Titolo: Blanchard (Fmi): pesa il debito. Il mercato serve, temo cattive regole Inserito da: Admin - Ottobre 11, 2008, 03:43:06 pm Il capoeconomista del Fondo monetario
«Italia attenta, pochi margini sulle tasse» Blanchard (Fmi): pesa il debito. Il mercato serve, temo cattive regole DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON — Olivier Blanchard siede da appena un mese nell'ufficio al nono piano del palazzo dell'Fmi, quello del capoeconomista. È passato dai viali nel verde dei campus di Boston all'epicentro di un sisma e ciò che lo colpisce sono le reazioni: la crisi è globale, ma i governi reagiscono come se il mondo si fermasse ai loro confini. Forse dunque viene anche di qui il suo richiamo all'Italia: il debito pubblico da record lascia ben poco spazio al governo per tagliare le tasse e sostenere un'economia seriamente minacciata dalla recessione. L'Fmi denuncia che si sia fatto correre l'economia globale oltre il «limite di velocità». La crisi nasce così? «Non credo sia la causa principale della crisi. Il motivo di fondo sono gli sviluppi nei mercati finanziari: aumento nella leva del debito e del rischio, cattiva vigilanza. Ma certo c'era il compiacimento di aver vinto i vincoli dei cicli economici e dell'inflazione. C'era molta illusione in giro, credevamo di aver capito tutto. Non era così». La lezione è che il libero mercato non funziona, o che non si può vivere a debito? «Le economie moderne hanno bisogno dei mercati e i mercati hanno bisogno di regole. La gran parte dei mercati non funziona senza: è certamente il caso dei mercati finanziari. Quindi credo che la lezione sia che ci servono mercati con regole, ma temo che all'uscita da questa crisi ce ne saranno troppe e magari cattive. L'impatto politico della crisi resta da valutare, no»? Dipenderà anche dai livelli di disoccupazione? «L'impatto è già acquisito. La percezione della gente è che i mercati hanno fallito e servono cambiamenti radicali. Qualunque politico che cavalca l'onda e propone le cose più pazze ora può avere più possibilità». Lo abbiamo già visto negli anni '30. «Spero che non ne vedremo la ripetizione, neppure sul piano economico. Ma se accadesse, spero che non vedremo gli stessi effetti politici. Non siamo lì. Ma certo, è più difficile difendere il modello del mercato a questo punto». Quanto nella crisi è perdita di fiducia? «È la causa immediata: è ciò che abbiamo visto questa settimana. Le Borse vanno giù perché gli operatori vedono che il sistema si blocca, pensano che ricapitalizzare le banche significhi che il valore delle azioni sta andando a zero. Prevedono un brutto futuro e vendono. Ma per l'economia reale, c'è una caduta drammatica della fiducia di consumatori e imprese. La gente pensa che ci sia una possibilità di una depressione». E c'è? «Praticamente zero. Abbiamo imparato la lezione degli anni '30. Mal che vada, servirà qualche altra settimana ai governi per prendere le misure giuste e le Borse potrebbero andare giù di un altro 20%, poi svolteremo. Siamo realisti: stiamo parlando di crescita zero, non di depressione». Che probabilità dà a una recessione in Usa, Europa e Italia? «Circa il 50% sia per gli Stati Uniti che per l'Europa ma purtroppo di più per l'Italia, perché era già indietro prima. Ha probabilità di recessione molto alte». Anche l'economia globale rischia? «I Paesi emergenti cresceranno del 6% l'anno prossimo e ciò avrà implicazioni politiche. Il 100% della crescita nel 2009 viene da loro. Ci sarà uno spostamento del potere, la Cina emergerà da questi eventi in una posizione più forte». L'Fmi ora incoraggia l'uso del bilancio pubblico per la crescita. L'Italia che margini ha? «Partire con il debito sopra il 100% del pil non è una buona idea. L'Italia potrebbe dover ricapitalizzare alcune banche. Se lo fa aumenterà il debito lordo, magari non quello netto nella misura in cui non investe in Alitalia, se posso dirlo come francese. Dunque potrebbe recuperare i soldi. Ma probabilmente gli interessi sui titoli di Stato italiani possono andare su molto e sarebbe un onere». Resta spazio per tagliare le tasse? «Più alto è il debito, più è limitato è il margine di manovra». Federico Fubini 11 ottobre 2008 da corriere.it |