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Titolo: Giuseppe Berta Il vincolo politico Usa e l’ipotesi «spezzatino»
Inserito da: Arlecchino - Agosto 16, 2017, 07:33:23 am
Il vincolo politico Usa e l’ipotesi «spezzatino»

    –di Giuseppe Berta

La Cina rappresenta il più grande mercato al mondo per l'automobile dal 2009, cioè da quando superò gli Stati Uniti nella fase peggiore della crisi. Da allora ogni anno ha fatto segnare un nuovo record di vendite: nel 2016 il totale degli autoveicoli venduti ha raggiunto i 28 milioni, con un incremento del 14% sull’anno precedente, come si apprende da una recentissima indagine dell'Anfia. In particolare, le autovetture immatricolate sono state 24,3 milioni, quando meno di dieci anni prima, nel 2007, erano state 6,3 milioni. Le auto con i marchi cinesi hanno raggiunto i 10,5 milioni, con una quota che rappresenta il 43% del mercato (+20% rispetto all'anno prima).

Occorre tenere conto di questa cospicua realtà industriale per commentare la notizia, diffusa ieri da Automotive News, secondo cui delegazioni cinesi avrebbero visitato il quartier generale di Fiat Chrysler ad Auburn Hill, nel Michigan, allo scopo di formulare un’ipotesi per l’acquisto del gruppo. L’industria automobilistica cinese è in piena espansione ma appunto per questo deve guardare fuori dei suoi pur vasti confini nazionali. Deve creare degli avamposti sui mercati internazionali in Occidente per sostenere la propria crescita, anche se l’area del Pacifico, quella denominata Asean, assorbe ormai oltre il 50% della produzione d’auto.

È naturale quindi che l'attenzione dei vertici dell'industria cinese cada su Fca. Quest'ultima è da tempo alla ricerca di un nuovo partner o acquirente internazionale che le consenta di far confluire le proprie attività in un assetto d'impresa più vasto. Ma le possibilità concrete sembrano scarse e difficili: da un lato, con le difficoltà dell'industria automobilistica tedesca, è venuta meno la possibilità di un accordo con Volkswagen, che non è mai stato davvero in campo. Dall'altro, esiste un rilevante vincolo politico per Fca, costituito dalla volontà dell'amministrazione Trump di preservare un forte vincolo sui marchi di successo del portafoglio Chrysler come Jeep e Ram: mai come adesso appare impensabile che essi cadano sotto il controllo di un gruppo a proprietà cinese. Questa considerazione, in particolare, pare sbarrare la strada a ogni negoziato tra Fca e i gruppi industriali cinesi, che peraltro si è bloccato fin da subito a causa di un'offerta ritenuta economicamente inadeguata.

E tuttavia non si può trascurare il fatto che un interesse di fondo rimane: la Cina ha bisogno di punti d'appoggio per la sua strategia d'espansione e l'acquisizione del marchio Fiat, o meglio di linee di prodotto come Panda e Cinquecento, con le relative strutture produttive, potrebbe fare al suo caso. Ciò nell'ipotesi, tuttavia, che non si mantenga l'integrità di Fca, col perimetro che contraddistingue oggi il gruppo, e che si accetti di scorporare le attività che lo compongono. Si disegnerebbero in questo modo tre componenti: oltre al polo Fiat, prenderebbero forma un polo delle auto premium con l'unione di Maserati e Alfa Romeo e quello dei marchi americani. Allo stato attuale, però, si tratta di un ragionamento esclusivamente teorico, che discende più che altro dalla difficoltà di immaginare una soluzione unitaria per Fca, con la nascita di un nuovo gruppo. È assai probabile che sentiremo presto avanzare nuove idee sulle prospettive di Fca e che l'industria cinese possa avervi parte.

Dopo le mosse compiute con l'acquisizione della svedese Volvo e con la partnership in Francia con Psa, i gruppi che hanno la loro base in Cina non rinunceranno a esplorare nuove possibilità proprio perché vogliono estendere e consolidare la loro presa sull'automotive. Per l'Italia, si tratta di una partita importante, che essa deve seguire con grande attenzione. Anche gli ultimi dati hanno confermato come la produzione di auto sia un capitolo fondamentale della nostra performance industriale. Se è ormai chiaro che il nostro sistema delle imprese non può giocare un ruolo di capofila, dobbiamo però avere essere consapevoli che le soluzioni che verranno trovate per il settore dell'auto, con le ricadute sulle dislocazioni produttive, avranno conseguenze determinanti per gli equilibri dell'industria italiana.

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    Giuseppe Berta. Giuseppe Berta è uno storico e docente all’Università Bocconi. E’ professore associato di Storia contemporanea dal 2002. Ha diretto l'Archivio Storico Fiat dal 1996 al 2002. Fa parte del comitato ...

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