Titolo: Umberto Rossi morirà, è moneta corrente, perché morire è un'abitudine che . . . Inserito da: Admin - Gennaio 11, 2025, 05:45:57 pm Post della sezione Notizie
Umberto Rossi Altre Epifanie. Sì, altre Epifanie! Umberto Rossi morirà, è moneta corrente, perché morire è un'abitudine che suole avere la gente. (non fatevi spaventare da questo incipit: la ragione la comprenderete leggendo quanto segue). *** 6 gennaio 2015 ...E vabbé, cito Jorge Luis Borges, mio ignaro e inconsapevole maestro, parafrasandolo: perché così si conviene che sia se si vuole celebrare qualcosa di inatteso; eppure, remotamente sospettato e poi rimosso. Altre Epifanie? Eh già... e come non celebrare l'idea della nostra morte corporale? Quanti mausolei abbiamo edificato in nostra memoria mentre siamo in vita, felici e sanissimi? Quante cose abbiamo lasciato dietro di noi? Figli, Opere immense o piccole cose, gesti banali o eclatanti, tracce del nostro brulicare di cose, idee, scelte e paure tradotte in coraggio e dedizione? E perché non farlo? È un inno alla vita e alla sua bellezza misteriosa! Un inno alla gioia! Per alcuni poi, anche un inno alla coscienza di sé, di quel che siamo, discorrendo di noi e del nostro essere qui adesso, a guardare un cielo ora sgombro ma sempre insospettabilmente variato, sempre ricominciato ogni mattino dopo che il buio (grande ed enfatica mimesi della Morte), lascia il posto alla luce, che altro non è che informazione su quel che accade nella fotosfera di una grande massa di gas e plasma che chiamiamo sole... E informazione torna ai nostri occhi (e alla nostra mente) su quel che intorno a noi circonda e si dipana. E così abbiamo il buio (la morte) che qui viene sconfitta dalla luce, dalla “rivelazione” che è al contempo scoperta del già esistente e stato di estasi e stupore davanti al meraviglioso che si rivela! Torno oggi, a queste considerazioni, colpito da una morte fra tante, inattesa e dolorosa per molti: quella di Pino Daniele. E' solo un moto del mio sentire, di elaborare il lutto. Che è anche mio perché quell'uomo aveva assunto un ruolo che è tipico degli Eroi Umani, semidei non immortali portatori di un “meraviglioso” che a noi è riservato solo come dono d'altri e non come qualità nostra personale. Parto da questo evento, così risonante e coinvolgente, ricordando così altre morti, quelle di persone che nessuno di voi conosce, fra le quali la morte del padre di un'amica che non sentivo da tempo. Una storia d'uomini che hanno contribuito alla liberazione di questo smemorato Paese, una morte delicatamente racchiusa in un lutto di pochi. Infinite sono le vite, infinite sono le morti ma non le loro rappresentazioni. E la morte, questo l'ho sempre saputo avendolo capito già in tenera età, è e resta una questione strettamente personale. Non so se è democratica benché coinvolga tutti, non credo si possa parlare di democrazia, essendo quest'ultima venuta molto dopo la Prima, purtroppo necessaria al progredire della vita stessa e grande regolatrice dell'evoluzione di ogni cosa: dalle stelle che nascono e muoiono, fino a giungere all'ultimo dei batteri su qualche sperduto pianeta povero di tutto, meno che di vita ignara d'essere vita, in contrapposizione a non so cosa non sia vita. E qui tutto viene codificato perché abbia un senso, attraverso convinzioni, credenze, supposizioni e altri artifici semantici utili a farci sentire in qualche modo dentro qualcosa che sempre in qualche modo funziona e gira per il verso giusto. Ma non tutto, non tutte le consapevolezze che acquisiamo arrivano per merito nostro, per nostro lavorarci sopra alla ricerca di un senso che sia però misurabile e confermabile in modo scientifico, benché possa sorreggerci, talvolta, una qualche fede.. Talvolta (sì, talvolta) arriviamo a capire le cose tramite una forma più o meno evidente di "rivelazione". Esistono svariate forme e manifestazioni di tale fenomeno: contrariamente a quando avviene nel vago Oriente, noi, in Occidente, siamo più attratti (e convinti) dalle rivelazioni che vengono "da fuori", quelle che in termine dotto e più antico chiamiamo "Epifanie". Sì, Epifanie! Parlavo di "altre Epifanie" nel titolo di questa nota. L'Epifania non è quel che normalmente ricordiamo, cioè una festività (arcaica pausa fra due infiniti interrogativi, il passato e il futuro spietati e ciechi regolatori del tutto.. e, se non proprio "regolatori", quanto meno indicatori di flusso dei fenomeni, indici consultabili a memoria di quel che accade, di quel che ricordiamo che possa essere accaduto). Non so dire che cosa accadrà domani e nemmeno oggi. Attendo che sia, guardo, osservo, cerco in qualche modo di intervenire o di farmene una ragione e gioco a fare colui che gioca a dadi con Dio, ben sapendo che Dio non gioca a dadi. Non v'inganni il fatto che io sia agnostico per dolorosa scelta personale. Uso termini magici e meta-magici, mistici e meta-mistici, solo per evocare cose che altrimenti non possono essere richiamate per contribuire alla stesura del disegno, all'intessere della nube del telaio. Mi sono chiesto, negli anni, della simbologia dell'intessere di Penelope, e del suo disfare ogni volta la tela. Non ho trovato che risposte vaghe, adattamenti a quel che desideravo che fosse. Come sempre del resto. Epifanie, rivelazioni. Di cosa? ...A saperlo!!! Resta il fatto che ancora oggi m'interrogo e attendo questa dannata rivelazione che mai non arriva. L'Epifania, snaturata dalla sua origine ancestrale è un po' come la festa di Halloween e il Natale. Un momento di aggregazione degli affetti e/o dei loro disfacimenti, perdite e lutti condivisi o meno, personali o meno. Tutte necessità da soddisfare, rimpinguando le casse dei rimpianti e delle rivendicazioni, quando l'inferno lo portiamo dentro di noi e non ce ne vogliamo separare, colmando laghi prosciugati e restituendo fertilità alle anime, quando siamo disposti ad accogliere in noi, l'altro che amiamo a prescindere da quel che fa, l'altro che amiamo solo per quel ché è. Eppure, una luce continua ad apparire sul limitare. Questo limitare è un luogo effimero come l'orizzonte, un luogo che non puoi raggiungere perché è qualcosa che riguarda il "distante" da noi, il desiderio e la paura. Come ti avvicini a esso questo si allontana con pari velocità e distanza. Siamo questo noi umani? Sempre alla ricerca di una dimora che ci accolga e nella quale accogliere chi ci è caro? Escludendo gli altri che cari non sono, o altri ancora, invisi al nostro sentire, gente che riteniamo inadeguate alla nostra condivisione di felicità, sicurezza, benessere, idee, gusti? Siamo dipoli magnetici? Con opposte polarità? Nadir è un termine arabo, oggi usato in astronomia per indicare l'opposto dello Zenit. Guardiamo in alto, sopra la nostra testa, sulla verticale del mondo che è il nostro encefalo, generatore della nostra anima e dimentichiamo (o ignoriamo) che esistono infiniti Zenit e infiniti Nadir. E allo stesso tempo ignoriamo che esistano infinite Epifanie, le nostre, le loro, molte delle quali restano inascoltate perché non c'è nessuno a guardarvi dentro. Rivelazioni. Che termine buffo. A pensarci bene può anche essere usato come epistrofe... Possiamo cioè aggiungerla alla fine di ogni frase, a ribadire il bisogno di capire, di trovare una risposta. Perché tutto non si concluda con la morte di un amico, di una persona amata, di noi stessi, di un'idea, senza che questo abbia un senso, non tanto la morte in sé ma tutto ciò che viene prima. Io so, intuisco e immagino, di essere nato. Lo so perché me lo hanno detto. Prima non c'ero. 4,4 miliardi di anni senza di me? Ma come avete fatto? Eppure, fin da piccolissimo sentivo d'esserci sempre stato. Un errore prospettico più che un errore semantico. Perché io ho avuto un inizio. Oddio in realtà sono nato due volte! Come tutti voi.. e la prima è stata una sorta di nascita collettiva! Cioè siamo nati tutti lì venuti da lì, qualche miliardo di anni fa sono “nato” insieme a tutti voi, al "progetto" che era in atto in quel momento, quando molecole organiche si sono aggregate a formare le prime probabili alghe... e la catena ininterrotta della vita è giunta fino a oggi, fino a ciascuno di voi. Pensateci: siete nati da creature vive, i vostri genitori, e queste ultime, a loro volta, da altre creature vive, i loro genitori vostri nonni, in una catena ininterrotta iniziata, forse, 4,4 miliardi di anni fa. Più o meno. Dunque, siamo ben vecchi! Io però più di voi eh? Non cominciamo!!!! E se questa non è una Epifania che cos'è? Sì, va bene, è solo una deduzione logico-razionale basata su elementi scientifici che non starò qui a elencare. Però, l'Epifania dovrebbe appartenere ad un'altra categoria epistemologica e fenomenologica se non addirittura ad una categoria eziologica con concatenazioni escatologiche, cioè rappresentante il fine ultimo di tutte le cose. Sempre che non ce ne sia uno che è ricorsivo e si ripete tornando all'origine del tutto, al principio, per poi ripetersi. Come le stagioni. Eppure, per quanto ne sappiamo, la nostra esistenza pare fermarsi all'inverno. E qui le interpretazioni del tutto (o del nulla) si moltiplicano in varie direzioni e formule, ciascuno scelga la propria e ci si sieda sopra perché non se ne vada via lasciandovi senza una risposta comoda sulla quale sedervi e riposare dagli affanni dell'incertezza. Perché ho parlato di questo? Perché proprio di morte e più specificamente della mia? Cos'è? Volevo fare lo spiritoso? Brutto narcisista del piffero che sono? O volevo solo scherzare, esorcizzare, fare un po' di ammiccamenti o chiedere aiuto a voi? Ok no! Ripeto la domanda! Perché ho iniziato parlando della morte? Perché anch'essa è un'Epifania, una rivelazione. O almeno temo che lo sia anche se non ne ho ricevuto al momento della nascita, il foglietto con le istruzioni per l'uso. So che a molti di voi non piace l'argomento, alcuni si toccheranno i testicoli o toccheranno ferro: per chi ha i testicoli di ferro basterà un solo gesto e non dovranno girarsi intorno per cercare il magico apotropaico metallo. Per tutti gli altri... beh, si dovranno accontentare del metallo che hanno a portata di mano, anche se gli scongiuri, in tempo di Epifanie, sono un poco ridondanti. Sì perché, in fondo, l'Epifania, la Rivelazione, non è altro che una forma elementare di sostituzione a priori di un destino che ci si aspettava diverso e forse un poco avverso, infelice, così che magari, una volta finito il viaggio si possa trovare quell'equilibrio fra buio e luce, fra dolore e piacere, fra inquietudine e serenità. Non erano i faraoni che, una volta nell'aldilà venivano sottoposti al giudizio dove su uno dei piatti della bilancia veniva posto il loro cuore e sull'altro una piuma? A giudicare dallo stato delle mummie direi che costoro avevano il cuore di metallo. Lo so, è un argomento delicato . . . tanto quanto la vita eh? E di quella ne parliamo continuamente benché nessuno sappia davvero come vadano a finire le cose da qui al prossimo minuto o alla prossima mezz... AAAAAAAAAAAAAARGH!! …. Eddai scherzavo!!! Io non posso non collegare il significato di Epifania (Rivelazione) al significato di "opportunità"! Mi viene naturale. E già un guardare oltre l'inverno, proprio nel periodo più freddo dell'anno, almeno a queste latitudini. E qui si potrebbero stemperare le oscure immagini che ho evocato (il termine di qualcosa, evocato dall'idea della mia morte corporale) per accentuarne l'effetto potenzialmente positivo, cioè quello di una "rinascita" o comunque un cambio di stagione... Sì, ok, forse dobbiamo a Joyce il recupero dell'estensione rivelatrice del termine ma che importa da che parte viene il Tutto se noi comunque ne facciamo parte, sebbene solo in parte? Ed è su questo che vorrei oggi porre l'accento, visto che siamo quasi a fine giornata, al termine delle festività iniziate l'anno precedente e pure alla fine della vostra pazienza, o voi che siete arrivati a leggere fin qui senza mettervi a urlare contro di me che scrivo troppo!... Vorrei che leggeste, in tutto questo, parole di speranza, di prospettive proiettate verso un futuro ignoto ma potenzialmente positivo! Che sia questa la Rivelazione che auguro a tutti voi e anche a me! Che comunque vadano le cose, una possibilità l'abbiamo sempre! Di cambiare le cose, intendo, e anche noi stessi! Perché cambiare vuol dire divenire veramente quel che siamo! E scusate l'uso eccessivo di termini complessi: lo so, è un errore e una malizia, un piacere sottile nell'evocarne i significati profondi, anche se si rischia e si finisce per incorrere in tautologie! Buona Epifania a tutti! Dico sul serio eh? Aggiungo adesso alle 22.14 del 6 gennaio 2025 Da Facebook 00,08 7 gennaio 2025 |