Titolo: L'uomo dei segreti abbandona Gheddafi Inserito da: Admin - Marzo 31, 2011, 06:05:52 pm 31/3/2011 - LIBIA. LA GUERRA CIVILE
L'uomo dei segreti abbandona Gheddafi Il ministro degli Esteri ed ex capo degli "007" fugge a Londra. Corsa tra Stati Uniti e Francia per armare i ribelli del regime CORRISPONDENTE DA NEW YORK Il ministro degli Esteri libico, Mussa KoussaIl potente ex capo dell’intelligence libica è fuggito a sorpresa in Gran Bretagna mettendo in luce l’indebolimento del regime di Gheddafi mentre Parigi, Mosca e Washington si dividono sulla decisione di fornire armi ai ribelli bengasini. Moussa Koussa da alcuni giorni aveva fatto perdere le sue tracce e ieri l’agenzia di stampa tunisina ha svelato che nelle ultime 48 ore è stato in Tunisia, da dove è partito dall’aeroporto di Gerba giungendo a Londra in serata. La conferma è arrivata da Downing Street: «È arrivato qui di sua volontà». Moussa Koussa è l’attuale ministro degli Esteri libico ma per molti anni è stato l’onnipotente capo dell’intelligence di Gheddafi: a lui si attribuiscono i complotti per colpire i dissidenti all’estero negli anni Ottanta e ogni sorte di trame terroristiche come anche la trattativa con gli Stati Uniti che portò nel 2003 allo smantellamento del programma nucleare di Tripoli che lo stesso super 007 era riuscito ad acquistare su ordine personale del colonnello. Considerato uno degli uomini più fedeli a Gheddafi nonché in possesso dei segreti - militari ed economici - della Jiamahyria, Moussa Koussa incarna il regime di Tripoli e la sua defezione lascia intendere che fra i più stretti collaboratori del colonnello serpeggia il malumore. La decisione di Koussa premia gli sforzi di Washington, Londra e Parigi che negli ultimi giorni hanno più volte rivolto all’entourage del colonnello appelli alla defezione. Tale sviluppo coincide però con la bagarre internazionale sulla fornitura di armi ai ribelli libici. Fonti diplomatiche a Washington assicurano che «sono stati i francesi ad aprire questo fronte» facendo sapere agli alleati di essere pronti a inviare ai ribelli le armi necessarie per fronteggiare le forze di Gheddafi. Il ministro degli Esteri di Parigi, Alain Juppé, ha confermato il sostegno all’ipotesi ma la contromossa è arrivata da Mosca, dove il collega russo Sergey Lavrov ha ribattuto: «Il Segretario generale della Nato ha detto che si sono mossi per difendere i civili non per armarli, e noi pensiamo che lui abbia ragione». Come dire: Parigi sta rompendo gli accordi alla base della coalizione che Mosca non ha ostacolato evitando di opporre il veto alla risoluzione Onu 1973. A metà strada fra Mosca e Parigi si colloca il premier britannico, David Cameron, che dice di «non escludere» le forniture di armi adoperando una formula molto simile a quella del presidente americano Barack Obama che in tre interviste tv ha ripetuto di «non escludere del tutto» l’invio di armi pur non essendo a favore di tale ipotesi. L’incertezza della Casa Bianca tradisce la presenza di opinioni differenti dentro l’amministrazione, dove il Pentagono teme che armare i ribelli porti ad un impegno di lungo termine in Libia - come avvenuto negli anni Settanta in Centroamerica e negli anni Ottanta in Afghanistan - e l’intelligence conferma la presenza di «piccoli gruppi di miliziani di Al Qaeda in Cirenaica». C’è poi il nodo dell’identità dei ribelli che Gene Cretz, ambasciatore Usa a Tripoli, riassume così: «Non sappiamo se possiamo fidarci di loro al 100 per cento». Bruce Riedel, ex consigliere di Obama sull’antiterrorismo, aggiunge: «I jihadisti libici che hanno combattuto in Iraq e Afghanistan stanno tornando, non sappiamo se sono il 2, il 20 o l’80 per cento dei ribelli». A fare da deterrente è il precedente dell’Afghanistan, quando l’amministrazione Carter decise di armare i mujaheddin contro l’Armata Rossa aiutando a formare combattenti che poi sono confluiti nelle fila di Al Qaeda. da - lastampa.it/_web/cmstp/ |