Titolo: CARMINE SAVIANO. - Inserito da: Admin - Gennaio 25, 2010, 10:00:06 am Dalla risposta di Vendola a D'Alema all'autodifesa di Sandra Lonardo Mastella
Una nuova modalità che grazie a YouTube è diretto ed economico Primo piano, sorrisi e librerie E i politici scoprono le videolettere di CARMINE SAVIANO INQUADRATURA fissa, primo piano e sguardo in camera. Il più delle volte una parte della propria libreria in bella mostra. Modi affabili e sorrisi. E' questa la scenografia di massima delle video lettere che i politici italiani inviano ai propri elettori. Un modello comunicativo che si diffonde sempre più. Dall'ultimo messaggio di Nichi Vendola a Massimo D'Alema passando per le letterine di Natale di Sandra Lonardo in Mastella e di Antonio Di Pietro. In tempi di politica-spettacolo un modo semplice ed economico per manifestare la propria esistenza. Un modo che, grazie a YuoTube, è alla portata di tutti. Nichi Vendola ha scelto le videolettere come mezzo privilegiato di comunicazione con gli elettori. Sul canale ufficiale di Youtube dell'attuale governatore della Puglia ce ne sono molte. Da quella dell'8 dicembre in cui spiega i motivi della propria ricandidatura fino a quella, intimista, del 21 gennaio. Destinatario: Massimo D'Alema; oggetto: armistizio in vista delle primarie: "Caro Massimo sono stato iscritto alla FIGC fin dal 1972. Tu sei sempre stato per me un punto di riferimento. Se ho commesso degli errori è stato per la mia terra e per il mio popolo". E anche la storia politica di D'Alema è segnata da uno spot-messaggio lanciato ai cittadini italiani prima delle regionali del 2000. Un impegno, mantenuto, a lasciare la presidenza del Consiglio in caso di sconfitta del centrosinistra. Attraverso le video lettere si stabiliscono punti programmatici e si indicono manifestazioni. Piccoli vademecum che ogni militante può scaricare e guardare quante volte vuole. Come il messaggio lanciato in rete da Pierluigi Bersani ad mese dalla sua elezione a segretario del Pd, in cui invitava i democratici ad "accendere i riflettori" sulla crisi economica. O la lettera che gli organizzatori del No B Dayhanno fatto circolare in rete a poche ore dalla manifestazione del 5 dicembre. E poi l'archetipo delle video lettere politiche italiane, i nove minuti in cui Silvio Berlusconi annunciava, il 26 gennaio del 1994, la sua discesa in campo. Immagini a cui sono state dedicate decine di saggi di comunicazione politica e migliaia di pagine di quotidiani e riviste. Un modello di comunicazione molto diffuso nel centrodestra italiano. Nell'attuale governo, quasi tutti i ministri hanno una pagina su Youtube da dove lanciano indicazioni ai cittadini e spiegano i provvedimenti adottati. Molto seguito il canale di Mariastella Gelmini, con più di un milione di visualizzazioni. E il video più cliccato è quello in cui il ministro dell'Istruzione si rivolge direttamente agli studenti. Meno frequentato, ma con molto materiale, lo spazio youtube del governo Italiano: conferenze stampa e qualche messaggio ad hoc del presidente del Consiglio. Grande uso dei video messaggi anche nei maggiori comuni italiani. Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, dialoga in rete con i propri cittadini sottolineando spesso i problemi dei giovani stretti tra crisi economica e crisi della scuola. E Il primo cittadino di Milano, Letizia Moratti lancia online dei veri e propri sondaggi d'opinione sui problemi della città. A Roma molto seguite la web tv della provincia, con messaggi del presidente e degli assessori, e quella del sindaco Alemanno. E di pochi giorni fa la video lettera dell'intero gruppo consiliare del Pd milanese in cui i senatori venivano invitati a non approvare il disegno di legge sul processo breve. Spesso le video lettere sono il detonatore di polemiche a non finire. Gli ultimi due casi eclatanti nei giorni della vacanze natalizie. Il 22 dicembre 2009 Sandra Lonardo, il presidente del Consiglio Regionale della Campania sottoposta al divieto di dimora in regione, invia ai media i suoi auguri di Natale: "Sono esiliata da due mesi. Ma pregherò per tutti, sono una persona perbene". O la lettera del giorno seguente in cui Antonio Di Pietro si rivolgeva a Gesù Bambino sottolineando la sua indisponibilità per le riforme perché "con il diavolo non si può dialogare". All'estero una buona parte della comunicazione politica è fatta da messaggi diretti in prima persona ai cittadini. Quattro milione di visite per il canale Youtube di Downing Street, aggiornato quasi quotidianamente con gli interventi di Gordon Brown. O la tv online di Nicolas Sarkozy, molto attiva durante la campagna elettorale del 2007. E, naturalmente, grande risonanza mediatica hanno i messaggi di Barack Obama, visti la bellezza di 144 milioni di volte. Tra i più visti quello del 4 novembre scorso, ad una anno dall'elezione. Poi Kremlin, il canale del Cremlino passando per quello della presidenza della Repubblica Italiana recentemente istituito. Neanche il sacro disdegna Youtube. La web tv del Vaticano è una delle più seguite, e cliccatissimi i canali della Diocesi di Milano - con gli interventi del cardinale Tettamanzi - e di quella di Napoli dove in primo piano c'è un video sulla pagina Facebook del cardinale Crescenzio Sepe. © Riproduzione riservata (23 gennaio 2010) da repubblica.it Titolo: CARMINE SAVIANO - Inserito da: Admin - Aprile 01, 2010, 07:47:19 am Su internet una enorme e virtuale sezione di partito.
Per Bersani critiche ma anche inviti ad andare avanti Sui forum la ricerca degli outsider, da Vendola alla Bonino. I dubbi e le domande sull'exploit di Grillo Centrosinistra, il voto accende la discussione Elettori e militanti: in Rete la voglia di cambiare di CARMINE SAVIANO GRILLINI, bersaniani e radicali. E poi dipietristi delusi, post-comunisti affranti e vendoliani in giubilo. Nelle ultime ore il popolo della sinistra discute sul web l'esito delle amministrative. Suggerendo soluzioni o criticando strategie politiche e modelli comunicativi. Un enorme e virtuale sezione di partito. Dove l'analisi del voto è spesso spietata. E dove a finire sul banco degli imputati sono dirigenti e leader. Il confronto sulle regionali appassiona nelle ultime ore decine di migliaia di navigatori. Che lasciano i loro commenti da Facebook fino a Repubblica.it. E tra voglia di lasciare perdere e inviti alla calma, tutti riflettono sul caso Grillo. I pretoriani del segretario. Sulla pagina Facebook di Pierluigi Bersani sono molti quelli che difendono le scelte del Pd. Sotto accusa le "logiche da bar" di chi pensa che "qualsiasi cosa accada, il problema siano sempre i vertici". C'è chi da la colpa al "fuoco incrociato" subito dalle televisioni del premier durante tutta la campagna elettorale. E chi invita a pensare agli aspetti positivi messi in luce dalle amministrative: "Pierluigi tieni duro. Abbiamo le intuizioni di Vendola, gli spunti di Renzi e Prodi, il modello della Liguria". E sulla lettera dei 49 senatori: "Bersani, non farti mettere in mezzo ad una nuova lotta intestina". La fronda democratica. Ma il segretario del Pd è anche il più bersagliato tra i leader del centrosinistra. I capi d'accusa: mancanza di facce nuove, lentezza nella comunicazione, invisibilità del partito sulle questioni cruciali. E le parole utilizzate non lasciano spazio a interpretazioni. Si parla di "disfatta" e "sconfitta", di "perdita d'identità" e di "nessuna inversione di tendenza". Poi il caso Grillo. Si parte con esplicite ammissioni di voto disgiunto: "in Campania ho votato il candidato del Movimento 5 stelle". Per arrivare a richieste di maggior controllo sugli organigrammi del partito. "Liberatevi dagli indagati, dai pregiudicati, dagli inquisiti. E forse un giorno tornerete al governo del Paese. Grillo non c'entra". L'orgoglio del MoVimento. I grillini non ci stanno. Rifiutano la versione dei fatti che nelle ultime ore va per la maggiore. C'è un post che rimbalza nei mille luoghi virtuali in cui ha sede il MoVimento. Si riferisce al Piemonte. A quei 9mila voti che hanno impedito la vittoria del centrosinistra. "Il MoVimento non ha fatto perdere la Bresso. Ha tolto voto a tutti i partiti. E ha preso i voti di chi non ha mai amato la Lega e dei giovani". E ancora: "Se i partiti sono morti non è colpa nostra". Quello tra i partiti e i grillini è un reciproco sospetto che cresce di ora in ora. E che approda anche sui lidi dell'Italia dei Valori, la formazione politica più vicina al MoVimento. Di Pietro e il richiamo all'ordine. Il presidente dell'IdV interviene di persona. E ferma il tiro al bersaglio che sulla sua pagina Facebook ha per oggetto il movimento di Grillo. "Ho letto molti commenti contrastanti sul MoVimento 5 Stelle, ma ritengo sia inutile cercare capri espiatori", scrive Di Pietro. Gli elettori dell'IdV accusano Grillo di aver eroso consenso: "Ha remato contro", "ci ha portato via migliaia di voti". E quando viene proposta la fusione tra Italia dei Valori e MoVimento 5 Stelle, si scatena un putiferio. Si va dal "Sono favorevole, fatelo per i vostri elettori", fino a "mai con Grillo". Gli outsider, il futuro e le colpe del Pd. Se su Bersani e Di Pietro piovono più critiche che commenti positivi, Nichi Vendola ed Emma Bonino sono i più coccolati dalla rete. Le ultime dichiarazione del governatore della Puglia - "Non c'è futuro per i partiti. Io credo nelle virtù civiche" - vengono sottoscritte da centinaia di utenti. C'è chi arriva a definirlo il 'messià del centrosinistra. E chi lo elogia anche per "aver fatto dimettere Raffaele Fitto". Per Emma Bonino un coro di elogi. Con i radicali stretti intorno alla loro 'Emmatar', che non risparmiano critiche ai democratici: "Il fatto che il Pd non sia riuscito a dare davvero il suo appoggio 'senza se e senza ma e che questo abbia portato alla sconfitta è un danno per l'Italia". La rabbia dei post-comunisti. Sulla sua pagina Paolo Ferrero riceve decine di attestati di stima. Ma anche molte critiche: "Ho votato per l'ultima volta Rifondazione Comunista. Un partito di nomenclature, fatto da generali senza truppe". E anche in Rifondazione, si avverte il problema Grillo. "Segretario, in Campania abbiamo preso 400 voti più del MoVimento 5 Stelle. In Lombardia siamo andati sotto. In Piemonte ci hanno doppiato allegramente. In Emilia da soli hanno raggiunto l'8%. Che si fa? Alziamo bandiera bianca e chiediamo scusa ai veri Comunisti?". © Riproduzione riservata (31 marzo 2010) da repubblica.it Titolo: CARMINE SAVIANO - Inserito da: Admin - Agosto 06, 2010, 05:48:59 pm CENTROSINISTRA
Democratici tra alleanze, voto o transizione Nella blogsfera Pd più timori che speranze di CARMINE SAVIANO DISORIENTATI. Così si sentono gli elettori del Pd alle prese con un mutamento dello scenario politico difficilmente immaginabile solo poche settimane fa. Come in un gioco di specchi, le scosse di assestamento del terremoto in casa Pdl si avvertono anche nel maggior partito d'opposizione. Basta aggirarsi qualche ora tra i forum e i blog dell'area democratica. Discussioni nelle quali in molti sposano la linea Bersani: governo di transizione per far fronte alla crisi economica e per realizzare la riforma elettorale. Ma dove na non mancano i distinguo e le insoddisfazioni. La dialettica interna tra i democratici cresce di ora in ora. Governo di transizione o subito al voto? E le alleanze future: con Di Pietro e Vendola? Con Fini e Casini? O da soli? Modello Bersani. Pierluigi Bersani lo dice chiaro e tondo. La crisi della maggioranza va affrontata "accorciando le distanze tra le forze dell'opposizione". Il messaggio, lasciato sulla pagina ufficiale di Facebook del segretario del Pd, riceve molti commenti. C'è chi scrive: "Serve una grande e forte coalizione di centrosinistra", che tenga dentro "anche Di Pietro". Poi suggerimenti per ampliare il grado di partecipazione degli elettori democratici. Il modello è quello di Grillo. "Aprite un blog dove ogni cittadino che lo desidera possa dire la propria". Il richiamo a Vendola emerge spesso: "Il governatore della Puglia serve proprio per accorciare le distanze". Mai con la Lega. Stesso copione nei forum sulla pagina ufficiale del Pd. Il confronto tra el ipotesi in campo è aperto. "Bisogna rinunciare a Tremonti e alla Lega. Al voto dobbiamo andare insieme all'Italia dei valori"; oppure: "E' necessario un po' di coraggio. Il Pd deve andare in direzione di un governo istituzionale, guidato da un tecnico, che sappia traghettare il Paese in questa fase delicata". E non manca chi resta folgorato dall'operazione politica di Gianfranco Fini: "Mi sto rendendo conto che l'unica alternativa a Berlusconi non è la sinistra, ma l'asse Fini-Casini". Amara constatazione di un rischio marginalità che a sinistra si comincia ad avvertire. Il fattore Vendola. Nelle ultime ore, fa molto discutere un articolo del Pais, che dopo una dura analisi della situazione politica italiana, indica in Nichi Vendola il solo uomo in grado di battere Berlusconi. Un articolo che nella blogosfera democratica riprendono in molti, convinti che l'unica soluzione sia una streatta alleanza con il leader di Sinistra e Liberta. Tanti gruppi. Da "Nel Pd con Nichi Vendola", fino a "Vendola segretario del Partito Democratico". Il peccato capitale del Pd. Pippo Civati, in un post pubblicato pochi giorni fa sul suo blog: "Da qualche giorno ragiono sul significato di alternativa, così come ce l'ha proposto Bersani qualche mese fa. E mi pare che l'alternativa sia sempre meno netta e comprensibile. E che la politica si riduca ogni giorno di più a un gioco di palazzo, nel quale nessuno degli attori vuole essere disturbato". E poi, sul futuro del partito: "Questo è un peccato capitale. E tanti mi scrivono, mi chiamano, mi messaggiano per dirmi che per loro questa è la fine del Pd. Che nasceva come partito degli elettori, della nuova politica, della novità culturale, dell'alternativa". Un nuovo gruppo dirigente. Nel dibattito sulla strategia del Pd interviene anche Ignazio Marino. Che vede come una sconfitta la "rincorsa a Fini". Marino: "serve un governo tecnico per cambiare la legge elettorale e tornare ad un parlamento di persone scelte dai cittadini e non nominate dai partiti. Poi al voto, senza paura né tatticismi di palazzo". Poi un invito ai parlamentari del PD: "Facciamo meno passeggiate in Transatlantico e più maratone nel Paese". Infine la proposta: un nuovo gruppo dirigente in grado di affrontare le elezioni: "Attiviamoci perché non si sia costretti ad inseguire Fini e il suo protagonismo, ormai di opposizione: l'opposizione siamo noi e meglio la facciamo, più coraggio e forza avremo per andare al voto. Però al voto dobbiamo preparaci, presentando un rinnovato gruppo dirigente". (06 agosto 2010) © Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/politica/2010/08/06/news/alleanze_voto_o_transizione_la_blogsfera_pd-6104885/ Titolo: CARMINE SAVIANO - RIFORMA GELMINI Inserito da: Admin - Dicembre 01, 2010, 05:27:27 pm RIFORMA GELMINI
Fantasia al potere, ma non solo L'organizzazione dietro la protesta Dietro le occupazioni e le manifestazioni non ci sono solo creatività e improvvisazione. I protagonisti del movimento raccontano l'organizzazione. A partire dalle strategie di comunicazione e dall'importanza di internet di CARMINE SAVIANO SEMBRANO muoversi all'insegna dell'improvvisazione, della creatività. Ma dietro l'occupazione dei tetti, dietro cortei, sit-in e rivendicazioni c'è metodo: analisi, discussioni, decisioni. La fluidità del movimento studentesco che in questi giorni colora e prende possesso delle strade e dei monumenti italiani, è solo apparente. Organizzazione interna, rapporti con partiti e sindacati, obiettivi e modi per raggiungerli. E poi costi, il web e le strategie di comunicazione. Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti di raccontarci come "funziona" il movimento. L'organizzazione di un collettivo. Discussioni orizzontali, collegamenti con le altre realtà del movimento, funzioni dei delegati. Tutto all'insegna del fai da te. "Autorganizzarsi significa tendere sempre a una discussione collettiva e orizzontale. Le decisioni sono frutto della sintesi collettiva", dicono Luciano Governali e Giorgio Sestili di Atenei in Rivolta. E se "nei singoli gruppi il raggiungimento di una sintesi è più immediato", quando la dimensione diventa quella nazionale, "sono necessari dei delegati, se necessario eleggibili e costantemente revocabili". L'obiettivo primario è "favorire sempre la massima partecipazione di tutti ad ogni processo decisionale anche attraverso votazioni". Un meccanismo comune alla maggior parte dei movimenti e dei gruppi studenteschi. Partiti e sindacati/1. Quello dei rapporti con partiti e sindacati è un elemento che cambia da gruppo a gruppo. E se molti collettivi sembrano refrattari all'incontro con la politica istituzionale, alcuni non nascondono legami e unita d'intenti. E' il caso della Rete 29 Aprile, quelli del tetto della Sapienza. "Siamo in contatto con tutte le componenti politiche aperte alla discussione. La R29A partecipa al tavolo intersindacale universitario insieme con FLC (Cgil) e Cisl", dice Alessandro Pezzella, coordinatore nazionale della Rete. "Abbiamo un patto di lavoro stabile con i Giovani Democratici, lavoriamo con il Pd e il suo gruppo parlamentare", ci dice Federico Nastasi, coordinatore della RUN, la Rete Universitaria Nazionale. Che aggiunge: "Tra i sindacati abbiamo sviluppato un rapporto positivo la FLC- Cgil". Ma non sempre è così. Per Claudio Riccio, portavoce di Link, "I partiti sono la nostra controparte, negli anni governi anche di centrosinistra hanno tagliato risorse all'università. Di conseguenza, è difficile che siano nostri alleati. Abbiamo un rapporto di dialogo e confronto, ma cerchiamo di essere noi a dettare l'agenda dei contenuti, e non viceversa". Partiti e sindacati/2. Come stanno le cose sul versante dei partiti? Come s'intercettano le istanze di un gruppo studentesco? Lo abbiamo chiesto a Michele Grimaldi, membro dell'esecutivo dei Giovani Democratici - l'organizzazione giovanile del Pd - che cura i rapporti con il mondo della scuola e dell'Università. Prima una precisazione: "Anche noi siamo parte del movimento. Prima di essere militanti siamo studenti, ricercatori, precari e viviamo con la nostra generazione tutti i luoghi del conflitto, perché sono i nostri luoghi, la nostra indignazione, la nostra speranza di cambiamento". L'obiettivo è dare una prospettiva politica al movimento: "Gli studenti diffidano da un certo tipo di politica, quella fondata sul populismo e sulle leadership personali. Siamo una generazione che paga colpe, crisi, errori ed egoismo delle generazioni precedenti. Tutto questo oltre ad essere ingiusto è divenuto insostenibile. Perciò è necessario dare risposte alle istanze di una generazione che non è più disposta a sopravvivere ma vuole vivere". I costi della protesta. E le idee, le motivazioni e le attività del movimento studentesco sono messe alla prova dai costi necessari per realizzarle. La parola chiave è autofinanziamento. "Riduciamo al minimo le spese", dice Alessandro Pezzella. Da Atenei in rivolta: "I collettivi si sostengono economicamente tramite l'organizzazione di feste all'università, pranzi sociali e iniziative di autofinanziamento. Non riceviamo ovviamente il supporto economico di nessuna organizzazione politica o sindacale". Claudio Riccio, Link: "In questo momento abbiamo in cassa 220 euro, siamo una realtà che ha scelto l'autofinanziamento e l'autonomia, anche se sappiamo che ciò comporta grandi sacrifici. L'unico aiuto dall'esterno è l'ospitalità che Libera, l'associazione antimafia di Don Ciotti, ci da nella sua sede nazionale". L'importanza del web. "Come facevamo prima?". E' la domanda, retorica e ricorrente, che tanti protagonisti del movimento si fanno. "Tramite internet facciamo tutto, dalla pubblicizzazione delle iniziative, alla condivisione di documenti e informazioni. Decidiamo tutto attraverso discussioni di persona ma quando è necessario facciamo riunioni anche via Skype", ci dice Alessandro Pezzella. E per Federico Nastasi della Run: "In questo nostro paese restano monopoli enormi, il web è un momento di libertà, che però non riesce a sostituirsi all'importanza di guardare negli occhi le persone mentre ci si parla". (30 novembre 2010) © Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/scuola/2010/11/30/news/fantasia_al_potere_ma_non_solo_l_organizzazione_dietro_la_protesta-9658679/?ref=HRER3-1 Titolo: CARMINE SAVIANO - "Caro Peppe, sei l'Italia che voglio" Inserito da: Admin - Agosto 01, 2011, 11:42:32 am LE TESTIMONIANZE
"Caro Peppe, sei l'Italia che voglio" Il grande abbraccio a D'Avanzo sul web La notizia della morte del giornalista ha creato una ondata di commozione e solidarietà. Lo speciale con i suoi articoli rimbalza per decine di migliaia di volte su Internet. Centinaia e centinaia di messaggi a Repubblica.it: "Non eri solo un nome in fondo a un articolo" di CARMINE SAVIANO La passione, il coraggio, l'utilizzo pubblico della ragione. Lo sguardo lanciato a indagare le dinamiche nascoste del potere, a tracciarne traiettorie e deviazioni. Le migliaia di parole che sul sito di Repubblica i lettori dedicano a Giuseppe D'Avanzo compongono un mosaico di sensazioni denso, partecipato, profondo. Segno di un legame forte. Segno di una comunità di cittadini stretta intorno al lavoro e alle inchieste del giornalista napoletano. I commenti, i messaggi, i ricordi arrivano senza tregua a Repubblica.it. Riempiono le pagine dei social network. Su tutto, l'amarezza, l'incredulità: "Ci mancherai Peppe, ci mancheranno i tuoi articoli, la tua capacità di spiegare il nostro Paese". I messaggi arrivati a Repubblica.it sono quasi settecento. Attestazioni di stima, tante. Ma soprattutto ringraziamenti, per una vita intera dedicata al giornalismo: "Con lui se ne va un pezzo dell'Italia migliore e pulita, ma sono sicura che il suo lavoro non finisce qui, sarà sempre di esempio a tutti". "Grazie Giuseppe perché con i tuoi articoli mi hai fatto vedere e sentire che esiste un'Italia che vuole essere onesta". Poi l'elenco delle caratteristiche, delle qualità, la ricerca dei termini giusti per decifrare il tono del lavoro di D'Avanzo: "Realismo, obbiettività, genialità è quello che esprimeva nei suoi articoli. Con grande dispiacere ancora una volta addio". Poi i particolari, i dettagli, i racconti provenienti dalla vita quotidiana dei lettori. Un almanacco di riti e ricordi. "Il mio caffè, la mattina senza i tuoi editoriali, sarà un po' più amaro". E ancora: "Se ho iniziato a leggere Repubblica è merito tuo". Ancora: "Per me non eri solo un nome e cognome in fondo a un articolo. Eri un riferimento di onestà intellettuale, di lucidità, di coraggio, di enorme professionalità". Poi l'etica pubblica, lo spirito di servizio, la battaglia incessante per la trasparenza e la qualità democrazia: "Caro Peppe, per il futuro dei nostri figli, per uscire da questo 'pantano', abbiamo bisogno anche di persone come te". In tanti non nascondono lacrime e dolore: "Caro Giuseppe, senza averti mai visto neppure in fotografia, ti abbiamo pianto come si piange un amico. Ci hai accompagnato per anni. Grazie per averci aiutato a capire meglio questo triste mondo, nel quale siamo condannati a vivere". E sui social network il tenore dei messaggi non cambia. In un ricordo condiviso che va avanti sin dalle tre di ieri pomeriggio. Da quando la notizia è apparsa sulle agenzie, sui siti d'informazione. C'è chi rende omaggio al magistero quotidiano di D'Avanzo: "Ci hai dato gli strumenti per comprendere meglio e più a fondo il nostro Paese", "eri il principe dei cronisti, non ti conoscevo ma mi sembrava di conoscerti. Grazie per quello che mi hai dato", "io non ti leggevo, io ti studiavo". E in decine di migliaia condividono sul web lo speciale con le sue inchieste realizzato da Repubblica.it. Va in scena un confronto serrato, un'analisi collettiva degli articoli. Alla ricerca di chiavi di lettura e spunti per riflettere. E la rete restituisce anche il ricordo di numerosi colleghi. Di chi con Giuseppe D'Avanzo ha condiviso anni o solo poche ore di lavoro. Le attese negli uffici, nei commissariati, nei tribunali. Le giornate passate "sulla notizia". E tutti ne ricordano lo sguardo, i consigli, l'assenza di compromessi, le asperità insieme alla grande generosità. E la totale dedizione al lavoro, anche nei momenti in cui, apparentemente, se ne allontanava. E in tanti mettono in rete l'ultimo articolo di D'Avanzo. Quello dedicato all'analisi della sentenza sul lodo Mondadori: "Con tutta evidenza, siamo soltanto all'inizio del triste spettacolo che andrà in scena nelle prossime settimane perché - è chiaro - Berlusconi può abbozzare sulla manovra fiscale che riguarda gli altri, ma qui parliamo di lui, della sua "roba". E' per la "roba" che si è fatto politico e con la politica che vorrà salvare la sua "roba". Costi quel che costi". Quasi a tentare di raccoglierne il testimone. (31 luglio 2011) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/cronaca/2011/07/31/news/messaggi_web_d_avanzo-19845301/ Titolo: CARMINE SAVIANO - L’alternativa degli Indignati Inserito da: Admin - Settembre 07, 2011, 05:36:17 pm 6
set 2011 L’alternativa degli Indignati Carmine SAVIANO In piazza il 15 ottobre. L’abolizione per decreto legge dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. L’estensione della precarietà. Le norme che affossano l’esito del referendum dello scorso giugno. Il continuo impoverimento dell’università e della scuola pubblica. Tutto in una manovra finanziaria “poco credibile” e che aumenta le diseguaglianze. Crescono gli appelli contro le ultime decisioni del governo Berlusconi. Tra gli altri: “Verso il 15 ottobre. Costruiamo l’alternativa”, un documento firmato da numerosi esponenti della società civile. Un invito alla mobilitazione e a scendere in piazza, a Roma, il prossimo 15 ottobre. “Siamo indignati perché si potrebbe fare altro; perché vorremmo uscire dalla crisi attraverso la costruzione di un nuovo modello di sviluppo che colga la sfida della riconversione ecologica dell’economia e di uno sviluppo sociale partecipato, basato sulla centralità dei saperi e dell’innovazione” Dall’alternanza all’alternativa. Già fissate le tappe di avvicinamento alla manifestazione. Si partirà con un’assemblea pubblica a Roma, sabato 26 settembre. “Crediamo sia necessario aprire una discussione pubblica nel paese, tra tutti coloro che si stanno prodigando sulla mobilitazione internazionale del 15, ma anche e soprattutto con tutti coloro che pagano sulla loro pelle quanto sta accadendo”. L’obiettivo è “connettere i fili della resistenza alla crisi, per immaginare e costruire un’alternativa politica con passione e spirito d’innovazione”. Perché il rischio è sostituire “a una vera alternativa al governo di Berlusconi e della Lega, un’alternanza, fatta delle stesse politiche con maggioranze diverse, perché tutto cambi senza che in realtà nulla cambi”. Tra i primi firmatari: Ugo Mattei, Luciano Gallino, Gianni Ferrara e don Andrea Gallo. L’indirizzo mail per aderire all’iniziativa: 15ott2011 at gmail.com Scritto martedì, 6 settembre 2011 alle 17:01 da - http://saviano.blogautore.repubblica.it/2011/09/06/lalternativa-degli-indignati/ Titolo: CARMINE SAVIANO - "Da dieci anni viviamo in apnea" Inserito da: Admin - Ottobre 15, 2011, 05:27:01 pm LA MANIFESTAZIONE
La "rete" degli Indignati in piazza "Da dieci anni viviamo in apnea" Voci dal corteo che sfila per le strade di Roma. Le etichette vanno strette a tutti. Ma l'obiettivo è comune: uscire dalla crisi di CARMINE SAVIANO ROMA - Piazza della Repubblica è già piena poco dopo mezzogiorno. Arrivano in massa: studenti, precari, rappresentanti dei partiti. Operai, esponenti dei collettivi, sindacati di base. Dopo ore passate in treno o sugli autobus. Microlotte. Microfratture nel tessuto sociale del Paese. Che oggi si uniscono in un fronte comune. Per lanciare un'alternativa di sistema: ripensare il modello di sviluppo, abolire l'egemonia della finanza e del mercato, costruire una nuova politica. Basata sulle esigenze delle persone e non su quella delle banche e delle istituzioni economiche sovranazionali. E le etichette vanno strette a tutti: "Non siamo indignati, non siamo il popolo del no, non siamo l'antipolitica". Ma le uniche energie disponibili per "portare l'Europa e l'Italia oltre la crisi". Arrivano da ogni città del Paese. Ogni gruppo con la propria battaglia. I No Tav, i No dal Molin, sono tra i primi a occupare in modo pacifico la piazza. Ragazzi, certo. Ma anche molti genitori. "Sono qui con i miei figli perché credo nella loro battaglia, nel loro impegno". L'orizzonte, la prospettiva è comune a molti: trasformare l'indignazione, renderla il carburante per elaborare e disegnare nuovi scenari politici. "Basta con le sigle, abituiamoci a pensare che siamo persone, individui che mettono insieme esperienze, conoscenze". Una rete. Tenuta insieme anche dal disagio e dalla stanchezza per le politiche del governo Berlusconi. E che, con le strade di Roma sullo sfondo, cerca un primo, reciproco, contatto. "E' solo il primo passo per un cammino comune". "La nostra indignazione non è un dato nuovo, dura da più di un decennio", dice Nunzio, 31 anni, laurea in lingue, precario e con la voglia di lasciare l'Italia. "La situazione della mia generazione è diventata insostenibile". E se ne esce solo "con un'azione capillare, diffusa". Se ne esce solo dando vita a un "movimento critico, che si opponga alla classe politica e quella economica". Una lotta dal basso per "influenzare e cambiare la classe politica: perché solo così possiamo rendere concreta l'alternativa". Senza paura per il confronto: "Conosciamo le dinamiche sociali che scorrono in profondità meglio di chi ci governa. Le abbiamo studiate, le viviamo sulla nostra pelle. E vogliamo contribuire a cambiarle". La piazza si anima. Una decina di ragazzi entra nell'atrio dell'Hotel Esedra. Sale rapidamente le scale, raggiungendo l'ultimo piano. Hanno con se uno striscione, cercano di calarlo, di mostrarlo a tutti. Ma vengono fermati. E sempre più spezzoni si aggiungono al corteo. Anarchici, associazioni di volontariato, Ong. La speranza è unica. "Spero che cambi il sistema. E quella di oggi è un'occasione", dice Lucilla, volontaria dell'associazione A Sud. Ripensare il proprio stare insieme, elaborare un nuovo senso di comunità. "Il sistema è profondamente ingiusto, pagano sempre i soliti". Poi Maria, 30 anni, un contratto a termine con il Parlamento Europeo per organizzare seminari alla Sapienza: "Certo, quando vivo giornate come questa la voglia di restare in Italia si rafforza. Ma a fine mese la mia voglia di restare non mi serve a pagare l'affitto". L'arrivo degli studenti provenienti da piazzale Aldo Moro è accolto da un boato. Gli operai dei sindacati di base li guardano con un sorriso, fanno segni di approvazione con il capo. Poi si lasciano andare ad un lungo sfogo. "Oggi il sentimento principale è la gioia di ritrovarsi. Ma portiamo addosso un sacco di rabbia. Le nostri condizioni di lavoro peggiorano giorno dopo giorno nell'indifferenza generale". Ma "vogliamo trasformare tutta questa energia negativa in qualcosa di utile, in politica. Vogliamo vivere nell'Italia dei lavoratori, non nell'Italia dei faccendieri. Vorremmo che chi Silvio Berlusconi, invece di sorridere provasse una sana vergogna: sta sabotando la nostra democrazia giorno dopo giorno". Poi i partiti. Anche loro in piazza. Nonostante le accuse di essere una casta. Nonostante la litania ripetuta da tante parti del movimento: "Non vi vogliamo". Ma leader, dirigenti e militanti, portano un semplice messaggio. "Siamo qui per ascoltare, con umiltà. Sappiamo che le forme della politica vanno ripensate che i partiti e i movimenti organizzati non bastano più", dice Peppe De Cristofaro, ex parlamentare ed esponente di Sinistra e Libertà. "Ci chiedono un'inversione di rotta radicale: criticano in modo feroce il centrodestra e non risparmiano accuse al centrosinistra". Ma non si tratta di "antipolitica: ci chiedono di ripensare la delega e la rappresentanza. Ed è l'unico modo che i partiti hanno per far fronte alle nuove istanze sociali". Poi tutti in cammino. Verso piazza San Giovanni. Musica, marionette, striscioni, happening improvvisati ai lati delle strade. Per stabilire un contatto reciproco. E per mostrare al Paese che l'altra Italia è già in movimento. (15 ottobre 2011) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/politica/2011/10/15/news/la_rete_degli_indignati_in_piazza_da_dieni_anni_viviamo_in_apnea-23275784/ Titolo: CARMINE SAVIANO - Primarie con polemica Inserito da: Admin - Gennaio 25, 2012, 10:00:50 am CENTROSINISTRA
Primarie con polemica Molti i vincitori Pd nelle sfide locali Gli elettori di Pd, Sel, Idv alle urne per scegliere i candidati-sindaco delle prossime amministrative. Bersani: "Noi siamo un pilastro". Di Pietro: "Basta rincorse al Terzo Polo". A Rieti effetto Vendola. E scoppiano scintille per le future sfide di Genova e Palermo di CARMINE SAVIANO Primarie con polemica Molti i vincitori Pd nelle sfide locali Primarie per il sindaco a Sesto San Giovanni (fotogramma) ROMA - Acclamate, applaudite, desiderate. Ma anche fonte infinita di polemiche. Ovvero: le primarie. Il giorno dopo le votazioni per la scelta dei candidati sindaco del centrosinistra in numerosi comuni italiani, il bilancio è fatto di luci e ombre. Tra le feste di Lecce, Rieti, Monza e Sesto San Giovanni e i dissidi per le consultazioni in vista a Palermo e Genova. Tra Pierluigi Bersani che segnala "la massiccia partecipazione, la correttezza e la serenità" del voto e Antonio Di Pietro che approfitta per ricordare ai dirigenti del Pd che "rincorrono il Terzo Polo" e che "hanno mal di pancia a dialogare con Idv e Sel, che le primarie le facciamo insieme". E sullo sfondo, la questione della legge elettorale. Con i messaggi dei militanti democratici a Bersani: "Primarie sempre e basta liste bloccate". Vittorie "made in Pd". A Lecce 1, netta la vittoria di Loredana Capone, tessera del Pd e assessore allo Sviluppo Economico della giunta Vendola. Circa quattromila i votanti. La Capone vince con il 48,22% staccando di poco Carlo Salvemini, candidato di Sel che si ferma al 41,35%. In Lombardia le consultazioni più importanti a Monza, dove si afferma, con il 34,4% dei consensi, Roberto Scanagatti. Poi gli altri candidati del Pd, Egidio Longoni, con il 24,4% e Donatella Paciello con il 13,7%. In Piemonte vittoria degli esponenti Pd ad Asti 2 e Brignolo. Effetto Vendola a Rieti, con Simone Petrangeli che batte Franco Simeoni, Pd, per appena 53 voti. "Primarie truffa". Le polemiche dominano a Palermo. Dove il segretario provinciale dell'Idv, Pippo Russo, accusa Pd e Sel di voler imporre primarie farsa. Sullo sfondo la candidatura di Rita Borsellino. "Mentre il Pd con i suoi candidati alle primarie si accinge a mortificare il diritto al futuro dei palermitani, noi siamo impegnati su un percorso democratico del tutto alternativo e incompatibile con quella inaccettabile fiera di vanità e di ambiguità". E ancora: "Riteniamo di dover rilevare quanto sia ormai nota e grave la subalternità al Pd e alle sue ambiguità da parte di Sel". A Genova 3 scintille tra il sindaco uscente, Marta Vincenzi, e Roberta Pinotti, che ha scritto una lettera aperta ai dipendenti comunali per chiedere il loro sostegno e sottolineare le differenze con la gestione dell'attuale sindaco. Le primarie, le alleanze e la foto di Vasto. Caustico il commento del leader di Idv, Antonio Di Pietro. "Bersani faccia presente ai suoi dirigenti che hanno mal di pancia a dialogare con Idv e Sel, mentre rincorrono il Terzo Polo, che stiamo facendo insieme le primarie o coalizioni insieme in 1.500 comuni". Poi il consiglio al segretario del Pd: "Faccia come Ulisse, si leghi per resistere alle sirene e non rinneghi l'idea di un sistema bipolare". Poi le alleanze per le prossime elezioni politiche. "Ci auguriamo che quella foto di Vasto rappresenti quel che era all'inizio: un punto di partenza di una coalizione ampia e riformista. E' una proposta che intendiamo rilanciare con i partiti ma soprattutto agli elettori". Versante Pd. Per Pierluigi Bersani, "il Partito Democratico si conferma sempre di più la forza a cui i cittadini si rivolgono per superare la crisi e avviare la ricostruzione". E quella di ieri è stata una giornata di "buona politica e per questo voglio ringraziare tutti gli elettori e i militanti che l'hanno resa possibile". E sulla pagina Facebook del segretario del Pd, si scatena il dibattito: "Quindi primarie ovunque e, visto che non riuscite a cambiare la legge elettorale primarie per la scelta dei deputati, ce le dovete". E ancora: "Quindi primarie sempre e basta liste bloccate che portano in parlamento i portaborse dei portaborse dei portaborse. Gli elettori vogliono partecipare e contare". (23 gennaio 2012) © Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/politica/2012/01/23/news/primarie_con_polemica_nel_centrosinistra_molti_i_candidati_pd_nella_corsa_per_il_sindaco-28627670/ Titolo: CARMINE SAVIANO - Riccardi raccoglie il plauso del web Ha detto come stanno... Inserito da: Admin - Marzo 10, 2012, 03:56:55 pm IL CASO Riccardi raccoglie il plauso del web "Ha detto come stanno le cose" In Rete i commenti alle parole che hanno provocato una bufera politica. Ma c'è anche chi attacca: "Così alimenta l'antipolitica" di CARMINE SAVIANO "Vogliono solo strumentalizzare. E' la cosa che più mi fa schifo della politica". Le parole del ministro Andrea Riccardi non fanno scoppiare solo un caso istituzionale. Alla mozione di sfiducia presentata da quarantacinque senatori del Pdl, si accompagna la discussione in rete. Fiducia nei partiti, antipolitica, le capacità comunicative dei ministri del governo Monti. I temi sul tavolo sono tanti. E i cittadini si dividono tra chi approva le dichiarazioni del ministro alla Cooperazione e chi, invece, ne chiede le dimissioni. Un passo indietro in nome della corretta dialettica tra l'esecutivo e i partiti. "Riccardi ha solo detto come stanno le cose", "ha già esagerato a definirla Politica", "è solo stato onesto". Sono in tanti che sui social network difendono le affermazioni del ministro. C'è chi prova a distinguere: "Riccardi non ha offeso la politica. Ha solo detto la sua su un certo modo di farla". Il riferimento è alla decisione del segretario del Pdl, Angelino Alfano, di non partecipare al vertice tra Mario Monti e i segretari dei partiti che appoggiano il governo. "Riccardi è sgradito al Pdl perché è quanto di più lontano possa esserci dalla loro cultura. Leggi alla voce cittadinanza e immigrati". In tanti non risparmiano critiche ai vertici del Popolo delle Libertà. "Nitto Palma - l'ex guardasigilli che si è fatto promotore della mozione di sfiducia - ha solo la coda di paglia". E ancora: "Visto che il Pdl sta con Putin e la Lega con Boni, non ho nessuna remora a dire che sto dalla parte di Riccardi". E interviene, su Twitter, anche il democratico Paolo Gentiloni: "La fatwa del Pdl contro Andrea Riccardi è la perfetta rappresentazione di un partito allo sbando". C'è addirittura chi esulta. "Ho letto che c'è una mozione di sfiducia. Bisogna esultare. Ma a favore del ministro". Non mancano, però, le critiche all'ex presidente della Comunità di Sant'Egidio. "Queste dichiarazioni servono solo ad alimentare il clima di antipolitica. E sinceramente non se ne sente assolutamente il bisogno". Ancora: "Se è così schifato perché non lascia la poltrona?". Poi: "Certo, avrebbe potuto formulare meglio la sua posizione. E comunque non deve dimenticare che fa il ministro grazie ai partiti che hanno votato la fiducia al governo". Decine i commenti negativi su Spazio Azzurro, il Forum del Pdl: "Deve dimettersi, ha insultato i rappresentanti del popolo". Poi i paragoni. "Ma come? Riccardi usa la parola 'schifò e quelli che hanno messo agli atti parlamentari che Ruby era la nipote di Mubarak chiedono la sfiducia? Sono ridicoli...". Poi: "Hanno fatto finta di niente sul Bunga Bunga e adesso fanno gli indignati. I parlamentari del Pdl dovrebbero vergognarsi". Infine: "E quante volte, Gasparri e gli altri, avrebbero dovuto chiedere la sfiducia per Bossi, che un giorno si e l'altro pure insultava la bandiera italiana, le istituzioni e il Capo dello Stato?". (08 marzo 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/politica/2012/03/08/news/riccardi-31198257/?ref=HRER2-1 Titolo: CARMINE SAVIANO - Primarie e Tv Inserito da: Admin - Novembre 19, 2012, 09:08:29 pm 17 nov 2012 Primarie e Tv Primarie in Movimento. Stefano Corradino è direttore di Articolo 21, l’associazione che da anni si occupa del grado di libertà d’informazione nel nostro Paese. Ecco il suo contributo sulle primarie del centrosinistra. “Primarie e tv”, di Stefano Corradino direttore di Articolo 21 All’indomani del primo confronto su Sky tra i candidati alle primarie del centro sinistra tv, giornali, siti, blog e social network si sono sbizzarriti nell’esprimere giudizi sulle performance dei “fantastici 5?. Giudizi e voti. Come all’indomani di una partita di calcio in cui si stila la pagella dei meritevoli e di quelli che avrebbero meritato la panchina. Qualcuno ha fatto anche di più come il “Corriere della Sera” che ha passato al microscopio anche il look degli aspiranti premier: “Matteo Renzi, meglio con la cravatta o senza?”. Devo confessare che il confronto modello “X Factor” era seducente. Tutt’altra cosa dai talk show a cui siamo abituati. Niente risse verbali, niente voci che si sovrappongono e conduttori impegnati a placare gli animi più tempestosi e a limitare l’enfasi retorica e la prolissità dei contendenti. Un tema. Un minuto, massimo un minuto e mezzo per ciascuno. Tre sole possibilità di replica. La mattina dopo però nel commentare con amici e colleghi la serata su Sky ciò che mi ricordavo erano gli slogan, le frasi ad effetto scandite più o meno fragorosamente dagli applausi del pubblico. “In Marchionne ci credevo ma mi ha deluso” affermava Renzi. “Io non ci ho mai creduto” ribatteva Vendola. E poi le scelte sul Pantheon ideale, e Giannino ribattezzato Giannetto. Sessanta secondi e poco più per spiegare ai cittadini elettori la propria visione dell’economia, del lavoro, dello stato sociale e dei diritti civili. La riflessione, l’argomentazione ridotta a uno spot. Basta scivolare su una parola, un tentennamento iniziale, magari uno starnuto (sarebbero dieci secondi in meno) e il round è irrimediabilmente compromesso. Vince ovviamente il più televisivo, quello più smaliziato davanti alla tv, chi sa guardare dentro la telecamera ma senza puntare lo sguardo troppo a lungo. Chi sa alternare un piglio serioso ad un sorriso distensivo. Chi gesticola senza risultare nervoso. Tutto il resto appare un dettaglio. Matteo Renzi, a suo agio in piedi davanti al leggio trasparente come ai tempi della “Ruota della fortuna” (1994). Ieri era candidato a vincere un premio in denaro (e portò a casa 48 milioni di vecchie lire). Oggi nello studio di Sky si candidava a vincere la sfida con 4 compagni di partito per la gara a chi è più convincente. E probabilmente ha vinto lui, più diretto, incisivo (ed effimero) degli altri. Non so ancora con certezza quale nome indicherò sulla scheda alle imminenti primarie del centro sinistra. So che non voterò per Renzi. Che è giovane e simpatico ed è un onesto liberista. Ma che sarebbe stato un perfetto candidato di un Pdl con l’ansia di risalire nei sondaggi e di rifarsi una verginità. Mi piacerebbe che al secondo turno arrivassero, appaiati al traguardo Bersani e Vendola, vincendo per una manciata di voti su una Puppato che dopo una sostanziale invisibilità (soprattutto nei media) guadagna terreno incalzando i principali sfidanti. Vorrei soprattutto che a vincere non fosse un leader ma il portatore sano di una idea collettiva di eguaglianza sociale. twitter: @carminesaviano da - http://saviano.blogautore.repubblica.it/2012/11/17/primarie-e-tv/ Titolo: CARMINE SAVIANO - "Una nuova stagione costituzionale" Inserito da: Admin - Novembre 23, 2012, 04:51:47 pm "Una nuova stagione costituzionale"
Libertà e Giustizia domani a Milano L'iniziativa alle 14.30 al Mediolanum Forum di Assago con Gustavo Zagrebelsky, Umberto Eco, Roberto Saviano, Gad Lerner, Giuliano Pisapia. "Dobbiamo tornare alla politica", spiega Sandra Bonsanti, presidente dell'associazione. Repubblica.it trasmetterà in diretta la manifestazione di CARMINE SAVIANO E’ passato un anno da “Ricucire l’Italia”. Poi le dimissioni di Berlusconi, il governo Monti. L’Italia è ancora un Paese dove c’è un alto grado di separazione tra politica e cittadini? "La distanza è ancora molto forte, almeno per quanto possiamo giudicare noi. Ma bisogna fare una differenza. Nella società civile, nel mondo del volontariato la partecipazione dei cittadini non è mai diminuita, anzi la “buona volontà” degli italiani non fa che aumentare. Il problema riguarda la partecipazione alla politica dei partiti. Siamo ancora lontani dall’obiettivo, ma le primarie del centrosinistra stanno muovendo qualcosa: sembra un’ultima opportunità data dai cittadini ai partiti. Anche se, in questa campagna elettorale, alcuni silenzi sono stati molto forti". Per esempio? "Cosa ne sarà domani dei partiti politici? Qual è il loro progetto? I partiti dovranno diventare strumenti per sondare i territori, per incontrare i cittadini. E questo non lo fai ne in camper ne in treno. E’ un inizio. Ma bisogna affrontare meglio la questione. Poi la Costituzione…" Ecco. Il vostro manifesto chiama a una “Stagione Costituzionale” mentre il discorso pubblico è attraversato dalla formula “stagione costituente”. Non è solo una sfumatura… "No assolutamente. C’è una differenza sostanziale. Parto dalla notizia: una commissione di novanta persone incaricata di modificare la seconda parte della Carta. Cioè: novanta persone per ridefinire l’ossatura istituzionale del Paese: poteri del Presidente della Repubblica, Magistratura, Corte Costituzionale. Il punto è il metodo: non si può trattare la Costituzione come un oggettino da modificare e in un momento di crisi così profondo non basta dire: “Cambiamo la Costituzione”. Bisogna ripartire dalla totalità della Costituzione: dai suoi ideali e dai suoi valori". Ritorniamo ai “silenzi” delle primarie. "Non si è parlato degli sbocchi della crisi. Cosa sarà il nostro Paese? Il pericolo di una situazione modello “Germania anni ‘30” è ancora presente. La violenza e il razzismo dilagano. Dalle irruzioni nei licei romani fino ai casi di intolleranza quotidiana. Tutto questo si combatte con la passione civile. Insomma, bisogna dare passione a questa competizione". E’ lo scopo della vostra manifestazione? "Faremo quadrato intorno ad alcuni temi: la Costituzione appunto, ma anche il Paesaggio, il ruolo dell’Europa. E, grazie alle parole di chi interverrà dal palco, racconteremo quel dramma rappresentato dalla corruzione". Le parole, appunto. La politica sembra un luogo dove manca del tutto la cura del linguaggio. Semplificazioni, slogan. E questo influisce sui comportamenti collettivi. Come se ne esce? "C’è una retorica che ormai è dilagante. Si usano parole del tutto vuote. Come si fa, in questa crisi che colpisce le famiglie italiane in modo duro, a parlare attraverso tecnicismi e frasi fatte? Ci vuole altro: qualcosa che tolga questa patina di tecnica e di buonismo. Ci vogliono parole che sappiano raccontare, per esempio, la Lotta di Casta in atto nel nostro Paese: gli sfruttatori contro gli sfruttati. Ci vogliono nuovi codici, c’è bisogno di una politica che sia contendibile, aperta". Ci parli delle vostre ricette? Nel vostro Manifesto parlate di atti di contrizione e dei segni di discontinuità. "Ricordo Bobbio: se non ci si rende conto delle proprie insufficienze, del come si è sbagliato, di dove non si è stati sufficientemente attenti, non cambia nulla. Auguriamoci che la Terza Repubblica non nasca come la Seconda: affrontiamo le questioni aperte, non nascondiamole". (23 novembre 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/politica/2012/11/23/news/una_nuova_stagione_costituzionale_libert_e_giustizia_domani_a_milano-47241440/ Titolo: CARMINE SAVIANO - Alleanza per la Costituzione Inserito da: Admin - Dicembre 10, 2012, 11:19:10 pm 9 dic 2012 Alleanza per la Costituzione Carmine SAVIANO Il rischio per il Paese. Il ritorno di Berlusconi. Il “veleno della sua politica anticostituzionale”. L’annuncio delle dimissioni di Mario Monti. Le elezioni anticipate e il rischio, per il Paese, di un enorme salto all’indietro. Il momento della “responsabilità” per il Pd e per le forze di centrosinistra. Ecco il commento di Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, agli eventi che agitano il sistema politico italiano. “Alleanza per la Costituzione” Era solo un’illusione: che Berlusconi se ne fosse andato dalla scena politica e l’Italia si fosse liberata dal veleno della sua presenza, della presenza dei suoi scherani, dal veleno della sua politica anticostituzionale. Oggi, a poco più di un anno dal governo Monti, a due anni dal voto comprato in Parlamento che salvò il Cavaliere, il Paese affronta la fase più rischiosa dal dopoguerra: rischia cioè un immenso salto all’indietro, quando l’Italia non era ancora repubblicana, e un sistema democratico era il grande sogno di pochi illuminati. La campagna elettorale che sta cominciando potrebbe infatti mettere in secondo piano le proteste giuste e sacrosante di chi sta già facendo sacrifici inumani, e invece scatenare ed esaltare la protesta strumentale e populista della propaganda del Pdl accanto alla protesta diversa, ma con alcuni temi in comune, che sarà quella di Grillo e del suo movimento. Rimane l’area del centro sinistra a guardia del sistema istituzionale. Non è cosa da poco. A poche ore dalla scelta di Mario Monti di non sottostare più ai ricatti di Berlusconi lo spettro che si aggira è proprio quello di una pericolosissima campagna elettorale. Forse il risultato finale non sarà devastante (i sondaggi oggi sono incoraggianti per il Pd e alleati eventuali). Ma sono questi due mesi che ci aspettano l’incubo vero, e con quale Italia e con quale Parlamento avremo a che fare da febbraio in poi. Molto dipende, si dice, dalla scelta che farà Monti: avrà il coraggio di mettersi a guidare una forza politica di centro-destra, sfidando l’impopolarità della propaganda populista e le critiche inevitabili del centro sinistra? Ora che ha conosciuto direttamente la forza eversiva e ricattatoria di Berlusconi, si presterà ad ostacolarla direttamente? Consentirà all’Italia di poter contare su una destra democratica? Le sue possibilità di arrivare al Quirinale, dopo una campagna elettorale giocata tutta contro di lui, si sono assottigliate. Il ritorno agli studi sarebbe una scelta comprensibile: dopo tutto quello che ha visto. Disse, Gustavo Zagrebelsky, che il governo tecnico poteva essere un farmaco o un veleno. Forse è ancora presto per dare un giudizio definitivo. Perché sappiamo che ci salvò dal crack ma il suo errore fu di non vedere contemporaneamente il crack in cui mezza Italia stava già precipitando. Insomma, se errore ci fu, fu quello di pensare ai due tempi: prima il rigore, poi l’equità e la crescita. Questo non si poteva né doveva fare. E non era solo una mera questione di immagine, ma una questione di vita delle persone. Adesso non resta che lavorare con l’impegno di una buona parte d’Italia affinché i populismi beceri, l’antieuropeismo e l’antieuro, insieme all’antitasse, non si saldino in un incontro che non può che portare al disastro. Del nostro Paese e delle sue istituzioni democratiche. Adesso bisogna che il Pd sia all’altezza delle aspettative: che abbandoni i tentennamenti e le resistenze forti al cambiamento che ancora esistono al suo interno, che rinunci alle ambiguità e alle furbizie delle quali sono fatti i programmi, che presenti finalmente una carta d’identità non buona per tutte le stagioni, ma buona per questa stagione: tremendamente dura, tremendamente intrisa ancora dei veleni del berlusconismo. Nell’immediato futuro che ha preso il via con l’annuncio delle dimissioni di Monti, avremo per la terza volta un Parlamento di nominati. Avremo anche, come ormai accade da decenni, una Costituzione sotto assedio. La stagione costituzionale che chiede Libertà e Giustizia è una strada che potrebbe essere scelta sia dalla destra democratica che dal centro sinistra che dalla sinistra. Una grande alleanza per salvare il Paese nel nome della Costituzione. Sull’orlo dell’ennesimo baratro è una roccia a cui aggrapparsi. Forse la sola che ci sia concessa, oggi, e sarebbe infame sottovalutare la forza che da essa ancora sprigiona. twitter: @carminesaviano da - http://saviano.blogautore.repubblica.it/2012/12/09/alleanza-per-la-costituzione/?ref=HREA-1 Titolo: CARMINE SAVIANO - PD, l'avanzata dei Giovani Turchi Inserito da: Admin - Gennaio 03, 2013, 12:47:29 am Pd, l'avanzata dei Giovani Turchi
La politica come azione collettiva Da Stefano Fassina a Matteo Orfini e Andrea Orlando. Fino a tanti giovani amministratori e dirigenti del partito guidato da Pierluigi Bersani. Una generazione politica che vuole "prendersi il rischio del cambiamento" di CARMINE SAVIANO ROMA - Cinquanta parlamentari, ma la cifra è approssimativa. E dire che li definivano "pasdaran del nulla", "antichi", "nostalgici". Poco conta: di sicuro c'è che dopo le primarie per i parlamentari i cosiddetti "Giovani Turchi" del Pd si apprestano a pesare sempre di più. Sia nella vita del partito guidato da Pierluigi Bersani, sia nel prossimo Parlamento delle Repubblica. Stefano Fassina, Matteo Orfini, Andrea Orlando. E non solo. Una nutrita schiera di giovani amministratori, di dirigenti del Pd, di uomini e donne espressione del mondo dell'associazionismo. Uniti in "Rifare l'Italia", un luogo dove elaborare risposte alla crisi italiana ed europea. Nella convinzione, granitica, che la politica sia azione collettiva e non terreno di protagonismi deleteri e rischiosi per il tessuto democratico del Paese. Il primo documento. Un cammino che parte da lontano. E che ha la prima ribalta pubblica nel settembre del 2010, quando compare il loro primo documento pubblico, "La crisi del governo Berlusconi come crisi di sistema". Un'analisi che parte dall'immobilità dell'esecutivo guidato dal Cavaliere. E che si conclude con la necessità di una "nuova sfida" per il Partito Democratico. Quella sintetizzata nello slogan "Tornare Avanti". Vi si leggeva: "Il Pd deve affrontare questo passaggio storico dicendo chiaramente cosa pensa, quale idea di Italia intende portare avanti, e cioè quale Italia in quale Europa, con quali soggetti economici e sociali". Polemiche infinite, attacchi. Ma il dibattito cresce. Intorno a un punto: il Pd deve recuperare la propria rappresentatività, rivolgendosi, in prima istanza, al mondo del lavoro. Rifare l'Italia. Passa un anno. E nel 2011 nasce Rifare l'Italia. Sembra l'ennesima corrente del Pd. Ma i "turchi" mettono subito paletti. "Ci lega un punto di vista, molto più che un perimetro anagrafico. L'idea che oggi tocchi alla generazione politica che qui è raccolta avere il coraggio della concretezza, il coraggio di assumersi la responsabilità di una proposta di cambiamento", scrive Andrea Orlando. Ancora: "Si tratta di rompere con certa pigrizia nella cultura politica e nelle formule organizzative che rischiano di ridurre i riformisti ad uno stadio di impotente attendismo". Una questione politica che diventa questione generazionale: "Per la nostra generazione, quella che abbiamo di fronte è la sfida della vita, quella che aspettavamo. Non possiamo avere dubbi. Dobbiamo misurarci. E questo significa pensare nuove categorie, per dare significato a parole come rappresentanza, cittadinanza, mobilità sociale". Renzi è il vecchio. Rinnovare senza cadere nel nuovismo a tutti i costi. Le parole d'ordine e le posizioni dei Giovani Turchi trovano in quelle di Matteo Renzi il principale antagonista. Il campione della rottamazione contro i fautori del rinnovamento. Il sindaco di Firenze è oggetto di una critica serrata. Prima gli scontri quasi quotidiani con Stefano Fassina, poi le analisi al vetriolo di Matteo Orfini. Che nel settembre 2012, in pieno clima primarie afferma: "Possiamo dire a un giovane precario che adesso gli riproponiamo la stessa classe dirigente che lo ha portato nelle condizioni in cui è oggi? Oppure gli possiamo proporre uno che parla in dialetto fiorentino e dice oggi che dobbiamo continuare a fare esattamente quello che facevamo venti anni fa". La lettura della crisi e i partiti. Sullo sfondo una lettura precisa della crisi politica ed economica. Con la soluzione individuata nella ricostruzione della "democrazia dei partiti". Ancora Orfini: "Bisogna riaffermare quell'idea secondo la cui c'è un nesso inscindibile tra qualità dei partiti e qualità della democrazia. E che nel nostro paese serve come il pane uno strumento che consenta a un giovane povero, di una zona povera del Mezzogiorno, di avere un luogo in cui andare per cercare di combattere per cambiare la propria condizione individuale e quella del proprio Paese. E tutto questo si fa con i partiti". Gli strumenti. E quello dei Giovani Turchi non è solo un lavoro che mette insieme attività sul territorio. L'analisi della situazione economica e sociale del Paese è costante. E gli strumenti teorici proposti per alimentare il discorso pubblico sono numerosi. Come "Il lavoro prima di tutto" di Stefano Fassina, un viaggio nelle teorie liberiste che hanno prodotto la crisi e una denuncia dell'inutilità di alcuni strumenti economici messi in cantiere dall'Italia e dagli altri paesi europei: inutili perché basati sullo stesso liberismo che ha prodotto la recessione. Infine, per i pasdaran, esiste anche un "Manuale dei Giovani Turchi". Realizzato da Francesco Cundari, giornalista dell'Unità: teoria e prassi del Giovane Turco. Definito come "l'ultima traccia rimasta dell'attitudine a un pensiero collettivo, o forse il primo tentativo di fuoriuscire dalla nevrosi di un individualismo radicale che in politica è sconfinato da tempo in un narcisismo inconcludente e bilioso". (02 gennaio 2013) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/politica/2013/01/02/news/giovani_turchi-49823186/?ref=HREC1-1 Titolo: CARMINE SAVIANO - I militanti Pd a Bersani: "Mai con Berlusconi cerchiamo il dia Inserito da: Admin - Febbraio 28, 2013, 11:31:18 am I militanti Pd a Bersani: "Mai con Berlusconi cerchiamo il dialogo con il M5S"
Centinaia di mail dalla base al segretario del partito per chiedere attenzione verso il Movimento 5 stelle: "Un'occasione per cambiare il Paese e il partito". E sul governissimo: "Il Cavaliere va dimenticato" di CARMINE SAVIANO Interventi e discussioni sui social network, ma anche centinaia di mail direttamente all'indirizzo del segretario e in massima parte con un'unica richiesta: "Mai con Berlusconi e dialogo con il Movimento 5 stelle". La pancia del Partito democratico insomma sembra non avere dubbi: lo scenario uscito dalle urne può essere un'occasione per cambiare il paese, ma anche per cambiare il Pd. Il dato saliente, se si vuole, è che gran parte dei suggerimenti dei militanti a Pier Luigi Bersani sono gli stessi che in queste ore una parte della base di 5 Stelle sta avanzando a Beppe Grillo. Certo, le ultime uscite di Grillo non aiutano. Ma un dato sembra assodato: il riconoscimento, tra i militanti del Pd, della forza politica del M5S. E dell'importanza della domanda politica che ha innescato la vittoria dei grillini. Scrive Roberto, insegnante: "Caro segretario, siamo di fronte a un movimento nella nostra società, un movimento che se lasciato solo sarebbe inconcludente se non pericoloso. Il popolo italiano con questi risultati elettorali sta chiedendo cambiamento". E il Pd ha il "dovere di farsene carico". Perché si tratta di diventare "quel soggetto che guida l'istituzionalizzazione di un movimento di protesta". E ancora: "Offriamo alle persone che hanno voluto esprimere il proprio sdegno la giusta risposta, lo dobbiamo perché questa necessità è maggioritaria nel paese". Poi la tattica, i passi da seguire. Giuseppe scrive: "L'esempio è Il Laboratorio Sicilia. Occorre provarci con prudenza e tenacia cercando di costruire un'alleanza sui contenuti, con un punto fermo: con le destre che hanno portato l'Italia sull'orlo del baratro si dialoga esclusivamente a livello di riforme istituzionali". Un laboratorio costruito intorno a temi specifici. Per Alessandro, elettore socialista, si tratta di "sparigliare e di spingere per un accordo con il Movimento. Per fare soltanto le seguenti cose: riduzione dei parlamentari, controllo del Parlamento sugli emolumenti per i consigli regionali, riduzione delle presenze e degli emolumenti in tutti i Cda di aziende pubbliche, riduzione o abolizione delle provincie". E, ovviamente, una nuova normativa elettorale e una "legge sul conflitto d'interessi". L'incubo per quasi tutti, invece, è un'eventuale linea del partito che tenda un ponte verso il Popolo della Libertà. E le ricadute "elettorali" di "un inciucio" con Silvio Berlusconi. "E' improponibile un governissimo con Berlusconi che non ci consentirebbe di fare nulla di serio per gli italiani e finirebbe solo per screditarci ulteriormente agli occhi della gente", scrive Francesco. E Lucia aggiunge: "Vi prego, non fate un governo di larghe intese con il Pdl. Dialoghiamo con Grillo su una legge anticorruzione e sulla legge elettorale". Ancora: "Berlusconi va emarginato: abbiamo creduto in una politica moralmente corretta. Non è possibile fare compromessi con chi non sa nemmeno come si pronunciano parole come senso civico, moralità, correttezza". Infine, le richieste di cambiare non solo atteggiamento nei confronti dei grillini. Ma di cambiare anche il partito. Itala: "Il risultato delle elezioni è un brutto voto al sistema politico italiano, quindi anche a noi". Quindi, "con coraggio cambiamo il sistema generale politico. Ma anche il Pd". (27 febbraio 2013) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2013/2013/02/27/news/la_base_pd_mai_con_berlusconi-53550764/?ref=HREC1-3 Titolo: CARMINE SAVIANO - ... il Movimento VUOLE si allei con i DEMOCRATICI Inserito da: Admin - Marzo 02, 2013, 03:22:49 pm I militanti del Pd contro il governissimo "L'alleanza con Silvio è la nostra estinzione"
Militanti ed elettori in larghissima maggioranza contro l'ipotesi di un accordo di governo con Berlusconi. Swg: Il 66% di chi ha votato Grillo vuole che il Movimento si allei con i democratici di CARMINE SAVIANO L'ORIZZONTE sembra restringersi. Da un lato Grillo che risponde alle proposte del Pd a suon di "stalker", "facce da culo" e "adescatori". E dall'altro, la base dei democratici che manifesta in maniera sempre più intensa e radicale la propria avversione a qualsiasi ipotesi di "governissimo" con il Pdl. Chiedendo a Pierluigi Bersani di non desistere in uno sforzo politico: coinvolgere, i deputati e i senatori del MoVimento Cinque Stelle, nella delineazione dell'agenda politica del prossimo governo della Repubblica. L'eventuale apertura di un cantiere politico con Silvio Berlusconi viene da più parti definito un "suicidio politico". E il dibattito tra elettori e militanti democratici si sfoga in rete. Cercare sul motore di ricerca di Twitter la parola "governissimo" significa trovarsi di fronte velenose invettive in 140 caratteri. "Se lo fate, giuro, non vi voto più", "Se ci accordiamo con Berlusconi non oso neanche immaginare quali potrebbero essere i risultati di Grillo alle prossime elezioni", "Sarebbe solo autolesionismo, quali riforme si potrebbero fare con il Popolo della Libertà?". E gli ultimi annunci dei peones berlusconiani non fanno altro che inasprire i commenti. "Come no, alleiamoci con chi vuole scendere in piazza contro la magistratura". E le discussioni si alimentano anche di numerosi contributi di chi "vive" il Partito Democratico dall'interno. La sensazione è che l'ipotesi governissimo sia da più parti considerata come il primo punto da evitare. Netta la posizione di Cristiana Alicata, che a Repubblica.it dice: "Chiusura totale al PDL per quanto mi riguarda pena l'estinzione del PD alle prossime elezioni. Il PD deve provare a fare una nuova legge elettorale, tagliare i costi della politica, approvare una legge su conflitto di interesse. E inchiodare Grillo sui punti del suo programma. E tra un anno si va al voto". Il rapporto con Grillo potrebbe anche significare l'apertura di nuovi scenari per quanto riguarda l'agenda politica dei democratici. Sul suo blog, Pippo Civati scrive: "Se poi con il M5S si mettesse in scacco una parte del Pd, finalmente si riuscirebbero a fare cose che una parte del partito non ha mai voluto fare". E per il neo deputato di Monza, i punti essenziali sono: conflitto d'interessi, legge elettorale, lotta alla corruzione, legge sui partiti e riduzione delle spese militari. Poi reddito di cittadinanza e riforma del sistema bancario. Tra i neo parlamentari del Pd, anche la posizione di Fausto Raciti, segretario dei Giovani Democratici. Che su Facebook scrive: "Sarebbe un errore cercare le larghe intese. Non per calcolo tattico, ma per impossibilità di realizzare, dentro la cornice di un accordo Pd-Pdl-Monti, qualsiasi riforma che non sia di carattere recessivo sul piano economico e sociale. Sia chiaro che il problema, anche in questo caso, non sarebbe semplicemente il vedere sparire la sinistra italiana, ma che un governo così non servirebbe al paese". E i dati delle elezioni consegnano al Pd nuove possibilità. Spiegate nell'analisi del voto di Left Wing, blog collettivo vicino alla sinistra Pd. Si legge: "Ora è possibile emarginare il Cavaliere dal gioco politico, liberare la democrazia italiana dall'ipoteca che ne ha così pesantemente condizionato lo sviluppo, aprire veramente una fase nuova della storia d'Italia". Poi il consiglio al segretario: "Quello che bisogna dire chiaramente, prima di tutto ai grillini, è che il Partito democratico non avanzerà alcuna proposta tattica, non farà esperimenti né manovre parlamentari di alcun genere. Presenterà il programma dei primi cento giorni pubblicamente, davanti a tutti gli italiani". E se Beppe Grillo "vorrà assumersi la responsabilità di impedirne la realizzazione, se i suoi parlamentari decideranno di non sostenerlo, vorrà dire che si tornerà a votare e giudicheranno gli elettori". Notevole anche l'attività dei cittadini in rete. Da segnalare la petizione firmata da Guido Allegrezza su Change. org. Una lettera diretta a Bersani, Vendola e Grillo. Vi si legge: "L'Italia ha scelto e ha scelto bene, anzi benissimo. Gli elettori e le elettrici hanno dato le carte. Adesso voi dovete giocare la partita bene e con abilità. Guardate a ciò che vi unisce, tramutate i vostri programmi in un'agenda per i prossimi 5 anni e trasformate l'Italia. Questa è una partita con una mano sola. Non sprecatela". Infine, il ritorno dei sondaggisti. Istituto Swg per Agorà, la trasmissione di RaiTre: "per il 72% degli elettori di centrosinistra e per il 66% di quelli del Movimento 5 Stelle, Bersani e Grillo dovrebbero allearsi e governare assieme". Le larghe intese? "Per il 16% degli elettori del centrosinistra e per il 14 percento di quelli del movimento 5 stelle, il Pd dovrebbe puntare sull'appoggio di tutte le forze in parlamento". Il governissimo si ferma al 2% dei consensi per entrambi i bacini elettorali. (01 marzo 2013) © Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/politica/2013/03/01/news/la_base_del_pd_i_militanti_del_pd_e_l_ipotesi_governissimo_l_alleanza_con_silvio_la_nostra_estinzione-53659854/ Titolo: CARMINE SAVIANO - Cantieri politici per una nuova sinistra Inserito da: Admin - Marzo 25, 2013, 07:16:30 pm 25 mar 2013 Cantieri politici per una nuova sinistra Carmine SAVIANO Rovesciare il tavolo. Tempo e umiltà. Per non “navigare a vista” e salvare un patrimonio di militanza politica radicato sui territori. Parte da qui “Adesso Rovesciare il Tavolo”, l’appello firmato da numerosi dirigenti e militanti di sinistra dopo la sconfitta alle elezioni politiche. Parole rivolte soprattutto a Rifondazione Comunista impegnata in un rilancio della propria azione politica. Si legge: “La base del nostro partito ci parla di una tensione sociale da ricomporre, riprendendoci le piazze ed occupando da sinistra i temi della crisi”. Quello che si propone è l’avvio di un “nuovo corso” per costruire una forza politica che nasca sulla base “di discriminanti antiliberiste ed anticapitaliste”. E che si muova in contrapposizione al centro-sinistra del Partito Democratico e di Sel. Una nuova Italia dei Valori. E oltre Rifondazione, anche le altre forze che hanno dato vita a Rivoluzione Civile cercano nuovi spazi di agibilità politica. Tra movimentismo, tentazioni a Cinque Stelle e ricerca del dialogo con il centro-sinistra. Per Antonio Di Pietro e l’Italia dei Valori, in cantiere c’è un nuovo congresso a giugno. Preceduto da un viaggio attraverso l’Italia che parte oggi. Da Milano a Palermo per riaccendere la discussione interna al partito. E per prepararsi alle amministrative di maggio nel nome di una maggiore trasparenza e democrazia interna. Alba. Immergersi nel fiume in piena dei “senza rappresentanza”. Per rispondere al bisogno di sinistra. Il 13 aprile a Firenze, è la volta di Alba, il “soggetto politico nuovo” pensato da Ginsborg e da numerosi intellettuali. Obiettivo è mettere in campo un lento e costante lavoro per recuperare le “ragioni della protesta” a una dimensione di sinistra. Scrivono: “Riconoscendo la forza di Grillo e del Movimento 5 Stelle, dobbiamo anche segnalare l’inquietudine che provoca e dire con chiarezza che non ne sentiamo nostri il linguaggio, la neutralizzazione delle differenze tra destra e sinistra, l’idea di democrazia, la sottovalutazione della radicalità dei diritti civili e sociali, il ruolo del lavoro e del sindacato, le risposte alla crisi sociale ed economica”. Qui l’appello Rovesciare il Tavolo. Il viaggio dell’Idv verso il congresso. E la piattaforma di Alba twitter: @carminesaviano da - http://saviano.blogautore.repubblica.it/2013/03/25/cantieri-politici-per-una-nuova-sinistra/?ref=HREC1-5 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Ma la violenza verbale non si ferma Inserito da: Admin - Aprile 30, 2013, 11:32:40 am In Rete la condanna degli spari.
Ma la violenza verbale non si ferma di CARMINE SAVIANO LA rabbia, il fastidio, l'incredulità. Su tutto la solidarietà. Ma anche intollerabili sacche di violenza verbale. Lo spettro delle emozioni affidate ai social network è vasto. Gli spari davanti Palazzo Chigi, i due carabinieri feriti nel giorno del giuramento del nuovo governo della Repubblica. I sette colpi di pistola esplosi da Luigi Preiti. Un fatto che spaventa, alimenta la discussione, spinge i cittadini a un confronto che tiene insieme sicurezza, crisi economica, disperazione personale. E se il sentimento diffuso è il tentativo di non alimentare ulteriore violenza, di neutralizzare la paura attraverso il ragionamento, il confronto, non manca chi soffia sul fuoco. "Chi semina odio, raccoglie tempesta". Quella di Ignazio La Russa è un'accusa. L'esponente di Fratelli d'Italia lo scrive su Facebook: "La predicazione dell'odio e dell'abbattimento dell'avversario che si manifesta anche col sistematico disturbo organizzato delle manifestazioni altrui a cui il centrodestra non si è mai accodato, può portare le persone psicologicamente predisposte all'uso criminale della violenza". Non è difficile leggere un riferimento alle ultime contestazioni subite da Silvio Berlusconi durante l'ultimo comizio a Udine, per le recenti regionali in Friuli Venezia Giulia. La Russa aggiunge: "Scontate le condanne anche sincere di ogni parte politica ma non basta per sentirsi tutti assolti". Le critiche alle parole dell'ex ministro della Difesa sono tante. E il clima è teso anche sulle pagine di Beppe Grillo e del MoVimento Cinque Stelle. Il capo politico del M5S non esita un secondo, affidando a un video la sua solidarietà alle Forze dell'ordine e la condanna a ogni atto violento. Ma il putiferio si scatena comunque. I toni sono alti. Non mancano accuse dirette a Grillo, indicato come il detonatore che ha innescato un clima sociale difficilmente gestibile. Naturalmente, non mancano difese d'ufficio: "Chi crede che Grillo sia responsabile sta forse cercando di togliersi le sue di responsabilità? Siamo un po' tutti responsabili. L'attentatore aveva perso il lavoro ed era in stato di depressione". Poi accuse, banalmente rivolte allo Stato: "Da 20 anni distrugge il nostro futuro. Forse è il caso di cominciare a cambiare direzione". Poi tanti militari. E carabinieri, poliziotti. Che sui forum dedicati agli appartenenti alle Forze dell'ordine postano invettive e sfoghi personali: "Buongiorno, sono un carabiniere e, tutti i giorni rischio la vita per il mio Paese. Quanti miei fratelli devono ancora morire lasciando vedove e orfani abbandonati da questo stato che non perde occasione per umiliarci come se fossimo cittadini di serie b con soli doveri e nessun diritto?". Parole dure, complementari alle migliaia di attestati di solidarietà e vicinanza. Anche da sinistra, condanne nette. Tra i post più commentati quello di Arturo Scotto, deputato di Sinistra Ecologia e Libertà. Scotto scrive: "La scena terribile di questa mattina è un attacco alle istituzioni democratiche. Nel giorno in cui il nuovo governo giura, un folle sanguinario spara contro due carabinieri. Massima solidarietà, ai feriti e alle forze dell'ordine. La violenza non può passare". C'è chi commenta: "La sottrazione coatta della dignità è incostituzionale. I politici sono tutti complici. L'attentato contro la Costituzione è opera loro". Clima infuocato anche sulla pagina del Partito Democratico. La sparatoria viene collegata alla formazione del nuovo governo: "Perché, il nuovo governo Berlusconi\Letta non è un atto gravissimo? Mi dispiace ora che questo atto verrà strumentalizzato a favore dei politici, che non meritano nulla. Ci avete distrutto il futuro: quei poveri carabinieri non c'entrano nulla. Mi dispiace che la gente sia talmente disperata che non ha scelta se non quella di impazzire suicidandosi o venendo in piazza a sparare. E anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti". Infine Twitter. Dove basta cercare l'hashtag #sparatoria. In molti casi si sfiora l'apologia di reato. Esito di un clima esasperato, di mancanza di esercizio pubblico della ragione. E, per fortuna, non manca chi chiede "pensieri lunghi", quel tentativo di andare oltre la cronaca per riflettere su cause ed effetti di un gesto che ha scosso le coscienze. Tra assurdi richiami agli Anni di piombo e la necessaria vicinanza a due servitori dello Stato. (28 aprile 2013) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/politica/2013/04/28/news/in_rete_la_condanna_degli_spari_ma_la_violenza_verbale_non_si_ferma-57630416/?ref=HRER2-1 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Dopo il voto di ieri, cresce il dibattito tra gli elettori... Inserito da: Admin - Luglio 11, 2013, 11:58:20 pm Berlusconi, la giornata più nera del Pd In rete: "Ma quando lo molliamo?" Dopo il voto di ieri, cresce il dibattito tra gli elettori e i dirigenti del Partito Democratico. I segnali dell'Unità, i tweet dei dirigenti e una base in fermento di CARMINE SAVIANO Da un lato gli aut aut del Pdl. Dall'altro il fuoco incrociato del MoVimento Cinque Stelle, di Sinistra e Libertà e di una parte consistente del proprio elettorato. La sentenza della Cassazione prevista per la fine di luglio e l'eventuale interdizione di Silvio Berlusconi dai pubblici uffici, rischiano mettere in difficoltà non solo per il governo Letta, ma la tenuta stessa del Partito Democratico. Che dopo il voto di ieri per interrompere i lavori in aula - e consentire una riunione dei vertici del Pdl - è messo sotto pressione da militanti e dirigenti: "Ma cosa aspettiamo a mollare Berlusconi e il Pdl?". E sui forum dei democratici e sugli house organ del partito cresce la protesta. Una scelta che rischia di creare una crepa tra i democratici. Claudio Sardo, direttore dell'Unità, lo scrive nel suo editoriale di oggi: "Un simile prezzo non si può pagare". Perché "la ritorsione di Berlusconi sul Parlamento è assolutamente intollerabile". E "va respinta senza esitazione, qualunque sia la conseguenza politica": Perché se è vero che la tenuta del governo Letta è essenziale al Paese, "un ricatto sulle Istituzioni può alterare la democrazia e l'equilibrio dei poteri", provocando una "destabilizzazione ancora più grave". "Ogni limite è stato superato, così non si va avanti". E' lo stesso segretario del partito, Guglielmo Epifani, a sintetizzare i malumori. L'analisi dell'ex sindacalista - ospitata in un'intervista sull'Unità - mette al centro la ragione politica principale dell'esistenza del governo Letta: il senso di responsabilità verso il Paese. Epifani dice: "O il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi dell'Italia, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti". Poi le critiche alla sciatteria verbale di Grillo e un messaggio rivolto a chi, all'interno del Pd, ha criticato il voto a favore della sospensione dei lavori: "Non c'è stata alcuna accondiscendenza". E le voci dei militanti sui social network si fanno sempre più critiche. Su twitter sono tanti i messaggi indirizzati al governo Letta. La coscienza della necessità delle larghe intese è presente. Ma non a tutti i costi. "Berlusconi vuole lasciare il governo? Non è una minaccia, è un'occasione...". Ancora: "Mi auguro che questo governo non si trasformi in un esecutivo barzel-Letta. Ma le alternative sono pure peggiori". Poi gli inviti a considerare non solo gli equilibri istituzionali, ma anche il sentimento di migliaia di cittadini: "Dovete starci a sentire, questa situazione è veramente intollerabile". Ancora su Twitter, Approdo Sicuro scrive: "Oltre all'inchino a Berlusconi, la Camera ha fatto un'incostituzionale pressione sulla Cassazione e il Pd, forse, ha raggiunto il punto più basso". Caterina Soffici: "Il Pd è quella cosa che se può farsi del male, lo farà". Poi le parole dell'ex presidente del Senato, Renato Schifani, che vengono criticate anche con ironia. Angelo Carlino scrive: "Se Berlusconi sarà interdetto, il Pdl uscirà dal governo Letta. Sarà dura, durissima, ma ce ne faremo una ragione". E Luigi Chiariello chiosa: "Schifani dice che se condannano Berlusconi non restano nel governo. Quando si dice scindere il personale dal politico...". E le discussioni tra gli elettori crescono con il passare delle ore. Il sito ufficiale del partito e i blog dei dirigenti ospitano numerose critiche. "Io non ci sto capendo più niente. Proprio no. Una pausa di poche ore per un gruppo ci può stare. Il problema è la motivazione assolutamente antidemocratica ovvero per protesta verso la Cassazione". E uno degli epicentri della protesta è il blog di Pippo Civati. C'è chi scrive: "Nel medioevo terrorizzavano i cittadini con la fine del mondo. Ora lo fanno con le crisi finanziarie". Non manca chi ipotizza scenari per salvare Berlusconi: "Non è che ci troviamo Silvio senatore a vita prima del 30 luglio?". Poi chi sposta l'attenzione sul prossimo Congresso del Pd, chiedendo una discussione che impedisca comportamenti troppo poco definiti: "Il nodo è il Congresso, questa Dirigenza, scaduta: dimissionaria, non rappresenta più nessuno". Le richieste di chiarezza e gli inviti a non sottovalutare la volontà degli elettori: "Se non vi rendete conto di ciò che avete fatto mi preoccupa di più che se aveste detto: si abbiamo ceduto al ricatto di Berlusconi". Post e commenti che aumentano a dismisura. "Il Paese è bloccato dalla crisi e voi bloccate il Parlamento assecondando il Popolo della Libertà?". Poi le critiche, infinite, al comportamento del Pdl. Ingiustificabile una decisione presa nel nome della salvaguardia personale di Berlusconi che rischia di fermare il pur difficile cammino per portare l'Italia al di là della crisi politica ed economica. "Il Pdl sta superando ogni limite". Poi chi invita a superare, una volta per tutte, l'anomalia berlusconiana: "Un centrodestra esiste in tutto il mondo. E comunque andrà a finire continuerà a esistere anche qui". Infine: "Cari vertici del Pdl, in realtà state solo bluffando: temete troppo il ritorno dell'asse Pd-Sel-M5S". Crescono anche le voci dissidenti, rispetto alla linea di condotta scelta, all'interno del partito. Dai renziani a chi è vicino alle posizioni di Pippo Civati. Sintetizza tutto Paolo Gentiloni: "Io sostengo lealmente il Governo ma non avallo col mio voto l'Aventino parlamentare del Pdl contro la Cassazione". Ancora: "Non si usa il Parlamento contro la Magistratura, le istituzioni vanno rispettate". Una lettura della vicenda che trova numerosi consensi tra gli elettori. Ma la tensione è alta. Tra chi annuncia di voler "strappare la tessera se il Pd continua a sostenere le provocazioni del Pdl e di Berlusconi" e chi chiede di "staccare la spina al governo se le larghe intese sono solo il modo per garantire il Cavaliere". E la sinistra del partito non sta a guardare. Richiamando tutti a una lettura obbiettiva dei fatti. Lo scrive Matteo Orfini sul suo blog: "Cosa è successo davvero? Abbiamo rinunciato a quattro ore di attività del Parlamento con l'impegno di recuperarle lunedì, iniziando prima del previsto i lavori. Tutto qui". E sulla debolezza nei confronti del ricatto del Pdl: "Non è così. Si è semplicemente preso atto dell'esigenza di quel partito di discutere, come avvenuto nella storia passata e recente in tantissime occasioni". Sulla vicenda, in un'intervista a il Manifesto, interviene anche Fabrizio Barca: "Il Pd non doveva accettare di sospendere i lavori, ma lo ha fatto. E senza consultare i deputati. Epifani è critico. E allora mi domando: chi è il Pd? Che cos'è il Pd". E l'ex ministro per la Coesione Territoriale torna a parlare di "doroteismo" dei vertici del Pd: "C'è un'apparente condivisione dei temi ma una chiara non voglia di confrontarsi". da - http://www.repubblica.it/politica/2013/07/11/news/il_pd_e_la_bagarre_in_parlamento_in_rete_ma_che_aspettiamo_a_mollare_berlusconi_-62793640/?ref=HREA-1 Titolo: CARMINE SAVIANO. - La sorpresa Tsipras, la nuova Lega che regge. Inserito da: Admin - Maggio 26, 2014, 06:15:35 pm La sorpresa Tsipras, la nuova Lega che regge.
In pochi resistono al ciclone Renzi Fra i piccoli in evidenza l'Altra Europa che sembra prendere il quorum, Il Carroccio al 6%. Deludono Alfano e l'Ncd che non sfondano e raccolgono circa il 4,3 per cento. Buon risultato di Fratelli d'Italia che però non eleggono eurodeputati. Scompaiono Lista civica di Monti, Verdi e Idv di CARMINE SAVIANO ROMA - Vanno tutti sullo sfondo. Non ce n'è per nessuno. Nel sistema bi-personalizzato all'italiana, dopo il Pd di Matteo Renzi e il MoVimento di Grillo, c'è solo l'ombra di Berlusconi e ciò che resta di Forza Italia. Poi un deserto fatto di oltre dieci punti percentuale. Il centro di Scelta Civica si diluisce, scompare. L'Italia dei Valori e i Verdi si rivelano - o si confermano, per i maligni - ormai irrilevanti: pura testimonianza. La destra di Fratelli d'Italia, targata Meloni e La Russa, compie un notevole salto in avanti rispetto alle politiche del 2013 ma non raggiunge il quorum. Poi una delle novità: la ricomparsa di una formazione di sinistra che, sotto l'effetto Tsipras, riesce a ottenere un buon risultato (intorno al 4%) pur essendo nata solo pochi mesi fa. Ancora, il dato più interessante per la tenuta a breve termine del governo: il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano supera la soglia del 4%. Mentre la Lega conferma, con il 6%, il suo radicamento al nord. Effetto Atene. In politica cinque mesi possono non essere nulla. Ma possono anche rappresentare lo spazio temporale di un piccolo miracolo. La sinistra italiana si ritrova. E intorno alla candidatura di Alexis Tsipras sembra rinascere la possibilità di creare un contenitore per tutte le anime del centrosinistra che non condividono metodi e tattica del Partito Democratico. Dai movimenti agli intellettuali. E ci sarà da osservare soprattutto le prossime mosse di Sinistra e Libertà. Il partito di Vendola confluirà in una nuova area a sinistra o manterrà la propria ragione sociale, magari in vista di un accordo ancora più stretto con il Pd? Quello che sembra assodato è la presenza di una nuova consapevolezza: superare quella tendenza alla frammentazione che ha rappresentato il vizio di tutti i recenti esperimenti di fondare, a partire da questo 4%, una "Linke" italiana. L'azzardo di Angelino. Che lo strappo da Berlusconi sarebbe potuto rivelarsi un boomerang, lo si sospettava. E la prima uscita elettorale del Nuovo centro destra di Angelino Alfano, non riesce ancora a scacciare il fantasma dell'azzardo. Perché se lo scopo era superare ampiamente la soglia del 4%, mettere in sicurezza attraverso il consenso il proprio futuro politico, c'è ancora molto da lavorare. La formazione di Alfano paga di sicuro la profonda crisi che si è aperta - confermata dai dati di queste elezioni - nella destra italiana. E la questione politica è rilevante: perché il paradigma stesso delle larghe intese, su cui si basa il governo Renzi, prevede l'esistenza di un moderno e non-populista centro-destra nazionale. Traguardo, numeri alla mano, ancora lontano. New Carroccio. Intorno al duro e puro di turno, Matteo Salvini, la Lega ritrova il proprio spazio politico. Ci si affaccia sulle origini: e se il separatismo applicato al BelPaese era stata la cifra del successo dell'era Bossi, quello declinato sul versante europeo - e che raccoglie quasi il 6% dei consensi - può rappresentare l'inizio di una nuova fase della politica leghista. Nel nome del No Euro. Del resto, il salvagente istituzionale, almeno per i prossimi due anni, c'è ancora, con Roberto Maroni saldamente al comando della Regione Lombardia. E a Strasburgo, Salvini entrerà alla corte della nuova regina di Francia, Marine Le Pen. I Fratelli d'Italia e la sorella francese. Rispetto alle politiche dello scorso anno, i voti - in percentuale - quasi raddoppiano: si arriva a superare il 3%. La crisi di Forza Italia, l'Ncd di Alfano ancora ingolfato: fattori che consentono alla formazione di Giorgia Meloni di conquistare uno spazio ormai importante nel centrodestra italiano. Una scommessa riuscita. E i prossimi passi saranno tutti improntati a creare in Italia le condizioni per importare il successo della Le Pen. Subito "rivendicata" dai Fratelli d'Italia. I non pervenuti. Tutti intorno all'uno per cento. Il nuovo centro di Scelta Civica, in versione europea, registra un vero e proprio crollo. Semplicemente non pervenuto. Dell'esperienza del governo Monti, non resta più nulla. Irrilevanti anche l'Italia dei Valori, che sembra ancora pagare l'incertezza ideologica del dopo Di Pietro e soprattutto una diaspora che continua a investire il "nucleo storico" dei dipietristi. Infine i Verdi, ridotti ormai a pura testimonianza. Ricostruire dall'1% sarà veramente complicato. © Riproduzione riservata 26 maggio 2014 Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-europee2014/2014/05/26/news/elezioni_europee_partiti-87220700/ Titolo: CARMINE SAVIANO. - Attenti al grano saraceno, rovina il made in Italy: gaffe M5S Inserito da: Admin - Giugno 04, 2014, 07:18:59 pm Attenti al grano saraceno, rovina il made in Italy: gaffe M5S
I parlamentari. "Volevamo dire straniero" di CARMINE SAVIANO ROMA - Quattordici firme. Di altrettanti parlamentari del MoVimento Cinque Stelle. Per una proposta di legge che rischia di passare alla storia come un "epic fail" della politica. Oggetto: la difesa dei prodotti agro-alimentari italiani dalla contraffazione. Perché - e questo si legge nel disegno di legge n° 1407 presentato lo scorso luglio alla Camera dei Deputati - "un terzo della pasta venduta in Italia è prodotto con grano saraceno". E qui se non ci fosse da ridere ci sarebbe da piangere. Perché - evidentemente - per i 14 deputati grillini il grano in questione è quello prodotto dai saraceni, il popolo nomade fondatore dell'Islam. Dal Movimento, una rettifica. Trattasi di refuso: "Volevamo dire grano straniero. E abbiamo chiesto più volte di cambiare il testo presentato alla Camera". Ma come è facile immaginare, nelle ultime ore, in rete, non si twitta d'altro: l'invasione del grano saraceno. Sotto accusa la parte finale del secondo capoverso del disegno di legge in questione. Il tono è solenne. E l'obiettivo è difendere i consumatori "che si illudono di consumare prodotti made in Italy ignorando l'effettivo contenuto e la reale provenienza di tali prodotti. Un esempio per tutti: la pasta venduta in Italia e? prodotta per un terzo con grano saraceno". Andrea Castelluccia, su Twitter, sintetizza la questione: "Bene, allora mettiamo i dazi contro la Saracenia". Andrea Pesenti propone di ampliare la strategia grillina per la difesa del Made in Italy: "Ora mi aspetto dal MoVimento una moratoria sui bagni pubblici. Una roba tipo: Basta con le turche!". Seguito da Stefano Mucillo: "E perché non boicottiamo il fico d'India per sostenere i nostri Marò?". Hubert Halles è allarmato: "E adesso cosa ne sarà della zuppa inglese? E dell'Insalata catalana?". Anna Lanzotti chiede: "Non è che qualcuno di voi si è svegliato con un saraceno nella dispensa?". E Francesca Carissi affronta il nodo politico della questione: "In questo caso, restituire mezzo stipendio è troppo poco...". E tra i primi a rilanciare il fail grillino, il blog "Duro di Sicilia". Il cui autore commenta: "Maledetti saraceni hanno infestato le coste siciliane con razzie e saccheggi per secoli ed oggi continuano esportando il loro perfido grano". Che aggiunge: "E poi, non sta scritto da nessuna parte che la pasta italiana sia fatta da un terzo di grano saraceno...". E in rete non manca chi cerca di difendere i parlamentari grillini, dando per buona la loro versione ufficiale. Con "straniero" sostituito da "saraceno" nel testo presentato alla Camera. Ma ormai non si torna indietro. Ed è sicuro che nei prossimi giorni, si parlerà un bel po' della favolosa Saracenia. © Riproduzione riservata 03 giugno 2014 Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/06/03/news/grano_saraceno-87940445/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_03-06-2014 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Grillo 'apre', tra i militanti Pd prevale il sospetto: "Ma... Inserito da: Admin - Giugno 16, 2014, 07:20:24 pm Grillo 'apre', tra i militanti Pd prevale il sospetto: "Ma siamo obbligati ad andare a vedere le carte"
La sorpresa e le prime reazioni del popolo dem all'offerta di confronto del leader M5S. Tutti d'accordo sul fatto che il dialogo ci deve essere, ma i più sono diffidenti e solo pochi pensano che sia l'occasione giusta per staccarsi dal patto sulle riforme con Berlusconi Di CARMINE SAVIANO ROMA - Smaltita la sorpresa, davanti all'apertura di Grillo per un confronto sulla legge elettorale, nella base del Pd prevalgono l'orgoglio e il sospetto. Certo, un anno passato a chiedere invano "responsabilità" al MoVimento Cinque Stelle non può essere cancellato d'un tratto. Ma nessuno tra i militanti del Partito democratico, a giudicare dai commenti sui social network, ha dubbi sul dovere quasi morale di "andare a vedere le carte". Così, le prime reazioni, diverse da quelle della base M5S, sono da un lato improntate all'orgoglio - come dire: il nostro successo ha scongelato Grillo - e dall'altro recepiscono con favore e curiosità, ma anche con timore e sospetto, la mossa del M5S. E se Roberto Giachetti twitta che "la proposta di incontro è una novità di grande interesse che spero sia subito raccolta", Manuela Cirone invita ad "andarci con i piedi di piombo". Paolo Trande commenta: "L'apertura sulla legge elettorale è una obiettiva opportunità per il Pd. Via Berlusconi e dialogo con tutti gli altri, con Pd unito". E qui si tocca un nodo importante: pochi pensano che al tavolo delle riforme possano sedere insieme Grillo e Berlusconi. Il Pd invece sarà messo di fronte a una scelta tra l'ex Cavaliere e il leader del MoVimento. E qui, però, tra i militanti prevalgono la diffidenza e gli inviti a valutare bene un eventuale "abbraccio" con Grillo. Come quello di Angiolara: "Consiglio a Renzi molta prudenza con Grillo e Salvini fin quando non si capisce cosa c'è sotto". Paola Ferranti aggiunge: "Grillo e Casaleggio parlano con Renzi? Tra buon senso e strategia: a caccia dei voti persi e la speranza di affondare qualche colpo". Antonella va giù dura: "Un dialogo con gli alleati di Farage? Non facciamoci fregare da Grillo". Altri militanti guardano già a quelli che potrebbero essere gli ostacoli a un eventuale accordo. Scrive Corrado Gregori: "Immaginarsi se il Pd a vocazione maggioritaria accetta il proporzionale con soglia di sbarramento e preferenza". E Orazio Tuccio: "Finalmente parole di buon senso da parte di Grillo. Ma un accordo sul proporzionale sembra quasi impossibile". Marilia Amari mette in discussione l'apertura stessa del MoVimento: "Grillo non ha il 51% e chiede in prestito al Pd i voti necessari per fare le riforme del M5S: bella apertura...". Molti, poi, vedono nella svolta grillina un tentativo per uscire dalle difficoltà interne seguite al voto europeo e a quello del popolo M5S sull'alleanza con Farage. Davide Catalano scrive: "Grillo aspetta solo un rifiuto per passare da vittima". Poi Nicola Fiore rivolge l'ennesimo invito alla prudenza: "Le richieste di Grillo e Casaleggio mi sanno tanto di trovata pubblicitaria". E Gianna Rosa Alberti legge tutto come l'ultima difesa dell'ex comico genovese: "Grillo è all'angolo e cerca di uscirne in qualche modo". Infine, c'è chi si affida totalmente alle capacità di Renzi: "Renzi ha dato prova di sapere come muoversi - scrive Caio Ancona - . Saprà come fare. Sono fiducioso". © Riproduzione riservata 15 giugno 2014 Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/06/15/news/grillo_apre_a_renzi_le_reazioni_nella_base_pd-89030494/?ref=HREA-1 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Il popolo M5S ai gazebo. Inserito da: Admin - Ottobre 13, 2014, 03:08:54 pm Il popolo M5S ai gazebo. Poi Grillo accende il palco: "Jobs act licenzia". E chiude con un blues
Il leader incontra i militanti e apre la festa: "Oggi ci riprendiamo le piazze". Duro attacco a Renzi Di CARMINE SAVIANO 10 ottobre 2014 ROMA - Beppe Grillo arriva dal Lungotevere e imbocca l'ingresso del retropalco al Circo Massimo. Non c'è nessuna fuga, nessun rifiuto, nessuna pernacchia ai giornalisti che aspettano. Beppe Grillo raggiunge la transenna e si intrattiene. Ascolta le domande, risponde, sorride a chi gli indirizza urlanti "Ti Amo, Beppe, sei tutti noi". Alcuni militanti si fanno largo - operazione abbastanza semplice, la folla oceanica risulta non pervenuta - espongono i loro problemi, le questioni che affrontano ogni giorno sui territori. Lui annota, segna numeri di telefono. La promessa è quella di tenere gli occhi aperti. E il primo giorno di Italia a Cinque Stelle, la kermesse del MoVimento che, dopo infinite polemiche, inizia nel cuore di Roma, è tutta per lui. "Abbiamo più iscritti del Pd", l'esordio del suo intervento. "Loro hanno un leader senza base e noi siamo una base senza leader". Tutta qui, la linea di demarcazione tra Cinque Stelle e Democratici. Una differenza che consente a Grillo di orientare tutto il suo discorso rivendicando la "purezza" dei Cinque Stelle rispetto all'opacità del Pd e del governo di Matteo Renzi. "Oggi il MoVimento si riprende le piazze, le strade, i marciapiedi". E l'obiettivo è quello di "andare al governo, di vincere le elezioni". Una strategia in cui Grillo ha un alleato d'eccellenza. E inconsapevole di esserlo: il premier "Renzi? Ho sbagliato a trattarlo così. Lo dovevo incitare: vai Matteo, vai! Distruggi il Paese, facci toccare il fondo. Perché abbiamo bisogno di uno shock per poter costruire il futuro". La polemica lascia il passato prossimo dello scontro per le europee e arriva all'attualità, toccando soprattutto il Jobs Act: "I nosgtri padri lottarono per l'articolo 18. Le nuove norme servono solo per licenziare. Ma come si fa a riproporre lo stesso modello che sta mandando giù anche la Germania, come si fa?". E poi via, in un crescendo di accuse ai "banchieri che vogliono mandare a casa i governi" e alla rivendicazione del M5S come "ultimo baluardo della democrazia". Alle sue spalle, la selva bianca dei gazebo che compongono il cuore di Italia a Cinque Stelle, la kermesse del MoVimento che, dopo infinite polemiche, inizia nel cuore di Roma. Un metaforico stivale: a ogni gazebo è assegnato il nome di una regione, di un comune, di quelle amministrazioni dove la presenza istituzionale del M5S è oramai consolidata. Caso vuole che lo stand del comune di Livorno sia affiancato a quello di Parma. Passato e presente: l'esproprio grillino della roccaforte della sinistra toscana e la spina nel fianco, l'amministrazione guidata da Pizzarotti, oramai in rotta di collisione con i vertici del MoVimento. Pardon, con i non-vertici. "Abbiamo sindaci buoni e altri meno buoni" è la stoccata dal palco. Anche se ci tengono, da Parma, a sottolineare tutte le battaglie che stanno vincendo. E i fondi che stanno stanziando: dodici milioni di euro per la polizia locale, due per il turismo e lo sviluppo economico, quattro per lo sport e dieci per la cultura. Sessantaquattro per la mobilità, i rifiuti e l'illuminazione. E Pizzarotti? Ha ragione? "Uno vale uno", risponde il primo militante. "Uno vale uno" risponde anche il secondo. Dal terzo, una parziale articolazione del ragionamento: "Ma quali liti, per piacere. Ve le inventate voi". Noi? "Sì, bisogna concentrarsi su ciò che Grillo e il Pizza hanno in comune: tutti e due vogliono soltanto il bene del MoVimento". Sarà, ma da mesi il rapporto tra il non-capo e il non-sindaco è passato dalla dialettica spinta alle legnate metaforiche. Ancora dal palco, Grillo rilancia l'azione del MoVImento. "Ognuno di voi deve diventare me: andare nei bar, nelle case, nelle associazioni. Parlare con le persone, spiegare le nostre battaglie e le nostre conquiste". Anche se "ormai di noi non parlano più, ormai ci dimenticano, ormai non vogliono neanche più starci a sentire". Poi la citazione per i militanti di Ragusa: "Il nostro sindaco lì ha abolito la Tasi. E loro? Quelli del Pd, cosa fanno?". Il tentativo è chiaro: ritrovare il feeling con i militanti. © Riproduzione riservata 10 ottobre 2014 Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/10/10/news/il_popolo_m5s_ai_gazebo_stiamo_vincendo_le_nostre_battaglie-97825214/?ref=HREC1-1 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Centosettanta lavoratori dell'azienda di Terni vogliono ... Inserito da: Admin - Novembre 09, 2014, 11:40:58 am Centosettanta lavoratori dell'azienda di Terni vogliono chiedere all'Unione Europea di far rispettare gli impegni presi dalla Thyssen
Di CARMINE SAVIANO 04 novembre 2014 Il primo messaggio ci arriva poco dopo le diciannove. Lo inviano dall’autostrada, la stanno percorrendo in direzione Milano. Ci sono anche delle foto allegate: sorrisi dietro ai quali non è difficile intuire determinazione, rabbia e ovviamente anche un po’ di stanchezza. Perché da una settimana sono sotto tutti i riflettori, cercando solo di raccontare le difficoltà attraverso cui si sta sviluppando la loro vita, respingendo ogni accusa di violenza. Sono i 170 operai della Ast di Terni che si sono messi in viaggio verso Bruxelles, verso quello che definiscono “il centro del Potere”. Di sicuro, il luogo politico che può sbloccare la situazione in cui versano. Ma leggiamo. “Sono due ore che siamo partiti, direzione Bruxelles. Siamo 170 Lavoratori con la voglia di rivendicare un piano industriale vero che dia un futuro al nostro Stabilimento”. Sì, lo scrivono con “S” maiuscola, come se fosse la loro casa, un bene da difendere, la speranza per il futuro. Poi i motivi del viaggio. Ore di pullman per “chiedere un impegno concreto alla Commissione Europea affinché verifichi se sono stati rispettati gli impegni da parte della Thyssen nel passaggio da Outokumpu a Thyssenkrupp”. Centrano subito il punto della questione, e non potrebbe essere altrimenti: si tratta di “giochi della finanza” che incidono sulle loro vite, le tagliano. E a Bruxelles vanno per “dimostrare la nostra rabbia e dignità di fronte al Parlamento Europeo dopo il vile attacco nei nostri confronti da parte dell'azienda: non ci paga lo stipendio e ci ricatta, proponendo il pagamento immediato se si interrompono gli scioperi, i blocchi e si rientra in fabbrica”. Denunce pesanti, il fondo del loro viaggio che però, “nonostante tutto, ha un bel clima”. Perché “siamo tutti compagni di lotta che vivono un periodo difficile. Ma lo viviamo come fratelli”. Difficile definire meglio la solidarietà. Passa più o meno un’ora. Il secondo messaggio lo inviano da Milano. E adesso il racconto coinvolge anche quei “compagni di lotta” che sono restati a casa. “Arrivano i messaggi dai nostri compagni ai presidi davanti la fabbrica: ci incitano a lottare anche per loro”. Poi la descrizione dell’atmosfera del viaggio: “Chi sta qui nel pullman non vede l'ora che arrivi domani mattina. Poter gridare e rivendicare i nostri diritti al centro del "Potere Europeo" tutti noi lo volevamo da troppo tempo. Marco, Daniele, Corrado, Danilo, Emiliano, Manuele e tanti altri, tutti con lo stesso interrogativo: vale proprio la pena stare notte e giorno ai picchetti davanti la fabbrica, prendere le manganellate, fare duemila chilometri e vedere la famiglia un'ora al giorno? Tutti con la stessa risposta: Si…e non rientreremo con il cappello in mano". E via mail li informiamo della mozione di sfiducia al ministro Alfano, chiediamo se hanno visto il video di Zoro, cosa pensano degli altri video che stanno girando e che vengono letti come prove per “scagionare” la violenza della polizia. La risposta arriva quasi all’istante: “Essere malmenati dalle forze dell'ordine e passare dalla parta dei cattivi, per alcuni video fatti ad arte, con immagini prese da prospettive strane, non è accettabile per noi persone perbene”. Ancora: “Dobbiamo ringraziare la trasmissione Gazebo per aver fatto giustizia con le immagini trasmesse, nell'ultima puntata, dove si vede veramente come sono andati i fatti”. E vogliono “le scuse dei vari giornali, come Libero e il Tempo” che hanno diffuso, di nuovo, “video fatti ad arte”. E non hanno dubbi. Pretendono “le dimissioni di Alfano”. Poi via da Milano, verso Bruxelles. Per una notte di viaggio, sperando in un po’ di riposo. Con la testa all’incontro del 6 novembre, il tavolo tra ministero, azienda e sindacati. Ci saranno anche lì, di nuovo a Roma, per un presidio al ministero dello Sviluppo Economico. Sperando che il viaggio verso Bruxelles abbia prodotto qualche risultato. Infine l'arrivo a Bruxelles e l'inizio della manifestazione. "Siamo in piazza Luxembourg davanti alla sede del Parlamento europeo. Con noi ci sono anche il presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e del Consiglio regionale Eros Brega. Al nostro presidio, che durerà tutto il giorno, sono arrivati alcuni rappresentanti della Commissione e del Parlamento, tra cui il capogruppo dei Socialisti&Democratici Gianni Pittella, e della Commissione che stanno parlando con alcuni di noi". © Riproduzione riservata 04 novembre 201 Da - http://www.repubblica.it/cronaca/2014/11/04/news/ast_il_diario_degli_operai_in_viaggio_verso_bruxelles_chiediamo_solo_diritti-99697912/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_04-11-2014 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Poi in Panda e, a sorpresa, va alle Fosse Ardeatine Inserito da: Admin - Febbraio 04, 2015, 08:10:51 am Mattarella, davanti alla tv con i figli.
Poi in Panda e, a sorpresa, va alle Fosse Ardeatine "L'Europa e il mondo siano uniti per battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore", ha detto il neopresidente nel suo omaggio alle vittime della barbarie nazista. Il racconto di una giornata iniziata presto per il neopresidente di CARMINE SAVIANO 31 gennaio 2015 ROMA - Dovrà abituarsi agli applausi, ai sorrisi, alle strette di mano. Come quelli dei cittadini che lo hanno atteso all'esterno del palazzo della Consulta e che lo hanno salutato festanti. La grande emozione che centinaia di persone gli hanno manifestato resterà probabilmente uno dei ricordi di questo 31 gennaio. Sin da subito, non appena lo hanno intravisto in mattinata quando il nuovo presidente della Repubblica ha lasciato la foresteria della Corte Costituzionale per andare a salutare la figlia. E poi ancora nel tardo pomeriggio, quando a sorpresa il neo Presidente lascia di nuovo la sua abitazione alla Consulta per un primo atto non annunciato e che suona come un esplicito messaggio: l'omaggio alle vittime della barbarie nazista alle Fosse Ardeatine prima ancora del suo giuramento, in programma martedì. "L'alleanza tra Nazioni e popolo - ha detto - seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore". Mentre si allontana dalla foresteria viene intercettato dall'inviato di Ballarò. "E' felice", è la domanda. "Non si tratta di questo", risponde il neopresidente. La sua giornata era iniziata al mattino nella sua casa. Le ore dell'attesa. Anche nella piazza sul Colle. "Non lo conoscevo prima, non ne avevo mai visto il viso. Lo ricordavo solo come l'ideatore del mattarellum", è un commento colto in piazza del Quirinale, all'esterno della foresteria della Consulta dove il presidente vive da due anni. Proprio di fronte al palazzo che da martedì lo ospiterà. Tra telefonate, e inviti a "mantenere la calma" a chi si professava - a ragione con il senno di poi - troppo ottimista sulle possibilità dell'ex ministro. E poco dopo l'inizio delle votazioni Mattarella esce in auto, un Fiat Panda, diretto verso Via Nazionale. "Guarda, ha preso una panda!". La scelta dell'utilitaria colpisce osservatori e cittadini. E a voler dar retta ai simboli applicati alla politica, si tratta di un segno di sobrietà che viene apprezzato. Il presidente si dirige verso via Flaminia, dove abita Laura, la figlia. E resta lì per un bel po', attendendo l'esito dello scrutinio dei voti dei Grandi Elettori. Con il pensiero che di sicuro va verso la moglie Marisa, morta nel marzo del 2012. Un evento che - afferma chi conosce bene il presidente - ha reso la sua vita molto vicino alla clausura. E a casa di Laura, Mattarella ha seguito lo scrutinio. "Eravamo tutti insieme, tutta la famiglia con i cugini di Roma, mia zia e i cugini di Palermo ai quali mio padre e noi siamo particolarmente attaccati perché siamo cresciuti insieme", racconta Bernardo, il figlio. "Siamo felici e ci siamo commossi quando il quorum è stato raggiunto". Commozione che dura poco: "Papà è già indaffarato, già al lavoro consapevole della responsabilità dell'incarico". Poi di nuovo in macchina. Evitando le domande di cronisti e curiosi. Mattarella si dirige verso i suoi uffici alla Corte Costituzionale. Il protocollo dell'elezione, infatti, prevede che i presidenti di Camera e Senato si rechino dal neo eletto per comunicargli di persona l'esito della votazione e per consegnargli i verbali della seduta. E quando Laura Boldrini e Valeria Fedele entrano nella sala dove Sergio Mattarella le aspetta, l'emozione è palpabile. Il presidente dice solo poche parole "necessarie". Il mio "pensiero va alle speranze e alle difficoltà dei nostri concittadini". Concittadini che nelle strade intorno alla Camera dei Deputati commentano l'elezione con toni che sembrano molto sereni. Quasi a riconoscere l'atto di responsabilità compiuto in Parlamento che in modo veloce ha indicato un ottimo successore a Giorgio Napolitano. "Sì, mi piace. Non l'ho mai sentito parlare ma in questi giorni ho letto molti articoli sulla sua vita pubblica e privata. E mi piace molto", dice una giovane turista disturbata dal piccolo figlio che le chiede che cosa è un presidente della Repubblica. Poi l'uscita di Mattarella dalla sede della Corte Costituzionale. E qui già sembra che il legame con gli italiani si sia tessuto. C'è molta speranza. "Quando c'è il giuramento?" chiedono in tanti. E tutti aspettano martedì. Quando Sergio Mattarella davanti ai grandi elettori indicherà il carattere del proprio settennato. "Vediamo, ma la sua storia parla da sola", si commenta. Senza dimenticare l'altro presidente: "Perché Mattarella è la persona giusta. Ma a Napolitano gli volevo proprio bene". © Riproduzione riservata 31 gennaio 2015 Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-presidente-repubblica-edizione2015/2015/01/31/news/la_giornata_di_mattarella-106230331/?ref=HRER3-1 Titolo: CARMINE SAVIANO. L'inafferrabile galassia dei fascisti online Inserito da: Admin - Febbraio 13, 2015, 02:56:15 pm 09 febbraio 2015
L'inafferrabile galassia dei fascisti online Le frasi shock che nessuno cancella La difesa di Facebook: "Opinioni da rispettare" "Fenomeno rilevante e non solo virtuale" Da FN al Fronte Veneto, la mappa delle sigle di CARMINE SAVIANO ROMA - Sono da poco passate le 16 del 31 gennaio scorso. Sotto il cielo grigio di Roma un corteo di automobili di Stato si appresta ad entrare nel mausoleo che celebra i martiri della Fosse Ardeatine. Da una delle vetture scende Sergio Mattarella, eletto da poche ore dodicesimo presidente della Repubblica Italiana. Inizia il suo settennato così: ricordando chi è stato trucidato a sangue freddo dal nazismo e dal fascismo. Negli stessi istanti, sul web, va in scena una sfilata virtuale di insulti rivolti al nuovo Capo dello Stato, reo di iniziare il suo mandato dalla Resistenza: "E' un partigiano, ho detto tutto", "ecco un altro mafioso ebreo". E gran parte di quelle offese provengono da una pagina Facebook, quella dei Giovani Fascisti Italiani. Sono in 134mila e si auto definiscono "Gruppo Fascista per la rinascita d'Italia". La loro linea politica è sintetizzata da una citazione di Benito Mussolini, le parole d'ordine sono le solite: duce, rigore, potenza e così via, sin dove il vocabolario pseudo-nazionalista può spingersi. Sono nati nel 2010 e da queste parti, malgrado l'omaggio al Ventennio, non c'è nessuna forma di nostalgia. Anche gli scivolosi territori storiografici del revisionismo sono superati: si guarda al futuro, in un messianismo deformato e allucinato non si aspetta altro che "un nuovo capo", un "uomo forte", colui che sappia "restituirci l'onore": "Dux Mea Lux, quando tornerai?". E non sono i soli. La tana nera della rete è profonda. I social network ne sono solo l'ingresso, la punta visibile, quella più pervasiva. Per farsi un'idea basta cercare anche solo tra le "pagine amiche" che i Giovani Fascisti Italiani suggeriscono. Si va dai Camerati Italiani ai Fascisti del Terzo Millennio, dalla Falange Nera al Socialismo Mussoliniano. Poi il Movimento Fascismo e Libertà e il gruppo Dio, Patria, Famiglia. Ancora: Fiamma Nera, Orgoglio Fascista, Noi Fedelissimi dell'Italia e del Duce. Serbatoi di odio e rancore. Perché Facebook consente la pubblicazione di questi contenuti che potrebbero prefigurare l'apologia di fascismo? "Siamo impegnati a mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone. Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all'odio o comunque contrari agli standard della nostra community", commenta un portavoce di Facebook Italia. Come se fosse possibile ascrivere alla categoria "gentilezze digitali" frasi del tipo: "gli zingari devono essere integrati nel cemento" o "i comunisti sono il cancro dell'umanità". Ma quanto è estesa questa Rete Nera? Gli ultimi censimenti - come quello contenuto in "Web Nero", ricerca di Manuela Caiani e Linda Parenti edita da Il Mulino nel 2013 - quantificano in circa cento i principali siti attivi in Italia. E qui si passa al concreto: perché si tratta di associazioni, riviste, piccole case editrici, nuclei di skinheads che declinano la loro ideologia in quei territori dove il disagio sociale è assoluto. Se ci si sposta sul terreno dei blog, dei forum, dei negozi online nei quali è possibile acquistare ogni tipo di feticcio fascista, il numero diventa vago ma sale in maniera esponenziale. Tutto liquido, naturalmente, con pagine e contenuti che appaiono e scompaiono. La Federazione delle Associazioni dei Partigiani d'Italia ne ha contati circa un migliaio. Ma era il 2002. Oggi un numero certo non c'è. C'è di sicuro un enorme spazio virtuale in cui i simboli della storia del fascismo e del nazionalsocialismo vengono utilizzati come carte d'identità: immagini attraverso cui si da una precisa raffigurazione politica di se stessi, forme e colori intorno a cui ci si riconosce. La Croce Celtica, le teste rasate, il doppio 8 che simboleggia le due H dell'Hail Hitler. La tigre di Evola, le parole di Pound e innumerevoli rivoli del fiume sotterraneo dell'antisemitismo. In definitiva la questione diventa se la libertà d'espressione possa essere invocata per tutelare l'incitamento all'odio e alla discriminazione. Una questione essenziale per la giurisprudenza al tempo di internet. Ci si muove su un terreno scivoloso "quando ci si trova al confine tra il libero pensiero e parole che possono diventare armi rischiose", dice Carlo Blengino, avvocato, esperto proprio della connessione tra diritto e internet. Il punto è il grado di pericolosità delle parole e delle immagini che vengono diffuse: quel confine appare spesso ampiamente superato e quei comportamenti prefigurano l'apologia di fascismo, un reato previsto dal nostro ordinamento. E se è sotto gli occhi di tutti, visto il carattere della rete, che "possiamo trovare siti di frustrati che inneggiano al fascismo", continua Blengino, e che non vanno oltre il loro status di attivisti da tastiera, è altrettanto innegabile che simili comportamenti "un domani possono tornare a essere realmente pericolosi". Le frasi shock che nessuno cancella Su Greta e Vanessa. Daniela S.: "Vi abbiamo pagato il riscatto luride t*** Vergognatevi, spero di non incontrarvi mai. Altrimenti non so cosa sarei in grado di farvi". Sull'elezione di Mattarella. M. N.: "Auguri per il tuo nuovo stipendio. Mi raccomando, ingrassa come un p***. Per il resto ci siamo noi!". Su Mussolini: Simone P.: "Dux Mea Lux". Sulla xenofobia: Giorgio G.: "Hanno queste smocciose che chiedono elemosina e mai nessuno dice nulla loro, ma attenzione, sono zingari, dobbiamo integrarli... io li integrerei nel cemento". Sull'Islam: "Perché il fascismo deve essere bandito perché provoca pericolo e l'Islam no?" Sulla globalizzazione: Mario P.: "Gli americani ci porteranno ben presto alla terza e definitiva guerra mondiale". La difesa di Facebook: "Opinioni da rispettare" di CARMINE SAVIANO ROMA - Quali sono i criteri di valutazione? Perché non si interviene in automatico per cancellare quei contenuti che possono prefigurare l'apologia di fascismo? Quali sono i limiti della libertà d'espressione? Abbiamo chiesto a Facebook Italia di chiarire la propria posizione in merito. "Offriamo alle persone di tutto il mondo la possibilità di pubblicare contenuti personali, vedere il mondo attraverso gli occhi di altre persone, connettersi e condividere contenuti ovunque. Le conversazioni che si svolgono su Facebook e le opinioni espresse sulla piattaforma rispecchiano la diversità degli utenti", dice un portavoce dell'azienda. In questo contesto, il lavoro principale che viene svolto è quello di "mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone". Qui le prime indicazioni sulla policy: "Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all'odio o comunque contrari agli standard della nostra community. Se da un lato infatti incoraggiamo gli utenti a mettere in discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia". Discriminazioni che però non mancano sulle pagine legate alla diffusione dell'ideologia di estrema destra. Ancora: "Siamo consapevoli del fatto che a volte le persone condividono contenuti e opinioni controverse su Facebook, così come fanno nelle proprie conversazioni quotidiane. Le nostre regole sono state create proprio per aiutare a mantenere un equilibrio tra la libertà di esprimersi, anche se alcune persone potrebbero considerarlo offensivo, e la salvaguardia di un ambiente rispettoso e sicuro". E il portavoce dell'azienda conclude così: "Facciamo forte affidamento sulle persone appartenenti alla community affinché ci dicano quando vedono qualcosa che non dovrebbe essere su Facebook". "Fenomeno rilevante e non solo virtuale" di CARMINE SAVIANO ROMA - Un progetto di ricerca durato cinque anni. E che ha fornito quella che ancora oggi è l'indagine più accurata dell'intreccio tra rete ed estrema destra. Manuela Caiani, che lavora presso l'Institute for Advanced Studies di Vienna, insieme alla ricercatrice Linda Parenti, ha pubblicato "Web Nero" per le edizioni Il Mulino nel 2013. Dati, raffronti, il tentativo di comprendere come i militanti di destra utilizzano Internet. E per capire quanto è profonda la tana nera dell'estrema destra italiana. Professoressa Caiani, oltre centotrentamila iscrizioni alla pagina Facebook dei Giovani Fascisti Italiani. La impressiona questo numero? "No. I social media sono la nuova frontiera di questi gruppi. Li utilizzano molto bene e sempre di più. I tentativi di mappare gli aderenti a pagine come quella indicata sono in corso, in ambito accademico, sin dal 2011. La volontà è quella di capire chi sono questi simpatizzanti. Di sicuro non si tratta solo di attivisti da poltrona: molti di loro passano anche all'offline, si impegnano in prima persona sui territori. Il punto è capire quanti, invece, non siano potenziali attivisti. Penso che almeno la metà degli aderenti non abbia una motivazione ideologica". Come bisogna leggere questo fenomeno? Derubricarlo a "politicamente insignificante" oppure è necessario chiedersi se la diffusione di questi contenuti è pericolosa per il tessuto democratico? "Non sono fenomeni politicamente irrilevanti. Basta guardare all'avanzata dei partiti di estrema destra in tutta Europa. Oramai si tratta di un trend elettorale chiaro a tutti. E di sicuro questi strumenti mediatici aiutano questi contenuti a diffondersi. La domanda è quanto il comportamento online influenzi i comportamenti offline. C'è da dire che molti attivisti ritengono che questi forum siano una seconda casa: li frequentano spesso, stabiliscono contatti, ma poi finisce lì". Quanto è profonda la rete dell'estrema destra italiana? "Il punto è che questi siti vengono chiusi di continuo, è difficile avere una mappa costantemente aggiornata. In altri paesi alcune leggi sono state trasferite subito all'online e l'apologia di fascismo è un reato applicato immediatamente anche in rete. Penso alla Germania e alla Spagna. In Italia la legge Mancino pone dei paletti precisi. E penso che il numero sia quello: un centinaio di associazioni attive in rete". Il gruppo che più l'ha colpita? "Casapound: hanno una strategia di acquisizione di temi di sinistra, vanno sul sociale, anche se il loro è un welfare sciovinista. Hanno la capacità di attrarre i cittadini con un discorso non nostalgico: del duce o del fascismo sembra che non gli importi nulla. E sono anche molto bravi dal punto di vista iconografico: a volte utilizzano anche simboli di sinistra". La rete italiana è collegata con quelle di altri paesi? "In media un terzo delle associazioni è legato ad altre sigle internazionali". Ci potrebbe fornire l'identikit del militante di estrema destra? "Negli studi elettorali c'è tutto un filone che guarda all'elettore di estrema destra. L'immagine di un cittadino scarsamente educato, abitante in periferia, con un basso salario, è un'immagine fasulla. Non si va a destra solo quando c'è la percezione di insicurezza o quando si subisce la crisi. Il votante di estrema destra è sempre più trasversale: intellettuali, classe media, operai. Basta guardare al Fronte Nazionale di Marine Le Pen". Dal punto di vista normativo quali ritiene debbano essere i passi da compiere? "E' necessario un adeguamento delle leggi all'online. Il problema è bilanciare principi fondanti di uno stato democratico. C'è da tutelare la libertà d'espressione. Penso agli Stati Uniti in cui questo principio è gerarchicamente quasi superiore a tutti gli altri. Per questo i nostri gruppi si muovono su server americani, perché lì è più difficile chiuderli". Da FN al Fronte Veneto, la mappa delle sigle di CARMINE SAVIANO ROMA - Se la valenza politica di internet è oramai accertata e accettata, il maggior interesse - e la questione ancora aperta - è comprendere come avviene il passaggio dalla partecipazione online all'impegno offline. In questo contesto i movimenti di estrema destra non fanno eccezione: la rete è soprattutto un modello organizzativo. Diffusione di materiali, proselitismo, l'incarnazione di una funzione di agenda collettiva per ampliare la partecipazione alle iniziative che vengono proposte. Ovviamente ci si riferisce a quei gruppi che hanno già una struttura interna: la capacità di mobilitazione dei gestori di una singola pagina Facebook è sempre imprevedibile. Ecco alcuni casi italiani: Forza Nuova. Proselitismo allo stato puro. Con tanto di vademecum in otto punti: dall'abrogazione delle "leggi abortiste" al blocco dell'immigrazione. Poi la messa al bando della massoneria e il ripristino del Concordato tra Stato e Chiesa del 1929. E le campagne per l'abrogazione della Legge Scelba, la normativa che ha instituito il reato di apologia del fascismo, e quella per eliminare "l'ideologia gender" dalle scuole. Presente anche una web radio. 130mila i like alla pagina Facebook. CasaPound. I report sulle inaugurazioni di nuove sedi, i materiali per la giornata di commemorazione delle Foibe. La lotta per il mutuo sociale e quella per uscire dall'euro. Il nucleo originario, quello romano, oramai si è diffuso su tutto il territorio nazionale. Le sedi in Italia sono oltre cento. 112mila i like su Facebook. Fronte Nazionale. Dal "decalogo" del movimento ai manifesti per la sovranità monetaria e territoriale. Il Fronte italiano fa della diffusione in rete dell'anti-europeismo una delle proprie ragion d'essere. Commenti su tutti (o quasi) i temi d'attualità. Sergio Mattarella definito come l'ennesimo "presidente atlantico". La presenza sui social è costante. Su Facebook quasi 8mila like. Fascismo e Libertà. Vendita di articoli di propaganda, download dei materiali, elenco e contatti delle sede regionali. Il portale del movimento ospita anche articoli su Istria e le Foibe ed estratti ispirati al negazionismo in relazione alla Shoah. Fuan. Azione universitaria. Insieme al Blocco Studentesco - rivolo di CasaPound - rappresenta l'estrema destra nel mondo degli studenti. Diffuse nelle maggiori città universitarie forniscono in rete un costante controcanto alle posizioni delle associazioni studentesche di sinistra. Veneto Fronte Skinheads. Qui l'uso della rete è abbastanza didascalico: le opere e le gesta degli skinheads del Veneto dalla loro apparizione, negli anni '80, a oggi. Poi la diffusione dei loro comunicati. Tra gli altri quello intitolato Una, cento, mille Tor Sapienza. Movimento Tradizionale Romano. Il versante culturale della destra estrema: tra culto della romanità e analisi dei "classici" del '900, da Evola a Pound. La diffusione dei materiali dei loro incontri e convegni è la principale attività online. E nel mondo? L'attività di monitoraggio compiuta dagli studiosi è costante. Ancora in "Web Nero" vengono forniti alcuni numeri che riguardano oltre 500 organizzazioni. Cifre che possono illuminare il meccanismo del passaggio dall'online all'offline. Il 23,7% delle organizzazioni offre in rete un calendario dei propri eventi. E il 10,8% suggerisce anche iniziative di movimenti che ritiene affini o amici. La pubblicizzazione delle proprie campagne politiche è compiuta nel 23,1% dei casi. Il 25,4% dei gruppi ha un archivio con i volantini e documenti relativi alle attività svolte. Il 4,7% organizza azioni di protesta in rete, come il mailbombing o il netstrike. E il 38,6% utilizza la rete per vendere merci. © Riproduzione riservata 09 febbraio 2015 Da - http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/02/09/news/l_odio_nero_che_viaggia_sul_web-106686140/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_09-02-2015 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Tiene il Pd, calano Forza Italia e Leu Inserito da: Arlecchino - Marzo 30, 2018, 04:46:17 pm Sondaggi, monopolio M5S-Lega: Di Maio e Salvini sono al centro della scena. Ma i dem resistono
A tre settimane dal voto i vincitori delle elezioni aumentano i consensi. Tiene il Pd, calano Forza Italia e Leu Di CARMINE SAVIANO 30 marzo 2018 A quasi tre settimane dal voto le linee di tendenza emerse dalle urne sembrano consolidarsi. I nuovi parlamentari, le trattative per il governo, l'elezione dei presidenti di Camera e Senato: l'avvio della legislatura rende più forti i vincitori. I nuovi sondaggi fotografano la crescita del Movimento 5 Stelle e della Lega, i kingmaker. Gli attori non protagonisti: il Partito democratico sospeso tra Aventino e governismo conserva, in sostanza, i consensi ottenuti il 4 marzo; Forza Italia è in crisi nera, l’Opa di Salvini sul centrodestra sembra essersi realizzata del tutto. Berlusconi cala, Leu scompare. Un sondaggio di Tecné realizzato per la trasmissione Matrix ha chiesto agli intervistati "Quale partito voterebbe oggi?". Il 34,2% sceglie il Movimento 5 Stelle che alle politiche si era fermato al 32,7%. Il 19,2% darebbe il voto alla Lega di Salvini (17,4% alle politiche) e il 19% al Pd (18,7%). Al quarto posto Forza Italia con il 13,6% (14% il 4 marzo). Poi Fratelli d'Italia con il 4,2% (4,3%). Crolla Leu: 2,5% oggi, 3,4% tre settimane fa. Quali intese? Posizioni simili ma numeri diversi secondo Index Research: che da il M5S al 34,9%, la Lega che frantuma quota 20 salendo al 23,5%, il Pd al 17,5%, Forza Italia al 10,9%, Fd'I al 3,3% e Leu al 2,1%. Nello stesso sondaggio si rilevano anche le preferenze per lo scenario post voto: il 28,5% scegli un governo M5S-Lega, il 16,9% un governo di scopo appoggiato da tutti i partiti, l'11,2% un governo M5S-Pd e il 9,1% un esecutivo larghe-intese-standard tra centrodestra e centrosinistra. Per il 12,1% è necessario tornare al voto al più presto. Il governo e le prime leggi. Poi le rilevazioni che si concentrano sull'asse Lega-M5S. Per Swg - commissionato da Il Messaggero - l'alleanza tra Salvini e Di Maio è giusta per il 12% degli intervistati, auspicabile per il 26%, impossibile per il 17%, sbagliata per il 32%. Ancora Index Research ha chiesto quale dovrebbe essere il primo atto del nuovo governo: la Flat Tax è prima al 22,9%. Seguono: il reddito di cittadinanza (18,7%), l'abolizione della Fornero (14,1%), la limitazione dell'immigrazione (12,2%), l'abolizione dei vitalizi (10,9%). I leader. L'Istituto Piepoli per La Stampa ha stilato l'indice di gradimento dei possibili presidenti del Consiglio. E alla domanda "Chi tra questi leader preferirebbe come premier per il bene del Paese?" il 25% risponde Di Maio, il 20% Gentiloni, il 19% Salvini, l'8% Emma Bonino. E per quanto riguarda la fiducia nei leader, la fase di incertezza premia la stabilità: Il Presidente della Repubblica Mattarella raggiunge quota 67% mentre il premier uscente Gentiloni è al 46%. Il 44% degli italiani ha fiducia in Luigi Di Maio, il 34% in Matteo Salvini, il 23% in Beppe Grillo. L'ex segretario del Pd Matteo Renzi è al 21%. © Riproduzione riservata 30 marzo 2018 Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/03/30/news/sondaggi-192569010/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T1 Titolo: CARMINE SAVIANO. Se il Pd riparte dai fondamentali Inserito da: Arlecchino - Aprile 05, 2018, 04:59:23 pm Se il Pd riparte dai fondamentali
Di CARMINE SAVIANO 05 aprile 2018 Governisti o aventiniani. La corrente Mattarella e quella della minoranza radicale ma costruttiva. Quelli che mai-con-i-5Stelle e quelli che la-responsabilità-prima-di-tutto. Trentasette minuti per mettere un punto. Per esporre al Presidente della Repubblica una linea politica la cui costruzione è stata quanto mai travagliata per il Partito democratico. Perché per il Pd non si tratta solo di consultazioni, di partecipare o meno alla formazione di un governo: si tratta di ri-definire la propria identità nel futuro prossimo. Niente macchine blu. Niente utilitarie o biciclette. La delegazione dem arriva al Quirinale a piedi. Il reggente Maurizio Martina, il presidente del partito Matteo Orfini e i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci hanno soprattutto una sfida davanti: uscire con parole chiare dal limbo post elettorale. E le quattro priorità indicate da Martina segnano il perimetro del rinnovamento e del rilancio del Pd: Welfare, rigore dei conti, immigrazione, Europa. Ovvero, nelle parole del reggente dem: taglio del costo del lavoro e reddito di inclusione; controllo della finanza pubblica; gestione del fenomeno migratorio; rafforzamento del quadro internazionale. Per un Pd che a guida Martina sceglie soprattutto di provare a ritrovare solidità e ancoraggi certi nella bufera che lo ha travolto. Che prova a ripartire dai fondamentali. Tenendo fede al mandato dell'ultima direzione del partito e con all’orizzonte la prossima assemblea del 21 aprile, il vero snodo che il gruppo dirigente democratico deve affrontare e sciogliere. E senza cedere a due tentazioni che tra loro sono intrecciate, facce della stessa medaglia: quella del governo a tutti i costi e quella dello splendido isolamento. © Riproduzione riservata 05 aprile 2018 Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/05/news/pd_consultazioni-193040439/?ref=RHPPLF-BL-I0-C8-P1-S1.8-T2 Titolo: CARMINE SAVIANO. - Leu, al Colle dopo la traversata nel deserto Inserito da: Arlecchino - Aprile 17, 2018, 09:11:52 pm Leu, al Colle dopo la traversata nel deserto
Di CARMINE SAVIANO 12 aprile 2018 Si erano proposti come l’alternativa di sinistra a populismi e demagogie, a personalismi e sovranismi. L’esito è noto: non pervenuti. Sconfitti nelle urne e scomparsi dai radar. I Liberi e Uguali di Piero Grasso e Laura Boldrini riemergono per le consultazioni al Quirinale dopo 40 giorni nel deserto del post voto. Una traversata in cui il lavoro da fare è stato da un lato metabolizzare – restando in silenzio - quella che è stata una pura e semplice batosta, dall’altro porsi una domanda: “Cosa resterà di noi?”. E la seduta di autocoscienza sembra proseguire anche al Quirinale. In filigrana, le parole di Piero Grasso indicano una strada possibile per cercare di salvare il salvabile, per mettere in sicurezza le possibilità di esistenza di una sinistra radicale e di governo. Prima di tutto la responsabilità: "La crisi siriana impone la formazione di un esecutivo". Poi il metodo: “Dobbiamo ripartire dai temi: lavoro, welfare, diritti civili. Abbiamo già presentato dei disegni di legge”. Responsabilità e disegni di legge. Non proprio una rivoluzione ma almeno è un passo. Basterà? O la forza gravitazionale del collasso della sinistra risucchierà anche questo tentativo? © Riproduzione riservata 12 aprile 2018 DA - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/12/news/leu_al_colle_dopo_la_traversata_nel_deserto-193660656/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-L Titolo: CARMINE SAVIANO. - Italiani stanchi della crisi ma c'è fiducia in Mattarella Inserito da: Arlecchino - Maggio 06, 2018, 06:52:17 pm Ultimi sondaggi: cresce la Lega.
Italiani stanchi della crisi ma c'è fiducia in Mattarella Il Carroccio, come già anticipato dal sondaggio di Demos per Repubblica del 28 aprile, è stabilmente oltre il 20%. Il 31% dei cittadini vuole un ritorno alle urne. Il 66% confida nel Capo dello Stato. Tiene il M5S: 32%. Di CARMINE SAVIANO 04 maggio 2018 Lo stallo istituzionale in cui si trova il Paese dopo le elezioni del 4 marzo non significa che tutto sia fermo. Non significa che i cittadini siano in neutra attesa del futuro più o meno prossimo. Anzi. Gli ultimi sondaggi misurano le fluttuazioni dell’elettorato. Che si muove, cerca nuove strade e nuove formule per orientarsi: per uscire dal museo delle cere in cui sembra essersi trasformata la politica. APPROFONDIMENTO Lo stallo porta la Lega oltre il 20%, gli elettori M5S: no all'intesa col Pd Di ILVO DIAMANTI Per quanto riguarda le intenzioni di voto il dato più eclatante è la crescita della Lega di Matteo Salvini. La tendenza era stata già individuata in un sondaggio realizzato da Demos e pubblicato su Repubblica. Il leader della Lega ormai in perpetua campagna elettorale porta il Carroccio non solo a rafforzare la leadership del centrodestra ma a superare quota 20%: un sogno ad occhi aperti per i leghisti di oggi e di ieri. Secondo Piepoli la Lega è al 21%, Euromedia Research stima il partito di Salvini al 21,8. Cala Forza Italia ma tutto il centrodestra è ormai al 39%. Tiene il Pd: 18%. Tengono anche i 5Stelle al 32%. Poi gli scenari preferiti dagli elettori. Ancora Piepoli: il 31% degli italiani chiede un ritorno immediato alle urne, basta giochi, basta consultazioni. Il 21% è favorevole a un governo Lega-5Stelle: via Berlusconi, si rompa il centrodestra, si dia parola ai vincitori delle elezioni. Il 18% è favorevole a un governo istituzionale-di tregua-del presidente: sia Mattarella a traghettare il Paese fuori dallo stallo invocando responsabilità. Il 10% vuole un governo di centrodestra: provino poi i leader a cercare i numeri in Parlamento. L’8% vuole un esecutivo 5Stelle\Pd, ma la cronaca li delude. Solo il 3% chiede un patto tra tutto il centrodestra e i grillini. Nel labirinto post elettorale, però, una guida c’è: riconosciuta, stimata, meritevole di fiducia. E’ il Capo dello Stato, il presidente Mattarella: il saggio cui gli italiani chiedono di risolvere la crisi. L’indice di fiducia di Sergio Mattarella è al 66%. Al secondo posto l’attuale premier Gentiloni è al 49%. Come se gli italiani chiedessero anche e soprattutto una navigazione stabile. Al terzo posto Luigi Di Maio con il 39% mentre Matteo Salvini è al 35%. Staccato l’ex segretario del Pd: Renzi è al 22%. Tallonato da Beppe Grillo al 21%. Chiude Silvio Berlusconi: il leader di Forza Italia incassa la piena fiducia del 16% dei cittadini. E nello stallo c’è un altro stallo. C’è il Pd che non riesce a mettere in moto la propria azione. Due mesi di sospensione. Due mesi in cui si cerca di delineare come e se uscire dall’angolo. Swg ha chiesto agli elettori del Pd di giudicare un eventuale patto con i 5Stelle: il 9% è del tutto d’accordo; il 31% è d’accordo; in disaccordo il 27%; del tutto in disaccordi il 33%. Vincono i contrari ma senza plebiscito: 60 a 40. Per un partito che non solo nella dirigenza ma anche nella base sembra attraversato da una faglia che separa quasi in modo preciso due anime, due visioni, due modi di interpretare la crisi. Come se ne esce? Il 27 aprile Emg ha chiesto agli elettori del Pd chi dovrebbe essere il nuovo leader del Partito democratico: Gentiloni è in testa con il 24,1% (-3,1% rispetto al 16 aprile). Segue Renzi con il 23,4% (-0,5%); poi Martina con il 16,5% (+2,3%) e Nicola Zingaretti con il 7% (+1,2%). © Riproduzione riservata 04 maggio 2018 Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/04/news/ultimi_sondaggi_la_lega_supera_il_21_italiani_stanchi_della_crisi_ma_c_e_fiducia_in_mattarella-195474018/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T2 |