LA-U dell'OLIVO
Settembre 29, 2024, 12:58:47 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
  Home Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
  Visualizza messaggi
Pagine: 1 ... 206 207 [208] 209 210 ... 222
3106  Forum Pubblico / NOI CITTADINI, per Civismo, Conoscenza e Consapevolezza. / Dalle-sardine-arriva-il-no-al-taglio-dei-parlamentari e ... nessuno si stupisce. inserito:: Agosto 18, 2020, 10:44:25 pm
(nessun oggetto)

Posta in arrivo
x
ggiannig <ggianni41@gmail.com>

a me

https://www.open.online/2020/08/18/dalle-sardine-arriva-il-no-al-taglio-dei-parlamentari-attacco-buffagni-m5s-amici-dei-benetton/
 
3107  Forum Pubblico / Il MONITORE. ORSI, LUPI E TUTTA LA NATURA CI RIVOGLIONO ESSERI UMANI. / L.A.U. - Libera Associazione e Umanitarismo, nell'Ulivo. inserito:: Agosto 18, 2020, 06:27:27 pm
LAUDELLULIVO diventa da oggi 16 agosto 2020

L.A.U. - Libera Associazione e Umanitarismo, nell'Ulivo.

Libera, Laica, Democratica, Indipendente, Europea, Ambientalista e Non violenta.  

Aperta verso i pensieri di altri Progressisti e Riformatori, ma senza dipendere da alcuno.



L'idea nasce il 16 agosto 2019 e oggi si pubblica.

http://forum.laudellulivo.org/index.php/topic,15808.0.html

3108  Forum Pubblico / REPUBBLICA ITALIANA, MATRIA PATRIA, NAZIONE, oppure STATO della FEDERAZIONE EUROPEA? / Riflessioni di un vecchio Darwin. MERITOCRAZIA DELLA LEGA. inserito:: Agosto 18, 2020, 06:20:41 pm
Facebook © 2020

 Riflessioni di un vecchio Darwin.
 
MERITOCRAZIA DELLA LEGA.
Chi si è dimostrato uno dei più importanti scienziati, quello che più di tutti ha colto l'obiettivo per contrastare l'epidemia da Covid 19, viene messo da parte come un ferrovecchio da rottamare.

Quando si parla di distruzione della capacità di rinascita dell'Italia, si parla di questo atteggiamento che non tiene in considerazione i migliori.
Più importante è sostenere il più fedele ed utile al proprio potere che il benessere dei cittadini.

STRINGENTE IL PARALLELO CON QUANTO ABBIAMO VISTO NELLA ASST BERGAMO EST.
Fulminante la fotografia mostrata dal prof. Crisanti.
"Qui si valuta la fedeltà politica più delle capacità tecniche, di visione e analisi" dice Crisanti, ancora una volta senza peli sulla lingua. "Nel nostro laboratorio è stata decifrata l'epidemia ed è stato fatto l'unico lavoro scientifico di cui si parla nel mondo. Queste cose vengono ignorate e io ne prendo atto".

LA CABINA DI REGIA PASSA A TREVISO.
"Nell'ospedale che non solo ha fatto pochissimo lavoro di analisi durante l'epidemia" chiarisce Crisanti "ma che ha registrato un numero altissimo di infezioni. Evidentemente è così che vengono definiti gli standard qui. Ed è disarmante che presupposti valori di fedeltà prevalgano sulla salute pubblica. Io non ho nulla contro Rigoli, sia chiaro, ma dal punto di vista scientifico, la sua capacità di analisi e le sue pubblicazioni parlano da sole e parlano chiaro"

AGGIUNGIAMO IL RICORDO DELLE EPIDEMIE DI TUBERCOLOSI NEL TREVIGIANO LO SCORSO ANNO.
La contesa tra Zaia e Crisanti inizia 24 ore dopo il primo morto di coronavirus in Italia, il 21 febbraio scorso a Vo'. Crisanti rende pubblico un carteggio in cui proponeva alla Regione di effettuare il tampone a tutti coloro che rientravano dalla Cina, anche agli asintomatici. La Regione Veneto gli risponde picche, paventando pure il danno erariale. È, di fatto, l'inizio della fine. Zaia nei suoi 130 giorni di conferenze stampa quotidiane in piena emergenza occupa la scena pubblica e uccide la campagna elettorale per le elezioni regionali del 20 e 21 settembre prossimi. L'unico a tenergli testa è proprio Crisanti, che rivendica di essere il padre dei tamponi a tappeto e non intende dividerne il merito con nessuno, tanto meno con il governatore del Veneto.

Guarda caso lo sfidante di Zaia alle elezioni regionali è Arturo Lorenzoni, professore dell'Università di Padova, decisivo alle ultime amministrative a Padova per la vittoria del democratico Sergio Giordani sul leghista Massimo Bitonci.

CARI CITTADINI VENETI, ECCE HOMO.
QUESTA E' LA CAPACITA' DEL SIG. ZAIA DI VALUTARE IL VALORE DEGLI UOMINI E RENDERE GIUSTO MERITO.
SPERIAMO SOLO CHE NON CI SIANO CONSEGUENZE NEGATIVE PERICOLOSE NELLA GESTIONE DELL'EPIDEMIA IN VENETO, COSA CHE RAPPRESENTA UN RISCHIO NON SOLO PER IL VENETO MA PER TUTTA ITALIA.
COME ABBIAMO PURTROPPO APPRESO DALLE VICENDE LOMBARDE.
POSSIAMO SOLO AUGURARE BUONA FORTUNA A ZAIA, CHE NON COMPROMETTA L'ITALIA.
TEMIAMO L'INNALZAMENTO DEL FATTO R0 REGISTRATO IN VENETO.
PERO' RESTA LA VALUTAZIONE DEL VALORE DELLE PERSONE.
CHE TRATTASI DI COMPORTAMENTO SOVIETICO.

https://www.repubblica.it/…/coronavirus_zaia_cambia_il_si…/…

Da Fb del 4 agosto 2020
3109  Forum Pubblico / DIVENTATO = I.C.R. MARKETING & COMUNICAZIONE SOCIALE. / 22 settembre 2019. Il Sistema Sanitario nelle mani delle Regioni. inserito:: Agosto 18, 2020, 06:15:38 pm

Gianni Gavioli‎ a Arlecchino Euristico.

22 settembre 2019 ·

Sono anni che con la maschera virtuale di Arlecchino esprimo opinioni critiche e sollecitazioni inascoltate, in merito a una delle due colonne portanti della nostra vita individuale e sociale: il Sistema Sanitario Nazionale. (L'altra colonna è il mondo del Lavoro).

Da persone sane molto non si vede dall'esterno, altri lo intuiscono per incontri occasionali con il Sistema, anche perché poco e in modo superficiale ci informano i Media.

Quindi per la Popolazione riesce difficile rendersi conto del lavorio quotidiano dei “vertici” e del personale sanitario comandato a cui è richiesto di “sgretolare”, senza perdere i contributi statali, il Sistema Sanitario nelle mani delle Regioni.

Sono i malati che vivono le nefandezze dell’assistenza medica pubblica ad averne esperienza e soffrirne, soprattutto sono i malati cronici, gli anziani, i poveri che rifiutati o beffeggiati trascurano di curarsi perché senza mezzi per pagarsi il privato, poi i timidi ben educati che subiscono arroganze o si accontentano delle furbe spiegazione, degli addetti comandati ad eseguire metodiche e tecniche di dissuasione indegne, (dismissioni immediate dai P.S. se non in condizioni pessime, respingimenti scaricati sui parenti, dimissioni da reparti ospedalieri troppo precoci, che hanno generato anche casi con esiti letali, etc. etc.)

La volontà di scaricare sul Cittadino il costo del curarsi, è gestito in modo infame e nella peggiore ipocrisia, la strategia di spostare nel servizio privato la gestione della salute pubblica la si è portata avanti in modo subdolo, alzando piccole ma costanti e crescenti barriere ostacolando le procedure, con prenotazioni a distanza di mesi o addirittura di un anno (mammografie e visite di controllo in genere), oppure con dirottamenti in ambienti sanitari lontani o con evidenti manchevolezze del compito, con visite mediche superficiali e frettolose (anche in regime a pagamento per ottenerle subito nell'ospedale stesso) etc. etc.).

Hanno fatto mancare i letti in ospedale, hanno chiuso reparti che non “rendevano” economicamente (tanto ci dirottano nel Privato, quando c’è posto che spesso è riservato ai “raccomandati”), hanno eliminato medici ospedalieri ma non per abbattere i costi o per fare spazio a nuovi medici, ma per rimpolpare con le squadre di medici ospedalieri il settore privato. Ci sarebbe molto altro da dire.

Ma che lascia interdetti i più informati, se non sono distratti, il notare la stupidità (narrata bene dal Prof. Cipolla) di molti di noi che si forzano nel dirci che abbiamo anche buoni medici (ovviamente esistono e non sono pochi) e che abbiamo una buona sanità.

A parte il fatto che se quella attuale esprime ancora buona sanità, figuriamoci come starebbero i fatti positivi se si sfruttasse l’italico DNA (mischiato con cento popoli) che potrebbe permetterci infiniti record di buona salute, da offrire al Mondo.

Il punto è un altro è la presa d’atto con delusione di come la categoria sindacale dei medici, affondata nella melma della Sanità attuale preferisca farsi passare da vittima, senza fare nulla per denunciare il "denunciabile" del malaffare nel Sistema Sanitario Regionale (soprattutto in certe regioni anche del Nord).

In tal modo dimostrano soltanto (e la gente comincia a capirlo) quanto sia facile che le vittime divengano carnefici o nei casi meno peggiori complici, è sufficiente subire in silenzio situazioni da denuncia, … o peggio esserne corrotti.

ciaooo
Da Fb il 16 agosto 2020
3110  Forum Pubblico / MONDO DEL LAVORO, CAPITALISMO, SOCIALISMO, LIBERISMO. / PERCHÈ LA SINISTRA NON HA ANCORA UN SUO “ROUSSEAU”? inserito:: Agosto 18, 2020, 06:11:17 pm
PERCHÈ LA SINISTRA NON HA ANCORA UN SUO “ROUSSEAU”?

DIEGO CECCOBELLI
   17 Agosto 2020

Con l’ultima entrata in scena di “Rousseau” negli equilibri politici italiani, è ripartita la solita litania che oramai caratterizza gli ambienti progressisti italiani ogni volta che questa piattaforma digitale interviene a indirizzare l’azione politica del Movimento 5 stelle: “non si possono affidare le sorti del paese a un click su uno schermo!”; “diciamo no a questa dittatura del click!”; “poche migliaia di persone stanno distruggendo la nostra democrazia con un sì o no dal proprio computer, vergognoso!”.

Strano, perché un tempo a sinistra internet e la partecipazione politica “non tradizionale” hanno rappresentato la speranza e la via maestra da seguire per ribaltare l’egemonia politica e culturale delle destre. Insomma, in questi anni ci saremmo aspettati una piattaforma simil-Rousseau del PD o a disposizione degli iscritti di altri partiti della sinistra italiana. Perché tutto questo non è avvenuto e sembrerebbe ancora lontanissimo dal realizzarsi?

Internet = boccata d’ossigeno per la democrazia
Quando Internet ha iniziato a divenire parte della quotidianità politica, i primi a gioirne sono stati gli elettori e soprattutto gli intellettuali vicini ai partiti progressisti: «finalmente i cittadini potranno partecipare ancora più attivamente alla vita politica», sostenevano. Poi è arrivato Barack Obama. Era il 2008. E questo auspicio è sembrato trasformarsi in realtà. Obama non ha infatti vinto «grazie a internet», ma senza la presenza della rete non avrebbe sicuramente potuto fare affidamento su tutta quella serie di risorse, umane ed economiche, che gli hanno garantito la vittoria nel 2008, poi la rielezione nel 2012. Gli Stati Uniti uscivano da otto anni di governo di destra. Otto anni di George W Bush. Il ritorno al potere del Partito Democratico negli Stati Uniti è stato dunque associato alle prime elezioni con anche internet.

Con l’elezione di Barack Obama e questo entusiasmo dettato dalla possibilità di utilizzare un nuovo strumento per facilitare la (ri)salita al potere della sinistra, anche gli ambienti progressisti italiani hanno subito iniziato a tessere le lodi delle rete. «Dobbiamo fare come Obama», sostenevano. «Internet è partecipazione, è coinvolgimento dei cittadini. Quindi è una roba di sinistra. Finalmente possiamo tornare a dire la nostra». Queste alcune delle opinioni espresse in quel momento storico. Al governo c’era Silvio Berlusconi. Il leader della TV. Quello che secondo alcuni era salito al governo grazie all’opera di istupidimento di massa operato dalle sue televisioni. Con l’avvento di internet e delle possibilità di partecipazione permesse dalla rete, l’equazione è stata presto fatta: TV = destra e Berlusconi, internet = sinistra e Obama. Insomma, secondo questa narrazione anche in Italia, grazie a internet, la sinistra avrebbe potuto ribaltare il potere mediatico e culturale delle destre, in quel momento storico incarnato da Silvio Berlusconi.

Contrordine compagni, internet = manipolazione di massa
Poi però è arrivato il Movimento 5 stelle e il suo 25.6% alle elezioni del 2013, poi il 32.7% a quelle del 2018. A questi dati si è aggiunta la crescita delle destre in molti paesi non solo europei, fino all’elezione di Donald Trump nel 2016, frutto anche di un utilizzo molto elettoralmente proficuo della rete. E allora, contrordine compagni! Questo internet non è più così roba di sinistra. E via con il cambio di paradigma: troppa partecipazione forse fa male. Troppa partecipazione fa salire al governo le destre perché il popolo è (tornato ad essere) manipolabile dai messaggi molto più forti e semplici delle destre, quindi viva Platone e la tesi del governo dei filosofi. Viva la tecnocrazia e la democrazia rappresentativa ben scevra da ogni consultazione dei cittadini che non vada oltre il momento elettorale, evviva pure l’abolizione del suffragio universale già che ci siamo! Come se la richiesta di più partecipazione non fosse più, all’improvviso, uno dei pilastri ideologici della sinistra italiana e mondiale.

Penso a una giovane donna, madre, lavoratrice…
Strano, strano perché in un mondo ideale (quantomeno) il principale partito della sinistra italiana avrebbe contattato da almeno 10 anni i migliori ingegneri informatici di area con l’obiettivo di realizzare una piattaforma di partecipazione telematica. Una piattaforma digitale in cui ognuno dei suoi iscritti abbia la possibilità di iscriversi a un gruppo tematico, ad esempio in base alle proprie competenze o semplici interessi. Una piattaforma dove scambiare opinioni e contribuire in maniera concreta e quotidiana all’elaborazione programmatica del proprio partito, sia a livello locale, sia regionale, sia nazionale. Una piattaforma digitale dove poter anche esprimere la propria opinione su alleanze politiche.

È l’idea di una democrazia diretta digitale alternativa alla e nemica della democrazia rappresentativa? No. È partecipazione politica utilizzando anche le moderne tecnologie. Niente di più, niente di meno. Soprattutto, aperta a tutti. Perché non tutti hanno tempo e modo di partecipare a riunioni politiche alle cinque di pomeriggio, il martedì. Molto spesso senza ordine del giorno e con esiti comunque già predefiniti dalla classe dirigente di turno. Classe dirigente molto spesso formata da persone con tanto tempo libero a disposizione. Merce rara, oggi. Penso a una giovane donna, madre, lavoratrice. Chi le dà il tempo, nell’Italia del 2020, di partecipare a una riunione politica di tre ore, dentro la settimana, in un circolo di partito spesso neanche raggiungibile comodamente (anche) per colpa dell’assenza di mezzi pubblici efficienti? Avesse un equivalente di Rousseau, ma fatto meglio, potrebbe anche lei direi la sua. E le farebbe piacere. Forse questo la spingerebbe anche a partecipare a una delle riunioni del martedì alle cinque, sacrificando tempo ed energie alla famiglia e al lavoro. Insomma, questa piattaforma digitale contribuirebbe anche a produrre partecipazione politica “tradizionale”.

(Oggi) sinistra = paura della partecipazione dal basso?
Ecco, una sinistra affamata di partecipazione politica dal basso, avrebbe il suo equivalente di Rousseau. Da almeno 10 anni. E oggi questo forse le farebbe avere più iscritti anche tra i più giovani. Una sinistra come si deve in ogni caso non si prenderebbe beffa della partecipazione politica. La stimolerebbe. Il più possibile. Metterebbe in costante relazione le sue migliori idee. A distanza di un click, darebbe accesso ai suoi iscritti, simpatizzanti ed elettori a tutte le buone pratiche sviluppate dai suoi amministratori nei diversi comuni e regioni italiane. Invece no. Oggi la sinistra è quella che ha paura della partecipazione. Che la banalizza. La schernisce. E santifica unicamente il ruolo della democrazia rappresentativa e delle sue istituzioni. Strano, perché la partecipazione diretta è condivisione. È apertura. È coinvolgimento. È divisione del potere. Robe di sinistra, in teoria.

Perché non sfruttare al meglio questa innovazione tecnologica?
Attenzione però, chi scrive non sta supportando la tesi della democrazia digitale o della partecipazione politica ridotta a un semplice click. Partecipazione è confronto collettivo. È vedersi in faccia. È discutere e influenzarsi a vicenda. È tesi, antitesi e sintesi. E la partecipazione politica diretta non può certo essere ridotta a un plebiscito o alla semplice scelta tra un sì e un no a cadenza mensile o settimanale dal proprio smartphone mentre si torna a casa dal lavoro. Senza mediazioni, senza interazioni, senza dibattiti, senza scendere mai in strada. Ma se un’innovazione tecnologica può aiutare tante cittadine e cittadini a partecipare in maniera più efficace e con maggiore frequenza alla vita politica della propria città, regione, paese o semplice vita di partito, perché non sfruttare al meglio questa occasione, magari anche regolamentandola, invece di demonizzarla?

Rinnegare parte della propria identità per non apparire simili a un competitor politico non si sta rivelando, finora, una scelta così lungimirante. Così facendo, si sta deliberatamente scegliendo di privarsi di uno dei primi antidoti all’egemonia politica e culturale della destra e dei nuovi populismi contemporanei: la partecipazione, propositiva, organizzata, anche tramite una piattaforma digitale. Una roba (tanto) di sinistra, in teoria.

Da - https://www.glistatigenerali.com/partiti-politici/perche-la-sinistra-non-ha-ancora-un-suo-rousseau/
3111  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / LA FINE DEI GIORNALI O DEL GIORNALISMO? inserito:: Agosto 18, 2020, 06:08:54 pm
LA FINE DEI GIORNALI O DEL GIORNALISMO?
   
OSCAR NICODEMO
17 Agosto 2020

Un presidente americano, Thomas Jefferson, ebbe a dire che: “Tra un governo senza giornali e giornali senza un governo, non esiterei a preferire quest’ultima ipotesi”. Al di là della personalità del suo autore, il precetto la dice lunga sull’importanza che, da sempre, la cultura anglosassone attribuisce alla carta stampata, anche se in calo di vendite. Tanta considerazione per il mezzo d’informazione più antico ha certamente come fondamentale riferimento il rispetto di un codice etico ed estetico irreprensibile, da cui i critici dei paesi anglofoni, nella maggior parte, non prescindono con tanta abnegazione e allegria, come avviene nella nostra nazione.

Da noi, oltre a non poter dare per scontato che gli articolisti dei quotidiani siano titolari di una capacità di scrittura sobria e di facile assorbimento, resta da appurare se essa assecondi un qualsivoglia principio morale. Un giornale, dunque, che dia, oltremodo, la sensazione di perseguire un interesse di parte, dichiarando, invece, di divulgare un’opinione libera, diventa irrimediabilmente insopportabile ed illeggibile. Perché mai, allora, un’osservazione che si presenta posticcia sin dal titolo che la propone all’attenzione dei lettori dovrebbe suscitare interesse? Capita, di sovente, che i protagonisti della politica diffondano dichiarazioni di una inutilità sconcertante, senza che i giornali più autorevoli e i critici che vi scrivono stigmatizzino, in virtù di un comune senso del pudore e da par loro, l’evolversi e l’intreccio di una comunicazione tanto vacua, impegnata a ricamare intorno agli slogan camuffati da notizia.

Eppure, basterebbe raccogliere un po’ di opinioni tra i pochi lettori rimasti per notare quanto questi siano profondamente delusi da un’informazione che si consuma per inerzia, passivamente, per incontrollata abitudine. La scarsa pertinenza dei contenuti, prima ancora che uno stile aggressivo e prevaricante, allontana sempre più le nuove generazioni dalla lettura, le cui esigenze reclamano un linguaggio chiaro, inequivocabile, diretto. Mentre, il giornalismo imperante, quello che osserva “ufficialmente” la vita pubblica del paese, appare, fatta qualche eccezione, irrimediabilmente conciliante, più che mai tristemente fedele a linee editoriali interposte, a verità trattate, a rivelazioni negoziate, sì che il prodotto finale non può essere che alterato, presentando in molti casi la natura artefatta della sua composizione. Insomma, leggere una notizia è un po’ come mangiare una mela marcia.

L’attitudine ai personalismi nevrotici di tante “grandi firme”, che in seguito alle buone intenzioni di premesse auto-referenziali danno forma a una banale cronaca “ideologizzata” e non reale, aggiunge, infine, come ciliegina sulla torta, il patetico al grottesco. E questa panna montata, magagnata e ormai scaduta, non garantisce a nessun quotidiano di bloccare il progressivo calo di vendite delle proprie copie. I giornali abbandonino i tromboni disarmonici, aprano porte e finestre per fare entrare aria fresca, liberino le loro redazioni dall’odore rancido del pensiero fermo e improduttivo, pensino a un nuovo percorso, diano inizio al neo-realismo del giornalismo italiano!

Diversamente, resteranno contenitori di parole senza suono, di pensieri che non trovano accoglienza, di sgargianti fotografie pubblicitarie seppellite tra articoli ciarlieri. Leggere un giornale è, oggi, un esercizio faticoso e fastidioso. E sono sempre di più coloro che non riescono a sfogliarne le pagine dopo essere rimasti sbigottiti dai titoli della prima, banalmente prevedibili e da fiera della dozzinalità. Forse, per avere una comunicazione moderna, efficace, finalmente fruibile, vi sarebbe solo bisogno di un giornalismo meno mediato e più immediato. Ma anche questo è uno slogan.

da - https://www.glistatigenerali.com/media/la-fine-dei-giornali-o-del-giornalismo/
3112  Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / Al via la non-Convention democratica | Usa 2020 inserito:: Agosto 17, 2020, 04:35:58 pm
Al via la non-Convention democratica | Usa 2020 | Repubblica

Posta in arrivo
x
Rep: | Usa 2020: la corsa alla Casa Bianca <rep@repubblica.it>

a me


30 aprile 2020

Stasera alle ore 21 della East Coast (le tre del mattino di martedì in Italia) si apre la non-convention democratica, con i due candidati che restano a casa di Biden nel Delaware.

 
Ogni sera fino a venerdì si va in scena - online - nella stessa fascia oraria, con le superstar che parlano in modalità remota fino alle cinque del mattino italiane.

Molti opinionisti ironizzano sulla "convention in pigiama" che gli americani seguiranno restando a casa, ma c’è poco da scherzare: è un esperimento unico nella storia. Riadattare le modalità della comunicazione politica rinunciando a quei raduni di massa che avevano una potenza simbolica evidente, aiutavano a lanciare slogan e programmi, fornivano adrenalina anche ai leader meno carismatici.

Testo alternativo
Finora Joe Biden ha tratto solo benefici da una campagna virtuale e invisibile, perché gli è stata tolta ogni opportunità di farsi del male da solo con le sue leggendarie gaffe. Ma non può continuare. C’è ancora in palio un bacino di cittadini indecisi e il presidente ha degli strumenti per conquistarseli (“il potere logora chi non ce l’ha”...)

 
La nomina di Kamala Harris indica che i democratici vogliono passare ad una campagna più visibile e aggressiva. Facendo sempre i conti col coronavirus, però: uno degli argomenti di battaglia dei democratici è la loro serietà e senso di responsabilità nella pandemia, non è questo il momento di abbassare la guardia con eventi di massa.

 
Intanto Donald Trump riuscirà a far lavorare i parlamentari in agosto, creando un mare di sospetti attorno al servizio postale. E’ stata la presidente della Camera, la democratica Nancy Pelosi, a richiamare i deputati dalle vacanze per reagire all’offensiva del presidente. L’accusa della Pelosi e di tutto il partito democratico è grave: Trump sta sabotando la Posta, per impedire che distribuisca tempestivamente le schede al domicilio degli elettori.

 
Il voto per corrispondenza ha sempre avuto un peso sostanziale, ma quest’anno sarà ingigantito dalle precauzioni sanitarie. 42 Stati – inclusi molti che sono governati dai repubblicani – hanno già autorizzato il voto per posta; sette lo promuovono attivamente inviando le schede a casa a tutti.


Il coronavirus ha accelerato una tendenza pre-esistente: nel 2016 votarono per posta 57 milioni di americani, il 40% del totale. Quest'anno potrebbero salire a 80 milioni.

Testo alternativo
 

CASA DEM


La senatrice della California Kamala Harris a 55 anni ha tutto quello che manca all’anziano vice di Barack Obama. Energetica, volitiva e competente, incarna tutti i sogni americani: quello delle donne, dei neri, degli immigrati. E’ una figura inedita che a fianco di Joe Biden potrebbe acquistare un ruolo molto speciale, più simile al primo ministro di una Repubblica parlamentare europea, o al suo capogabinetto: una policy-maker con vaste responsabilità nel preparare il programma di governo, e poi attuarlo.

 
Biden indica ai democratici il loro futuro, in questa donna che aveva 8 anni quando lui iniziava il suo primo mandato al Congresso. Tutti sanno che Biden, 78enne a gennaio del 2021 nell’Inauguration Day, sarà nella migliore delle ipotesi il presidente di un mandato solo.

Kamala è sul trampolino di lancio per succedergli. Già questo rivela la strategia del duo Biden-Harris: nelle loro biografie e nelle loro fisionomie c’è la promessa di un passaggio delle consegne, la costruzione di una nuova classe dirigente inclusiva, nella quale si riconoscano tutti coloro che erano rimasti ai margini del potere.

 
La strategia del ticket Biden-Harris ha una parte evidente, perfino plateale, e un’altra nascosta. Il primo aspetto è quello su cui si sta concentrando l’attenzione. La Harris è perfetta per chiamare a raccolta tutte le categorie più ostili a Donald Trump, motivarle e galvanizzarle, garantire che affluiranno in massa alle urne. Sono donne e giovani, afro-americani e immigrati. In quanto figlia di un giamaicano e un’indiana, Kamala unisce neri e stranieri di recente naturalizzazione, due categorie non sempre alleate. La senatrice californiana esaudisce le aspettative di rinnovamento di questi gruppi.

 
La loro avversione a Trump non comporta automaticamente che vadano alle urne il 3 novembre, o che spediscano le schede per corrispondenza nei due mesi precedenti.

 
Il passato (Bush-Gore, Trump-Clinton) insegna che proprio le fasce più radicali, quelle che riempiono le piazze, sono le più indisciplinate il giorno del voto. Sono leggendari i tradimenti dei giovani della sinistra radicale, quelli che regalarono la Casa Bianca a Bush nel 2000 perché votarono il Verde Ralph Nader.

 
Nel 2016 l’affluenza giovanile alle urne fu molto deludente, e questo danneggiò Hillary. Il fatto che fino a qualche settimana fa i giovani abbiano invaso le piazze per protestare contro il razzismo della polizia dopo la morte di George Floyd, è un “tranello elettorale” che Biden conosce bene.

 
Le manifestazioni eccitano le attese di un cambiamento epocale, ma dai cortei alle urne il cammino è lungo. Gli stessi che urlavano nei cortei possono sottrarsi a un dovere elettorale che giudicano poco rivoluzionario. Avere come vice una donna di colore è un omaggio evidente a quell’ala sinistra e movimentista, perché non tradisca il ticket democratico.

 
La strategia Biden-Harris però guarda anche ad un’altra categoria di elettori: gli operai bianchi. Furono loro a creare a sorpresa la presidenza Trump. Fasce di metalmeccanici, siderurgici, minatori, sindacalizzati ed ex-democratici, in alcuni Stati del Midwest si sentirono beffati da una sinistra globalista, pronta a fare accordi con la Cina e a spalancare le frontiere agli immigrati clandestini.

 
Recuperare consensi in questa classe operaia bianca è altrettanto importante che fare il pieno delle “sinistre arcobaleno”. Il vecchio Joe ha una storia personale che lo rende molto più vicino all’America operaia, rispetto all’élitaria Hillary.

 
La Harris nonostante la sua immagine personale “alternativa” ha una storia che parla chiaro: è una moderata, centrista come Biden. Quando era Attorney General della California, una carica che unisce il compito di un ministro della Giustizia a quello di un procuratore capo, non cedette mai al lassismo sull’ordine pubblico. Anzi per la sinistra radicale dei campus universitari la Harris era una giustiziera, troppo severa nell’applicare il codice penale. Questo suo passato le torna utile oggi.

 
Trump ha interesse a dare il massimo risalto a quel che sta accadendo a Chicago, New York, Seattle, Minneapolis: dopo i cortei di Black Lives Matter, dopo gli slogan “de-fund the police”, sono arrivati i tagli alle forze dell’ordine, e il risultato è inquietante. E’ in atto una “seconda fase del movimento”, gestita dalle gang, con saccheggi e razzie, aumenti di sparatorie e omicidi.

Trump può tentare di ripetere il colpaccio del 2016 descrivendo un’America che scivola verso il caos, l’anarchia e la violenza. Avere al suo fianco una “poliziotta” come Kamala è una scelta strategica per Biden.

 
Da stasera la convention deve affrontare l'eterno problema dei democratici: perfino l'unione sacra anti-Trump non basta a nascondere le profonde divisioni al loro interno. La coreografia della video-convention è un dosaggio preciso tra le correnti.

 
La prima serata mette in campo due superstar del calibro di Michelle Obama e Bernie Sanders, più il governatore di New York Andrew Cuomo e la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer. Già questo elenco è indicativo. Il socialista Sanders deve chiamare a raccolta la sua truppa radicale e indisciplinata – un quarto dei Bernie Boys nel 2016 si astenne o votò Trump, tanta era l’antipatia per Hillary Clinton – però è in minoranza in una serata dominata dai moderati. Questa blindatura degli equilibri del partito sarà ancora più appariscente domani quando la star dei rivoluzionari, Alexandria Ocasio-Cortez, avrà pochi minuti di video, schiacciata fra notabili dell’establishment come Bill Clinton, il capogruppo al Senato Chuck Schumer, e la moglie di Biden.

 
Mercoledì Kamala dividerà il video-palcoscenico con Barack Obama, mentre l’appello all’ala sinistra sarà affidato a Elizabeth Warren.

 
Nel gran finale di giovedì, sempre in Rete, Biden sarà preceduto da altri due giovani ex-candidati alla nomination: il primo gay dichiarato a correre per l’incarico, Pete Buttigieg; l’imprenditore digitale Andrew Yang (due innovatori, ciascuno a modo suo, ma distanti dalla sinistra movimentista delle piazze).

 
Teniamo d’occhio questi nomi perché molti in caso di vittoria entreranno nel primo esecutivo dell’era Biden. Fra i temi sui quali i democratici sono attesi al varco la pandemia resta al primo posto; il fatto che Biden da vicepresidente abbia collaborato alla riforma sanitaria di Obama rafforza il messaggio democratico sulle carenze del sistema americano; ma senza spaventare gli elettori con proposte di statalizzazione all’europea.


CASA TRUMP

Lo svantaggio di Trump nei sondaggi, pur restando consistente, si è ridotto: un mese fa era superiore al 10% e ora è sceso a 8 punti su Biden. Consiglio di guardare la media RealClearPolitics, la sintesi aggiornata di tutti i sondaggi.

 
Oltre al segnale di una mini-rimonta di Trump ce n’è un altro che deve tenere i democratici in allerta: per due indicatori cruciali (la situazione negli Stati-in-bilico; il “favorability rating”) il margine di Biden su Trump è leggermente inferiore a quello di Hillary su Trump nel 2016. Molti sondaggisti giurano di aver imparato la lezione e di aver corretto certi errori di ponderazione dei campioni di quattro anni fa, ma il timore di un’altra sorpresa è legittimo.

 
Che peso avrà l’economia sulla performance di Trump? Da quando ha avuto inizio la “pandemia economica”, cioè la depressione da lockdown, gli Stati Uniti sono stati fra le nazioni più energiche nelle manovre anti-crisi.

Il totale della spesa pubblica d’emergenza già erogata da Washington vale il 13,2% del Pil. Di più hanno fatto solo Giappone e Canada, in proporzione al loro Pil. Nessuna manovra europea ha raggiunto dimensioni paragonabili. Eppure non basta, la rete di protezione americana sta raggiungendo i suoi limiti.

 
La disoccupazione supera il 10% della forza lavoro. Le indennità di disoccupazione aggiuntive – 600 dollari settimanali di sussidi federali, da sommare agli aiuti statali là dove ci sono – sono scadute con la rata di luglio.

 
Il Congresso è diviso, la Camera a maggioranza democratica e il Senato a maggioranza repubblicana non hanno trovato finora un accordo per una manovra supplementare. In questo stallo, Trump pensa di aver trovato un’opportunità: presentarsi come un presidente che agisce mentre i parlamentari litigano e tergiversano.

Trump ha by-passato il Congresso firmando un decreto esecutivo che interviene su alcune emergenze sociali: estensione dell’indennità di disoccupazione (sia pure in misura ridotta: 400 dollari settimanali di cui 100 a carico degli Stati); sgravio della payroll tax che equivale al nostro “cuneo fiscale”; prolungamento del blocco degli sfratti; dilazioni sui ratei dei prestiti agli studenti.

L’intervento è di dubbia costituzionalità e tuttavia è abile. Mette in difficoltà i democratici. Nessuna delle misure contenute in quel decreto è contestabile in sé. Tutte si possono considerare “di sinistra”, in quanto rispondono a bisogni sociali acuti. Solo una è a favore delle imprese (la riduzione dei prelievi sulle paghe a carico dei datori di lavoro) ma indirettamente può favorire i dipendenti.

Sono interventi insufficienti vista la gravità della crisi ma sono meglio che niente. E dal Congresso finora è uscito il niente. Che l’atto sia incostituzionale è possibile: il presidente degli Stati Uniti ha scarsi poteri in materia di bilancio, entrate e spese le deve decidere il ramo legislativo; per erogare quei pagamenti Trump deve fare acrobazie spostando fondi da altre voci di spesa già approvate. Tuttavia quando la presidente della Camera denuncia l’incostituzionalità, si mette in una posizione vulnerabile. Ai disoccupati non interessa il dibattito sui poteri dell’esecutivo, vogliono sapere come arrivare a fine mese.

 
Trump sa che c’è una sola istituzione più impopolare di lui fra gli americani: è il Parlamento. Il presidente tenta una rimonta sull’unico terreno dove gli americani gli riconoscono una certa competenza: l’economia.

Gli ultimi segnali dal mercato del lavoro, dai consumi e dalla produzione industriale sembrano confermare che una ripresa è in atto: ci vuol tempo, però, perché i benefici siano percepibili per i lavoratori e le famiglie.


CONCLUSIONE

Visto dall’estero, il voto americano suscita aspettative meno unanimi di quanto possa credere un progressista italiano. Il viaggio del segretario di Stato Mike Pompeo in Europa è una rassegna degli alleati più fedeli, come la Polonia. Il recente accordo tra Israele e gli Emirati serve a ricordare che l'Amministrazione Trump non ha solo dei nemici. Bisognerà ricordare quanti nel resto del mondo hanno investito sul trumpismo e ne hanno ricavato dei benefici. La politica estera raramente sposta voti in una campagna elettorale americana (salvo grandi guerre ecc) ma stavolta Trump ha indicato che userà la "carta cinese" in modo aggressivo.

 
Non dimentichiamo il Senato e la Corte. Non si vota solo per la Casa Bianca. Il 3 novembre per i democratici non basta riconquistare il potere esecutivo. E' cruciale ottenere la maggioranza al Senato, dove devono passare tutte le nomine: a cominciare dai giudici della Corte suprema. Per ragioni di salute è ormai vicina al ritiro la decana democratica Ruth Bader Ginsburg, guai se a sostituirla andasse un altro giudice repubblicano, gli equilibri della Corte si sposterebbero ancora più a destra e questo sarebbe un ostacolo ulteriore per l'agenda progressista.

 
Nell’immediato la battaglia sulla Posta è destinata a incattivirsi, seminando nuovi sospetti sulla regolarità di queste elezioni. Già nel 2016, per giustificare il fatto che Hillary Clinton lo aveva superato con tre milioni di schede nel voto popolare (pur perdendo nei collegi elettorali) Trump parlò di frodi, accusò la sinistra di far votare i morti e gli immigrati clandestini. Dietro c’è quell’antica battaglia della destra che Barack Obama ha denunciato più volte: “Suppression”. E’ il termine con cui si designa la lotta al voto dei poveri; il tentativo di escludere dai seggi certe minoranze che votano in prevalenza a sinistra, come afroamericani e ispanici.

 
Negli Stati dove governa la destra, si moltiplicano i controlli amministrativi, le richieste di documenti che tendono a scoraggiare chi ha meno istruzione, meno mezzi economici e tempo da dedicare alle pratiche amministrative, meno consapevolezza dei propri diritti. Il voto per corrispondenza – tanto più in tempi di pandemia – facilita l’esercizio di questo diritto. In quanto al rischio di frode, è un’invenzione: le irregolarità sono una frazione statistica irrilevante, e non favoriscono in modo particolare i democratici. Ma alla tradizionale battaglia della destra per ostacolare il diritto al voto di alcune fasce di cittadini ora si sovrappongono dei calcoli tattici di Trump.

 
Quando la Posta ha diramato un avviso secondo cui non riuscirà a distribuire le schede in meno di 15 giorni, tutti hanno visto dietro questo annuncio la longa manus della Casa Bianca. I tagli al servizio postale (con conseguenti riduzioni degli straordinari, peggioramento del servizio, degrado della puntualità) sono uno dei nodi del contendere nel negoziato sulla manovra di bilancio; più il ruolo controverso del capo di quest’azienda pubblica, una delle ultime ad essere rimaste sotto la dipendenza diretta del governo. Trump di recente ha nominato alla direzione della Posta un suo fedelissimo, il businessman Louis DeJoy della North Carolina, già finanziatore della sua campagna elettorale.


La missione di DeJoy secondo il partito democratico è fin troppo chiara: impoverire e sabotare le poste, tagliare i fondi e le paghe dei postini, rendere sempre meno affidabile ed efficiente il servizio, accumulare montagne di corrispondenza non consegnata. Intanto Trump alterna gli attacchi al voto per corrispondenza con le critiche alle stesse Poste. in molti Stati Usa tra poco si comincia a poter votare per corrispondenza. 16 Stati, tra cui Pennsylvania Michigan e Florida che risultarono decisivi nel 2016, autorizzano il voto per corrispondenza ancora prima che si tenga il primo duello televisivo Trump-Biden (29 settembre). Milioni di elettori sono autorizzati a riempire la scheda il mese prossimo.


Dietro gli attacchi di Trump, che già tre settimane fa cominciò a twittare sulle “elezioni più corrotte della storia”, possono esserci diversi calcoli. Da un lato il presidente ha interesse a spostare la maggior parte dei voti a ridosso del 3 novembre, nella speranza che di qui a là migliori la situazione economica, e qualche prestazione nei duelli televisivi con Joe Biden gli faccia recuperare popolarità. D’altro lato la sua campagna contro il voto per corrispondenza precostituisce gli argomenti per lanciare una serie di contestazioni e ricorsi la sera del 3 novembre, se il responso delle urne fosse a lui sfavorevole.

da repubblica.it
3113  Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / Umanitarismo inserito:: Agosto 17, 2020, 04:22:39 pm
Umanitarismo

L’umanitarismo è un movimento ideale fondato su una profonda convinzione dell'uguale dignità di tutti gli esseri umani, e dell'obbligo universale di alleviare la sofferenza, e di assicurare a chiunque il rispetto dei suoi diritti fondamentali e la risposta ai suoi bisogni essenziali.

Indice

Storia Per quanto profondamente radicato nella identità dell'uomo e nelle religioni, storicamente l'umanitarismo è diventato un importante fenomeno sociale e culturale a partire dal XIX secolo, ed è stato il motore di numerosi importanti movimenti per la promozione della condizione umana, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, quali quelli contro lo schiavismo, contro la discriminazione razziale, per i diritti dei lavoratori, per i diritti umani, e per il diritto all'assistenza, e alla libertà dalla sofferenza. Quest'ultimo aspetto diventerà centrale nella definizione di umanitarismo a metà dell'Ottocento, soprattutto grazie all'opera del fondatore della Croce Rossa, Jean-Henri Dunant (1828 – 1910), che ne stilò il primo codice di principi.

L'umanitarismo moderno   
Nella sua accezione moderna, l'umanitarismo è l'assieme delle idee, dei principi, delle tecniche e delle attività relativi all'aiuto umanitario, ovvero, l'assistenza e la protezione delle vittime civili dei disastri. Questi disastri possono appartenere a due categorie: naturali o prodotti dall'uomo. Tra questi ultimi hanno massima importanza i conflitti armati che, secondo alcuni, dovrebbero rappresentare l'unico oggetto dell'aiuto umanitario.

Per quanto essenzialmente fondato sul Diritto umanitario internazionale, l'umanitarismo non corrisponde ad una dottrina precisa, quanto piuttosto ad una condivisione di valori all'interno della comunità composta dalle organizzazioni, le persone e le istituzioni che agiscono nei vari ambiti dell'aiuto umanitario.

Principi fondamentali   
Questi valori fondamentali sono sintetizzati in forma di principi dal “Codice di condotta per il movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e delle ONG nella risposta ai disastri”. Il Codice, fu redatto all'indomani della crisi umanitaria di Goma del 1994, in cui 150.000 persone morirono in seguito a carenze gravi nella risposta umanitaria. L'iniziativa fu promossa da alcune delle principali organizzazioni internazionali: Caritas Internationalis, Catholic Relief Services, la Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, International Save the Children Alliance, Lutheran World Federation, Oxfam, The World Council of Churches, e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. A tutt'oggi, il Codice è stato adottato da oltre 450 organizzazioni internazionali. [1]

Imperativo umanitario priorità assoluta. Il diritto di ricevere ed offrire assistenza umanitaria è un principio umanitario fondamentale di cui devono godere tutti i cittadini di tutti i paesi.
L'aiuto è portato senza alcuna considerazione di razza, di credenza o di nazionalità dei beneficiari e senza discriminazione di alcun genere. Le priorità in materia di assistenza sono determinate in funzione dei soli bisogni
L'aiuto non sarà utilizzato al servizio di convinzioni politiche o religiose, di qualunque tipo
Ci sforzeremo di non essere strumento della politica estera dei governi
Rispetteremo le culture e i costumi
Cercheremo di fondare i nostri interventi sulle capacità locali
Ci impegneremo a trovare i mezzi per associare i beneficiari dei programmi alla gestione dei soccorsi
I soccorsi devono allo stesso tempo mirare a limitare le vulnerabilità future e soddisfare i bisogni essenziali
Ci consideriamo responsabili, tanto verso i beneficiari potenziali delle nostre attività che verso i nostri donatori
Nelle nostre attività di informazione, di promozione e di pubblicità, presenteremo le vittime di catastrofi come esseri umani degni di rispetto, e non come oggetti di commiserazione
Va sottolineato che alcune agenzie umanitarie hanno deciso di non sottoscrivere il Codice, pur condividendone i principi essenziali. Assieme a questa comunanza di valori, nell'umanitarismo esiste anche una ampia condivisione di metodologie e tecniche d'intervento nel campo dell'assistenza, in particolare grazie all'adozione di standard comuni, i più importanti dei quali sono stati codificati dal progetto Sphere, fondato nel 1997.

Scuole di pensiero   
Nondimeno, esistono divergenze di visione, anche molto significative, tra scuole di pensiero e organizzazioni, intorno a questioni quali l'indipendenza dell'aiuto dalla politica, la cooperazione con i governi, le relazioni con i militari, e l'autonomia dell'aiuto umanitario rispetto ad altre forme d'aiuto (in particolare la cooperazione allo sviluppo, il peacekeeping, la trasformazione dei conflitti e la protezione dei diritti umani con organismi come l'Unicef o organizzazioni private come Amnesty International).

Note   
^ Archivio "Pace diritti umani" - Strumenti internazionali[collegamento interrotto]
Bibliografia   Modifica
Aristotle, Politics, Everyman Library, 1947
The Readers Bible, Compete authorised version, O.U.P. and Cambridge University Press, 1951
Bass Gary J, "Humanitarian Impulses", The New York Times Magazine, 2008.
Bonhoeffer, Ethics, Fontana, 1963.
Bowen, Catherine Drinker, The Lion under the Throne, Hamish Hamilton, 1957.
Brogan, Hugh, The Penguin History of the United States of America, 1990.
Bury, History of Freedom of Thought, Oxford University Press, 1952,.
Churchill, Winston.S., The American Civil War, Corgi Books, 1970.
Cragg Gerald R, The Church and the Age of Reason, Penguin, 1990.
Craveri Michael, The Life of Jesus, Martin Secker& Warburg Ltd, 1967.
Crump & Jacob,The Legacy of the Middle Ages, Oxford University Press, 1926.
Davis David Brion, The Problem of Slavery in Western Culture, Cornell University Press, 1966.
de Torrent, Nicholas: "Humanitarian Action Under Attack: Reflections on the Iraq War" Harvard Human Rights Journal, Volume 17, Spring 2004 Harvard University Retrieved July 13, 2007
Dictionary.com: Humanitarianism, su dictionary.reference.com.
D'Sousa, Dinesh, The End of Racism, The Free Press, 1995.
Encyclopædia Britannica, Encyclopædia Britannica Ltd., 1959.
Freud, Sigmund, Civilization and its Discontents, Dover Publications, 1994.
Gierke, Otto, Natural Law, Beacon Press, 1957.
Glover, Jonathon, Humanity, Pimlico, 2001
Graveson, R.H. & Crane F.R., A Century of Family Law 1857–1957, Sweet & Maxwell, 1957.
Green, J.R., A Short History of the English people, Macmillan & co, 1917.
Greer, Germaine, The Female Eunuch, Macgibbon & Kee, London, 1971.
Hill, Christopher, God's Englishman, Penguin 1970.
Hill, Christopher, The World Turned Upside Down, Penguin 1975.
Hitler, Adolf, Mein Kampf, Hurst & Blackett, 1938.
Hoebel,E Adamson, The Law of Primitive Man, Atheneum, New York, 1973.
Hughes, Phillip, The Reformation, Burns Oates, 1957.
Hughes, Robert, The Fatal Shore, Pan Books, 1987.
Johnson, Charles and Smith Patricia, Africans in America, Harcourt Brace (1998).
Koestler, Arthur, Reflections on Hanging, Victor Gollancz, 1956.
Koestler, Arthur, The Yogi and the Commissar, Jonathan Cape, 1964.
Labrousse, E, Bayle, Oxford University Press, 1983.
Locke, John, Political Writings, Penguin Classics, 1993.
Macaulay, Lord, Historical Essays, T. Nelson & sons.
Marrus, Michael P., The Nuremberg Trial 1945-4, A Documentary History, Bedford Books, 1997
Mill, John Stuart, On Liberty and the Subjection of Women, Wordsworth Classics
Mill, John Stuart, Principles of Political Economy, Longmans Green, 1873.
Minear, Larry, The Humanitarian Enterprise: Dilemmas and Discoveries, West Hartford, Conn, Kumarian Press, 2002, ISBN 1-56549-149-1.
Moorehead, Caroline, Dunant's Dream, War, Switzerland and the History of the Red Cross, Carroll & Graf, 1999
Morely, John, Voltaire, Chapman & Hall, 1872.
Müller-Lyer, The family, George Allen & Unwin.
Mumford, Lewis,The Condition of Man, Martin Secker & Warburg.
Neill, William,The Bible Companion, Skeffington.
Nehru, Jerwarhalal, Glimpses of World History, Oxford University Press, 1982
O'Connell, International Law, Stevens, 1970
O'Sullivan, Richard, The Inheritance of the Common Law, Stevens & Sons Ltd, 1950
Patterson, Orlando, Freedom in the Making of Western Culture, Basic Books, 1991.
Perlman, Linda, We did Nothing, Viking, 2003
Jean Pictet, The Fundamental Principles of the Red Cross: a commentary, su icrc.org, 1979. URL consultato il 13 luglio 2007.
Pollock & Maitland, The History of English Law, Cambridge University Press, 1968.
Samantha Power, A Problem from Hell: America and the Age of Genocide, Basic Books, 2002, ISBN 0465061508, OCLC 48221415.
Radzinowicz, Leon, History of English Criminal Law, Stevens.
Robertson, Geoffrey, Crimes against Humanity, Penguin Books, 3rd Edit., 2008.
Robbins, L, The Theory of Economic Policy, MacMillan, 1952
Rudé, George, Revolutionary Europe (1783–1815),Collins, 1964
Russell, Bertrand, History of Western Philosophy,George Allen & Unwin, 1948.
Russell, Bertrand Religion & Science, Home University Library, 1947.
Schweitzer, Albert, Civilization & Ethics, Unwin, 1961.
Seaver, Albert Schweitzer, The Man and his Mind, A & C Black, 1969.
Shapiro, Harry L, Man and Culture, Oxford University Press, 1971
Shirer, William, The Rise and Fall of the Third Reich, Secker & Warburg, 1962
Singer, Peter, Animal Liberation, Pimlico
Spender, John, The Government of Mankind, Cassell
Strachey, Lytton, Elizabeth & Essex, Penguin
Thomas, Hugh, History of the World, Harper & Rowe, 1979
Trevelyan, G.M., Illustrated History of England, Longmans, Green and Co., 1956
Trevelyan, G.M.Illustrated Social History of England, Pelican, 1964
Toynbee, Arnold, A Study of History, Oxford University Press, first edit., 1934
Walter, J. (2003). Focus on ethics in aid. World disasters report, 2003. Geneva, International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies. Retrieved 2007-07-13
Waters, Tony (2001). Bureaucratizing the Good Samaritan: The Limitations of Humanitarian Relief Operations. Boulder: Westview Press.
Weber, Max, The Protestant ethic and the spirit of Capitalism, Allen & Unwin, 1950.
Whitehead, Alfred North, Adventures of Ideas, Pelican, reprint, 1948
Wilson, A.M., The Life of John Milton, Oxford University Press
Wilson, Richard Ashby and Richard D. Brown, eds., Humanitarianism and Suffering: The Mobilization of Empathy. Cambridge University Press, 2009.
Controllo di autorità   GND (DE) 4203232-5

Da - https://it.m.wikipedia.org/wiki/Umanitarismo
3114  Forum Pubblico / REPUBBLICA ITALIANA, MATRIA PATRIA, NAZIONE, oppure STATO della FEDERAZIONE EUROPEA? / Un grido dalla galassia nel Caos. Basta con la democrazia (ma sono sfascisti) inserito:: Agosto 17, 2020, 12:26:26 pm
Schiavizzazione: documenti, foto e citazioni nell'Enciclopedia Treccani

Posta in arrivo
x
A-LAU-NUOVA da news
x

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
dom 16 ago, 09:17 (1 giorno fa)
a me

http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/schiavizzazione/
3115  Forum Pubblico / MONDO DEL LAVORO, CAPITALISMO, SOCIALISMO, LIBERISMO. / Oltre Marx, la nuova sfida al capitalismo inserito:: Agosto 17, 2020, 12:20:20 pm
Oltre Marx, la nuova sfida al capitalismo | Rep

Posta in arrivo
x
Arlecchino Batocio

a me

https://rep.repubblica.it/pwa/robinson/2020/08/16/news/oltre_marx_la_nuova_sfida_al_capitalismo-264789844/

Inviato da Posta per Windows 10

 
3116  Forum Pubblico / LEGA & 5STELLE - Il CONTRATTO dopo il 4 marzo 2018. / Se i grillini scoprono la politica inserito:: Agosto 17, 2020, 12:17:28 pm
Se i grillini scoprono la politica | Rep

Posta in arrivo
x
Arlecchino Batocio

a me

https://rep.repubblica.it/pwa/editoriale/2020/08/16/news/m5s_rousseau_referendum_governo_conte_beppe_grillo-264784604/

Inviato da Posta per Windows 10

 

3117  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA E LA SOCIETA'. / Roma:+il+Comune+tenta+l’approccio+psicologico+con+l'economia+comportamentale. inserito:: Agosto 17, 2020, 12:14:51 pm
Roma:+il+Comune+tenta+l’approccio+psicologico+con+l'economia+comportamentale.+E+funziona

Posta in arrivo
x
Arlecchino Batocio

a me

-https://it.businessinsider.com/roma-economia-comportamentale-nudge-federico-raimondi-slepoi/

Inviato da Posta per Windows 10
3118  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Governo, i rischi di un ritorno agli anni '50 inserito:: Agosto 17, 2020, 12:12:53 pm
Governo, i rischi di un ritorno agli anni '50 | Rep

Posta in arrivo
x
Arlecchino Batocio

a me

https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/08/16/news/governo_fase_2_coronavirus_fondo_europeo_ritorno_agli_anni_50-264791069/

Inviato da Posta per Windows 10

 
3119  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Il tunnel dello Stretto? È un progetto di mezzo secolo fa inserito:: Agosto 17, 2020, 12:11:23 pm
Il tunnel dello Stretto? È un progetto di mezzo secolo fa | Rep

Posta in arrivo
x
Arlecchino Batocio

a me

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/08/16/news/il_tunnel_dello_stretto_e_un_progetto_di_mezzo_secolo_fa-264794049/

Inviato da Posta per Windows 10

 
3120  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Donatella+Di+Cesare:+il+virus+ha+fermato+l'asfissia+capitalistica; (sic) inserito:: Agosto 17, 2020, 12:09:20 pm
Donatella+Di+Cesare:+il+virus+ha+fermato+l'asfissia+capitalistica;+è+un'occasione+per+ripensare+la+'democrazia+immunitaria'

Posta in arrivo
x
Arlecchino Batocio

a me

-https://it.businessinsider.com/donatella-di-cesare-virus-sovrano-capitalismo/

Inviato da Posta per Windows 10
Pagine: 1 ... 206 207 [208] 209 210 ... 222
Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!