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4051  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / GENTILONI: “Un anno a Palazzo Chigi come su un otto-volante. inserito:: Dicembre 13, 2017, 05:10:19 pm
Gentiloni: “Un anno a Palazzo Chigi come su un otto-volante. Lascio un’Italia più stabile”

Il premier rivendica i suoi risultati e chiede a chi verrà di “non disperdere gli sforzi fatti”

Pubblicato il 12/12/2017 - Ultima modifica il 12/12/2017 alle ore 10:33

FABIO MARTINI
ROMA

Le poche volte che Paolo Gentiloni percorre a piedi le strade di una città italiana, puntualmente si ripete lo sketch dell’altro giorno, nei 400 metri che il premier ha percorso tra il Tempio di Adriano e palazzo Chigi: «Presidente, continui così», «presidente si ricorda i bei tempi della Margherita?», «presidente una foto con mia figlia!». E lui, rivolto alla ragazzina: «Come ti chiami?». Lei: «Sabrina…». Gentiloni: «Va bene, Sabrina: almeno tu una foto con me te la vuoi fare…». Sempre minimalista Paolo Gentiloni, il massimo che concede a chi lo pressa per strada, è un cortese «da dove venite?». Se quelli arrivano da lontano, abbozza un romanesco: «Ammazza…» e se ne va. Nulla a che vedere col ciclone Renzi, che cercava il contatto fisico, la battuta, il selfie. 

Anti-eroe era e anti-eroe resta, Paolo Gentiloni, un anno dopo quel 12 dicembre 2016, quando entrò - in punta di piedi e sospinto dall’amico Matteo Renzi - nello studio del presidente del Consiglio. Sorride Gentiloni: «Quel giorno sono salito sull’ottovolante e sono accadute tante cose che era difficile immaginare». Un anno dopo, curiosamente ma non troppo, l’uomo non è stato neppure sfiorato dalla tentazione di una (pur rituale) conferenza stampa di bilancio del governo. Ai suoi occhi, un evento che rischiava di virare sull’auto-celebrativo. Una “esposizione” che chissà come sarebbe stata interpretata dal sempre vigile amico Matteo.   

Per 365 giorni Paolo Gentiloni ha costruito la sua fortuna (come attestano i sondaggi che lo danno sempre sopra a Renzi) senza travestirsi e anche nei suoi ultimi discorsi ha continuato ad allontanare come un demone la tentazione della retorica. Ogni volta che dalla sua voce avverte affiorare un po’ di enfasi, la stempera nell’humour, «be’, non esageriamo…». Ma dopo un anno di governo è anche consapevole del lavoro fatto e lo sintetizza così a “La Stampa”: «Lasciamo un’Italia più stabile», un Paese più forte che, pur con tanti problemi aperti, «ha superato la sua crisi più grave e che non deve disperdere gli sforzi fatti in comune». Poche parole con le quali, certo, rivendica il lavoro fatto dal suo governo e da quello guidato da Renzi ma aggiunge un ponte sul futuro. Con quell’accenno a non disperdere gli sforzi «fatti in comune». Dunque, dagli italiani tutti. Ma anche dalle forze oggi all’opposizione. «L’Italia – dice Gentiloni - non va verso un periodo di instabilità, perché le sue scelte fondamentali, a partire da quelle europee, resteranno: c’è continuità nelle posizioni dei governi del nostro Paese». Dunque, con tutti i governi, compresi quelli guidati da Silvio Berlusconi.

 
E qui si apre il capitolo del futuro. Paolo Gentiloni non è tipo da brigare per conquistarsi un posto al sole. Da mesi sa che il Pd – e dunque lui, oltre a Renzi - avrà chances di rivendicare palazzo Chigi soltanto se la sua coalizione avrà preso un voto in più degli altri. Sa che gli equilibri post-elettorali sono incertissimi, ma in caso di grande coalizione sa pure di avere una carta pesante da giocare: il suo professionismo politico, per motivi diversi, è apprezzato dal Capo dello Stato, ma anche da due personaggi agli antipodi: Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Racconta uno dei pochi parlamentari che conosce gli umori del Cavaliere: «Non immaginatevi nessuno scambio o chissà quali rapporti particolari. Berlusconi apprezza come si è mosso il governo, Calenda e Gentiloni, sulla difesa degli interessi delle aziende italiane. È il minimo sindacale. Ma rispetto al passato, è già molto». 

Con Prodi, che con Renzi continua ad avere un rapporto difficile, Gentiloni non aveva mai interrotto i rapporti e li ha proseguiti a palazzo Chigi. E il Professore ricambia con una definizione pennellata: «Paolo il freddo? No, Paolo il calmo». E quanto al Capo dello Stato il rapporto è molto solido, è stato Mattarella a volere che il governo non si dimettesse e restasse in carica, anche in vista di un lungo dopo-elezioni. 

In vista di marzo, non prevedendo un lancio come star del Pd da parte di Renzi, il presidente del Consiglio parteciperà alla campagna elettorale, senza dar spettacolo, in continuità con un «understatement voluto e spontaneo che in un anno lo ha portato a partecipare ad un solo talk show», dice l’amico di una vita Ermete Realacci. Intanto nelle ore che precedono il primo compleanno del suo governo, Gentiloni si gode il risultato che ha pubblicamente rivendicato: «L’Italia è tornata a crescere, si attesterà su un dato tra l’1,5 e il 2%». Omette di sottolineare che si tratta di un raddoppio della crescita, passata in un anno dallo 0,9 ad un probabile 1,8%. Anche se il presidente del Consiglio, passeggiando per Roma, come al solito, minimizza: «Vedremo quale sarà il dato finale. Ma per stare tra l’1,5 e il 2, basta arrivare all’1,76…».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/12/italia/politica/gentiloni-un-anno-a-palazzo-chigi-come-su-un-ottovolante-lascio-unitalia-pi-stabile-FZnoxCuKBCQMm75GGVpHHL/pagina.html
4052  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / LUIGI DANIELE. MA L’EUROPA È UNA VALORE IN SÉ? UNA DOMANDA PER SCHULZ. inserito:: Dicembre 13, 2017, 05:02:24 pm
MA L’EUROPA È UNA VALORE IN SÉ?
UNA DOMANDA PER SCHULZ
   
LUIGI DANIELE
11 dicembre 2017
   
Giovedì scorso, aprendo il congresso della SPD, Martin Schulz ha fatto una dichiarazione interessante, affermando di volere gli Stati Uniti d’Europa entro il 2025.

Guardando l’attuale stato dell’Unione, che ha appena perso il Regno Unito e che vede crescere i movimenti antieuropeisti al suo interno, l’affermazione suona quantomeno visionaria e rischia di farlo apparire fuori dalla realtà. Come se non bastasse, poco dopo Schulz ha aggiunto che occorre una Costituzione Europea, con conseguente uscita dall’Unione dei paesi che non la sottoscriveranno.

Proprio quest’ultima dichiarazione aiuta a rendere evidenti le contraddizioni di fondo della sua proposta. Esprimersi per gli Stati Uniti d’Europa è giusto, oltre che coraggioso. E certo la politica deve essere coraggiosa, ma in nessun modo il coraggio deve diventare irresponsabilità.

Affermare che deve uscire dall’Europa chi non sottoscrive, da qui a otto anni, la Costituzione europea, significa volere la fine dell’Europa. Nell’attuale panorama, infatti, una prova di forza su una Costituzione Europea si risolverebbe in una sconfitta per gli europeisti, quale che sia la strategia adottata. Se infatti si sottoponesse la Costituzione al voto popolare, è difficile immaginare un esito positivo in molti paesi (e il caso di Francia e Olanda nel 2005 lo dimostra chiaramente), con il rischio di decimare gli stati membri. Se invece l’adozione non coinvolgesse l’elettorato, si accentuerebbe la visione di un’Europa come organismo tecnocratico dove gli spazi di rappresentanza sono altamente ridotti, alimentando nel lungo termine i movimenti antieuropeisti.

Le proposte di Schulz, dunque, aprirebbero scenari in cui a vincere sarebbero solo le forze che remano contro gli Stati Uniti d’Europa. E testimoniano tutte le incertezze teoriche dei socialisti europei: tutti concordano sull’importanza di accelerare il processo d’integrazione europea per rispondere meglio alle sfide del tempo, così come tutti concordano sulla necessità di democratizzare l’Unione, ad esempio dando maggiori poteri al Parlamento o rendendo elettive alcune cariche della Commissione.

Tuttavia la mancanza di una elaborazione più profonda sulla democrazia e sulla rappresentanza nell’UE, oltre a testimoniare la crisi teorica della socialdemocrazia europea, rischia di far apparire questi temi in secondo piano rispetto alla costituzione di un’Europa unitaria; come a dire che la priorità è fare l’Europa, e poi dotarla di strumenti democratici atti a rappresentare le istanze sociali. Il problema è che questa è esattamente l’attitudine che ha portato agli attuali problemi dell’Unione, e che ha mandato in crisi i partiti socialdemocratici, schiacciati tra l’europeismo neoliberale e i sovranismi.

Vedere l’Europa come un valore in sé, invece che come uno strumento per realizzare obiettivi storici e sociali, rischia di far perdere la bussola ai progressisti, e spiega anche la fascinazione che alcuni, a sinistra, hanno avuto per figure come Emmanuel Macron. Fare dell’Europa l’unica posta in gioco dello scontro politico, in linea con la vulgata sempre più diffusa per la quale non esisterebbero più la destra e la sinistra, ma solo chi vuole un mondo aperto e chi un mondo chiuso, vuol dire rinunciare a sostenere un progetto europeo che sappia porsi come democratico e rappresentativo delle rivendicazioni sociali dei cittadini. Significa, in altri termini, chiudere l’unico spazio politico oggi legittimamente occupabile dal socialismo europeo.

Da - http://www.glistatigenerali.com/germania_partiti-politici/costituzione-europea-dove-sbaglia-schulz/
4053  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Rosanna Magnano. Medici in sciopero per 24 ore. inserito:: Dicembre 13, 2017, 05:00:48 pm
LA SANITÀ FERMA CONTRO I TAGLI

Medici in sciopero per 24 ore. I sindacati: adesioni «fino all’80%»

Di Rosanna Magnano 12 dicembre 2017

Medici, dirigenti sanitari e veterinari della sanità pubblica oggi incrociano le braccia. Una scelta sofferta, sostenuta dalla maggior parte delle sigle sindacali, per attirare l’attenzione su un settore ad alta intensità di lavoro, manuale e intellettuale, che negli ultimi anni si è sentito del tutto abbandonato alla deriva. Uno sciopero nazionale di 24 ore proclamato per protestare contro l’insufficienza del finanziamento previsto per il Fondo sanitario nazionale 2018, per l’esiguità delle risorse assegnate ai contratti di lavoro e per i ritardi nei processi di stabilizzazione del precariato, compreso quello addetto alla ricerca. E l’hashtag della manifestazione #primadivotarepensallasalute contiene già una chiara promessa.

Intersindacale: adesione alta, fino all'80%
«Lo sciopero nazionale di oggi è il risultato del disinteresse della politica verso il servizio sanitario nazionale, il più importante strumento di tutela della salute e delle fragilità di tutti i cittadini, che ha spinto i medici ed i dirigenti sanitari dipendenti del SSN prima a manifestare, oggi a scioperare uniti e compatti, anche a nome dei tanti italiani senza voce, lavoratori e contribuenti onesti che finanziano un welfare che altri stanno saccheggiando da troppo tempo. La sanità pubblica ha chiuso oggi per non chiudere per sempre». È questa la dichiarazione dell’Intersindacale dei medici e dirigenti sanitari nella giornata di sciopero di oggi. «La partecipata adesione che, al netto dei contingenti minimi obbligati a rimanere in servizio per garantire le urgenze - si legge nella nota - ha toccato punte di adesione dell'80%, il sit in a Roma davanti al Mef, le altre 50 iniziative simili organizzate per l'Italia, testimoniano coscienza dell'importanza della posta in gioco».

Adesione superiore al passato
I medici manifesteranno a Roma dalle ore 11 davanti al Ministero dell’Economia in Via XX Settembre. E il “Sanità day” ha coinvolto dottori e dirigenti d’Italia che daranno vita contemporaneamente a manifestazioni in ogni capoluogo di Regione. Sono infatti oltre 50 le iniziative collaterali organizzate a livello locale, tra sit-in negli ospedali maggiori e davanti ai palazzi delle istituzioni. Perché la partecipazione è più forte. Così come lo sdegno e la stanchezza. Qualcosa in realtà nella legge di bilancio c'è. La tassa di scopo sulle sigarette è rientrata dalla finestra in commissione Bilancio alla Camera e vale circa 600 milioni. E se la misura va in porto, ne mancherebbero almeno altri 300 per finanziare la nuova stagione contrattuale.

Eppure i camici bianchi (115 mila medici più circa 20mila dirigenti sanitari) non protestano solo per il mancato rinnovo del Ccnl, fermo da otto anni, ma anche e soprattutto per le condizioni di disagio in cui sono costretti a lavorare. «Elemento essenziale – spiega Carlo Palermo, segretario nazionale vicario di Anaao Assomed – sono le difficoltà organizzative del lavoro quotidiano, con dotazioni organiche ridotte all’osso dal blocco del turnover, che non consentono di applicare l’orario di lavoro europeo. La conseguenza è che i medici sono costretti a cumulare milioni di ore di straordinario, a lavorare in turni notturni anche in età avanzata, spesso senza la possibilità di andare in ferie e di riposare adeguatamente».

Un sistema spinto oltre il limite
Il sistema insomma è spinto al massimo, e non dovrebbe essere così. «Dal 2009 a oggi abbiamo perso 9mila medici e dirigenti, che non sono mai stati sostituiti», continua Palermo. E l’inadeguatezza del sistema formativo post lauream non promette niente di buono neanche per il futuro: «Con la gobba pensionistica, dal 2018 in poi perderemo due medici ogni giorno. Serve una politica di assunzioni diversa. Per esempio si potrebbero impiegare 2mila giovani senza specializzazione con contratto di formazione a tempo determinato. Che in questo modo integrerebbero, con un canale formativo parallelo nei teaching hospital, i 6.500 specialisti che escono ogni anno dalle università. Non servirebbe molto. Basterebbero 4-5 milioni di euro per ogni regione. In questo modo, tra l'altro, i giovani avrebbero un recupero previdenziale anticipato di cinque anni».

SANITÀ  11 dicembre 2017
Stop ai bonus, ragioniamo di welfare
Ma su queste possibilità il dibattito è fermo da tempo – denunciano i sindacati – e la politica, anche in occasione della legge di bilancio, ha dimostrato di preferire la distribuzione di bonus, invece di ragionare sul futuro della sanità pubblica. Percepita sempre più sotto attacco. «Sono 20 anni che si elargiscono gratifiche propagandistiche qua e là a scopo elettorale – sottolinea Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil medici – a scapito di una vera ristrutturazione del welfare. I bonus sono pagati con una riduzione dei servizi a pazienti e cittadini. Un disinvestimento dal welfare pubblico che ha facilitato la sanità privata, ormai sempre più sostituiva e sempre meno integrativa. Se non si realizza il combinato disposto tra rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e rinnovo contrattuale, questa giornata di sciopero sarà solo l'inizio».

Lo sciopero quindi è politico nel senso forse più alto del termine. «Siamo all’epilogo di un processo di de-potenziamento del servizio sanitario pubblico – sottolinea Guido Quici, presidente di Cimo Cida - che parte da un evidente sottofinanziamento del sistema, si sviluppa attraverso modelli organizzativi tendenti ad una sanità a costi sempre più bassi e mira ad impoverire il lavoro dei sanitari, in particolare il lavoro del medico le cui condizioni di disagio lavorativo sono sempre più evidenti. Questa è l'evidenza dei fatti e questo è il motivo dello sciopero».

Insomma «la sanità chiude un giorno per non chiudere per sempre», ha dichiarato ieri Costantino Troise, segretario nazionale di Anaao Assomed. «Il Ssn finora si è sostenuto sul sacrificio di medici e dirigenti sanitari. E le Regioni hanno garantito i Lea, almeno quelle che lo hanno fatto, a spese dei professionisti, delle loro ferie, delle loro risorse accessorie, dell’abuso del loro orario di lavoro». Evidentemente è ora di cambiare rotta.

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Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-12-11/medici-sciopero-24-ore-sanita-si-ferma-contro-tagli-210424.shtml?uuid=AELwLkQD
4054  Forum Pubblico / SALUTE e BENESSERE. Ricerca della SERENITA' nella VITA. / Il sistema sanitario è stato immerso in un mondo caotico dove il medico di base inserito:: Dicembre 13, 2017, 12:50:55 pm
Il Sistema Sanitario Nazionale non è mai stato una eccellenza italiana, ma, a parte la corruzione e gli sprechi cronici, era percepito come un fiore all'occhiello della nostra realtà.

Oggi, invece, viene deturpato dalla scelta “regionalistica” che ha moltiplicato gli sprechi, l'ha reso ingiusto e antidemocratico nell’offrire servizi diversi da regione a regione, l'ha reso ostaggio della politica locale spesso menzognera e fuorviante.

Il sistema sanitario è stato immerso in un mondo caotico dove il medico di base non ha più voce in capitolo, costa, ma non conta nulla, e dove l'incapacità pratica di redigere diagnosi precise viene risolta con una dispendiosissima peregrinazione tra specialisti (indolenti e annoiati) ed esami clinici ripetuti e talvolta neppure presi in considerazione.

Oggi si infierisce sempre più sui Cittadini malati, privandoli di assistenza per più giorni grazie all'uso "medievale" dello sciopero.

Questo strumento è ben poco utile per affrontare il marcio nella sanità e che, invece, cancella tutto per rivendicare soltanto aumenti di compensi e denunciare la carenza di denaro, causati soprattutto dagli sprechi e dalla persistente corruzione, e che determinano la sostanziale inadeguatezza dell’intero sistema.

ggiannig
4055  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / Virginia PICCOLILLO. Francesco Bellomo, la borsista: «Così il pm delle pari ... inserito:: Dicembre 13, 2017, 12:48:42 pm
Francesco Bellomo, la borsista: «Così il pm delle pari opportunità mi spingeva a inviare foto intime»

L’aspirante magistrata al corso di Bellomo.
Il Pg: il suo collaboratore Nalin va sospeso

Di Virginia Piccolillo

ROMA «Continue vessazioni di carattere anche sessuale», l’obbligo a «indossare minigonne e tacchi alti», il «timore ingenerato nelle ragazze dal direttore della Scuola, Francesco Bellomo, ma anche dal dottor Nalin». Nel sexgate delle toghe venerdì riflettori accesi sul pm anti-violenza di Rovigo, Davide Nalin. Mentre anche la procura di Milano valuta se aprire un’indagine, il Csm analizzerà la richiesta del Pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, di sospenderlo dall’attività di magistrato per il «grave» ruolo avuto nella vicenda: un po’ da «mediatore», un po’ da postino delle minacce di Bellomo alla borsista che finì in ospedale dallo stress, convincendo il padre ad appellarsi al Consiglio di Stato.

L’incolpazione
Nelle carte, inviate a tempo di record dal Consiglio di Stato, le parole della ragazza che aveva una relazione con Bellomo: «Il dott. Nalin prese a contattarmi per farmi comprendere gli errori logici che commettevo» (è il metodo «scientifico» -sessuale rivendicato al Corriere da Bellomo così: «Anche Einstein veniva attaccato da chi non lo capiva»).
«Nalin — prosegue la ragazza — aveva assunto la veste di “mediatore”, e quando il nostro rapporto attraversava momenti critici, interveniva analizzando pacatamente le mie reazioni». Per lei non è un sostegno, ma un obbligo: «Quando mi è stato detto che avrei dovuto parlare di cose intime con Nalin ho provato un forte imbarazzo». Non accade una volta sola, ma «ogni volta che c’era un dissidio con il consigliere subito interveniva Nalin». Era gentile, dice, ma «contribuiva alla compenetrazione tra piano personale e professionale». Le evidenziava «errori logici». Ma non si parlava di matematica, ma di sesso forzato: «Ricordo una volta che Bellomo si è arrabbiato perché ho indugiato a inviargli una foto mia intima. Non era la prima volta che me la chiedeva. Gliene avevo inviate già altre. Subito dopo è intervenuto Nalin chiedendomi notizie del perché non volessi rispettare i patti con il consigliere». Ma il pm del pool Pari Opportunità sapeva? No, ma assicura la ragazza: «Dopo aver saputo mi ha invitato a inviare la foto».

«Ero terrorizzata»
C’è di più: la minaccia della denuncia. «Aspiravo a superare il concorso in magistratura e non volevo la denuncia», dice la ragazza quando racconta perché rimane «terrorizzata» dall’arrivo dei carabinieri che, su pressione di Bellomo, le notificano l’avviso di conciliazione. Nalin fa leva su quel timore. Quando «alla richiesta di Bellomo di definire i giorni in cui trascorrere insieme le ferie, ho esitato perché sapevo che per ogni impegno preso con lui era derogabile solo per cause di impossibilità assoluta», riferisce, comincia «a contestarmi il reato di truffa» e a «spiegarmi che si trattava di un medesimo disegno criminoso».

Un «clima di soggezione psicologica», censura il Pg, che evidenzia le «vessazioni anche di carattere sessuale» e «lo stravagante, se non aberrante, regolamento (dress code) di cui Nalin era a conoscenza». Una condotta «grave» che per far avere «indebiti vantaggi sessuali a Bellomo», scrive il Pg, arreca un «irrimediabile» danno alla credibilità e all’immagine della magistratura che «non può ridursi a un trasferimento». Nalin deve essere sospeso.

12 dicembre 2017 | 22:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/17_dicembre_12/caso-giudice-minigonne-cosi-pma-pari-opportunita-mi-costringeva-inviare-foto-intime-d7525dfc-df80-11e7-b8cc-37049f602793.shtml
4056  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / ATTILIO BOLZONI. GARGANO, la mafia dimenticata. inserito:: Dicembre 13, 2017, 12:44:50 pm
GARGANO, la mafia dimenticata.

Di ATTILIO BOLZONI

Sono uomini che alle loro spalle si lasciano poche tracce, a volte nemmeno una fotografia. Tutti sconosciuti, senza passato. Appartengono a “piccole” mafie che non sono mai diventate famose, capi senza gesta “epiche” da raccontare e tramandare, perché non sono Padrini avvolti nel mistero come quelli di Cosa Nostra e non sono ricchi e potenti come quegli altri della 'Ndrangheta. Sono solo feroci, ferocissimi.
E se non avessero ucciso così rumorosamente anche due innocenti - il 9 agosto scorso, a San Marco in Lamis, nell'alto Tavoliere delle Puglie - un'altra delle loro stragi avrebbe avuto lo spazio di appena tre colonne in cronaca sui giornali e un titolo dei TG per una sola sera.

Dimenticata, oscurata, snobbata dai media e per lungo tempo anche dall'apparato repressivo dello Stato, la criminalità di Foggia è diventata sempre più forte e spaventosa dentro i silenzi. Ecco perché abbiamo voluto dedicare questa serie del blog alle mafie di quell'angolo lontano d'Italia.

A parere degli esperti ce ne sono almeno tre. E tutte autonome e "staccate" dalla più nota Sacra Corona Unita. Una è quella dei "cerignolani", rapine a portavalori e spaccio di droghe. Un'altra è quella del Gargano che spreme, con estorsioni a tappeto, le attività turistiche di Vieste e delle altre città sul mare. La terza è la "Società Foggiana", crimine organizzato che opera prevalentemente tra il capoluogo e San Severo.
In dieci articoli - che ha selezionato e raccolto per noi la giornalista Tatania Bellizzi - vi ricostruiamo cosa c'è dietro quell'agguato a colpi di Kalashnikov e di fucili a canne mozze che ha insanguinato l’estate pugliese. Faide, vendette, "sgarri” dentro un mondo arcaico che però è stato svelto ad agguantare le opportunità offerte dai nuovi mercati criminali. Soprattutto quelli dell'altra parte dell'Adriatico.

Terra piena di covi e di arsenali, la provincia di Foggia è sprofondata negli ultimi anni nella paura e nella rassegnazione. Ma la strage di agosto, così brutale e così "facile" da realizzare per chi l'ha ideata, può rappresentare l'inizio della fine per quella mafia colpevolmente ignorata e un principio di cambiamento.

I due volti di Foggia ce li descrivono qui saggisti e giornalisti, poliziotti e magistrati, rappresentanti dell’associazionismo. C'è anche una riflessione dell’arcivescovo Vincenzo Pelvi sui mafiosi e sul loro “Dio diverso”. Chiudiamo con un'analisi di Tea Sisto sulle tante mafie della Puglia, anzi - come si diceva una volta - delle Puglie.

Da - http://mafie.blogautore.repubblica.it/2017/12/attilio-bolz/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P25-S1.6-T2
4057  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Lavorare meno e lavorare tutti non è un motto. Sarà una evoluzione sociale ... inserito:: Dicembre 12, 2017, 10:35:46 am
Il posto di lavoro è sacro se protetto e verrà valutato, in senso positivo, se non diventa sfruttamento del genere umano.
Se le leggi in vigore permettono interpretazioni "schiaviste", devono essere modificate, in modo da evitarlo.

I nuovi schiavi sono i Robot siano adoperati quelli per fare produttività astronomiche.

Lavorare meno e lavorare tutti non è un motto.
Sarà una evoluzione sociale che darà ricchezza, pace sociale e nuove occasioni di vivere, in positivo, il tempo della Vita.


ciaooo

Da iSemplici Cittadini del Polo Democratico FB del 12 dicembre 2017
4058  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Gianni G. a Alberto R. - FB del 11/12/2017: Noi Cittadini dovremmo essere edotti inserito:: Dicembre 11, 2017, 06:19:49 pm
Gianni G. a Alberto R.

(Premetto che il mio “ciaooo” non è ironico o irriverente è semplicemente la firma di Arlecchino, mio nick-name, sul web da vent'anni).

Chi conosce il mio modo di agire, sa che propongo sul web un sano, continuo stimolo al dialogo, senza polemiche eccessive, senza attacchi personali. Sono da sempre interessato a fatti e realtà del passato o del presente, la cui conoscenza ci permette di mettere a punto idee e concetti proiettati al migliore futuro possibile.
Quindi lo svolgersi di fatti, avvenimenti e iniziative odierni mi interessano solo come punto di partenza nella speranza ci possano portare al Bene nel futuro. Affinché sia meglio pianificato e ancor meglio gestito.
Io penso che la Storia Vera di ogni epoca e settore della nostra vita sociale, debba essere studiata e narrata, senza infingimenti e strumentalizzazioni dagli Storici di professione, non dai politici del momento, che possiedono intenti di indottrinamento dei Cittadini sino a farne dei “tifosi” di parte.

Non possiamo rischiare di diventare una massa di disorientati o peggio sottomessi, ai personaggi (neppure di alto valore) che impiegano offese e falsità come strumenti di guerra personale e per suscitare il timore del Caos.

Noi Cittadini dovremmo essere edotti su ciò che ognuno di loro intende proporre, prima in campagna elettorale e poi realizzare, dopo le elezioni politiche, a favore del Paese, non conoscere il tipo di rabbia personale (vera o fittizia) che tiene in serbo o di quale misura sia l’egoistica ambizione di Potere.

Gli Italiani hanno necessità di conoscere precisi Progetti, non essere nauseati da squallide schermaglie da campagna elettorale noiose e di nessun valore… neppure come “Canovacci da Carro di Tespi).

Tutta la politica come la vediamo oggi ha l’impellenza di essere modificata in meglio, indipendentemente dal colore che ci sbandiera davanti agli occhi della nostra mente. E chi la può mutare in meglio siamo noi Cittadini prima di tutto migliorando noi stessi.

ciaooo

Da FB del 11/12/2017
4059  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Calenda premier divide Fi e Lega. E lui litiga con Renzi sulle tasse inserito:: Dicembre 11, 2017, 06:09:53 pm
Calenda premier divide Fi e Lega. E lui litiga con Renzi sulle tasse
Il ministro dello Sviluppo prende le distanze dal leader Pd e apre allo Ius soli. Salvini stoppa Berlusconi: “Lui a capo del governo? Ipotesi irrealizzabile”
Pubblicato il 09/12/2017 - Ultima modifica il 09/12/2017 alle ore 09:42

Alessandro Di Matteo
Roma

Non farà un proprio partito e, allo stato, sembra che non sarà nemmeno candidato, ma Carlo Calenda non pare affatto intenzionato a osservare da spettatore la prossima campagna elettorale. Il ministro dello Sviluppo economico è sempre più attivo, non solo sulle materie di sua stretta competenza, e il suo possibile ruolo dopo le elezioni già agita il centrodestra: solo nella giornata di ieri ha polemizzato con le proposte fiscali di Matteo Renzi, ha criticato Michele Emiliano sull’Ilva, ha partecipato a un convegno sull’Europa organizzato da Francesco Rutelli e ha anche tenuto a precisare che lo Ius soli, se fosse per lui, andrebbe approvato subito. Un protagonismo a tutto campo che, come raccontato ieri da La Stampa, viene osservato con attenzione da Silvio Berlusconi e da Gianni Letta, che cominciano a vederlo come uno dei possibili premier per un eventuale nuovo governo di larghe intese dopo il voto. 

La prospettiva non piace affatto a Matteo Salvini: «È un’ipotesi irrealizzabile. Gli italiani meritano stabilità, chiarezza e serietà. E poi ricordo che Calenda ha sempre difeso e sostenuto quelle politiche europee che sono uno dei problemi e una delle condanne dell’Italia». Senza contare, appunto, che proprio ieri Calenda ha difeso lo Ius soli: «Spero che non slitti alla prossima legislatura - ha detto il ministro - perché penso sia un passaggio di civiltà che va nel senso di avere un’immigrazione più integrata. Nel Consiglio dei ministri il presidente Gentiloni ne ha sempre parlato come di una priorità del governo».

Ma se Calenda, con l’uscita sullo Ius soli, riafferma la sua collocazione nel campo del centrosinistra, la presa di distanze da Renzi è però netta. Il ministro replica alla proposta «scaricare tutto, scaricare tutti» avanzata dal leader Pd, se Renzi propone un piano di riduzione delle tasse basato su una «tregua fiscale» e, appunto, sulla possibilità per tutti di scaricare dal fisco qualunque ricevuta, su Twitter Calenda replica: «La mia opinione Matteo: ma se invece di slogan “meno tasse e più deficit per tutti” il Pd proponesse un programma in linea con le tante cose buone e serie fatte da te e Gentiloni?». 

Un richiamo che sembra la bozza di un programma di governo: «Più investimenti, meno costo del lavoro; più riforme, meno debito; giovani e imprese al centro; meno veti locali, più concorrenza». E sull’Ue aggiunge: «L’Europa deve anche saper proteggere con una governance assertiva che possa essere percepita dai cittadini». Un posizionamento attento: nel centrosinistra, ma distante da Renzi, europeista ma con toni critici, a favore del mercato e delle imprese. Appunto, un nome che può unire dal Pd a Fi, passando per i centristi, dopo il voto. 

Renzi, sempre su Twitter, replica con fair play, consapevole che il ministro può diventare un protagonista importante: «Lavoriamoci, Carlo. Come sai la posizione “più deficit” era spinta da diversi ministri, quando eravamo insieme a Palazzo Chigi. Sul “meno tasse” si tratta di capire come, quando e cosa. Sul resto sono d’accordo: aspettiamo te e le tue idee. Al lavoro, per l’Italia».

Luigi Di Maio, candidato premier M5S, usa la vicenda per andare a caccia di voti leghisti: «Chi vota Lega sappia che rischia di trovarsi premier Calenda. Cioè a dire uno che sostiene proprio quei trattati che stanno massacrando i nostri artigiani e i nostri agricoltori». Le larghe intese per Di Maio sono una possibilità concreta perché «le coalizioni si sfalderanno il giorno dopo le elezioni», e M5S a chiederà il suo «voto utile» proprio contro il nuovo governo Pd-Fi: «Noi saremo la prima forza politica impedendo a Forza Italia e Pd di raggiungere il 51% e fare l’inciucio. Chiederemo l’incarico di governo e la fiducia».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/09/italia/politica/calenda-premier-divide-fi-e-lega-e-il-ministro-litiga-con-renzi-sulle-tasse-a7Ee9WifqDJmiWV9QagTvL/pagina.html
4060  Forum Pubblico / I GIUSTI MAESTRI / Morto monsignor Antonio RIBOLDI, prete dei terremotati e vescovo anticlan inserito:: Dicembre 11, 2017, 06:06:42 pm
Morto monsignor Antonio Riboldi, prete dei terremotati e vescovo anticlan
Si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche

Redazione ANSA
NAPOLI

10 dicembre 2017

Si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche. Fu Pastore in terra di camorra, in anni in cui i morti si contavano a centinaia. Prete-terremoto, vescovo anticamorra: è morto monsignor Antonio Riboldi, per tutti don Antonio, vescovo emerito di Acerra (Napoli).

Il decesso all'alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l'annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal '78 al 2000.  I funerali saranno celebrati nella cattedrale di Acerra (Napoli).

La sua lotta alla criminalità organizzata lo portò, negli anni '80, ad una manifestazione contro la camorra ad Ottaviano, dove guidò migliaia di giovani nella città di Raffaele Cutolo, boss indiscusso della Nco.

Dopo una messa, prevista per martedì, nel convento dei monaci rosminiani a Stresa, dove il presule si è spento in nottata in seguito ad una lunga malattia, la salma di monsignor Riboldi è attesa ad Acerra, ed ancora non è chiaro se la sepoltura avverrà all'interno della cattedrale, così come da desiderio del presule.

Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi, che apparteneva all'ordine dei rosminiani, fece il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno, occupando una sede vacante da 12 anni. Don Riboldi trovò una situazione non facile, dovendo ''rianimare la vita ecclesiale e sostenere l'intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona''. Ma le sue attenzioni si rivolsero soprattutto al contrasto alla camorra, tanto da essere messo sotto scorta.

Storica la marcia che negli anni '80 portò migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso della Nco, Raffaele Cutolo. ''Meglio ammazzato che scappato dalla camorra'', gli avrebbe detto sua madre quando le palesò i suoi timori. ''In quel momento - disse il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra - mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono''.

Don Riboldi incontrò anche numerosi criminali in carcere, tra cui lo stesso Cutolo, e al presule sono attribuiti i pentimenti di alcuni ex camorristi. Nonostante la rinuncia all'esercizio episcopale per i limiti d'età raggiunti nel 1999, il vescovo emerito aveva scelto di restare ad Acerra, che gli ha conferito un paio di anni fa la cittadinanza onoraria, e continuava a celebrare Messa nella chiesa dell'Annunziata. ''I nostri contatti erano costanti - ha ricordato monsignor Antonio Di Donna, attuale vescovo di Acerra - e fino a quando le forze glielo hanno consentito ha celebrato spesso la Messa domenicale in Cattedrale seguendo sempre con vivo interesse la vita della diocesi e chiamandomi personalmente nei momenti importanti di questa Chiesa locale''.

Anche la vita diocesana riprende vigore grazie al carisma e all'impegno di monsignor Riboldi, e lo stesso presule spesso ricordava lo stupore che gli aveva confessato l'arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalità, nonostante le piccole dimensioni della diocesi. Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a migliaia di persone.

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4061  Forum Pubblico / SCRIPTORIUM 2017 - (SUI IURIS). / La Storia deve essere studiata e diffusa dagli Storici di Professione … inserito:: Dicembre 11, 2017, 06:04:53 pm

I monumenti, i musei e tutto ciò che "inchioda" alla Vera Storia le azioni di personaggi che hanno detenuto il potere, non sono negativi e possono considerarsi elementi Culturali ... in una società democratica libera da ideologie fuorvianti.

La verità storica innalza la dignità del genere Umano, la sua negazione lo imbarbarisce e lo pone nella condizione d'essere manipolato da estremismi, dai fanatici del falso e dai provocatori del Caos.

La Storia deve essere studiata e diffusa dagli Storici di Professione … non dai Politici.

ciaooo
Da FB del 10/12/2017
4062  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / L’Alto Adige riaccende il sogno della doppia cittadinanza: “Ci sentiamo più ... inserito:: Dicembre 11, 2017, 05:58:16 pm
L’Alto Adige riaccende il sogno della doppia cittadinanza: “Ci sentiamo più austriaci”

La lettera bipartisan di 19 consiglieri provinciali al neopremier Kurz

Pubblicato il 10/12/2017 - Ultima modifica il 10/12/2017 alle ore 15:58

LETIZIA TORTELLO

«Gli altoatesini hanno perso la loro cittadinanza austriaca con l’annessione involontaria dell’Alto Adige da parte dell’Italia. Il recupero della cittadinanza sarebbe ora un atto di riparazione». Inizia così, con frasi che per gli altoatesini significano rimediare ad un’ingiustizia storica, la lettera che 19 consiglieri provinciali su 35 hanno inviato a fine novembre al primo ministro austriaco, il popolare Sebastian Kurz, e al suo alleato della destra Strache, per chiedere di inserire nelle trattative di governo la questione mai risolta della loro doppia nazionalità. 

Gli italiani del Sud Tirolo tornano a spingere di ottenere anche il passaporto austriaco. Lo chiedono «con uno spirito europeista», tengono a precisare. E mai come ora sono fiduciosi che qualche cosa si muoverà, visto che la destra ha conquistato l’Austria e sono arrivati al potere al fianco dei popolari dell’Övp (il partito di Kurz) i nazionalisti dell’Fpö. 

La doppia cittadinanza ai sudtirolesi era nel programma di Strache in campagna elettorale, e l’Övp non è contrario a priori. Per questo, la lettera sottoscritta da 7 consiglieri di maggioranza della Südtiroler Volkspartei (Svp) e da 12 consiglieri delle opposizioni, tra cui gli indipendentisti dei Die Freiheitlichen e il Movimento 5 Stelle, non è caduta nel vuoto. A loro si sono aggiunti, con un’altra lettera, politici ed ex politici di peso, come lo storico ex presidente della provincia Durnwalder, che si dice «finalmente più ottimista. Noi siamo una minoranza austriaca, non c’è niente da fare». Per quanto la sua idea sia lontana dall’irredentismo e da spinte di «secessione dall’Italia». 

Le trattative con Kurz e Strache, dunque, sono aperte. I due leader hanno comunicato che vorrebbero giurare per il nuovo governo entro il 20 dicembre. Anche per la discussione preliminare sulla doppia cittadinanza, che sembra essere in calendario, sarebbe questione di giorni: «Incontrerò Kurz a breve - spiega Philipp Achammer, presidente dell’Svp -. Confidiamo che qualcosa verrà formalizzato, almeno una prima apertura». Per lui «la doppia cittadinanza italiana e austriaca è una questione emotivamente importante, non siamo revisionisti, piuttosto europeisti». A dargli manforte c’è anche il presidente della regione del Trentino-Alto Adige/Südtirol, Arno Kompatscher, che parla di una decisione «dall’altissimo valore emozionale». E guai a parlare di «spirito neoaustrungarico»: quello l’Svp lo lascia ai movimenti indipendentisti altoatesini, che chiedono per la provincia autonoma ancora più indipendenza. 

Con l’occasione dell’Fpö al potere, i Freihetlichen sognano infatti che la doppia cittadinanza sia un primo passo per autodeterminarsi di più. Lo spiega Andreas Leiter-Reber, leader del partito: «La doppia cittadinanza sarebbe un'assicurazione». Per che cosa? «Per la nostra autonomia. Non è un passo indietro verso l’Austria, ma un passo avanti per poterci gestire su più fronti, dalle tasse, alla polizia. Da qui, vediamo purtroppo tutti i giorni come sta andando l’Italia».

Ma per chi abita nella provincia più settentrionale del Belpaese, che è a maggioranza di lingua tedesca, quali sarebbero veramente i vantaggi di una cittadinanza austriaca? I diritti acquisiti, qualora l’Austria accettasse, sono tutti da discutere: a partire dal voto, che genererebbe il problema della rappresentanza nel parlamento nazionale a Vienna (nel Nationalrat non ci sono deputati che risiedono all’estero), alla «possibilità di fare il servizio militare» (che in Austria è ancora obbligatorio), dice Leiter-Reber. Di certo, per la causa è l’identità a giocare il ruolo più importante: «Basta guardare le nostre città - ricorda l’ex parlamentare italiano Siegfried Brugger -, sono ben più simili alle città medievali ungheresi o cecoslovacche, che a quelle del centro Italia, questo nessuno lo può negare».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/10/esteri/alto-adige-rispunta-il-sogno-della-doppia-cittadinanza-ci-sentiamo-pi-austriaci-AS8Fr83va1ffMJSfV185aI/pagina.html
4063  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / UGO MAGRI Camere sciolte entro fine anno Ma Gentiloni non si dimetterà inserito:: Dicembre 11, 2017, 05:54:58 pm
Camere sciolte entro fine anno Ma Gentiloni non si dimetterà
Mattarella attenderà la fine dei lavori parlamentari, poi calerà il sipario
La data del voto dovrebbe essere il 4 marzo, resta l’incognita Ius soli
ANSA
Pubblicato il 10/12/2017 - Ultima modifica il 10/12/2017 alle ore 13:24

UGO MAGRI
ROMA

Ormai è chiaro che voteremo fra tre mesi, assicura Palazzo Chigi, per cui «una settimana prima o dopo che differenza fa?». E in effetti, come in un puzzle, i tasselli del fine-legislatura stanno scivolando tutti a posto. Pare certo che alle urne andremo il 4 marzo o al più tardi la domenica successiva. Il presidente della Repubblica non ha speciali preferenze, né sta mettendo fretta al Parlamento. Se le Camere volessero approvare qualche legge in extremis, per esempio lo Ius soli, Sergio Mattarella non starebbe lì col cronometro in mano. Aspetterebbe i giorni necessari, rendendo superflue eventuali pericolose scorciatoie tipo voti di fiducia cui, pare, nel Pd qualcuno starebbe pensando. L’importante è che la volontà politica sia seria e concreta: così si ragiona sul Colle. Altrimenti ricordarsi all’ultimo momento delle pratiche inevase diventerebbe un pretesto per allungare il brodo.

Ecco dunque il primo punto fermo: Mattarella si orienterà in base al calendario parlamentare. Salvo colpi di scena, il 22 o il 23 dicembre prenderà atto che la legislatura non ha più nulla da dire. Tenendola in vita, i nostri onorevoli resterebbero sfaccendati fino al 15 marzo: data in cui secondo Costituzione le Camere andrebbero comunque sciolte. Meglio abbreviare l’agonia. Passato Santo Stefano, ogni giorno sarà buono per ridare voce al popolo. Il 28 dicembre Gentiloni terrà la tradizionale conferenza di fine anno; quindi il giorno stesso (o l’indomani) riunirà un Consiglio dei ministri di “commiato”. Dopodiché non dovrà nemmeno dimettersi: anzi pare certo che a Camere sciolte il premier manterrà la pienezza dei suoi poteri, come del resto suggerisce una lunga lista di precedenti, iniziata con il VII governo De Gasperi (1953) e proseguita fino al Berlusconi ter (2006). Addirittura, in teoria, Mattarella potrebbe calare il sipario senza che Gentiloni nemmeno gli faccia visita, ma semplicemente dopo aver «sentito» i presidenti di Senato e Camera. Dati gli eccellenti rapporti, il premier sarà comunque ricevuto al Quirinale, come atto di cortesia e per fargli mettere nell’occasione la controfirma al decreto presidenziale di scioglimento. Le ultimissime dai piani alti suggeriscono che ciò avverrà entro la fine dell’anno. E poiché la Costituzione prescrive un massimo di 70 giorni tra decreto e elezioni, i conti sono facili: voteremo il 4 marzo, appunto, o al massimo domenica 11. 

Le dimissioni di Gentiloni arriveranno parecchio più tardi, dopo che le nuove Camere si saranno riunite, verso metà aprile. Ma se nessuna soluzione di governo verrà trovata, il premier resterà a disbrigare «gli affari correnti» per molti mesi ancora. Quanti? Nel libro «La presidenza più lunga», Vincenzo Lippolis e Giulio M. Salerno ricordano come per dar vita al governo Letta ci vollero 127 giorni. Per quello di Dini 123, per il primo di Andreotti ne furono necessari 121. Insomma: se disgraziatamente la crisi del dopo elezioni si rivelasse senza sbocco, e si dovesse votare nuovamente a metà ottobre, il governo Gentiloni potrebbe restare in carica fino a quella data senza bisogno di un voto di fiducia. E del resto, annotava un secolo fa Giuseppe Prezzolini, «in Italia nulla è stabile fuorché il provvisorio». Solo un premier precario da noi può durare a lungo.

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/10/italia/cronache/camere-sciolte-entro-fine-anno-ma-gentiloni-non-si-dimetter-ogXEJdOOrUAi0Up0jru5YM/pagina.html
4064  Forum Pubblico / MONDO DEL LAVORO, CAPITALISMO, SOCIALISMO, LIBERISMO. / Garrick Hileman: "Il bitcoin non è una bolla. Potrebbe diventare la prima vera.. inserito:: Dicembre 11, 2017, 05:51:13 pm
Garrick Hileman: "Il bitcoin non è una bolla. Potrebbe diventare la prima vera moneta globale “

L’esperto del Centre for Alternative Finance dell'Università di Cambridge racconta il passato, il presente e il possibile futuro delle criptovalute.

“Il primo miliardario? Non i fratelli Winklevoss ma Satoshi Nakamoto, il creatore del Bitcoin. In suo possesso ne ha per 14 miliardi di dollari"

Di JAIME D'ALESSANDRO
09 dicembre 2017

ROMA - Garrick Hileman, del Centre for Alternative Finance dell'Università di Cambridge, è una delle massime autorità in fatto di criptovalute e su quanto sta accedendo al Bitcoin ha pochi dubbi. "In apparenza si tratta di un classico caso di frenesia speculativa. Ma ci sono segnali che indicano invece che siamo in una nuova era dal punto di vista finanziario e monetario. Quel che conta è la persistenza: Il Bitcoin già in passato ha raggiunto diversi picchi nelle valutazioni per poi collassare. E' successo nel 2011 e 2014. Ma è sempre tornato a crescere superando il record precedente. Non è quindi una bolla, perché le bolle una volta esplose in genere non ritornano".

Se ne parla come di una moneta ma non si comporta come una moneta.
"No, infatti non lo è. E' un bene virtuale e somiglia molto più all'oro. Pochi lo usano per acquistare altre cose, molti lo scelgono come investimento. Più in generale il Bitcoin potrebbe essere il segno di una nuova Internet completamente decentralizzata e basata sulle blockchain".

Molti pensano che la vera rivoluzione sia proprio la tecnologia che è alle spalle del Bitcoin, ovvero le blockchain. E' d'accordo?
"Non necessariamente. Una blockchain è di fatto un database strutturato in una maniera molto particolare. Raccoglie dati nei suoi nodi che sono sparsi senza che ci sia un centro. Nessuno può modificare quei valori e quindi è una tecnologia trasparente e sicura che può essere applicata a tante cose, come infatti sta accadendo. Ma il valore del Bitcoin ne fa uno dei fenomeni più importanti degli ultimi anni. Attualmente è ben più importante della tecnologia che usa".

Lei comprerebbe dei bitcoin?
"Preferisco non rispondere. Non trovo corretto dare indicazioni in tal senso".
Si dice che i primi miliardari in bitcoin siano i fratelli Tyler e Cameron Winklevoss, gli stessi che hanno accusato Mark Zuckerberg di avergli rubato l'idea di Facebook. Hanno investito pesantemente su questa valuta comprandone 11 milioni di dollari quando il valore era di circa 250 dollari contro i 14mila di oggi.
"Non sappiamo quanti bitcoin hanno in realtà i fratelli Winklevoss. Non hanno mai confermato ufficialmente quell'investimento e nel frattempo potrebbero averli venduti. In ogni caso il primo miliardario dovrebbe essere Satoshi Nakamoto, il creatore del Bitcoin, del quale nessuno conosce la vera identità. Dovrebbe possederne circa un milione, il più grosso patrimonio in bitcoin della Terra, pari a circa 14 miliardi di dollari". 

I Winklevoss hanno un'agenzia di cambio che vende bitcoin per dollari e viceversa. Che tipo di ecosistema finanziario si è creato attorno alle criptovalute?
"Un ecosistema molto immaturo che soffre con regolarità di problemi per l'eccesso di richieste e che per lunghi periodi va offline. Non c'è una vera e propria infrastruttura paragonabile ad un mercato finanziario. Affinché il Bitcoin possa diventare davvero una realtà solida questo tipo di problemi devono esser risolti, anche perché tengono alla larga le grandi istituzioni. Non si può pensare di spendere un milione o un miliardo di dollari su un sistema che crolla ogni due o tre mesi".

Qual'è quindi il reale valore del Bitcoin?
"La legittimazione delle criptovalute è data dal numero di persone che le posseggono e le acquistano, e dal loro valore. In aprile si stimavano fra i 6 e i 10 milioni di persone, oggi sono invece fra i 20 e i 40 milioni. In sei mesi il numero di chi tratta criptovalute è quadruplicato. La velocità ricorda quella delle aziende di maggior successo della Silicon Valley. I bitcoin in circolazione oggi hanno un valore doppio rispetto alla capitalizzazione di Goldman Sachs, è una delle prime venti monete a livello mondiale. E se continua così diverrà la prima vera moneta globale e non più una semplice moneta alternativa. Ma, ovviamente, non è affatto detto che questo accada e che il Bitcoin prosegua nella su ascesa".

© Riproduzione riservata 09 dicembre 2017

Da - http://www.repubblica.it/tecnologia/2017/12/09/news/garrick_hileman_il_bitcoin_non_e_una_bolla_potrebbe_diventare_la_prima_vera_moneta_globale_-183515241/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S3.4-T1
4065  Forum Pubblico / ICR Studio. / Posto un mio brano d'uno scambio d'opinione con un "amico", su FB 11/12/2017 inserito:: Dicembre 11, 2017, 05:48:31 pm

(Premetto che il mio “ciaooo” non è ironico o irriverente è semplicemente la firma di Arlecchino, mio nick-name, sul web da vent'anni).

Chi conosce il mio modo di agire, sa che propongo sul web un sano, continuo stimolo al dialogo, senza polemiche eccessive, senza attacchi personali. Sono da sempre interessato a fatti e realtà del passato o del presente, la cui conoscenza ci permette di mettere a punto idee e concetti proiettati al migliore futuro possibile.
Quindi lo svolgersi di fatti, avvenimenti e iniziative odierni mi interessano solo come punto di partenza nella speranza ci possano portare al Bene nel futuro. Affinché sia meglio pianificato e ancor meglio gestito.
Io penso che la Storia Vera di ogni epoca e settore della nostra vita sociale, debba essere studiata e narrata, senza infingimenti e strumentalizzazioni dagli Storici di professione, non dai politici del momento, che possiedono intenti di indottrinamento dei Cittadini sino a farne dei “tifosi” di parte.
Non possiamo rischiare di diventare una massa di disorientati o peggio sottomessi, ai personaggi (neppure di alto valore) che impiegano offese e falsità come strumenti di guerra personale e per suscitare il timore del Caos.
Noi Cittadini dovremmo essere edotti su ciò che ognuno di loro intende proporre, prima in campagna elettorale e poi realizzare, dopo le elezioni politiche, a favore del Paese, non conoscere il tipo di rabbia personale (vera o fittizia) che tiene in serbo o di quale misura sia l’egoistica ambizione di Potere.
Gli Italiani hanno necessità di conoscere precisi Progetti, non essere nauseati da squallide schermaglie da campagna elettorale noiose e di nessun valore… neppure come “Canovacci da Carro di Tespi).
Tutta la politica come la vediamo oggi ha l’impellenza di essere modificata in meglio, indipendentemente dal colore che ci sbandiera davanti agli occhi della nostra mente. E chi la può mutare in meglio siamo noi Cittadini prima di tutto migliorando noi stessi.

ciaooo
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