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Titolo: NICOLA PIEPOLI Primarie, il 75% sta con Renzi. Voteranno più di due milioni
Inserito da: Arlecchino - Marzo 22, 2017, 12:43:05 pm

Primarie, il 75% sta con Renzi. Voteranno più di due milioni
Il sondaggio: Orlando fermo al 19%, Emiliano al 7%. Fiducia stabile nel ministro Lotti

Pubblicato il 17/03/2017 - Ultima modifica il 17/03/2017 alle ore 01:30

NICOLA PIEPOLI

È stabile la fiducia in Luca Lotti. Il ministro, e braccio destro di Matteo Renzi, non sembra subire contraccolpi per l’inchiesta Consip che lo vede indagato con le accuse di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Il trend di fiducia degli italiani nei suoi confronti, infatti, non si è modificato di molto dalle rivelazioni fatte dall’Istituto Piepoli negli ultimi tre mesi. 

Il 17 gennaio, a un mese dalle prime indiscrezioni di stampa che vedono Lotti coinvolto nell’indagine, la sua fiducia è a 35. Il 17 febbraio il ministro sale a 39. Ieri l’altro, infine, quando è stata bocciata la mozione di sfiducia del M5S al Senato, Lotti scende di punto, a 38 (vedi grafico a lato, ndr). Degli spostamenti impercettibili, come è normale che sia per rivelazioni di questo tipo, ma che denotano un trend tutto sommato positivo per il ministro.
 
La volata dell’ex premier 
L’ultima uscita pubblica di Lotti, prima dell’inedito discorso a Palazzo Madama, era stata lo scorso weekend a Torino per la convention dei renziani al Lingotto. Una kermesse che, secondo quattro elettori di centro-sinistra su dieci, ha dato nuova forza e visibilità al Partito democratico. Tant’è che è stata seguita («almeno in parte») da praticamente un italiano su due. Renzi nei giorni della Convention è risultato un vincitore poco discutibile, rilanciando le sue ambizioni di vincere le primarie del Pd. Delle ambizioni che si direbbero ben riposte visto che, stando alle rivelazioni, il 75% degli elettori che andranno alle urne il prossimo 30 aprile pensano di votare l’ex premier ed ex segretario. Praticamente tre su quattro dei potenziali elettori sono con lui. Solo uno su quattro, invece, si schiera a favore di Andrea Orlando o di Michele Emiliano, con una netta prevalenza per il primo. Secondo l’ultimo sondaggio, infatti, il ministro della Giustizia arriverebbe al 19%, contro il 6% del governatore pugliese.
 
Del resto la candidatura di Orlando, considerato uno che non tradisce le tradizione del partito, piace di più di quella dell’ex sindaco di Bari: il 42% «ha fiducia» in lui, mentre Emiliano si ferma al 27%. Renzi sul breve termine sembra sbaragliare i due avversari: nonostante la scissione l’ex segretario continua a convincere l’elettorato di centro-sinistra: il 56% si fida di lui (vedi grafici a lato, ndr). Anzi coloro che sono usciti dal Pd (Bersani, D’Alema, Speranza) erano un «peso per il futuro del partito», secondo il 50% della base. 
 
La stima sull’affluenza 
La base registra però un po’ di disillusione per questa fase dei dem. Sia chiaro: la propensione ad andare a votare risulta piuttosto elevata (come in ogni sondaggio di questo tipo); dati i normali «correttori» possiamo supporre che gli elettori alle primarie del 30 aprile saranno superiori ai 2 milioni. Un dato tutto sommato positivo, ma probabilmente in calo rispetto ai 2 milioni e 800 mila votanti delle primarie del 2013 (che incoronarono leader Matteo Renzi) e degli oltre 3 milioni della tornata del 2009 (che consegnò il partito a Pier Luigi Bersani). Interessante un altro dato di scenario: se il Pd fosse guidato da Matteo Renzi il partito acquisterebbe altri voti, mentre in caso di una segreteria di Orlando o di Emiliano ne perderebbe. Insomma, un Renzi pressoché senza concorrenza. 
 
Le future alleanze 
Nonostante la scissione le intenzioni di voto vedono un Pd stabile al 29%, mentre a Mdp andrebbe il 4%. In tutto le formazioni di sinistra e centrosinistra raccolgono il 38%. La destra e il centro-destra, con Lega al 12% e Forza Italia all’11%, si fermerebbe al 32%. Mentre il M5S è dato stabile al 28%, un punto sotto al Pd. 
 
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