Titolo: Cgil: l'autunno sarà durissimo ma il governo pensa ad altro Inserito da: Admin - Agosto 20, 2008, 10:25:52 am ECONOMIA
L'INTERVISTA. Il N.1 Cgil: l'autunno sarà durissimo ma il governo pensa ad altro "Si licenzia gente da 1500 euro al mese ma i manager inefficienti vengono ricoperti d'oro" Epifani: "Lavoratori, aria esagerata così si nascondono i veri problemi" di MARCO PATUCCHI "C'è un clima che non mi piace. Si licenzia gente che guadagna 1500 euro al mese, mentre manager che non hanno brillato nella gestione delle aziende tornano a casa ricoperti d'oro...". Guglielmo Epifani è preoccupato. Non bastasse la prospettiva di un autunno difficilissimo per l'economia e le famiglie italiane, ora c'è anche il caso dei licenziamenti alle Ferrovie ad angustiare gli ultimi giorni di ferie del leader della Cgil. "Non mi stancherò mai di ribadirlo: il sindacato non difende fannulloni e lavoratori scorretti, che peraltro danneggiano prima di tutto i propri colleghi. Abbiamo ben chiaro qual è il giusto equilibrio tra rivendicazione dei diritti e rispetto dei doveri. Così come l'esigenza di lasciarci alle spalle ogni esperienza di sindacato consociativo. Ma ora ci troviamo di fronte ad un clima esagerato, come a voler scaricare sui lavoratori la responsabilità delle cose che non vanno nel Paese e che, nel caso delle Fs, sono una politica generale del trasporto sbagliata, l'inefficienza dei servizi, l'assenza di trasferimenti da parte dello Stato, la minaccia della concorrenza". Crede davvero che ci sia tutto questo dietro ai licenziamenti decisi dai vertici delle Ferrovie? Nel caso degli otto dipendenti di Genova l'azienda parla di infrazioni molto gravi. Non sarebbe un errore in certe eventualità usare il guanto di velluto? "Se è stato alterato il rapporto tra ore lavorate e timbratura del cartellino si tratta di un'infrazione grave, passibile di licenziamento. Se, invece, i lavoratori hanno solo chiesto ai colleghi di timbrare al posto loro il cartellino ma senza assentarsi dal lavoro, allora si tratta di un caso che andrebbe affrontato con sanzioni meno pesanti". Che idea si è fatta dell'altra vicenda, quella del macchinista licenziato per aver denunciato possibili rischi sulla sicurezza dei treni? "Lì qualcosa evidentemente non torna, come dimostrano anche le reazioni degli schieramenti politici e degli osservatori imparziali. Come fanno Cipolletta e Moretti a parlare di lesione dell'immagine dell'azienda quando i veri problemi sono altri? Che dire, allora, della pulizia dei treni e delle inefficienze del servizio? Come si fa a licenziare una persona che, magari esagerando, non fa altro che difendere gli interessi degli utenti? E se poi accade un incidente che fine fa, davvero, l'immagine dell'azienda? La linea adottata dai vertici delle Fs inverte causa ed effetto ed è controproducente, anche se mi sembra dettata dalla voglia di spostare l'attenzione dai problemi reali". Secondo l'amministratore delegato Moretti bisogna attraversare il guado che separa il pubblico impiego da una vera impresa. Lei non teme di ancorare il sindacato a posizioni anacronistiche? "Guardi, le Fs sono passate nel giro di pochi anni da 200mila a meno di 100mila dipendenti. E' stata la più grande ristrutturazione aziendale nella storia del Paese ed è stata fatta con il consenso del sindacato. Se ora l'esigenza è quella di diffondere il più possibile la cultura del dovere, mi chiedo perché non si cerchi un rapporto positivo con i sindacati piuttosto che risolvere il tutto sul fronte degli attacchi individuali". In realtà non si tratta solo di un caso Fs. Ormai da qualche mese in Italia ha trovato solide radici la riflessione sulla licenziabilità dei lavoratori, nel solco delle misure varate dal ministro della Funzione Pubblica, Brunetta. Non crede che nel Paese sia ormai un sentire comune l'esigenza di rivalutare concetti come meritocrazia ed efficienza? "Già ho detto come la penso sul ruolo del sindacato nella lotta ai fannulloni e alle irregolarità. D'altro canto, nella pubblica amministrazione i licenziamenti di lavoratori per giusta causa ci sono sempre stati, senza che nel Paese si scatenassero particolari dibattiti. Ma ora esiste un clima generale alimentato da anni di campagna ideologica contro la pubblica amministrazione, motivata in fondo dagli interessi di chi vuole mettere in discussione i servizi pubblici, a partire dalla sanità e dalla scuola". Non pensa che sinistra e sindacato si siano inseriti con ritardo e con qualche contraddizione in questo dibattito? "Non abbiamo chiuso gli occhi. E' evidente che esistono sacche di inefficienza e forti esigenze di modernizzazione. Ma mi sembra che Brunetta abbia lisciato il pelo a questo comune sentire usando però strumenti indifferenziati che penalizzano anche chi ha sempre fatto il proprio dovere, cioè la stragrande maggioranza dei lavoratori: ci sono dipendenti pubblici che negli ultimi anni non hanno mai fatto un giorno di assenza per malattia e che se lo fanno ora si vedono decurtare lo stipendio...". Che autunno attende i lavoratori italiani? Il governo non prevede di integrare la manovra economica varata a luglio, anche se la congiuntura internazionale continua a peggiorare... "E' vero, l'esecutivo tende a minimizzare. Ma sarà un autunno difficile. Dopo la pubblicazione dei pessimi dati sul Pil nella Ue molti governi europei hanno interrotto le ferie per riunioni d'urgenza sulle contromisure da adottare di fronte alla crisi. Il nostro, invece, non ha dato segni di vita. Davanti ai venti di recessione, dimostra che l'unica cosa che gli sta a cuore è il federalismo. Mi dispiace anche per l'enfasi dimostrata dal ministro Sacconi per i dati sull'aumento delle ore di straordinario determinato dalla defiscalizzazione: in realtà il vero problema è lo spaventoso incremento delle ore di cassa integrazione nelle aziende! Il fatto è che le misure del governo nel breve periodo hanno effetti depressivi, perché non sostengono i redditi e gli investimenti oltre a tagliare fondi per settori chiave come la ricerca e l'innovazione". Il sindacato ha già prefigurato una mobilitazione in vista di settembre. Vi spingerete fino allo sciopero generale? "In effetti ci sono forti rischi per la coesione sociale, con l'aumento della precarietà per i giovani e l'ulteriore abbandono del Sud. Noi chiediamo al governo di cambiare la politica economica, con un vero sostegno al reddito di famiglie e pensionati, detrazioni al lavoro dipendente, restituzione del fiscal drag. L'indicazione che arriverà la valuteremo unitariamente con Cisl e Uil: è chiaro che riteniamo necessarie risposte nel segno dello sviluppo e della giustizia sociale. Le prossime settimane saranno decisive". (20 agosto 2008) da repubblica.it Titolo: Epifani: «Il governo attacca il lavoro e non affronta la crisi» Inserito da: Admin - Agosto 21, 2008, 10:53:30 am Epifani: «Il governo attacca il lavoro e non affronta la crisi»
Felicia Masocco C´è un´emergenza economica che in altri Paesi d´Europa porta a interrompere le vacanze per riunire gabinetti di crisi mentre in Italia si dice che tutto è già stato affrontato e risolto. «Qui la notizia è l´aumento delle ore di straordinario perché sono state detassate», afferma Guglielmo Epifani in un´intervista a l´Unità, «non si parla dei posti di lavoro che si perdono, del Sud che arranca». Qui si fa una manovra «depressiva» lasciando a sé stessi i redditi da pensione e da lavoro dipendente. Nell´attacco al mondo del lavoro c´è anche questo per il leader della Cgil. Che chiede il ritiro del licenziamento del macchinista Dante De Angelis, non difende chi non fa il proprio dovere, ma dice che Brunetta sbaglia a generalizzare. «Con l´equazione, pubblico-inefficiente, privato-efficiente si fa spazio a chi vuole che scuola, sanità e assistenza siano meno pubbliche e più private». Dante De Angelis è stato licenziato per giusta causa. È un licenziamento giusto? «No, secondo me no. Mi sembra che anche le reazioni lo confermino». Per l´azienda ha detto il falso e l´ha danneggiata. Dov´è l´ingiustizia? «Intanto quando Cipolletta, persona leale e seria, dice che le dichiarazioni di De Angelis hanno prodotto un danno di immagine alle Fs creando allarmismo, mi pare che finisca con lo scambiare le cause con gli effetti». Cosa fa male alle Fs? «Non le dichiarazioni di De Angelis, ma i disservizi verificati dai viaggiatori, i casi anche gravi, penso alla rottura dei mezzi. Come fai a licenziare un lavoratore, peraltro delegato alla sicurezza, per eccesso di drammatizzazione delle condizioni di sicurezza, quando queste riguardano gli utenti? Mi pare che la motivazione non regga». Il licenziamento andrebbe ritirato? «Si, non c´è dubbio. Tra l´altro mi pare che le Fs finiscano col fare un autogol perché al primo problema di sicurezza che dovesse esserci finirebbero ancora di più dalla parte del torto». Pensa lo stesso degli otto dipendenti licenziati perché uno timbrava il cartellino per tutti? «Non conosco bene i fatti, ma dico questo: se la timbratura del cartellino provoca un danno all´impresa il lavoratore ha una responsabilità molto grave. Se la timbratura dei cartellini non è fatta per lucrare sullo straordinario o sull´orario, è un fatto grave ma non della stessa gravità. I contratti prevedono per un diverso grado di responsabilità un diverso grado di sanzione. Non conosco nel dettaglio i fatti di Genova, però la regola generale deve esser questa». C´è un giro di vite contro i lavoratori. C´è un filo tra i licenziamenti nelle Fs e il messaggio inviato dal governo attraverso il ministro Brunetta? «Va premesso che per la Cgil chi non è difendibile, non è difendibile. Un sindacato non difende chi non fa il proprio dovere. Un sindacato che rivendica la tutela dei diritti deve aver chiara anche la cognizione dei doveri. Quindi i fannulloni, tantopiù chi truffa, chi provoca disservizi non trova sponde in Cgil. Anche perché queste persone danneggiano i colleghi. E vale nel pubblico e nel privato». Detto questo... «... Detto questo ci sono delle cose che non tornano. Per anni si è predicata un´equazione per cui pubblico è negativo e inefficiente e privato è positivo ed efficiente. È una raffigurazione ideologica, non corrisponde al vero. Vedo una campagna ideologica, molto liberista, mossa anche da interessi economici ben precisi, che ha alimentato un umore di fondo. Brunetta sbaglia non quando intende colpire, giustamente, chi non fa il proprio dovere, ma perché usa strumenti indiscriminati che finiscono per colpire chi fa il proprio dovere come chi non lo fa. Mentre la responsabilità è individuale e vanno usati strumenti diversi. Questa è la mia critica a Brunetta. A quali interessi economici si riferisce? «Se si dice che il pubblico è inefficiente, che brucia risorse, è chiaro che la scuola, la sanità e l´assistenza pubbliche vengono messe al servizio di chi ha interesse a lasciar spazio alla scuola, sanità e assistenza private». Vale anche per le Ferrovie? In questo caso non vorrei che i provvedimenti presi servissero a deviare l´attenzione dai problemi che ha l´impresa. Nelle Fs il sindacato ha determinato, con l´azienda, il più colossale piano di ridimensionamento occupazionale e di riorganizzazione di un´impresa italiana. I ferrovieri erano oltre 220mila una decina di anni fa, oggi sono 100mila. C´erano sacche di inefficienza, spesso con manager molto discutibili che non hanno operato bene ma che sono usciti con mega liquidazioni. Ora si tratta di capire se si vuole o meno affrontare la nuova fase con un rapporto positivo con il sindacato». Complessivamente, vede un nuovo attacco al mondo del lavoro? «Sì, ma non lo vedo solo in questi episodi». In cos´altro? «Il problema più grande che ha il Paese è la crisi economica, il rallentamento, l´aumento fortissimo della cassa integrazione, le crisi aziendali. Eppure la notizia di oggi è l´aumento delle ore di straordinario perché sono state detassate. È mai possibile che sia questa e non che si faccia questo intervento mentre si perdono posti di lavoro? C´è un rovesciamento ideologico, anche nella lettura della realtà. La crisi è europea, ma qui non si considera la gravità della situazione sociale e si guarda solo alle piccole cose che si riescono a realizzare». Che autunno sarà? «Il problema non è se sarà caldo o meno, ma che il Paese vivrà mesi sempre più difficili. Perché non si è lavorato per sostenere i consumi e i redditi, perché i pensionati stanno peggio, perché si perdono posti di lavoro e al Sud la situazione tende a peggiorare. Questo è il problema che il governo aggrava con la sua manovra depressiva. Va chiesto un cambiamento della politica economica e fiscale. Nessuno dice e scrive che mentre Francia o Spagna di fronte al rallentamento forte della congiuntura anche per il 2009 si interrogano su come farvi fronte, l´Italia considera già chiusa la sua manovra e parla soltanto di federalismo fiscale. Lì si interrompono le vacanze per riunire i gabinetti di crisi, qui si dice che tutto è già stato affrontato». E si chiama il sindacato a fare la sua parte. È pronto? «Intanto abbiamo il dovere di elencare le priorità in modo giusto. La prima è chiedere un cambiamento della politica economica e fiscale per sostenere i redditi e gli investimenti. Il governo considera chiusa la partita, noi non possiamo farlo. È poi aperta la trattativa con Confindustria sul modello contrattuale...». ... Confindustria chiede di far presto e Cisl e Uil le danno ragione. «Io intendo fare la trattativa, però se Confindustria vuole programmare una riduzione del salario attraverso il contratto nazionale noi non saremo disponibili, né ora, né domani né dopodomani. E la discussione sull´indicatore dell´inflazione ha questo problema al fondo. Usare un indicatore meno sensibile, vuol dire programmare i rinnovi contrattuali al di sotto dell´inflazione reale». La Cgil non ci sta e non ci starà, è pronta a lottare? «Non c´è dubbio. La struttura contrattuale deve proteggere e far crescere i salari in tutte le sue componenti, nazionale e aziendale. Non si può pensare a indicatori che abbassino il valore del contratto nazionale». Ma l´accordo è necessario per alzare la produttività. «Sono due questioni che non stanno assieme. È evidente che il grosso della produttività deve stare a livello aziendale. Ma il problema di oggi non è più la produttività, è la dinamica dei prezzi e come riprendi l´inflazione che non è più il 2% ma il doppio, il nodo è il potere d´acquisto. Tantopiù che il governo non usa la leva fiscale, come unitariamente abbiamo chiesto, aumentando le detrazioni per il lavoro dipendente o restituendo il drenaggio fiscale che se mangia lo 0,6% significa che i lavoratori pagheranno più tasse. Il governo si è mosso lungo un crinale che non corrisponde più alle vere dinamiche economiche. Perché se il risultato è che il lavoro dipendente paga più tasse, è chiaro che si fa uno spostamento nella redistribuzione della ricchezza. Come fa il sindacato a essere d´accordo con una scelta di questa natura? Se l´unica cosa che il governo fa è la detassazione degli straordinari che parla a una platea limitata di persone e non affronta i grandi temi della redistribuzione, è chiaro che fa le sue scelte. La Cgil ritiene che non siano quelle giuste per il Paese». Pubblicato il: 20.08.08 Modificato il: 20.08.08 alle ore 11.15 © l'Unità. |