Titolo: Commercio e sindacati: fondo Est è cogestito dalla Confcommercio e da... Inserito da: Admin - Novembre 11, 2008, 12:29:37 am Parti sociali Poltrone divise a metà nel direttivo.
Buongiardino e Boco al vertice Commercio e sindacati: Il fondo integrativo Est è cogestito dalla Confcommercio e da Cgil-Cisl -Uil. Ogni anno finanzia i giornali delle tre sigle Il numero degli iscritti, a settembre, aveva raggiunto un milione 71.390 unità. E cresce inesorabilmente, per una ovvia ragione: Est, così si chiama il fondo integrativo sanitario dei dipendenti del commercio, è obbligatorio. Le imprese che hanno sottoscritto nel 2005 il contratto di lavoro sono tenute a versarvi 120 euro l’anno per ogni dipendente. E siccome i potenziali aderenti sono almeno 2,8 milioni, la massa di denaro che ogni anno può passare attraverso questo strumento (350 milioni di euro) controllato da un singolare sodalizio fra la Confcommercio e i sindacati Cgil, Cisl e Uil, è davvero impressionante. Il fondo Est è stato costituito il 27 luglio 2005, quando al vertice di Confcommercio c'era ancora Sergio Billè. Modello, le mutue di antica memoria che da qualche anno si vorrebbero riportare in auge. Ma con una particolarità: la gestione consociativa. Il potere decisionale è nelle mani di un consiglio direttivo di 36 persone. Addirittura cinque in più di quanti fossero, alla fine del 2007, tutti i dipendenti del fondo: 31. Metà dei posti è assegnata ai rappresentanti di Confcommercio, Fiavet e Fipe. Il restante 50% è invece occupato dai rappresentanti di Cgil (Filcams), Cisl (Fisascat) e Uil (Uiltucs), sindacati che hanno firmato il contratto del 2005 che stabilisce l’istituzione di quel fondo obbligatorio. Presidente è Simonpaolo Buongiardino, storico esponente della Confcommercio. Vicepresidente è il potentissimo capo della Uiltucs Uil Brunetto Boco, presidente della Fondazione Enasarco. Fra consiglio, giunta esecutiva, comitati di gestione e collegio sindacale, le poltrone disponibili sono 83. Circostanza, pure questa, che non manca di sollevare qualche perplessità ai vertici della stessa Cgil, sindacato che tra l’altro non ha sottoscritto, qualche mese fa, il nuovo contratto di lavoro con la Confcommercio. E che non ha mai teorizzato, al contrario di Cisl e Uil, la cogestione con le organizzazioni datoriali. Ragion per cui a Corso d’Italia anche l’organizzazione del fondo Est non può non essere considerata un po’ anomala. Nelle scorse settimane si è insediato il nuovo segretario della Cgil commercio, Franco Martini, ex segretario degli edili e incidentalmente fratello del presidente della Regione Toscana Claudio Martini. A lui il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani avrebbe affidato la missione di fare chiarezza su molti aspetti dei rapporti con le organizzazioni datoriali del commercio, tanto più dopo la vicenda dell'accordo separato con Cisl e Uil. Il fatto è che in Est la cogestione fra sindacati e la Confcommercio è integrale, come risulta dalla lettura del bilancio 2007. Lo scorso anno il fondo ha incassato 57,9 milioni di euro di contributi dagli iscritti. Per decisione del consiglio direttivo, il 10% «è destinato alla gestione ordinaria del fondo». Della somma totale, 50,4 milioni sono stati spesi per l’acquisto dei premi assicurativi. E non sono indicate le provvigioni. Spiega Buongiardino: «Io e Boco abbiamo firmato un contratto globale con le compagnie assicurative. Le provvigioni, com’è prassi di mercato, saranno evidentemente a carico loro. È una questione estranea al fondo». Partner professionali di Est sono Unisalute, il gruppo Unipol e le Generali, che operano attraverso un’agenzia speciale affidata alla Assingest srl della famiglia Pozzi, assicuratori di fiducia della Confcommercio. Sono stati scelti dal consiglio direttivo. «La scelta non è casuale. È stata fatta in base a un’approfondita analisi di mercato, condotta da uno dei massimi esperti della materia», precisa il presidente del fondo. Che è operativo ed eroga le prestazioni. Dal primo aprile 2007 al 31 luglio 2008 sono state liquidate 214.640 pratiche per un importo di 14 milioni 109 mila 938 euro. Detratti i premi, restano in bilancio circa 7 milioni e mezzo di euro. Quattro milioni dei quali sono stati spesi per «servizi». Il capitolo comprende 397.533 euro di «indennità e gettoni» per gli organi collegiali. Ma la voce più consistente è quella che riguarda «promozione e comunicazione»: un milione 326.632 euro. Voce che suscita una domanda: ma se Est è un fondo obbligatorio, a che cosa serve tanta pubblicità? Risponde Buongiardino: «Per prima cosa è stato necessario respingere l’offensiva mediatica di un’associazione professionale, ma anche il concetto di obbligatorietà del fondo era stato in parte frainteso. Abbiamo quindi deciso di investire in pubblicità sui giornali e anche su house organ di organizzazioni che potevano sostenere il fondo. Consideriamo questo investimento strategico». Nella pubblicità sui giornali sono stati investiti 701.454 euro. Con imparzialità per quanto riguarda gli house organ. Quasi metà, 308.400 euro, è andata a tre sole pubblicazioni: 102 mila euro a Progetto terziario, giornale della Fisascat Cisl; 102 mila euro a Partecipazione, pubblicazione della Uiltucs Uil; 104.400 euro al Magazine on line, organo di informazione via Internet della Filcams Cgil. Ma l’impegno cogestionale nell’attività di comunicazione non si è esaurito qui. «Il fondo — precisa il bilancio — ha la necessità di costruire una rete che sia punto di informazione, comunicazione e assistenza per le imprese e i lavoratori. L’ipotesi più economica è costituita dall’utilizzo di funzionari e dipendenti delle Organizzazioni costituenti che svolgano tale funzione. Ovviamente, alle Organizzazioni costituenti è dovuto il rimborso del costo del personale relativamente al tempo impiegato per tale funzione». E siccome nel 2007 sono state impiegate «oltre 25 persone», ecco spiegata la spesa altre 625.178 euro. Cifra senza dubbio rilevante, superiore addirittura al capitolo degli stipendi per il personale (540.257 euro), anche se inferiore a un’altra voce non trascurabile: 717.029 euro per «spese postali istituzionali». Di che cosa si tratta? È l’onere sostenuto per «oltre 800 mila comunicazioni di benvenuto trasmessa alle aziende e ai lavoratori». da corriere.it |