Titolo: Emiliano Fittipaldi. Scandalo Fastweb, le intercettazioni Inserito da: Admin - Febbraio 24, 2010, 05:44:06 pm Scandalo Fastweb, le intercettazioni
di Emiliano Fittipaldi Ecco come il senatore del Pdl Di Girolamo e gli imprenditori arrestati facevano affari milionari. Un gigantesco sistema di riciclaggio di denaro sporco che coinvolge anche Telecom. Ed emergono rapporti con Finmeccanica Il conto corrente i carabinieri lo hanno trovato alla Barclays Bank, Isole Seychelles, a nome della Waldorf Investment. Dietro quella società, secondo gli investigatori, ci sono due dei pezzi grossi finiti nella rete dei pm di Roma: il senatore Nicola Di Girolamo e Marco Toseroni, entrambi indagati, insieme al altre 54 persone, nella mega operazione su riciclaggio di denaro sporco del Ros e della Guardia di Finanza. Il conto corrente è di quelli pesanti: in pochi mesi ci finiscono dentro 36 milioni di euro. Tutti illeciti profitti guadagnati dalla banda capeggiata da Gennaro Mokbel, che dal 2003 al 2007 grazie alla falsa compravendita di schede prepagate e alla fittizia compravendita di traffico telefonico mai effettuato, ha generato operazioni per 2,2 miliardi di euro. Un riciclaggio spaventoso, un'affare in cui sono coinvolti tutti: imprenditori, mafiosi, piccole aziende, rappresentanti delle forze dell'ordine, aziende come Telecom, Sparckle, Fastweb (è stato spiccato un mandato di arresto per l'ex aministratore Silvio Scaglia, l'attuale amministratore Parisi è indagato), politici di spicco. Il senatore Di Girolamo – di cui oggi la procura ha chiesto l'arresto – è uno dei perni dell'inchiesta: dalle intercettazioni e dalle indagini economiche sembra che il suo ruolo sia più che rilevante. La 'ndrangheta avrebbe messo il nome del senatore Di Girolamo sulle schede bianche usate per i seggi destinati agli italiani all'estero per farlo eleggere. Ma il suo nome spunta dappertutto, soprattutto nelle intercettazioni che raccontano come il sodalizio criminale tenta di far rientrare i capitali dall'estero e di investire i guadagni illeciti. Il riciclaggio Il problema principale, quando i soldi iniziano ad arrivare a vagonate, è quello di spenderli. Gennaro Mokbel, parlando con uno dei suoi soci, è chiaro. « Noi stiamo a vive male, però, molto male! Ammucchiamo, ammucchiamo ma non famo mai un cazzo... mo' tocca iniziare a spenderli sti soldi. Massimo, Pinocchio (che secondo gli investigatori è l'amico e socio Marco Toseroni) è convinto che sulle gioiellerie, ha chiamato l'amministratore de Vancleef, ha un appuntamento st'altra settimana...». In effetti, l'organizzazione compra un po' di gioiellerie, negozi di abbigliamento, ristoranti e immobili. Tutti a Roma. Il nome di Di Girolamo spunta quando c'è necessità di far rientrare i capitali dall'estero. Lo studio dei flussi di denaro è stato complesso, ma per riportare i soldi in Italia vengono usati esperti e avvocati stranieri, spesso titolari di fiduciarie in stati esteri, come tal Mr. Lee, Randhir Ram Chandra, il giapponese mister Takeshi Iwasawa e l'italianissimo Fabrizio Rubini. Rubini è già noto alla polizia: nel 2005 è finito in carcere a Regina Coeli, accusato di aver ucciso il rivale in amore, un geometra di Ostia. Nonostante l'accusa grave e le intercettazioni che inchiodavano lui e l'amante, Rubini è stato scarcerato nel 2006. Sembra si sia rimesso subito in affari. Rubini, commercialista noto della Capitale, è stato socio con Di Girolamo in varie società (Wbc srl, Emmemarine srl, Progetto ristorazione), ma secondo gli inquirenti ora mira in alto: sarebbe lui l'intestatario di un conto a San Marino dove vengono accreditati milioni di euro, soldi che la banda mandava dalle società di vari paradisi fiscali. Nelle giornate in cui arrivavano i bonifici, i due si sentono al telefono. Telefonate criptiche, dicono gli investigatori: Di Girolamo e Rubini dicevano di parlare dei dettagli solo di persona. Ecco due colloqui tra il senatore e l'uomo accusato d'omidicio volontario, avuti il 30 gennaio 2008 e il 18 marzo 2008: D: «Pronto» R: «Nicola scusa è una cosa rapidissima. Mi hanno confermato che tra domani e dopodomani a Rimini mi hanno dato tutto. Tutti i documenti inerenti a quella cosa che ho discusso con Giovanni...io rientrerei giovedì, ma ti trovo per portarveli subito così ve li leggete...» D: «Io martedì sono già operativo il pomeriggio» R: «Perfetto» R: «Ti porto un po' di pezzi di carta, per te». D: «bene, così riusciamo a reimpostà un po', e niente da domani allora facciamo il punto su questo e su quell'altra cosa, oltretutto questa è un po' una pratica "pilota", perché se va avanti...tutto quello che mi ero fermato di prendere...perchè avevo vari dubbi su Paolo e quant'altro, capisci che dirottiamo tutto qua?» R: «Assolutamente si, perfetto». D: «Okay a posto». L'affare Finmeccanica Il gruppo a un certo punto decide di investire e punta in alto. Secondo gli inquirenti la banda avrebbe investito circa 8 milioni di euro per compare le quote della Digint srl, una società che dovrebbe produrre software e hardware nata nel 2007 e partecipata da una società anonima lussemburghese (la Financial Lincoln) e dal colosso pubblico Finmeccanica, che ne detiene il 49 per cento. Già. Mokbel e i suoi parlano spesso di Guarguaglini e altri dirigenti dell'azienda. «Io ieri sera sono stato a cena con uno dei capoccioni di Finmeccanica» spiega Mokbel a un amico «uno dei tre che comandano Finmeccanica. Lui però vive negli Usa, a Washington, è quello che ha firmato l'accordo da sei miliardi... sugli aerei... Finmeccanica, fa gli aerei degli Stati Uniti». A un altro interlocutore, Mokbel ripete che è stato a cena con «il numero tre della terza industria militare del mondo e con due della Cia...Aveva una scorta de quelle che non se possono...armati, un cazzo de marchingegno, m'hanno offerto, non a me, ma tramite sempre l'avvocato Nicola (secondo gli inquirenti si tratta del senatore Di Girolamo, ndr) di aprire una loro agenzia per tutto il centro Asia, per la vendita di prodotti di sicurezza... e prodotti militari... elicotteri Augusta e via dicendo. Ci abbiamo una riunione lunedì». A un altro personaggio, Mokbel soggerisce di tenere la bocca chiusa sull'affare, perché le possibilità di fare altri soldi sono molte. «Incominci a comprare gli elicotteri Augusta...quanti amici vuoi? Che cazzo vuoi? Che sicurezza vuoi? Che tecnologia vuoi? Questa è una cosa ...che ci apre tutto un altro scenario che manco te lo voglio dì...» Un gruppeto si incontra a febbraio del 2008, qualche giorno dopo, al Circolo romano "Antico tiro a volo". Ci sono Mokbel, Di Girolamo, altri indagati come Marco Toseroni, Vincenzo Sanguigni, Marco Iannilli e Lorenzo Cola. Toseroni spiega che la società è stata comprata, una scatola vuota, «è una partecipazione dove apparentemente c'è una "delega" da parte di Finmeccanica per la cessione del 51 per cento». Chissà se Guarguaglini e i suoi uomini di questa storia ne sanno qualcosa. (23 febbraio 2010) da espresso.repubblica.it |