Titolo: Appalti G8, così il procuratore Toro tolse l'inchiesta al capitano Ultimo Inserito da: Admin - Marzo 01, 2010, 01:17:12 pm L'ex procuratore aggiunto di Roma, indagato perché accusato di essere la "talpa", bloccò l'investigatore del Noe che gli aveva chiesto l'autorizzazione alle intercettazioni
Appalti G8, così il procuratore Toro tolse l'inchiesta al capitano Ultimo A Roma l'indagine della Finanza si arenò, per poi essere ripresa a Firenze Nelle carte anche un maresciallo delle Fiamme gialle "al servizio" di Anemone di FRANCESCO VIVIANO ROMA - Il capitano Ultimo, l'uomo passato alla storia per avere catturato il capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina, fu "bloccato" dall'ormai ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, indagato nell'inchiesta G8 perché accusato di essere la "talpa" che informava faccendieri e funzionari pubblici delle inchieste sul G8 e sui Mondiali di Nuoto. Per ben due volte gli uomini di Sergio De Caprio, il capitano Ultimo che adesso dirige il Nucleo Operativo Ecologico di Roma, chiese a Toro l'autorizzazione per intercettare i telefoni degli imprenditori e dei funzionari delle opere pubbliche finiti in manette, Diego Anemone, Angelo Balducci, Fabio Desantis e Mauro della Giovampaola. Ma non ebbe mai risposta. Il capitano Ultimo fu esautorato dall'inchiesta che aveva avviato con la Procura di Tempio Pausania per i lavori del G8 alla Maddalena, che per competenza passò poi alla Procura di Roma. "Ultimo", da vero segugio che con le intercettazioni telefoniche e i pedinamenti si era fatto le ossa alla ricerca dei latitanti di mafia, aveva capito che quella storia portava lontano. Ma non fu possibile provarlo. Achille Toro tolse l'inchiesta ai titolari del Noe trasferendone la competenza alla Guardia di Finanza. Le fiamme gialle romane si limitarono ad effettuare verifiche fiscali e societarie e l'indagine si arenò. Tranne proseguire per altri canali a Firenze dove in gran segreto, la Procura l'ha portata avanti svelando gli affari della cricca del G8. Le indagini romane della Guardia di Finanza erano, tra l'altro, "monitorate" da un maresciallo infedele, Marco Piunti. E Piunti era al "servizio" di Diego Anemone (gli aveva assunto anche la moglie in una delle sue aziende), e informava l'imprenditore e il suo commercialista, Stefano Gazzani, delle attività della Finanza. Gazzani è il "commercialista" di numerose società, e depositario di tutta la contabilità ufficiale ed in nero di alcuni degli indagati. E Gazzani, Anemone ed il maresciallo Piunti, come confermano documentalmente i carabinieri del Ros, si incontravano spesso. "Stefano Gazzani rappresenta a Diego Anemone una vicenda societaria "preoccupante" e lo informa che la cena è con le rispettive consorti". Piunti informa anche Gazzani di parlare con il luogotenente della finanza Maffione, per una verifica fiscale e gli dà anche il cellulare del suo collega che poi lo convoca nella caserma di Frascati e non a Roma. "Una cortesia - dice Maffione a Gazzani - abbiamo risolto diversamente, anziché venire a Roma venite qua, è meglio... Giusto? L'orario è confermato, venga lei e suo cognato. Vi intrattengo io con qualche barzelletta...". Gazzani chiama Piunti e quest'ultimo lo rassicura sull'incontro che avrà con Maffione. Ma c'è un altro fatto che allarga il giro delle "talpe" all'interno della Guardia di Finanza, talpe che proteggevano Diego Anemone ed Angelo Balducci. Il 14 ottobre del 2009 le Fiamme gialle perquisisce l'ufficio di Anemone che viene informato dal fratello Daniele. "M'hanno aperto il computer - dice Daniele a Diego Anemone - e stanno portando via dei documenti". Subito dopo Stefano Gazzani fornisce con un sms a Diego Anemone il nome dell'ufficiale della Guardia di Finanza che sta conducendo il controllo: "Maggiore Vittorio Lerardi". Diego Anemone è preoccupatissimo perché in quel computer c'è tutta la contabilità delle sue società, soprattutto quella "particolare". Anemone chiama subito un certo Mario Pugliese che si trova in via XXI aprile nei pressi del comando generale della Guardia di Finanza. E dopo alcuni minuti Gazzani chiama Diego Anemone informandolo che "per risolvere il problema è inutile interessare gli alti ufficiali ma è sufficiente intervenire sugli operanti e se ne occupa lui". Ma Anemone è così preoccupato che informa Angelo Balducci: "Tu sei intellettuale, ascolta, tu mi hai mandato da quel signore di Merulana, ecco, si è verificata la stessa cosa (la verifica fiscale, ndr) a me... però è una cazzata proprio. Anche Balducci è preoccupato e chiede se tale controllo è legato ai...", ovvero connesso a qualcos'altro "che però - scrivono gli investigatori - non specifica". Diego Anemone è molto preoccupato per quel computer perché lì dentro, dice, "c'è questo e l'altro mondo". Ma la sua segretaria lo rassicura: "Da quello che sono riuscita a vedere stampavano gli elenchi di personale vecchio... lavori, ste cose qua, poi hanno spento il computer e sono andati". E quando i carabinieri del Ros fanno altre perquisizioni sicuri di trovare quel computer con tutti i dati "particolari", non trovano nulla. Quel computer è scomparso. © Riproduzione riservata (01 marzo 2010) da repubblica.it |