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Titolo: Zapatero: «Porterò la Spagna fuori dalla crisi economica»
Inserito da: Admin - Dicembre 21, 2008, 11:53:42 am
Zapatero: «Porterò la Spagna fuori dalla crisi economica»

di Claudia Cucchiarato


L'annuncio, il giorno prima, aveva riempito le pagine dei quotidiani. Gli occhi chiari, ben aperti, del premier in un'espressione quasi assorta. Sullo sfondo, cartelle piene di numeri e, sovrimpresse, le parole «disoccupazione», «recessione», «crisi». Infine la domanda: «Presidente, come ne verremo fuori?». «Con pazienza». È stata questa la risposta del primo ministro spagnolo nell'intervista di fine anno ospitata, a turno, da una rete tv.

Un'intervista light solo in apparenza, in cui il giornalista di Cuatro (la tv del gruppo Prisa, quello de El País e della Cadena Ser, per intenderci) ha evitato argomenti particolarmente sensibili, come la relazione con la Chiesa - e con il Vaticano, viste le ultime accuse da Roma -, per affrontare i problemi che interessano direttamente le tasche dei cittadini: la crisi, appunto. Una parola che Zapatero ha fatto resistenza a pronunciare, quasi a scongiurarla, fino a pochissimi mesi fa. Ma ora non può più. La settimana scorsa l’Fmi ha reso pubbliche le previsioni per la Spagna: nel 2009 recessione e Pil a meno 1% per la prima volta negli ultimi 50 anni.

Presidente, veramente a marzo pensava che non ci fossero gli estremi per parlare di crisi?
«Nessuno allora poteva prevedere quel che è successo a settembre. A marzo le nostre previsioni parlavano di una diminuzione della crescita, non di crisi o recessione».

Eppure oggi la disoccupazione sfiora il 70% nel settore edilizio e in generale è la più alta in Europa. L'opposizione la accusa di non saper soppesare la situazione del Paese.
«Rajoy vuole trarre vantaggio politico dalla crisi, ma insisto: a marzo non potevamo sapere. Ora la situazione è grave, ma non siamo deboli, la Spagna ha numerosi punti di forza, il nostro Pil pro capite è ancora superiore a quello italiano. Ad aprile del 2009 inizierà un processo di sostanziale recupero dell'occupazione, grazie ai fondi che abbiamo destinato alle opere pubbliche: 33 miliardi di euro. Le misure del governo serviranno a ridare fiducia ai cittadini».

Crede che la gente avrà la fiducia che invoca se non si aboliscono i paradisi fiscali?
«È necessario eliminarli, come è necessario non ricadere nell'errore dell'autoregolazione del mercato. Dobbiamo cambiare le regole del gioco e garantire un maggiore controllo e coordinamento tra lo Stato e i mercati».

Gli interventi statali in materia economica non intaccheranno le politiche sociali?
«Assolutamente no. Anzi, il bilancio per il 2009 destina alle spese sociali 15 miliardi di euro in più rispetto al 2008. Si incrementeranno le pensioni del 6% e stiamo lavorando affinché possa aumentare il potere di acquisto dei salari minimi».

A luglio l’Eta compie 50 anni, c'è ancora spazio per il dialogo?
«No, l’Eta ha avuto ben tre possibilità per dimostrare che non sa solo uccidere. Ha fallito e si è guadagnata l'isolamento della maggior parte del popolo basco. Negli ultimi due anni abbiamo arrestato 365 appartenenti alla banda. Non è lontanto il giorno in cui festeggieremo la fine della violenza».

Era a conoscenza dell'esistenza di un accordo che permetteva ai voli della Cia diretti a Guantanamo di fare scalo a Madrid?
«No, Aznar, che aveva firmato l'accordo con gli Usa, ha fatto pulizia in tutti gli archivi e impedito che il mio governo ne venisse a conoscenza. Se l'avessi saputo, l'avrei impedito. E poi sono sicuro che a me Bush non l'avrebbe chiesto. Mi pare evidente che abbiamo opinioni opposte in questioni di politica antiterrorista».

È riuscito a partecipare al G-20 di Washington grazie all'appoggio di Sarkozy e ora le relazioni con la Casa Bianca sembrano essere più distese. Se Obama le chiedesse di partecipare nell'offensiva in Afghanistan, lo farebbe?
«Gli direi di no, le nostre sono missioni di pace. Nello scacchiere internazionale serve una nuova amministrazione che sappia portare la pace in Afghanistan e in Iraq. Sono sicuro che Omaba lo saprà fare».


20 dicembre 2008     
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