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Titolo: Achille Occhetto: "L'unica sinistra che convince è quella di Papa Francesco"
Inserito da: Arlecchino - Maggio 17, 2017, 05:57:27 pm
POLITICA
Intervista Huffpost a Achille Occhetto: "L'unica sinistra che convince è quella di Papa Francesco"
"Sono contrario all'unione contro i populismi”

 16/05/2017 10:37 CEST | Aggiornato 16/05/2017 10:38 CEST

Nicola CORDA Giornalista

Perde anche Martin Schulz, l'Europa socialista non ingrana più. La lista ormai e lunga, un rosario di dolore: in Francia i socialisti sono al minimo storico, in Olanda sono stati spazzati via, in Gran Bretagna i conservatori si preparano a una nuova stagione di governo, in Spagna sono schiacciati da Popolari e Podemos. Achille Occhetto, che ha traghettato il Pci nella socialdemocrazia europea ha certamente titolo per fare "l'analisi degli errori". Intanto capire se è davvero una disfatta o ci sono margini per risalire. Martin Schulz doveva incarnare la sinistra europea in rimonta e invece...

"Non c'è dubbio che c'è una crisi profonda e preoccupante dei partiti socialdemocratici e socialisti, che ha assunto un carattere continentale che richiede un analisi profonda. Una crisi che coinvolge non solo la sinistra moderata ma anche quella radicale che nasce da lontano. Sono cambiati tutti i parametri della realtà sociale del '900 i rapporti di produzione le caratteristiche del mondo produttivo e dei consumi. Quindi anche da parte della politica le risposte, le idee devono essere diverse".

Lei Occhetto si ricorda: dal crollo del muro in poi quelle scelte di mezzo, le terze vie, il lib-lab, davanti all'avanzata del mercato hanno mostrato grandi limiti.
"Nell'89 per i socialisti si apriva una fase: bisognava andare oltre il comunismo ma anche oltre la socialdemocrazia, ovviamente senza metterle sullo stesso piano. Di fronte a questo scenario e forte cambiamento c'erano due vie d'uscita che in entrambi i casi sono state insufficienti. La sinistra radicale non ha riflettuto a sufficienza, chiudendosi in un radicalismo generoso ma mesto sul terreno dei contenuti e fine a se stesso. La sinistra moderata ha provato a cavalcare il cambiamento ma lisciando il pelo dalla parte del suo verso, ovvero del dominio neoliberista. Capostipite di questa tendenza è stato il blairismo. Tony Blair ha iniziato in modo brillante ma poi si è mosso su una linea deludente in quella che definirei di "Thatcherismo filantropico". Oggi i laburisti inglesi sono destinati a perdere ancora. Nei giorni scorsi è arrivata la proposta stravagante di farli scegliere tra 'hard brexit' e 'low brexit', un messaggio difficile da ricevere e intanto mentre Blair si balocca con queste proposte politicistiche come si direbbe in Italia, la May sta mettendo i carri armati nel giardino dell'avversario proponendo riforme sociali".


Finirà così anche in Germania?
"Non tutta la socialdemocrazia ha fatto gli stessi sbagli. Martin Schulz lo conosco bene da quando era capogruppo al Parlamento europeo e credo che la sconfitta di ieri non sia un colpo diretto a lui ma alla dirigenza del partito locale che probabilmente ha fatto gli errori di cui parlavo prima, che coincide e unifica quelle sconfitte da lei ricordate. L'errore di aver condiviso la linea dell'austerità che a poco a poco ha logorato le protezioni sociali colpendo al cuore il welfare. Ma ora c'è il rischio che si arrivi troppo tardi".

Da una parte confusi con un liberismo ormai incontrollabile, dall'altra una sinistra radicale che si chiude, diventa protezionista e si contende i voti di protesta con la destra. Cosa non torna in questo quadro?
"Ma per me la cosa drammatica è che la protesta non sia raccolta dalla sinistra. Marine Le Pen dice una cosa giusta quando ricorda che si è persa sovranità economica monetaria e politica ma risponde in modo sbagliato indicando la strada del sovranismo nazionalista. Così assistiamo a un assurdo balletto di accuse reciproche che non porta da nessuna parte. Il tema esiste ma la sinistra non può affrontarlo sullo stesso terreno di scontro, con attacchi generici al sovranismo ma avanzare la sua proposta su un terreno più elevato. Abbiamo di fronte tre grandi sfide, quella dell'ambiente, dell'aumento demografico con i flussi migratori e della diseguaglianza globale. Servirebbe il coraggio di un riformismo cosmopolita. Capisco le obiezioni dei realisti che espongono la difficoltà di aprire un fronte come questo, ma bisogna avere anche il coraggio di perdere qualcosa magari nel breve periodo. Non si può rimanere aggrappati al presente della governabilità perché con le visioni ristrette si perde anche nel futuro".

Intanto però c'è un destra che vince tra il popolo di sinistra. Che cosa sta accadendo?
"Accade che stanno saltando tutti i parametri e tuttavia nell'originalità del periodo che stiamo vivendo ha qualche precedente tra le due guerre quando ci fu una crisi economico sociale molto forte. Disgregazione e insicurezza fanno prevalere le parole d'ordine semplicistiche della destra che però sono destinate a lasciare la bocca amara. Il montare di questo clima è quello che più mi preoccupa anche in Italia: c'è una politica del vaffa che coinvolge anche il sistema dell'informazione che alimenta la protesta per la protesta, dello scandalo che alimenta consensi che non possono che essere raccolti dalle destre populiste o dal Movimento di Grillo senza sbocchi democratici chiari".

Macron e Renzi hanno spostato la barra al centro per salvarsi da questo?
"Sono contrario all'unione contro i populismi ma in una situazione drammatica come quella che si prospettava in Francia non avrei avuto dubbi a votare per lui. Certo non mi è piaciuto il fatto che abbia nominato primo ministro un delfino di Juppé ma questo non revoca il mio voto virtuale. In certi momenti bisogna scegliere la stabilità democratica".

In Italia invece l'unica sinistra che convince è quella di Papa Francesco?
"Forse sì, naturalmente come battuta che spiega il paradosso di una situazione molto difficile. Da mesi assistiamo a una serie di scissioni in un momento in cui servirebbe una riflessione comune. Se ancora si usa bisognerebbe dire: 'compagni siamo sulla stessa barca' e invece non si parte da questo presupposto intellettualmente onesto, lontani da questa presa di coscienza per una ricomposizione. La scissione era evitabile, da una parte e dall'altra vedo delle responsabilità da chi doveva garantire l'unità del partito e da chi ha fatto una scissione d'apparato, pretestuosa e incapace di parlare a quella sinistra che si è allontanata. Ingeneroso anche il giudizio sulle primarie, è vero che hanno votato meno che nel passato ma quelle persone fanno parte della nostra comunità, sono un baluardo di democrazia e non si può definirli come degli emuli di Berlusconi. Sono analisi paragonabili al peggior settarismo di stampo staliniano".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2017/05/16/intervista-huffpost-a-achille-occhetto-lunica-sinistra-che-co_a_22092848/?utm_hp_ref=it-homepage