Titolo: ANTONELLA MARIOTTI - "Signora giudice la prego: si rivesta!" Inserito da: Admin - Agosto 02, 2007, 05:43:48 pm 2/8/2007 (8:1) - LA STORIA
"Signora giudice la prego: si rivesta!" Esposto contro il magistrato del lavoro: troppo scollata. E Jacqueline Magi risponde: «Devo indossare il burqa?» ANTONELLA MARIOTTI LIVORNO Jacqueline la rossa lavora sodo. Tutti i giorni mette la toga e condanna chi sfrutta il lavoro nero o chi manda gli operai in ospedale per cancro da amianto, o per altre cause poco civili. Jacqueline ogni giorno si presenta in tribunale vestita di colori sgargianti, gonna rossa con canottiera nera, oppure più trendy e sportiva, pantaloni mimetici con tasconi se deve «compiere il sopralluogo» come si dice in gergo poliziesco/carabinieresco in qualche vicenda poco chiara di droga. E adesso Jacqueline Magi, magistrato del lavoro di Piombino, deve spiegare perché si veste così, perché non indossa la giacca in tribunale e ha sempre le braccia nude d’estate. «Ma io emetto sentenze al massimo in cinque mesi, perché non controllano la resa del mio lavoro. Cosa vogliono da me che mi metta il burqa? Le braccia nude? Certo non mi avevano avvertito che c’erano regole sull’abbigliamento in aula. Sulle battute sconce poi...». Sono le cinque del pomeriggio, il bimbo piange e lei ha tutti i preparativi del matrimonio da rifinire, si sposa il dieci agosto: secondo matrimonio. Jacqueline Magi ha dovuto spiegare al presidente della Corte d’appello di Firenze, Fabio Drago, che abiti indossa e perché ogni tanto parla di rapporti sessuali, dopo - sembra - un esposto presentato da da alcuni avvocati . Gli avvocati «Ma non è assolutamente vero, nessuno dei miei colleghi ha presentato un esposto contro la dottoressa Magi. Se è stata chiamata a Firenze sarà per altri motivi e avrà una questione interna al suo tribunale da risolvere» è piuttosto alterato Andrea Ghezzani, il presidente dell’ordine forense di Livorno, e anche un tantino «velenoso» con l’allusione a rapporti tesi tra il giudice e i dipendenti del tribunale. Certo l’esposto contro il giudice «troppo sexy» è diventato un boomerang per i professionisti delle aule, adesso accusati di vessare chi fa solo il proprio dovere e fa condannare i potenti loro clienti. «Abbiamo dovuto inviare un comunicato di smentita a tutti - prosegue Ghezzani - siamo profondamente indignati e prenderemo provvedimenti». Bè l’indignazione per prima l’ha provata il giudice chiamata a giustificarsi perché nei giorni di caldo porta canottiere, che è vero hanno qualche difficoltà a contenere il seno abbondante, come lo è un po’ la corporatura della «Boccassini della Toscana», come viene soprannominata e non solo per lo stesso colore di chioma. «Sono rimasta molto stupita quando mi hanno chiamato a Firenze per come mi vesto - spiega -. Tutto questo è fuori dalla mia logica. Io non vivo con fronzoli, non metto minigonne, ma gonne lunghe e pantaloni». Poi precisa: «Vogliono che mi metta la giacca, ma fa caldo e io non ho nessuna intenzione di metterla. Ma perché non prendono in esame la rendita del mio lavoro?». Ecco qualcuno ha già visto in questa vicenda l’ombra di un «mobbing» perché quel giudice racconta che «ho fatto condannare Pronto Pagine Bianche facendogli assumere 418 dipendenti dei call-center», insomma vince troppe cause. Prima però quel giudice ce l’era presa anche con la Breda accusata di aver fatto ammalare di cancro da amianto alcuni operai morti per quello, e all’assoluzione dei dirigenti dell’azienda aveva pianto e abbracciato una ragazza figlia di una delle vittime. Solidarietà «Non mi possono colpire in nessun altro modo, sono irreprensibile sul lavoro e nella vita privata. Sono una madre separata e tra poco mi risposo. Per fortuna - racconta il magistrato - ho avuto la solidarietà di tanti, anche del mio ex marito. Sono stata attaccata perché sono una donna, e questo mi ferisce». E nella vita privata di Jacqueline Magi oltre a non esserci «ombre» ci sono le fiabe che illustra con il nome di fata Giu-Giu e un corso di criminologia che ha organizzato con un’esperta criminologa di Londra e che terrà in autunno all’ateneo piemontese. «Mi hanno contestata tante volte ma non mi importa nulla, continuo per la mia strada. Adesso penso al mio matrimonio». Solidali sono anche i sindacalisti che vedono nel magistrato un porto sicuro dove condurre le loro battaglie. E proprio i Cobas, per primi e la Fiom Cgil subito dopo, hanno raccontato che forse quel fervore nel lavoro è la causa delle accuse di «scarso decoro». «Ho ricevuto la solidarietà di tutti anche delle consigliere di Pari opportunità della Toscana - chiude Jacqueline Magi -. Ma i miei colleghi maschi li controllano su come si vestono?». da lastampa.it |