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Titolo: L’Alto Adige riaccende il sogno della doppia cittadinanza: “Ci sentiamo più ...
Inserito da: Arlecchino - Dicembre 11, 2017, 05:58:16 pm
L’Alto Adige riaccende il sogno della doppia cittadinanza: “Ci sentiamo più austriaci”

La lettera bipartisan di 19 consiglieri provinciali al neopremier Kurz

Pubblicato il 10/12/2017 - Ultima modifica il 10/12/2017 alle ore 15:58

LETIZIA TORTELLO

«Gli altoatesini hanno perso la loro cittadinanza austriaca con l’annessione involontaria dell’Alto Adige da parte dell’Italia. Il recupero della cittadinanza sarebbe ora un atto di riparazione». Inizia così, con frasi che per gli altoatesini significano rimediare ad un’ingiustizia storica, la lettera che 19 consiglieri provinciali su 35 hanno inviato a fine novembre al primo ministro austriaco, il popolare Sebastian Kurz, e al suo alleato della destra Strache, per chiedere di inserire nelle trattative di governo la questione mai risolta della loro doppia nazionalità. 

Gli italiani del Sud Tirolo tornano a spingere di ottenere anche il passaporto austriaco. Lo chiedono «con uno spirito europeista», tengono a precisare. E mai come ora sono fiduciosi che qualche cosa si muoverà, visto che la destra ha conquistato l’Austria e sono arrivati al potere al fianco dei popolari dell’Övp (il partito di Kurz) i nazionalisti dell’Fpö. 

La doppia cittadinanza ai sudtirolesi era nel programma di Strache in campagna elettorale, e l’Övp non è contrario a priori. Per questo, la lettera sottoscritta da 7 consiglieri di maggioranza della Südtiroler Volkspartei (Svp) e da 12 consiglieri delle opposizioni, tra cui gli indipendentisti dei Die Freiheitlichen e il Movimento 5 Stelle, non è caduta nel vuoto. A loro si sono aggiunti, con un’altra lettera, politici ed ex politici di peso, come lo storico ex presidente della provincia Durnwalder, che si dice «finalmente più ottimista. Noi siamo una minoranza austriaca, non c’è niente da fare». Per quanto la sua idea sia lontana dall’irredentismo e da spinte di «secessione dall’Italia». 

Le trattative con Kurz e Strache, dunque, sono aperte. I due leader hanno comunicato che vorrebbero giurare per il nuovo governo entro il 20 dicembre. Anche per la discussione preliminare sulla doppia cittadinanza, che sembra essere in calendario, sarebbe questione di giorni: «Incontrerò Kurz a breve - spiega Philipp Achammer, presidente dell’Svp -. Confidiamo che qualcosa verrà formalizzato, almeno una prima apertura». Per lui «la doppia cittadinanza italiana e austriaca è una questione emotivamente importante, non siamo revisionisti, piuttosto europeisti». A dargli manforte c’è anche il presidente della regione del Trentino-Alto Adige/Südtirol, Arno Kompatscher, che parla di una decisione «dall’altissimo valore emozionale». E guai a parlare di «spirito neoaustrungarico»: quello l’Svp lo lascia ai movimenti indipendentisti altoatesini, che chiedono per la provincia autonoma ancora più indipendenza. 

Con l’occasione dell’Fpö al potere, i Freihetlichen sognano infatti che la doppia cittadinanza sia un primo passo per autodeterminarsi di più. Lo spiega Andreas Leiter-Reber, leader del partito: «La doppia cittadinanza sarebbe un'assicurazione». Per che cosa? «Per la nostra autonomia. Non è un passo indietro verso l’Austria, ma un passo avanti per poterci gestire su più fronti, dalle tasse, alla polizia. Da qui, vediamo purtroppo tutti i giorni come sta andando l’Italia».

Ma per chi abita nella provincia più settentrionale del Belpaese, che è a maggioranza di lingua tedesca, quali sarebbero veramente i vantaggi di una cittadinanza austriaca? I diritti acquisiti, qualora l’Austria accettasse, sono tutti da discutere: a partire dal voto, che genererebbe il problema della rappresentanza nel parlamento nazionale a Vienna (nel Nationalrat non ci sono deputati che risiedono all’estero), alla «possibilità di fare il servizio militare» (che in Austria è ancora obbligatorio), dice Leiter-Reber. Di certo, per la causa è l’identità a giocare il ruolo più importante: «Basta guardare le nostre città - ricorda l’ex parlamentare italiano Siegfried Brugger -, sono ben più simili alle città medievali ungheresi o cecoslovacche, che a quelle del centro Italia, questo nessuno lo può negare».

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