Titolo: Il PD ultimo taxi per Vendola? Inserito da: Admin - Febbraio 02, 2013, 05:34:50 pm Antonio Ingroia tenta l'Opa su Sel di Nichi Vendola.
Prova a portargli via voti e dirigenti di partito Pietro Salvatori, L'Huffington Post | Pubblicato: 01/02/2013 17:10 CET | Aggiornato: 01/02/2013 17:17 CET All’armi compagni! Che militino nella Rivoluzione civile di Antonio Ingroia o in Sinistra ecologia e libertà di Nichi Vendola, i pasionari della sinistra italiana sono in subbuglio. L’eterna scissione dell’atomo nel mondo colorato d’arcobaleno? Non proprio. Già, perché ad essere in ballo è tutt’altro che un atomo, bensì quella larga fetta di elettorato presente nel paese che non ha digerito l’appoggio del Pd a Mario Monti e che guarda con interesse a cosa si trova oltre i suoi confini orientali. Un sommovimento che è riassumibile con due semplici tabelle. Il 21 dicembre l’istituto di ricerca Swg ha diffuso le intenzioni elettorali di fine anno. Sel era data al 5,4%, in lievissimo calo rispetto la rilevazione precedente ma comodamente al di sopra, come si verificava da mesi, della soglia psicologica del 4% alla quale la dirigenza vendolania guarda con attenzione. Una situazione di tutto comodo, visto che la galassia di sinistra viaggiava in ordine sparso, toccando il suo vertice con il misero 1,8% di Rifondazione comunista. Oggi Swg ha comunicato l’ultimo sondaggio. Che vede il partito di Nichi Vendola camminare pericolosamente sulla soglia di sopravvivenza. Un 4% che innervosisce via Goito e che si spiega se messo a confronto con il 5% attribuito agli ingroiani. L’aggregazione messa in piedi dall’ex-pm sta riuscendo a trovare una propria collocazione politica che vada oltre il bacino elettorale dei partiti che sono alla base del cartello elettorale che rappresenta. E sta iniziando a drenare voti di coloro i quali storcono il naso all’alleanza di Sel con il Partito democratico, reo di aver appoggiato le misure lacrime e sangue del governo di Mario Monti. Sotterrato il calumet della pace e le proposte di dialogo, Ingroia ha fiutato l’aria che tira, e ha iniziato ad impostare la propria campagna elettorale guardano agli elettori di Sel come suoi potenziali sostenitori. Non è un caso che oggi pomeriggio ha convocato una sorta di stati generali della sinistra italiana in un luogo caro alla gauche del belpaese, il teatro Capranica di Roma. Invitando a sedere accanto a sé Jean-Luc Mélenchon, un’icona della sinistra europea, l’uomo che ruppe nel 2009 con il Pse portando alla ribalta il “Fronte della sinistra” alle presidenziali francesi dell’anno scorso, con uno storico 11% Il leader dei rivoluzionari civili sembra dunque aver abbandonato i temi del giustizialismo eticista che avevano caratterizzato la prima fase della campagna elettorale (di oggi sono le “ammissioni” su un uso improprio delle intercettazioni) per dedicarsi a pancia bassa ai temi dei diritti e della giustizia sociale sui quali Vendola ha impostato la propria piattaforma politica. Un attacco in piena regola, nel tentativo di dissanguare le fila dell’avversario. Stamattina, insieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, ha presentato alla stampa una serie di dirigenti locali di Sel, il siciliano Francesco Cantafia, Alfonso Gianni (che però già aveva lasciato il partito di Vendola) e Saverio Cipriano, che hanno fatto armi e bagagli e sono traslocati con l’avversario. Un segnale politico inequivocabile, al di là del reale peso politico di chi è migrato da una sponda all’altra. E l’ex-pm ha attaccato Vendola proprio sul suo fianco più scoperto: “Vendola - attacca - doveva tirarsi subito fuori dalla coalizione di centrosinistra che farà un accordo post-voto con Monti, e non dopo, usando la coalizione come fosse un taxi. Noi queste cose non le facciamo”. Insomma, un profilo da duri e puri contrapposto a chi sosterrà indirettamente le misure imposte dal governo dei tecnici. Una scelta che, al momento, sembra pagare. Il leader di Sel sa che se la contrazione del suo partito influisse sul mancato raggiungimento della maggioranza al Senato, la partita del dopo voto sarà assai in salita per i suoi uomini. E il temutissimo accordo con Monti diventerebbe una questione politica ineludibile. Il governatore della Puglia ha fiutato l’aria e ha risposto a stretto giro: “Come mi ha insegnato Gramsci, nelle posizioni altrui c'è sempre una verità interna e allora sì al dialogo ma liberi dal riflesso del nemico a sinistra per mascherare la debolezza delle proprie proposte. A sinistra il copione delle guerre fratricide è eredità dello stalinismo”. Ma oltre alla frecciata ideologica, Vendola ha anche rimarcato la frammentarietà della lista ingroiana, unita per le elezioni ma pronta a frammentarsi una volta arrivati in Parlamento: “Non ho capito cosa sia quel movimento: Rivoluzione Civile è una lista che ingloba Idv, Rifondazione, Verdi. Non so quale sia il collante e il minimo denominatore comune che li lega assieme”. Ferma la difesa di una scelta che ha messo Palazzo Chigi nel mirino: “Monti ci ha fatto tornare indietro, puntare al governo è un dovere, non me la sento di alzare bandiera rossa e dire alla gente che perderemo e poi staremo loro accanto”. da - http://www.huffingtonpost.it/2013/02/01/antonio-ingroia-contro-sel-di-nichi-vendola-lo-scontro-e-su-giustizia-sociale-e-diritti_n_2598517.html?utm_hp_ref=italy |