Titolo: C'è ancora chi sostiene che l'evasione fiscale non è un'"emergenza nazionale" Inserito da: Admin - Febbraio 27, 2008, 05:02:01 pm ECONOMIA
IL RETROSCENA. Il viceministro: si tratta di uno spaccato molto interessante di una certa parte degli italiani Imprenditori, professionisti e politici Visco: "Nei prossimi giorni i nomi" Qui non c'entra la criminalità organizzata: preferisce paradisi più sofisticati di MASSIMO GIANNINI LA "lista nera" è chiusa nella cassaforte dell'Agenzia delle entrate, al primo piano degli uffici di Piazza Mastai, a Trastevere. Contiene nomi e cognomi dei circa 150 italiani che, per non pagare le tasse, hanno esportato capitali nel Liechtenstein. Chi sono? Vincenzo Visco, viceministro uscente, non si sbottona: "Nei prossimi giorni l'elenco sarà pubblico. C'è un po' di tutto: evasori da molti milioni a poche centinaia di migliaia di euro. Diciamo che è uno spaccato molto interessante di una certa società italiana...". E poi c'è ancora chi sostiene che l'evasione fiscale non è un'"emergenza nazionale". Dopo i Valentino Rossi e le Ornella Muti, un'altra infornata di italiani "eccellenti" sta per finire nella rete dell'Amministrazione finanziaria. Come nella vecchia Tangentopoli tutto cominciò dal "mariuolo" Mario Chiesa, in questa nuova Fiscopoli tutto nasce dal "pentito" Heinrich Kieber. E' lui, ex archivista della Lgt, piccola banca del Principato, che ha trafugato e poi rivenduto al governo tedesco, per la bellezza di 4,3 milioni di euro, un dvd con l'elenco dei circa 1.400 evasori fiscali di tutto il mondo. Gente che in questi anni, coperta dal segreto bancario, ha esportato capitali nei caveau degli istituti di credito del Liechtenstein. "Ed è stata l'Amministrazione finanziaria tedesca - spiega adesso Visco - che in base alle convenzioni e agli accordi che regolano la materia ha distribuito l'elenco alle corrispondenti Agenzie di dieci Paesi occidentali". Dunque, tra quei 1.400 ci sono anche i circa 150 italiani di cui, per ora, non si conosce ancora il nome. Ma sulla base delle informazioni del ministero se ne può tracciare un profilo. Non sono società, ma sono tutte persone fisiche. Non sembrano "tesorieri" delle cosche o dei clan appartenenti alla criminalità organizzata: "Quelli - si spiega alle Finanze - non vanno nel Liechtenstein, ma preferiscono paradisi fiscali più sofisticati". Hanno piuttosto l'apparenza di italiani "normali", anche se ovviamente "molto ricchi". Sono imprenditori, professionisti, lavoratori autonomi. Affaristi di vario genere. Da quel che si capisce, ci sono anche nomi noti. Non personaggi dello sport. Ma secondo le prime indiscrezioni, ancora tutte da verificare, nella black list potrebbe esserci anche qualche politico. Se nei prossimi giorni queste notizie venissero confermate, lo scandalo si rivelerebbe più grave di quello che si immagina. Ma già ora, dal punto di vista dell'Amministrazione finanziaria, ce n'è abbastanza per passare all'azione. "C'è al lavoro l'Agenzia della Entrate, e ci sono al lavoro i magistrati - chiarisce Visco - ma questi concittadini si possono considerare evasori a tutti gli effetti. Quindi, a prescindere dagli aspetti penali, scatteranno automaticamente gli accertamenti fiscali". E' solo questione di giorni. In realtà l'operazione, alle Finanze, "è in preparazione da oltre un mese". Stanno arrivando altri documenti, si stanno compiendo ulteriori verifiche sui personaggi coinvolti, e soprattutto sulla loro posizione tributaria in territorio nazionale. Sembra di capire che Fiscopoli sia solo all'inizio, e che possa riservare ancora parecchie sorprese. "In ogni caso - aggiunge il viceministro delle Finanze - la cosa più importante è il messaggio "politico" che arriva dalle cancellerie europee...". E il messaggio è chiarissimo: tolleranza zero verso l'evasione transfrontaliera, verso le frodi tributarie e, nei limiti del possibile, verso i "paradisi fiscali". "Nessuno deve più sentirsi al sicuro al 100%", sembra la linea concordata tra le Amministrazioni finanziarie dei principali Paesi dell'Unione: Germania, Gran Bretagna e Italia. Il Liechtenstein è solo una goccia, nel grande oceano dei "santuari offshore". Secondo la mappa tracciata dal Fondo monetario internazionale, solo in Europa ce ne sono almeno dodici, da Andorra a Malta, dall'Isola di Man a Gibilterra. E gli italiani, secondo i dati sui capitali rientrati nel 2002 grazie allo scudo fiscale di Tremonti, hanno una maggior propensione a occultare i patrimoni nei Paesi in cui il segreto bancario è più blindato: dalla Svizzera (50% del totale dei capitali rientrati) al Lussemburgo (21%), da Montecarlo (5%) all'Austria (2,8%). La battaglia, se di questo davvero si tratta, è solo agli inizi. E anche su questo, rispetto al resto di Eurolandia, l'Italia parte svantaggiata. La conferma arriva ancora una volta dalle Finanze: "Negli altri Paesi, a partire proprio dalla Germania, dove non a caso questo scandalo è cominciato, l'intelligence fiscale ha molti più poteri ispettivi che da noi, e in molti casi può disporre persino di fondi riservati per portare avanti le sue indagini". Da noi tutto questo è impossibile. Per questo la lotta ai grandi evasori è più difficoltosa, e a volte più improduttiva. Ma anche se in quest'ultimo caso i nostri uffici finanziari si avvalgono del lavoro di altre Amministrazioni, il risultato finale è comunque positivo: c'è un altro "tesoretto", di parecchi milioni di euro, che l'Erario può recuperare. Per Visco, nonostante tutti gli errori di gestione e di comunicazione, è la conferma della validità del lavoro fatto in questi due anni tormentati di governo Prodi. "Si sa, in questo Paese la lotta all'evasione ti costa solo un sacco di impopolarità...", continua a ripetere l'ormai quasi ex viceministro, che ha già annunciato la sua volontà di non ricandidarsi. Ma quella lotta non va abbandonata. E lui, fino all'ultimo giorno, continuerà a combatterla. Togliendosi anche qualche altra soddisfazione, come la scoperta di questa "lista nera" di evasori totali costretti finalmente a saldare il loro conto con il Fisco. La preoccupazione, che è di Visco ma non solo sua, riguarda semmai il "dopo". Che succederà il 14 aprile? Si parlerà ancora di "caccia all'evasione fiscale", che piaccia o no in questa breve legislatura si è tradotta in circa 22 miliardi di maggior gettito? Berlusconi, nel salotto di Porta a porta del 12 febbraio, ha spiegato con sufficiente chiarezza la sua suggestiva teoria: "Con il governo Prodi, attraverso la ricerca estrema di lotta all'evasione, si sono frenati i consumi e di conseguenza si è frenata la produzione...". Insomma, l'Italia cresce poco perché lo Stato si ostina a voler far pagare le tasse a tutti. Nessuno propone liste di proscrizione. Nessuno fa processi alle intenzioni. Ma con queste premesse, chi ha portato i suoi soldi a Vaduz per nasconderli al Fisco potrebbe dormire sonni tranquilli. Quella che conosceremo nei prossimi giorni, purtroppo, potrebbe essere l'ultima black list dei "soliti" italiani: noti al pubblico, ignoti al Fisco. (27 febbraio 2008) da repubblica.it |