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Forum Pubblico => LA SALUTE, LA CULTURA, IL LAVORO, I GIOVANI, L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA E LA SOCIETA'. => Discussione aperta da: Admin - Aprile 29, 2009, 12:15:09 am



Titolo: L’ATTENZIONE - Il manifesto
Inserito da: Admin - Aprile 29, 2009, 12:15:09 am
Il manifesto


L’ATTENZIONE
PER UNA NUOVA CIVILTA’ DELLE LETTERE

LA PROMESSA DELL’ATTENZIONE


Le quantità si contendono lo spazio. Le qualità si completano a vicenda.(Dietrich Bonhoeffer)


Partiamo e facciamo spazio. Facciamo uno spazio nella Rete delle Reti, ma con la promessa che tenteremo di farne l’immagine di uno spazio dentro, fuori e specie tra noi. Facciamo una rivista on-line, con lo stesso nome di quella progettata e mai creata da Cristina Campo che si appoggiava ad una visione di Simone Weil e diamole un compito, una missione ambiziosa. Guarire una malattia. Un’anemia della nostra storia culturale che si manifesta senza pallore, ma che anzi predilige i colori forti e come sintomi la dimenticanza, l’anestetizzazione e la perdita di sensibilità Il cui decorso porta al narcisismo, all’autoreferenzialità e all’isolamento che rendono il dibattito culturale una discussione sciolta in mille rivoli, il confronto artistico un’utopia, le lettere e l’arte un vociare spezzato in mille piccole realtà medievali, di gruppo, di partito, di confraternita.  La rincorsa è mille volte verso il potere, l’appezzamento in luce, verso la frazione infinitesima di riflettore che ancora è riservata a pochi per poco tempo.

Diamo allora alla rivista appena nata una domanda cui tentare una risposta. A cosa serve ancora la cultura occidentale oggi ? A cosa la nostra tradizione, la letteratura, il pensiero intellettuale, filosofico e politico ? A cosa la nostra fede nei valori e nello Spirito, la nostra Religione ?

Religio ha due etimologie che facciamo nostre per la cura dell’anemia: quella di legare assieme, unire, rapportare persone e idee e anche quella di re-lègere, guardare con attenzione, aver cura. Usare scrupolosa attenzione, cura diligente e rigore sui testi e per i testi diventano allora il nostro intento e la nostra promessa. Per recuperare dei valori. Non per applicare un conservatorismo a senso unico, ma per scrivere e leggere integrando quanto di storicamente nostro è doveroso mettere nel presente e, se possibile, anche nel futuro. Per essere autenticamente umanità attraverso un radicale rinnovamento della tradizione, una cata-strophè che d’altronde, a nostro avviso, è già da tempo cominciata.

Vogliamo cercare e investigare per verificare se le lettere possano essere qualcosa intorno a cui uomini e donne si raccolgono con i loro valori per condividerli, per guardare la società e il mondo nel suo respiro più genuinamente globale, perché nato da un “locale” che pensa, discute e scambia. In questo senso noi sentiamo fortemente l’eticità della vita intellettuale, il suo essere spazio di civiltà e incontro, per mettere in rapporto il poetico (la creatività), il politico (la polis e la relazionalità sociale) e lo spirituale (ovvero l’orizzonte del senso). Ciò che ci proponiamo di cercare, leggere e analizzare dedicando spazio primario alla critica, non è solo letteratura, non è solo poesia. È tutto ciò in cui si estrinseca il senso critico nei confronti della realtà. Sono le forme artistiche e le testimonianze del sentire umano in cui si manifesta quel disagio apparentemente insanabile che domina a colpi di emergenze e forzature massmediatiche. Con questo marchio, quello di una risposta sempre più consapevole al silenzio del rumore di fondo, vorremmo far uscire alla luce del sole ciò che oggi non ha voce né mercato.

Proponiamo un approccio onesto alla realtà, cercando di riappropriarci della sua urgenza cominciando dal poco, da quanto ci rimane in mano quotidianamente e a cui vogliamo prestare attenzione, convinti che il piccolo possa contenere il grande, contro la dispersione dei media, contro la perdita di importanza dell’informazione e contro l’apparire omologante della società dei reality show.

Vogliamo interrogarci sulla natura della creazione artistica, da dove emerga oggi, se sia riflesso condizionato da una mancanza di consapevolezza del fatto che il dire è sempre una risposta al silenzio.

Vogliamo interrogarci sulla necessità delle forme artistiche e sul rischio della vacuità di spirito e di valori. Vogliamo percorrere questa via a partire dal poco cui prestare attenzione, se necessario disimparando a leggere come il protagonista del racconto di Calvino, non per rifiutare, ma per ri-apprendere e in ultimo comunicare, unire, relazionare: per tentare l’uscita dall’autoreferenzialità della letteratura e della creatività culturale che parla solamente di se stessa e riproporla come modalità di autentica civiltà. E concorrere, per quanto possibile, alla guarigione della società odierna.


da lattenzione.com