Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Inserito da: Admin - Giugno 24, 2009, 04:15:48 pm Scandalo delle ragazze a pagamento, nuovi articoli sul Times, NYT, Daily Telegraph
L'Indipendent: "Il premier largamente responsabile del disgusto per la vita politica" La stampa internazionale non molla il caso "In Italia c'è un una emergenza morale" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - "L'Italia è nella morsa di un'emergenza morale", titola oggi il Times, riferendo in una corrispondenza da Roma gli ultimi sviluppi dello scandalo delle call-girls in cui è coinvolto Silvio Berlusconi. Il quotidiano londinese riferisce le critiche mosse al premier italiano dal settimanale Famiglia Cristiana, che ha giudicato il suo comportamento "indifendibile", e i timori dei suoi stessi sostenitori di un "calo di consnesi" da parte dell'elettorato cattolico. Il Times rileva in proposito che papa Benedetto XVI, lo scorso fine settimana, ha volutamente lodato Alcide De Gasperi, il leader della Democrazia Cristiana nel primo dopoguerra, come un esempio di "moralità in coloro che governano". L'articolo è illustrato da una grande foto di Manila Gorio, il transessuale barese che conosce alcune delle donne che hanno frequentato la residenza romana di Berlusconi, ora a sua volta interrogato dagli inquirenti per fare piena luce sulla vicenda. Intervistato dal Times in un secondo articolo datato Bari, Gorio rivela dettagli su un nuovo personaggio emerso nell'inchiesta dei magistrati pugliesi, un trafficanti di droga gay descritto nelle indagini come "Nicola D", ben noto a Porto Rotondo, in Sardegna, dove il presidente del Consiglio ha una delle sue ville. Dice il transessuale al quotidiano di Londra: "Nic invita belle ragazze ai party. Organizza serate nei locali e ha molti contatti a Roma, a Milano, ovunque. Conosce uomini d'affari, politici, molta gente". Il Times scrive che apparentemente "Nicola D" viene citato più volte nelle conversazioni telefoniche del businessman Giampaolo Tarantini, ossia di colui che portò Patrizia D'Addario e altre ragazze a casa di Berluscono a Roma. L'avvocato di Tarantini, Nicola Quaranta, contattato dal Times, dice: "Non sappiamo chi sia (Nic). Non abbiamo commenti. Questo è gossip. Se c'è un'incriminazione formale, allora verificheremo le fonti e ci difenderemo". Anche l'Independent dedica una pagina al caso Berlusconi. Un articolo fa il punto sul risultato del secondo turno delle amministrative, notando che "al di fuori dei confini dell'Italia sarebbe inconcepibile che un leader si comporti come un Imperatore di Roma antica senza pagare gravi conseguenze politiche", ma nel nostro paese Berlusconi ha ottenuto lo stesso una "convincente vittoria" alle elezioni municipali. Tuttavia il quotidiano londinese cita il sociologo Renato Mannheimer, secondo cui lo sviluppo più importante del voto è stato la crescita dell'astensione; e il fatto che Berlusconi sia largamente responsabile per il crescente "disgusto" dell'opinione pubblica verso la classe politica. Anche l'Independent osserva che lo scandalo sembra avere "fatto squillare campanelli d'allarme" tra i sostenitori di Berlusconi: "Nessun politico italiano vorrebbe inimicarsi il voto cattolico". Il giornale nota che la vicenda ha già obbligato Berlusconi a rinunciare al suo progetto di conquistare, alla scadenza del mandato da premier, la carica di presidente della repubblica. E la prossimità dello scandalo con il summit del G8, conclude l'Independent, risveglia spiacevoli ricordi per il primo ministro italiano: a un summit del G7, nel 1994, durante il suo primo mandato da capo del governo, gli fu servita un'incriminazione giudiziaria per corruzione, e "poco tempo dopo, diede le dimissioni". Sempre l'Independent pubblica poi un'analisi di Antonio Polito, direttore del "Riformista", il quale spiega agli inglesi perché Berlusconi continua a essere, nonostante tutto, popolare presso una consistente parte dell'elettorato italiano: innanzi tutto gli italiani sono più tolleranti con chi "paga denaro", per corrompere o per avere donne, che con "chi riceve denaro", per farsi corrompere; in secondo luogo, nel nostro paese "un uomo con molte donne è motivo di ammirazione"; e in terzo luogo, l'opposizione "non è eleggibile" perché "i due disastrosi anni del governo Prodi sono ancora nelle mente degli italiani". Di diverso parere un altro commentatore italiano che scrive stamani sul Guardian: Anna Masera, responsabile dell'edizione online della Stampa di Torino. "Berlusconi", scrive Masera, "ha trasformato l'Italia in una grande show televisivo, con un culto della personalità che ha messo il privato in cima a tutto. Un'ampia parte della popolazione ne ha avuto abbastanza di questa situazione e vorrebbe liberarsi di Berlusconi, così come è accaduto con George Bush in America. Perfino Gianfranco Fini, il suo alleato nella coalizione di centro-destra, è stanco e preoccupato per la disaffezione dei cittadini verso la politica. E quel che è peggio per Berlusconi, la Chiesa sta dando segnali di non poterne più di una dimostrazione di immoralità che sta attirando gli occhi di tutto il mondo sull'Italia, e dunque sul Vaticano. Non c'è da meravigliarsi - si conclude il suo articolo, pubblicato sulla pagina degli editoriali - se Berlusconi è arrabbiato, sotto la sua maschera sorridente". Articoli sullo scandalo appaiono oggi anche sul Daily Telegraph, sul Sun, sul Wall Street Journal e sul New York Times. Quest'ultimo titola: "Diminuisce la tolleranza per i suoi peccatucci", notando che Berlusconi ha vinto le elezioni, ma con un margine più basso delle aspettative. La sua residenza romana ha acquisito un'immagine da "Playboy Mansion", continua il quotidiano newyorchese, alludendo alla villa dove il fondatore di Playboy si intrattiene con le sue "conigliette", e ciò "sta cambiando l'umore dell'Italia" nei confronti del premier. Il New York Times cita poi Stefano Folli, editorialista del Sole 24 ore, secondo il quale si avvertono "segnali di debolezza politica" nel premier, che ormai fa fatica perfino a "governare i propri alleati". Il Wall Street Journal apre con la difesa del premier che "nega di avere mai pagato donne per trascorrere una notte con lui". Il quotidiano americano di proprietà di Ruper Murdoch, dopo avere citato le inchieste di Repubblica e sottolineato come l'intervista di Berlusconi sia stata rilasciata ad un settimanale di sua proprietà, Chi, il quotidiano ricorda i tanti scandali che hanno coinvolto il premier a 15 anni dalla sua discesa in campo. "E' stato accusato di tutto, dalla frode al falso in bilancio, ma è sempre stato assolto o prescritto per le leggi che lui stesso si è fatto". Coomenti anche sul quotidiano di Singapore, Today: "Se Silvio Berlusconi teme di essere una 'anatra zoppa' per i prossimi 4, non lo ha certo messo in mostra lo scorso weekend mentre passeggiava per le strade di Milano, baciando i bambini e abbozzando al suo programma politico di fronte ad una folla di ammiratori". Citando le pagine di Repubblica poi aggiunge: "A Roma, il risultato dello scandalo sembra aver causato un irrigidimento delle posizioni tra gli italiani che amano Berlusconi e quelli che lo odiano". (24 giugno 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "Gli alleati di Berlusconi pensano a un futuro senza di lui Inserito da: Admin - Giugno 25, 2009, 05:15:38 pm Dall'estero ancora critiche e analisi sulla situazione del premier
Il Financial Times sostiene di aver consultato "alte fonti governative" "Gli alleati di Berlusconi pensano a un futuro senza di lui" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - "Non siamo ancora al fuggi fuggi, ma importanti alleati di Silvio Berlusconi nella coalizione di governo stanno già contemplando un futuro senza di lui". E' uno scoop che in Italia varrebbe la prima pagina, quello che il Financial Times pubblica stamane, dedicando una pagina intera (la nona) al tema "il futuro di Berlusconi". Parlando con "alte fonti governative" a Roma, il quotidiano finanziario londinese raccoglie un messaggio che a quanto pare qualcuno, dall'interno del centro destra, ha deciso sia tempo di far diventare pubblico, scegliendo come megafono il giornale universalmente riconosciuto come il più autorevole e imparziale d'Europa. "Sussurri spaventano la coalizione italiana", s'intitola la news analysis di Guy Dinmore. "Fedeli sostenitori di Silvio Berlusconi negano che si sarà un "fuggi fuggi" (in italiano nel testo originale) come conseguenza degli scandali che circondano la sua vita privata, ma importanti alleati nella coalizione di centro destra italiana stanno già contemplando un futuro politico senza il loro leader". Parlando con il Ft a condizione di mantenere l'anonimato, queste "alte fonti di governo" premettono di non credere che il 72enne presidente del Consiglio si dimetterà "presto". Eppure "ministri chiave" stanno iniziando a "posizionarsi" per l'eventualità che rivelazioni più dannose lo inducano a dimettersi. "Questo è uno scenario completamente nuovo, il panorama sta mutando", dice al quotidiano della City una delle fonti governative. Un'altra fonte, definita "un collaboratore" di Berlusconi, dice che il governo teme che i magistrati annunceranno l'apertura di un'indagine giudiziaria formale nei confronti del premier proprio mentre egli ospiterà in Italia i leader mondiali per il summit del G8 del mese prossimo. "Paralleli vengono tracciati", osserva il FT, con il 1994, quando un tribunale inoltrò una comunicazione giudiziaria per corruzione a Berlusconi mentre il premier, all'epoca nel suo primo mandato, ospitava una conferenza internazionale sulla lotta alla criminalità: "il suo governo", ricorda il giornale, "cadde un mese più tardi, quando la Lega Nord uscì dalla coalizione". L'articolo aggiunge che vari ministri hanno paura che le affermazioni di Patrizia D'Addario, la escort che afferma di essere andato a letto con Berlusconi a Palazzo Grazioli la notte dell'elezione di Obama, quando dice di avere foto e registrazioni del suo incontro con il premier, "si rivelino vere e dannose", o che le accuse che riguardano Giampolo Tarantini, l'imprenditore pugliese che accompagnò la D'Addario da Berlusconi, "si allarghino". La "dinamica è cambiata", dicono le stesse fonti al FT. Primo, "c'è la sensazione che l'ambizione di Berlusconi di diventare presidente della repubblica al termine del suo mandato da primo ministro sia stata infranta". Secondo, "le elezioni europee hano dimostrato che gli elettori si stanno allontanando" dal Pdl. Infine, "l'immagine internazionale dell'Italia è peggiorata" e la Chiesa cattolica sta cominciando a "fare pressioni". Nonostante la sua reputazione di anfitrione miliardario che vizia gli amici con doni e fantastiche feste, gli alleati di Berlusconi "lo descrivono come un uomo isolato, con nessuno che si azzarda a dargli consigli". Il quotidiano londinese coglie una certa "malinconia" nell'intervista rilasciata dal premier al settimanale di sua proprietà "Chi", quando ricorda che nell'ultimo anno ha perso la madre e la sorella, oltre a sua moglie per il divorzio. L'articolo si conclude con una suddivisione degli schieramenti all'interno del governo. I ministri la cui sopravvivenza politica dipende da Berlusconi sono i più accesi nel difenderlo: come Maurizio Sacconi (Lavoro), Claudio Scajola (Sviluppo Economico), Franco Frattini (Esteri). Le donne, incluse Maria Carfagna (Pari Opportunità) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente), gli sono fedeli, ma nelle "attuali circostanze", ovvero nel mezzo di uno scandalo a base di call-girls e incontri con minorenni, "sono a disagio a parlare" in sua difesa. "Poi ci sono figure chiave che sono rimaste per lo più in silenzio, vedendo un futuro oltre Berlusconi, con la speranza che una successione sia ordinata". Gianni Letta, scrive il FT, sta già facendo di fatto le funzioni di primo ministro. Giulio Tremonti, il ministro delle Finanze, ha il vantaggio di stretti legami con la Lega Nord. Ma le fonti interpellate dal quotidiano della City notano un serio ostacolo alle dimissioni del premier, a parte la sua ostinazione personale: l'immunità dalle incirminazioni, varata dalla sua larga maggioranza in parlamento, "dura solo fino a quando lui rimane in carica". Un secondo articolo, sempre sul Financial Times, firmato da James Blitz, ex-corrispondente da Roma e ora corrispondente diplomatico, osserva che la questione critica per i governi occidentali non è tanto che Berlusconi si stia "gravemente danneggiando" a causa dei suoi legami con "modelle e starlette", non è quello che egli fa nella sua vita privata, ma se può aiutarli a risolvere i pressanti problemi con cui si confrontano gli Usa e l'Unione Europea. Per Barack Obama, Berlusconi è un leader con cui "è necessario mettersi d'accordo", e il FT cita l'impegno militare italiano in Afghanistan e la recente decisione del premier di accettare nel nostro paese alcuni detenuti di Guantanamo a testimonianza dell'importanza che l'Italia ha per Washington. "Ma Obama è chiaramente meno preso da Berlusconi di quanto fosse George W. Bush", prosegue l'articolo, rilevando come il presidente americano abbia incontrato vari leader nel suo tour europeo in aprile, ma non il premier italiano. La minore influenza di Berlusconi sull'America "non è interamente colpa sua", afferma una fonte diplomatica consultata da Blitz: oggi in Francia e in Germania ci sono governi più pro-americani rispetto a due anni fa, e dunque gli Usa hanno meno bisogno del sostegno italiano. In più, ci sono azioni intraprese da Berlusconi che lo hanno reso "un alleato difficile". Una è la sua decisione di firmare un accordo con la Russia per portare il gas in Europa, in competizione con un gasdotto occidentale che passerà dal'Asia Centrale. "Il sostegno di Berlusconi per Putin su questo causa molta rabbia a Washington e Bruxelles" dice un diplomatico della Ue. Altri aspetti dello stile di Berlusconi che irritano gli Usa e la Ue sono "la sua ossessione di poter essere un mediatore tra Obama e il suo amico Putin" e il tentativo di stabilire un dialogo autonomo con l'Iran. Non ultima, la sua decisione di tenere il summit del G8 all'Aquila "sta provocando nervosismo" nelle capitali mondiali. Riassume il Ft nel titolo: pur alleato indispensabile, Berlusconi "sta mettendo alla prova la pazienza di Usa e Ue". Un altro articolo di rilievo appare oggi sulla stampa britannica: una news analysis di Richard Owen, il corrispondente da Roma, sul Times, che commenta il "grande vantaggio" di cui Berlusconi dispone come proprietario e controllore politico dei media, in particolare televisivi. "Se Berlusconi dovesse dimettersi domani", comincia l'articolo, "la grande maggioranza degli italiani che ricevono le informazioni solo dalla tivù ne saprebbero poco o nulla". Owen riporta il fatto, di cui l'opinione pubblica britannica e mondiale non sono perfettamente a conoscenza, che Berlusconi possiede i tre canali televisivi di Mediaset e controlla la maggior parte dell'informazione televisiva della Rai in quanto capo della coalizione di governo. L'analisi del Times nota che il Tg1, "il principale telegiornale Rai", ha ignorato o dato un basso profilo alle notizie sullo scandalo che riguarda il premier, e riferisce le critiche espresse dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, ad Augusto Minzolini, direttore del Tg1, "per avere mancato di dare ai telespettatori l'informazione completa e trasparente che è richiesta al servizio pubblico". Tra gli articoli sul caso Berlusconi pubblicati da altri giornali britannici, spicca poi la vignetta del Sun: un parcheggio pieno di limousine per il summit del G8, ciascuna con una bandierina della nazione che rappresenta sul cofano; quella italiana è letteralmente ricoperta di giovani ragazze maggiorate e seminude, che lavano la macchina brindando con calici di champagne. L'attenzione è costante su tutta la stampa europea. El Mundo titola: La perdizione di Berlusconi. Un articolo in cui vengono ripropoposte le varie tappe della vicenda, con citazioni molto ampie dell'intervista a Patrizia D'Addario. E la Cnn ha dedicato a Berlusconi un lungo servizio. "Ci sono abbastanza ragioni per dimettersi". (25 giugno 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "Gli scandali di Berlusconi alla prova del G8" Inserito da: Admin - Giugno 30, 2009, 03:37:04 pm Dall'Independent al Wall Street Journal, la stampa internazionale continua a seguire le inchieste giudiziarie giorno per giorno
"Gli scandali di Berlusconi alla prova del G8" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Un giornale lo paragona a "un imperatore romano, che si lancia in iniziative lontano da casa propria per distogliere l'attenzione dai suoi problemi domestici". Un altro ipotizza che i problemi domestici lo seguiranno anche quando si occupa di affari internazionali, con la possibilità che i magistrati baresi lo "chiamino a testimoniare" alla vigilia o nei giorni del summit del G8. Un terzo riporta che la sua popolarità è scesa rapidamente "sotto il 50 per cento", e che continua a perdere consensi, in particolare tra "donne, giovani e cattolici praticanti". Sono alcuni degli articoli sul caso Berlusconi che appaiono oggi sulla stampa straniera. Interessati alla vicenda fin dall'inizio, i media stranieri la mettono ora sotto una lente d'ingrandimento per la prossimità con il vertice del G8, che richiamerà inevitabilmente l'attenzione del mondo sul paese ospitante, l'Italia, e sul suo leader, che ha la presidenza di turno del "club più esclusivo del mondo", come viene soprannominato il Gruppo delle democrazie più ricche della terra. E' il quotidiano Independent di Londra a fare un paragone tra Silvio Berlusconi e gli imperatori di Roma antica: "Allo stesso modo, confrontato da una serie di scandali interni che farebbero imbarazzare l'imperatore Tiberio, il primo ministro italiano sale sul palcoscenico mondiale", oggi annunciando il programma del G8, poi partendo per la Libia dove incontrerà Gheddafi, quindi la settimana prossima ospitando il presidente Obama e gli altri leader del G8 all'Aquila. "Voci in patria e all'estero si chiedono se i suoi problemi interni diminuiranno la sua capacità di affrontare importanti questioni globali", come l'immigrazione, il cambiamento climatico, la crisi iraniana, scrive Michael Daly da Milano, ricordando le indiscrezioni dei giorni scorsi secondo cui Berlusconi avrebbe detto al premier israeliano Netanyahu che Obama è "debole" sull'Iran, un commento che non è certo stato gradito a Washington, e altre recenti prese di posizioni del leader del Pdl che hanno suscitato irritazione tra i nostri alleati. Il Times di Londra riporta che il presidente del Consiglio potrebbe essere chiamato a deporre, come testimone, nell'indagine su Giampaolo Tarantini, l'uomo d'affari pugliese che portava modelle ed escort alle sue feste in Sardegna e a Roma, il quale è ora inquisito non solo per "incitamento alla prostituzione ma anche per traffico di cocaina. Il quotidiano londinese scrive che gli inquirenti pugliesi stanno esaminando dichiarazioni rese alla polizia di Olbia, in Sardegna, l'estate scorsa, da due donne che dissero di "essersi sentite male" dopo un party nella villa di Tarantini, che è vicina a quella di Berlusconi, apparentemente dopo avere preso della droga. E l'inchiesta, aggiunge il Times, si sta allargando al possibile reclutamento di "donne straniere", dopo che Barbara Montereale, una delle invitate a Villa Certosa, ha affermato di avere visto in un'occasione numerose "donne slave o dell'Est Europa che sembravano di casa" alla villa del premier. Convocare Berlusconi come testimone "è possibile ma è al momento solo un'ipotesi", dice Marco Dinapoli, uno dei magistrati che indagano, citato dal Times. Il giornale scrive che, secondo la polizia, Tarantini e Berlusconi si parlavano "circa 20 volte al giorno" l'estate scorsa prima e dopo le vacanze di Ferragosto. Sempre sul Times, che pubblica in un riquadro a parte la nuova versione delle "dieci domande" presentate al premier italiano da "Repubblica", ci sono indicazioni sul calo di popolarità di Berlusconi, il cui indice di gradimento secondo un sondaggio pubblicato lo scorso fine settimana sarebbe sceso "sotto il 50 per cento", con un calo particolarmente forte "tra donne, giovani e cattolici praticanti". Un altro giornale inglese, The Age, dedica a Berlusconi un lungo ritratto, chiedendosi che peso avranno le polemiche degli ultimi due mesi sul summit del G8 e più in generale se il premier riuscirà a conservare il potere. A Berlusconi dedica oggi una pagina anche l'americano Wall Street Journal, con un'inchiesta da Porto Rotondo su un altro filone dello scandalo, passato in questi giorni in secondo piano ma non tramontato: il rapporto tra Berlusconi e Noemi Letizia, e soprattutto le foto di Antonello Zappadu, il fotografo autore degli scatti delle feste a Villa Certosa, alcuni dei quali sono stati pubblicati dal quotidiano spagnolo El Pais. (29 giugno 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Il Times su Berlusconi "Da eroe a buffone" Inserito da: Admin - Luglio 02, 2009, 11:43:37 pm Analisi della parabola del premier: dalla grande popolarità della crisi del terremoto alle sempre più frequenti contestazioni
Il Times su Berlusconi "Da eroe a buffone" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - "Da eroe a buffone": così il Times di Londra riassume gli ultimi mesi per Silvio Berlusconi. Ovvero dal ruolo di salvatore nei giorni del terremoto in Abruzzo, quando il premier volava nei sondaggi, alle sempre più frequenti contestazioni, ai fischi, agli insulti come appunto "buffone", che accompagnano le sue apparizioni, come accaduto dopo la sciagura di Viareggio. Il premier, scrive il quotidiano londinese, sembra sorpreso ed incerto davanti al mutato atteggiamento dell'opinione pubblica nei suoi confronti: lui che è sempre stato "orgoglioso del suo rapporto con l'uomo della strada", all'improvviso si sente messo nel mirino. E reagisce, afferma il Times, dando prova di nervosismo e frustrazione, con le solite accuse a "comunisti e complottatori". Un secondo articolo, sul medesimo giornale, riferisce le rivelazioni di Domenico Cozzolino, il finto fidanzato di Noemi Letizia, che ha raccontato a un settimanale di come il suo presunto rapporto con la 18enne napoletana "è stato organizzato da qualcuno" nei giorni successivi alla festa di compleanno della ragazza a cui partecipò Berlusconi, e da cui è iniziato lo scandalo. Il Times ha chiesto a un portavoce di Palazzo Chigi se questo "qualcuno" sia il premier, ma ha ricevuto solo un "no comment". Il giornale nota che tutta la vicenda ha provocato la crescente ira del Vaticano e scrive che, dopo le critiche di giornali e cardinali cattolici, perfino il papa ha "apparentemente alluso al primo ministro" quando l'altro giorno ha sottolineato "l'importanza dell'etica e della morale in politica". Sempre sul Times, un terzo articolo affronta un tema lateralmente collegato al caso Berluscono: quello di giovani donne che si accompagnano per denaro a uomini anziani, ricchi e potenti. Alcune sono escrt, altre lo fanno senza arrivare necessariamnete al sesso, altre ancora fanno anche sesso ma invece di denaro ricevono regali, viaggi, favori. Il quotidiano ne fa parlare una, che cerca i suoi clienti su un sito chiamato Sugar Daddy", in italiuano diremmo "Paparino". (2 luglio 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "Tappa la bocca a chi critica" Inserito da: Admin - Luglio 03, 2009, 11:03:19 pm Il settimanale economico internazionale: "Tappa la bocca a chi critica"
Time: "La politica italiana sempre più reality show" e il Cavaliere ne è "il produttore" Economist: "Il vero scandalo? Berlusconi che nega la crisi" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Il padrone di casa del G8, il summit dei grandi della terra che si tiene la settimana prossima all'Aquila, ha "tanti luridi scandali" domestici: ma il più grosso dovrebbe essere il suo rifiuto di riconoscere i problemi economici dell'Italia. Così scrive l'Economist in un ampio servizio dedicato a Silvio Berlusconi nel numero oggi in edicola. Il settimanale concentra l'attenzione su un aspetto singolare del vertice: vedendo i danni causati dal terremoto all'Aquila, i leader del G8 potrebbero pensare che anche le loro economie sono state scosse fino alle fondamenta dalla recessione globale. Ma uno di essi non lo pensa: "Il primo ministro italiano insiste che la recessione, nel suo paese, non sarà severa né prolungata come altrove". L'Economist osserva che, a prima vista, ciò può apparire veritiero. Il sistema bancario italiano, avendo vissuto isolato e protetto dal resto del mondo, non ha sofferto i disastri di banche americane o britanniche. E un'economia fatta di tante piccole industrie non porta la crisi in prima pagina come fa, negli Usa, il collasso di un gigante quale la General Motors. Ma l'autorevole periodico (un milione e mezzo di copie di tiratura, vendute in tutto il mondo, la maggior parte fuori dal Regno Unito, il che gli dà il titolo di primo vero giornale globale) nota i fattori negativi della nostra economia: la dipendenza dalla esportazioni, l'enorme debito pubblico, la mancanza di riforme per liberalizzare il mondo del lavoro e riformare il sistema pensionistico. L'Economist elenca le previsioni allarmistiche sul futuro dell'Italia fatte negli ultimi tempi da organismi internazionali e dalla stessa Banca d'Italia, sottolineando che Berlusconi ha reagito a questi dati arrabbiandosi, affermando che bisogna "chiudere la bocca a chi parla di crisi", e suggerendo alle aziende di non fare pubblicità sui giornali che spargono pessimismo. Conclude il settimanale: "Avendo già incrinato la propria credibilità con la sua vita privata, rifiutando di mantenere l'impegno di spiegare in parlamento la sua relazione con un'aspirante modella 18enne, e ritorvandosi ora a dover rispondere a un mucchio di storie su call-girl intrattenute nella sua residenza di Roma, il premier non può permettere che le sue affermazioni sulla salute dell'economia siano contraddette da prove lampanti davanti agli occhi e alle orecchie degli elettori". Di Berlusconi si occupa anche l'americano Time. Ospitando il G8 all'Aquila, il premier italiano sperava di attirare attenzioni positive su di sé e sul suo paese, scrive il settimanale, ma invece "sono le storie sulle feste del premier che catturano l'immaginazione". Time ricostruisce i vari scandali da Noemi a Patrizia D'Addario, riferendo dell'inchiesta dei pm pugliesi e notando che Berlusconi liquida tutte le polemiche come "spazzatura" e pettegolezzi. "E' possibile, se le indagini sulla prostituzione porteranno a conclusioni imbarazzanti, che Berlusconi debba dimettersi, aprendo la strada a un governo a interim guidato da qualcuno come il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi o il ministro dell'Economia Giulio Tremonti", afferma Time. Ma aggiunge anche che è presto per dare Berlusconi per spacciato: la politica italiana sembra sempre di più un reality show, "e Berlusconi non soltanto è il campione in carica dei reality show, ne è anche il produttore esecutivo". (3 luglio 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "Al G8 un premier debole" Inserito da: Admin - Luglio 05, 2009, 12:49:17 am Il Times: "Gli altri leader ne approfitteranno per avere concessioni"
Ft e Guardian "violano" la zona rossa: "Ecco il campo da basket per Obama" Berlusconi e la first lady fantasma "Al G8 un premier debole" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - I leader del mondo cercheranno di sfruttare la "debolezza" politica in cui si trova Silvio Berlusconi a causa degli scandali attorno alla sua vita privata, per strapparegli concessioni durante il summit del G8 che si tiene la settimana prossima all'Aquila. E' questo il titolo che il Times di Londra dedica a un paginone di servizi sul vertice tra i capi di governo delle otto più ricche democrazie della terra. Il primo ministro britannico, Gordon Brown, potrà consolarsi "che il padrone di casa ha più problemi di lui", scrive il quotidiano londinese, in un articolo di indiscrezioni sulle aspettative per l'incontro in Abruzzo. Né Brown, né gli altri presidenti e premier nomineranno in pubblico "lo scandalo che circonda Berlusconi, la cui moglie ha chiesto il divorzio per i suoi rapporti con una serie di giovani donne", riporta Philip Webster, "ma i negoziatori sperano di capitalizzare sulle debolezze del premier italiano e vincere concessioni su punti chiave, tra cui gli aiuti per i paesi in via di sviluppo e il cambiamento climatico". Gli altri sette leader "non sono rimasti bene impressionati finora dalla presidenza italiana" del G8, sostiene il Times. Per esempio, gli aiuti ai paesi in via di sviluppo sono una priorità di questo come dei vertici passati, ma il comportamento dell'Italia al riguardo è stato "una totale vergogna", secondo uno degli sherpa che hanno preparato il summit. Il nostro paese aveva promesso di spendere lo 0,5 per cento del suo pil in aiuti entro il 2010, ma ha speso meno dello 0,1. Brown, insieme al presidente francese Sarkozy e al cancelliere tedesco Angela Merkel, afferma il quotidiano londinese, intende chiedere conto di ciò a Berlusconi, proponendo un meccanismo per "nominare e svergognare" i paesi che non mantengono le promesse. Ai margini del G8 circolano perfino proposte di minacciare l'Italia con la perdita del suo posto nel club più esclusivo del mondo, e di rimpiazzarla con la Spagna, il cui comportamento riguardo agli aiuti al Terzo Mondo sta migliorando. La convinzione generale dei leader stranieri, riassume il Times, è che Berlusconi sa di avere bisogno di fare qualche colpo ad effetto la settimana prossima, per dimostrare al proprio paese di essere uno statista di livello mondiale e far dimenticare i suoi guai domestici. "E' nei pasticci e se ne rende conto", dice un diplomatico al quotidiano di Londra. "Ci aspettiamo che tiri fuori qualcosa a sorpresa, ma fino ad ora è difficile immaginare cosa". Un secondo articolo del Times individua un ulteriore problema per Berlusconi nell'assenza di sua moglie, Veronica Lario, che secondo il protocollo avrebbe dovuto accompagnare le altre first lady a una serie di eventi, mentre i mariti discutevano al summit. In mancanza della moglie di Berlusconi, che ha chiesto il divorzio, sarà la moglie del presidente della Repubblica, Clio Napolitano, a intrattenere le altre signore, scrive il corrispondente da Roma Richard Owen. Ma gli scandali in cui è impelagato il premier italiano hanno causato "complicazioni" e "abbassato le aspettative" sul summit, secondo una fonte interpellata dal giornalista britannico. Il suo articolo ricorda che la petizione lanciata da alcune accademiche italiane per esortare le first lady a boicottare il vertice, in segno di protesta per il comportamento "offensivo" di Berlusconi verso le donne, ha raccolto 12 mila firme, tra cui quelle dell'astrofisica Margarita Hack e della scrittrice Dacia Maraini. Berlusconi, continua l'articolo, ha provato a trarsi d'impaccio annunciando piani "non ancora confermati" per un'udienza papale concessa in massa a tutte le first lady, ma per ora il Vaticano "ha confermato solo un'udienza per il presidente Obama e la sua famiglia". Un terzo articolo, sempre sul Times, raccoglie le proteste, la sfiducia e la rabbia dei residenti dell'Aquila, la città in cui si svolgerà il summit, che dicono di sentirsi dimenticati e traditi dal capo del governo italiano. "Se Berlusconi porterà i leader stranieri a visitare i senzacasa, farà meglio a evitare una donna di nome Gaetana", comincia l'articolo. "Abbiamo un primo ministro che vende fumo e sogni", dice all'inviato del Times la signora in questione, una dei 25 mila cittadini ancora nelle tendopoli (mentre altri 35 mila sono sparsi negli alberghi della costa Adriatica). La signora Gaetana crede alla promessa che le verrà data una casa in autunno? "No. Tutti i soldi sono stati spesi per il summit. A noi che cosa resterà?" Dichiara al Times il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente: "Ci sentiamo abbandonati da tutti. Dopo il G8, le luci dei riflettori non saranno più puntate su di noi e le cose diventeranno ancora peggio". Nota un'altra abitante della città, di nome Valentina: "Le nostre carte di credito e i nostri bancomat sono sotto le macerie. Non ci è permesso di andare a cercare di recuperarli. Lo stato ci aveva promesso 800 euro per tre mesi come risarcimento alle vittime del terremoto, ma io non ho visto un centesimo". E' invece contenta che il summit si faccia all'Aquila Graziella Tomei, che ha un albergo in città, ovviamente riempito dalle delegazioni del G8: spostare il vertice dalla Sardegna all'Abruzzo, dice, "è stato un colpo di genio". Sul vertice scrivono anche il Financial Times e il Guardian. I preparativi per il summit sono così "caotici", afferma il quotidiano finanziario, che un suo inviato, insieme a quello del Guardian, sono riusciti a entrare nella zona il cui accesso è consentito solo a polizia e lavoratori che mettono gli ultimi tocchi alle residenze degli illustri ospiti in arrivo all'Aquila, senza che nessuna delle guardie se ne accorgesse. I due giornalisti inglesi hanno potuto visitare indisturbati la caserma della Guardia di Finanza ("il corpo che indaga tra l'altro sulle frodi fiscali, un reato per cui Berlusconi è attualmente sotto processo, non per la prima volta", nota il Guardian) e solo dopo un bel po' un poliziotto armato fino ai denti li ha fermati, identificati e ha distrutto le foto digitali che essi avevano scattato. O almeno, il poliziotto credeva di averle distrutte tutte: il Guardian ne pubblica stamani una, in cui si vede il campetto da basket approntato appositamente per Barack Obama, com'è noto grande appassionato di questo sport. Come ha fatto il Guardian a pubblicarla? E' un segreto, scrive il suo inviato. "Ne recisa recedit", aggiunge, citando il motto scritto sulla caserma della Guardia di Finanza in cui si svolgerà il summit: non ci arrendiamo mai. E il giornalista spiega ironicamente: "Come diciamo noi del Guardian". Sul sito del Daily Telegraph, infine, c'è un articolo che elenca tutte le gaffe e le battute poco diplomatiche fatte da Berlusconi nei confronti degli ospiti che avrà con sé al summit: il premier italiano, nota il quotidiano britannico, "è riuscito a offendere personalmente i leader di ciascun paese del G8". Si va dall'aggettivo di "abbronzato" nei confronti di Obama, al commento apparentemente indirizzato a Sarkozy, "ti ho donato io la tua donna", ovvero l'italiana Carla Bruni. Chi sarà il prossimo suo bersaglio?, si chiede il Telegraph, osservando che gli italiani si augurano che il loro premier eviti nuove gaffe durante il vertice. (4 luglio 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. G8 "imbarazzante" per Berlusconi Inserito da: Admin - Luglio 05, 2009, 06:03:32 pm Il Sunday Times: varie testate europee stanno cercando di pubblicare le foto prima del vertice
Il Mail on Sunday osserva che sarà "una ex modella in topless" a scortare le mogli dei leader "E' caccia agli scatti di Zappadu" G8 "imbarazzante" per Berlusconi dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Ci sarà uno scoop a sorpresa alla vigilia o all'apertura del summit del G8? "Varie pubblicazioni europee stanno facendo offerte per le fotografie di Antonello Zappadu" dei party di Berlusconi con ragazze e ospiti a Villa Certosa, rivela il Sunday Times, citando una "fonte bene informata" secondo cui "l'obiettivo è pubblicarle subito prima che mercoledì prossimo cominci il summit per creare il massimo impatto". Le immagini potrebbero causare "ulteriore imbarazzo" al premier italiano, scrive il giornale, citando le polemiche suscitate dalla pubblicazione di un "bacio lesbico", parte del servizio intitolato "L'harem di Berlusconi" apparso sul settimanale Oggi nel 2007, e di quelle più recentamente pubblicate dal quotidiano spagnolo El Pais in cui si vedevano giovani donne in topless che facevano la doccia insieme all'allora primo ministro della Repubblica Ceca Mirek Topolanek, nudo, in apparente "stato di eccitazione", secondo quanto scritto nelle scorse settimane dal Guardian di Londra. L'articolo del Sunday Times afferma anche che Carla Bruni, la moglie italiana del presidente francese Sarkozy, potrebbe "snobbare Berlusconi": sia l'ex modella che la first lady americana Michelle Obama, osserva il giornale, resteranno la maggior parte del tempo a Roma e si sposteranno solo per visitare le zone del terremoto e fare brevi apparizioni a una cena di gala e a un concerto. Il servizio del Sunday Times è accompagnato da una vignetta in cui Berlusconi è ritratto completamente nudo, con il simbolo del G8 a coprirgli l'inguine, ritto in piedi sulla testa di donne nude: la didascalia dice "il summit di Berlusconi", e una specie di fumetto accanto al sorriso del premier afferma "la dignità dell'Italia deve essere mantenuta!". Sul programma delle first lady, reso diplomaticamente incerto dall'assenza di Veronica Lario, interviene anche il Mail on Sunday, titolando che sarà "un'ex modella in topless" a scortare le mogli dei leader del G8, ossia Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità: l'idea "farà sorridere solo il marito di Angela Merkel, unico uomo del gruppo", ironizza il quotidiano. L'Observer, in pratica l'edizione domenicale del Guardian, scrive che la scelta di ospitare il vertice all'Aquila si è già rivelata "un incubo logistico" e prevede che questo sarà "il summit del G8 più caotico" che ci sia mai stato. Le "prestazioni" del premier italiano, "sia sul palcoscenico della politica mondiale che nella vita privata", aggiunge il giornale, sono diventate "oggetto di derisione". In proposito, il Sunday Times nota che il premier ha deciso di non passare le vacanze di questa estate in Sardegna, giudicata troppo vulnerabile ai teleobiettivi dei paparazzi, ma di trascorrerle invece nella sua villa di Paraggi vicino a Portofino. Su un altro aspetto del summit interviene l'Independent, affermando che il mancato mantenimento degli impegni presi dall'Italia riguardo agli aiuti ai Paesi poveri "è immorale". (5 luglio 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Financial Times: "L'Italia ascolta i lavori a porte chiuse" Inserito da: Admin - Luglio 09, 2009, 10:27:36 pm Il quotidiano finanziario britannico rivela: apparecchiature non autorizzate per diffondere i lavori alla delegazione italiana.
Palazzo Chigi smentisce Financial Times: "L'Italia ascolta i lavori a porte chiuse" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Intercettazioni spia al G8? E' il Financial Times a ventilare l'ipotesi, riferendo l'indiscrezione di una "alta fonte" secondo cui la delegazione italiana è stata in grado di ascoltare quello che dicevano le altre attraverso un sistema di collegamenti audio, creato per trasmettere più velocemente le comunicazioni dello sherpa a Berlusconi e ai suoi collaboratori. La consuetudine del G8 è che nulla venga riportato all'esterno, tranne che per iscritto, con una "penna digitale", dallo sherpa, ossia dall'incarico di pianificazione il vertice per ciascun paese, insieme ai suoi stretti collaboratori. Ma il quotidiano finanziario britannico scrive che "funzionari italiani hanno ascoltato le discussioni di mercoledì da una stanza vicina attraverso apparecchiature di ascolto". Il giornale cita un documento, scritto in precedenza, in cui si afferma: "Fate attenzione che le altre delegazioni non sappiano della nostra stanza, altrimenti la vorranno anche loro e ciò non è possibile". I piani per installare il collegamento audio, scrive il FT, hanno "causato preoccupazione" tra alcuni funzionari italiani, che avrebbero detto che "equivale a spiare". Marco Ventura, un portavoce di Palazzo Chigi, interpellato dal Financial Times, ha negato che ci sia un collegamento audio o qualsiasi canale "segreto" di comunicazione tra l'interno della sala del G8 e l'esterno. "Ancora più strana", aggiunge il quotidiano della City, è la presenza nell'area di sicurezza in cui non sono ammessi i giornalisti "di Bruno Vespa, "un conduttore televisivo favorito da Berlusconi". Il medesimo portavoce ha negato che Vespa abbia potuto ascoltare le conversazioni private trai leader del vertice. Secondo il quotidiano francese Figaro, si tratta di un vertice simbolicamente forte per il suo contesto, ma con scarse decisioni concrete sui problemi in discussione. Sul settimanale francese Le Point, sei pagine sono dedicate allo "stravagante Silvio Berlusconi", nelle quali sono riassunte le vicende delle ultime settimane. Con questo commento: "Che sia un buffone si può discutere. Che sia dissoluto è cosa certa". Il New York Times, che aveva pesantemente criticato Berlusconi il giorno prima, stamani scrive che il vertice si è aperto "senza grandi problemi", ma ricorda che Bob Geldof ha ribattezzato Berlusconi "mister 3 per cento", la percentuale degli aiuti promessi ai paesi poveri che secondo il cantante è stata effettivamente mantenuta, e quindi il quotidiano newyorchese rimanda alla conclusione del summit per un bilancio finale. Parka della Belstaff firmati da Berlusconi in regalo ai leader del mondo, ma ora che la credibilità del leader italiano è in discesa libera, questo regalo non è di appeal ridotto? Se lo chiede il Daily Telegraph britannico. Michelle fa come i romani. Un pezzo ironico del Washington Post racconta che la first lady ha un ruolo ufficiale come "spouse". E quindi fa la turista a Roma. La rete televisiva americana CNN apre il sito con il pezzo dall'Aquila in cui si raccontano i primi risultati de vertice e si spiega che Berlusconi punta sull'appuntamento per cancellare i dubbi circa la sua abilità a guidare l'Italia. Non poteva andare peggio. Le proteste dei terremotati. Impegni insufficienti per l'Africa e per il clima. Un critico reportage della tv del Qatar Al Jazeera. Obama elogia Napolitano per risollevare l'immagine dell'Italia. La cronaca del Pais spagnolo. E la Bild parla di Berlusconi che ha abbracciato Obama ma teneva la mano in tasca, segno di maleducazione, nota il settimanale tedesco. (9 luglio 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. La stampa irlandese: "Estate calda per Berlusconi" Inserito da: Admin - Luglio 14, 2009, 07:50:14 pm Sull'Irish Times lungo reportage sul caso Lario, con nuove domande
"Cosa farà la Chiesa cattolica? E i leader del G8 sono al sicuro?" La stampa irlandese: "Estate calda per Berlusconi" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Sarà "una lunga estate calda e turbolenta", quella che aspetta Silvio Berlusconi, nonostante l'apparente ottimismo con cui il presidente del Consiglio affronta gli scandali della sua vita privata. La previsione è dell'Irish Times, il principale quotidiano irlandese, cioè della nazione più cattolica d'Europa. E le critiche rivolte da giornali ed esponenti della Chiesa cattolica al premier italiano sono tra le ragioni citate dal giornale di Dublino per sostenere che i guai per lui sono tutt'altro che finiti. La lunga inchiesta di Paddy Agnew, inviato del giornale della repubblica d'Irlanda, si apre con una serie di citazioni da interviste concesse da Patrizia D'Addario, la escort che ha trascorso una notte con Berlusconi, e con Barbara Montereale, la giovane donna che era con lei a Palazzo Grazioli per parte della serata: l'Irish Times si sofferma sui particolari del "grande letto" su cui il premier invita la D'Addario ad attenderlo e sul commento fatto da Berlusconi al telefono con lei, il mattino seguente, quando sente che Patrizia ha la voce roca, "strano, non ho sentito urla ieri notte". Conversazioni piccanti che l'opinione pubblica irlandese solitamente non legge sulle prime pagine dei quotidiani d'informazione, specie se messe in bocca al primo ministro di un grande paese cattolico europeo. Quindi l'articolo cita un modo di dire irlandese che si può tradurre più o meno così: niente scatena l'inferno come una donna arrabbiata. "E di donne arrabbiate, in questa storia, ce ne sono ben due", scrive Agnew. La prima è Veronica Lario, la moglie di Berlusconi, che ha chiesto il divorzio perché umiliata dal comportamento del marito, dopo la partecipazione di lui alla festa per il 18esimo compleanno di Noemi Letizia, affermando che il premier va "con minori", che ha "problemi" e che ha bisogno di "aiuto". La seconda donna arrabbiata è Patrizia D'Addario, che dopo avere ricevuto 1000 euro per una serata a Palazzo Grazioli in cui non si era fermata a dormire (metà dei 2 mila pattuiti con Gianpaolo Tarantini, colui che l'accompagnava, nel caso si fosse invece fermata fino al mattino), non ha voluto niente in occasione della seconda volta che è andata a far visita a Berlusconi, quando secondo il suo resoconto ha avuto rapporti sessuali con il leader del Pdl. In cambio, com'è noto, voleva un aiuto a superare problemi burocratici per la costruzione di un residence su un terrenno di sua proprietà in Puglia: aiuto che non è arrivato. E questo l'ha deciso a raccontare tutto. Commenta l'Irish Times: qualcuno, all'estero, potrebbe pensare che tutto ciò fa solamente parte della "opera buffa" che il premier italiano mette in scena da anni. Ma in Italia restano delle "importanti domande a cui bisogna dare una risposta". Prima questione: la Chiesa cattolica, dopo 15 anni in cui si è apparentemente rassegnata a dire ai suoi fedeli, "turatevi il naso e votate Berlusconi", sta forse per cambiare idea e suggerire che è meglio votare per altri leader e partiti? Seconda questione: a una settimana dal summit del G8 all'Aquila, la presenza di prostitute e personaggi attualmente sotto inchiesta della magistratura (come Tarantini) in compagnia del premier, che cosa ci dice sulla sicurezza attorno alle più alte cariche dello stato? Terza domanda: come dice Antonio Di Pietro, con le amicizie che frequenta, è possibile che Berlusconi sia "ricattabile" e in tal caso come può continuare a governare? Quarta: come può premere per il passaggio di una legge che limita le registrazioni telefoniche come strumento di inchiesta giudiziaria, quando proprio su queste si basa il "Barigate"? Quinta: fino a che punto i giornalisti della Rai potranno accettare una sostanziale censura delle notizie sullo scandalo, imposta da vertici legati a Berlusconi? Ecco perché il quotidiano irlandese prevede "una lunga estate calda e turbolenta" per il premier. La stampa britannica non si occupa stamani dello scandalo nello specifico, dedicando l'attenzione alla sciagura ferroviaria di Viareggio, nel cui ambito tuttavia il Times nota che Berlusconi è stato accolto in città da "fischi" e grida di "buffone". Al caso Berlusconi dedica un approfondimento un columnist del Financial Timers, Luke Johnson, che è il presidente della rete televisiva privata Channel Four, il quale parte dalle dichiarazioni fatte da un ex viceministro del centro destra secondo cui un leader politico ha bisogno di "molto sesso", per cui "se Berlusconi non viene soddisfatto sessualmente, governa male", per ragionare sul più ampio tema del perché uomini potenti vogliono circondarsi di donne giovani, carine e possibilmente nubili o comunque disponibili. La sua tesi: sono uomini che hanno fatto poco sesso e avuto poco successo con le donne da giovani, quando non erano così ricchi e importanti, e quando dovevano pensare solo alla carriera, perciò adesso, che sono anziani, ricchi e potenti, cercando freneticamente di rifarsi del tempo perduto. (1 luglio 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Le Monde: "Agonia di una democrazia" Inserito da: Admin - Settembre 14, 2009, 12:00:53 pm Duro commento del quotidiano francese, intitolato "Basta"
Stampa inglese: "Il ferreo controllo di Berlusconi sul potere si sta indebolendo" Le Monde: "Agonia di una democrazia" Telegraph: "E' scontro con Fini" Il magazine del "Sunday Times" parla di "piccoli Hitler" a proposito delle ronde: "Gruppi di vigilantes di estrema destra pattugliano le strade italiane" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - "Sesso, scandali e divisioni nel partito". Il Sunday Telegraph di oggi titola così un servizio di una pagina sul caso Berlusconi, a cui la stampa britannica continua a dare grande rilievo. Dopo essersi scontrato con la Chiesa cattolica, la stampa internazionale e l'Unione Europea, afferma l'articolo, "Silvio Berlusconi ora rischia di farsi un nemico ancora più temibile, il suo più stretto alleato politico", ovvero Gianfranco Fini, numero due del Pdl e presidente della Camera. La frattura con Fini "ha aumentato la sensazione di crisi attorno al governo di centro-destra e intensificato le supposizioni secondo cui, dopo 15 anni in prima linea nella politica italiana, il ferreo controllo di Berlusconi sul potere si stia indebolendo", scrive il Telegraph. Un'estate di "scandali di sesso" sembra lasciare il passo a "un autunno di antagonismo sia con gli avversari che con i propri amici". Il giornale elenca i segnali a partire dal fatto che il premier sta esagerando, lasciandosi andare a un tono "troppo pomposo perfino per uno come lui". Soltanto nell'ultima settimana si è paragonato a Superman, si è descritto come un torero che respinge gli attacchi dei tori infuriati della stampa italiana, ha detto che tutti gli italiani vogliono essere come lui e che lui è il migliore premier d'Italia in 150 anni. A proposito dei party con le giovani donne portate a casa del premier dall'uomo d'affari Giampolo Tarantini, il Telegraph nota che alcune erano "est europee o del Sud America", sollevando "imbarazzanti domande per Berlusconi sulla possibilità che i suoi appuntamenti amorosi possano esporlo a ricatti da potenze straniere". L'articolo si conclude ricordando che in ottobre la Corte Costituzionale potrebbe abolire la legge che ha dato a Berlusconi l'immunità da azioni giudiziarie e cita in proposito il parere del politologo Marc Lazar: "E' la sua paura ossessiva". Ma la stampa internazionale sembra avere deciso di occuparsi di Berlusconi non solo dal punto di vista degli scandali a sfondo sessuale e dei problemi giudiziari, bensì anche e soprattutto sul piano dei suoi errori politici. Il magazine del Sunday Times dedica un'ampia inchiesta alla discussa questione dei vigilantes. Con questo titolo: "Piccoli Hitler. Incoraggianti da Silvio Berlusconi, gruppi di vigilantes di estrema destra stanno pattugliando le strade dell'Italia, risvegliando paure di un ritorno al fascismo". Con tanta attenzione concentrata sulle avventure sessuali del premier, afferma l'articolo, "questo brutto rigurgito di razzismo si è potuto diffondere quietamente e insidiosamente. E' una decisione che suscita allarme". Una strada simile viene percorsa da El Pais, il quotidiano spagnolo oggetto di pesanti critiche da parte di Berlusconi. Da un lato, il Pais ritorna sulla affermazione del premier sul fatto che non avrebbe mai pagato una donna per non perdere il piacere della conquista, e si chiede in un ironico editoriale: "Davvero crede di poter conquistare tutte col suo tupè artificiale e la sua dentatura posticcia?" Ma poi, in un lungo articolo di inchiesta intitolato "L'Italia attraversa il deserto", El Pais analizza la gravità della crisi economica italiana e le promesse mancate di Berlusconi per riformare il sistema e risolvere i problemi. Lo stesso discorso si applica, in Francia, a un'inchiesta del Figaro, che parla di un nuovo fronte giudiziario apertosi per il premier italiano, questa volta non per questioni di tasse e bustarelle ma per un'accusa molto più grave, quella di "presunte connivenze con la mafia", e a tale titolo il quotidiano parigino ricorda le "oggettive collusioni" sottolineate dalla condanna in primo grado a nove anni di reclusione per Marcello Dell'Utri, "stretto collaboratore" di Berlusconi, appunto per "connivenze mafiose". Sempre in Francia, Le Monde pubblica un articolo sulla libertà di stampa nel nostro paese, intitolato "Berlusconi e i media, agonia di una democrazia", accompagnato da un editoriale sul Cavaliere intitolato semplicemente "basta!" E in America, il Chicago Tribune intervista il politologo Giovanni Sartori, che definisce ancora una volta Berlusconi "non un dittatore, ma un sultano", lo stesso titolo del suo ultimo libro dedicato allo strapotere del premier. A Londra, anche l'Observer parla di Berlusconi, affermando che la decisione di dare a Mike Bongiorno dei funerali di stato poteva avvenire solo nell'Italia odierna: "Forse soltanto nella videocrazia di Berlusconi poteva accadere che un presentatore televisivo ricevesse esequie di stato", scrive il giornale. Il Sunday Times dedica una pagina pure all'intervento di Marina Berlusconi, figlia di prima nozze del premier e presidente della Fininvest, che ha dichiarato che gli attacchi a suo padre sono come "coltellate alla schiena": ma il più diffuso domenicale britannico ricorda che, "dopo un'estate in cui la Chiesa cattolica ha pesantemente criticato il primo ministro, ora egli potrebbe fare ulteriori passi falsi per le critiche rivoltegli dal suo principale alleato di partito, Gianfranco Fini". Il giornale nota anche che il primo ministro spagnolo Zapatero ha "nascosto a malapena il suo imbarazzo" nell'apparire insieme a Berlusconi a una conferenza stampa nei giorni scorsi. Sulla vicenda scrive anche l'Evening Standard, pubblicando un estratto di "Tendenza Veronica", il libro di Maria Latella su Veronica Lario, intitolando l'articolo "la signora Berlusconi va al contrattacco". (13 settembre 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "Il sabato nero di Berlusconi" Inserito da: Admin - Ottobre 05, 2009, 06:28:07 pm Wall Street Journal: sentenza Mondadori "duro colpo alla Fininvest"
Irish Times: l'editoriale di Minzolini sul Tg1 perfetto esempio di libertà di stampa limitata Stampa estera: giustizia e informazione "Il sabato nero di Berlusconi" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - "Il sabato nero di Silvio Berlusconi": così la stampa internazionale di oggi descrive gli ultimi sviluppi dello scandalo cresciuto attorno al presidente del Consiglio. La "più grande manifestazione mai tenutasi in Italia per la libertà di stampa" e la sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato la Fininvest di Berlusconi a pagare750 milioni di danni alla Cir di Carlo De Benedetti, riconoscendo che la società del premier italiano ha corrotto dei giudici per ottenere il possesso della Mondadori negli anni '90, sono i due elementi di una giornata, il 3 ottobre 2009, che secondo i giornali stranieri "non verrà dimenticata tanto presto" dal leader del centro-destra. Dal Wall Street Journal al Financial Times, dal Guardian al Telegraph, dalla stampa francese a quella spagnola, tutti i maggiori organi di informazione danno ampio risalto alla sentenza dei giudici milanesi contro Berlusconi. "La decisione impartisce un duro colpo alla Fininvest" dal punto di vista finanziario, scrive il Wall Street Journal. Il quotidiano britannico Telegraph osserva che il verdetto conferma che il capo del governo "ha corrotto un giudice", notando che Berlusconi non è stato processato in sede penale, ma soltanto in un tribunale civile, solo grazie al fatto che sono scaduti i termini per portarlo in tribunale. Il Guardian ricorda che la sentenza giunge pochi giorni prima di un'altra molto attesa decisione giudiziaria, quella della Corte Costituzionale, che sarà chiamata a esaminare la legalità del Lodo Alfano, ossia della legge, fatta approvare dal governo Berlusconi, che concede al premier l'immunità da cause giudiziarie. Lo svizzero 24 Heures nota che, oltre a riportare in prima pagina il fatto che Berlusconi ha corrotto un giudice, la sentenza di Milano lo condanna a pagare una cifra enorme per danni all'editore del giornale che "da sei mesi denuncia i suoi scandali privati". L'altro tema del giorno per i media esteri è la manifestazione di sabato a Roma e in altre città in difesa della libertà di stampa. Il raduno "ha sorpreso per la sua ampiezza", scrive il francese Les Temps. Una manifestazione "monstre", la più grande mai organizzata in difesa della libertà di stampa in Italia, scrive l'Humanité. L'Irish Times afferma che l'editoriale critico nei confronti della manifestazione da parte del direttore del Tg1, Augusto Minzolini, è "un perfetto esempio di come la libertà di stampa viene limitata in Italia"; e nota la severa condanna del premier espressa alla manifestazione dal giornalisti del settimanale cattolico Famiglia Cristiana: "E' diabolico cercare di far credere alla gente che questa manifestazione sia una farsa", è il commento di Famiglia Cristiana riportato dal maggior quotidiano di un paese profondamente cattolico come l'Irlanda, alludendo alle parole usate da Berlusconi per minimizzare il significato dell'evento, "chiunque dice una cosa del genere, è in malafede e sa di esserlo". Libération a Parigi e il quotidiano The Australian a Sydney sono tra gli altri organi di stampa che scrivono sulla manifestazione di Roma. Lo spagnolo El Mundo dedica inoltre un articolo al ritorno sulle scene del premio Nobel per la letteratura Dario Fo, con un lavoro "irriverente" che ha per bersaglio Silvio Berlusconi, "L'anomalo bicefalo". E il Wall Street Journal pubblica un'inchiesta sulle difficoltà delle reti Mediaset, in concorrenza con quelle di Sky (quest'ultima, come il Journal, è di proprietà di Rupert Murdoch, editore rivale di Berlusconi), osservando che le televisioni del Cavaliere stanno cercando di rispondere al calo di pubblicità scegliendo come target "le famiglie a basso reddito", ovvero quelle che non possono permettersi di pagare un pacchetto di abbonamento per una programmazione più varia e ricca. © Riproduzione riservata (5 ottobre 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "L'Italia a rischio violenza politica" ... Inserito da: Admin - Dicembre 15, 2009, 04:10:00 pm Molti quotidiani britannici evidenziano come Berlusconi esca rafforzato dall'attacco di Milano e ipotizzano che possa "usare il Parlamento per introdurre leggi" a suo favore
"L'Italia a rischio violenza politica" i timori della stampa straniera Diversi giornali ipotizzano il ritorno a una situazione come quella degli anni di piombo dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - L'attacco a Silvio Berlusconi "divide l'Italia" e resuscita lo spettro di una nuova stagione di violenza politica. E' questo il giudizio della stampa internazionale, che anche stamane dedica grande rilievo all'aggressione al primo ministro italiano e alle conseguenze del folle gesto dell'assalitore. L'opinione dominante dei media stranieri è che l'episodio potrebbe finire per rafforzare Berlusconi facendolo risalire nei sondaggi e spingendolo a fare approvare nuove leggi per consolidare il suo potere o addirittura a convocare elezioni anticipate. Ma c'è anche il rischio, osservano vari quotidiani esteri, che l'aggressione inneschi un ritorno alla violenza diffusa e al terrorismo degli anni di piombo. "L'assalto a Berlusconi accende le tensioni politiche in un'Italia sempre più convulsa e divisa nell'assegnare la responsabilità dell'odierno clima di odio", scrive il Financial Times. Le recriminazioni tra le due parti illustrano "la natura polarizzante" del terzo mandato del premier - continua il quotidiano finanziario - prevedendo che l'aggressione rafforzerà la determinazione del leader del centro destra a "usare il Parlamento per introdurre nuove leggi che lo proteggano dai processi dopo che la Corte Costituzionale gli ha tolto l'immunità". Data la capacità di Berlusconi di fare mosse inattese, conclude l'articolo, non ci sarebbe da sorprendersi se il premier, uscito d'ospedale, "perdonasse il suo assalitore". Commento analogo sull'Herald Tribune, edizione internazionale del New York Times. "L'attacco potrebbe segnalare l'inizio di un nuovo ciclo di violenza politica marcato da azioni terroristiche come quelle che sconvolsero l'Italia negli anni '70 e nei primi anni '80", afferma il quotidiano americano, che cita in proposito le parole del presidente Napolitano sulla "pericolosa esasperazione del clima politico", che va fermata per "impedire lo sviluppo di forme di violenza che gli italiani hanno conosciuto in passato". Anche l'Herald Tribune registra una seconda possibilità: quella che comunque l'attacco aumenti la popolarità di Berlusconi e della sua coalizione. Il Times di Londra, in un breve editoriale del corrispondente da Roma Richard Owen, traccia in proposito un parallelo storico: "Può essere che Berlusconi traduca l'episodio a suo vantaggio, un po' come fece Benito Mussolini quando una donna irlandese di nome Violet Gibson gli sparò nel 1926, ferendolo al naso. Lei fu dichiarata pazza e Mussolini conquistò poteri autoritari". L'articolo osserva che i sostenitori di Berlusconi potrebbero essere tentati di sfruttare la solidarietà generata dall'attacco per far passare una nuova legge che dia al premier immunità dai procedimenti giudiziari, "e potrebbe quindi indire elezioni anticipate per consolidare il suo controllo sul potere". Anche un altro quotidiano inglese, il Daily Telegraph, scrive che "le immagini del premier con il viso insaguinato potrebbero essergli di aiuto nel momento in cui si difenderà dalle accuse rivoltegli dai suoi detrattori". E il Guardian di Londra si domanda se il presidente del Consiglio, "che ha una cura leggendaria della propria immagine, cercherà di mascherare i danni delle ferite al volto o ostenterà le sue cicatrici come esempio della presunta ferocia dei suoi oppositori". Il quotidiano laburista interpella il professor James Watson, docente di scienze politiche all'American University di Roma, che commenta: "Ora la difficoltà per l'opposizione sarà separare la simpatia personale per un leader a cui è stata spaccata la faccia dall'antipatia istituzionale verso ciò che Berlusconi rappresenta". Quanto al pericolo che l'Italia diventi preda di una nuova spirale di violenza, il professor Watson dice al Guardian: "Non penso che ci siamo vicini, a meno di un peggioramento della situazione sociale e in particolare di quella lavorativa, ma siamo più vicini (alla violenza) di quanto lo fossimo prima". Il quotidiano Independent, in un editoriale, osserva invece che "in un paese normale, l'attenzione si sarebbe focalizzata sul fatto che decine di guardie del corpo non sono state capaci di proteggere" il primo ministro", mentre in Italia la questione non ha per il momento suscitato un intenso dibattito, sopravanzata dalle schermaglie politiche su resposanbilità e conseguenze dell'attacco. Ampi servizi anche sui giornali degli altri Paesi. In Spagna, El Pais titola: "L'Italia teme di tornare alla violenza politica", evidenziando come le immagini del premier dopo l'aggressione "riflettano le tensioni e le divisioni vissute da tutto il paese". In un editoriale intitolato "Un'aggressione inaccettabile", il quotidiano spagnolo condanna "energicamente e senza riserve" l'attacco e osserva: "E' tanto miserabile e politicamente destabilizzante che l'opposizione abbia mostrato una qualche accondiscendenza per questo gesto, quanto il fatto che alcuni alleati del premier stanno utilizzando l'aggressione per mettere nell'angolo e zittire l'opposizione". L'articolo si conclude così: "Il degrado della politica italiana si sta traducendo in una grave delegittimazione delle istituzione e corre il rischio di provocare un profondo deterioramento del sistema democratico". Oltre Atlantico, il New York Times scrive che l'attacco a Berlusconi "suggerisce un esame di coscienza" e il Wall Street Journal afferma che molti italiani imputano l'aggressione "al clima al vetriolo del mondo politico". © Riproduzione riservata (15 dicembre 2009) da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Il Guardian: politica alla puttanesca ... Inserito da: Admin - Dicembre 16, 2009, 10:25:42 pm Il quotidiano britannico critica gli attacchi alla stampa e alla magistratura
"Vecchia tecnica sperimentata nel periodo più buio della storia europea" Il Guardian: politica alla puttanesca "Dal Pdl intimidazioni inaccettabili" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Un editoriale del Guardian, il più importante quotidiano filolaburista britannico, interviene sulle polemiche che divampano in Italia sull'attacco a Silvio Berlusconi. Con un titolo mezzo in inglese, mezzo in italiano, "Politics alla puttanesca" (Politica alla puttanesca), il commento nella pagina degli editoriali e senza firma, dunque espressione della direzione del giornale come è tradizione della stampa anglosassone, comincia osservando che da due giorni il nostro Paese è in preda a un dibattito per stabilire se l'aggressione al premier è il prodotto di quello che egli ha definito il "clima di odio" contro di lui. L'articolo parla quindi del discorso tenuto da Fabrizio Cicchitto, leader del Pdl alla Camera dei deputati, che ha elencato i "presunti responsabili della suddetta campagna di odio" contro il primo ministro: la Repubblica, L'espresso, Marco Travaglio, i partiti di opposizione, certi giudici. "Indicare un giornalista come qualcuno che ha a che fare, direttamente o indirettamente, con l'attacco di un folle, è una vecchia tecnica sperimentata nel periodo più buio della storia europea", afferma l'editoriale. "Non contento di dichiarazioni offensive, Berlusconi intende legiferare. Il suo ministro degli Interni ha annunciato che domani il governo valuterà due nuove leggi che limitano le dimostrazioni di protesta e i 'siti dell'odio' su internet. Ma invece di cercare un capro espiatorio politico, il 73enne tycoon dei media dovrebbe chiedersi perché 250 mila italiani sono scesi in piazza per il No Berlusconi Day". Nel resto d'Europa, continua il Guardian, "ci sono dimostrazioni contro una politica o un governo. In Italia la gente protesta contro il primo ministro non per ciò che rappresenta, ma per quello che è. Ed è una protesta con buone ragioni. E' un uomo coinvolto in scandali di sesso che rivelano il suo uso di prostitute. Persa l'immunità giudiziaria, egli è ora sotto processo per frode, corruzione ed evasione fiscale. E per tutto questo, cerca di dare la colpa a giornalisti, giornali, magistrati che insistono a fare il proprio mestiere e rifiutano di farsi intimidire da lui". L'attacco fisico che Berlusconi ha subito è stato "perfido ed esecrabile". Ma "non ci sono prove che sia stato organizzato da altri". I gruppi spuntati su Facebook che inneggiano all'aggressione sono "di cattivo gusto", ma non richiedono una campagna per chiudere siti internet giudicati "incitatori della violenza". In conclusione, scrive il Guardian, la risposta di Berlusconi e del suo partito "ricorda una repubblica dell'Asia centrale". E a questo punto "i leader mondiali dovrebbero cominciare a prendere le distanze da un uomo simile". Giornali e telegiornali di tutto il mondo continuano a seguire gli sviluppi del caso, riportando bollettini sullo stato di salute di Berlusconi e le conseguenze politiche dell'attacco. L'Independent nota che l'aggressore rischia una pena di cinque anni di carcere per il suo gesto e scrive che le statuine del Duomo di Milano, del tipo usato da Massimo Tartaglia per colpire Berlusconi, "si vendono più in fretta del panettone e sono addirittura esaurite in certe bancarelle del centro" nel capoluogo lombardo. Il Times pubblica invece una riproduzione di una statuina di Berlusconi sanguinante col volto tumefatto, rimarcando che va a ruba a Napoli e in altre città, dove alcuni la mettono fra le statuine del presepe. Il francese Le Monde parla di "isteria" del dibattito politico italiano e scrive che "la statuetta lanciata al volto del Cavaliere a Milano somiglia molto al temuto epilogo di una lunga stagione di odio". Dopo aver analizzato la situazione sul versante dell'opposizione e dei media, il quotidiano definisce quello italiano "un clima da fine regno". E conclude che "Berlusconi ha poche possibilità di ottenere un quarto mandato nel 2013, al termine di quello in corso". Questo perché "debolezza politica, conflitto di interessi, fibrillazioni della maggioranza, esasperazione dell'opposizione, semplificazione del dibattito e saturazione dello spazio mediatico" constituiscono "un cocktail che forse è esploso il 13 dicembre (il giorno dell'aggressione, ndr) portanto a una prima risposta alla domanda che pone Berlusconi: "Perché tanto odio?"". © Riproduzione riservata (16 dicembre 2009) da corriere.it Titolo: Un ricordo di Beniamino Placido. Inserito da: Admin - Gennaio 06, 2010, 04:19:47 pm Un ricordo di Beniamino Placido.
Colleghi ben più autorevoli ricorderanno la scomparsa di Beniamino Placido, a lungo una colonna di questo giornale, direi uno degli artefici della sua affermazione come grande quotidiano nazionale, bandiera e simbolo di quello strano miscuglio che costituisce l’identità di “Repubblica”. Ma sono tra quelli che hanno avuto l’opportunità e la fortuna di conoscerlo al di fuori della redazione, di diventare un po’ amico suo e della sua non meno formidabile famiglia o tribù, e vorrei ricordare qui uno dei tanti aspetti della eclettica, straordinaria personalità di Beniamino. Quando ero corrispondente di “Repubblica” da Mosca, ci sentivamo spesso e qualche volte ci incontravamo: per la Russia, per la sua storia, politica e letteratura, Beniamino aveva una grande passione, e aveva molto da insegnare a uno come me, che ci ero appena arrivato. Conosceva, ebbene sì, anche il russo, era in grado di parlarlo un poco e di leggerlo, era affascinato dall’etimologia e dalla pronuncia, a volta così dolce, delle sue parole. E, così come per ogni altro argomento dello scibile da lui trattato, Beniamino era in grado di prendere la più complicata espressione russa o il libro o l’autore russo più difficile, aprirlo come una mela, renderlo semplice, comprensibile e arricchire il suo interlocutore con nuovi significati. Ricordo un week-end in cui venne a trovarmi insieme alla adorata figlia Barbara, durante una mia vacanza in Italia, a Cesenatico, le passeggiate lungo il porto canale, le chiacchierate sulla Russia e un dono che conservo caro: una vecchia edizione del romanzo “Resurrezione” di Lev Tolstoj, di quelle con le pagine da tagliare col coltello, come si usava un tempo. Barbara lo aveva convinto qualche mese fa a trasferirsi qui in Inghilterra, a Cambridge, per essere vicino a lei e ai nipotini; e vorrei salutarlo proprio con parole di Tolstoj, tra le ultime scritte dal grande scrittore russo che lui tanto amava: “E’ irragionevole misurare la vita secondo la durata del tempo. Forse i mesi che ci rimangono da vivere sono più importanti di tutti gli anni vissuti. Bisogna viverli bene”. da repubblica.it Titolo: ENRICO FRANCESCHINI - Inserito da: Admin - Gennaio 17, 2011, 11:36:19 am STAMPA ESTERA
Berlusconi e la "prostituta minorenne" sui giornali di tutto il mondo I giornali inlgesi dedicano ampio spazio all'ultima vicenda giudiziaria del Cavaliere mettendo in evidenza come l'accusa "potrebbe essere un duro colpo per li leader italiano". Anche i quotidiani russi per la prima volta parlano dell'affaire dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Silvio Berlusconi torna al centro dell'attenzione dei media internazionali, con giornali, siti internet e telegiornali di mezzo mondo che dedicano ampio spazio alla nuova inchiesta giudiziaria sul primo ministro italiano. I titoli si assomigliano, da "Berlusconi sotto indagine per la prostituzione" sul Financial Times a "Silvio e la prostituta di 17 anni" sul Sun fino a "Ruby Rubacuori e le accuse di sesso che potrebbe far cadere Silvio" sul Daily Mail. E perfino la stampa russa, per la maggior parte strettamente controllata dal Cremlino, parla oggi per la prima volta della vicenda, nonostante i noti legami di amicizia fra Berlusconi e il primo ministro Putin, che secondo le indiscrezioni circolate fino ad ora sarebbe stato ospite del leader del Pdl proprio in occasione di una delle serate in cui anche la minorenne marocchina si trovava nella sua villa. "Ilda la Rossa segnala grossi guai per Berlusconi" è il titolo dell'Observer, edizione domenicale del Guardian di Londra. "Per un uomo che dice di amare le donne, Ilda Boccassini può essere un'eccezione", scrive il corrispondente Tom Kingstone da Roma, ricordando che il procuratore milanese, "soprannominata la Rossa per il colore dei capelli e le sue simpatie progressiste", veniva descritta come "una tigre che non si ferma davanti a niente" dai mafiosi su cui ha condotto numerose inchieste. Le accuse ora rivolte a Berlusconi, con la richiesta di un processo rapido, saltando la fase preliminare, reso possibile dalla decisione della Corte Costituzionale di eliminare l'immunità giudiziaria di cui godeva il primo ministro, nota l'Observer, può risultare in "un duro colpo" per il leader italiano: "Abbandonato dalla moglie a causa di precedenti scandali sessuali con giovani donne, il premier è sopravissuto a un voto di fiducia in parlamento alla fine dello scorso anno, ma il suo governo sta in piedi per un pelo e difficilmente può permettersi un nuovo dramma a base di sesso". "La polizia perquisisce le case delle show-girls ospitate da Berlusconi" a Milano 2, è il titolo del Sunday Times, secondo cui è verosimile che il caso "complicherà il tentativo di Berlusconi di costruire una forte maggioranza parlamentare dopo avere vinto di un soffio il voto di fiducia del mese scorso". Un altro quotidiano inglese, l'Independent, titola sulla "scoperta di un harem di 14 donne tenuto da Berlusconi" nel complesso di appartamenti di Milano 2 che fu la sua prima iniziativa immobiliare. "Le donne vivevano in quegli appartamenti senza pagare l'affitto e ricevevano grosse somme di denaro in contanti dall'uomo politico miliardario in cambio di sesso", scrive il giornale londinese, sottolineando che anche fra gli alleati di Berlusconi cresce la convinzione che, se le accuse rivolte al premier dai magistrati milanesi si riveleranno vere e se essi hanno effettivamente in mano una "pistola fumante", ossia una prova schiacciante, come la loro determinazione lascia credere, allora "Berlusconi sarebbe nei guai come non gli è mai capitato prima". Il Guardian parla della "devastante possibilità per Silvio Berlusconi di essere messo sotto processo per un reato sessuale". E il Times, titolando a tutta pagina sul fatto che "i magistrati investigano Berlusconi per sesso con una prostituta minorenne", un reato - nota il quotidiano - che comporta una pena carceraria di 3 anni, afferma in un editoriale a parte che le nuove accuse "possono rivelarsi problematiche anche per un politico dalla incredibile capacità di resistere come Berlusconi". Il giornale di proprietà di Rupert Murdoch elogia nell'editoriale Ilda Boccassini, definendola come un magistrato "molto ammirato per il suo coraggio, la sua professionalità e la sua indipendenza", che è stata amica personale di Giovanni Falcone, "il giudice assassinato dalla mafia" e ha affrontato sia Cosa Nostra che la Ndrangheta calabrese nella sua lunga carriera. (16 gennaio 2011) © Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/politica/2011/01/16/news/stampa_estera_premier-11291938/?ref=HREA-1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI Berlusconi come Caligola svergogna se stesso e il suo Paese Inserito da: Admin - Gennaio 23, 2011, 11:00:10 am STAMPA ESTERA
Berlusconi "come Caligola svergogna se stesso e il suo Paese" Severi commenti e reportage sui quotidiani britannici a proposito degli scandali sessuali del premier. Times: "Italiani troppo a lungo indulgenti, ora deve andarsene". Il Guardian nota: "Il Papa fa sentire il suo peso" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Lo scandalo "si aggrava". Il pontefice "attacca Berlusconi". Il primo ministro "deve dimettersi". Sono alcuni dei commenti della stampa internazionale agli ultimi sviluppi di una vicenda seguita con crescente interesse da giornali, siti e televisioni di tutto il mondo. Un interrogativo accomuna la maggior parte degli articoli e dei servizi dall'estero su quanto sta accadendo in Italia: come è possibile che Berlusconi sia ancora al suo posto, come mai la Chiesa, l'opposizione, l'opinione pubblica ma anche i suoi stessi alleati non lo hanno ancora costretto ad andarsene. Ma la sensazione degli osservatori stranieri è che la situazione potrebbe presto giungere all'esito più giusto. "La rete comincia a chiudersi" attorno al premier, affermano. Il giudizio più severo di oggi è un editoriale non firmato, dunque espressione dell'opinione della direzione del giornale, come usa nei paesi anglosassoni, sul Times di Londra. Intitolato "Opera buffa", l'articolo ha un sottotitolo che ne riassume concisamente il senso: "Berlusconi ha coperto di ridicolo se stesso e il suo Paese. Deve andarsene". L'articolo sostiene che "non sono soltanto i dettagli umilianti ad avere scioccato gli italiani, le feste in topless, le prostitute minorenni, le donne costrette a vestirsi da infermiere per gratificare la lussuria di un anziano seduttore". A scioccare è anche "lo spettacolo di un primo ministro che svergogna se stesso e il proprio paese con un comportamento non solo di cattivo gusto e immorale, ma presumibilmente illegale, che ha finalmente iniziato a smuovere l'indifferenza di un'opinione pubblica troppo a lungo indulgente con le ipocrite buffonate di Silvio Berlusconi". L'editoriale riassume gli ultimi avvenimenti, le smentite del premier, le conferme giunte dalle intercettazioni telefoniche, la richiesta di Ruby di 5 milioni di euro per tacere, "i dettagli scabrosi di party a base di sesso organizzati da un uomo che fa campagna elettorale difendendo il valore della famiglia". Perfino il Vaticano, uscito dalla sua "reticenza", solitamente pronto a sorreggere la coalizione di centro-destra di Berlusconi, ha denuncianto l'assenza di una "solida moralità" che sarebbe necessaria in chi fa politica, continua il Times. La domanda che si pongono sempre di più con meraviglia "i vicini dell'Italia" è perché "gli elettori tollerano un comportamento inappropriato per qualsiasi uomo di 74 anni ma completamente ripugnante in chi è stato eletto per occuparsi dei problemi economici e politici del paese". Non può certo essere, prosegue l'articolo, "che gli italiani siano così comprensivi dei peccatucci sessuali o che ammirino talmente tanto il diabolico machismo da non riuscire a vedere l'enorme danno che il loro primo ministro sta facendo al loro paese". Molti giovani italiani, specie le donne, si sono da tempo stancati dell'immagine frivola che il mondo ha di loro; molti, se non tutti, vorrebbero che l'Italia "fosse inclusa tra le democrazie sviluppate che mettono la parità trai sessi, i valori etici e la responsabilità personale al cuore della vita pubblica". Gli atteggiamenti di Berlusconi, al contrario, rappresentano "il genere di opera buffa che i detrattori equiparano alla politica italiana del dopoguerra". Il Times conclude notando che finora Berlusconi ha dovuto la sua sopravvivenza a un insieme di fattori: la sua capacità di manipolare l'opinione pubblica attraverso il controllo dei media di sua proprietà o da lui influenzati; le leggi che la sua maggioranza di governo è riuscita a fare approvare per fermare indagini e processi sui suoi affari privati o sulla sua condotta pubblica; e l'incapacità di un'opposizione divisa di offrire un'alternativa coerente. "Ma il caso Ruby può essere la goccia che fa traboccare il vaso", avverte l'editoriale. "Elettori e politici devono fermare questo debilitante spettacolo. La soluzione migliore è che Berlusconi si compirti, per una volta, con onore e si dimetta". Sempre il Times dedica due intere pagine all'interno del giornale al "caso Ruby", ricostruendo meticolosamente tutto quello che è successo, per concludere che, con le critiche sempre più manifeste del Vaticano e del papa in persona, "sembra che la rete si stia chiudendo" attorno a Berlusconi. Il giornale riferisce tra l'altro indiscrezioni secondo cui i servizi segreti italiani sarebbero preoccupati che lo spionaggio di paesi stranieri stia cercando di procurarsi fotografie e video di un party dato da Berlusconi in onore del primo ministro russo Vladimir Putin, nell'aprile scorso: un festino a cui avrebbero partecipato numerose "amiche" del premier italiano, inclusa Ruby, all'epoca ancora minorenne. Il Times, di proprietà di Rupert Murdoch, è un quotidiano conservatore. Un altro grande quotidiano conservatore britannico, il Daily Telegraph, dedica a sua volta un ampio servizio alla vicenda, intitolato: "Il papa attacca Berlusconi, mentre le sue pupe vengono sfrattate di casa". Anche un quotidiano progressista, il Guardian, in una lunga corrispondenza da Roma, titola sul pontefice: "Il papa fa sentire il suo peso, mentre lo scandalo Berlusconi si aggrava". Nell'articolo riferisce le nuove testimonianze di una delle ragazze che andavano ai party di Arcore, Nadia Macrì, secondo cui Ruby Rubacuori "ballava in topless, un po' ubriaca" durante una festa a casa del premier "poi diventata un'orgia", con le ragazze vestite da infermiere, in fila davanti a una "sala dei massaggi", e Berlusconi che dall'interno diceva: "Avanti un'altra". Il Guardian concorda che l'atteggiamento del Vaticano "potrebbe essere cruciale per le possibilità di sopravvivenza politica di Berlusconi". E il tabloid più popolare, il londinese Sun, dedica due pagine di fotografie al caso Berlusconi, con le foto di tutte le "consigliere speciali" del primo ministro, ciascuna titolare di un ironico ministero: Ruby è "la Lady della giarrettiera", Roberta Bonasia è la "ministra dell'ombelico", Nicole Minetti è "ministro per gli affari diplomatici" e così via. Un secondo articolo paragona Berlusconi a Caligola, ricordando che l'imperatore romano, inizialmente ammirato e molto popolare, finì per essere travoltoi da una vita a base di "perversioni sessuali e selvaggia lussuria, arrivando a nominare senatore il suo cavallo". (22 gennaio 2011) © Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/politica/2011/01/22/news/stampa_estera-11530872/?ref=HREA-1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "Andiamo verso un'altra Grande depressione" Inserito da: Admin - Ottobre 04, 2011, 04:52:12 pm La crisi
"Andiamo verso un'altra Grande depressione" Ecco la ricetta di Soros per salvare l'Europa Secondo il finanziere americano il Vecchio continente deve dotarsi di ministero del Tesoro unico e la Bce deve commissariare le banche. Mentre Italia e Spagna devono essere messe in condizione di rifinanziarsi a basso costo dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Come evitare una seconda Grande Depressione, e salvare l'eurozona (Italia compresa, naturalmente). La cura per risolvere tutti questi problemi la suggerisce un "dottore" che se ne intende: George Soros, il grande imprenditore, finanziere e filantropo americano di origine ungherese, una delle voci più ascoltate dai mercati internazionali. In un editoriale pubblicato sul Financial Times, Soros lancia un'accusa e offre tre misure da intraprendere "subito": sono iniziative che equivalgono a una rivoluzione in Europa, e probabilmente non così facile da realizzare. Ma il presidente del Soros Fund Management raramente sbaglia previsioni e i suoi consigli come minimo meritano di essere considerati seriamente. "I mercati finanziari stanno guidando il mondo verso un'altra Grande Depressione", comincia Soros: questa è la sua accusa. Seguita da una constatazione: "Le autorità, particolarmente in Europa, hanno perso il controllo della situazione". Ed ecco cosa è necessario fare: "Devono riprendere il controllo e hanno bisogno di farlo ora, subito". Perché ciò sia possibile, afferma Soros, "è necessario fare tre passi coraggiosi". Primo: i governo dell'eurozona devono raggiungere un accordo di principio su un nuovo trattato per creare un ministero del Tesoro comune per i paesi dell'eurozona". Secondo: nel frattempo, le principali banche devono essere messe sotto la direzione della Banca centrale europea (Bce), in cambio di una temporanea garanzia e una permanente ricapitalizzazione. La Bce ordinerebbe alle banche di mantenere aperte le linee di credito e i prestiti, monitorando strettamente al tempo stesso i rischi a cui sono esposti i loro conti. Terzo: la Bce dovrebbe permettere a paesi come l'Italia e la Spagna di rifinanziarsi temporaneamente entro determinati limiti a un costo molto basso. "Cio calmerebbe i mercati", osserva l'imprenditore, "e darebbe all'Europa il tempo per sviluppare una strategia di crescita, senza la quale il problema del debito non può essere risolto". Soros ammette che sarebbe necessario molto tempo per concludere un nuovo trattato per i paesi dell'eurozona, al fine di creare un super-ministero del Tesoro europeo, nel periodo ad interim "i paesi membri dovrebbero affidarsi alla Bce per riempire il vuoto". Lo scopo immediato, sottolinea il finanziere, "è erigere barriere contro il contagio di un possibile default greco". Sia le banche che i titoli "di paesi come Italia e Spagna hanno bisogno di essere protetti". Per diminuire "la pressione sui titoli di stato di paesi come l'Italia", precisa, "la Bce dovrebbe abbassare il suo tasso di sconto". E per un periodo di emergenza Soros auspica un meccanismo che permetta "all'Italia e ad altri paesi" di rifinanziare il proprio debito di circa l'1 per cento l'anno. Soros ritiene che tali misure consentirebbero il default della Grecia, "senza causare un terremoto globale". L'imprenditore afferma che "molte altre proppste vengono attualmente discusse" dietro le quinte, "a porte chiuse". E conclude riconoscendo che il suo piano, mirando a mettere le banche nazionali sotto il controllo della Banca centrale europea, sarebbe destinato a suscitare l'opposizione delle banche e delle autorità nazionali: "Soltanto la pressione pubblica può farlo approvare". (01 ottobre 2011) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/economia/2011/10/01/news/andiamo_verso_un_altra_grande_depressione_ecco_la_ricetta_di_soros_per_salvare_l_europa-22510471/ Titolo: Enrico FRANCESCHINI Amanda e Berlusconi Inserito da: Admin - Ottobre 06, 2011, 09:30:55 am 5
ott 2011 Enrico FRANCESCHINI “Bravo for Italy” scrive il columnist Timothy Egan sull’Herald Tribune, edizione internazionale del New York Times, lodando giudici e giurati del processo d’appello che ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito per avere “fatto giustizia”, ossia per avere corretto gli errori plateali commessi nelle indagini che avevano condotto alla condanna dei due imputati in primo grado. E nel fare i complimenti al nostro paese per come si è conclusa la vicenda, il commentatore americano sottolinea che, se Amanda fosse stata processata negli Usa per un reato simile, avrebbe rischiato la pena di morte in una nazione dove certo non mancano gli errori giudiziari o le controversie procedurali: “Basta pensare al recente caso di Troy Davis, ucciso dallo stato della Georgia il mese scorso, nonostante la maggior parte dei testimoni avessero ritrattato le loro deposizioni”. Brava Italia, dunque. Ma l’Italia andrebbe severamente bacchettata per il Guardian e il Times, autorevoli quotidiani inglesi, per “la lentezza del sistema giudiziario”, scrive il primo in un editoriale, notando non solo che Amanda e Raffaele, ora riconosciuti innocenti con formula piena (per “non avere commesso il fatto” – non per insufficienza di prove), sono stati in carcere quattro anni, ma pure che il procedimento di appello si è trascinato “per undici mesi con solo venti udienze”; mentre il Times definisce l’intera vicenda giudiziaria “una farsa”, perchè “quando un livello di giudizio contraddice così completamente il precedente, qualcosa è gravemente sbagliato”, per cui titola il suo editoriale “Giustizia negata”. Non brava Italia, allora. L’unanime parere dei media stranieri, davanti al delitto di Perugia, è che il sistema giudiziario italiano andrebbe riformato. Senonchè, osserva il Guardian, “gli attacchi gridati di Silvio Berlusconi alla magistratura, quando parla di un sistema malato, potrebbero non essere senza fondamento, ma lui è l’ultima persona per porvi rimedio e quando manda avanti delle riforme ne è il primo beneficiario”. Per cui se c’è una lezione da trarre dal questa brutta storia senza una chiara soluzione è che l’Italia dovrebbe nell’ordine: cambiare primo ministro; cambiare sistema giudiziario. da - http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2011/10/05/amanda-e-berlusconi/?ref=HREC1-1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. "La caduta dell'Italia" - Il Times su Berlusconi Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2011, 05:31:27 pm IL CASO
"La caduta dell'Italia" - Il Times su Berlusconi “L’Italia farebbe bene a disfarsi di lui”, scrive il giornale inglese. "La sua incapacità di governare la terza maggiore economia d’Europa ha distrutto la sua credibilità politica e ora pone una minaccia esistenziale a tutti i partner dell’Italia nell’eurozona” dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI "La caduta dell'Italia" Il Times su Berlusconi La vignetta del Times su Berlusconi LONDRA – “La caduta dell’Italia”. Si intitola così, senza mezzi termini, l’editoriale che apre la pagina dei commenti di oggi del Times di Londra. E così come il Financial Times qualche giorno or sono, ora anche un altro tra i più autorevoli quotidiani britannici e d’Europa descrive una situazione sempre più allarmante per il nostro paese, con conseguenze pericolose per tutta l’eurozona, suggerendo una soluzione urgente: le dimissioni immediate di Silvio Berlusconi. “L’Italia farebbe bene a disfarsi di Berlusconi”, comincia l’editoriale non firmato, dunque espressione della direzione del giornale. “Non sono semplicemente delle sue avventure sessuali, dell’ombra della corruzione e della volgarità dei suoi commenti machisti, ad avere fatto perdere la pazienza ai suoi compatrioti. E’ la sua totale incapacità, dopo un totale di otto anni al potere, di riformare il corpo politico e mantenere le promesse. La sua incapacità di governare la terza maggiore economia d’Europa ha distrutto la sua credibilità politica e ora pone una minaccia esistenziale a tutti i partner dell’Italia nell’eurozona”. Il Times ricorda i sorrisini di scherno scambiati tra la Merkel e Sarkozy al summit della Ue a proposito dell’impegno di Berlusconi per rimettere in ordine il suo paese: “Quegli sguardi dicono tutto. L’Europa non ne può più di questo pagliaccesco primo ministro, la cui irresponsabilità e codardia politica hanno aggravato l’attuale crisi”. l’Italia, prosegue l’articolo, è oggi di conseguenza “sull’orlo del disastro finanziario, e se l’Italia non può essere salvata, non ci sarà salvezza nemmeno per l’euro”. L’editoriale afferma che, senza l’accordo dell’ultimo minuto con Bossi, Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere, il presidente Napolitano avrebbe potuto assegnare un incarico a un governo tecnico ad interim in grado di apparovare le urgenti misure necessarie all’Italia e all’Europa. Ma il compromesso tra Berlusconi e Bossi è la “soluzione peggiore”, continua il Times, perché la Banca Centrale Europea, senza un calendario di riforme di austerità, non potrà acquistare i titoli di stato italiani nella quantità necessaria a evitare una bancarotta a causa del debito. E gli italiani perderanno tempo con una elezione anticipata senza avere prima risolto i problemi più gravi. “Tutto viene rinviato da un primo ministro spaventato dalla reazione degli elettori”, conclude il Times. “Due mesi fa questo giornaler avvertì che l’irresponsabilità di Berlusconi stava trasformando un problema locale in un disastro d’emergenza. Quel disastro ha ora avvolto l’Italia e i suoi vicini. Il miglior servizio che il primo ministro italiano potrebbe rendere adesso al proprio paese è dimettersi immediatamente”. (27 ottobre 2011) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/politica/2011/10/27/news/la_caduta_dell_italia_il_times_su_berlusconi-23961782/?ref=HRER1-1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Ft: Monti promosso con riserva "Ora misure per aprire ... Inserito da: Admin - Dicembre 06, 2011, 05:22:02 pm L'editoriale
Ft: Monti promosso con riserva "Ora misure per aprire i mercati" Il quotidiano finanziario londinese saluta con favore la manovra dei tecnocrati e sostiene che "i giorni indulgenti del 'Forza Italia' di Berlusconi sono finiti per sempre". Ma a un ex commissario europeo per la Concorrenza sottolinea, è lecito chiedere di essere "più ardito" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA – C’era una volta “Forza Italia”, il partito di Silvio Berlusconi. Ora ce n’è un altro: “Salvare l’Italia”, non un partito, bensì un progetto, presentato in parlamento dal nuovo primo ministro Mario Monti. Così un editoriale del Financial Times riassume le iniziative introdotte in questi giorni dal governo “dei tecnocrati” nel nostro paese, definendo il pacchetto di misure di austerità “un primo passo a cui dare il benvenuto”, sulla “lunga strada per ridare credibilità fiscale all’Italia”. L’articolo non firmato, dunque espressione dell’opinione della direzione del più autorevole quotidiano finanziario europeo, comincia col notare che il neo-premier ha scelto appunto “Save Italy” come nome per la sua manovra d’emergenza. “I giorni indulgenti del ‘Forza Italia’ di Berlusconi sono finiti per sempre”, afferma il Ft, “ora il paese è entrato nell’era del Salva Italia”. L’editoriale nota che Monti ha dato la precedenza ad aumenti delle imposte rispetto ai tagli alla spesa pubblica, e pur essendoci buone ragioni per ridurre le dimensione dell’enorme settore pubblico italiano, “l’incremento delle tasse ha il vantaggio di essere più credibile e immediato agli occhi dei mercati” finanziari, che infatti hanno reagito subito e bene alle misure annunciate dal governo italiano. Il primo ministro, prosegue il giornale della City, “ha anche fatto bene a scegliere un aumento delle tasse sulla proprietà”, perché in un paese dall’evasione fiscale rampante un aumento delle tasse sul reddito sarebbe stato visto come ingiusto, pesando maggiormente su coloro che le tasse le pagano. Nell’ambito della spesa pubblica, continua l’articolo, la riforma delle pensioni introdotta dal nuovo ministro Elsa Fornero “merita elogi”, perché colpisce le regole che permettono di andare in pensione troppo presto ed era dunque “la cosa giusta da fare”. Le riforme portate avanti dal ministro Fornero, “una esperta di pensioni”, dimostrano che l’Italia ha “molto da guadagnare dall’avere un governo di donne competenti piuttosto che di ex-pin up” (ex-ballerine da avanspettacolo, più o meno). Tuttavia, continua il Financial Times, l’austerità di per sé non è sufficiente. La sfida per Monti è far ripartire la crescita economica. Il suo pacchetto di misure include alcuni passi per “aprire a maggiore competizione alcune professioni”, ma il premier, che come ex-commissario europeo alla concorrenza si intende di queste cose, “deve essere più ardito”. Altrettanto importante è una riforma del mercato del lavoro, afferma l’editoriale, che al momento “favorisce gli insider”. E importante è l’equità sociale, per cui il governo dovrà “colpire l’evasione fiscale” e i “previlegi” della classe politica devono finire. “Se Monti può salvare l’Italia dipende in ultima istanza dalla possibilità che l’Europa riesca a salvarsi”, conclude l’articolo. “Questo suo primo budget dimostra che Roma sta facendo la sua parte. I leader europei, da tempo critici dell’Italia, dovrebbero prenderne nota”. (06 dicembre 2011) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/economia/2011/12/06/news/ft_monti_promosso_con_riserva_ora_misure_per_la_concorrenza-26173750/?ref=HREA-1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Tories, consensi in calo Non piace "la tassa sui nonni" Inserito da: Admin - Marzo 26, 2012, 06:41:55 pm Regno Unito
Tories, consensi in calo Non piace "la tassa sui nonni" Se si votasse ora, l’opposizione laburista vincerebbe 41 a 36 per cento sui conservatori. L’opinione pubblica sembra così allinearsi con il verdetto espresso dalla maggior parte della stampa del Regno Unito, quella di destra come quella di sinistra, che ha aspramente criticato la nuova manovra finanziaria. dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA – Se il budget presentato questa settimana in parlamento dal ministro delle Finanze britannico George Osborne è “più politico che economico”, come sostengono vari commentatori, la politica per ora lo ha bocciato. Un sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano Daily Telegraph indica che, se si votasse ora, l’opposizione laburista vincerebbe 41 a 36 per cento sui conservatori. L’opinione pubblica sembra così allinearsi con il verdetto espresso dalla maggior parte della stampa del Regno Unito, quella di destra come quella di sinistra, che ha aspramente criticato la nuova manovra finanziaria. “Toglie ai poveri per dare ai ricchi” è il giudizio più frequente, motivato principalmente dal fatto che la coalizione di governo formata dai Tories e dai liberaldemocratici ha ridotto l’aliquota fiscale più alta dal 50 al 45 per cento, tagliato le tasse alle corporation dal 26 al 24 per cento (e scenderanno al 22 l’anno prossimo), mentre ha abolito i benefici fiscali per 4 milioni di pensionati, che pagheranno imposte più alte. La “tassa sui nonni” , come l’hanno ribattezzata i tabloid popolari”, rischia di diventare uno slogan che inseguirà il primo ministro David Cameron fino alle prossime elezioni, anticipate o meno che siano. Qualche giornale fa anche i conti in tasca ai membri dell’esecutivo, calcolando che la riduzione dell’aliquota per i redditi più alti (al di sopra delle 150 mila sterline lorde, circa 180 mila euro) farebbe risparmiare a Cameron 3-4 mila sterline di tasse all’anno: il suo salario è di 142 mila sterline annue, cui si aggiungono 70 mila sterline l’anno ricavate dall’affitto dell’appartamento in cui viveva prima di trasferirsi a Downing street. Un risparmio analogo sarebbe possibile per il ministro delle Finanze Osborne (132 mila sterline di salario), quando l’anno prossima affitterà la sua casa da 2 milioni di sterline a Notting Hill, uno dei quartieri più alla moda di Londra (anche lui ha diritto a una reisdenza di stato, all’11 di Downing street, la porta accanto alla casa&bottega di Cameron al numero 10). E il risparmio sarà ancora più grande, circa 10 mila sterline di tasse in meno all’anno, per il sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson. Ma non tutti accusano Osborne di avere combinato un disastro politico per il governo e per il suo partito, se non anche per l’economia nazionale. L’Economist per esempio loda il budget del ministro delle Finanze. L’autorevole settimanale afferma in un editoriale che la manovra, riducendo l’aliquota più alta e le tasse per le corporation, invia un potente segnale alla comunità internazionale degli affari e degli investimenti: “Londra è il posto giusto per fare business”. L’aliquota fu aumentata dal 40 al 50 per cento dal governo laburista di Gordon Brown nel 2010, per far pagare il prezzo più alto della crisi alle classi più abbienti e anche per rispondere alla crescente ostilità verso speculatori e banchieri da parte dell’elettorato, che li percepiva come i responsabili, almeno in parte, della recessione, per una cultura del rischio del bonus a tutti i costi senza un sufficiente senso di responsabilità sociale. L’Economist osserva che da un lato l’aumento ha portato molti meno soldi del previsto nelle casse dello stato, dall’altro ha sospinto il business ad andarsene da Londra, verso luoghi fiscalmente più favorevoli. “La Gran Bretagna non è la Germania”, scrive il settimanale, “il nostro punto forte non è l’industria manifatturiera bensì sono i servizi finanziari. Recentemente il governo aveva datol’impressione che il capitalismo fosse una parolaccia e la City una fonte d’imbarazzo. Il budget contribuisce a cambiare tale impressione. E’ solo un simbolo, ma in economia i simboli sono importanti”. Sul fatto che l’impatto delle varie misure del budget siano più politiche e simboliche che portatrici di radicali mutamenti concordano anche altri osservatori. La riduzione dell’aliquota più alta è compensata da un aumento delle imposte sulla compravendita di case di lusso, ad esempio. E il taglio dei benefici fiscali ai pensionati dovrebbe risultare in un aumento medio delle tasse di circa 80 sterline all’anno a famiglia. Lo studio di un istituto indipendente di aalisi fiscale conclude che nessuno è al momento in grado di dire quale sarà l’effetto concreto di simili provvedimenti. L’idea che mantenere l’aliquota fiscale più alta al 50 per cento colpisse veramente i grandi capitali, ironizza un columnist del Financial Times, è illusoria: al massimo colpiva chi ha un alto salario, come un ministro o un top manar, ma non certo imprenditori e investitori. “Chi la pensa diversamente dovrebbe parlare con i loro commercialisti”, suggerisce Samuel Brittani sul quotidiano della City, lasciando intendere che i veri ricchi conoscono sempre le scappatoie per pagare legalmente meno tasse. (23 marzo 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/economia/2012/03/23/news/tories_consensi_in_calo_non_piace_la_tassa_sui_nonni-32081924/ Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Tony Blair si candida a guidare l'Ue ... Inserito da: Admin - Giugno 21, 2012, 06:38:09 pm La crisi
Tony Blair si candida a guidare l'Ue "Servono riforme e crescita economica" L'ex leader dei Labour aspetta una chiamata da Bruxelles: "L'unico modo in cui possiamo trovare una soluzione sarebbe avere una combinazione delle due cose, con politiche che promuovano lo sviluppo e governi che varino riforme strutturali" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Tony Blair, che non esclude di ricandidarsi in futuro al posto di presidente dell'Unione europea, offre sostegno alla Grecia e all'euro, ma dà ragione anche alla Germania, intervenendo nel dibattito sulla crisi del debito in Europa. L'ex-premier britannico, intervistato dalla Bbc, afferma che l'unica soluzione a lungo termine per risolvere la crisi europea è che Berlino appoggi risolutamente la moneta europea, facendo tutto quanto è necessario per proteggere l'Eurozona, e dunque di conseguenza per aiutare anche la Grecia a restarne parte. Ma Blair aggiunge che a suo parere i tedeschi sarebbero pronti a un'azione del genere solo se i governi europei approvassero le radicali riforme di cui l'Europa ha bisogno per rinnovarsi e per adeguarsi a un mondo sempre più globalizzato. "La vera difficoltà che abbiamo oggi in Europa è che da un lato viene offerta una scelta tra rigida austerità con grandi riforme strutturali e dall'altro programmi di crescita economica ma senza riforme", afferma l'ex-leader del Labour. "Ma l'unico modo in cui possiamo trovare una soluzione sarebbe avere una combinazione delle due cose, con politiche che promuovano la crescita economica e al tempo stesso con governi che varino le profonde riforme strutturali. Questo è il dilemma. Non devono esserci dubbi sull'impegno della Germania a sostegno dell'Eurozona, perché senza tale impegno l'euro non può sopravvivere. Ma è completamente irragionevole chiedere ai tedeschi di fare questo, senza che in cambio vengano le riforme che la Germania vorrebbe e che in ogni caso servirebbero all'Europa". Nell'intervista, Blair parla anche dell'ipotesi di un suo ritorno in politica in ambito europeo. Nel 2009, quando fu creato l'incarico di presidente dell'Unione europea, per qualche tempo sembrò che l'ex-premier britannico fosse il favorito. Ma poi il suo successore laburista Gordon Brown gli tolse il suo appoggio, citando resistenze vere o presunte di altri paesi europei, e la presidenza è andata a un politico meno carismatico e meno conosciuto di Blair, l'ex-primo ministro belga Herman van Rompuy, che non si è finora particolarmente distinto nell'incarico. Blair sarebbe pronto a ricandidarsi in futuro? "Penso che sia una questione molto, molto lontana", risponde l'unico leader laburista eletto per tre volte consecutive primo ministro. "Quando si parlò della presidenza europea (nel 2009, ndr.), avrei accettato l'incarico se mi fosse stato offerto, ma non ho considerato un ritorno alla politica europea, al momento". Ed è su questo "al momento" che si soffermano i media inglesi, titolando, come fa il Telegraph: "Voglio governare l'Europa - dice Tony Blair - ma non ora". Di certo c'è che Blair voleva fare adottare l'euro alla Gran Bretagna e rimane un europeista convinto. E i suoi suggerimenti su cosa fare per risolvere la crisi attuale indicano che segue la questione con passione e che saprebbe che iniziative prendere per salvare l'euro, se ci fosse lui al posto di van Rompuy. (18 giugno 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/economia/2012/06/18/news/blair_ue-37445119/ Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Clinton: "Una nuova terza via per superare la grande crisi" Inserito da: Admin - Novembre 19, 2012, 09:10:47 pm L'INIZIATIVA
Clinton: "Una nuova terza via per superare la grande crisi" L'ex presidente Usa e Tony Blair schierati in campo per una risposta politico-economica alle difficoltà della sinistra europea di andare al potere. E offrono una ricetta che richiama il movimento degli anni '90 che portò la sinistra al governo in Gran Bretagna e Germania dal corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Bill Clinton e Tony Blair tornano in campo, mettendo a disposizione la loro esperienza per aiutare una nuova generazione di leader a lanciare una nuova "Terza Via", come fu chiamata la svolta riformatrice che portò al potere le forze progressiste negli Stati Uniti e nella maggior parte d'Europa negli anni '90. L'ex presidente americano e l'ex premier britannico hanno partecipato ieri e oggi a un convegno organizzato a Londra da Policy Network, la fondazione di studi politici fondata da Peter Mandelson, a lungo consigliere e ministro laburista negli anni del blairismo. Titolo dell'evento: "Dopo la rielezione di Obama, il futuro delle forze di centro-sinistra". Vi hanno preso parte rappresentanti di quasi tutti i partiti progressisti europei, tra cui l'onorevole Sandro Gozi del Partito Democratico italiano. "E' tempo di costruire una nuova Terza Via", ha detto Clinton in un lungo dibattito con gli altri partecipanti. L'ex-capo della Casa Bianca e Blair (che ha limitato a un messaggio scritto la sua partecipazione a causa delle gravi condizioni di salute di suoi padre, che è spirato nel pomeriggio di oggi) si sono impegnati a mettere a disposizione dei partiti del centro-sinistra la loro esperienza al fine di creare una "nuova cultura di sinistra" sulle due sponde dell'Atlantico, capace di affrontare le nuove sfide del ventunesimo secolo e di riportare i progressisti al potere in Europa così come Barack Obama ha appena fatto negli Usa. La Terza Via, un programma elaborato dal sociologo Anthony Giddens e poi adottato con successo da Blair a Londra, da Gerard Schroeder in Germania e dai leader dei governi di centro-sinistra della maggioranza dei paesi dell'Unione Europea negli anni '90, rappresentò una svolta riformatrice, capace di coniugare la difesa del welfare e la promozione di opportunità per tutti in un diverso panorama sociale e demografico. In cosa consisterebbe una "nuova" Terza Via? "Nel riconoscere che la situazione è cambiata rispetto agli anni '90", risponde l'onorevole Gozi al termine del convegno. "Oggi le priorità sono la lotta a un crescente gap ricchi-poveri, la risposta ai dolori della classe media, l'esigenza di dare maggiore regolamentazione ai mercati finanziari, l'efficienza energetica e una politica di investimenti e sviluppo. Sia Clinton che gli altri interventi hanno ribadito come non sia possibile rispondere alla crisi economica di questi anni soltanto con l'austerità, servono anche misure per dare speranza, serve una politica di micro crediti e prestiti per le piccole imprese, per uscire dal pensiero unico tedesco predicato dalla Germania della Merkel". Oltre a un sostegno teorico, l'ex-presidente americano ha riferito ai suoi interlocutori europei l'importanza di costruire una politica del consenso in grado di riavvicinare la gente ai partiti con l'aiuto di nuove tecnologie e nuove tecniche, come quelle usate abilmente dal partito democratico nelle presidenziali Usa. L'uso dei social network, la politica del porta a porta, il targeting di precise categorie sociali, come le donne, i giovani, le minoranze, sono state tra le chiavi della vittoria di Obama, ha spiegato Clinton. "Una lezione che anche noi in Italia dobbiamo studiare e apprendere", osserva l'onorevole Gozi, "individuando innanzi tutto chi sono gli elettori che vogliamo conquistare per poter vincere le prossime elezioni". Commenta Matt Browne, un ex-consigliere di Blair che oggi lavora con John Podestà, l'ex-capo di gabinetto di Clinton, in una fondazione di studi politici negli Stati Uniti: "L'approccio pragmatico che ci portò a vincere negli anni '90 può portare i progressisti di nuovo al potere in Europa con un messaggio aggiornato ai problemi del nostro tempo". (16 novembre 2012) © Riproduzione riservata Titolo: FRANCESCHINI. Monti, stampa estera dura e ironica "Con Berlusconi è tornato... Inserito da: Admin - Dicembre 10, 2012, 07:39:35 pm Monti, stampa estera dura e ironica "Con Berlusconi è tornato il Colosseo"
di ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - Riassume tutto una vignetta, nella pagina degli editoriali del Financial Times: da un lato Mario Monti con statistiche e calcolatore in mano, dall'altro Silvio Berlusconi che esce dal Colosseo a pollice verso, insieme a teste di donna e tentacoli di piovra. La stampa internazionale sembra avere un collettivo senso di deja vu: l'ennesimo ritorno in campo del "magnate" di Mediaset sembra ai commentatori e corrispondenti stranieri una storia di cui si conosce e si è visto già tutto. Ma la novità è che nel campo ci sono un paio di facce nuove, come il tecnocrate Monti e il riformista moderato Bersani, che già qualcuno (il settimanale Economist) immagina spartirsi Palazzo Chigi e il Quirinale dopo le elezioni. Sul quotidiano della City, un editoriale di Bill Emmott, ex-direttore dell'Economist (fu lui a fare la famosa copertina su Berlusconi "inadatto a governare l'Italia"), invita gli investitori esteri "a imparare a vivere senza Monti", ipotizzando che a prenderne il posto sarà il vincitore delle primarie del Pd, Pier Luigi Bersani, una cui "vittoria netta è un requisito necessario per fare le riforme". Sempre sul Financial Times, un commento non firmato dal titolo "Lo sgarbato ritorno di Silvio", espressione della direzione del giornale finanziario, osserva che "se Berlusconi avesse un po' di pudore, smetterebbe di giocare con il presente del proprio Paese per proteggere il proprio futuro politico, ma sfortunatamente non è tipo da rimorsi". Il Guardian ironizza che il Cavaliere, "caduto in disgrazia e con tre controversi mandati alle spalle, sembrava politicamente finito, ma dice di essere tornato per senso di responsabilità verso l'Italia". E il conservatore Telegraph parla di un "dramma" di cui il Pdl porta la responsabilità. Toni analoghi in Germania, dove la Frankfurter Allgemenie titola che "Berlusconi vuole salvare l'Italia dal baratro" ma poi spiega che "le sue parole non sono più credibili per la maggior parte degli italiani". Il quotidiano Suddeutsche Zeitung, in un commento intitolato "Lo spirito maligno d'Italia", definisce la decisione dell'ex-premier di ricandidarsi "totalmente irresponsabile". Il giornale finanziario Handelsblatt taglia corto: "Berlusconi e i suoi segano la sedia di Monti". Per lo spagnolo El Pais, il leader del Pdl "è disposto a morire uccidendo" e si ricandida perché si sente "minacciato dalle riforme del governo Monti, che potrebbero lasciarlo alla mercè dei giudici", alludendo alla riforma della giustizia. In Francia, Le Figaro scrive che il partito di Berlusconi "minaccia la stabilità italiana", e Le Point osserva che il Cavaliere, "ieri pestifero", torna perché "senza di lui la destra sembra persa". In America il New York Times predice "di nuovo un futuro turbolento" per il nostro paese, ma il Wall Street Journal, quotidiano finanziario soprannominato la bibbia del capitalismo, stima "difficile che Berlusconi possa vincere questa nuova sfida". E allora chi la vincerà? In un editoriale intitolato "Life after Mario?" (Vita dopo Mario?), l'Economist elogia il professore bocconiano e si augura che possa ancora estendere la sua influenza sull'Italia: se non da Palazzo Chigi, dal Quirinale dopo Napolitano. "E se un governo Bersani fosse sospinto verso le riforme dal Quirinale, il mondo non dovrebbe preoccuparsi troppo" per l'Italia, conclude il settimanale. (09 dicembre 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/politica/2012/12/09/news/berlusconi_monti_stampa_estera-48416463/?ref=HREA-1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. La struttura segreta del Vaticano Inserito da: Admin - Gennaio 24, 2013, 05:18:58 pm La struttura segreta del Vaticano
Immobili a Londra con i soldi di Mussolini Una società off-shore custodisce un patrimonio da circa 650 milioni di euro. Per conto della Santa Sede, che ha raggranellato prestigiosi locali ed edifici nella capitale britannica. Grazie ai soldi che Mussolini diede al papato con i Patti Lateranensi dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - A chi appartiene il locale che ospita la gioielleria Bulgari a Bond street, più esclusiva via dello shopping nella capitale britannica? E di chi è l'edificio in cui ha sede la Altium Capital, una delle più ricche banche di investimenti di Londra, all'angolo super chic tra St. James Square e Pall Mall, la strada dei club per gentiluomini? La risposta alle due domande è la stessa: il proprietario è il Vaticano. Ma nessuno lo sa, perché i due investimenti fanno parte di un segretissimo impero immobiliare costruito nel corso del tempo dalla Santa Sede, attualmente nascosto dietro un'anonima società off-shore che rifiuta di identificare il vero possessore di un portfolio da 500 milioni di sterline, circa 650 milioni di euro. E come è nata questa attività commerciale dello Stato della Chiesa? Con i soldi che Benito Mussolini diede in contanti al papato, in cambio del riconoscimento del suo regime fascista, nel 1929, con i Patti Lateranensi. A rivelare questo storia è il Guardian, con uno scoop che oggi occupa l'intera terza pagina. Il quotidiano londinese ha messo tre reporter sulle tracce di questo tesoro immobiliare del Vaticano ed è rimasto sorpreso, nel corso della sua inchiesta, dallo sforzo fatto dalla Santa Sede per mantenere l'assoluta segretezza sui suoi legami con la British Grolux Investment Ltd, la società formalmente titolare di tale cospicuo investimento internazionale. Due autorevoli banchieri inglesi, entrambi cattolici, John Varley e Robin Herbert, hanno rifiutato di divulgare alcunché e di rispondere alle domande del giornale in merito al vero intestatario della società. Ma il Guardian è riuscito a scoprirlo lo stesso attraverso ricerche negli archivi di Stato, da cui è emerso non solo il legame con il Vaticano ma anche una storia più torbida che affonda nel passato. Il controllo della società inglese è di un'altra società, chiamata Profima, con sede presso la banca JP Morgan a New York e formata in Svizzera. I documenti d'archivio rivelano che la Profima appartiene al Vaticano sin dalla seconda guerra mondiale, quando i servizi segreti britannici la accusarono di "attività contrarie agli interessi degli Alleati". In particolare le accuse erano rivolte al finanziere del papa, Bernardino Nogara, l'uomo che aveva preso il controllo di un capitale di 65 milioni di euro (al valore attuale) ottenuto dalla Santa Sede in contanti, da parte di Mussolini, come contraccambio per il riconoscimento dello stato fascista, fin dai primi anni Trenta. Il Guardian ha chiesto commenti sulle sue rivelazioni all'ufficio del Nunzio Apostolico a Londra, ma ha ottenuto soltanto un "no comment" da un portavoce. (22 gennaio 2013) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/economia/2013/01/22/news/vaticano_impero_immobiliare_segreto_a_londra-51046741/ Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. - Irlanda, la fossa comune dei bimbi perduti Inserito da: Admin - Giugno 04, 2014, 12:14:04 pm Irlanda, la fossa comune dei bimbi perduti
Scoperto un serbatoio di cemento con ottocento corpi in un monastero di suore nel nord dell'isola. Figli "illegittimi", uccisi da malattie e malnutrizione. Una storica locale: "Le loro ossa sono ancora lì". Solo tra il 1943 e il 1946 sono stati registrati 300 decessi Dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI 04 giugno 2014 LONDRA - A forza di scavare, dall'Irlanda del cattolicesimo integralista affiorano orrori nuovi e più grandi. Stavolta scavare non è una metafora: l'ultimo segreto dell'Irlanda cattolica viene fuori da una fossa che potrebbe contenere fino a 800 corpi di bambini. L'hanno localizzata vicino a dove sorgeva un centro gestito da un gruppo di suore, a Tuam, nella parte nord occidentale dell'Isola di Smeraldo. Ma la brillantezza dei sui prati bagnati dalla pioggia è ora oscurata da queste altre tenebre che emergono dal passato. La chiamavano semplicemente "The House", la Casa. Era un istituto religioso in cui, tra il 1925 e il 1961, venivano ospitate le madri non sposate e i loro figli, considerati dunque illegittimi. Doveva essere un luogo di accoglienza e ristoro, in teoria, nella pratica era un luogo di soprusi e sofferenze, non dissimile dalle "lavanderie" delle Sorelle di Maddalena, l'ordine religioso al centro dello scandalo e dell'inchiesta che ha scosso l'isola, portando soltanto ora a fare giustizia e a indennizzare, perlomeno dal punto di vista monetario, le vittime che ci sono passate dentro. Ma i morti non si possono indennizzare. Secondo il quotidiano britannico Daily Mail, che ha pubblicato ieri le indiscrezioni sulla scoperta della fossa comune, molti dei piccoli che vi vennero sepolti sarebbero morti per malattia e malnutrizione, nel più totale abbandono. I loro corpicini furono gettati all'interno di un serbatoio di cemento, senza nemmeno avere una bara e una lapide, e poi nascosti sotto terra. Poi un giorno la "Casa" è stata chiusa, è rimasta lì per un pezzo a sfracellarsi da sola, e alla fine l'hanno demolita. Da allora sono trascorsi decenni, ma solo ora si sta facendo finalmente luce su questa orrenda storia. Di voci ne erano sempre girate, su quel luogo misterioso e maledetto, c'era chi diceva che sprigionasse odori velenosi e chi sosteneva perfino di sentire voci: ma era soltanto il vento. Adesso intorno alla fossa potrebbero presto arrivare le scavatrici del governo, per iniziare a riportare in superficie i resti dei corpi e le prove del misfatto. È cominciato tutto quando i familiari di una delle piccole vittime che sarebbero state sepolte nella fossa comune hanno denunciato la scomparsa del bambino: come se fosse una "missing person", svanita nel nulla. Ora le autorità di Dublino potrebbero finalmente aprire un'inchiesta sulla vicenda, e la chiesa cattolica discute la costruzione di un monumento per ricordare i bimbi sepolti. Si calcola che migliaia di donne coi loro figli siano passate da lì. Era il loro unico modo per sopravvivere in una società che le detestava e le isolava, solo perché erano diventate madri al di fuori del matrimonio. Le suore non erano di certo comprensive. Le "ospiti" facevano i lavori più umili in una condizione di servitù, mentre i figli, come risulta anche da un'ispezione condotta durante gli anni Quaranta, erano malnutriti ed emaciati, soggetti a tutti i tipi di malattie. Molte donne riuscivano poi ad andarsene da quel luogo e a rifarsi una vita. Ma per centinaia di bambini non è stato così. Circa 300 decessi vennero registrati soltanto fra il 1943 e il 1946, uno dei periodi più terribili per la Casa. "Le ossa sono ancora lì", afferma una storica locale, Catherine Corless, che ha scoperto i documenti sull'esistenza della fossa comune. Anche la gente del posto non risparmiava il suo odio per quelli che venivano chiamati con disprezzo "i bambini della Casa". I piccoli venivano segregati perfino dai coetanei, additati come diversi, maltrattati nella totale indifferenza. I sopravvissuti hanno continuato ad avere terribili incubi su quegli anni in cui vivevano in balia di una società crudele. Ma ora l'ultimo orrore d'Irlanda è venuto alla luce. © Riproduzione riservata 04 giugno 2014 Da - http://www.repubblica.it/esteri/2014/06/04/news/irlanda_fossa_comune-87999303/?ref=HREC1-20 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Ue, Cameron sconfitto rinfocola i sentimenti anti-europei Inserito da: Admin - Luglio 03, 2014, 07:00:50 pm Ue, Cameron sconfitto rinfocola i sentimenti anti-europei
La nomina di Junker a guida della Commissione, candidato avversato dal premier britannico, scatena chi vuole la Gran Bretagna fuori dall'Europa. La stampa: "Eventualità ora più vicina". Farage: "La sua una strategia fallimentare" Dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA - "L'uscita della Gran Bretagna dalla Ue si avvicina". E' il titolo e il giudizio ricorrente della stampa di Londra, all'indomani della nomina di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Europea. L'approvazione della decisione per 26 voti a 2 da parte dei leader dei paesi membri dell'Unione, dunque la sconfitta della ostinata opposizione di David Cameron, che ha ottenuto il sostegno soltanto del premier ungherese Orban, viene bollata come "un'umiliazione" dal Daily Mail, "il segno che all'Europa non interessa quello che pensa il Regno Unito" dal Times, e un segnale di "pericoloso isolamento" dal Financial Times. Tutti i commentatori britannici concordano che il primo ministro ha fallito e che la prospettiva di un divorzio del loro paese dalla Ue, nel referendum che Cameron vuole tenere nel 2017, è diventato più probabile alla luce dei risultati del summit. "Siamo in guerra", sottinteso con la Ue, ha ammesso del resto lo stesso premier conservatore nella sua conferenza stampa a conclusione del vertice, definendone l'esito come "un triste giorno per l'Europa". Cameron ha difeso la sua scelta sostenendo che era importante manifestare dissenso su un candidato come Juncker, considerato un ostacolo a un'Unione più snella, meno burocratica e da riformare profondamente. "I miei colleghi non hanno voluto dare ascolto al voto di protesta emerso dalla recenti europee", ha aggiunto. E' evidente, osserva la stampa inglese, che vi ha voluto invece dare ascolto lui, cercando di recuperare almeno in parte i consensi persi a favore dei populisti dell'Ukip e per farlo ha dovuto perciò assumere una linea dura, intransigente, verso Bruxelles. Ma Nigel Farage, il leader dell'Ukip, è il primo a criticarlo: "Se non è riuscito a convincere la Ue su Juncker, come può farci credere che riuscirà a ottenere le ben più vaste e importanti riforme che secondo lui sono la condizione necessaria per far restare la Gran Bretagna nella Ue? La sua strategia si è rivelata un completo fallimento". Dello stesso parere Ed Miliband, leader laburista: "Anche noi eravamo contrari a Juncker. Ma le soluzioni alternative si trovano cercando alleati e negoziando, mentre Cameron ha ottenuto soltanto di lasciare la Gran Bretagna isolata in Europa come non mai". E così facendo, commenta la Bbc, il premier conservatore rischia di gettare benzina sul fuoco dei sentimenti anti-europei: sarà molto difficile per lui spegnerlo in seguito, quando si tratterà di votare sull'appartenenza all'Unione Europea nel referendum del 2017. Per questo i giornali inglesi scrivono che l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue appare ora una possibilità più vicina. Naturalmente non è detto che accada. Anche perché Cameron deve essere rieletto tra meno di un anno per poter fare il referendum nel 2017: se le elezioni del 2015 le vincerà il Labour, il referendum invece non si farà, perché Miliband si è detto contrario, suscitando l'approvazione della City, della Confindustria, del Financial Times. © Riproduzione riservata 28 giugno 2014 DA - http://www.repubblica.it/esteri/2014/06/28/news/gb_cameron_vertice_ue_europa-90212801/?ref=HREA-1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI Nuovi leaks imbarazzano Juncker: ... Inserito da: Arlecchino - Gennaio 02, 2017, 06:40:44 pm Nuovi leaks imbarazzano Juncker: come premier del Lussemburgo si oppose alla lotta Ue sull'evasione fiscale
Documenti rivelati dal Guardian insieme al Cij e alla Ndr. Ma non ci fu nessun atto illecito da parte del presidente della Commissione Dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI 01 gennaio 2017 LONDRA - Oggi si batte per chiudere le scappatoie fiscali che permettono alle aziende multinazionali di pagare meno o zero tasse, spostando la propria sede legale in qualche paese dell'Unione Europea. Ma Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, si è impegnato per anni in passato, nella posizione che allora occupava di primo ministro del Lussemburgo, per bloccare segretamente le riforme della Ue per combattere l'evasione fiscale legalizzata da parte delle grandi corporation. Lo rivela una gigantesca soffiata di documenti riservati di un poco conosciuto comitato di Bruxelles, pubblicati dal Guardian insieme al Consortium of Investigative Journalists e alla stazione radio tedesca Ndr. Pur non facendo emergere atti illeciti da parte sua, la rivelazione è "altamente imbarazzante" per Juncker, scrive il quotidiano londinese, notando che l'attuale presidente della Commissione in quel periodo ricopriva, oltre all'incarico di premier, anche quello di ministro delle finanze lussemburghese, occupandosi a fondo delle questione relative alle imposte societarie. I documenti, mai resi pubblici in precedenza, illustrano una serie di proposte prese in considerazione dal Comitato di Condotta sulla Tassazione delle Imprese, un organismo creato 19 anni fa dall'Unione Europea per impedire che i giganti del business possano usare uno Stato europeo contro l'altro al fine di trovare la sede più vantaggiosa dal punto di vista fiscale. Almeno tre proposte valutate positivamente dal comitato (per sottoporre le norme sulla tassazione a una revisione esterna; per indagare sulle strategie usate dalle multinazionali per pagare meno tasse; per migliorare la coordinazione e lo scambio di informazioni in materia tra i paesi della Ue) vennero bocciate ogni volta con l'opposizione del Lussemburgo, in virtù del principio che richiedeva un voto unanime, e non a maggioranza, per ogni decisione. Francia, Germania e Svezia proposero più volte di abolire tale principio, ma il Lussemburgo, con il sostegno della sola Olanda, ha sempre ottenuto che fosse confermato. Nei suoi 18 anni alla guida del piccolo stato, con una popolazione di poco più di mezzo milione di persone, Juncker è riuscito a trasformarlo, e ne ha fatto uno dei paesi più ricchi del mondo attirando alcune fra le maggiori aziende del pianeta a portare il proprio quartier generale europeo in Lussemburgo, spesso grazie a imposte dell'1 per cento o meno. Recentemente il nuovo governo lussemburghese sta dimostrando di voler collaborare con il resto della Ue per chiudere le scappatoie che permettono alle multinazionali di approfittare di una politica fiscale non uniforme all'interno della Ue. Nel 2014 una precedente soffiata, denominata Luxleaks, aveva rivelato gli accordi segreti tra il governo lussemburghese e alcune grandi corporation e Juncker ha in seguito ammesso che lo scandalo ha danneggiato la sua reputazione. Ma non al punto da impedirgli di diventare presidente della Commissione Europea. Ora un suo portavoce, interpellato dal Guardian, afferma che non è suo compito commentare questioni riguardanti le posizioni prese in passato dal Lussemburgo in materia fiscale. © Riproduzione riservata 01 gennaio 2017 Da - http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/01/news/nuovi_leaks_imbarazzano_juncker_evasione_fiscale-155247879/?ref=HREC1-6 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI May sceglie 'hard Brexit': "Fuori da Ue e da mercato comune Inserito da: Arlecchino - Gennaio 18, 2017, 05:51:19 pm May sceglie 'hard Brexit': "Fuori da Ue e da mercato comune per una GB globale.
Voto finale del Parlamento “May sceglie 'hard Brexit': "Fuori da Ue e da mercato comune per una GB globale. Il primo ministro inglese esclude qualunque parziale associazione con l'Europa e punta a un negoziato che punti a un rapporto "tra uguali, fra una Gran Bretagna Globale, indipendente e sovrana, e i nostri amici e alleati della Ue". E lancia una velata minaccia: "Se ci punirete abbasseremo imposte e attireremo investimenti" Dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI 17 gennaio 2017 LONDRA - Fuori dall'Unione Europea, fuori dal mercato comune, fuori da tutto. E' l'intenzione di Theresa May per il negoziato con la Ue che comincerà a fine marzo: una "hard Brexit", una Brexit dura, anzi durissima. "Non vogliamo nessuna parziale appartenenza alla Ue, nessuna associazione con la Ue, niente che ci lasci metà dentro, metà fuori", ha detto il primo ministro britannico nell'atteso discorso di oggi sui suoi obiettivi per la trattativa con Bruxelles. "Non vogliamo adottare un modello già adottato da altri paesi", ha affermato: quindi niente modello Norvegia (fuori dalla Ue ma dentro il mercato comune), modello Svizzera (una forma di associazione al mercato comune) o modello Turchia (fuori dal mercato ma dentro l'unione tariffaria doganale). "Non vogliamo mantenere dei pezzi di Ue, nel momento in cui la lasciamo", ribadisce la premier una volta per tutte. Anche se poi, quasi all'ultimo lascia aperta la porta di un accordo sulle merci senza dogana, simile a quello turco. E il discorso contiene una notizia inattesa: l'impegno a sottoporre l'accordo finale con la Ue, prevedibilmente fra un paio d'anni, nella primavera 2019, al termine della trattativa, a un voto del parlamento britannico. Che, in teoria, potrebbe bocciare l'accordo e lasciare tutto com'è. Ma lei non è preoccupata: "Il parlamento ha votato per indire il referendum, ha votato per iniziare il negoziato sulla Brexit, sono certa che voterà anche per realizzare la volontà popolare di uscire dalla Ue". Trump su Brexit: "Una gran cosa" Ci sarà dunque la ricerca di un accordo con la Ue fatto su misura per il Regno Unito, la cui aspirazione è quella di creare una "Global Britain", una Gran Bretagna globale, "il migliore amico dei nostri partner europei, ma che cerca amici, rapporti e alleati oltre i confini dell'Europa, nel mondo". Questo, secondo Theresa May, è il mandato conferitole dal referendum del giugno scorso, in cui il popolo britannico ha votato "per il cambiamento, per uscire dall'Unione Europea e per abbracciare il mondo". E ha così votato, aggiunge la premier, "con gli occhi aperti, consapevole che la strada da fare sarà talvolta incerta, ma convinto che conduca a un brillante futuro per i nostri figli e i nostri nipoti". Compito del governo, osserva May, "è realizzare questa volontà e questo significa qualcosa di più che semplicemente negoziare una nuova relazione con la Ue, significa chiederci che tipo di paese vogliamo essere". Merkel replica al presidente eletto Usa: "Noi europei padroni del nostro destino" La sua risposta è priva di dubbi: "Un Regno Unito sicuro, prospero, tollerante, un magnete per i talenti internazionali e una casa per innovatori e pionieri". Il fatto che il voto per la Brexit abbia prevalso 52-48 per cento, riflettendo di fatto un paese diviso a metà, non pare avere troppo rilievo per la donna che ha preso il posto di David Cameron e considera Margaret Thatcher la sua eroina. La premier non vede le divisioni: "Il paese si sta unendo", sostiene. Di diverso avviso l'opposizione, i liberaldemocratici già protestano che il referendum non conteneva alcuna domanda sull'uscita dal mercato comune. "Il nostro voto per uscire dall'Unione Europea non è un rifiuto dei valori che condividiamo con l'Europa", prosegue May. "La decisione di andarcene dall'Europa non rappresenta un desiderio di essere più distanti da voi, che siete i nostri amici e i nostri vicini. Continueremo a essere partner affidabili alleati disponibili e buoni amici. Vogliamo comprare le vostre merci e che voi compriate le nostre, commerciando con voi nel modo più libero possibile". Ma perseguendo "una nuova partnership tra uguali, fra una Gran Bretagna Globale, indipendente e sovrana, e i nostri amici e alleati della Ue". Nel discorso di stamane il primo ministro ha elencato 12 priorità per il negoziato con Bruxelles con cui realizzare "una nuova, costruttiva, equa partnership con la Ue", guidata da 4 principi chiave: certezza e chiarezza; una Gran Bretagna più forte; una Gran Bretagna più giusta; una Gran Bretagna veramente globale". Le priorità includono: controllo dell'immigrazione, uscita dalla Corte di Giustizia Europea, mantenimento dell'unità nazionale britannica e il diritto per i 3 milioni di europei residenti in Gran Bretagna di restarci a tempo indeterminato, così per il milione e mezzo di cittadini britannici residenti in Europa. E ha chiuso con una velata minaccia: "Se in Europa qualcuno vuole punirci per l'uscita dalla Ue, attenzione, sarebbe un errore innanzi tutto per l'Europa, noi cambieremmo modello economico, abbasseremmo le imposte, attireremmo investimenti". Quasi un ricatto all'Europa: se ci maltrattate, diventeremo un paradiso fiscale appena al di là della Manica. Naturalmente, la "Global Britain" che non vuole mantenere neanche "un pezzetto" di Ue è solo la posizione iniziale di Downing Street in un negoziato che durerà due anni. Fattori esterni potranno modificarla: come la sentenza della Corte Suprema sul diritto del parlamento britannico di dire la sua (attesa per i prossimi giorni), l'ipotetico voto del parlamento medesimo, peraltro riaffermato da May, l'andamento dell'economia (in dicembre l'inflazione è salita all'1,5 per cento rispetto all'1,2 di novembre) possibili elezioni anticipate a livello nazionale. Intanto le elezioni anticipate ci saranno in Irlanda del Nord, il 2 marzo, e già quelle potrebbero influire sugli umori di Londra riguardo all'Europa. Ma per ora Theresa May pronuncia un addio alla Ue senza "se", senza ma" e senza rammarichi, fiduciosa di poter costruire una "nazione globale, forte, rispettata nel mondo e unita in casa propria". Vedremo se sarà ancora fiduciosa alla fine della trattativa. © Riproduzione riservata 17 gennaio 2017 Da - http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/17/news/brexit_may_non_vogliamo_stare_meta_fuori_e_meta_dentro_ue_con_bruxelles_nuova_equa_partnership_-156177618/?ref=HREC1-4 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. Corbyn: "Basta col neoliberismo, il mio Labour è il nuovo.. Inserito da: Arlecchino - Ottobre 01, 2017, 11:06:05 am Corbyn: "Basta col neoliberismo, il mio Labour è il nuovo centro"
Nel discorso a chiusura dell’annuale congresso laburista, il leader del centrosinistra britannico promette un “socialismo per il ventunesimo secolo”: "Oggi il centro è rappresentato dalla speranza di qualcosa di meglio". E alla fine tutti cantano "Bandiera Rossa" col pugno chiuso Dal nostro inviato ENRICO FRANCESCHINI 27 settembre 2017 BRIGHTON – Finisce con tutti che cantano “Red Flag”, Bandiera Rossa, l’inno del Labour, alzando il pugno chiuso. Nel discorso che chiude l’annuale congresso laburista, del resto, Jeremy Corbyn promette un “socialismo per il ventunesimo secolo”: una politica “per i tanti, non per i pochi”, come recita lo slogan alle sue spalle nell’aula della conferenza a Brighton, e un “nuovo modo di fare politica”, in cui il potere non è ristretto al parlamento di Westminster ma distribuito alle comunità e ai cittadini. Una rivoluzione, in sostanza, che il leader della sinistra britannica sente vicina: “Siamo alla soglia del potere”, afferma dal podio, alludendo alla crescita ottenuta dal suo partito alle elezioni del giugno scorso e ai conservatori divisi, senza più maggioranza assoluta, con Theresa May indebolita e a rischio dimissioni. Per andare al potere, naturalmente, bisogna conquistare più consensi e Corbyn è consapevole che deve andare a prendere voti tra coloro che non ha ancora convertito la sua causa, insomma non fra i suoi abituali sostenitori. Ma è proprio questo il messaggio più importante del suo intervento, quello che più si presta a riflessioni che vanno al di fuori dei confini del Regno Unito: “Si dice che le elezioni si vincono al centro dello schieramento”, osserva il 67enne capo del Labour. Era un assioma ripetuto dal suo predecessore Tony Blair e suscita qualche risolino in sala. Ma lui li zittisce. “Sono d’accordo anch’io. Ma il centro di gravità politico di una nazione non è inamovibile e certamente non rimane per sempre dove vorrebbe l’establishment. Si muove con i bisogni e le aspettative della gente. Di sicuro non è nello stesso punto in cui era 20 o 30 anni fa. Il grande crollo finanziario del 2008 e il decennio di austerità che vi ha fatto seguito lo hanno spostato. Oggi il centro è rappresentato dalla speranza di qualcosa di meglio e qualcosa di diverso”. Col pugno chiuso cantando Bandiera Rossa, i cori dei laburisti pro Corbyn Per questo Corbyn sostiene che il partito laburista, da lui allineato su posizioni più di sinistra, “un moderno partito socialista progressista, che va contro le tendenze del resto d’Europa”, è ora diventato “mainstream”, cioè prevalente, convenzionale, dominante, in una parola vincente, in grado di portare dalla sua la maggioranza degli elettori e andare al governo. Un passo che è mancato nel voto di giugno, ma di poco: “Contro tutte le previsioni”, ricorda il leader nella sua orazione, “abbiamo registrato il più grande aumento di voti dal 1945 e il miglior risultato in una generazione”. Serve solo più tempo per fare arrivare il messaggio al popolo e alle prossime elezioni, fra cinque anni se la legislatura arriverà fino in fondo (ma ci credono in pochi), prima se ci sarà un altro voto anticipato, il Labour effettuerà il sorpasso sui Tories: “Siamo pronti”, assicura lui, “siamo un governo in attesa”. Anche nei due precedenti congressi che ha organizzato da leader, Corbyn sapeva suscitare entusiasmo fra i militanti. Ma questo è il primo in cui arriva non solo dopo avere vinto le primarie interne (ne ha vinte due in due anni, per la precisione), bensì dopo avere quasi vinto le elezioni che tutti pronosticavano sarebbero state un disastro e lo avrebbero costretto a dimettersi. Attorno a lui il partito è unito. Blair e i blairiani tacciono. Un altro in passato critico della nuova linea, l’ex-leader Ed Miliband, che Corbyn forse non casualmente cita nel discorso, sarebbe pronto a rientrare nella sua squadra di consiglieri e nel suo governo ombra. Così il suo arrivo è un trionfo: in giacca a cravatta, la sua caratteristica cravatta rossa, il leader stringe mani e firma autografi entrando da solo, a piedi, fino al palazzo dei congressi che ospita la kermesse laburista. E una volta dentro ci sono cinque minuti buoni di battimani e cori, “oh Jeremy Corbyn” fa il ritornello, prima che possa parlare. Un’accoglienza da rock star, a cui ormai è abituato. E un’atmosfera di festa, al punto che, quando fa l’elogio della deputata nera e sua vecchia amica di tante battaglie Diane Abbott, difendendola “dagli abusi razzisti e sessisti che ha sofferto”, anche lui si mette a cantare con i delegati “happy birthday”, perché è il compleanno della parlamentare. Nel discorso Corbyn promette investimenti pubblici, aumento dei salari, nazionalizzazione di imprese vitali come acqua, energie, trasporti, istruzione universitaria gratuita, e spiega che i soldi di tutto questo verranno dal “far pagare un po’ più tasse ai più ricchi e alle grandi corporation”, per il bene comune. Si fa beffe di Theresa May, “è lei che oggi guida una coalizione del caos”, l’accusa che la leader conservatrice lanciava a lui in campagna elettorale. Critica Donald Trump, avvertendo che la relazione speciale fra Usa e Gran Bretagna deve permettere di dire all’alleato americano: “La via che hai imboccato è la via sbagliata”. E affronta con chiarezza la questione della Brexit: rispettare “da socialisti democratici” il risultato del referendum, ma mantenere “accesso al mercato comune, proteggere i nostri posti di lavoro, cercare una nuova cooperazione con l’Unione Europea” e soprattutto “non dare agli immigrati la colpa dei mali della nostra società, non farne un capro espiatorio, non cedere al razzismo”. Ai 3 milioni di europei residenti in Gran Bretagna (fra cui ci sono 600 mila italiani) dice: “Siete i benvenuti! Se non sarà il governo May a darvi al più presto la garanzia di restare qui con tutti i vostri diritti inalterati, ve la daremo presto noi!” Forse potrebbe essere vero, come lui dice, che il Labour è ora “l’unico partito in grado di unire chi ha votato per Brexit e chi ha votato per rimanere nella Ue. Ci sono condanne all’Arabia Saudita per la guerra nello Yemen, all’Egitto per la repressione della democrazia, esortazioni a Aung San Suu Kyi per fermare le violenze contro la minoranza dei Rohingya e parole di sostegno al popolo palestinese, affinché finisca “un’oppressione durata 50 anni” da parte di Israele. Accenni al terrorismo e alla tragedia della Grenfell Tower, il grattacielo di Londra bruciato questa estate, “se volete vedere come muoiono i poveri, andate a vederlo”, nota citando i versi di una poesia scritta per l’occasione. E’ un discorso lunghissimo, un’ora e un quarto, ma nell’aula del congresso non pare che nessuno abbia fretta di vederlo finire. Verso la conclusione, Corbyn torna al messaggio principale: “Serve un nuovo senso comune per sostituire il modello fallimentare creato dalla Thatcher, per rimpiazzare il fallito dogma neoliberista”. Un altro messaggio su cui si capisce che sarebbe pronto ad aprire un dibattito anche oltre Manica, in tutta Europa. E poi basta, altri cinque minuti di applausi e “Bandiera rossa”: tutti a pugno chiuso, a cantare e sognare un futuro diverso. © Riproduzione riservata 27 settembre 2017 Da - http://www.repubblica.it/esteri/2017/09/27/news/corbyn_labour_neoliberismo_nuovo_centro_sinistra_inglese_europea-176663478/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P6-S1.8-T1 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. L'intervento della premier, pochi giorni dopo che la Ue... Inserito da: Arlecchino - Febbraio 02, 2018, 11:00:35 pm L'intervento della premier, pochi giorni dopo che la Ue ha indicato che durante la transizione nulla dovrà cambiare nello status dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna, suona come una problematica presa di distanza da Bruxelles.
Ma anche come la risposta di Theresa all'attacco dell'ala più anti-Brexit del Partito conservatore, che l'accusa di fare troppe concessioni Dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI 01 febbraio 2018 LONDRA - Marcia indietro sostanziale contro la Ue o mossa tattica contro i suoi avversari all'interno del Partito conservatore? Come quasi tutto nel negoziato sulla Brexit, anche l'annuncio di Theresa May che nella fase di transizione gli immigrati europei non potranno godere degli stessi diritti di cui godranno finché la Gran Bretagna farà parte dell'Unione europea si presta una duplice interpretazione. Quando nel dicembre scorso è stato raggiunto l'accordo sulle condizioni del "divorzio", inclusi i diritti dei cittadini Ue residenti nel Regno Unito, Londra aveva già indicato che qualcosa sarebbe cambiato dopo il 31 marzo 2019, data in cui il negoziato dovrebbe concludersi, con l'uscita formale della Gran Bretagna dalla Ue. Si era detto allora, per esempio, che dalll'1 aprile 2019, inizio di una fase di transizione di circa due anni, gli immigrati europei dovranno "registrare" la propria presenza in Inghilterra e nelle altre regioni del Paese. Se poi gli arrivati durante la transizione avranno o non avranno il diritto di restare a tempo indeterminato è una questione che - come ha spiegato off the record a Repubblica una fonte del ministero per la Brexit - dovrà essere discussa nella seconda fase del negoziato, nel quadro dei "do ut des" sui futuri rapporti fra Gran Bretagna e Ue. E bisogna inoltre aggiungere che la possibilità di chiedere la registrazione degli immigrati europei esiste in teoria anche ora, per il Regno Unito come per ogni altro Paese della Ue, anche se non è mai stata utilizzata. Si tratta dunque di una differenza più formale che sostanziale rispetto al presente, le cui implicazioni concrete devono ancora essere definite dalle due parti. E tuttavia, venendo dopo che la Ue ha fissato nei giorni scorsi le norme per la fase di transizione, specificando fra l'altro che nulla dovrà cambiare nel trattamento e nei diritti dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna, l'intervento della premier conservatrice suona come una presa di distanza, ovvero un ostacolo sulla via della trattativa che potrebbe anche diventare insormontabile e fare franare tutto. Sotto attacco da parte dell'ala più anti-brexitiana dei Tories, May potrebbe avere fatto questa mossa più che altro per ragioni tattiche, di politica interna: respingere l'accusa di essere troppo debole nel negoziato con Bruxelles, di fare concessioni eccessive. Ed evitare così che i suoi avversari nel partito cerchino di defenestrarla in tempi brevi: 40 delle 48 firme necessarie a innescare un voto di sfiducia tra i deputati Tories sarebbero già state depositate. Insomma, la leader britannica è sempre più debole e deve pensare innanzi tutto a restare al potere: il negoziato sulla Brexit verrà dopo. Ma ogni tattica, in questo negoziato dagli obiettivi ancora incerti, può diventare strategia: sottolineare il diverso trattamento degli europei durante la transizione riapre il vaso di Pandora delle difficoltà di un'intesa. Del resto la transizione contiene di per sé una contraddizione di fondo, dal punto di vista britannico. Il Regno Unito dovrebbe uscire ufficialmente dalla Ue a fine marzo 2019. Ma nei due anni successivi tutto dovrebbe restare com'è ora. Cambiare tutto per non cambiare niente, per dirla con il Gattopardo: è questo il dilemma che si delinea all'orizzonte. E che, dopo il rapporto segreto governativo sui danni economici dell'uscita dalla Ue, spinge sempre più inglesi a chiedersi: ma questa Brexit vale davvero la pena di farla? Riproduzione riservata 01 febbraio 2018 Da - http://www.repubblica.it/esteri/2018/02/01/news/gb_may_su_cittadini_ue_retromarcia_o_mossa_tattica-187778172/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P7-S1.8-T2 Titolo: ENRICO FRANCESCHINI. ... il furto di dati: "Così influenzavano le elezioni" Inserito da: Arlecchino - Marzo 19, 2018, 10:49:01 am Cambridge Analytica e il furto di dati: "Così influenzavano le elezioni"
L'agenzia avrebbe immagazzinato informazioni di 50 milioni di utenti per scopi elettorali. Facebook sospende l'account Dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI 18 marzo 2018 LONDRA - L'accusa è di avere rubato 50 milioni di profili da Facebook e di avere usato queste informazioni riservate per influenzare elezioni dall'America all'Europa, da Trump alla Brexit e oltre. Sul banco degli imputati c'è Cambridge Analytica, la società inglese di analisi di "big data" che da qualche anno ha ottenuto un'attenzione spropositata: c'è chi la ritiene il Grande Fratello orwelliano in grado di controllare il mondo e chi la paragona a fenomeni anticipati dalla fiction televisiva House of cards, in cui il presidente degli Stati Uniti raccoglie voti manipolando gli elettori con una propaganda personalizzata a base di illeciti programmi di software. A rivelare che quella fantasia potrebbe essere diventata realtà è ora un'inchiesta dell'Observer e del New York Times, frutto delle confessioni dall'interno di un ex-dipendente della Cambridge. E a confermare indirettamente che nelle rivelazioni c'è come minimo qualcosa di vero contribuisce Facebook: che ieri ha sospeso l'account di Cambridge Analytica per avere "ingannato" il social network e violato le politiche di gestione dati degli utenti. Sembra un fanta-thriller, invece è una faccenda che potrebbe finire in tribunale. Con conseguenze che arrivano fino alla Casa Bianca: Steve Bannon, a lungo stretto consigliere di Trump, nel 2014 dirigeva Cambridge Analytica, il cui proprietario è il miliardario americano Robert Mercer, sostenitore di campagne e candidati conservatori o di destra in tutto il mondo. L'inchiesta dell'ex-capo dell'Fbi Robert Mueller sul Russiagate, da cui dipende la possibilità di un impeachment contro Trump, gira anche attorno al lavoro di questa società, il cui ruolo misterioso era stato considerato finora esagerato, anche dalla stessa Cambridge Analytica per ragioni promozionali, ma forse non lo è poi così tanto. E la vicenda ha echi anche in Italia: la Cambridge Analytica afferma per prima sul proprio sito di essere stata ingaggiata nel 2012 da un "partito italiano che vanta i suoi ultimi successi negli anni '80" e che grazie ad essa avrebbe ottenuto risultati, al di là delle sue aspettative. Intervistato un anno fa da Repubblica, Alexander Nix, l'ad di Cambridge Analytica, ammetteva di avere lavorato con politici del nostro paese, rifiutando di rivelarne i nomi. Confessa all'Observer l'autore della soffiata, Christopher Wylie: "Abbiamo sfruttato Facebook per raccogliere i profili di milioni di persone. E abbiamo costruito modelli per sfruttare quello che sapevamo su di loro e per prendere di mira i loro demoni interiori. Questa era la base su cui era fondata l'intera azienda". Una tecnica che gli esperti chiamano "psicografica". Verso la fine del 2015 Facebook aveva scoperto che i suoi dati erano stati trafugati in massa, ma non avvertì i suoi utenti e intraprese soltanto misure limitate per recuperare e proteggere le informazioni personali di oltre 50 milioni di individui. Cambridge Analytica era già stata messa sotto inchiesta anche in Gran Bretagna per la parte che ha svolto nel referendum sulla Brexit a favore dell'uscita dall'Unione Europea. "Usiamo dati per cambiare il comportamento dell'audience", afferma la homepage di Cambridge Analytica. © Riproduzione riservata 18 marzo 2018 Da - http://www.repubblica.it/esteri/2018/03/18/news/_cambridge_analytica_e_il_furto_di_dati_cosi_influenzavano_le_elezioni_-191577925/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P6-S1.4-T1 |