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Forum Pubblico => GUAZZABUGLIO2 dal 15/10 - 2021. => Discussione aperta da: Arlecchino - Ottobre 15, 2021, 10:49:46 pm



Titolo: La filosofa Chantal Delsol spiega che una società non si secolarizza mai.
Inserito da: Arlecchino - Ottobre 15, 2021, 10:49:46 pm
La filosofa Chantal Delsol spiega che una società non si secolarizza mai. Una religione muore e ne nasce un’altra


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È stata varcata una soglia simbolica: ormai più di metà della popolazione si dichiara atea”, scrive la filosofa Chantal Delsol. “È tutto il vecchio continente e l’occidente che vede la cancellazione della religione dei suoi padri. Il movimento, che ora sta esplodendo sotto i nostri occhi, è iniziato molto tempo fa, senza dubbio con i filosofi del Settecento e anche prima. Il giudeo-cristianesimo porta con sé il dubbio, perché porta con sé l’idea di verità. Così avanza nella storia abitata dal suo stesso interrogarsi. Tuttavia, dobbiamo distinguere tra cristianesimo e cristianità. Il cristianesimo non sembra affatto essere sull’orlo dell’estinzione. Si sta diffondendo in vaste aree dell’America Latina e dell’Asia. È in occidente che svanisce. Ma la cristianità si traduce come qualcos’altro: il cristianesimo come civiltà, come potere sui costumi e sulle leggi dei paesi.
 
Possiamo dire che il cristianesimo in quanto tale è scomparso dai nostri territori dagli anni Sessanta o dalle leggi sull’aborto. Da allora, non sono più i dogmi religiosi a determinare ciò che la morale proibisce o consente, sono i comitati etici composti da una moltitudine di correnti diverse. La cristianità è durata sedici secoli, dalla fine del IV secolo. È oggi che va in frantumi. Di qui l’angoscia, e il panico, di alcuni cristiani di oggi. Avendo perso il potere sulla società, pensano di aver perso del tutto, come se la loro stessa esistenza fosse legata alla loro egemonia. Stanno per diventare, o sono già diventati, una minoranza e non sanno cosa sia. Dovrebbero andare a prendere lezioni dagli ebrei o dai protestanti. Non sono sicuro che i nostri chierici abbiano capito questo nuovo status di minoranza, che richiede un atteggiamento di verità. I casi di pedofilia, dove vediamo che il peccato cerca di nascondersi più che di combattere se stesso, hanno inferto un colpo terribile a un’istituzione già molto malata, e che continua la sua caduta nei paesi più cattolici del vecchio continente: Spagna, Irlanda, Polonia.
 
Tuttavia, non si deve immaginare che il vecchio occidente diventerà ‘ateo’, come ci dicono gli studi. A dire il vero, ‘ateo’ non esiste, tranne forse tra pochi intellettuali di lingua tedesca, non sempre onesti con se stessi. L’uomo è un animale religioso, perché si confronta sempre e ovunque con il male, la sofferenza e la morte, e non può vivere senza cercare di dar loro un senso. Quando André Malraux dice che ‘il XXI secolo sarà religioso o non sarà’, sta enunciando un truismo: tutti i secoli sono religiosi! I paesi occidentali non sono diventati ‘atei’: hanno adottato altre credenze, altre religioni o spiritualità, altre morali. Non sto parlando dell’islam. La religione dell’occidente viene gradualmente sostituita dal suo surrogato, dai suoi sostituti, dai suoi echi. Una religione non muore mai. I suoi resti sono recuperati da quel che segue. I primi cristiani si stabilirono in templi pagani, di cui trasformarono i significati. Non ci fu tabula rasa. Tutta la cultura è un palinsesto. Così è la modernità con il cristianesimo. La fede nella trascendenza crolla, ma l’edificio non scompare, ma viene riciclato diversamente.
 
Uno storico americano, Joseph Bottum, ha descritto il riciclaggio della trascendenza nell’immanenza nel corso del XX secolo e come i cieli si siano virtualmente schiantati sulla terra. La preoccupazione per la salvezza si è trasformata in preoccupazione per la salvezza sociale. La religione tradizionale dell’occidente trascendente e monoteista non è stata semplicemente cancellata e sostituita dal nulla. È stata lentamente soppiantata da politeismi immanenti. Oppure da molteplici spiritualità, a volte ereditate dalle nostre tradizioni (stoicismo, epicureismo), a volte ricevute da altre culture (buddismo). L’uomo è un essere spirituale e religioso. Ecco perché oggi in occidente abbiamo discendenti degli epicurei, seguaci di Buddha, persone che baciano alberi e adoratori delle balene, per esempio. L’ecologia prende il posto di una nuova religione e in questo caso è il panteismo. Ha i suoi riti, il suo catechismo obbligatorio, le sue proibizioni, i suoi profeti, i suoi sacerdoti, i suoi anatemi e le sue scomuniche.
Ciò che i popoli occidentali hanno già iniziato a perdere sono i fondamenti del giudeo-cristianesimo, i presupposti culturali su cui si basava l’edificio. Il primo è la fede nell’esistenza della verità, che ci viene dai greci. Poi è l’idea del tempo lineare, che storicamente ci ha dato l’idea del progresso, così si torna al tempo ciclico con l’annuncio di catastrofi apocalittiche. Infine, è la fede nella dignità sostanziale dell’essere umano che viene cancellata per far posto a una dignità conferita dall’esterno, sociale e non sostanziale, come avveniva prima del cristianesimo. Dobbiamo convivere con questi nuovi presupposti”.
(Traduzione di Giulio Meotti)

Di più su questi argomenti:

•   CHANTAL DELSOL
 
•   JOSEPH BOTTUM

Da - https://www.ilfoglio.it/il-foglio-internazionale/2021/10/11/news/-la-cristianita-sta-svanendo-in-europa-la-nuova-religione-e-pagana--3137255/



Titolo: Secolarizzazione. Termine entrato nel linguaggio giuridico durante le ...
Inserito da: Arlecchino - Ottobre 17, 2021, 10:54:31 am
Secolarizzazione

Enciclopedia on line

Secolarizzazione Termine entrato nel linguaggio giuridico durante le trattative per la pace di Vestfalia (1648), allo scopo di indicare il passaggio di beni e territori dalla Chiesa a possessori civili, e adottato in seguito dal diritto canonico per indicare il ritorno alla vita laica da parte di membri del clero/">clero. Nel 19° sec. è passato a indicare il processo di progressiva autonomizzazione delle istituzioni politico-sociali e della vita culturale dal controllo e/o dall’influenza della religione e della Chiesa. In questa accezione, che fa della s. uno dei tratti salienti della modernità, il termine ha perso la sua originaria neutralità e si è caricato di connotazioni valoriali di segno opposto, designando per alcuni un positivo processo di emancipazione, per altri un processo degenerativo di desacralizzazione che apre la strada al nichilismo.
Tra i fautori più convinti della s. come liberazione da ogni forma di tutela religiosa spiccano le secular societies, sviluppatesi in Inghilterra nella seconda metà dell’800 e variamente ispirate al positivismo e al materialismo: esse fecero del secularism un programma politico e ideologico, spesso improntato all’anticlericalismo e/o all’ateismo. Nell’ambito del pensiero sociologico, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, si tentò di restituire al termine un significato neutrale e descrittivo.

1. L’analisi classica: Durkheim, Weber, Troeltsch
É. Durkheim riteneva che il progresso avrebbe portato la religione tradizionale a un declino irreversibile; ma era altresì convinto che nessuna società potesse sopravvivere senza quel tessuto connettivo (valori, credenze e riti capaci di suscitare intensi legami di solidarietà) proprio di una natura essenzialmente religiosa. Nelle società progredite e altamente differenziate la religione non sarebbe quindi scomparsa, ma avrebbe subito una metamorfosi, consistente nella s. dei suoi contenuti (sacralizzazione della persona umana, culto dell’individuo).
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Per M. Weber, invece, il mondo moderno è caratterizzato da un radicale ‘disincantamento’ (esito inintenzionale dell’etica protestante, che ha sciolto ogni legame magico-simbolico tra Dio e il mondo) e dall’affermazione della razionalità strumentale: di qui l’autonomizzarsi della politica, dell’economia e della ricerca intellettuale dalla religione. All’interno della sfera intellettuale il conflitto tra razionalismo e orientamento religioso è, secondo Weber, particolarmente acuto: il razionalismo della scienza empirica, che ha una pretesa di totalità e di autosufficienza, non riconosce l’esigenza di fondo della religione – la ricerca di un ‘senso’ nell’accadere intramondano – e la sospinge nel dominio dell’irrazionale: di conseguenza la religione, nel mondo moderno, viene a essere confinata nell’esperienza mistica.
Sulla scia di Weber si colloca il teologo liberale E. Troeltsch, il quale riprende l’idea del legame tra protestantesimo e mondo moderno, ma – a differenza di Weber – vede in alcune fondamentali idee della modernità (la separazione tra Stato e Chiesa, la tolleranza religiosa e la libertà di culto) una s. dei principi del cristianesimo evangelico. Anche successivamente, è stato in ambito protestante che la s. è stata interpretata in senso positivo, vale a dire come progressiva realizzazione dei principi cristiani e come tendenza verso un cristianesimo ‘adulto’, libero dal mito. L’interpretazione della s. come naturale protendersi del cristianesimo verso il mondo è condivisa anche da F. Gogarten, che però distingue da essa il secolarismo, inteso come pericolosa tendenza delle istituzioni terrene a divinizzarsi, sostituendosi alla dimensione religiosa.

2. Teorie contemporanee
La categoria di s. è tornata a giocare un ruolo centrale nelle scienze sociali negli anni 1960 e 1970, anche in seguito al manifestarsi, nel mondo occidentale, di nuovi movimenti religiosi, che sembravano incrinare la previsione – comune a larga parte della cultura moderna – di una inesorabile s. delle società moderne. Secondo B.R. Wilson, la società moderna priva la religione delle sue funzioni di integrazione morale e la confina pertanto nella sfera privata, dove peraltro essa assume caratteri e significati latamente culturali (s. come desacralizzazione). Per T. Luckmann, invece, la religione – in quanto bisogno dell’organismo umano di trascendere la dimensione biologica – rappresenta una costante antropologica insopprimibile; ma nella società industriale moderna, persa la capacità di imporre un ordine condiviso all’esperienza sociale e individuale, si è frammentata in una pluralità di tradizioni e istituzioni religiose, che agiscono in una sorta di situazione di mercato. Di qui la trasformazione della religione in una questione di ‘scelta’ o di ‘preferenza’ personale (s. come privatizzazione della religione). Per T. Parsons la moderna società industriale non è il frutto del ‘disincantamento del mondo’, ma della istituzionalizzazione dei valori cristiani, che si sono trasferiti nella sfera morale laica (s. come trasposizione della religione nella sfera secolare). Sulla stessa linea si colloca R.N. Bellah, che riprendendo da Rousseau il concetto di religione civile e facendone la chiave di volta per intendere i caratteri salienti della cultura americana, concepisce quest’ultima come un insieme condiviso di valori, simboli e riti derivati dalla tradizione cristiana, ma trasformati e adattati a legittimare l’identità nazionale. Sulle religioni ‘secolari’ o ‘politiche’ – ossia, sulle grandi ideologie contemporanee, considerate come ‘equivalenti funzionali’ della religione tradizionale – si sono soffermati sia Parsons sia J.P. Sironneau.

In ambito filosofico, di particolare interesse è la riflessione sviluppata da K. Löwith, secondo cui le moderne filosofie della storia traggono «origine dalla fede biblica in un compimento futuro» e finiscono «con la s. del suo modello escatologico».

Secondo H. Blumenberg, invece, non esiste continuità tra l’escatologismo della tradizione ebraico-cristiana e l’idea illuministica di progresso, giacché quest’ultima è ispirata all’homo faber, creatore di storia e di forme.

Da - https://www.treccani.it/enciclopedia/secolarizzazione/