanto alla protesta odierna, si tratta di una mobilitazione che punta il dito contro la contraffazione del made in Italy e per la difesa delle eccellenze italiane. La denuncia va dal caffè "mafiozzo" stile italiano bulgaro agli snack "chilli mafia" della Gran Bretagna, dal vino della Napa valley "il padrino" al sugo piccante rosso sangue "wicked cosa nostra" del Missouri, fino alle spezie "palermo mafia shooting" della Germania, ma a Bruxelles - nella capitale d'Europa - si intingono addirittura le patatine nella "saucemaffia" e si condisce la pasta con la "saucemaffioso" mentre in tutto il mondo spopolano i ristoranti e le pizzerie "cosa nostra" e "mafia" e su internet è possibile acquistare il libro di ricette "the mafia cookbook", comprare caramelle sul portale www.candymafia.com o ricevere i consigli di mamamafiosa (www.mamamafiosa.com) con sottofondo musicale a tema. Con questi esempi, migliaia di agricoltori sono scesi in piazza per l'allarme "sos dieta mediterranea" dove sono stati mostrati gli esempi più scandalosi di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo, con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata più dolorose e odiose, che vengono sfruttate per fare business a danno dei veri prodotti agroalimentari made in Italy.

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10 marzo 2016

Da - http://www.repubblica.it/economia/2016/03/10/news/olio_la_coldiretti_contro_la_legge_ue_che_toglie_i_dazi_alle_importazioni_dalla_tunisia-135158425/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_10-03-2016
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