LA-U dell'OLIVO

Forum Pubblico => Le tesi dell'Ulivo oggi solo una Corona Olimpica? => Discussione aperta da: Admin - Gennaio 12, 2016, 12:36:22 am



Titolo: Le due Sinistre incompatibili. - (Da Arlecchino Batocio in FB del 11/12/2016)
Inserito da: Admin - Gennaio 12, 2016, 12:36:22 am
LA CRITICA ULIVISTA - Edizioni dal Mondo d'oggi. ... una IDEA precisa per una iniziativa da definire e di la' da venire.

EDIZIONI de' ISEMPLICI darà una sezione non minimalista della LA CRITICA.
 
Segue

ciaooo


Titolo: LA CRITICA ULIVISTA Edizioni dal Mondo d'oggi. - (da forumista.it)
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 12, 2016, 03:30:00 pm
Arlecchino   

 Oggetto del messaggio:

LA CRITICA ULIVISTA - Edizioni dal Mondo d'oggi ...

Messaggio Inviato: mar gen 12, 2016 16:17 pm

   
Oggi nasce LA CRITICA ULIVISTA - Edizioni dal Mondo d'oggi (per un domani migliore).

Oggi abbiamo postato (in LAU) la nascita di una nostra nuova iniziativa:

LA CRITICA ULIVISTA - Edizioni dal Mondo d'oggi ...
Una IDEA precisa per una iniziativa da definire e di là da venire.

EDIZIONI de' ISEMPLICI: Sarà una sezione non minimalista de' LA CRITICA ULIVISTA.

ciaooo

PS: per "nostra iniziativa" si intende la strettissima cerchia di persone che condividono il pensiero socio-culturale sviluppato, nel tempo, anche apprendendo molto dall'essere protagonisti non indifferenti di questo forum (ex ulivo.it).

Da – forumista.it


Titolo: LA CRITICA ULIVISTA Edizioni dal Mondo d'oggi.
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 12, 2016, 04:10:45 pm

« L'Ulivo è forte, resistente, ben radicato nella sua terra. È l'albero di un'Europa mediterranea, che conosce il mare e la montagna, la pianura, i laghi e le colline. Ama il sole e resiste all'inverno.
Abbiamo scelto questo simbolo perché finora l'unico albero della politica italiana era la Quercia, e occorreva un'altra pianta politica che le si affiancasse, per mostrare che la varietà, cioè una differenza compatibile, è una ricchezza da condividere. »


(Romano PRODI, 6 marzo 1995)


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L'epidemia di Xylella, in Puglia, sta facendo abbattere migliaia di ulivi ... In Parlamento (e nel paese) una certa, ben individuata, parte della politica italiana ha fatto abbattere il mai realmente nato Ulivo prodiano.

Adesso si deve andare "oltre" non come politica, ma come fatto culturale.

ciaooo  


Titolo: LA CRITICA ULIVISTA cosa si intende per andare oltre...
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 14, 2016, 01:06:49 pm
LA CRITICA ULIVISTA, cosa si intende per andare "oltre" il mai nato Ulivo della politica?

Noi intendiamo "usare" i valori che si trovano nell'esperienza Ulivo per fare, attraverso il loro approfondimento, una metamorfosi, una mutazione dell’aspetto esteriore, in cui però si mantiene inalterata l’identità CULTURALE ulivista, rimasta soffocata sotto le forche caudine dalla politica.

Quindi non partitismo politico ma cultura sociopolitical (socio-politica).

Capire le posizioni politiche di CentroSinistra che l'Ulivo ha tentato inutilmente (a causa di partner inadeguati) di rendere attive nel paese, e far capire come e quanto si devono evolvere nella ricerca dei valori socio-culturali in esso contenuti.    

ciaoooo


Titolo: LA CRITICA ULIVISTA se saremo capaci ...
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 17, 2016, 05:58:51 pm

La Critica Ulivista oggi deve ripartire anche da questo concetto Crociano:

Croce diffonde il programma de "La Critica rivista di storia letteratura e filosofia" il 1º novembre 1902 in appendice al suo libro Conversazioni critiche dichiarando che La Critica che ha intenzione di pubblicare discuterà "di libri italiani e stranieri, di filosofia, storia e letteratura, senza la pretesa di tenere il lettore al corrente di tutte le pubblicazioni sui vari argomenti, ma scegliendo alcune di quelle che abbiano, per argomento o pel merito, maggiore interesse, e meglio si apprestino a feconde discussioni. La rivista sosterrà un determinato ordine d'idee, perché niente è più dannoso al sano svolgimento degli studi di quel malinteso sentimento di tolleranza, che è in fondo indifferenza e scetticismo".

ciaooo


Titolo: POLO DEMOCRATICO potrebbe nascere dal Caos apparente del PD al governo?
Inserito da: Arlecchino - Agosto 17, 2016, 11:54:41 am
Riforme nel solco dell’Ulivo
Referendum Un momento delle dichiarazioni di voto finali del disegno di legge sulle Riforme Costituzionali alla Camera dei Deputati,

Roma, 12 Aprile 2016.
ANSA/GIUSEPPE LAMI

Da tutti i gruppi dirigenti del centrosinistra l’impegno per un sistema dell’alternanza

Le riforme costituzionali che il popolo italiano si appresta a confermare o meno con il referendum del prossimo autunno sono il punto di approdo di un percorso più che ventennale della sinistra italiana post 89, del centrosinistra e dell’Ulivo e uno dei punti costitutivi che hanno dato vita al Partito Democratico. Vi è, in quelle riforme, il DNA del nostro popolo e la ricerca costante e mai negata che tutti i gruppi dirigenti del centrosinistra italiano hanno sviluppato in momenti diversi per giungere ad un compiuto sistema delle alternative, ad una ridefinizione della forma dello Stato e ad una riforma dell’istituto parlamentare più coerente con le esigenze di una democrazia matura.

Se volessimo spingerci ancora più indietro nel tempo potremmo arrivare alla metà degli anni 80 per ritrovare negli atti dell’allora commissione Bozzi molti elementi che fanno parte del ddl Boschi o rileggere atti di convegni e congressi del Partito Comunista Italiano dello stesso periodo in cui si sottolineava la necessità di superare un “nobile conservatorismo” in materia di revisione della Costituzione. Quindi la sostanza dell’attuale testo di modifica della Costituzione non tradisce l’indirizzo fondamentale ( pur nelle inevitabili varianti tecniche ) di una linea strategica e di una identità su cui si è fondato il lungo cammino che da quegli anni ha portato alla nascita del Partito democratico.

Alla vigilia di questo importante voto referendario credo che dovremmo fare tutti uno sforzo per sottolineare questo aspetto. Renzi ha condotto a termine questo tragitto raccogliendo un testimone ( mi piace vedere così questa vicenda ) che ( a dispetto di troppi strumentali e reciproci rancori ) è passato dalle mani di Prodi, a quelle di D’Alema, a quelle di Rutelli, a quelle di Veltroni e a quelle di Bersani. Differentemente dai suoi predecessori ha avuto però un vantaggio: la debolezza politica ed il declino irreversibile di Berlusconi come capo indiscusso della destra italiana. Le riforme costituzionali si fanno con un largo accordo politico o si tenta di farle così.

Fino al 2013 Berlusconi ha sempre avuto la forza di far saltare ( condizionando la materia attraverso il suo conflitto di interessi ) il tavolo delle riforme. Dopo il 2013 questo non gli fu più possibile mentre aveva ogni interesse a recuperare una posizione di leadership legandosi ad un ruolo di “padre della patria”. E nonostante questo ha comunque rotto in parte gli accordi nelle fasi conclusive dell’iter parlamentare della riforma. Ma senza riuscire a fermarne l’approvazione. Sottolineo questi aspetti perché, secondo me, sono decisivi per una corretta campagna referendaria e per un clima più unitario all’interno del PD.

Quanto alla prima questione dico questo: noi vinceremo il referendum se le riforme appariranno davvero come figlie della nostra storia e del nostro DNA e non il prodotto esclusivo e personale di Renzi ( che pure ha il merito di avercela fatta). Su questo Renzi ha corretto la linea e ha fatto bene. Modestamente, proprio su queste pagine, ne ho segnalato la necessità poco più di un mese fa. Tutto il nostro popolo deve ritrovare se stesso in questo cammino lungo e faticoso per modernizzare la democrazia italiana ed esserne orgoglioso. Questo fondamento storico delle riforme che lega il PD alla Nazione è la nostra carta referendaria più i portante e va esaltata.

Più ancora dell’argomento della riduzione dei costi della politica che pur essendo vero si gioca su un terreno per noi sfavorevole dal momento che i populisti del momento sarebbero sempre in grado di promettere ( senza mantenere) soluzioni low-cost più accattivanti delle nostre proprio perché basate su argomenti di pancia. Quanto alla seconda questione sono molto preoccupato per certi toni della discussione e interna sul referendum: toni reciprocamente offensivi, ultimativi e gravemente settari. Da una parte e dall’altra. E non parlo dei nostri gruppi dirigenti ma delle cosiddette “seconde file” che dovrebbero essere richiamate ad uno stile e ad una maggiore responsabilità.

Questo aspetto è serio e preoccupante non solo perché spezza la continuità di una storia ma corrode i rapporti interni e il senso di comunità di un partito. Io non professo rancore verso chi la pensa diversamente da me né fuori né dentro il mio partito per cui penso sia sbagliato e assurdo tanto dire che Renzi è un Duce che vuole restringere la democrazia quanto dire che chi vota No offende il Parlamento. Questo andazzo porterà tutti su un terreno autodistruttivo e perdente. Agli amici e ai compagni che voteranno No invito a fare una riflessione. Queste riforme sono nel solco della nostra tradizione anche se sono migliorabili e mancano di alcuni aspetti che dovranno essere affrontati: in primo luogo la riduzione e del numero delle regioni e una loro diversa divisione amministrativa sul territorio. Di questo si dovrà parlare ai fini di un ottimale funzionamento del futuro e nuovo Senato, se prevarrà il Si. Ma la perfezione non fa parte di questo mondo ne della politica.

La vittoria del No, oggi come oggi, non sarebbe un successo nemmeno dei più acerrimi nemici interni di Renzi ma sarebbe solo la vittoria delle destre e (a prescindere dalle sigle politiche sempre mutevoli) spingerebbe oggettivamente a destra l’esito politico della vicenda italiana in questa delicata stagione. Qualcuno davvero pensa che la vittoria del No darebbe frutti agli oppositori interni di Renzi e non invece ad un sentimento anti politico, demagogico e distruttivo che non potrebbe essere raccolto che da forze demagogiche e che sposterebbe ulteriormente a destra lo stesso profilo del Movimento Cinque Stelle che insegue la pancia degli elettori e non ne guida gli orientamenti? Ne uscirebbe demolita la Nazione e un idea della politica basata sul metodo delle riforme e dei cambiamenti strutturali e ponderati.

Un ultima considerazione. La minoranza interna al PD ha proposto di cambiare la legge elettorale ed ha avanzato una proposta. Personalmente apprezzo quella proposta anche se bisognerà vedere se avrà i numeri in Parlamento. Non giova, tuttavia, condizionare il Si alle riforme all’accettazione della revisione della legge. Perché – mi permetto di osservare – questo fa perdere forza alla genuinità della posizione assunta dalle minoranze. E credo che il gruppo dirigente debba avere maggiore attenzione alla possibilità di rivedere la legge elettorale ( pur senza impegnarsi esplicitamente perché va verificata la possibilità di farlo ) non per garantirsi un Si dalla minoranza ma perché nel merito la legge elettorale dell’Italicum merita una messa a punto. Non sulla questione dei premi alla lista o alla coalizione, rispetto alla quale non ci si può rapportare in funzione delle proiezioni elettorali del momento. La capacità di consenso largo e maggioritario un partito deve averla con la sua capacità politica e culturale di attrarre consenso prima che su un piano tecnico.

Quanto sul sistema di scelta dei rappresentanti del Parlamento. La preferenza è uno strumento che può garantire il diritto di scelta ma fino ad un certo punto. Non a caso la prima repubblica cadde, alla fine, su questo nel referendum abrogativo delle preferenze e si aprì la strada ai collegi uninominali e al Mattarellum. Il controllo del voto con la preferenza può diventare ( e sta diventando ) totale.

Il rapporto tra eletto ed elettore è più sano e completo se passa attraverso una ben definita comunità territoriale e se è limitato nel tempo. Cosa che i collegi uninominali garantiscono. Il voto di preferenza impone invece un rapporto singolo per singolo che, nell’impossibilità e inopportunità di una regia politica dei partiti, favorisce clientele e scambi. Non scopro evidentemente nulla di nuovo. Ecco perché auspico che in queste settimane si torni al merito della storia del PD e del suo presente. Ritrovando la continuità delle nostre radici in queste riforme e verificando ogni possibilità reale di una legge elettorale più coerente con lo spirito di una riforma che vuole rendere la nostra democrazia più trasparente. Cancellando dal nostro confronto interno i rancori e le asperità attuali che non corrispondono ad un confronto politico ma a rivalità e contrapposizioni di gruppo che nulla hanno a che fare con un momento alto come la riforma della Costituzione e con lo sforzo corale che con grande passione il Presidente Napolitano chiese al Parlamento giorno della sua rielezione. Uno sforzo che spetta soprattutto al PD che queste riforme ha promosso e che è figlio della storia che le ha generate.

Da - http://www.unita.tv/opinioni/riforme-nel-solco-dellulivo/


Titolo: Le due Sinistre incompatibili. - (Da Arlecchino Batocio in FB del 11/12/2016)
Inserito da: Arlecchino - Dicembre 11, 2016, 05:32:05 pm
Arlecchino Batocio

Le due Sinistre incompatibili

Sono decenni che Sinistra post-marxista e Sinistra Socialdemocratica si attraggono (nell’illusione di gestire gli elettori caduti nel cesto) per subito dopo litigare con mille e un pretesto inconcludenti.

I Marxisti (o Comunisti) vogliono una società diversa da quella che vogliono i Socialdemocratici.

Questo fatto incontrovertibile crea una situazione in cui i Marxisti (o Comunisti) non sono capaci di esprimere Progetti di Sinistra perché non ci sono più le condizioni per fare le rivoluzioni violente, con morti e feriti da governare (dominare).

La Sinistra SocialDemocratica ha tentato una soluzione credibile e in teoria ha raggiunto una ragione d’essere attuale, nel mondo attuale che corre, si chiama CentroSinistra (Ulivo per meglio dire) ma le assurde pretese da un lato del Centro Cattolico (Margherita) che intendeva dominare dal Centro e dell'altro una Sinistra incapace di “liberarsi” dalla coabitazione con i Marxisti (o Comunisti), hanno sepolto prima l’Ulivo e oggi Renzi che ha imboccato la strada giusta, “sbagliando modo e mosse", sulla scacchiera sociale.

La soluzione base per le Sinistre e per l’Italia sta nella considerazione che, finalmente, la Sinistra Marxista (o Comunista) e la Sinistra non marxista debbono distinguersi nettamente e dividersi come partiti diversi tra loro. Potranno essere aperti a cooperare su temi singoli, dove tesi si concordano, ma nessun valido Progetto socio-politico comune potrà mai essere partorito nella loro unione fisica (partitica).

Nell’augurio che il Parlamento seguiti ad essere la casa della politica saranno “separati in casa”.
L’Italia dei loro “aborti” ne ha già sopportati troppi. Basta.

ciaooo


Titolo: Re: Le due Sinistre incompatibili. - (Da Arlecchino Batocio in FB del 11/12/2016)
Inserito da: Arlecchino - Dicembre 14, 2016, 04:50:42 pm
Arlecchino Batocio | 11 dicembre alle 11:58
Caro Renzi, nella convinzione di fare cose giuste (o comode per i tuoi progetti istituzionali) che però gli elettori hanno la "percezione" siano "non giuste", porta a risultati deludenti o negativi (anche per il Paese).

"Il Sistema Rappresentazionale risponde al "principio di razionalità" ed è, quindi, un sistema di simboli, espressione e fondamento di conoscenza e di verità" (cito da Romeo Lucioni).
Sembra siano mancati nel caso specifico del Referendum (e non solo). O mi sbaglio? gg
Dal sole240re.it



FB del 14 dicembre 2016

La volontà "popolare" da 2500 anni è manipolata e condizionata da diversi "poteri". Che si infrangano le istituzioni, oggi, senza un Progetto serio di revisione del concetto di Democrazia è una pericolosa deriva che comprende intrusioni di poteri espansionisti esteri. La nostra migliore azione possibile oggi è difendere questa Democrazia da chi stando fuori dalle istituzioni si riconosce antidemocratico. Pensiamoci! Ciaooo

….


Titolo: ARLECCHINO su FB - Pensavo ad un appello da parte mia
Inserito da: Arlecchino - Dicembre 14, 2016, 08:37:49 pm
Pensavo ad un appello da parte mia (assetato di conoscenza) agli intellettuali che mi circondano qui su FB. Avete capacità di eloquio (scritto), scioltezza nell'esprimere argomenti personali (che diventano pubblici), riuscite convincenti per buona parte di noi. Restate liberi di esprimervi (e battibeccare tra voi) ma aiutate i meno sapienti a non confondere la base di questa nostra attuale Democrazia che vedo a rischio di deformazione. Aiutateci a non seguire pedissequamente chi portandosi fuori dalle Istituzioni ci espone a gravi rischi. Grazie. Ciaooo

….

Abbiamo un NUOVO governo! TUTTI siamo tenuti a rispettarlo!
SI alle critiche democratiche e civili. NO a chi ha interessi personali, oppure di Parte per urlare offese e falsità.
Tra i molti problemi che abbiamo di quelli creati degli invasati, a prezzo fisso, dobbiamo e possiamo liberarcene ignorandoli.

….

 
Arlecchino Batocio
11 dicembre alle ore 13:46 ·
Le due Sinistre incompatibili
Sono decenni che Sinistra post-marxista e Sinistra Socialdemocratica si attraggono (nell’illusione di gestire gli elettori caduti nel cesto) per subito dopo litigare con mille e un pretesto inconcludenti.
I Marxisti (o Comunisti) vogliono una società diversa da quella che vogliono i Socialdemocratici.
Questo fatto incontrovertibile crea una situazione in cui i Marxisti (o Comunisti) non sono capaci di esprimere Progetti di Sinistra perché nel mondo non ci sono più le condizioni per fare le rivoluzioni violente con morti e feriti da governare (dominare).
La Sinistra SocialDemocratica ha tentato una soluzione credibile e in teoria ha raggiunto una ragione d’essere attuale, nel mondo attuale che corre, si chiama CentroSinistra (Ulivo per meglio dire) ma le assurde pretese da un lato del Centro Cattolico (Margherita) che intendeva dominare dal Centro e dell'altro una Sinistra incapace di “liberarsi” dalla coabitazione con i Marxisti (o Comunisti), hanno sepolto prima l’Ulivo e oggi Renzi che ha imboccato la strada giusta, “sbagliando modo e mosse", sulla scacchiera sociale.
La soluzione base per le Sinistre e per l’Italia sta nella considerazione che, finalmente, la Sinistra Marxista (o Comunista) e la Sinistra non marxista debbono distinguersi nettamente e dividersi come partiti diversi tra loro. Potranno essere aperti a cooperare su temi singoli, dove tesi si concordano, ma nessun valido Progetto socio-politico comune potrà mai essere partorito nella loro unione fisica (partitica).
Nell’augurio che il Parlamento seguiti ad essere la casa della politica saranno “separati in casa”.
L’Italia dei loro “aborti” ne ha già sopportati troppi. Basta.
Ciaooo

….

Parte da Renzi e arriverà a Gentiloni!
Aiutiamolo a governare e non facciamoci distrarre da chi insulta la Democrazia (quella attuale ma Nostra) nel nome del popolo ignaro.
La Democrazia è nata in Grecia tra le differenze di Sparta e Atene. Facciamo un bel ripasso e non facciamoci sorprendere. Ciaooo

…..

Arlecchino Batocio
5 ore fa ·
Caro Calabresi, appenderci ai dettagli, per come siamo messi, è un lusso che in Italia non possiamo permetterci. I Media qualificati dovrebbero contribuire a far rispettare le Istituzioni (oggi in pericolo grave) non alimentare fuochi o fuocherelli che si prestano a cattive interpretazioni. Un conto sono i salotti (più o meno bene) altro conto è seguitare a seminare scontentezze nei Media (ci sono già gli specializzati per questo). ciaooo
14/12


Titolo: “In democrazia il popolo è SEMPRE sovrano”. FALSO! di Emilio Gentile
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 08, 2017, 11:44:41 pm
CORTINA D’AMPEZZO • venerdì 6 gennaio   

A Una Montagna di Libri
Emilio Gentile presenta

“In democrazia il popolo è SEMPRE sovrano”. FALSO!

(Laterza)
Con Francesco Chiamulera
Palazzo delle Poste
Ore 18

Cortina d’Ampezzo. Oggi quasi tutti gli Stati, i partiti, i movimenti politici si dichiarano democratici. Abraham Lincoln definì la democrazia «il governo del popolo, dal popolo, per il popolo». Ma nel nostro tempo le cose stanno proprio così? Se lo chiede Emilio Gentile, tra i maggiori storici italiani contemporanei, autore di In democrazia il popolo è sempre sovrano. Falso! (Laterza). E Gentile sarà il prossimo ospite di Una Montagna di Libri, la rassegna protagonista della stagione letteraria cortinese. Venerdì 6 gennaio 2017, alle ore 18, l’appuntamento sarà al Palazzo delle Poste.

 EMILIO GENTILE storico di fama internazionale, considerato tra i massimi esperti del fascismo, è professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza. Allievo di Renzo De Felice, della sua vasta produzione ricordiamo La Voce e l’età giolittiana (1972), Le origini dell’ideologia fascista (1975), Mussolini e La Voce (1976), Il mito dello Stato nuovo (1982) e Le religioni della politica (2001), Fascismo. Storia e interpretazione (2002), La democrazia di Dio (2006), Il capo e la folla (2016). Nel 2003 ha ricevuto dall'Università di Berna il Premio Hans Sigrist per i suoi studi sulle religioni della politica.

 IL LIBRO. Sembra ormai che il popolo faccia da comparsa in una democrazia recitativa: entra in scena solo al momento del voto. Poi, nella realtà, prevalgono le oligarchie di governo e di partito, la corruzione nella classe politica, la demagogia dei capi, l’apatia dei cittadini, la manipolazione dell’opinione pubblica, la degradazione della cultura politica ad annunci pubblicitari. E se nelle democrazie attuali questi fossero tratti non contingenti ma congeniti?

 

L'appuntamento con Emilio Gentile è quindi per venerdì 6 gennaio 2017, alle ore 18, presso il Palazzo delle Poste di Cortina d’Ampezzo. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

l Save the date. Prossimo appuntamento di Una Montagna di Libri sabato 7 gennaio. Presso il Miramonti Majestic Grand Hotel, alle 18, Colazione al Grand Hotel.  Moravia, Parise e la mia Roma perduta. Incontro con Marina Ripa di Meana (Maggiori dettagli nel prossimo comunicato).
4 gennaio 2016

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Una Montagna di Libri ha luogo a Cortina d’Ampezzo d’estate e d’inverno, in due edizioni. Con oltre settanta incontri annuali, è la manifestazione protagonista della stagione letteraria cortinese.
Ospiti delle precedenti edizioni della rassegna sono stati, tra gli altri, Emmanuel Carrère, Peter Cameron, Azar Nafisi, Alberto Arbasino, Serge Latouche, Goli Taraghi, Sonallah Ibrahim, Boris Pahor, Mogol, Pietro Citati, Raffaele La Capria, Michael Jakob, Dacia Maraini, Kenneth Minogue. La manifestazione è realizzata in convenzione con il Comune di Cortina d’Ampezzo e gode del sostegno di Regione Veneto e Comune di Cortina.

Responsabile della manifestazione è Francesco Chiamulera.
W W W . U N A M O N T A G N A D I L I B R I . I T
UFFICIO STAMPA E INFORMAZIONI | TEL  +39 333 7170499

MAIL INFO@UNAMONTAGNADILIBRI.IT | TWITTER MONTAGNADILIBRI


Titolo: POLO DEMOCRATICO potrebbe nascere dal Caos apparente del PD al governo?
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 20, 2017, 05:58:08 pm
POLO DEMOCRATICO

Ribaltando il vecchio modo di pensare con una nuova teoria ancora vergine ...

... PD inteso come POLO DEMOCRATICO potrebbe nascere dal Caos apparente del PD di ieri.

ciaooo


Titolo: Re: POLO DEMOCRATICO potrebbe nascere dal Caos apparente del PD al governo?
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 21, 2017, 08:42:59 pm
Da FB del 21/02/2017

 A Roma compaiono tirapugni di ferro e saluti fascisti e Alemanno ricompare in Tv. Non dobbiamo dare fiato e giustificazione alle proteste (strumentalizzabili) a causa di provvedimenti insensati, male strutturati e alla fine ingiusti contro Cittadini, ambulanti o tassisti, che difendono il loro lavoro. Il Governo e la politica non devono commettere errori così pacchiani in provvedimenti che appaiono giusti ma sono mal posti.

ciaooo


Titolo: POLO DEMOCRATICO potrebbe nascere dal Caos apparente del PD al governo?
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 21, 2017, 08:44:14 pm
Non penso di essere solo nel considerare (con rispetto) poco o per nulla utili al Paese queste considerazioni da "cortile chiuso". Chi come me ha da tempo cercato di modificare il modo di ragionare da uomo libero (da ulivista che per me è la stessa cosa). Il partito come lo intende ancora oggi la parte obsoleta (o furba) del mondo politico è finito da tempo nella realtà dei Cittadini. La nuova dimensione tri-polare della politica rivolterà come un calzino da rammendare la logica di come vivere la partecipazione. Concludo con una personalissima considerazione: cosa aspetta la sinistra marxista a capire che un Polo Marxista alla sinistra del PD avrebbe una valenza positiva di valore storico? Soprattutto se depurato da ideologie d'altri tempi. ciaooo     


Fb del 20 febbraio 2017


Titolo: Il POLO DEMOCRATICO dovrà REALIZZARE UN PROGETTO POLITICO CONDIVISO
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 22, 2017, 12:36:46 pm
Lo scrivo da tempo: ex DC con ex PCI a freddo non si "incollano", a mio parere una possibile soluzione per star "vicini" e lavorare, sarebbe il creare un POLO DEMOCRATICO, in cui le varie anime (Partiti e Movimenti) di area CentroSinistra, legate ad un Progetto Politico Condiviso, possano dedicarsi al compito fondamentale di ogni politico, fare l'interesse dell'Elettorato Italiano.

Diversi partiti (che restano realtà autonome dal Progetto) un solo POLO DEMOCRATICO!

Qualcuno sarà capace di fare disfattismo anche su un Progetto condiviso alla nascita (accadrà) ma buttarlo fuori dal POLO sarà più facile.

Ciaooo

Da FB Isemplici  del 22/02/2017


Titolo: Il POLO DEMOCRATICO dovrà REALIZZARE UN PROGETTO POLITICO CONDIVISO
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 22, 2017, 04:14:04 pm
Caro Renzi, con il fascismo alle porte, affrontare il futuro in conflitto con gli ex-PCI non solo non ci convince, ma ci preoccupa.

Il POLO DEMOCRATICO (ne scrivo da tempo) che si metta a lavorare ad un Progetto Unitario da realizzare insieme, ma ognuno dalla propria Casa (il proprio Partito), toglierebbe molti sassi dalle scarpe consentendovi di dedicarvi al Progetto (e al relativo Governo), con efficacia, togliendoci il fastidio di sentirvi e vedervi "bisticciare" invece di produrre Giustizia Sociale. Pensaci.

ciaooo

Da FB del 22/02/2017


Titolo: Il POLO DEMOCRATICO (ne scrivo da tempo)
Inserito da: Admin - Febbraio 23, 2017, 11:09:58 pm
Arlecchino Batocio
Pubblicato da La Stampa · Ieri alle 12:50 ·

Caro Renzi, con il fascismo alle porte, affrontare il futuro in conflitto con gli ex-PCI non solo non ci convince, ma ci preoccupa.
Il POLO DEMOCRATICO (ne scrivo da tempo) che si metta a lavorare ad un Progetto Unitario da realizzare insieme, ma ognuno dalla propria Casa (il proprio Partito) toglierebbe molti sassi dalle scarpe, consentendovi di dedicarvi al Progetto (e al relativo Governo) con efficacia togliendoci il fastidio di sentirvi e vedervi "bisticciare" invece di produrre Giustizia Sociale. Pensaci. ciaooo

DA FB DEL 23/02/2017


Titolo: Il POLO DEMOCRATICO dovrà REALIZZARE UN PROGETTO POLITICO CONDIVISO
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 23, 2017, 11:30:22 pm
L'ombrello si può aprire come sostengo da tempo (avendo vissuto nel forum – forumista.it - per anni) creando il POLO DEMOCRATICO.

Il diavolo e l'acquasanta non si possono fondere ma come, nella realtà sociale, possono convivere. Il buonismo veltroniano è stato fatto fallire (come l'Ulivo) per incapacità dei leader Ex-PCI e Ex-DC di fare progetti insieme, invece di stupide fusioni fredde destinate a sciogliersi. Insieme si può stare e operare, soltanto nel fare Progetti per il Paese non per fare vita politica (e bisticci tra addetti alla politica) spicciola di partito.

La creazione del POLO DEMOCRATICO raccogliendo sotto il suo "ombrello" Partiti, dell'area di Centro e di Sinistra, con la Mission di preparare e realizzare Progetti-Paese riuscirà finalmente a concretizzare politiche comuni di sviluppo e di gestione dello Stato attraverso una linea condivisa che non ha bisogno di un generalissimo ma di molti capaci Responsabili di Progetto.

Dato che il POLO DEMOCRATICO è formato da diversi Partiti che studiano e appoggiano il Progetto, ma rimangono Partiti autonomi e indipendenti nel fare politica in generale, riusciremo ad avere Progetti che camminano indipendentemente dalle liti interne ai Partiti. Liti che in quanto perpetrati a Casa loro NON danneggiano il GOVERNO sostenuto dal POLO DEMOCRATICO.


Ciaooo

da FB del 22/02/2017


Titolo: (Da Arlecchino Batocio in FB )
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 28, 2017, 11:21:57 pm
Io penso che in futuro ci sarà un solo modo per far sì che i partiti (oggi liquefatti) si ricompongano e si mettano a produrre politica: che si riuniscano in POLI (tre) uniti per affinità e similitudini.

Nel caso della sua costituzione il POLO DEMOCRATICO dovrà avere compiti di elaborazione del Progetto-Paese, del coordinamento progettuale con i Partiti aderenti e del controllo dell'avanzamento dei lavori, ovviamente della formazione e gestione del Governo. Varato il Governo e l’esecuzione del Piano-Paese, il POLO 

I Partiti che accettano, da indipendenti, di riunirsi intorno al Progetto concordato saranno i diversi Partiti dell'area che corre dal Centro cattolico progressista, ai socialisti, alla sinistra riformista e alla sinistra marxista, firmatari dell'impegno per realizzare il POLO DEMOCRATICO.

Il POLO DEMOCRATICO sarà responsabile del Buon-Governo e dell'esucuzione del Progetto-Paese concordato da sviluppare nel corso della legislatura (5 anni).

Ovviamente Ci si potrebbe lavorare per verificarne la fattibilità. Gg
 
Da FB del 21/02/2017


Titolo: Walter VELTRONI - La sinistra che si divide e la democrazia
Inserito da: Arlecchino - Marzo 01, 2017, 04:49:20 pm
   Opinioni
Walter Veltroni - @veltroniwalter
· 26 febbraio 2017

La sinistra che si divide e la democrazia
Ci accorgiamo di quello che sta accadendo intorno alle discussioni e divisioni della sinistra?
Molte persone mi hanno chiesto di pubblicare il testo del mio discorso all’assemblea nazionale. Lo faccio, sperando possa essere utile. Voglio solo fare una premessa: ci accorgiamo di quello che sta accadendo intorno alle discussioni e divisioni della sinistra?

Prendo gli ultimi tre giorni, solo quelli. Dunque: il leader della Lega, una persona che potrebbe avere in futuro importanti incarichi di governo, mette in rete un messaggio in cui rilancia, sostenendolo, l’aberrante video girato da due tipi che si beano per aver recluso in un contenitore di rifiuti due donne nomadi.

Salvini aggiunge di suo, a quel filmato agghiacciante, le seguenti parole: “ma quanto urla questa disgraziata?”. Ciò che è più terribile è vedere che ci sono stati decine di migliaia di “like” e leggere i commenti di persone che inneggiano al gesto e anzi incitano a forme ancora più efferate di discriminazione.

Negli Usa il novo presidente annuncia una fase di implementazione della corsa agli armamenti nucleari, invertendo la tendenza della presidenza Obama. Non è poco. Infine, nel disinteresse dei più, Trump ha impedito l’accesso in un suo incontro stampa a giornali che lui ritiene scomodi. Mi ha colpito che gli altri colleghi abbiano accettato questa discriminazione impensabile e non siano andati via.

Tre episodi, tra loro diversi, che dovrebbero farci riflettere su questo tempo. Non ci accorgiamo che la democrazia scricchiola? La democrazia non è fatta solo di regole e di istituzioni, è fatta in primo luogo di uno spirito, di un bisogno di libertà diffuso. Io, lo dico sinceramente, penso che mai come oggi questa non sia più una certezza. Alla sinistra vorrei dire che prima di frantumarsi in mille schegge l’una contro l’altra armata, dovrebbe capire quello che sta accadendo nel profondo dell’opinione pubblica, specie negli stati più deboli e abbandonati dalla politica.

Da molto tempo non partecipo alle riunioni degli organismi del nostro partito. Le mie scelte di vita, operate con la necessaria radicalità, mi hanno spinto a decidere così. Non è stato facile, come tutto il resto, ma era e sarà giusto così. Però oggi credo sia mio dovere prendervi pochi minuti per dire quanto mi sembri sbagliato e mi angosci quello che sta accadendo. E vorrei rivolgermi alle compagne, i compagni, agli amici con i quali abbiamo condotto tante battaglie, abbiamo conosciuto vittorie e sconfitte, momenti di gioia e stagioni difficili. A loro vorrei dire di non separare la loro strada da quella di tutti noi.

E non rivolgo questo appello in nome del tradizionale invito, pur legittimo, all’unità. No, lo dico perché del loro punto di vista, del loro senso critico, delle loro idee il partito democratico ha bisogno. Penso allo smarrimento e al dolore che stanno provando le persone che, in questi dieci anni, hanno creduto nell’idea e nella novità del partito democratico.

Il Pd non nasce dal nulla, c’è una storia dietro il nostro cammino. Un cammino lungo che tutti, nessuno escluso, dovremmo tenere sempre nella mente e nel cuore. La storia non comincia con nessuno di noi, mai. Per la prima volta, dal novecento, la grande maggioranza delle forze riformiste italiane, eredi di coloro che combattendo uniti il regime avevano riconquistato la libertà per tutti, si sono incontrate, nel Pd. Caduto il muro, finite le ideologie, non c’era ragione per la quale i riformisti non dovessero unirsi, non dovessero proporsi come governo possibile di questo paese. Prima del 1989 queste forze erano state legittimamente divise dalla storia. Ma, dopo, sono state divise solo dalle proprie logiche di contrapposizione.

Vogliamo ricordarci per una volta che nel 1994 se i progressisti e i popolari fossero stati uniti avrebbero vinto le elezioni e Berlusconi non avrebbe governato l’Italia? Vogliamo dirci che se l’esperienza del primo governo Prodi, quello dell’Ulivo, fosse proseguita, la storia italiana avrebbe avuto un altro corso? Vogliamo dirci che dopo le elezioni del 2006 nella coalizione successe di tutto: la maggioranza che in parlamento votava contro il governo, le manifestazioni contro l’esecutivo con la presenza di ministri dello stesso? Vogliamo dirci che se non vi fosse stata la divisione nella sinistra Romano Prodi sarebbe stato eletto nel 2013 Presidente della Repubblica?

La sinistra, quando si è divisa, ha fatto male a se stessa e al paese. Questa è la verità. È stato proprio questo il demone della sinistra. La malattia è di natura politica e ridurla ai caratteri delle persone è una scorciatoia facile, come lo è cercare, personalizzando, i capri espiatori di una sindrome profonda. Il Pd era nato per superare tutto questo. L’idea del Lingotto non era solo costruire la sintesi tra cattolici democratici e sinistra, era fare un partito tutto nuovo, per identità, programma e forma. Un partito del nuovo millennio, davvero riformista e davvero radicale. Non ossificato in correnti, male che non smette di devastare il Pd, ma terreno di partecipazione autentica, capace di innovazioni coraggiose e ben saldo sulle sue radici profonde.

Un partito della sinistra, non un indistinto. Quanto male ci hanno fatto le fole sui partiti della nazione o le stupidaggini sul fatto che non esistono più destra e sinistra! Ci stanno pensando Trump e la Le Pen a ricordarci la meravigliosa differenza che esiste tra chi pensa ad una società delle opportunità sociali e dell’inclusione umana e chi considera poveri e immigrati come pericoli o relitti da rimuovere. Il Pd è, ancora oggi, anche per merito di tutti i segretari che sono venuti dopo di me, la forza che può, da sinistra, immaginare di costruire una maggioranza nella società, prima che in parlamento. C’è una cosa a cui tengo: combattete sempre l‘idea che la sinistra sia obbligatoriamente minoranza in questo paese. Perché se lo è, allora sono minoranza le ragioni dei diritti, della giustizia sociale, delle libertà di scelta. Sono minoranza i più poveri. Per questo, fosse anche solo per questo, la sinistra non può permettersi di essere minoranza per scelta, non ne ha il diritto. La sinistra democratica deve coltivare l’obiettivo di conquistare consensi ampi in virtù della forza, della radicalità e della coerenza della sua proposta. E, consentitemi di dirlo con affetto, non sarà con la parola d’ordine della rivoluzione socialista che questo accadrà.

Il Pd nacque per fusione, non per scissione. Io ne ho vissute, di separazioni: quella di Rifondazione, ad esempio, quando Occhetto, con un coraggio che mai gli è stato pienamente riconosciuto, salvò e trasmise in avanti la storia migliore del Pci. Non ero d’accordo con chi fece quella scelta di rottura ma rispettavo il loro travaglio, la profondità di un dissenso che nasceva dalle idee e solo da quelle.

Due sociologi francesi hanno descritto questa fase storica come la stagione delle “passioni tristi”. Temo abbiano ragione. Dentro questa dimensione io inscrivo la possibilità che si rompa oggi il più grande partito della sinistra europea per una questione che rischia di non restare scolpita nei libri di storia. So bene che esistono contrasti più di fondo ma all’opinione pubblica appare fin qui una questione interna, di procedure e tempi. Le differenze ideali, programmatiche, politiche e persino sulle questioni etiche sono legittime e, per me, vitali in un partito che non può mai essere né un monocolore né un partito personale ma una comunità aperta, fatte di differenze, unita da un comune sentire, da un comune sperare. Da tempo sono allarmato per l’abulia della sinistra di fronte alla fase di più sconvolgente cambiamento storico che la nostra generazione abbia conosciuto. Tutto si sta rivoluzionando, il modo di lavorare, di distribuire la ricchezza, di sapere, di comunicare, di essere in relazione tra le persone. La precarietà è diventata il segno devastante di esistenze appese. Le tecnologie riducono lavori e la formazione, ancora non diventata cuore sociale e culturale della sinistra, non prepara al nuovo, non educa a un mondo che la politica stessa sembra non capire, non interpretare. Siamo immersi nella più lunga recessione degli ultimi due secoli, l’Occidente è segnato da grandi ondate migratorie, i mutamenti demografici stanno sconvolgendo il welfare. C’è o no materia per una riflessione collettiva di una sinistra che in tutto l’Occidente oggi è ai margini? La destra lo ha fatto, con consenso, e se ne vedono i segni. Ci accorgiamo che oggi vengono pronunciate parole di odio e discriminazione che ieri erano impronunciabili? E la sinistra ha il dovere di opporsi, anche in termini valoriali, a tutto questo. E ora la cosa che mi sta più a cuore, da tempo: la democrazia oggi fa fatica, sembra incapace di guidare un mondo troppo veloce per le sue regole, sembra stretta nell’alternativa tra un inquietante bisogno di semplificazione, persino autoritaria, e il mito della democrazia diretta.

La democrazia non è manna dal cielo, è stata, un’eccezione , nella storia umana. Vive se è trasparente, se decide, se funzionano i controlli. Ma vive anche se è capace di immaginare nuove forme di partecipazione e di sussidiarietà dal basso, che coinvolgano e responsabilizzino i cittadini sottraendoli così alla subalterna ed esclusiva pratica dell’invettiva. La democrazia vive se i governi sono stabili. Guardate che davvero può essere devastante la prospettiva di nuove elezioni nelle quali non ci siano maggioranza e governo possibili. Dico la mia opinione, per quello che vale: sbaglierebbe chi pensasse che il modo migliore di contrapporsi ai Cinque Stelle sia la costruzione, di nuovo, di una grande alleanza “contro”.

Non sarà il consociativismo a sconfiggere l’antipolitica, sarà il riformismo vero. E fatemi aggiungere che se ora la prospettiva è un sistema proporzionale, con tanti partitini capaci di condizionare il governo e decretarne l’instabilità, con le preferenze ,che considero lo strumento più perverso del rapporto tra eletti ed elettori, rapporto che solo il collegio uninominale rende trasparente e virtuoso; se la prospettiva è il ritorno ad un partito che sembra la margherita e un altro che sembra i ds e a coalizioni eterogenee tenute insieme da logiche di potere; allora non chiamatelo futuro, chiamatelo passato. Un Pd più debole, un centro sinistra dilaniato da polemiche, aiutano ad affrontare queste sfide? Aiutano ad evitare che prevalgano ovunque forze la cui intenzione è la distruzione della più grande conquista del dopoguerra, l’Europa unita? La domanda è questa, solo questa. Un partito vale per gli altri, non per se stesso.

Dobbiamo abituarci a convivere, a essere, di volta in volta, maggioranza e minoranza, in un partito. Ma stando insieme, sempre rispettandoci e valorizzandoci. Vi devo dire la verità. Guardandolo da più lontano oggi il Pd sembra più impegnato in interminabili discussioni per decidere ciò che conviene ai singoli piuttosto che per decidere ciò che è più giusto per gli altri. Ciò che dovremmo fare. Vorrei dirla in questo modo: meno riunioni di corrente, più rappresentanza di bisogni sociali. Noi siamo figli di gente che ci ha educato così. Non pensavano a se stessi o a cosa conveniva loro i ragazzi che uscirono finalmente liberi da Via Tasso dopo la liberazione.

Non pensavano a se stesse le donne che, affermando i loro diritti, hanno scosso l’Italia facendola diventare moderna. Né lo facevano i cattolici che affermavano la pace quando la guerra sembrava ovvia. Non pensavano a se stessi, gli operai che scioperavano contro il terrorismo. Noi siamo figli di questa storia e di molto altro. Ho finito, mi scuso, ma sentivo il dovere di essere con voi, oggi. Perché spero che quella bandiera, quel simbolo, quell’ idea di unità comunque non vengano ripiegati e messi in soffitta. Io penso che del Pd, di una comunità di sinistra aperta, popolare, riformista e moderna, l’Italia e l’Europa abbiano un grande, disperato bisogno. State uniti, ne va del destino della sinistra e dell’Italia.

Da - http://www.unita.tv/opinioni/la-sinistra-che-si-divide-e-la-democrazia/