LA-U dell'OLIVO
Aprile 28, 2024, 09:02:44 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
  Home Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
  Visualizza messaggi
Pagine: 1 ... 390 391 [392] 393 394 ... 529
5866  Forum Pubblico / ITALIA VALORI e DISVALORI / Gli ipocriti opportunisti accusano ... inserito:: Dicembre 24, 2016, 08:52:21 pm
INSIEME Si, M5S e Lega
Presentata in Senato mozione di sfiducia contro Poletti

    21 dicembre 2016

Dopo le polemiche è stata depositata questa mattina al Senato una mozione di sfiducia nel confronti del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, firmata dai senatori di Sinistra italiana, del M5S, della Lega e di alcuni iscritti al Gruppo Misto. Il ministro per i proponenti «ha nelle ultime settimane dato riprova di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un'occasione con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili». In particolare, si legge in una nota di Sinistra Italiana, la mozione di sfiducia ricorda la dichiarazione «inaccettabile e che compromette la libertà di voto dei cittadini» del ministro Poletti sulla possibilità di evitare il referendum sul Jobs Act grazie allo scioglimento delle Camere e alla convocazione delle elezioni politiche, e le «affermazioni gravissime» dello stesso sui giovani italiani costretti a cercare lavoro all'estero.

La difesa di Poletti in un video
Ieri il ministro è tornato a a scusarsi con un video. «Non ho mai pensato che sia un bene per l'Italia il fatto che ci siano giovani che se ne vanno, volevo solo sottolineare che qui ci sono dei giovani bravi, che ci sono giovani competenti, impegnati e che a questi giovani bisogna dare questo riconoscimento». E ancora: «I giovani che vanno all'estero sono una risorsa importante. A tutti (quelli che restano e quelli che vanno all'estero ndr) noi dobbiamo dare l'opportunità di realizzare il loro futuro nel nostro Paese oppure laddove li portano i loro percorsi professionali e personali. Questo è il mio pensiero e mi spiace di non averlo presentato nella maniera giusta».

Grillo: il figlio di Poletti non deve emigrare
«Il figlio di Poletti non deve emigrare», scrive intanto polemicamente su Facebook Beppe Grillo. Il fondatore e garante del M5s rimanda al suo blog dove pubblica un articolo in cui si legge, tra l'altro, che «Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro Giuliano, dirige un giornale che ha ricevuto solo nel 2015 circa 191mila euro di fondi pubblici. Si tratta “Sette Sere Qui”, un settimanale nato nel 1996 che copre i territori di Faenza, Lugo, Ravenna e Cervia, edito dalla Cooperativa giornalisti “Media Romagna” di Imola. Cooperativa a sua volta presieduta da Manuel Poletti».

Speranza: via i voucher o sfiducia
E non è nemmeno tutto. «Via i voucher o sfiducia» si intitola la lettera aperta inviata da Roberto Speranza, deputato della minoranza del Partito democratico, al ministro del Lavoro. «Se vuoi dimostrare» che la frase sui giovani italiani che vivono all'estero «è stato solo un incidente hai una strada maestra per farlo, nella discussione che si terrà sulla tua mozione di sfiducia individuale», spiega. «Credo che un'esternazione errata possa capitare a tutti. E le scuse sono sicuramente un segno positivo di umiltà. Un ministro si può sfiduciare solo per una frase sbagliata? Alcuni pensano di sì. Io non ne sono convinto. Forse è solo propaganda. Ma quello di cui invece sono molto convinto è che il ministro del Lavoro non può continuare a non vedere che nel fiume di questa nuova precarietà stiamo perdendo un'intera generazione. E questo sì che varrebbe la sfiducia», afferma Speranza. Gli ultimi dati sui voucher («una nuova forma inaccettabile di precarietà»), «sono drammatici e contraddicono gli intenti del Jobs act» e ora Governo e Parlamento devono «porvi subito rimedio». «Ti scrivo per chiederti un'iniziativa immediata. In Parlamento c’è già un buon testo base firmato da tutto il gruppo Pd in commissione lavoro e di cui è relatrice l'onorevole Patrizia Maestri. Non si può aspettare un solo giorno in più».
   
© Riproduzione riservata

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-21/-presentata-senato-mozione-sfiducia-contro-poletti-145449.shtml?uuid=ADbSb7HC
5867  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Federica Fantozzi. Fassino: “Da Matteo un vero sforzo unitario. inserito:: Dicembre 24, 2016, 08:50:21 pm
   
Interviste
Federica Fantozzi - @federicafan
· 22 dicembre 2016

Fassino: “Da Matteo un vero sforzo unitario. Ora riconnettere partito e società”

La carica innovatrice dell’azione di governo non sempre ha trovato il consenso sperato. Serve più dialogo, ma senza rallentare sulle riforme

Piero Fassino, le è piaciuto l’intervento di Matteo Renzi all’assemblea nazionale del Pd?
«Sì, direi che l’assemblea ha corrisposto alle aspettative della nostra gente, degli elettori e dell’opinione pubblica. Ho apprezzato il tono della relazione del segretario che ha tenuto insieme la rivendicazione giustamente orgogliosa dei suoi mille giorni di governo con una riflessione critica, netta e severa, sui limiti dell’azione di partito e governo che si sono riflessi nel voto referendario. Non ha nascosto la sconfitta e ha prospettato un “cambio di passo” nella vita del Pd e nel modo di costruire un rapporto con la società italiana per recuperare il consenso venuto meno».

La «fase zen» esisterà davvero o soltanto sui giornali?
«Un cambio di passo è necessario. È importante aver concentrato l’attenzione sui giovani e sul Mezzogiorno, sui tanti problemi che lo affliggono e che spiegano perché lì si è concentrato il No al referendum come manifestazione di un forte malessere sociale e politico. Più in generale, dobbiamo avere consapevolezza che il riformismo dall’alto rischia di non trovare consenso: bisogna riallacciare un rapporto di ascolto, interlocuzione e costruzione politica e programmatica con la società».

Cosa non ha funzionato?
«I mille giorni sono stati percorsi con slancio, a passo di corsa. Sono state messe in campo molte riforme: la scuola, il Jobs Act, le Unioni civili…».

Riforme che non puzzano, come ha sottolineato Renzi?
«Intanto riforme vere, sapendo che non esistono riforme perfette, e anche queste contengono limiti e contraddizioni. Ma hanno aperto un processo di modernizzazione che l’Italia aspettava da decenni. Penso alla legge sul Dopo Di Noi, di altissimo valore morale e sociale, come ai molti Patti sottoscritti con Regioni e grandi città per rilanciare gli investimenti pubblici».

Però?
«Questa forte carica innovatrice non sempre ha trovato il consenso sperato. Penso alla scuola, una buona riforma, che però ha creato disagio nel mondo degli insegnanti. La politica deve costruire i suoi contenuti insieme ai destinatari: cittadini, famiglie, imprese. Questa nuova fase non deve però rallentare la determinazione su innovazione e riforme, altrimenti sarebbe un passo indietro, bensì colmare la lacuna di un insufficiente rapporto tra riforme e Paese».

Alla fine Renzi si è dimesso da premier, ha rinunciato al congresso anticipato, non ha avviato rese dei conti. Perché la minoranza non ha votato la sua relazione?

«Renzi si è mosso esattamente come deve fare un leader, nel modo giusto. Orgoglioso delle sue scelte, determinato, ma senza chiudersi al confronto con chi la pensa diversamente e con tutte le anime che compongono il Pd. Il dovere di un segretario è aprirsi e riconoscere le differenze per fare sintesi. Le diversità sono ricchezza, non rischio. Domenica in Renzi ho visto uno spirito unitario chiaro e forte».

La minoranza, a quanto pare, non lo ha visto.
«Registro che intanto in assemblea non c’è stata contrapposizione. Non si è riprodotta la frattura della campagna referendaria. Gli interventi di Guglielmo Epifani e di altri esponenti della minoranza si sono collocati dentro la relazione del segretario e non fuori né contro. Questo è un primo passo positivo a cui spero ne seguano altri. Anche perché il nostro popolo chiede coesione e unità, a cui tutte le anime del partito hanno il dovere di corrispondere».

Insomma, bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno?
«La credibilità di un partito dipende anche dalla sua coesione e solidarietà. Spero che l’assemblea sia l’avvio di un percorso di ricomposizione del modo di stare nel Pd attraverso regole condivise. Credo che nessuno voglia più vedere le contrapposizioni aspre conosciute in campagna elettorale e mi auguro che tutti davvero le considerino definitivamente archiviate».

L’altra gamba di questo percorso è rappresentata dal governo. Nasce in condizioni troppo avverse o può durare?
«Un governo è un governo, che è sempre nella pienezza dei poteri. Non esistono governi di serie A o B. Gentiloni ha davanti a sé sfide non riconducibili all’ordinaria amministrazione: Mps e la ricostruzione del sistema creditizio, la legge di Stabilità e il rilancio di investimenti e crescita, la ridefinizione delle politiche europee, l’immigrazione, la drammatica sfida del terrorismo. Sono sfide non minori di quelle del governo Renzi».

In questo quadro, l’orizzonte del voto in primavera è realistico? «È evidente che questa legislatura è nata, dopo l’appello di Napolitano, per fare le riforme. L’esito del referendum ci dice che si sono arenate e che questa finalità è venuta meno. Dunque è corretto restituire la parola ai cittadini. Ed è evidente che avere una legge elettorale adeguata è una urgente priorità a cui da subito deve dedicarsi il Parlamento».

Un accordo sul Mattarellum si troverà?
«Il Mattarellum è un sistema concepito in un contesto bipolare e non tripolare come adesso, quindi occorre renderlo “compatibile”. Ma averlo proposto è giusto e lancia un messaggio preciso: non rinunciare al duplice obiettivo di tenere insieme rappresentatività e governabilità. Non rassegniamoci fatalisticamente al ritorno al vecchio proporzionale puro ante ’94 che non darebbe stabilità agli esecutivi. Partendo dal Mattarellum si può trovare un’intesa sulle integrazioni necessarie senza perdere l’ispirazione maggioritaria originaria».

Ovviamente dipenderà dalla legge elettorale, ma sono ipotizzabili le primarie prima del voto?
«I meccanismi di selezione dei candidati dovranno essere coerenti con la legge elettorale che si adotterà. Di certo dovrà esserci il pieno coinvolgimento dei cittadini e la individuazione dei candidati non potrà avvenire sulla base di sole decisioni delle segreterie di partito».

Da - http://www.unita.tv/interviste/fassino-da-matteo-un-vero-sforzo-unitario-ora-riconnettere-partito-e-societa/
5868  Forum Pubblico / AUTORI. Altre firme. / Andrea Carugati. Manuel, giornalista e direttore di un settimanale: accuse da... inserito:: Dicembre 24, 2016, 08:47:04 pm
Il figlio del ministro Poletti: “Il mio giornale prese i fondi quando papà non era in politica”
Manuel, giornalista e direttore di un settimanale: accuse da ridere

Pubblicato il 22/12/2016
Ultima modifica il 22/12/2016 alle ore 09:54

Andrea Carugati
Roma

«Io privilegiato? Non direi proprio. Lavoro part time come direttore di un settimanale e guadagno 1800 euro al mese. Siamo una cooperativa, nel 2015 ci siamo tagliati gli stipendi per non lasciare a casa nessuno». Manuel Poletti, 42 anni, giornalista romagnolo e figlio del ministro, non ci sta a passare per il «figlio di».

Lei è finito sotto accusa perché il suo periodico “Setteserequi” percepisce fondi pubblici. 
«Il mio settimanale “Settesere” si è fuso con “Qui magazine”, che già percepiva fondi pubblici da anni come altre testate. E’ successo nel 2013, e mio padre neppure pensava a fare politica. Qualcuno davvero pensa che io debba cambiare lavoro perché mio padre fa il ministro?»

Dunque non ci sono state condizioni di privilegio? 
«Ma per carità, mi viene persino da ridere. Faccio il giornalista da vent’anni, per 10 sono stato precario, poi mi sono stabilizzato. Anch’io sono stato all’estero per un periodo, poi sono tornato».

Lei è nel mirino per le frasi di suo padre sui giovani che vanno all’estero… 
«Mio padre ha usato una frase infelice, ma il concetto ha un fondamento: non si può dire che i migliori vanno all’estero e in Italia restano solo i mediocri».

 Suo padre ha fatto la parte del politico sprezzante con i giovani senza lavoro… 
«Mi fa arrabbiare, perché è l’esatto opposto di come lui è realmente. Ha a cuore il tema del lavoro dei giovani, ha lavorato molto sul progetto “garanzia giovani” e anche l’anticipo delle pensioni servirà a creare più spazi nel mercato del lavoro».

Le opposizioni lo vogliono mandare a casa. Pensa che lui potrebbe lasciare? 
«Sono certo che sia dispiaciuto. Ma se lo conosco bene è uno che non molla: non si dimetterà».

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Da - http://www.lastampa.it/2016/12/22/italia/politica/il-figlio-del-ministro-poletti-il-mio-giornale-prese-i-fondi-quando-pap-non-era-in-politica-yhXb8pRgM4ybLevyvwBklL/pagina.html
5869  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / EUGENIO SCALFARI. Dalla guerra all'Isis al senso del Natale cristiano inserito:: Dicembre 24, 2016, 08:44:39 pm
Dalla guerra all'Isis al senso del Natale cristiano

Di EUGENIO SCALFARI
24 dicembre 2016

SI sperava almeno in questa settimana di riposo se non di festa che allentasse la tensione in Italia e in Europa e invece è di nuovo salita alle stelle con l'attentato di Berlino e le fosche prospettive che si sono profilate.
 
La guerra contro il Califfato sembra essersi aggravata anziché sopita. Quella guerra che si può definire ufficiale e quella terroristica, l'una rinvia all'altra. A Sirte, a Misurata, a Mosul, a Raqqa, si contrastano truppe vere e proprie e l'Occidente per di più effettua anche una guerra aerea molto intensa. Le truppe che affrontano le milizie del Califfato sono irachene, curde, siriane, turche. Sono tutt'altro che affiatate, danno un pugno alle milizie Isis e contemporaneamente ai loro alleati diminuendo in tal modo la loro efficienza.
 
L'altro fronte di questo scontro ormai globale è ancora più insidioso: aggressioni e terrorismo che appare di sorpresa e dovunque: in Francia, Belgio, Germania, Usa, India, Indonesia, Filippine. La risposta è diversa da Paese a Paese. Le ragioni derivano dalla quantità delle comunità islamiche, dal loro livello d'integrazione e dalla capacità dei servizi di sicurezza, delle varie intelligence e soprattutto dai capi di polizia. Ma esiste anche un altro livello, forse il più pericoloso: le periferie, le banlieue.
 
Le periferie sono in parte costituite dalla seconda e terza generazione di immigrati, molto più reattiva dei padri e dei nonni che erano arrivati in Europa con la gioia d'esser riusciti a fuggire dai loro Paesi d'origine, devastati dalla miseria e dalla brutalità dei loro califfi, dittatori feroci e sanguinari.

Ma oltre a questa massa d'immigrati infastiditi anziché integrati, nelle periferie esistono anche comunità di poveri, di disoccupati, di esclusi che insorgono contro una classe dirigente, contro la borghesia, contro i ceti medi; insomma una lotta di classe molto più incattivita d'un tempo, con l'esempio del terrorismo che è invogliante per la massa di incattiviti. Il Califfato non ha alcun rapporto organizzativo con le periferie, salvo alcuni giovani che da lì provengono ed hanno preso l'iniziativa di andare per qualche tempo nei territori controllati dall'Isis, frequentare i campi d'addestramento lì predisposti per poi rimpatriare e costruire un rapporto dirigenziale nei confronti dei loro compagni rimasti nelle banlieue. Questa è la drammatica situazione in cui gran parte del mondo si trova e in particolare l'Europa che peraltro è preda di tensioni di tutt'altro tipo, politiche, economiche, sociali, all'interno dei vari Stati membri della Ue e/o di quegli Stati tra loro.

Una situazione di questa crescente gravità non si era mai vista. Probabilmente deriva dalla società globale che ha una decina d'anni e aumenta a vista d'occhio. Non è affatto facile porre termine alla guerra col Califfato. A mio avviso ci sono soltanto due modi: si può arrivare perfino ad un negoziato con i Capi dell'Isis ed offrire di riconoscerlo come uno Stato vero e proprio, con i suoi confini territoriali, il suo governo, la sua neutralità, una sua economia, avendo come corrispettivo la fine del terrorismo.

In teoria una scelta di questo genere sarebbe una soluzione di grande interesse, ma dovrebbe esser offerta da tutte le potenze mondiali, cosa assolutamente impossibile.

L'altra soluzione è di cambiare strategia, anzi di adottare una strategia che finora non esiste affatto. Potrebbe essere questa: combattere il Califfato con una vera e propria guerra territoriale di tutte le Potenze con una forma militare costituita, con un proprio Comando, proprie truppe, propri mezzi di guerra, sul genere della Nato ma più allargata agli Stati interessati. Anche questa però è una soluzione più teorica che realistica. È immaginabile una Nato formata da tutte le Nazioni europee, dagli Usa, dalla Russia, da tutti gli Stati del Medio Oriente musulmano? No, non lo è. Purtroppo però non ci sono altre alternative e la realtà è dunque che la situazione resti quella attuale, magari rafforzando quel nucleo che l'Occidente ha messo in gioco ma che, così com'è, risulta molto inefficace.

***

A prescindere da questo che resta però il problema numero uno, per quanto ci riguarda i temi sono la nostra politica interna, la politica economica, la nostra politica europea; i seguiti dello scontro referendario tra i Sì e i No, l'attuale governo Gentiloni, l'alternativa elettorale a breve termine, voluta dalla maggioranza delle forze politiche ma con finalità diverse e contrastanti tra loro. La vuole Renzi ed una parte (ma solo una parte) del suo partito, la vuole la Lega, il Movimento 5 Stelle. Più incerte sono le forze della destra berlusconiana. Le Autorità dello Stato sono sostanzialmente contrarie, a cominciare dal presidente della Repubblica. Mattarella ha manifestato più volte la sua contrarietà allo scioglimento delle Camere che comunque non può esser fatto senza una nuova legge elettorale che dovrebbe essere approvata dal Parlamento. Altrettanto contraria sembrerebbe la Corte costituzionale. Quanto al governo Gentiloni deve anch'esso essere consultato perché ha qualcosa da dire in proposito.

Si tratta dunque d'un percorso non facile. Personalmente ritengo che il presidente Mattarella abbia tante ragioni: si vada avanti fino al termine della legislatura nel 2018.

***
Avremmo terminato la rassegna di quanto ci sta accadendo intorno e potremmo dunque augurare un futuro moderatamente migliore, ma quest'articolo esce alla vigilia del Natale cristiano e questa ricorrenza non può essere sottovalutata. Non è soltanto la nascita d'una religione, che tuttavia conta oltre due miliardi di fedeli o sedicenti tali. È la nascita d'un pensiero che ha avuto riflessi di grande importanza sulla politica, sui rapporti con altre religioni, a cominciare dai monoteismi come i musulmani e gli ebrei e il cui temporalismo ha avuto importanti connessioni con la politica, specialmente in Europa ma non soltanto. Ma qui non è questo aspetto che vogliamo esaminare, bensì brevemente affrontare il senso, il significato della trascendenza, una concezione al di sopra dell'individuo e addirittura della società moderna. Contiene - la trascendenza - un potere per conquistare il quale si combatte con tutti i mezzi a disposizione diventando una figura vittoriosa oppure sconfitta e vittima delle altre forze che vi si oppongono e che, a loro volta, occuperanno il suo posto e dovranno difenderlo da chi ambisce a sostituirlo. La trascendenza insomma è la forma che domina il mondo e infatti gli sta al di sopra. È Dio, comunque lo si concepisca.

Sono andato a rileggermi i quattro Vangeli sinottici del Nuovo Testamento, che costituiscono la sostanza della vita di Gesù Cristo. Di lui non abbiamo alcun segnale, alcun segno tangibile che lo metta storicamente a contatto con il suo presente e il suo futuro, ma non è stato inventato. È esistito. Avrà pensato come i Vangeli gli attribuiscono? Questo non possiamo saperlo. Tuttavia i Vangeli sono credibili, gli apostoli che li hanno ispirati sono credibilissimi, storicamente operanti nella società dell'epoca, in Galilea e in Giudea e anche in Asia Minore, in Egitto, ad Atene e in tutta la Grecia ed infine a Roma, allora centro del mondo.

I Vangeli sinottici, cioè quelli riconosciuti dalle Autorità successive alla prima generazione cristiana, sono quattro. In ordine di tempo furono scritti quello di Matteo, poi di Marco, poi di Luca e infine Giovanni. I primi tre raccontano la vita di Gesù di Nazareth, che poi fu chiamato Cristo. La raccontano non con la formula della biografia, ma scegliendo i momenti a loro parere significativi. A volte quelle citazioni sono le stesse in tutte le tre memorie, altre volte no. Matteo racconta soprattutto i miracoli, Marco i tratti più salienti della predicazione, Luca si occupa anche degli apostoli, chi erano, che cosa facevano prima di incontrare il Signore e che cosa fecero dopo. Insomma mettendo insieme i tre Vangeli si conosce, ma molto parzialmente, la vita di Gesù che diventano una biografia di fatti rilevanti dai discorsi di Cafarnao al tempio di Gerusalemme e a quello della Montagna ed infine l'Ultima Cena, il tradimento di Giuda, il Getsemani, Ponzio Pilato, il martirio di Cristo, la crocifissione, la morte e la resurrezione.

Alcuni di questi evangelisti furono ispirati da Pietro. Poi venne Paolo che fu il vero costruttore di quella religione senza aver mai conosciuto Gesù. Ma...

Ma c'è il Vangelo di Giovanni da esaminare. Differisce dagli altri in modo molto significativo, anche perché Giovanni, allora giovanissimo, era stato un devoto di Giovanni Battista che l'aveva nominato suo segretario. Poi Giovanni incontrò Gesù e se ne innamorò spiritualmente, incoraggiato anche dal Battista che credeva in Gesù come il vero Messia, del quale il Battista si riteneva l'anticipazione.

Giovanni l'apostolo diventò anche il preferito da Gesù. Evidentemente aveva, malgrado la giovanissima età, profondità propria tant'è che fu il solo degli apostoli che scrisse un Vangelo e poi, più tardi, anche l'Apocalisse che anzi fu la sua opera principale. Ma lo fu anche il Vangelo, del quale voglio qui citare il Prologo.

Dice così:
"In principio era il Verbo
E il Verbo era presso Dio,
E il Verbo era Dio,
Questo era in principio presso Dio.
E senza il verbo non fu nulla.
Quanto fu era la vita
E la vita era la luce degli uomini
E la luce splende nelle tenebre
E le tenebre non hanno potuto sopraffarla.
E il verbo s'è fatto carne
E dimorò tra noi
E contemplammo la sua gloria
Gloria che ha da suo Padre
Come Figlio unico
Pieno di grazia e di verità
Nessuno ha mai visto Dio:
Il Dio unigenito
Che è nel seno del Padre
Lui lo ha fatto conoscere".

La trascendenza insomma significa che nessun individuo può vivere senza sognarla e nel proprio ambito di vita averne una scintilla dentro di lui.

© Riproduzione riservata

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/12/24/news/isis_natale-154778093/?ref=fbpr
5870  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / FRANCESCA SCHIANCHI. La telefonata di Alfano al collega: “Benvenuto nel club” inserito:: Dicembre 24, 2016, 08:43:29 pm
Lotti indagato nel caso Consip, pioggerellina o inizio della tempesta?
Renzi e il “Giglio magico” in allarme
La minoranza Pd tace, ma è pronta ad andare all’attacco.
La telefonata di Alfano al collega: “Benvenuto nel club”

Pubblicato il 24/12/2016
Ultima modifica il 24/12/2016 alle ore 07:51
FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA

Nessun problema, nessuna preoccupazione. Convinto che si stia parlando di qualcosa di inconsistente, Luca Lotti ieri si mostrava solo un po’ infastidito dal danno d’immagine. «Caro Luca, a me “Il Fatto” ha dedicato decine di prime pagine… Benvenuto anche tu!», gli fa una telefonata di solidarietà il collega ministro degli Esteri Alfano, e lui ci scherza sopra durante il Consiglio dei ministri. Mostrare serenità, è la parola d’ordine per il diretto interessato, che si presenta sorridente e spavaldo. Blindarlo, avvolgerlo in una coltre di silenzio solidale è quella del Pd renziano. Nella speranza che, se anche la notizia troverà conferma, l’inchiesta si concluda in una bolla di sapone. 
 
È mattino quando partono i primi scambi di sms tra deputati ed esponenti vari del renzismo: «Ma è vero quello che scrive Il Fatto?». «Indagato Lotti», titola il quotidiano diretto da Travaglio, a caratteri cubitali in prima pagina. Una indiscrezione che, per il peso specifico del neoministro, non può che allarmare il quartier generale fiorentino. E’ solo una pioggerellina, o l’inizio di una tempesta?

Matteo Renzi è a Pontassieve a trascorrere qualche giorno in famiglia. Per lui, il 34enne ministro dello Sport è il braccio destro e sinistro, conosciuto quando era un giovane consigliere comunale di Montelupo Fiorentino e invitato a seguirlo alla Provincia di Firenze (Renzi era il presidente), e poi, sempre più uomo di fiducia, nella sua scalata al potere: da capo segreteria e poi capo di gabinetto a Palazzo Vecchio lo ha accompagnato fino a Palazzo Chigi, fidatissimo sottosegretario per i mille giorni del suo esecutivo. 
 
Il leader tace, evita qualunque commento, posta qualche riga su Facebook ma è per congratularsi con «la qualità delle forze dell’ordine italiane» per aver fermato il tunisino accusato della strage di Berlino. Non una parola sulla novità che coinvolge il suo fedelissimo: la strategia concordata è che sia lui stesso a intervenire. Anche Lotti è a casa, per assistere alla recita del primogenito Gherardo. Ma decide di tornare a Roma. Fa sapere di non aver ricevuto alcuna notifica, ma se l’indagine a suo carico è vera, vorrebbe essere sentito subito dai magistrati: «Noi non scappiamo dalle indagini». Dà l’incarico a rappresentarlo al principe degli avvocati Franco Coppi, a cui ribadisce lo stesso concetto: «Appena mi chiamano a comparire sono pronto». 
 
Disponibilità verso i magistrati, tranquillità sulla propria posizione, diventa il mantra della giornata. «Conosco da anni Lotti, so che è una persona onesta e seria, ho fiducia che le cose si chiariranno con rapidità», assicura il capogruppo alla Camera Ettore Rosato. Pochi altri nel Pd intervengono, complice anche il clima prenatalizio e la chiusura delle Camere. Tra i renziani, la speranza è che l’indagine finisca in nulla. Il senatore Stefano Esposito attacca «l’ennesima fuga di notizie», e tra le righe anche il «noto e vulcanico» pm Woodcock, «non so se è un pm che cerca pubblicità, sicuramente non nasconde la sua voglia di fare il proprio lavoro». Altri lo dicono a taccuini chiusi. 
 
Anche la minoranza tace, anche se sotto sotto sembra godersi il momento di difficoltà per l’uomo più vicino all’odiato segretario. «Prima di esprimersi bisogna capire se è veramente indagato, e qual è l’entità della vicenda», prende tempo un bersaniano. Il che, però, non esclude che, se la notizia fosse confermata, da loro potrebbero arrivare più avanti attacchi come quello riservato da Speranza nei giorni scorsi al ministro Poletti per tutt’altra vicenda - partendo dalla gaffe sui giovani «fuori dai piedi» all’estero e arrivando ai voucher. «Un passo alla volta», predicano cautela i bersaniani. Lotti e Renzi sono avvertiti. E anche il premier Gentiloni. 
 
 Licenza Creative Commons

Da - http://www.lastampa.it/2016/12/24/italia/politica/lotti-indagato-nel-caso-consip-pioggerellina-o-inizio-della-tempesta-renzi-e-il-giglio-magico-in-allarme-dcybAufRb1ZmD1TKlag3xK/pagina.html
5871  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Arlecchino Batocio da FB del 22/12/2016. - Non facciamoci prendere in giro! inserito:: Dicembre 22, 2016, 04:53:56 pm
Arlecchino Batocio da FB del 22/12/2016

Non facciamoci prendere in giro!
Il CASUS BELLI è rappresentato da una frase che non si doveva dire!
Non tanto perchè offensiva in sé, ma perchè si prestava ad attacchi feroci da parte della sinistra-Sinistra.

Come poi è avvenuto, non per la frase ma perchè Poletti ha detto ben altro nei confronti del Referendum dei sindacati che vogliono il ripristino della loro capacità di "condizionare" la società con il loro conservatorismo.
Il ricatto di Speranza lo rivela in modo "fulgido". Si tratta dell'ennesimo attacco al PD e al suo governo! - Infatti Speranza “urla": "Via i voucher o sfiducia a Poletti"

ciaooo

5872  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / Arlecchino. Da FB ... inserito:: Dicembre 22, 2016, 04:44:34 pm
A Valeria T. A.

Cambiamento per cosa?

Non vi arrendete ma contro cosa? O meglio per arrivare a cosa.

Se leggi con attenzione molti commenti sono evidenti condizionamenti di "pancia", in altri trovi ricchezza di superficialità di giudizio e in altri ancora, astio da setta di invasati.

Voi giovani siete il futuro ma volete cambiare molte cose che già negli anni 20 del secolo corso si volevano cambiare.

La politica non ci riuscì e tra le due guerre nacque il fascismo. C'è da riflettere, mi pare prima di invocare.

ciaooo

Da FB del 22/12
5873  Forum Pubblico / AUTORI. Altre firme. / ILVO DIAMANTI - Pd fermo al 30%, Grillo paga il caso Roma. inserito:: Dicembre 22, 2016, 04:42:06 pm
Pd fermo al 30%, Grillo paga il caso Roma.
Governo a bassa fiducia
Atlante politico. Sondaggio Demos: Renzi difende il suo "gradimento" dopo la sconfitta al referendum. M5s cede l'1,5%. L'esecutivo di Gentiloni al 38%, il livello minimo per uno appena insediato

Di ILVO DIAMANTI
22 dicembre 2016

Sorprende un poco, anzi, non poco (questa, almeno, la mia reazione) il sondaggio dell'Atlante Politico condotto da Demos nei giorni scorsi sugli elettori italiani. Il primo realizzato dopo il referendum, che ha bocciato la riforma costituzionale promossa dal governo e approvata in Parlamento lo scorso aprile. Un voto che ha assunto un significato politico e personale preciso. Visto che il premier, Matteo Renzi, ha tradotto la consultazione in un referendum su se stesso e sulla propria leadership di governo. Renzi, peraltro, ha tratto immediatamente le conseguenze del risultato, dimettendosi subito. (Mi) sorprende un poco, anzi, non poco, questo sondaggio, perché, dai dati delle interviste, non sembra sia cambiato molto, nell'orientamento degli elettori. Verso il governo, verso i partiti, verso lo stesso Renzi. Nonostante le grandi polemiche e le mobilitazioni che, negli ultimi mesi, hanno opposto il "fronte del Sì" e "il fronte del No", le stime di voto non mostrano cambiamenti significativi rispetto alle settimane prima del referendum. Il Pd - malgrado la "sconfitta personale" del leader - risulta stabile, primo partito, appena sopra il 30%. Seguito dal M5S, quasi 2 punti sotto. In calo di poco più di un punto. Nonostante le difficoltà e gli scandali che ostacolano il percorso della giunta romana, guidata da Virginia Raggi. Il confronto elettorale sembra ancora polarizzato nell'alternativa fra Pd e M5S.

Gli altri partiti restano a distanza. Esattamente come prima. La Lega e FI (in lieve crescita) intorno al 13%. Tutto il resto, dal 5% in giù. Il referendum, dunque, non sembra aver cambiato i rapporti di forza tra i partiti. Ma neppure la considerazione nei confronti dei leader. Se Renzi, per primo, ha ammesso la sconfitta "personale", non per questo risulta piegato, marginalizzato, presso gli elettori. Infatti, la fiducia nei suoi confronti si conferma allo stesso livello degli ultimi mesi. Anzi, sembra perfino risalita, seppure di poco. Ora ha raggiunto il 44%, appena sotto Paolo Gentiloni, il nuovo premier, che si attesta al 45%. La fiducia verso Beppe Grillo, portabandiera del No, e vincitore del referendum, risulta, invece, molto più bassa. Circa il 31%.

Tuttavia, il giudizio nei confronti del governo risulta diverso. È, infatti, apprezzato dal 38% degli elettori. Dunque, in declino di fiducia, rispetto all'ultimo mese e al precedente governo: 2 punti in meno. Poco. Ma si tratta, comunque, del grado di stima più basso ottenuto da un governo all'indomani del voto di fiducia delle Camere negli ultimi 5 anni. Mario Monti, in particolare, disponeva di un livello di fiducia quasi doppio (74%). Lo stesso governo Renzi, all'avvio, nel febbraio del 2014, era "stimato" dal 56% degli elettori.

Come spiegare questi orientamenti, in parte contrastanti? La stabilità del voto e della fiducia nei confronti di Renzi, "lo sconfitto", sostanzialmente eguale a quella verso il successore e nuovo premier, Gentiloni? E come valutare il calo, seppure limitato, della valutazione del governo?

La mia idea, da verificare con altre indagini, più approfondite, è che il referendum abbia "congelato" il clima d'opinione. Radicalizzando le posizioni dentro gli schieramenti che si sono confrontati - e scontrati - in modo sempre più aspro, negli ultimi mesi. Nell'ultimo anno. D'altronde, in caso si rivotasse per il referendum, secondo il sondaggio Demos, oggi si ripeterebbe lo stesso risultato. Ciò significa che i pentimenti e i ripensamenti restano limitati. Così, se l'83% degli elettori del M5S voterebbe di nuovo No, gli elettori del Pd farebbero l'esatto contrario. L'84% di essi, infatti, voterebbe ancora Sì. D'altronde, l'89% degli elettori del Pd continua ad esprimere fiducia nei confronti di Renzi. Mentre il consenso verso Gentiloni, nel Pd, è un poco più basso, 82%. Ma, in compenso, è più "largo" e trasversale. In particolare, supera il 70% fra gli elettori di centro. Circa il doppio rispetto a Renzi. E si avvicina al 60% nella base elettorale delle formazioni a sinistra del Pd.

Il referendum, dunque, pare aver consolidato, quasi radicalizzato, gli schieramenti. Il "renzismo" oggi appare un nuovo muro. Come, ieri, il "berlusconismo". Così, nonostante la sconfitta del Sì, sembra essersi rafforzata la fedeltà nei confronti del leader del Pd. Che oggi, più di ieri, evoca il PdR. Il Partito di Renzi. Al quale quasi tutti gli elettori del Pd si dichiarano "fedeli". Mentre Gentiloni è il nuovo premier. A capo di un governo che, secondo quasi due terzi degli elettori, non arriverà alla scadenza naturale della legislatura, nel 2018. Gentiloni: appare, ai più, il premier di transizione di un governo di transizione. In attesa che Renzi, dal suo Aventino, decida quando e come rientrare. (Mi pare difficile che resti a lungo lontano dalla politica. Che accetti il ruolo dello "sconfitto" per troppo tempo.) Questo governo, però, a differenza del precedente, non si presenta come il "governo personale" del Premier. Non è il GdG. Il Governo di Gentiloni. Ma non è detto che sia uno svantaggio. Perché la doppia personalizzazione politica del partito e del governo, alla fine, non ha portato bene a Renzi.

Nota metodologica. Il sondaggio è stato realizzato da Demos&Pi per la Repubblica. La rilevazione è stata condotta nei giorni 12-20 dicembre 2016 da Demetra con metodo mixed mode (Cati-Cami-Caw). Il campione intervistato (N=1.664, rifiuti/sostituzioni: 7.190) è rappresentativo per i caratteri socio-demografici e la distribuzione territoriale della popolazione italiana di età superiore ai 18 anni (margine di errore 2,4%). Documentazione completa su www.sondaggipoliticoelettorali.it.

© Riproduzione riservata
22 dicembre 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/12/22/news/gradimento_politici_dopo_referendum_caso_roma-154629186/?ref=HREC1-1
5874  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / SPERANZA ... Arlecchino e il casus belli inserito:: Dicembre 22, 2016, 04:40:35 pm
Arlecchino Batocio da FB del 22/12/2016

Non facciamoci prendere in giro!

Il CASUS BELLI è rappresentato da una frase che non si doveva dire!

Non tanto perchè offensiva in sé, ma perchè si prestava ad attacchi feroci da parte della sinistra-Sinistra.

Come poi è avvenuto, non per la frase ma perchè Poletti ha detto ben altro nei confronti del Referendum dei sindacati che vogliono il ripristino della loro capacità di "condizionare" la società con il loro conservatorismo.
Il ricatto di Speranza lo rivela in modo "fulgido".

Si tratta dell'ennesimo attacco al PD e al suo governo! - Infatti Speranza “urla": "Via i voucher o sfiducia a Poletti"

ciaooo
5875  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Rudy Francesco CALVO. - Anche i segretari regionali spingono per il voto. inserito:: Dicembre 22, 2016, 04:37:41 pm
Focus

Rudy Francesco Calvo    - @rudyfc
· 21 dicembre 2016

Anche i segretari regionali spingono per il voto.
Riunione con Renzi al Nazareno


Via alla fase d’ascolto del territorio per costruire il nuovo programma: attenzione a giovani, Sud, sicurezza e problemi sociali. Nella road map tracciata dal leader dem anche un’assemblea degli amministratori locali

L’obiettivo del voto in primavera non appartiene solo a Matteo Renzi, ma è condiviso anche dai dirigenti locali del Partito democratico. È l’indicazione emersa con chiarezza dalla riunione che il leader dem ha organizzato con i segretari regionali, seguita da quella con i vertici provinciali e, infine, dal brindisi per gli auguri di Natale con il personale sulla terrazza del Nazareno.

Renzi ha invitato i segretari regionali alla mobilitazione dei circoli preannunciata già all’Assemblea nazionale della settimana scorsa e fissata per il 21 gennaio. Un mese di ascolto del territorio, centrato su quelli che sono stati individuati come i temi su cui il partito si dimostra più deficitario (giovani, Sud, disagio economico, sicurezza, immigrazione), che sarà al centro di una nuova riunione già fissata al rientro della pausa natalizia. Il 27 e 28 gennaio a Rimini si terrà quindi un’assemblea degli amministratori locali. La road map si chiuderà a febbraio con un’assemblea programmatica, preceduta (il 4) da un appuntamento dedicato all’Europa, in vista dell’anniversario dei Trattati di Roma.

Sarà “l’inizio della costruzione dal basso di una idea dell’Italia dei prossimi anni, dell’Italia 2020 – spiega il segretario toscano Dario Parrini -. Dobbiamo mettere in conto che ci saranno elezioni a non lunghissima scadenza. Consideriamo il referendum non come un motivo per iniziare una autoflagellazione o una terapia di gruppo, ma la conferma di essere primo partito nel Paese. Nella sconfitta individuiamo un elemento di ripartenza”.

Andare al voto, quindi. E “con qualsiasi legge elettorale – ragiona uno dei partecipanti alla riunione – anche quella che uscirà dalla sentenza della Consulta”. Perché se il Mattarellum rimane la base di partenza del confronto per il Pd, lo stesso Renzi ormai è costretto a fare i conti con l’altra possibilità, quella cioè che non si raggiunga in tempo un’intesa in Parlamento. E allora, piuttosto che ritardare le elezioni, meglio rassegnarsi a una legge proporzionale, con pochi eventuali correttivi per adattare il meccanismo elettorale del Senato a quello della Camera. Un’esigenza imprescindibile per il Capo dello Stato, come lo stesso Mattarella ha avuto modo di sottolineare ieri.

Ma i vertici del Pd sul territorio non hanno portato a Roma solo una spinta verso le urne. Perché il partito sul territorio continua a soffrire ancora troppi problemi organizzativi, economici, di comunicazione. E sono soprattutto i segretari provinciali a farli presenti al Nazareno. Nelle realtà attualmente commissariate, come Roma, i congressi dovrebbero tenersi a febbraio. Mese in cui potrebbe chiudersi (con una proroga) anche il tesseramento 2016, quello valido per le convenzioni nei circoli che rappresentano la prima fase del congresso nazionale che si chiuderà negli ultimi mesi del 2017 con le primarie per eleggere il nuovo segretario.

Da - http://www.unita.tv/focus/anche-i-segretari-regionali-spingono-al-voto-riunione-con-renzi-al-nazareno/
5876  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / Arlecchino. Da FB ... Pensavo ad un appello da parte mia inserito:: Dicembre 21, 2016, 06:56:08 pm
Arlecchino
14 dicembre alle ore 10:16 ·

Pensavo ad un appello da parte mia (assetato di conoscenza) agli intellettuali che mi circondano qui su FB. Avete capacità di eloquio (scritto), scioltezza nell'esprimere argomenti personali (che diventano pubblici), riuscite convincenti per buona parte di noi. Restate liberi di esprimervi (e battibeccare tra voi) ma aiutate i meno sapienti a non confondere la base di questa nostra attuale Democrazia che vedo a rischio di deformazione. Aiutateci a non seguire pedissequamente chi portandosi fuori dalle Istituzioni ci espone a gravi rischi. Grazie. ciaooo
5877  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Rudy Francesco CALVO. - Renzi al lavoro sulla nuova squadra. inserito:: Dicembre 21, 2016, 06:52:29 pm
Focus
Rudy Francesco Calvo      @rudyfc
· 19 dicembre 2016

Renzi al lavoro sulla nuova squadra.
Priorità: dialogo e apertura alla società

Il segretario torna a dedicarsi a tempo pieno al partito, con in testa la road map che dovrà condurre il Pd a primarie di coalizione e al voto in primavera

Una segreteria del tutto nuova o solo poche sostituzioni chirurgiche per rilanciare l’attività del partito. È questo il primo dubbio sul quale Matteo Renzi sta riflettendo nelle sue ritrovate vesti di segretario del Pd a tempo pieno. La seconda soluzione sarebbe quella più semplice, attuabile in tempi rapidi. La tentazione di un azzeramento è però molto forte nel leader dem, che darebbe così l’idea più netta di una svolta e coglierebbe l’occasione per valorizzare quelle nuove energie provenienti dal basso di cui ha parlato in assemblea, a cominciare dai sindaci. Da qui l’idea di escludere del tutto dalla nuova squadra i parlamentari in carica.

Certo, i tempi si allungherebbero, ma probabilmente non troppo. Anche perché Renzi ha promesso di dare il via, parallelamente alla campagna d’ascolto che occuperà il mese di gennaio, a una “struttura che sia in grado sul programma di fare un lavoro puntuale”. E sui giornali comincia già a girare qualche nome delle personalità che potrebbero essere coinvolte, come il ministro Maurizio Martina, Tommaso Nannicini (già sottosegretario a palazzo Chigi) o Piero Fassino. Ma è ancora presto per il totonomi.

Mercoledì intanto si riuniranno a Roma i segretari provinciali dem proprio per iniziare a impostare il lavoro dei successivi trenta giorni, che culmineranno con la mobilitazione nazionale preannunciata per il 21 gennaio. È il tentativo di aprire finalmente all’esterno quei circoli che finora sono stati in gran parte principalmente un luogo di scontro e di conta fra le correnti e quei potentati locali, con i quali Renzi ha promesso di voler chiudere una volta per tutte. Un primo passo, almeno. Perché se lo stesso Renzi (e Gianni Cuperlo dopo di lui) hanno ben evidenziato lo scollamento tra il gruppo dirigente nazionale (tutto, di maggioranza e minoranza) e la base di iscritti ed elettori del Pd, nessuno ha ancora avanzato proposte organiche per ricucire il rapporto tra il partito e la società, a cominciare proprio dai circoli. E un mese non potrà certo bastare, senza cambiare dirigenti, regole, abitudini ormai incancrenite.

L’allontanarsi del congresso sembra congelare però questa discussione. La road map che Renzi ha in mente per il medio termine è ben diversa e vede come sbocco le elezioni politiche da tenere – nelle sue intenzioni – non più tardi della prossima primavera. Ecco allora la proposta sulla legge elettorale da condurre in porto. Ed ecco l’intenzione – mai in realtà esplicitata – di svolgere le primarie per la scelta del candidato premier del nuovo centrosinistra che, se si voterà con un Mattarellum più o meno rimaneggiato, si presenterà sotto le stesse insegne nei collegi uninominali.

Non si tratta solo di un modo per riaffermare un principio di stampo maggioritario (“la sera del voto si sa chi governa”), mentre dopo l’esito del referendum in molti hanno cercato di riportare il Paese verso le secche del proporzionale. Allargare il confronto a tutto il centrosinistra è anche un modo per chiamare a raccolta quegli elettori che non sono intenzionati a votare Pd, ma che sono a pieno titolo coinvolti in un confronto tra due linee, che ormai vanno ben al di là dei confini del partito, ma che attraversano trasversalmente anche altre forze, a cominciare dalla nascente Sinistra italiana.

Da una parte, la maggioranza dem (renziani, ma anche AreaDem, Giovani turchi e Sinistra è cambiamento di Martina) e il ‘Campo progressista’ guidato da Giuliano Pisapia, riunito proprio oggi a Bologna per l’iniziativa ‘Per un nuovo centrosinistra’ con Cuperlo e i sindaci Merola e Zedda: sono queste le forze intenzionate a dialogare per ricucire i rapporti, con la possibilità di trovare anche qualche sponda sul fronte centrista. Dall’altra, la minoranza bersaniana del Pd e i vendoliani di Sel, che con l’ex premier sembrano ormai aver chiuso i rapporti. Non si capisce ancora con quali conseguenze sul piano politico e organizzativo.

La nuova segreteria del Pd rifletterà molto probabilmente anche questa divisione: in squadra saranno chiamate personalità in grado di gettare ponti, non di alzare muri, né dentro il partito né all’esterno. Programma, comunicazione, organizzazione: tutti i settori principali dovranno avere questa impronta.

Da - http://www.unita.tv/focus/renzi-pd-segreteria-elezioni-primarie-coalizione/
5878  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Matteo Vannacci - Di cosa avrebbero bisogno i circoli Pd inserito:: Dicembre 21, 2016, 06:49:18 pm
Opinioni
Matteo Vannacci   @Vannacci
· 20 dicembre 2016

Di cosa avrebbero bisogno i circoli Pd

Per diffondere le nostre idee non bastano semplici slogan, ma serve una comunità che sia messa in condizione di lavorare al meglio

Nella sua relazione all’Assemblea nazionale Matteo Renzi ha giustamente chiesto che i circoli del Pd “tornino a discutere e ad approfondire”.

Da giovane segretario di un circolo di Prato, il “classico” circolo nella Casa del popolo di quartiere, vorrei approfittare di questo spazio per riportare la nostra esperienza.

Dal 2014 abbiamo organizzato decine di eventi e occasioni di ascolto e coinvolgimento, in campagna elettorale come in periodi di relativa calma, trattando di tutto: dalla politica cittadina a quella internazionale, dall’economia alle riforme, passando attraverso i temi del quartiere. Abbiamo una newsletter con cui comunichiamo costantemente con i nostri contatti; una pagina Facebook con un migliaio di like, volantiniamo e incassettiamo per ogni mobilitazione chiesta dal partito. Viviamo in una quartiere dove il Pd è forte: al referendum il Sì ha vinto col 59%.

Eppure abbiamo 90 tesserati: dei 5000 cittadini del quartiere che hanno votato Sì ne conosciamo qualche centinaio; è difficoltoso avere presenza agli eventi e il circolo va avanti (e in città è tra i più attivi!) soltanto grazie al lavoro instancabile di pochi volontari. Tutto questo in un quartiere dove il Sì ha vinto col 59%. Rabbrividisco pensando come possa essere la situazione dei circoli, se esistono, nei luoghi dove il No ha trionfato con 50 punti di vantaggio.

Di cosa avremmo bisogno? Non passa giorno dal 2014 che non me lo chieda. Noi Partito democratico, come ne L’attimo fuggente, tra le due strade nel bosco abbiamo scelto la meno battuta. Ed è per questo che siamo diversi: le nostre idee – sull’economia, sul lavoro, sui diritti civili, sull’immigrazione, sull’Ue – sono complesse, non traducibili in slogan da quattro soldi. Le nostre idee hanno bisogno, per essere diffuse, di una comunità.

Ciò di cui avremmo bisogno sono dei mezzi di diffusione. Avremmo bisogno di contatti e indirizzi e-mail da utilizzare per le newsletter, che dal livello nazionale vengano personalizzate, città per città, quartiere per quartiere; avremmo bisogno di convenzioni postali per poter inviare a casa, ai nostri elettori, lettere per raccontare chi siamo, cosa facciamo e il valore di tesserarsi o anche solo di conoscerci; avremmo bisogno di una grande campagna web che porti le persone a volersi impegnare nel Pd. Infine abbiamo bisogno di qualunque idea concreta, sicuramente meno banale di queste, per aiutarci a lavorare meglio. Da parte nostra, come ha chiesto domenica Matteo Renzi, noi ci saremo sempre.

Da - http://www.unita.tv/opinioni/di-cosa-avrebbero-bisogno-i-circoli-pd/
5879  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / CARMELO LOPAPA E Berlusconi lancia l'Assemblea costituente dei cento. inserito:: Dicembre 21, 2016, 06:46:59 pm
E Berlusconi lancia l'Assemblea costituente dei cento. "Ma solo dopo il voto col proporzionale"
Il leader ai parlamentari forzisti: voteremo i provvedimenti positivi di Gentiloni. Primo sì sulla mozione Mps e banche.
Salvini vede in quella disponibilità "l'inciucio", per trattare le modifiche dell'Italicum e allungare i tempi per andare al voto

Di CARMELO LOPAPA
21 dicembre 2016

ROMA - Vada per l'Assemblea costituente dei cento, cinquanta politici, cinquanta esperti. Purché si stia tutti insieme. E Forza Italia torni in gioco, da protagonista. "Speravano di essersi liberati di me, invece eccomi ancora qui". Silvio Berlusconi è vulcanico, assai conciliante col governo appena insediato, risoluto solo su un punto: legge elettorale proporzionale, niente maggioritario.

Sala Koch di Palazzo Madama, tutti i gruppi parlamentari forzisti (anche quello europeo) sono convocati al cospetto del capo per fare il punto di fine anno. E dettare le condizioni per trattare la modifica dell'Italicum: "Il Mattarellum era un sistema che funzionava in un'Italia bipolare, il Paese è diventato almeno tripolare" e quindi "non è pensabile un premio di maggioranza, il proporzionale è un discorso serio. Ho sentito qualcuno parlare di un'assemblea costituente. Io sono favorevole, ma è importante che le forze politiche facciano una serie di incontri per una soluzione condivisa" mette in chiaro il Cavaliere. "La prossima legislatura deve essere costituente - aggiunge - e l'assemblea potrebbe essere composta da cinquanta politici e cinquanta esperti, in carica per quattro mesi".

Un segno concreto della mano d'aiuto che il partito intende dare al governo Gentiloni lo si è avuto già nelle ore precedenti, allorché Forza Italia ha votato alla Camera a favore della mozione di maggioranza che autorizza il governo a ricorrere a un debito fino a 20 miliardi di euro per interventi a sostegno di Mps e del sistema bancario. "Perché adesso c'è discontinuità con Renzi", spiega Renato Brunetta.

Il leader del partito parla più in generale di quel che sarà la sua "opposizione responsabile". Ovvero? "Quando la sinistra presenta un provvedimento in Parlamento, lo esaminiamo: se è positivo, noi come opposizione lo votiamo, al contrario di quello che ha fatto la sinistra con noi, scegliendo il tanto peggio tanto meglio". Del resto, anche al ricevimento natalizio al Quirinale il Cavaliere è stato molto chiaro: non si deve tornare presto al voto. E' vitale per la sopravvivenza di Forza Italia, che si gioca una partita tutta interna al centrodestra con Salvini e la Lega per la leadership. Ecco, appunto, le primarie, tanto care al capo del Carroccio. Berlusconi ancora una volta le stronca: "Ci vuole una legge che le regolamenti, deve votare chi ha un tesserino, bisogna poi vedere quale sarà la legge elettorale, se prevede subito l'espressione del candidato premier e bisogna poi vedere quali saranno le coalizioni". Insomma, l'ennesima bocciatura. Altro che consultazioni a febbraio o a marzo, come sognano Salvini e Meloni.
E Berlusconi lancia l'Assemblea costituente dei cento. "Ma solo dopo il voto col proporzionale"

L'intervento davanti ai gruppi si risolve, come di consueto in questi casi, soprattutto in un comizio. Tutto giocato in chiave anti Renzi. Berlusconi non ha gradito affatto la telefonata tra l'ex premier e Salvini per trovare un'intesa sul Mattarellum. Scavalcando appunto Fi e scegliendo il meccanismo che più penalizza il suo partito. E allora, eccole le bordate contro il segretario Pd. "Le ricette di Renzi in mille giorni di governo si sono rivelate fallimentari", "da quando non governiamo un milione di poveri in più", "il Jobs Act un costoso fallimento", "Renzi viene dalla sinistra Dc". Fino agli evergreen del repertorio berlusconiano: "In 25 anni, cinque colpi di Stato", "siamo al 13 per cento ma arriveremo al 23", "Putin è l'unico leader, bisogna collaborare con lui", "ho tentato invano di fermare la deriva delle primavere arabe".

Ma in queste ore concitate per l'impero di Cologno Monzese, stretto dall'assedio di Vivendi che ha portato al 26 per cento la sua partecipazione in Mediaset, è inevitabile per il Cavaliere quanto meno accennare alle sorti del suo impero. E lo fa con una sortita che è un bluff: "Io non mi sono mai occupato di queste cose, lascio che di Mediaset se ne occupino i miei figli che sono capaci di tutelare la sua italianità".
E Berlusconi lancia l'Assemblea costituente dei cento. "Ma solo dopo il voto col proporzionale"

Berlusconi non ha terminato di parlare che Matteo Salvini, anche lui in Senato ma in un'altra sala per una conferenza stampa, lo attacca, lo accusa di "inciuciare" col governo. "Alla Camera e al Senato abbiamo assistito al grande inciucio che qualcuno sta preparando, a partire dalla banche". Quanto sta avvenendo è a suo modo di vedere "un insulto ai 32 milioni di elettori del 4 dicembre, che chiedono linearità". L'accusato è appunto il leader forzista, senza tanti giri di parole: "Chissà - ironizza sferzante Salvini - forse è nervoso per la scalata Mediaset, o perché il Milan non è arrivato a Doha per la Supercoppa italiana. Diamogli queste due attenuanti generiche". Ma da gennaio sarà battaglia aperta tra i due. Anzi, è già cominciata.

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/12/21/news/e_berlusconi_lancia_l_assemblea_costituente_ma_solo_dopo_il_voto_col_proporzionale_-154584871/?ref=HREC1-5
5880  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Francesca Pontani - Cara minoranza DeM ... ora chiedeteci scusa! inserito:: Dicembre 21, 2016, 06:44:26 pm
Opinioni
Francesca Pontani   @francescapontan
· 16 dicembre 2016

E ora chiedeteci scusa

Quegli abbracci e quei brindisi dopo la vittoria del No hanno mancato di rispetto ai migliaia di militanti Pd che si sono impegnati nella campagna referendaria

Caro compagno Massimo, Pierluigi, Roberto e cari rappresentati della minoranza Dem, mi rivolgo a voi con quel senso di smarrimento e di rabbia che è tipico di chi, svegliatosi improvvisamente da un lungo incubo notturno, non riesca a capacitarsi che la realtà possa essere ancora più brutta.

Pochi mesi fa scrissi una lettera accorata che poi fu pubblicata da Unità on line e ripresa parecchie volte da altri compagni e compagne nei vari social. Verso la fine la lettera declinava cosi: “Sono qui come semplice iscritta a chiedere al mio Partito, al mio Segretario ed al mio Presidente di inserire una nuova parola nello statuto del Pd: armonia. Perché se questo concetto entrerà nel nostro Statuto porterà equilibrio, bellezza e verità nella mia casa, nella nostra casa e si potrà ricominciare a sperare e a lavorare insieme per l’Italia.”

Mancava ancora qualche mese alla data del referendum e sinceramente speravo (ed ho sperato fino alle ultime settimane) che la situazione all’interno del Partito si calmasse e si tornasse a quel livello di discussione democratica tipico di un partito maggioritario ed adulto.

Così non è stato. Sono stati mesi molto pesanti, intensi e emozionanti per noi ‘peones ‘ della politica, quelli che la fanno per un ideale, senza rimborsi, vitalizi, diritti acquisiti, popolarità televisiva. I peones, quelli che si alzavano la mattina presto per andare nei mercati, davanti alla posta, davanti ai supermercati ed alle stazioni per difendere e diffondere una riforma voluta e votata da tutti noi e da tutti voi (e ripeto tutti). Siamo stati interi sabati e domeniche (in giorni liberi dal lavoro) a stare ore ed ore ai gazebo per incontrare la gente, discutere con le persone, cercando di convincerle a seguire e capire i contenuti di questa riforma, che perfetta non sarà stata, ma era almeno un punto di partenza importante per ricominciare a sperare in un Paese più moderno ed allineato con le altre società politiche.

Non slogan, non battute, non tweet ma contenuti. La dove i nostri avversari arrancavano veramente, i contenuti. Sono state giornate lunghe ma anche appassionanti, passate a studiare, a farsi raccontare da costituzionalisti e politici del Pd questa riforma nei minimi particolari per essere pronti a rispondere alle bufale che si sono sparse velocemente per la rete e per le strade.

Noi del Comitato di Monza per il Sì abbiamo cominciato a scendere in strada presto, già da metà giugno, col caldo, la stanchezza di un anno sulle spalle, la consapevolezza della dura e lunga battaglia che ci aspettava. Piano piano il nostro gruppo si è sempre più infoltito e, se le prime volte eravamo pochi a gazebo ed alle riunioni serali di coordinamento, in seguito siamo diventati un gruppo sempre più folto ed eterogeneo.

Non eravamo solo vecchi come ha detto D’Alema, ma giovani, donne, pensionati, manager, sindacalisti, casalinghe, insegnanti. Non eravamo UFO. Non siamo i vostri avversari… Eravamo il vostro popolo, la base del Pd, i vostri elettori, quelli che vi hanno delegato democraticamente a rappresentarci in Parlamento e nel Governo.

Quelli che ad ogni vostra dichiarazione alla stampa piena di veleno a scuotevano la testa pensando: “Vedrai a breve ci ripenseranno e torneranno a lottare con noi”. Quelli che assistendo a trasmissioni televisive dove il No più grande era urlato da chi aveva in tasca la tessera del nostro stesso partito. Del nostro stesso passato politico.

Non siamo UFO, né fascisti né fautori de derive autoritarie. Non siamo distruttori di democrazia e di Costituzioni ma gente che ha creduto in quel che il proprio Partito aveva pensato, progettato, condotto, approvato. Siamo la base del Pd, quella che ha votato compatta per una percentuale altissima quel si sulla scheda elettorale.

Ma siamo quelli del Partito Democratico, quelli che sanno che la discussione interna è importante, quelli che sono tornati magari dopo tempo a fare politica attiva anche per voi, a riportare la gente alle urne, a scontrarsi coi compagni dell’ANPI, magari con quella tessera in tasca che bruciava un po’…

Sinceramente ho cercato di perdonarvi ogni cosa, ogni cattiveria, ogni stillicidio, ogni malumore. Poi è arrivato quel brindisi. Quei sorrisi. Quegli abbracci.

E penso solo una cosa. Da giorni.
Chiedeteci scusa.
Chiedete scusa alle nostre famiglie, ai nostri figli, alle nostre amicizie, agli esami universitari non dati, al lavoro un po’ trascurato, agli affetti dimenticati …

Da - http://www.unita.tv/opinioni/referendum-minoranza-dem-assemblea-pd/
Pagine: 1 ... 390 391 [392] 393 394 ... 529
Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!