Titolo: RONDE LEGHISTA E RONDE FASCISTE... Inserito da: Admin - Febbraio 22, 2009, 03:39:45 pm 22/2/2009 (7:13) - SICUREZZA - IL VOLONTARIATO
Mestiere rondista: cani lupo fischietti e spray urticanti I comitati spontanei operano prevalentamente al Nord Le organizzazioni sono nate prima del decreto “Ora siamo subissati da domande di adesione” FRANCESCO MOSCATELLI MILANO Paese che vai, «rondarolo», «rondista» o «cittadino attivo» che trovi. Chi si immagina i comitati della sicurezza fai da te come un esercito compatto di piccoli rambo della porta accanto, ha preso un granchio. In attesa che i decreti attuativi spieghino nel dettaglio il suo ruolo e il suo status giuridico, il popolo delle ronde si organizza come può. Ogni comitato ha il suo stile, le sue simpatie partitiche e la sua buona dose di improvvisazione. «Noi, che le ronde siamo stati i primi ad inventarle, è da tre anni che giriamo armati solo di pettorine gialle, buona volontà e telefonini», spiega Gianpaolo Vallardi, senatore leghista e sindaco di Chiarano, provincia di Treviso. Nessuna velleità da milizia del popolo, anzi. I comitati spontanei vicini alla Lega, la benedizione del partito, non la cercano più da un pezzo. «Non per altro – continua Vallardi -. Ma i malpensanti come al solito cercavano di etichettarci politicamente per accusarci di razzismo. Mentre per le strade è sempre scesa gente comune, padri di famiglia senza tessere di partito». Anche a Milano, dove sono attivi una decina di gruppi fra Gratosoglio, via Ripamonti, Quarto Oggiaro e altre aree periferiche, la visibilità è diventata importante solo nelle ultime ore. «La riconoscibilità è un problema mediatico, nulla di più. Le persone si aggregano spontaneamente e fanno riferimento al comitato cittadino "Milano più sicura" solo per relazionarsi con le istituzioni – racconta Alessandro Morelli, esponente della Lega e coordinatore milanese delle ronde –. Per chi vuole forniamo casacchine fosforescenti, ma molti si organizzano autonomamente. Per il resto si gira con telefoni cellulari e macchine fotografiche. I più "strafighi", a volte, portano anche una telecamera». Nel capoluogo lombardo sono attivi da anni anche i City Angels, capitanati da Mario Furlan. Sono un'associazione di volontariato apartitica, vicina alla giunta Moratti, che si occupa di sicurezza ma anche di assistenza ai clochard e alle persone in difficoltà nelle stazioni ferroviarie e nelle aree più disagiate della città. Maglietta rossa con il logo degli «Angels» e baschetto azzurro, sembrano apprendisti caschi blu di provincia. Negli ultimi giorni, però, forse per non essere confusi nella mischia, hanno iniziato a battere anche il centro della città. E la mattina li si può incontrare in mezzo alle «sciure» bene che fanno colazione fra Brera e piazza del Duomo. Da tre anni in Lombardia sono presenti anche i volontari di «Monza Soccorso»: collaborano con la Protezione civile e con la Croce Rossa e girano per la città con la classica tuta arancione degli uomini di Guido Bertolaso. Nel bagagliaio della jeep hanno sempre un defibrillatore e una valigetta del Pronto Soccorso, ma oltre ad assistere gli anziani e i bambini che si sbucciano le ginocchia, controllano che non ci siano spacciatori nel parco attorno all'autodromo. Multifunzione, insomma. In queste ore, però, si stanno organizzando anche i primi movimenti femminili, come il «Comitato per la sicurezza delle donne» fondato la settimana scorsa nel quartiere romano di Appio Latino. «Gireremo in gruppi formati da cinque donne e da un uomo - spiega Barbara Cerusico, dirigente locale della Destra di Storace e anima dell'iniziativa –. Avremo tutti un telefono cellulare collegato con una centrale operativa che, nel caso di irregolarità, attiverà direttamente le forze dell'ordine. Se porteremo delle pettorine? La pubblicità, in certi casi, non aiuta». Sono sicuramente più attenti alla divisa i torinesi di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza nazionale, che in questi giorni hanno pattugliato la zona di Borgo Dora. «Abbiamo giubbini catarifrangenti e caschetti amaranto, in segno di simpatia nei confronti della Folgore – racconta il responsabile Maurizio Marrone –. Il verde l'abbiamo bandito perché con le ronde leghiste non vogliamo avere nulla a che fare mentre il nero sembrava un po’ troppo lugubre. L'essenziale è far capire alla gente che stiamo facendo un servizio, che non è una manifestazione di protesta. Ultimamente portiamo anche un cane lupo, un po’ per dimostrare la nostra volontà di essere operativi, un po’ perché può ritrovare la droga lanciata dagli spacciatori in fuga». Vicino ad Allenza nazionale è anche l'associazione culturale Destra veneta, con base a Padova. «Siamo attivi dall'epoca delle prime ronde leghiste, nonostante alcuni dirigenti di An non ci vedessero di buon occhio – spiega il presidente Raffaele Zanon –. Oggi il partito ci ha seguito e le nostre file si ingrossano. Negli ultimi due giorni sono già arrivate duecento richieste di adesione, anche da ex poliziotti e da molte donne. Cosa facciamo? A Conegliano, quando chiudono i negozi, accompagniamo alle macchine le commesse del centro e distribuiamo spray al peperoncino. Le nostre armi? Un cellulare, qualche torcia e un fischietto». da lastampa.it Titolo: Le ronde, affare della destra. Inserito da: Admin - Febbraio 27, 2009, 12:05:56 am Le ronde, affare della destra.
Girano truppe Nere e Verdi di Marco Bucciantini Il 10 novembre, al primo giorno di ronda, Lucia Spinato Corazza comunicò ai vigili sulla frequenza Special 5: «Qui al parco i problemi più grossi sono i cani e qualche ragazzo maleducato che usa i giochi dei bambini». Trasmetteva da un quartiere periferico di Verona, la città di Flavio Tosi e della Lega. Per questo, la più zelante in materia. E i successi vennero subito confezionati per la stampa: «Oggi gli assistenti civici (sic!) hanno messo in fuga tre posteggiatori abusivi di colore». Lo zelo, si diceva. Troppo. Comunicato stampa dello stesso comune, due settimane dopo: «L’Amministrazione, con una lettera del comandante della polizia municipale Luigi Altamura, ha chiesto all’Associazione La Cancellata di provvedere a non utilizzare più per la Vostra aderente Sig.ra Lucia Spinato Corazza». Sempre lei, la caposquadra, “denunciata” da un cittadino veneto che si era visto porgere un volantino della Lega Nord. Ronde e propaganda: sono cronache dell’Arena, il quotidiano della città veneta ma la politicizzazione della sicurezza è l’affare che mette in competizione i partiti della destra. La Lega vuole monetizzare: sono i pionieri di questa pratica (cominciarono nel 1995 a Voghera con le ronde padane) e sono i risarciti di questo decreto legge governativo. È per loro, prima ancora che per i cittadini: «Con quei soldi - 100 milioni - si potevano assumere 3 mila agenti e assicurare gli italiani in modo più appropriato» ha fatto presente Enzo Letizia, segretario nazionale dell’associazione funzionari di polizia. Si è preferito battere la strada dietro ai politici del Carroccio, di An, della Destra di Storace, e degli estremisti di Forza Nuova e Fiamma tricolore. «Credevamo superati questi tempi», si allarmano i sindacati di Polizia in un documento unitario, «questa è la resa dello Stato. Le ronde saranno inutili». Questo epitaffio per ora è avvalorato dai fatti: nessun dato ufficiale testimonia una diminuzione dei reati nelle zone già pattugliate dai volontari. Sono comparazioni acerbe, ma a Verona i reati erano già calati del 25% nell’anno precedente all’inizio delle ronde, e se Milano vanta da parte dei suoi “angeli di città” ben 357 interventi in due mesi bisogna considerare che si tratta spesso di segnalazioni contro il degrado urbano. Proprio i city angels milanesi «sono il modello» delle ronde a venire, quelle istituite per decreto legge. «Una cornice normativa che per concretizzarsi dovrà essere specificata», per il prefetto di Firenze Andrea De Martino, «ed è davvero prematura ogni iniziativa operativa sul territorio», con l’impiego di chissà chi. Questo è il punto: in sostanza il decreto per ora serve solo a “legittimare” la filosofia del fai-da-te, con ricaschi pericolosi, se è vero che la questura di Padova ha dovuto revocare il porto d’armi sportivo ad alcuni imprenditori che nottetempo uscivano di pattuglia e quando potevano s’addestravano al poligono con armi da guerra: kalashnikov, fucili d’assalto e pistole. Questi “assistenti civici” adesso hanno il gradimento del governo. Che si allinea alla battuta degli Skinheads di Verona: «Bisogna difendersi da soli, lo diciamo da vent’anni». Altro non si capisce: chi seleziona chi, e come: per esempio, la Toscana ha a disposizione un esercito di volontari, attivi in 3 mila e 500 enti: sarebbero tagliati fuori dal decreto. A Verona basta «un breve corso formativo», e sono «quasi tutti ex appartenenti a forze di polizia o corpi di vigilanza». Per ora si ragiona per prassi e per «quasi tutti...». Se il decreto è fumoso, e serviranno altri sessanta giorni per chiarire ambiti operativi e requisiti non si capisce come faccia la Lega a promettere entro un mese ronde operative in tutto il Nord, come se interpretasse i decreti legge come sanatorie. E così tutto questo agitarsi, simulare, annunciare dai vari municipi e quartieri d’Italia ha il solo scopo di mettere una bandiera politica - nera o verde - sopra questa guerra all’insicurezza. Con posizioni perfino paradossali: dalla Marca, cuore verde, il prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini - mai secondo a nessuno in stravaganze - ha sempre ritenuto insensate le ronde, e non le ha mai istituite. «Perché no?» si domanda invece pochi chilometri più a nord il sindaco democrats di Pordenone. Meno dubbi attraversano i pensieri della Fiamma Tricolore di stanza a Trieste, che ha già informato su prossime brigate di pattuglia intitolate alla memoria di Ettore Muti, gerarca fascista, aviatore dell’impresa fiumana narrata da D’Annunzio. Mentre a Roma per ora si ricorda l’ardita azione delle sei ragazze capitanate da Stefano Ambrosetti, pasdaran di Storace: l’altra sera all’Eur - bazzicando fra il laghetto e i parcheggi - scoprirono una vecchia Panda rossa assai sospetta. 26 febbraio 2009 da unita.it |