Titolo: I due figli di Walter Tobagi e l’invito del Quirinale alla vedova Pinelli Inserito da: Admin - Maggio 09, 2009, 04:41:30 pm I due figli di Walter Tobagi e l’invito del Quirinale alla vedova Pinelli
La lettera: «Chiudiamo una stagione di odio e rancore» «Bisogna invece lasciare spazio a una volontà condivisa di costruire un futuro diverso» E’ importante che la vedova Pinelli sia stata invitata alla cerimonia di oggi al Quirinale, che lei abbia accettato di essere lì con noi. È importante che il Paese superi un sentimento di divisione ideologica che dura da troppo tempo. Bisogna invece lasciare spazio a una volontà condivisa di costruire un futuro diverso. È importante che, soprattutto fra coloro che hanno pagato un prezzo altissimo a una stagione di odio inutile, si manifesti la volontà di fare un passo per includere tutti in questo sforzo di superamento delle barriere, perché certi eventi drammatici non si ripetano. Che questo avvenga proprio nel quarantesimo anniversario della strage di piazza Fontana e della morte di Pino Pinelli, eventi che forse più di ogni altro hanno lacerato la coscienza collettiva, «non rientra — per citare le parole di papà — nel novero dei fatti previsti o scontati»: è il segno che si sta aprendo una pagina nuova. Questo non significa sciogliere le tensioni in un acritico abbraccio collettivo, ma promuovere il dialogo, il confronto e la condivisione, anche delle memorie traumatiche: virtù civili che nostro padre ha coltivato per tutta la vita. Le responsabilità rimangono per sempre, le conseguenze dei gesti violenti non si cancellano con poche parole di pentimento. Occorre una riflessione seria e onesta su molte cose. A distanza di tanti anni, questa riflessione deve svilupparsi, finalmente, anche sul piano della storia. La libertà individuale di avere idee e provare sentimenti, di scegliere se ammettere o meno un errore, di concedere o meno un perdono, va sempre rispettata, ma non deve giustificare ostacoli e forzature nello sviluppo di un processo di riconciliazione e progresso civile. Una democrazia libera e matura non può che rifiutare la violenza e le ideologie che la alimentano, ma deve essere capace di riaccogliere e reintegrare, a tempo debito e in modo opportuno e misurato, senza eccessi, coloro che hanno percorso una strada sbagliata e ne hanno preso coscienza. Non abbiamo bisogno di commemorazioni per ricordare nostro padre e sentirne l’assenza: la cicatrice è sempre lì, il vuoto non si può colmare. Come figli, però, siamo orgogliosi di pensare che il lavoro cui ha dedicato la sua vita possa rappresentare ancora oggi, a quasi trent’anni di distanza, un punto di riferimento e un modello a cui ispirarsi per la riflessione e il superamento delle difficoltà di una fase storica per molti aspetti non conclusa. Il seme di speranza che nostro padre vedeva nella presenza di tanti giovani al funerale di tre poliziotti, pochi mesi prima di essere ucciso, si rinnova nella presenza degli studenti di Trento, autori del libro «Sedie vuote», alla cerimonia del Quirinale. Questo stesso seme è anche il nostro: che la violenza sia lasciata alle spalle, la ricerca della verità prosegua e le nuove generazioni siano dotate degli strumenti per conoscere gli orrori di un passato ingombrante, che a volte grava ancora sul presente del nostro Paese. Vorremmo che non pesasse sul nostro futuro. 09 maggio 2009 da corriere.it |