Titolo: Berlusconi: no al dialogo «Il mio governo è il paradiso» Inserito da: Admin - Dicembre 10, 2008, 09:55:28 pm Il cavaliere sull'afghanistan: «non è previsto un aumento delle truppe»
Berlusconi: no al dialogo «Il mio governo è il paradiso» Il premier: «Mai al tavolo con questa sinistra anti- democratica. Sulla giustizia pronto a cambiare la Carta» ROMA - «Il paradiso». Silvio Berlusconi si lascia andare a una battuta e definisce così il suo governo nel corso della presentazione del libro di Bruno Vespa «Viaggio in un'Italia diversa». «Il libro - ha spiegato il premier - mi ricorda il passo del poema dantesco: c'è il capitolo della paura, la rivoluzione silenziosa, poi l'inferno, il purgatorio e il paradiso, che sarebbe rappresentato dal governo attuale che promette all'Italia il cambiamento che è assolutamente necessario». Ricordando di essere reduce da un tour di 21 giorni in Medioriente, poi però Berlusconi fa una riflessione amara sul nostro paese. «Ho visto- dice- che c'è una grande distanza tra loro e noi, poi tornando qui ho trovato un'Italia molto, molto provinciale che ha di sè una grande opinione, ma dobbiamo considerare che rappresentiamo appena lo 0,3 per cento delle terre emerse, lo 0,9 per cento della popolazione mondiale e l'1,9 per cento del prodotto mondiale». Quindi, conclude il presidente del Consiglio: «Siamo una piccola cosa, non la 'caput mundì che ha ispirato l'impero romano, e dovremmo imparare da altre realtà del mondo». CASINI - «Per Casini le porte del Popolo della libertà non sono aperte, sono spalancate». Lo conferma Silvio Berlusconi in una intervista pubblicata sul mensile free press Pocket, dopo aver accolto nel Pdl l'ex giornalista Rai e deputato Udc Francesco Pionati. «Casini ha deciso di non far parte del Popolo della libertà e ha scelto una strada che lo sta portando su posizioni che hanno deluso molti suoi elettori e buona parte degli ex dirigenti dell'Udc. Speriamo cambi idea». Sull'ipotesi che abbandoni la politica, Berlusconi replica: «Mi sento ancora un ventenne nello spirito e nella voglia di fare. Non vi libererete di me tanto presto, almeno finché l`Italia non rischi più di cadere nelle mani di una sinistra come quella di oggi. I miei figli in politica? Io basto e avanzo». TERZA PERSONA - «In politica contano i valori», sottolinea il premier, e «Berlusconi - afferma parlando di sé in terza persona - si ispira alla libertà come valore fondante della sua azione politica e rappresenta la concreta alternativa politica e di governo a una sinistra non liberale, non garantista, non riformatrice». SINISTRA - Il presidente del Consiglio ribadisce poi il suo concetto sulla stampa e la tv italiana: «Sulla scuola e sull`università, la sinistra e i suoi giornali, in pratica l`85% di ciò che si stampa in Italia, sono riusciti per settimane a ribaltare la realtà. In televisione, certi programmi della Rai e non solo, fanno di peggio. Ho consigliato ai miei ministri di non prestarsi più al gioco della rissa con gli oppositori in tv. L’hanno ormai capito tutti come funzionano i giornali e come lavorano alcuni giornalisti: isolano una frase o una parola dal contesto e ci costruiscono sopra una fantasia e spesso un attacco. I docenti di sinistra usano la scuola per reclutare militanti. Per colpa della sinistra l'università è davvero caduta molto in basso». RIFIUTI - Il premier ha poi citato il problema dei rifiuti di Napoli: «Le strade dell'Italia e di Napoli pulite come quelle di Tokyo. Tolleranza zero per chi sporca o imbratta. Dovranno essere introdotte pene severe per gli imbrattatori e anche l'arresto per chi scarica per strada rifiuti ingombranti». DIALOGO - Berlusconi poi ripete che il dialogo «con questo Veltroni» è impossibile. «Con il Veltroni che diceva basta alla demonizzazione dell'avversario politico, il dialogo sembrava possibile. Poi si è alleato con Di Pietro e ne ha seguito l'esempio accusandomi di regime. Quando si vuole dialogare, ci vuole lealtà e rispetto dell'avversario. Se Veltroni e i suoi volessero rendersi credibili, dovrebbero prima rompere con Di Pietro». REPLICA DI PIETRO - «Berlusconi per me è un corruttore politico, cioè uno che sta in politica e si compra politicamente l’avversario politico per farlo stare dalla sua parte, come ha fatto con Villari», ha replicato Antonio Di Pietro su Radiotre Rai. 10 dicembre 2008 da corriere.it ---------------------------------------------------------------- le|sto|fàn|te s.m. e f. CO persona che inganna con raggiri e imbrogli chiave di ricerca: lestofante da www.demauroparavia.it Titolo: Giustizia, Berlusconi: «Cambio la Costituzione, poi parola alla gente» Inserito da: Admin - Dicembre 11, 2008, 11:03:28 am Giustizia, Berlusconi: «Cambio la Costituzione, poi parola alla gente»
Il premier: mai al tavolo con questa sinistra marxista-leninista Alfano incontra Casini. Il Pd: sì alla riforma, no ad ultimatum ROMA (10 dicembre) - Nessun dialogo con questi individui. Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiude ogni spiraglio di un possibile confronto con l'opposizione sulla riforma dell'ordinamento giudiziario: «Fin quando sarò al governo non mi siederò mai ad un tavolo con questi individui - ha detto il premier - Ha ragione Bonaiuti quando dice che sono marxisti, leninisti. Ci vuole un cambio di generazione per avere da noi una socialdemocrazia. Non accetto di parlare con questo tipo di persone». Berlusconi, dopo aver assicurato che mai dialogherà con l'opposizione per la riforma della giustizia, lascia però aperta la via di una riforma in Parlamento. «Poi in Parlamento i gruppi parlamentari potranno decidere come più riterranno opportuno», dice. Il premier: cambio la Carta, poi parola ai cittadini. «La Costituzione si può cambiare e poi l'ultima parola spetta ai cittadini - aggiunge Berlusconi - Ci sono due votazioni con 6 mesi di tempo l'una dall'altra poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini. Questa è la democrazia». Sì alla separazione degli ordini. «Ritengo sia giusto separare gli ordini - dice ancora Berlusconi - perché un pubblico ministero deve far parte di un ordine diverso e deve avere gli stessi diritti e doveri dell'avvocato e cioè andare dal giudice, bussare alla porta e prendere un appuntamento. In questo modo i cittadini sono garantiti». Alfano ribadisce: carriere divise e limiti all'azione penale. Principio di parità tra accusa e difesa nella separazione delle carriere e della terzietà del giudice; nessun intervento costituzionale sull'obbligatorietà dell'azione penale ma un'indicazione di priorità per i pm; nessun condono e nessun indulto, ma nuove carceri.Sono alcuni dei paletti della riforma della Giustizia, il cui progetto infiamma il dibattito tra i poli, ribaditi oggi dal ministro Angelino Alfano: «Sul piano tecnico si può chiamare separazione delle carriere, ma il principio è quello della parità tra accusa e difesa e della terzietà del giudice - ha detto - Serve un giudice che sia terzo ed equidistante, cosa che pensiamo non sempre ci sia stata. Pm e giudici fanno parte dello stesso ordine, lavorano negli stessi uffici, fanno gli stessi concorsi...». La questione della parità tra accusa e difesa, ha detto Alfano, rappresenta la «terza fase» delle riforme, dopo quella del processo civile, «in Senato per l'approvazione definitiva», e dopo quella del processo penale «di cui ci occuperemo prima di Natale». Quindi un intervento sulla Costituzione su materie che stanno a cuore ai cittadini, come la parità tra accusa e difesa. Per quanto riguarda l'obbligatorietà dell'azione penale, che Alfano ha definito «un principio giusto e sacrosanto», non ci sarà invece un intervento sugli aspetti costituzionali: «Ma quando il pm riceve troppe notizie di reato non ce la fa ed il principio di obbligatorietà diventa di fatto discrezionalita. Per questo - ha aggiunto il ministro - si pensa ad indicare delle priorità su cui si possa misurare anche la capacità degli uffici a perseguire reati». Nessun condono e nessun indulto, ma nuove carceri. Alfano illustra la sua linea sulla questione dei detenuti: «Abbiamo detto che non faremo nessun nuovo indulto e nessun condono - ha detto - ma invece costruiremo nuove carceri, tante quante ne servono per contenere tutti i detenuti nel rispetto della loro persona». La vicenda della tensione tra le procure di Salerno e Catanzaro, per Alfano indica che «c'è una tendenza da parte di alcuni magistrati che non ci si possa occupare di loro sotto il profilo disciplinare. Si è rischiato di arrivare ad un punto di non ritorno», dice Alfano e, quanto alla riforma del Csm, occorrerà «renderlo conseguente alle riforme. Si dovrà intervenire prima di tutto sugli aspetti di composizione e disciplinare». No secco del Pd alla separazione delle carriere dei magistrati e alla divisione del Consiglio superiore della magistratura. «Sono contrario - afferma l'ex presidente della Camera, Luciano Violante in un'intervista a Affaritaliani.it - perché farebbe dei pubblici ministeri un corpo di super-poliziotti incontrollabili da chiunque. Oppure si tratta dell'anticamera del controllo politico del pubblico ministero e non sono d'accordo». E sulla divisione del Csm: «La stessa cosa. Si farebbe un corpo separato rispetto agli altri e sarebbe molto pericoloso». Tenaglia: sì alla riforma, no ad ultimatum. Il Pd è favorevole ad un dialogo con la maggioranza sulla riforma della giustizia, ma non è disposto ad accettarne l'ultimaltum. Lo ha detto il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia. «Un dialogo per le riforme è nell'interesse del Paese - ha detto - Ma se si traduce in un ultimatum della maggioranza allora per noi diventa inaccettabile». Il ministro ombra della Giustizia ha quindi spiegato che il Pd è contrario a una revisione costituzionale dell'equilibrio dei poteri, mentre è favorevole a una legge ordinaria «a Costituzione invariata». In particolare, nel pacchetto del Pd, c'è al primo posto il Csm con «la sua legge elettorale, il numero dei componenti e una sezione autonoma disciplinare». Tenaglia boccia invece la modifica dei rapporti tra magistratura e polizia giudiziaria, previsto nella bozza di riforma del governo. «Il controllo della polizia giudiziaria da parte della magistratura - ha aggiunto - è una garanzia di democrazia per i cittadini. Noi non ci sottraiamo al confronto, ma questo non è il primo problema». Gasparri: riforma urgente. Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, prende spunto dalla vicenda dello scontro tra procure sul caso De Magistris per ribadire l' urgenza della riforma della giustizia: «La riforma della giustizia andava attuata già da molti anni - dice - Ora non può essere più rinviata». Incontro con Casini e Vietti alla Camera. Il ministro Alfano ha incontrato oggi il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, e il vice-capogruppo centrista Michele Vietti a Montecitorio. Nei giorni scorsi Casini aveva dato la sua disponibilità ad aprire un tavolo di confronto con la maggioranza su un'eventuale riforma della giustizia. E anche oggi è tornato a parlare della necessità di una riforma condivisa. Il Guardasigilli Angelino Alfano, alla fine dell'incontro, ha detto di aver «accertato la disponibilità dell'Udc a collaborare e offerto la disponibilità del governo a far sì che una riforma ormai indifferibile possa essere condivisa». Sulla possibilità che al "tavolo" che si è aperto oggi con i centristi si possano sedere anche esponenti del Pd, Alfano ha risposto: «Siamo al lavoro, vedremo nei prossimi giorni». da ilmessaggero.it |