Titolo: Edoardo SANGUINETI, se ne è andato. Inserito da: Admin - Maggio 22, 2010, 10:36:31 pm DECEDUTO A GENOVA. aveva 79 anni
Lutto nella cultura, morto Sanguineti Poeta, scrittore e critico. La sua attività iniziata con l’esperienza avanguardistica degli anni Sessanta MILANO - È scomparso all'età di 79 anni il poeta e scrittore genovese Edoardo Sanguineti. L'intellettuale è morto nell'ospedale Villa Scassi, nel capoluogo ligure. Poeta, scrittore e critico, Sanguineti era nato a Genova il 9 dicembre del 1930. LETTERATO E SAGGISTA - Sanguineti è stato una figura di letterato a 360 gradi, fuori e dentro il mondo accademico. Poeta, intellettuale, professore di letteratura all’Università di Torino, Salerno e Genova, ma anche autore di teatro, critico, saggista. La sua attività è stata sempre caratterizzata da una battaglia culturale iniziata con l’esperienza avanguardistica degli anni Sessanta. Insieme ad Angelo Guglielmi, Edoardo Sanguineti fu infatti il teorico più famoso del Gruppo 63. POETA - Capofila della neoavanguardia poetica, partecipò alla raccolta collettiva di poesia "I nuovissimi" (1961) da dove approdò con un ruolo determinante e fondativo al 'Gruppo 63'. La sua poesia sperimentale - è stato detto - rappresenta la «dissoluzione» del linguaggio quotidiano, come dimostrazione dell'impossibilità del comunicare nella società dei consumi. Dal "linguismo" folgorante dei primi lavori e dalla bulimia senza razionalità di parole e immagini (Laborintus, Erotopaegnia, Triperuno), Sanguineti elaborò con il tempo un regime satirico e grottesco a cui non fu estraneo il realismo marxista e la psicoanalisi che grande influsso ebbero su di lui. Di questi fase sono Wirrwar, Postkarten, Stracciafoglio, Seggnalibro, Bisbidis, Senzatitolo, Per musica. La sua capacità critica si è applicata a Dante (interpretazione di Malebolge), al '900 (Tra liberty e crepuscolarismo, Guido Gozzano,Indagini e letture, Scribili). Sua la cura dell'antologia Poesia italiana del novecento. Molto attivo anche nella narrativa: da Capriccio italiano a Il gioco di Satyricon. Non ultima la sua passione per il teatro: K. E le altre cose, Faust. Un travestimento. Così come molte riduzioni teatrali tra cui quella dell'Orlando Furioso per il regista Ronconi. 18 maggio 2010 http://www.corriere.it/cultura/10_maggio_18/morto-edoardo-sanguineti_a75025dc-6281-11df-92fd-00144f02aabe.shtml Titolo: GIAN LUIGI BECCARIA. Sanguineti, uno stile blob Inserito da: Admin - Maggio 22, 2010, 10:38:13 pm 19/5/2010
Sanguineti, uno stile blob GIAN LUIGI BECCARIA Le prime poesie Sanguineti le aveva scritte nel ’51. Studente prodigio, cominciava giovanissimo a «sabotare» la letteratura con testi provocatori che volevano mettere in crisi le lettere come istituzione storica e come specificità di forme e significati tradizionali: i soliti temi, i generi fissati da tempo con tutto l’insieme di un «immaginario» prevedibile, scontato. Nel ’56 uscirà Laborintus, seguiranno altri testi di dirompente novità, che gettavano reti dottissime su un profondo disagio esistenziale. Palus putredinis, sezione di Laborintus, alludeva a una palude mefitica come metafora del caos, della palude in cui s’era andato a infognare, a suo parere, l’universo poetico nostrano, tutto ordinato da uno stile troppo sublime. Dirompenti le novità sul piano della forma: sintassi totalmente disarticolata, frasi sospese, interrotte ossessivamente da parentesi, una punteggiatura esorbitante, e tanti incisi, uno scarto violento dall’ordine discorsivo. Sanguineti era poi passato ad applicarsi ai piccoli fatti veri, «freschi di giornata», come ribadiva nelle Postkarten (1978), minicronache in versi di un reale visto teneramente a frammenti, per discontinuità, dati scrupolosamente nominati e definiti, un catalogo ilare di ciò che ci attornia, un «intorno» che pare privo di profondità e spessore, ma nella sostanza si muove vivo e parlante, in passi di danza. Con un inconfondibile stile blob sapeva tenere a braccetto il basso, il tecnico e l’alto lessico evocativo. Montava straordinarie messe in scena di linguaggi finti, frasi fatte, il tutto costruito come se il linguaggio della comunicazione media non esistesse, o esistesse solo per essere messo in rima, o alla berlina. La «morale» però c’era (come dice nel Novissimum testamentum). Bisogna cavarla. Ed è restata, nei riguardi della società e nei confronti della storia, sempre lucida, rigorosa, implacabile, ostinatamente immutata. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=7372&ID_sezione=&sezione= |