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Titolo: Paolo CONTI - Venturi, leader di Confesercenti: ora basta trattarci come ...
Inserito da: Admin - Giugno 20, 2007, 03:45:12 pm
Venturi, leader di Confesercenti: ora basta trattarci come un Bancomat

E il negoziante rosso: «Era meglio il Pci» «La Dc e Botteghe Oscure non facevano certi errori, ma il malumore non giustifica certi atteggiamenti»  
 

ROMA — «No, i fischi e le contestazioni non significano che la Confesercenti abbia un pregiudizio verso questo governo. A un patto però. Che Vincenzo Visco la smetta di trattarci come un Bancomat. Appena ha bisogno di un prelievo urgente viene qui», dice Marco Venturi.
Venturi, 59 anni, calabrese di San Pietro a Maida, impiegato della Confesercenti dal 1975 e dal 1998 approdato alla presidenza, ricorre a tutto il suo istinto di mediatore (laurea in sociologia, due anni di psicologia, un lungo corso di formazione di psicoanalisi) per spiegare che la contestazione a Prodi non interpreta la vera anima dei commercianti italiani: «Ho detto pubblicamente ciò che penso. Non accetto che piccoli gruppi contestino i rappresentanti delle istituzioni, a partire dal presidente Prodi. Posso capire le ragioni, e l'ho anche spiegate nella mia relazione. Ma il malumore non giustifica certi atteggiamenti». Venturi non crede a una regìa politica: «Solo piccoli gruppetti armati di fogli, non di cartelli perché li avremmo intercettati. E poi Prodi quando è arrivato in sala è stato applaudito».

Un solo dubbio: «Il presidente del Consiglio è andato via subito dopo la fine del mio discorso. Qualcuno può aver pensato a un dissenso. Ma io sapevo che aveva un impegno successivo». Venturi conosce bene il suo movimento associativo dai tempi in cui lo zoccolo duro era sorretto da categorie da sempre vicine alla sinistra come gli ambulanti e quei benzinai che ora non sopportano il governo Prodi: «Stagioni lontane. Poi dai primi anni Ottanta il panorama cambiò: la componente comunista, certo, ma anche quella democristiana, e poi socialista, liberale, repubblicana. Infine, la conclusione delle appartenenze » Venturi però non ha mai cambiato opinione. Cuore a sinistra? «Certo. Ma sinistra moderata e attenta ». Il Pci, comunque... «Sì. Penso a Enrico Berlinguer. Soprattutto Giorgio Napolitano. Con lui ho un forte rapporto di affetto».

Rimpianti, Venturi, di quel Pci, della sua politi ca verso i ceti medi? «A dirla tutta, il Pci aveva assai più pragmatismo nel settore... E lo stesso la Dc. Se oggi ci fosse stato quel tipo di cultura politica, certi errori non si sarebbero verificati». Poi, si rammarica il presidente della Confesercenti, Pci e Dc avevano «la capacità di tenere insieme differenti modi di pensare al proprio interno però si puntava verso un unico obiettivo. Oggi si litiga sulla virgola». Infine il nodo dei nodi, il Bancomat- Visco che ha portato ai fischi a Prodi. Dice Venturi: «Prendiamo la benzina. Su 100 di incasso, il 70 va allo Stato, il 17 alle compagnie petrolifere, appena il 3 ai benzinai. Come fa il governo Prodi a tassare quel 3% senza intervenire sul 70? Si parla del prezzo... Agip è di proprietà dell'Eni, con quel controllo si decide di un terzo della rete distributiva. Basterebbe una parolina all'Eni, l'Eni la direbbe all'Agip. E il mercato cambierebbe. Un minimo di volontà politica!»

Nemmeno a dirlo, l'ex comunista Venturi difende gli autonomi sugli studi di settore del dossier Visco. Il sottosegretario attacca mostrando ricavi da fame, almeno sulla carta. Ma il presidente respinge al mittente ogni accusa: «L'anno scorso il 70% delle piccole e medie imprese risultò "congruo e coerente". Quest'anno la quota è scesa al 50%. Paura dell'accertamento? No. Il fatto è che si è deciso di alzare l'asticella del 30-35%, e poi tutto finisce nel pozzo nero della spesa pubblica che continua a crescere». Prevede una lunga conflittualità col governo Prodi? «Basterebbe aprire un dialogo. Ma un dialogo vero. E chiariamo subito un punto. Lasciamo perdere il 2006, che non si mettano a fare il gioco delle tre carte rimettendo in gioco un anno chiuso. Discutiamo di presente e di futuro. Noi siamo pronti. Ma alla pari».

Paolo Conti
20 giugno 2007
 
da corriere.it