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Forum Pubblico => ITALIA VALORI e DISVALORI => Discussione aperta da: Admin - Settembre 20, 2008, 07:44:40 pm



Titolo: PIERANGELO SAPEGNO. E in volo esplode la rabbia "Meritano di andare a casa"
Inserito da: Admin - Settembre 20, 2008, 07:44:40 pm
20/9/2008 (7:34) - REPORTAGE - UNA GIORNATA IN AEREO

E in volo esplode la rabbia "Meritano di andare a casa"
 
Viaggio con i (pochi) passeggeri, la grande fuga dalla compagnia


PIERANGELO SAPEGNO

ROMA

L’8 settembre dell’Alitalia potrebbe anche sembrare un giorno come un altro, se non fosse che per tre volte l’abbiamo sentita urlare dai passeggeri la maledizione che segna questo confine della disperazione. «Dovete fallire», sputavano. E’ bastato un ritardo di 20 minuti. Ma una volta l’abbiamo sentito solo perché l’aereo per Torino delle 14,50 non ha aspettato due ritardatari. E’ lì che uno s’accorge che l’8 settembre è la nostra data, quella che ci fa più uguali degli altri, il giorno dei nostri difetti e delle nostre paure, vittime e carnefici di noi stessi. In fondo, l’assistente Arianna, brunetta, così esile e così timida, stava davanti a questa lunga fila di sportelli completamente vuoti dei check-in del terminal A di Fiumicino, e faceva occhi soavi per sottolineare che lei oggi aveva «una gran fiducia nel futuro. Non so perché. Il clima è cambiato, lo sento».

Mentre Simone Mattioli riceveva i giornalisti dietro un cartello che urlava «Me ne infischio dell’italianità. Vive la France», ed era lì a scrinarsi i capelli con uno strano sorriso: «Ce devono rasa’ se vogliono il fallimento. Devono veni’ qui con l’esercito». Loro sono tutti scesi a lavorare, come l’assistente di volo Cesare Albanese e il pilota Giovanni Montagner, come Antonio Di Vietro e gli altri, ma è uno strano giorno questo, senza tanta gente, senza code agli sportelli, senza gli aerei pieni. Perché non c’è nessuno all’8 settembre dell’Alitalia. Sono tutti scappati. Tutti a casa. Lo si capisce già dal mattino presto, senza luce e senza sonno, ore 6,45 all’aeroporto di Torino, volo per Roma, AZ1412: 25 passeggeri soltanto, su 153 o 160 posti. Quello dopo per Napoli è cancellato.

L’altro per Roma, delle 7 e 10, AZ1414 ha 36 passeggeri. Alle 7,40, volo AZ1410, sempre per Roma, sono pochi di più: 51. Mentre Air One più o meno agli stessi orari fa quasi il pieno, con 120 passeggeri ogni volta, come spiega l’addetto di scalo Gianluca Buccheri: «E’ da una settimana circa che si sono invertiti i numeri. Oggi pomeriggio tutti i nostri voli da Roma non hanno neanche un buco libero». Andar giù su Alitalia, però, è una pacchia. Il sedile del 18C è sporco da far schifo, con una bella macchia d’unto in pieno centro, e se fai tanto di dimenticare un attimo i cioccolatini non li ritrovi più, ma l’aereo è così puntuale che arriva 15 minuti prima a Fiumicino, e Alba Fisarotti e le sue assistenti di volo hanno sempre un sorriso per quei pochi cristi che gli hanno dato fiducia. Perché questo strano e incredibile 8 settembre lascia un pubblico diviso, incerto sul suo destino molto più di quanto non lo siano gli stessi lavoratori dell’Alitalia.

C’è la signora di Milano che risponde timorosa dicendo che lei il biglietto l’ha preso anche con il ritorno fra una settimana, perché le sembra impossibile che possa fallire, non riesce a crederci. Valérie Dupont, della televisione svizzera, è lì che gira da una biglietteria a un check-in e finisce per ricevere sempre le stesse risposte, quasi assurde e quasi tenere, di gente che parla a testa bassa, tristemente fiduciosa, perché come nell’8 settembre del lontanissimo 1943 può succedere di tutto, come in effetti sta per accadere anche adesso, e nessuno ci capirà più niente. Bisogna andare nelle altre biglietterie, piene di gente, ascoltare Daniela, di Bologna, che spiega che a lei non gliene frega niente: «Sono cafoni. Maleducati. Spocchiosi. Non riescono proprio a essere gentili. Sicuramente nelle altre compagnie italiane non è così. Io è da un po’ che volo Air One e sto molto meglio».

O Ernesto, di Vicenza: «Io ho cominciato a votare Lega volando con Alitalia: tutta quella cialtroneria romana da raccomandati del Palazzo la trovavo insopportabile. Il mio voto è andato e venuto. Ma Alitalia no, è sempre rimasta la stessa». Così ti accorgi che in questo gran macello dell’8 settembre c’è qualcosa che da dentro non vedono e continuano a non vedere, un patrimonio dilapidato, perduto negli anni, e anche se l’addetto alla operatività di Fiumicino Simone Mattioli ha tutte le ragioni quando dice che «i lavoratori stanno con i lavoratori, e quella di oggi è una liberazione, perché toglietevi dalla testa che quelli là volevano salvarci», alla fine è il mondo capovolto quello che ti resta nelle mani. Sarà un giorno come gli altri, a Fiumicino, anche se non ci crediamo. L’altoparlante dice: «Alitalia volo 3944 per Milano. Imbarco immediato. Uscita...».

Così. Oppure: «Alitalia volo 1753 in paaa... no». Su un aereo troppo vecchio la condensa fa piovere acqua in testa a un passeggero, su un altro il posto 6C è tutto strappato, e su un altro ancora, come racconta Ines («ma è mica matto? Non metta il mio nome»: oggi si va tutti a casa, è l’8 settembre), non avevano tolto nemmeno le briciole per terra. Solo Valérie Dupont non riesce a capire: «Swissair è fallita. La Sabena è fallita. Succede, nel mondo della concorrenza». Lo chiede anche a Iles Braghetto, parlamentare europeo dell’Udc, che sta aspettando il volo Alitalia per Bologna: «Questo è un dramma. Ma dobbiamo imparare anche noi a stare alle regole». Tutto e il contrario di tutto. E’ proprio l’8 settembre. Facciamo in fretta, ragazzi.

da lastampa.it