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Forum Pubblico => PERSONE che ci hanno lasciato VALORI POSITIVI => Discussione aperta da: Admin - Marzo 18, 2011, 04:58:39 pm



Titolo: don Andrea Gallo PRESENTA "Gli ultimi" di Pino Petruzzelli
Inserito da: Admin - Marzo 18, 2011, 04:58:39 pm
Storie di vita in direzione ostinata e contraria

Per gentile concessione dell'editore proponiamo la prefazione di don Andrea Gallo al libro "Gli ultimi" di Pino Petruzzelli, in questi giorni in libreria per Chiarelettere.



di don Andrea Gallo

Un vecchio prete di strada come me non si sarebbe mai sognato di realizzare un viaggio così lungo e faticoso, e nel contempo straordinario, ricco di schietta e genuina umanità, per incontrare nel suo cammino nobili perdenti che tirano dritti «in direzione ostinata e contraria».

L’attore e regista Pino Petruzzelli l’ha fatto con questo libro. Leggendolo ho avuto modo di entrare nelle vite di persone capaci di smuovere le coscienze addormentate e spesso turbate da questa crisi economica, etica e morale.
Mi sono ritrovato con una vivace comunità di amici del Mediterraneo, non sconfitti. Non ricordo i monumenti dei paesi che Petruzzelli ha attraversato; mi sono rimaste invece scolpite nel cuore «pietre vive» ed eloquenti.

Come un pio pellegrino, ho viaggiato dal Marocco alla Palestina, passando per Israele e poi sbarcando in Albania.
Per tornare in un’Italia in cui dilagano indifferenza, xenofobia e razzismo.
Ho sempre trovato un punto di appoggio, un luogo in cui sostare, uno spazio di ascolto, una porta aperta. Ho incontrato donne, bambini e uomini che ho amato, riappacificandomi con il creato. L’autore, lontano dal romanzo ed estraneo ai sentimentalismi e alla retorica, con umana poesia, pietà e verità, con lo stupore di un fanciullo, restituisce la parola a coloro che sono «senza voce» da troppo tempo.
Far parlare i «muti» è un miracolo. La folla massificata divora le immagini e non si mette in ascolto dei fragili, dei perdenti, diventati invece per Petruzzelli gli «invincibili», sempre pronti a rialzarsi nelle gravi difficoltà causate dalle ingiustizie delle multinazionali, dei partiti, o dalle guerre di religione.

Si incontrano nel testo dodici persone, dodici «ultimi», tutti con la speranza di una possibile emancipazione. Figure cangianti, forti e sicure, a volte necessariamente fragili e, perché no, provvidenzialmente provocatorie.
Non si arrendono mai. Dal marocchino di Tangeri passato dall’analfabetismo alla fama letteraria internazionale allo psichiatra israeliano mai rassegnato, difensore della pace tra i due popoli; dal simpatico Atef, ultimo tra i beduini del deserto, al palestinese Zeidan, esperto dell’intifada, costruttore, suo malgrado, del muro della vergogna israeliano. E ancora la dottoressa palestinese che cura con scarsissimi mezzi i poveri bambini innocenti schiacciati e bombardati da una guerra assurda, dimenticata dall’Europa cristiana. Dirompente il professore dell’Università di Valona, che non demorde nella sua opposizione alla criminalità dilagante in Albania.

E dopo aver attraversato il Mediterraneo, Petruzzelli ci riporta in Italia, incontrando testimoni che vivono nel
rispetto della natura, che credono ancora nella dignità del lavoro. Antonio, il contadino napoletano che da anni aiuta i rom a difendersi dalle discriminazioni sempre più violente. Pasquale, il lampedusano innamorato della sua isola, dove è conosciuto da tutti e vive una vita particolarissima. Bepi, il guardaboschi amico di Mario Rigoni Stern, vigilante sentinella della natura in pericolo. I laboriosi vignaioli che amano la loro terra. Una pastora sarda che sbarca a Genova con cento pecore e crea un ovile e un caseificio artigianale sulle alture della città sorda e insensibile. Tra questi fiori profumati emerge anche un prete tenace: sulle orme di Gesù di Nazareth, vuole far risorgere la montagna che muore.

Ho letto religiosamente i dialoghi di Petruzzelli con i suoi interlocutori illuminati, i senza-potere. Sono persone irregolari e irriducibili alle logiche borghesi del sistema. Petruzzelli predilige gli ultimi. Non ci sono dubbi.
Con intima passione sente che l’universo colorato e dolente che incontra è molto più vero e umanamente più interessante del mondo «ordinato» dei regolari e degli uomini «in carriera»; del consumismo e delle mode emergenti.
Questo libro mi ha insegnato ancora una volta che è dal fondo che riesci a scorgere l’umanità. Solamente dal basso hai una visione futura.

(16 marzo 2011)

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