Titolo: Confalonieri: "La democrazia ha dei freni che a Silvio danno fastidio" Inserito da: Admin - Novembre 02, 2009, 10:23:59 am 2/11/2009 (8:29) - INTERVISTA
Confalonieri: "La democrazia ha dei freni che a Silvio danno fastidio" Fedele Confalonieri, nato nel '37, è amico di Silvio Berlusconi fin dagli anni del liceo. E' presidente di Mediaset, Consigliere d'Amministrazione della Arnoldo Mondadori e de "Il Giornale" «Berlusconi è un uomo del fare, non gli piace trattare. Ma non è un dittatore, come dicono i suoi nemici» CLAUDIO SABELLI FIORETTI Presidente, mi tolga una curiosità cretina: come si pagano 750 milioni di euro? Un bonifico? Un assegno? Dodici comode rate mensili? «Non lo so... se dovremo... un bonifico... guardi... è scandalosa questa roba qui. Una questione di vent’anni fa sulla quale c’era già stata una spartizione voluta dai politici. Berlusconi aveva comprato la Mondadori. Andreotti e Craxi gli dissero: “Non pensare di avere tutto dopo aver avuto le tre reti. Il signor De Benedetti si prende “Espresso”, “La Repubblica” e la Finegil. Tu il resto”». Una sentenza dice che un magistrato è stato corrotto… «Corrotto non da Berlusconi». La magistratura vi perseguita... «Centinaia di perquisizioni...». Un serial killer potrebbe dire: «Ce l’avete sempre con me?». Il magistrato risponderebbe: «Non sono io che ce l’ho sempre con te. Sei tu che sei seriale». «Io sono incensurato. Ma sono stato il primo messo sotto scopa dai magistrati...». Quei famosi 300 milioni di lire… «Finanziamento illecito dei partiti. Andavamo alla festa dell’Avanti, dell’Unità, dell’Amicizia. Avevamo un nostro stand e pagavamo lo spazio come in qualsiasi fiera». Perché avevate uno stand? «Eravamo in attesa di una legittimazione di legge sulla nostra attività. Dovevamo fare lobbying, farci conoscere dai politici e dai grandi investitori pubblicitari». Erano pagamenti fatti un po’... «Regolarmente, con tanto di fattura». Il senso dello Stato? La magistratura è importante. «I giudici sono potenti e ci tengono ad esserlo. Berlusconi si difende». Scappando dai processi, cambiando le leggi… «Le leggi ad personam? Le fa per proteggersi. Se non fai la legge ad personam vai dentro. Una volta dentro, poi non ti chiedono scusa. È il sistema della giustizia in Italia. I magistrati sono gli unici che non pagano mai: irresponsabili». Perché i magistrati ce l’hanno con lui? «Viene vissuto come un parvenu, come un intruso». E invece? «Invece è un genio. Un giorno mi disse: “Costruisco una città di diecimila abitanti”. Pensai: “Quest chi l’è mat”. E invece no. Era un innovatore, aveva capito che non doveva fare case. Doveva fare quartieri». All’inizio non vi prendevano sul serio. «Ricordo di aver aspettato più di un’ora con lui nell’anticamera di Gianstefano Frigerio, allora segretario regionale della Dc. L’establishment diceva: “Ma chi è questo ragazzino che fa le cose che non riescono a noi?”. Quelli come Berlusconi entrano e sconvolgono». Il papà era direttore della Banca Rasini… «Quando leggo quelle sciocchezze... la Banca Rasini... la mafia...». Lo disse Sindona che era della mafia… «Ma dopo. Non quando c’era il papà di Silvio. Poi non so in che mani sia finita...». Gli inizi di Berlusconi comunque… «Berlusconi si finanziò con 30 milioni della liquidazione del papà... non certo con i soldi della mafia...». Alla base di ogni grande fortuna c’è sempre un crimine… «Era Balzac». Sbagliava? «Sbagliava. Berlusconi non ha rubato niente a nessuno. Faceva i prodotti migliori. Quando faceva le case curava i fili d’erba. Se sei intelligente e geniale, e in più curi il dettaglio e sei un secchione, il successo arriva». Troppo veloce per non destare sospetti. «Pelé divenne campione del mondo a diciassette anni. Chi dice che la televisione è nata con i soldi della mafia dimentica che Milano 2 rese 36 miliardi di lire. Non c’era bisogno dei soldi della mafia». Lei era contrario alla discesa in campo. «Gli dicevo: ci massacreranno. Ma il genio vede quello che tu non vedi. Silvio ha gli infrarossi nel cervello. Ricordo il suo ragionamento. C’è la bibita amara ma non c’è la bibita dolce». Forza Italia era la bibita dolce. Ma che senso aveva l’anticomunismo se il comunismo non c’era più? «C’erano gli effetti della sbronza comunista. C’era ancora la paura del comunismo». E Berlusconi ne ha approfittato. Marketing. «Ma anche politica». Glielo dice a Berlusconi che i comunisti non ci sono più? «Glielo dico. Ma bisogna ammettere che è un ottimo argomento di vendita». Politica e marketing… «Se funziona... In fondo gli altri, pur di vendere copie, gli danno del pedofilo». Molta ambizione… «D’accordo, era pieno di sé, si sentiva migliore di quelli che vedeva intorno. Lui ha un naturale superiority complex. Si potrebbe dire che è un po’ bauscia. Ma ha dimostrato che è bravo: può permettersi queste cose». Sì, ma la magistratura? «Aveva fatto fuori la Prima Repubblica e voleva giocare il secondo tempo. L’errore di Berlusconi è pensare che tutti i magistrati siano rossi. Sbaglia. E io glielo dico. Parlando di toghe rosse compatta quelli che sono rossi con quelli che non lo sono. I magistrati sono ottomila. Contro Berlusconi ce ne saranno qualche centinaio». Lui odia farsi processare. «Ma ragazzi, quanti processi ha avuto? E non è mai stato condannato». Condannarlo? Mica facile… «Allude alla prescrizione?» Alludo. «Oh, ma la prescrizione a favore di chi va? A favore del giudice che non riesce a dimostrare la colpevolezza». C’è prescrizione e prescrizione. «Questa è la lotta fra Berlusconi e i magistrati. Berlusconi non si vuol fare mettere sotto. Poi uno può dire: è populista, è peronista. Sarà vero. Ma non è antidemocratico». Però è peronista e populista... «Certo che è populista. Ma la demagogia c’era ai tempi di Atene. Pericle era un grande demagogo. L’importante è il “check and balance”, la separazione dei poteri che ti impedisce di esondare...». Ma qui si esonda… «Se non ti vogliono accettare e ti combattono...». Gira su YouTube un video con le bugie di Berlusconi… «Berlusconi parla troppo. Prenda la vicenda D’Addario. Se non diceva un cavolo, in tre giorni finiva. Le dieci domande di “Repubblica”? Dissi a Silvio: “Fregatene. Non le legge nessuno”. E invece lui va a parlarne a “Porta a Porta”. Gli italiani lo votano per quello che fa di giorno. Quello che fa di notte non interessa nessuno». Ma è vero che risponde alle domande sul libro di Vespa? «Se lo fa è una grande sciocchezza». Si parlava delle bugie. «Qualche balla la racconta, ma “pour enjoliver la verité”, abbellire la verità. I grandi venditori sono anche dei grandi cacciaballe...». È possibile che siate così innocenti? «Se vai indietro quarant’anni… ti rivoltano come un calzino ogni giorno... qualche multa... E ci può stare anche qualche ambiguità. Ma alla fine, siccome Berlusconi è una persona per bene, non trovano nulla». Litigate qualche volta? «Succede...». Fino a dire «basta me ne vado? «Qualche volta... ma poi...». ... poi non se n’è andato mai... «Dove vado a star meglio di qui?» Nel 1996 lei guadagnava 500 milioni di lire l’anno. Adesso? «C’è sul bilancio». E le stock options? «Solo se i titoli vanno su. È da quattro anni che non si becca niente». Qual è il regalo più bello che Berlusconi le ha fatto? «La mia casa». Ogni tanto desidera di diventare il numero uno? «Io sto giocando con Pelé. Mi accontento di passargli la palla. Ogni sei palle che gli passo lui fa tre goal». Politicamente come si definisce? «Un conservatore». Più di Silvio? «Molto di più. Ma con D’Alema, Veltroni, Bersani riuscirei a parlare. Lui no, lui vuole conquistarli e convertirli». Per chi ha votato prima di Berlusconi? «La Malfa padre, il Pli, una volta la Dc. E Craxi, ovviamente…» Con quello che ha fatto per voi… «Riaprire i ripetitori fu una intelligente azione politica. Capì che la tv commerciale era la modernità». Lei è credente? «Ogni tanto penso: "Non so chi tu sia. Comunque grazie per avermi messo qui”». Una religiosità un po’ particolare. «Che cosa voglio di più? Che ci sia un aldilà, o che non ci sia, mi ha detto bene comunque». Ho visto la sua tomba, nel mausoleo di Arcore. «Una sciocchezza…» L’ha fatta lui… «Ma oh! Un po’ di megalomania gliela vogliamo dare?» E diamogliela… «Non avrebbe fatto quello che ha fatto se non fosse un po’ megalomane». Un po’? «Il mausoleo lo fece fare quando la megalomania non era ancora al massimo». Adesso l’ha raggiunto? «E certo. È nei libri di storia. Adesso del mausoleo non gliene frega niente». E a lei? «Non ci andrò mai. Non mi dispiacerebbe essere cremato. Disperso nella natura diventerò qualcosa di nuovo, magari una farfalla». Le gaffes di Silvio. «Sono quelli che hanno i sopracciò che si scandalizzano. Le persone normali si divertono». Lei ha telefonato a Veronica Lario quando è successo il casino… «La conosco da vent’anni». Quella lettera a «Repubblica»... «Se succedesse a me, mia moglie mi darebbe le scarpe in testa...». Silvio però aveva esagerato… «Silvio sa essere eccessivo…». Veronica aveva chiesto agli amici di aiutarlo a curarsi… «A me non aveva chiesto nulla. E poi, se sei un amico di sesso maschile, hai una visione del mondo diversa da quella di una moglie». Complicità maschile… «All’amico certe cose gliele dici. Però quello ribatte: “Uè! Cavoli miei”». Tremonti, con queste sue uscite, sembra che si candidi al dopo Berlusconi. «In politica il primo avversario è il tuo vicino. È legittimo che un Tremonti pensi al dopo. Essendo più giovane si prepara». Sarà lui il successore? «Se Berlusconi resta ancora quattro anni il suo successore sarà un giovane, uno che oggi ha trent’anni». E se dovesse scomparire adesso? «Avrei paura». Gli altri si sbranerebbero. «Temo una balcanizzazione, un disintegrarsi del sistema politico». Gioco della torre. Vinci o Mentana… «Mentana si è buttato da solo». Gli avete dato una spintarella. «Ha dato le dimissioni». Non aspettavate altro. «Poi ha detto certe cose... il comitato elettorale...». Ha detto che non c’era più la polifonia di voci. «Era nel sistema e ci stava bene. L’editore è Mediaset. Se Berlusconi mi chiede una cosa contro l’interesse di Mediaset io non la faccio». Presidente… «Magari qualche volta la faccio, ma a modo mio. Berlusconi non è un fanatico della polifonia. Preferisce la monodia. Mediaset pensa soprattutto ai propri clienti. Berlusconi è l’azionista di riferimento. Tutto qui». Un esempio. «La proposta di non pagare il canone Rai. È una sciocchezza. Mediaset non vuole boicottare il canone. Berlusconi sbaglia. Si sta dando delle martellate». Veltroni o D’Alema? «Veltroni è un mio amico. D’Alema mi piace. Ma fa troppo il king maker. Se uno è king deve fare il king». Ha fatto anche il king. «Per un anno soltanto. Berlusconi si butta, ha il coraggio, fa il king. Si sente king...». Feltri o Belpietro? «Non sono d’accordo su tutto quello che Feltri fa. Su certe cose sbaglia. Però è l’unico che guadagna 60 mila copie appena arriva in un giornale». Sembra un killer… «Addirittura! Ma non certo per fare piacere a Berlusconi». Difficile crederle. «Feltri è indipendente come lo era Montanelli. Solo che Feltri guadagna copie, Montanelli le perdeva». Scalfari o Mauro? «Scalfari è un grande editore. L'unico giornalista che ha in tasca qualche decina di milioni di euro. Ha il senso degli affari». Ferrara o Guzzanti? «Mi piace Ferrara. Ma adesso è un po’ troppo prete». Moretti o Travaglio? «Moretti mi sta sulle palle. Lo possiamo dire? Non metta “sulle palle”». No, mettiamo sulle scatole. «Mi sta sulle scatole. Noioso. Noioso. E fanatico antiberlusconiano. Uno di quelli che vorrebbero ucciderlo». Ma no… «Berlusconi è un dittatore… Berlusconi è un caimano… se becchi uno con la testa fragile...». E Travaglio? «Gli ho piluccato un po’ di soldi con due querele». Quanto ha piluccato? «Venticinquemila euro. E non li ho dati in beneficenza come si usa fare. Me li sono mangiati e bevuti». Fede o Bondi? «Fede è l’aedo». Un aedo direttore di Tg. «Il Tg4 è un telegiornale sui generis…» Il telegiornale è una cosa seria… «Fede è serio. Sulla notizia sta come un cane da tartufi». Chi le piace fra i vari conduttori televisivi? «Floris è bravo. Anche se si è un po’ incupito. Santoro è bravo. Ma adesso con Travaglio, col Torquemada della mutua…». Vespa? «Vespa è bravo». Tutti bravi. «Li vedo poco. Vado a letto presto la sera». Anche Lerner è bravo? «Sì, ma ha poca ironia». Sartori o Galli della Loggia? «Sartori scrive robe contro il Cavaliere che mi piacerebbe non leggere. Ma io amo la scrittura e Sartori scrive bene. Purtroppo lo ammiro». Berlusconi ha molti nemici. Ma ha cominciato lui. «Quando scoppia una guerra, chi ha sparato il primo colpo? Non si sa. Però, all’inizio, c’è la non accettazione di Berlusconi. Lui cita un proverbio: “Cet animal est fort méchant, / Quand on l’attaque il se défend”». Perché Berlusconi non cambia vita? «Impazzirebbe dalla noia». Potrebbe fare il filantropo. «Regalare ai passanti biglietti da dieci euro?». Dedicare il suo patrimonio alla fame nel mondo. Passerebbe veramente alla storia. «Berlusconi è già nella storia». Quante volte al giorno lo sente? «Quasi ogni giorno. Il lunedì vado a pranzo ad Arcore. Il mercoledì e il giovedì sono a Roma. E dormo a Palazzo Grazioli». Chi dorme a Palazzo Grazioli? «Io. Lui. Paolo Berlusconi. Niente a che vedere con il resto, eh?» Allude alla D’Addario? «Ni vue, ni connue…». Lei che cos’è per Berlusconi? «Un fratello». Lei sembra più posato... «Berlusconi non è un matto, a parte quella roba lì». A parte quella roba lì. «Mi ha detto un monsignore: “Se ‘l signur el perdona no i peccà de pata…”». De pata? «La patta, quella che si tira su nei pantaloni. “El resta ‘n ciel dumà lu e la sua mama immacolata”». Lei andò a trovare Craxi ad Hammamet? «No. Bisognava avere il coraggio di farlo. Tornavi e magari ti cacciavano in galera. Quei magistrati lì hanno reso vili anche le persone coraggiose. Non andare a trovare Craxi malato è stato da vigliacchi». Mediaset è piena di comunisti. Ma chi li ha assunti? «Realpolitik… bisogna avere un po’ di testa in un’azienda di comunicazione. Era l’idea di Berlusconi, all’inizio. Io ricordo quando spiegava la cosa a Zangheri. Diceva: “Un terzo dei miei telespettatori vota Pci. Non farò mai una tv anticomunista”. Questo pensava Berlusconi all’inizio». Oggi sembrate tutti al fronte. «Io sono uno che dialoga. Però con quelli di “Repubblica” non ho più relazioni. Scalfari dice che io sono la dentiera del caimano... Che vada al diavolo!». È guerra… «Sono loro che fanno la guerra. Ragioni di bottega: aumentano le copie». Come si fa a smilitarizzare? «L’esagerazione è loro. Comincino loro». Andare alla festa a Casoria è stato un errore? «C’è il Berlusconi di giorno e il Berlusconi di notte. Ma quella era una festa». Con Rosi Bindi è stato un po’ inelegante... «Berlusconi ha questa cadute. Probabilmente in quel momento aveva vicino qualcuno con cui doveva fare il teatro. Ghe pensi mi, ogni tanto lui ha quest’esibizionismo. Mostra i muscoli». Che cosa è venuto in mente a Berlusconi di vendere Kakà? «Ha fatto bene. Ma l’ha spiegato male. Bastava che dicesse: vogliamo fare la politica dei giovani». Ha perso voti? «Sicuramente. Non doveva venderlo quel giorno lì». Inter o Juventus? «Io sono di Milano e nel tifo c’è anche il gufare. Però la Juventus è quella che ha vinto tanti scudetti in maniera strana». Lei ha detto una volta: Berlusconi è un Ceausescu buono. «Intendevo un sovrano illuminato, tipo Re Sole». Lui dice: «Purtroppo non ho il cinquantun per cento»... «Trattare non gli piace. Gli riesce difficile prendere atto che la democrazia pone dei freni. Silvio è un uomo del fare. I freni gli danno fastidio. Ma non è un dittatore come dicono». Non lo difende un po’ troppo? «Allora le dico: qualche volta ci mette del suo». Facciamo un esempio? «Non doveva tirare in ballo Napolitano. Doveva tacere. Ma sa una cosa? L’acrimonia contro di lui è stata maggiore dei suoi errori. Dice Re Lear: “I’m a man more sinned against than sinning”. Una citazione per darci un po’ di arie». Diamoci le arie ma traduciamo. «“Si è peccato contro di me più di quanto io abbia peccato”. Ma le dirò di più». Dica. «Se Berlusconi si fosse limitato alla televisione, oggi avrebbe più del novanta per cento dei consensi. Ma ha voluto giocare in prima persona. E ha spaccato in due il Paese». clsabelli@tin.it da lastampa.it Titolo: Berlusconia ci ha assuefatto? Inserito da: Admin - Novembre 02, 2009, 10:25:19 am Berlusconia ci ha assuefatto?
A Berlusconia alzi la mano chi non ha almeno un conflitto di interessi. Il supermanager dei Beni culturali, Mario Resca, intimo del Cav, è, insieme, neo-direttore generale alla valorizzazione dei musei statali (con delega specifica ai servizi aggiuntivi), e membro del CdA Mondadori (Fininvest), che controlla al 100 per 100 Electa capofila nella gestione dei punti vendita museali. Oggi come oggi, Resca è il direttore generale destinato a valutare gli appalti per i servizi in alcuni poli museali strategici ai quali concorre Electa. Cioè Mondadori di cui egli è amministratore. C’è un conflitto di interessi più patente di questo? E non ve n’è un vago profumo nella nomina a capo del nuovissimo Centro per il Libro di quel Gian Arturo Ferrari della divisione libri Mondadori? Tutto ciò mentre le Soprintendenze sono, allo stremo, senza soldi, pure per le bollette. Non è finita. Resca ha quel ruolo «super» (anche negli emolumenti?) al Mi.BAC., ma rimane presidente di Finbieticola Casei creata per dismettere lo zuccherificio di Casei Gerola (PV), presso Voghera. Là si reca spesso: non per vedere gli affreschi di Bramantino nel Castello, bensì per promuovere, fra proteste (ambientali e paesaggistiche) di sindaci e cittadini, una centrale elettrica sostitutiva dello zuccherificio, contigua ad altra già in funzione. Chi ha realizzato la bonifica a Casei? Il Giuseppe Grossi, a San Vittore accusato di fondi neri ricavati triplicando i costi della bonifica dell’area Santa Chiara a Milano. E chi è il partner di Finbieticola per la nuova centrale presso Voghera? Sempre Grossi. Non suscita altri imbarazzi, e magari conflitti, tutto ciò? O siamo tutti mitridatizzati a Berlusconia? 31 ottobre 2009 da unita.it |