LA-U dell'OLIVO
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2191  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / La nuova pista libica per l’attentato del 1982 alla Sinagoga di Roma inserito:: Ottobre 11, 2020, 10:15:07 pm
La nuova pista libica per l’attentato del 1982 alla Sinagoga di Roma | Rep

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
sab 10 ott, 09:13 (1 giorno fa)
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https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/10/09/news/la_nuova_pista_libica_per_l_attentato_del_1982_alla_sinagoga_di_roma-270058002/
 
2192  Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, vanno Difese! Anche da Noi Stessi. / Uniti contro i radicalismi. Nel patto per la Costituzione i valori difesi dal Qu inserito:: Ottobre 11, 2020, 10:12:58 pm
Uniti contro i radicalismi. Nel patto per la Costituzione i valori difesi dal Quirinale | Rep

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
sab 10 ott, 09:06 (1 giorno fa)
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https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/10/09/news/uniti_contro_i_radicalismi_nel_patto_per_la_costituzione_i_valori_difesi_dal_quirinale-270057991/
 
2193  Forum Pubblico / REPUBBLICA ITALIANA, MATRIA PATRIA, NAZIONE, oppure STATO della FEDERAZIONE EUROPEA? / La politica ricordi che non basta la scienza, ... men che meno la partitocrazia. inserito:: Ottobre 11, 2020, 10:11:05 pm
La politica ricordi che non basta la scienza | Rep

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
sab 10 ott, 09:03 (1 giorno fa)
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https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/10/09/news/la_politica_ricordi_che_non_basta_la_scienza-270057596/
 
2194  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / Quello che "trovo" nella mia navigazione Euristica ve lo segnalo. inserito:: Ottobre 11, 2020, 09:44:56 pm

Quello che "trovo" nella mia navigazione Euristica ve lo segnalo.

Ci sono azioni belle che accadono tutt’oggi dobbiamo conoscerle, fanno bene alla nostra perduta serenità.

ciaooo
2195  Forum Pubblico / "ggiannig" la FUTURA EDITORIA, il BLOG. I SEMI, I FIORI e L'ULIVASTRO di Arlecchino. / ... una visita domiciliare immediata, oggi domenica mattina alle 10. inserito:: Ottobre 11, 2020, 09:36:47 pm

Un amico mi segnala d’essere a conoscenza di un avvenimento unico (forse solo raro) che vede protagonista un Medico che, venuto a conoscenza di un problema serio ma non grave patito da un anziano, non suo paziente, ha voluto effettuare una visita domiciliare immediata, oggi domenica mattina alle 10. 

Dopo la visita di quasi un’ora e mezza, completa di anamnesi dei precedenti del paziente e relativi consigli di comportamento, ha richiesto 90 euro di parcella (seguirà regolare fattura).

Ma allora: il bello nella nostra società esiste!

ciaooo 

PS: mi segnalate casi simili della sopravvissuta Bellezza Italiana nei comportamenti sociali.
Rendiamoli noti (se non sono bufale ma, come questa notizia, realmente accaduti e documentabili).
Ovviamente questo della segnalazione, vale anche per i miei lettori esteri (se si iscrivono a LAU e non sono robot).

2196  Forum Pubblico / L.A.U. Libera Associazione Umanitària. L'EVOLUZIONE nel Riformismo e Ambientalismo. / Proviamo a riflettere su qualche tema senza l'angoscia della sintesi ... inserito:: Ottobre 11, 2020, 07:20:50 pm

Post della sezione Notizie
Gianni Cuperlo

Ve lo dico subito, oggi post estenuante, è una lunga conversazione con Umberto De Giovannangeli uscita stamane su Il Riformista.
Proviamo a riflettere su qualche tema senza l'angoscia della sintesi (grave difetto, lo so!).
Se vi va di leggere mi fa piacere.


Buona giornata e un abbraccio

"A unirli è la curiosità intellettuale, molto poco “ortodossa”, e una passione politica che non si fa ingabbiare nei tatticismi e nel battutismo imperanti. Gianni Cuperlo, presidente della Fondazione Pd, vola alto nella sua interlocuzione con Goffredo Bettini. E Il Riformista è il luogo prescelto"
In una intervista a questo giornale, Goffredo Bettini, interloquendo con Mario Tronti, si è detto grandemente preoccupato per l’esaurimento della politica “non solo nelle sue espressioni più manifeste ma per quello che segnala nei movimenti profondi della società”. Condividi questa preoccupazione e da cosa nasce questo esaurimento?
Lasciami dire prima una cosa, il tuo dialogo con Bettini appariva straniato dal contesto a cui siamo abituati e in parte assuefatti e questo restituisce al suo modo di ragionare un taglio che non appartiene all’ordinario. Parto da qui perché quell’esaurirsi della politica di cui parlano lui e Tronti ha molto a che fare con una riduzione del pensiero all’istante. Anni fa si criticavano gli amministratori perché vittime dell’ansia di tagliare nastri, inaugurare opere, e così facendo perdevano la capacità di progettare spazi e comunità nel medio e lungo periodo. Ecco, la politica – i politici, categoria in sé da rifondare – hanno percorso un sentiero analogo e si sono predisposti a gestire un’agenda che quasi mai scollina il trimestre. Il punto è che la società nelle sue mille pieghe non è affatto un motore spento, anzi.

Vuoi dire che la vera vitalità anche sul piano culturale la trovi più facilmente fuori dai partiti che dentro? E che questo vale anche per il Pd?
Voglio dire che appena ti muovi fuori dal perimetro del professionismo questa vitalità la incroci e noi un anno fa in quelle tre giornate di Bologna dedicate al mondo degli anni 20 lo abbiamo visto. Non sono solo le aggregazioni storiche, sindacati, categorie economiche, l’associazionismo organizzato nel welfare, è un reticolo fitto di iniziative dal basso, spesso spontanee, esperimenti editoriali, penso a una realtà giovane come Pandora, vedo un ritorno di interesse verso la formazione dopo decenni di ironie sulle Frattocchie. Quello che manca è uno sbocco di tutto questo in movimenti dotati della forza manifestata in altre stagioni. Non sono vuote le piazze che per fortuna sanno anche riempirsi, dai ragazzi di Friday for Future alle sardine. A mancare è la capacità di tradurre quella ricchezza in un punto di vista capace di condizionare la politica o parte di essa. I movimenti, i grandi movimenti, questa forza l’hanno sempre coltivata, magari poi fallivano nella meta però l’ambizione c’era. Il pacifismo, l’ambientalismo, il pensiero femminista, in quelle parabole era iscritta la volontà di rifondare l’identità della politica, il particolare conteneva una visione che investiva il resto.
Scusa, mi stai dicendo che il problema non starebbe in ciò che sono diventati i partiti ma in quello che non sarebbero più i movimenti?
No, ti sto dicendo che se per un quarto di secolo avanza una liquidazione o liquefazione dei partiti senza più una lettura dei mutamenti, se si teorizza che l’identità della nuova aggregazione si riassume nelle regole statutarie sulla scelta del leader, poi è difficile stupirsi di un progressivo deserto delle idee, almeno nel cuore della rappresentanza e questo finisce col togliere ossigeno anche ai movimenti. Sai dove si misura di più questo scarto?
Dove?
Nella gestione del tempo da parte della classe politica. Oggi quel tempo è divenuto una variabile irrinunciabile della competizione, dentro e fuori il partito. La giornata del dirigente o del deputato è scandita dal bisogno di tenere sempre acceso il canale web che lo lega al suo insediamento, si tratti di una quota di elettorato o di una posizione gerarchica nella propria corrente. Abbiamo professionalizzato quella branca del lavoro intellettuale, ma non nel verso indicato da Weber. Abbiamo preso contromano e derubricato la vocazione, il beruf, a “mestiere” dove sono richieste alcune capacità ma di ordine informatico e comunicativo. Estetica, profilo pubblico, linguaggio o la narrazione hanno soppiantato percorsi che affondavano in verifiche del grado di maturità e competenza. Se oggi azzardi un ragionare simile non vieni compreso perché almeno un paio di generazioni hanno conosciuto solamente quella pratica. Proporne una diversa equivale a introdurre una nuova lingua che però nell’immediato non serve a presidiare la posizione acquisita e così si procede per inerzia, ma impoverendo sempre di più l’insieme.
Detta così pare una condanna senza appello della politica e di chi la fa.
Invece no, perché se da un lato vedo il problema per come te lo descrivo dall’altro a colpirmi è il fatto che sono i giovanissimi, i ventenni, a mostrarsi meno dipendenti da questi riflessi e allora mi chiedo se la precarietà che vivono ogni giorno sulla pelle non li stia spingendo anche a una modalità diversa di partecipazione e iniziativa. Se ci pensi nel No al referendum la percentuale più elevata è stata la loro, come si fossero in parte vaccinati dal riflesso populista della caccia alla “casta”.   
“Magari il problema fosse cancellare il M5S – sostiene Bettini -. Il problema siamo noi che attraverso la politica non siamo riusciti a prendere le misure al tumulto degli avvenimenti dopo l’89 e il ’92.”. È un ritardo incolmabile?
Con parole diverse credo sia il concetto appena accennato. In quel triennio si è azzerato un intero sistema politico-istituzionale e ne è sorto un altro. Se metti a confronto la scheda elettorale delle elezioni del 1987 con quella del 1994, nella quota proporzionale, vedrai che non un solo simbolo della prima torna nell’altra. Ora, quando si verifica un rivolgimento del genere di solito si è consumata una guerra o una rivoluzione, nel caso nostro fu una rivoluzione pacifica anche se qualche vittima la produsse, ma non è stata accompagnata da una revisione della missione in capo alle nuove identità che subentravano al vecchio.
Rino Formica o Claudio Martelli ti direbbero che più che una rivoluzione quella fu una controrivoluzione servita solo a smantellare un ordine che aveva retto per quasi mezzo secolo senza costruirne un altro che non fosse la distruzione dei partiti di governo.
Guarda, non so se sia pertinente, ma con qualche forzatura preferirei recuperare la formula di Gramsci sulla crisi che “consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere. In questo interregno – aggiungeva – si verificano fenomeni morbosi”. Una deriva giustizialista o lo stesso irrompere del populismo forse si debbono leggere anche così, come fenomeni morbosi che hanno trovato un terreno fertile nel disarmo della critica, in una semplificazione al limite della banalità del discorso pubblico, nel rovesciamento del concetto di leadership, da avanguardia dotata del coraggio di una strategia, se necessario in urto col proprio insediamento, al mito di un “capo” baciato dalla grazia di interpretare meglio umore e pancia del popolo. Però è proprio questa presa d’atto combinata alla prova che la pandemia ci mette di fronte a imporre un altro impianto. E su questo, ti stupirò, ma sono un incorreggibile ottimista anche se sento che per riuscirci bisogna avere l’onestà di riconoscere gli errori compiuti.

“Avendo Veltroni gettato la spugna dopo aver ottenuto il 34% alle politiche, si rese manifesta la conclusione di quella stagione piena di speranze e che solo lui in quel momento poteva interpretare al livello massimo. Da allora parlare di una "vocazione maggioritaria" intesa come ambizione di occupare "fisicamente" tutto o la gran parte dello spazio del campo progressista e democratico porta, come si è visto, solo all'isolamento, all'autosufficienza boriosa, alla mancanza di iniziativa unitaria verso i possibili alleati. Si deve parlare piuttosto di "ispirazione maggioritaria". Che significa un'altra cosa: mantenere nella propria proposta e prospettiva politica una capacità di parlare a tutti gli italiani e di caratterizzarsi come una grande forza democratica e nazionale”. Bettini archivia quella stagione. Su questo concordi?
Ma vedi, questo è esattamente uno dei limiti sui quali poco si è riflettuto. La ricordi la stagione di Veltroni alla guida del Pd? Dal discorso del Lingotto in avanti aveva suscitato un entusiasmo vero e la sua campagna elettorale credo sia stata la più coinvolgente degli ultimi decenni. Dopo la sconfitta onorevole alle politiche vennero le difficoltà che lo spinsero a lasciare, ma a non convincermi è l’idea che quel disegno – il partito a vocazione maggioritaria inteso come venne inteso – sia tramontato per motivi soggettivi. Piuttosto tendo a pensare che alcune premesse di quel disegno non abbiano retto la prova e non perché Veltroni non c’era più, perché se un progetto politico è giusto la sua sorte non dipende dal singolo. Semplicemente quella vocazione maggioritaria era costruita su un’idea di società dove evaporava il conflitto, ma questo prosciugava il terreno sotto i nostri piedi. L’idea che oramai l’imprenditore e l’operaio avessero gli stessi interessi e bisogni era una lettura che confliggeva con la natura di vaste corporazioni serrate a difesa dei propri tornaconti. La stessa spinta alla modernizzazione del paese tendeva a dare di quel processo una visione ecumenica, priva di quelle scelte che inevitabilmente ti portano a indicare le priorità che persegui, quali parti della società vuoi emancipare e promuovere in una redistribuzione di potere.

Non credi però che quel disegno in qualche modo ereditasse una impostazione che veniva da prima e che aveva già portato la sinistra a pensarsi come la legittima interprete di una cultura liberale da sempre assente nella borghesia italiana?
Sì, questo è vero nel senso che a un certo punto, dagli anni ’90 in avanti, l’acronimo TINA (there is no alternative) da mantra della destra ci è penetrato in casa e abbiamo consentito a una precisa ideologia di presentarsi come ricaduta della storia. Su questo Tony Judt ha scritto pagine illuminanti, ma potremmo citare Nadia Urbinati, Marco Revelli o Cacciari e Barca. Ora, appena sollevi questo tema la reazione, anche di parte del mio mondo, è dire che sei prigioniero di una vecchia cultura ostile all’impresa, ma questa è un’accusa insensata. Il punto è se accettiamo anche noi che destra e sinistra siano categorie da archiviare e che la sfida sia tra innovatori e conservatori. Renzi su questo ha costruito parte del suo iniziale successo illustrando il concetto in una prefazione che Carmine Donzelli ha voluto per una ripubblicazione di “Destra e sinistra” di Bobbio. A noi rimane il rimpianto di non aver potuto leggere la postfazione di Bobbio alla nuova edizione però possiamo immaginarcela.

“Da quanto tempo la sinistra è attraversata dal mondo ed è, invece incapace di attraversarlo”, si chiede Bettini. Ed ancora: “Da quanto tempo l’Occidente e la sinistra non riescono a proporre una visione, una idea di società’”. Ti giro le domande. A te le risposte.
E io ti rispondo che non siamo in una morta gora e che c’è vita su Marte. Già prima della pandemia c’erano elaborazioni che si muovevano in controtendenza rispetto a un mainstream trentennale. Atkinson, Piketty, Milanovic, e dopo la pandemia il lavoro di Vittorio Emanuele Parsi sulla vulnerabilità o il saggio di Duflo e Banergijee su una buona economia per tempi difficili, le proposte del Forum Disuguaglianze e Diversità, permettimi di aggiungere il documento su “Radicalità per Ricostruire” che alcuni di noi hanno presentato a fine luglio e che stiamo discutendo in diverse città. Non sono le idee, compresa qualche eresia, a difettare. Il punto è quale grado di permeabilità possiede una forza come il Pd rispetto agli stimoli che riceve da fuori.

Però proprio quel Pd e il suo segretario Zingaretti dalle ultime elezioni sono usciti più che rinfrancati.
Assolutamente e con merito perché abbiamo fatto la campagna elettorale per noi e pure per gli altri. Il voto è stato un successo per tanti motivi, l’ennesima sconfitta di Salvini, il governo uscito rafforzato, la conferma che gli elettorati di Pd e 5 Stelle sono capaci di unirsi nel fare fronte contro la destra. Zingaretti ha scommesso su una politica di unità del campo largo e a fronte delle esitazioni spesso opportunistiche dei nostri alleati ha scelto di farsi comunque carico di quella responsabilità e le urne ci hanno premiato. Adesso però è necessario porre al governo il tema del dopo, e la questione non è prendere o meno il Mes (che per inciso è saggio chiedere), ma come si affronta la seconda metà della legislatura dove si decideranno i destini del paese per i prossimi vent’anni. Perché se quelle enormi risorse in arrivo dall’Europa non le sapremo sfruttare nei tempi e modi giusti firmeremo una cambiale sul declino della società e dell’economia italiana.

Più o meno è quanto ripetono tutti, da Cottarelli a Boeri passando per i sindacati e Confindustria.
Sì ma con un aggiunta che mi permetto di fare. A questo punto, dopo la quarta recessione del decennio, compiere gli investimenti giusti, o se preferisci, fare debito buono, non dipende solo dall’efficienza della macchina pubblica, ma dalla capacità di inglobare parte di quelle nuove idee dentro l’agenda di governo, insomma di ripensare con radicalità la nostra cultura lasciandoci alle spalle suggestioni tardo blairiane che non parlano più né agli ultimi né ai penultimi e neppure ai tutelati di prima. Se diciamo che il Pd deve farsi perno di questa sfida la conseguenza è avere il coraggio di presentarci al paese con una identità coerente al cambio d’epoca. Vuol dire ritrovare i motivi di una società non piegata sulla supremazia del profitto a ogni costo, assumere i diritti nella loro universalità evitando di riproporre la contrapposizione tra quelli sociali e gli altri, considerare la parità di genere bussola di modernità, indicare un modello di sviluppo dove gli indicatori del Pil trovino giustizia nel valore che assegniamo loro e non nelle fluttuazioni di Borsa. E tutto questo collocando al centro il primato della dignità umana in ogni sua espressione a partire dal contrasto di quella “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla solo Francesco.

Nell’intervista, Bettini cita Enrico Rossi che “in un incontro molto intenso tra di noi osservava come il popolo è la parte di società che ha più diritto a incarognirsi nell'egoismo se ad esso si toglie "il sogno di una cosa".
Il sogno di una cosa è il titolo del primo romanzo di Pasolini ed è una citazione del giovane Marx, è l’idea che il mondo quel sogno custodisca da tempo e che la prova da affrontare sia prenderne coscienza se la si vuole possedere veramente. Per milioni di persone la traduzione a lungo sarebbe stata il comunismo e Pasolini anni dopo la pubblicazione del romanzo avrebbe descritto i guasti della società italiana di allora, le stragi impunite e una modernità omologante, con severità, ma avrebbe anche descritto il Pci come un “paese nel paese”, un grumo di passioni coltivate da un popolo consapevole del senso di marcia. Tutto questo non ha evitato errori e a volte tragedie, ma se un ammonimento ci resta è l’idea che un partito non può mai ridursi a un programma di governo e un ceto politico che si autotutela. Se accade quel partito in quanto tale semplicemente cessa di esistere e si dà vita a un’altra cosa depurata di una sua etica ed epica. Attorno a noi è cambiato il mondo e dovrebbe essere questa consapevolezza a spingerci verso una riscoperta di passioni forti alla base di uno spirito di appartenenza. Del resto a vent’anni scegli la parte dove stare non perché ti fanno votare alle primarie, ma perché la senti come la parte giusta della storia, quella più vicina ai tuoi valori e bisogni, alla tua utopia. Magari non sarà più il sogno di una cosa, mi contenterei fosse il desiderio incompiuto di correggere il mondo per come è.

Da Fb del 9 ottobre 2020  Gianni Cuperlo.
2197  Forum Pubblico / DOMANESIMO E' IL FUTURO, come lo disegniamo per i nostri nipoti? / LIliana Segre e la staffetta con i giovani: “Ora tocca a voi combattere l’odio” inserito:: Ottobre 11, 2020, 12:24:54 pm
LIliana Segre e la staffetta con i giovani: “Ora tocca a voi combattere l’odio” | Rep

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
sab 10 ott, 09:06 (1 giorno fa)
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https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/10/09/news/ragazzi_rifiutate_l_odio_e_sarete_liberi_la_lezione_piu_bella_di_liliana_segre-270057866/
 
2198  Forum Pubblico / REPUBBLICA ITALIANA, MATRIA PATRIA, NAZIONE, oppure STATO della FEDERAZIONE EUROPEA? / Lega, la tentazione "moderata": addio a Le Pen e ai sovranisti inserito:: Ottobre 11, 2020, 12:02:15 pm

Lega, la tentazione "moderata": addio a Le Pen e ai sovranisti | Rep

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
sab 10 ott, 09:14 (1 giorno fa)
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https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/10/09/news/lega_la_tentazione_moderata_addio_a_le_pen_e_ai_sovranisti-270056773/
 
2199  Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / World Food Programme, il Nobel per la Pace a chi lotta contro la fame nel mondo inserito:: Ottobre 11, 2020, 12:00:35 pm
World Food Programme, il Nobel per la Pace a chi lotta contro la fame nel mondo | Rep

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
sab 10 ott, 09:04 (1 giorno fa)
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https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/10/09/news/premio_nobel_pace_2020_world_food_programme_wfp_nazioni_unite_onu_fame_nel_mondo-270049907/
 
2200  Forum Pubblico / DIVENTATO = I.C.R. MARKETING & COMUNICAZIONE SOCIALE. / ... perché la puzza di ipocrisia mi intasa le narici ogni giorno di più. inserito:: Ottobre 10, 2020, 11:43:20 am
Sassari, a scuola senza astuccio, non si può prestare la penna e per 5 ore non fa nulla - La Repubblica

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
10:56 (43 minuti fa)
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https://www.repubblica.it/cronaca/2020/10/09/news/sassari_a_scuola_senza_astuccio_non_si_puo_prestare_la_penna_e_per_5_ore_non_fa_nulla-270048437/
 
2201  Forum Pubblico / DIVENTATO = I.C.R. MARKETING & COMUNICAZIONE SOCIALE. / QUALE NORDEST? - di FEDERICO GNECH inserito:: Ottobre 10, 2020, 08:22:01 am
Il Veneto paradigma della catastrofe Pd | AgenSIR

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Arlecchino Euristico
gio 8 ott, 22:11 (2 giorni fa)
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https://www.agensir.it/territori/2020/09/30/il-veneto-paradigma-della-catastrofe-pd/

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2202  Forum Pubblico / DIVENTATO = I.C.R. MARKETING & COMUNICAZIONE SOCIALE. / l'Antitrust apre un'istruttoria verso 13 società fornitrici di luce e gas inserito:: Ottobre 09, 2020, 11:40:04 pm
Mancanza di trasparenza: l'Antitrust apre un'istruttoria verso 13 società fornitrici di luce e gas

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Arlecchino Euristico
23:36 (0 minuti fa)
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L'Authority rileva la possibile mancanza di trasparenza sulle voci aggiuntive di costo al momento della stipula dei contratti nel mercato libero

https://www.repubblica.it/economia/2020/10/09/news/mancanza_di_trasparenza_l_antitrust_apre_un_istruttoria_verso_13_societa_fornitrici_di_luce_e_gas-269952304/

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2203  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / Anais Ginori. - Macron, il Mediterraneo e la guerra del gas inserito:: Ottobre 09, 2020, 11:34:41 pm

Macron, il Mediterraneo e la guerra del gas

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Rep: | Luci da Parigi <rep@repubblica.it> Annulla iscrizione
17:36 (5 ore fa)
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Rep: Luci da Parigi di Anais Ginori
 

9 ottobre 2020

Buongiorno da Parigi,

Altre quattro città francesi in allerta massima sull'emergenza sanitaria: Lille, Lione, Grenoble, Saint-Etienne. Per questi comuni saranno varate nuove restrizioni come chiusura di bar, palestre e altri impianti sportivi (salvo per i minorenni), dimezzamento degli studenti in presenza nelle università. Gran parte della Francia è ormai tra la categoria rosso e “rosso scarlatto” che scatta in base a tre criteri: tasso di nuovi contagi superiori a 250 ogni 100mila abitanti, a 100 per le persone sopra ai 65 anni, e oltre il 30% dei posti in terapia intensiva occupati da pazienti Covid.

 
Ieri per il secondo giorno consecutivo la Francia ha registrato un numero di nuovi contagiati in 24 ore superiore a 18mila, con 76 nuovi decessi, per un numero totale di vittime di 32.521 dall'inizio dell'epidemia.

Sono aumentati di 11 i pazienti in rianimazione (1.427), di 88 quelli in ospedale per coronavirus (7.624).

Gli ospedali sono in affanno in molte zone. Solo nella regione di Parigi, con 50 pazienti in più al giorno nei reparti di rianimazione, si teme un picco insostenibile a fine ottobre.

“La situazione sta peggiorando in diverse città, come succede in altri paesi vicini alla Francia" ha commentato il ministro della Sanità, Oliviér Véran. A Digione e Clermont-Ferrand emergono segnali preoccupanti e le due città passano in “allerta rafforzata”. L'allerta massima riguardava già Parigi e i comuni limitrofi, Marsiglia e Aix-en-Provence.

Ma c’è anche qualche segnale positivo. Dopo un’impennata, la curva epidemica scende o si appiattisce a Nizza e Bordeaux. “Una tendenza positiva si registra a Rennes e a Marsiglia-Aix en Provence. I territori della Nièvre e del Morbihan non sono più in stato di allerta” ha spiegato Véran. “E' il segno che i provvedimenti adottati dai sindaci stanno funzionando” ha proseguito il ministro aggiungendo che “è presto per cantare vittoria”. Il presidente del comitato scientifico, Jean-François Delfraissy, avverte: “Abbiamo davanti 6 mesi duri ma poi ne usciremo”.

 
I primi 100 giorni di Castex

Il premier Jean Castex, nominato a giugno da Macron per rilanciare l’immagine del governo, va a picco nei sondaggi: ha perso 4 punti in un mese, è al 28% mentre il suo predecessore Edouard Philippe se n’è andato con un glorioso 43%. Secondo un sondaggio di Elabe per Les Echos, Castex non riesce a conquistare i francesi, è inciampato in qualche gaffe durante la sua performance televisa in uno dei talk show politici più seguiti, Vous avez la parole su France 2, come quando ha detto di non aver scaricato l'applicazione StopCovid, l'equivalente della nostra Immuni.

Responsabile della task force che ha organizzato la riapertura del Paese dopo il lockdown, "Monsieur Déconfinement” ha puntato tutto sulla ripresa economica e il piano di rilancio, senza preparare il paese alla seconda ondata della pandemia.

La fiducia dei francesi in Emmanuel Macron è scesa in ottobre per il secondo mese consecutivo, con un calo di 7 punti rispetto ad agosto ed è ora al livello più basso dall'inizio della crisi Covid-19. Il 63% (+6) dice di non fidarsi, e il 35% (+5) che non si fida affatto. Il livello di fiducia dell'attuale capo di Stato è comunque significativamente più alto di quello di François Hollande nello stesso periodo del suo mandato (22%).

Da un punto di vista dell'elettorato, la fiducia in Macron è stabile nel suo partito La République en Marche (75%), tra gli astenuti (25%) e quasi stabile tra gli elettori della destra (39%, -2).


La guerra del gas nel Mediterraneo

L'attivismo di Macron sulla Turchia e nel quadrante del Mediterraneo orientale non si può capire senza conoscere gli interessi economici e geopolitici che si muovono nel nuovo Eldorado per la ricerca e la produzione di gas naturale. Ad agosto, la Grecia ha deciso di schierare fregate da guerra, supportata dalla marina francese, al largo di Kastellorizo.

Dalla Libia alla Turchia, da Israele al Libano e all’Egitto, la mappa delle piattaforme offshore è la chiave di comprensione indispensabile.

Abbiamo indagato su cosa si nasconde dietro nomi che rimandano alla mitologia - Afrodite, Glauco, Calipso, Leviatano - oggi associati a un’altra epica battaglia, che vale miliardi e viene combattuta da governi e compagnie petrolifere. E profuma di gas.


I tesori dell'Africa da restituire

E' stata una promessa di Macron durante uno dei suoi primi viaggi in Africa. In un discorso pronunciato in Burkina Faso nel 2017 il leader francese aveva annunciato di voler risolvere il lungo contenzioso sulle opere d'arte rubate durante il colonialismo. “La gioventù africana deve avere accesso al proprio patrimonio in Africa e non più soltanto in Europa” aveva detto il presidente francese.

Il primo passo sulla nuova via della riconciliazione è cominciato con un progetto di legge che autorizza la restituzione di opere al Senegal e al Benin. Da Parigi torneranno in Benin ventisei opere, in particolare sculture del "Tesoro di Behanzin", provenienti dal saccheggio del palazzo di Abomey nel 1892 e che oggi si trovano nel museo Quai Branly-Jacques Chirac. Il Senegal deve recuperare una spada con fodera che apparteneva a El Hadj Omar Tall, grande figura militare e religiosa dell'Africa occidentale nell'Ottocento.

Il progetto di legge apre una breccia nel carattere inalienabile delle collezioni dei musei francesi dove - secondo una stima pubblicata due anni fa - sono custodite 90mila opere d'arte africane. I conservatori dei musei temono di vedere scomparire parte delle collezioni e c'è anche chi sottolinea il rischio di rimandare un prezioso patrimonio artistico in paesi a forte instabilità politica, con conflitti aperti e garanzie insufficienti per la protezione delle opere.

 
Il ritorno di Houellebecq

Michel Houellebecq torna in libreria. Due anni dopo l'uscita del romanzo Serotonina, esce Interventions 2020, raccolta di interviste e articoli pubblicati nell'ultimo decennio. Dalla sua stima per Donald Trump e Vladimir Putin, alla militanza contro l'eutanasia, alla critica radicale del femminismo, Houellebecq applica il suo malinconico cinismo a temi e personaggi dell'attualità.

E la polemica con lui è sempre garantita. Vale per i suoi romanzi, nei quali è abituato a inserire opinioni e considerazioni politiche. Ed è ancora più vero quando si esprime come intellettuale.

In attesa di leggere la traduzione che arriverà in Italia a maggio (La Nave di Teseo), vi proponiamo un'anteprima.

 
La risposta di Carrère

Lo scrittore risponde all'ex moglie Hélène Devynck che lo accusa di aver scritto della loro relazione nonostante un contratto che lo vincolava alla privacy dopo il loro divorzio, due anni fa. Uno dei più famosi autori francesi, noto per aver interpretato con maggior successo il genere dell'autofiction, si trova nel mezzo di un dibattito che tocca il cuore della libertà letteraria. “So quanto sia complicato per una persona reale essere in un libro, ma anche non esserci” osserva lo scrittore che confessa di non “biasimare” l'ex moglie.

Il romanzo di Carrère, già in testa alle classifiche e tradotto in Italia da Adelphi a primavera, racconta la depressione che ha attraversato nel 2015, il successivo internamento psichiatrico e il soggiorno sull'isola di Leros che ha segnato l'inizio della sua ricostruzione psicologica. Al centro del romanzo c'è però un non detto: la separazione con Devynck. L'autore ci gira intorno con un forma narrativa che ha definito “ellisse narrativa”.

Abituata a entrare nei romanzi di Carrère, con dovizia di particolari su drammi famigliari e fantasie erotiche, Devynck aveva deciso di proteggersi dall'ex marito con un contratto legale.

“Le avevo dato la possibilità di leggere eventuali passaggi che la riguardassero” ammette ora Carrère. “E' quello che ho fatto” prosegue, confessando di aver fatto diversi tagli. "Il tema di Yoga non è la nostra separazione” continua la replica di Carrère. “Il libro parla dei miei tentativi di raggiungere una certa serenità e delle forze psichiche che per tutta la vita hanno minato questi tentativi”.

Parlare di depressione senza sfiorare la crisi coniugale era impossibile, aggiunge l'autore. “Ho scelto di farlo in maniera minima, parlando sempre di Hélène con rispetto e gratitudine”. Quello che rimane nel libro, aggiunge, “è la traccia di quella scomparsa”. “Penso che in definitiva sia il modo più accurato di elaborare il lutto per un amore che pensavo sarebbe durato per sempre".

 
La zucca sul tetto di Parigi

L'appuntamento è al padiglione 6 di Paris Expo, il centro fieristico Porte de Versailles a ovest della capitale. "Ci vediamo in cima all'ultima rampa", spiega al telefono Pascal Hardy, fondatore di Nature Urbaine, l'avveniristico progetto inaugurato qualche mese fa. Sull'immenso lastrico solare tre ragazzi stanno controllando la maturazione delle zucche. Indossano cappello di paglia e guanti da giardiniere. Un'immagine campestre a pochi passi dal périphérique, il raccordo anulare dove sfrecciano macchine a ogni ora del giorno.

Nel 2007 l'ingegnere agronomo cinquantenne è rimasto paralizzato alle gambe. Un albero crollato addosso durante una tempesta. Si definisce "vittima del riscaldamento globale" e spiega che quell'incidente ha accelerato la sua presa di coscienza sull'urgenza ecologica, intorno a espressioni come chilometro zero, sovranità alimentare, biodiversità.

Quattro anni fa ha creato due società che sviluppano progetti di agricoltura urbana e si occupano già di una decina di luoghi in tutta la Francia.

Oggi la fattoria verticale Nature Urbaine di Parigi copre un terzo della superficie totale prevista, 14mila mq. Quando l'intero progetto sarà completato, entro il 2022, diventerà il più grande orto urbano sospeso. Siamo andati a visitare (e assaggiare) il giardino di primizie di Hardy.

 
Luci da Parigi torna venerdì prossimo. Mi potete mandare messaggi e segnalazioni sulla mia email (a.ginori@repubblica.it).

Buon weekend.

Anaïs Ginori


Da - Repubblica





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Come si cura il Covid, oggi

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Arlecchino Euristico
17:38 (5 ore fa)
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https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/20_settembre_30/coronavirus-come-si-puo-curare-oggi-l-infezione-poche-opzioni-efficaci-c74c8442-0169-11eb-af0b-6e1669518b1a.shtml

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Azzerare le commissioni al bancomat, la campagna di Adiconsum

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Arlecchino Euristico
19:22 (3 ore fa)
a me

Per chi vive nei piccoli Comuni, spesso è necessario spostarsi per trovare l’Atm della propria banca. Ma con le restrizioni decise dal governo si rischia una multa molto più salata

https://www.repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/diritti-consumatori/2020/04/10/news/azzerare_le_commissioni_al_bancomat_la_campagna_di_adiconsum-253486868/

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